Buongiorno Scrivo su questo forum perché mi fa male il polpaccio sinistro,fatti tutti controlli poss
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Buongiorno Scrivo su questo forum perché mi fa male il polpaccio sinistro,fatti tutti controlli possibili al polpaccio non ho niente però ho due protrusioni alla schiena.Siccome i dolori non mi fanno camminare specialmente la mattina al risveglio.Sono andato da tre medici ortopedici e mi hanno confermato che le due protrusioni non sono da operare. Dato che questo dolore va avanti da più di 6 mesi vorrei chiedere se tante volte non è una causa della paura di farmi male e dovrei vedere un psicologo. Grazie
Buongiorno,
sarebbe impossibile fare una diagnosi sulla base di un'unica domanda, magari potrebbe iniziare un percorso di terapia per capire se, come dice, il sintomo abbia una base psicologica, non perdendo di vista ovviamente la salute fisica.
sarebbe impossibile fare una diagnosi sulla base di un'unica domanda, magari potrebbe iniziare un percorso di terapia per capire se, come dice, il sintomo abbia una base psicologica, non perdendo di vista ovviamente la salute fisica.
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Buongiorno gentile Utente, quello che descrive è un vissuto molto più comune di quanto si possa immaginare e, prima di tutto, vorrei dirle che non c’è nulla di strano nel porsi la domanda che si sta ponendo. Quando un dolore fisico persiste per mesi, crea inevitabilmente un circolo di preoccupazione, tensione e paura anticipatoria che può amplificarlo e renderlo più invalidante, anche quando gli esami non mostrano nulla di grave.
È importante sottolineare che lei ha fatto ciò che andava fatto: ha consultato più specialisti, ha eseguito gli accertamenti diagnostici necessari e ha ricevuto rassicurazioni sul fatto che non vi sia una patologia chirurgica o una condizione pericolosa. Questo è un passaggio fondamentale, perché le consente di distinguere tra un dolore dovuto a un danno e un dolore che, pur essendoci, è alimentato da altri fattori.
Quando il dolore diventa cronico, la componente psicologica inevitabilmente entra in gioco. Questo non significa che “sia tutto nella sua testa”, ma che ansia, paura del movimento, ipervigilanza e tensione muscolare possono mantenere o amplificare un dolore reale. Il timore di “farsi male” spesso porta anche a modificare inconsapevolmente il modo di camminare, di appoggiare il piede o di muoversi, creando a sua volta ulteriore rigidità e fastidio.
Molti pazienti con protrusioni oppure con esami non pienamente spiegativi dei sintomi trovano beneficio in un lavoro integrato tra fisioterapia e supporto psicologico. Lo psicologo non interviene sul dolore in sé, ma sul modo in cui il dolore viene vissuto: la paura anticipatoria, l’ansia al risveglio, il senso di allarme costante, la difficoltà a muoversi senza il timore di peggiorare la situazione. Spesso, quando questi fattori diminuiscono, anche la percezione del dolore cambia in modo significativo.
Il fatto che lei stesso si stia interrogando su un possibile contributo psicologico è già un segnale di grande consapevolezza. Significa che ha capito che corpo e mente non sono separati e che il suo stato emotivo può avere un ruolo nella cronicizzazione del sintomo. Valutare un percorso psicologico non è solo ragionevole, ma può essere realmente utile per ritrovare un senso di controllo e interrompere quel circolo di paura e dolore che la sta accompagnando da mesi.
Le suggerirei, quindi, di non vedere psicologia e ortopedia come alternative, ma come due piani che possono collaborare nel darle sollievo. Un percorso mirato, anche breve, su ansia, gestione del dolore e paura del movimento potrebbe offrirle strumenti che oggi ancora non ha a disposizione e che potrebbero cambiare molto la sua esperienza quotidiana.
Se dovesse avere bisogno di ulteriori informazioni o di intraprendere un percorso mi trova a disposizione,
Dott. Luca Vocino
È importante sottolineare che lei ha fatto ciò che andava fatto: ha consultato più specialisti, ha eseguito gli accertamenti diagnostici necessari e ha ricevuto rassicurazioni sul fatto che non vi sia una patologia chirurgica o una condizione pericolosa. Questo è un passaggio fondamentale, perché le consente di distinguere tra un dolore dovuto a un danno e un dolore che, pur essendoci, è alimentato da altri fattori.
Quando il dolore diventa cronico, la componente psicologica inevitabilmente entra in gioco. Questo non significa che “sia tutto nella sua testa”, ma che ansia, paura del movimento, ipervigilanza e tensione muscolare possono mantenere o amplificare un dolore reale. Il timore di “farsi male” spesso porta anche a modificare inconsapevolmente il modo di camminare, di appoggiare il piede o di muoversi, creando a sua volta ulteriore rigidità e fastidio.
Molti pazienti con protrusioni oppure con esami non pienamente spiegativi dei sintomi trovano beneficio in un lavoro integrato tra fisioterapia e supporto psicologico. Lo psicologo non interviene sul dolore in sé, ma sul modo in cui il dolore viene vissuto: la paura anticipatoria, l’ansia al risveglio, il senso di allarme costante, la difficoltà a muoversi senza il timore di peggiorare la situazione. Spesso, quando questi fattori diminuiscono, anche la percezione del dolore cambia in modo significativo.
Il fatto che lei stesso si stia interrogando su un possibile contributo psicologico è già un segnale di grande consapevolezza. Significa che ha capito che corpo e mente non sono separati e che il suo stato emotivo può avere un ruolo nella cronicizzazione del sintomo. Valutare un percorso psicologico non è solo ragionevole, ma può essere realmente utile per ritrovare un senso di controllo e interrompere quel circolo di paura e dolore che la sta accompagnando da mesi.
Le suggerirei, quindi, di non vedere psicologia e ortopedia come alternative, ma come due piani che possono collaborare nel darle sollievo. Un percorso mirato, anche breve, su ansia, gestione del dolore e paura del movimento potrebbe offrirle strumenti che oggi ancora non ha a disposizione e che potrebbero cambiare molto la sua esperienza quotidiana.
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Dott. Luca Vocino
Buongiorno, capisco bene quanto possa essere frustrante e scoraggiante convivere per mesi con un dolore che non trova una spiegazione chiara, soprattutto dopo aver attraversato diversi controlli e visite specialistiche. Quando ci si sveglia già con una sensazione dolorosa che limita i movimenti, è naturale che questo influenzi anche l’umore, l’energia e la fiducia nel proprio corpo. La sua domanda è molto sensata e dimostra una grande attenzione a ciò che sta vivendo, non solo sul piano fisico ma anche su quello emotivo. Può accadere che, dopo un lungo periodo di dolore, il corpo cominci a reagire con maggiore sensibilità, come se fosse sempre in allerta. Questo accade perché la mente e il corpo lavorano insieme, e quando si accumula paura, tensione o stress legati al dolore, il sistema nervoso può diventare più reattivo. Non significa che il dolore sia immaginario o inventato, ma che la componente emotiva può amplificare una sensazione fisica già presente, rendendola più intensa o più persistente. Vivere con il timore costante di peggiorare la situazione può portare a muoversi in modo più rigido, a evitare certi movimenti o attività, e questa riduzione di libertà può contribuire a mantenere il problema nel tempo. Il fatto che lei si domandi se la paura di farsi male abbia un ruolo è già un segnale importante di consapevolezza. Spesso, quando le persone convivono con dolori cronici o ricorrenti, il confine tra il dolore fisico iniziale e la risposta emotiva che lo accompagna diventa sempre più sottile. È assolutamente legittimo chiedersi se questo circolo sia diventato parte del problema. Parlare con uno psicologo non significa affermare che “il dolore è tutto mentale”, ma piuttosto comprendere come la propria mente sta reagendo a quella esperienza e come imparare a gestire paura, tensioni e pensieri che possono intensificare la percezione dolorosa. Un percorso psicologico può aiutare a ritrovare un senso di sicurezza nei movimenti, a ridurre l’ansia anticipatoria del dolore e a recuperare una relazione più serena con il proprio corpo. A volte basta anche solo essere ascoltati con attenzione e trovare modi più utili di affrontare la situazione per notare un alleggerimento dei sintomi. Lei ha già fatto un lavoro importante nel cercare valutazioni mediche approfondite, e ora potrebbe essere utile affiancare anche un supporto che si prenda cura della parte emotiva di ciò che sta vivendo. Non si giudichi per questo pensiero. Anzi, può essere un passo costruttivo, perché la sofferenza fisica prolungata coinvolge sempre anche la mente, e prendersi cura di entrambi gli aspetti permette spesso di stare meglio complessivamente. Resto a disposizione. Dott. Andrea Boggero
Gentile utente, sicuramente un consulto con uno psicologo può essere utile sia per comprendere eventuali cause psicosomatiche che per comprendere strategie utili alla gestione del dolore.
Sarei felice di accompagnarla in questo percorso.
Se dovesse avere dei dubbi, può contattarmi premendo il tasto 'messaggio' sul mio profilo.
Resto a disposizione attraverso consulenze online.
Dott. Luca Rochdi
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Dott. Luca Rochdi
Buongiorno, la ringrazio per aver condiviso la sua situazione. Posso immaginare quanto sia frustrante convivere da così tanto tempo con un dolore che limita il movimento, soprattutto al risveglio, e allo stesso tempo non trovare un riscontro alla sue preoccupazioni dal punto di vista ortopedico.
Premetto che non sono un medico e non posso darle indicazioni diagnostiche, ma è molto positivo che lei abbia già fatto diversi accertamenti e abbia escluso problematiche che richiedono interventi chirurgici. Questo è un passo importante.
Detto ciò, la domanda che sta ponendo è assolutamente legittima: può esserci una componente psicologica dietro un dolore fisico persistente? La risposta è sì, ed è un ambito ben noto: la psicologia psicosomatica.
Questa area studia proprio il modo in cui lo stress, la paura del dolore, l’ansia e le preoccupazioni possono influenzare il corpo, accentuando tensioni muscolari, irrigidimenti, dolori cronici o rendendo più difficile per il corpo “spegnere” il segnale del dolore anche quando le cause fisiche principali sono limitate o già curate.
A volte succede che, dopo mesi di dolore, si crei un circolo vizioso: il dolore genera paura di muoversi; la paura porta a irrigidirsi o evitare alcuni movimenti; l’irrigidimento aumenta il dolore; e così il sintomo diventa più resistente.
In questi casi, lavorare con uno psicologo può essere molto utile.
Questo non significa che “il dolore è tutto nella testa”, ma piuttosto che corpo e mente si influenzano a vicenda, e che affrontare entrambi gli aspetti spesso porta più sollievo rispetto al concentrarsi solo su quello fisico.
Se sente che il dolore si accompagna a preoccupazione, paura di muoversi o pensieri ricorrenti che aumentano la tensione, un percorso psicologico potrebbe davvero aiutarla a gestire meglio il problema e a recuperare qualità di vita.
Resto a disposizione se desidera approfondire.
Premetto che non sono un medico e non posso darle indicazioni diagnostiche, ma è molto positivo che lei abbia già fatto diversi accertamenti e abbia escluso problematiche che richiedono interventi chirurgici. Questo è un passo importante.
Detto ciò, la domanda che sta ponendo è assolutamente legittima: può esserci una componente psicologica dietro un dolore fisico persistente? La risposta è sì, ed è un ambito ben noto: la psicologia psicosomatica.
Questa area studia proprio il modo in cui lo stress, la paura del dolore, l’ansia e le preoccupazioni possono influenzare il corpo, accentuando tensioni muscolari, irrigidimenti, dolori cronici o rendendo più difficile per il corpo “spegnere” il segnale del dolore anche quando le cause fisiche principali sono limitate o già curate.
A volte succede che, dopo mesi di dolore, si crei un circolo vizioso: il dolore genera paura di muoversi; la paura porta a irrigidirsi o evitare alcuni movimenti; l’irrigidimento aumenta il dolore; e così il sintomo diventa più resistente.
In questi casi, lavorare con uno psicologo può essere molto utile.
Questo non significa che “il dolore è tutto nella testa”, ma piuttosto che corpo e mente si influenzano a vicenda, e che affrontare entrambi gli aspetti spesso porta più sollievo rispetto al concentrarsi solo su quello fisico.
Se sente che il dolore si accompagna a preoccupazione, paura di muoversi o pensieri ricorrenti che aumentano la tensione, un percorso psicologico potrebbe davvero aiutarla a gestire meglio il problema e a recuperare qualità di vita.
Resto a disposizione se desidera approfondire.
Buonasera, da ciò che racconta, Lei ha fatto tutti i controlli necessari, ha consultato più specialisti e il quadro è chiaro: le protrusioni ci sono, ma non richiedono intervento. Eppure il dolore al polpaccio continua e, comprensibilmente, questo La mette in difficoltà.
Quando un dolore persiste per mesi senza una causa medica evidente, può succedere che il corpo e la mente entrino in un circolo di tensione, paura di muoversi, attenzione continua al sintomo. Non significa affatto che il dolore sia “immaginario”: è reale, ma può essere amplificato dal timore che qualcosa possa peggiorare.
In questo senso, l’idea di rivolgersi a uno psicologo non è fuori luogo. Non per “spiegare via” il dolore, ma per capire come lo stress, la paura di farsi male e la tensione muscolare possano mantenere il sintomo vivo. Un lavoro psicologico può affiancare quello medico e fisioterapico, aiutandoLa a sentire più sicurezza nei movimenti e meno ansia legata al dolore. Rimango a disposizione, un saluto!
Quando un dolore persiste per mesi senza una causa medica evidente, può succedere che il corpo e la mente entrino in un circolo di tensione, paura di muoversi, attenzione continua al sintomo. Non significa affatto che il dolore sia “immaginario”: è reale, ma può essere amplificato dal timore che qualcosa possa peggiorare.
In questo senso, l’idea di rivolgersi a uno psicologo non è fuori luogo. Non per “spiegare via” il dolore, ma per capire come lo stress, la paura di farsi male e la tensione muscolare possano mantenere il sintomo vivo. Un lavoro psicologico può affiancare quello medico e fisioterapico, aiutandoLa a sentire più sicurezza nei movimenti e meno ansia legata al dolore. Rimango a disposizione, un saluto!
Gentile utente, gli esami dicono che non c’è una causa organica sufficiente a spiegare il dolore, ma il suo corpo continua a “parlare”. Quando il corpo insiste così, spesso porta un messaggio che non trova altre vie per esprimersi.
La paura di “farsi male”, l’attenzione continua alla zona dolente, possono alimentare il sintomo più del problema fisico stesso. Il dolore diventa allora non solo un fatto del corpo, ma un modo in cui qualcosa di lei si manifesta.
In questi casi, affiancare alla cura medica un lavoro psicologico è utile: non per negare il dolore, ma per capire che posto ha per lei, cosa sta tentando di dire attraverso il corpo.
Un caro saluto.
La paura di “farsi male”, l’attenzione continua alla zona dolente, possono alimentare il sintomo più del problema fisico stesso. Il dolore diventa allora non solo un fatto del corpo, ma un modo in cui qualcosa di lei si manifesta.
In questi casi, affiancare alla cura medica un lavoro psicologico è utile: non per negare il dolore, ma per capire che posto ha per lei, cosa sta tentando di dire attraverso il corpo.
Un caro saluto.
Salve , mi spiace per il fastidio che sta vivendo.
Convivere con un dolore fisico senza una causa medica chiara può essere molto pesante
Infatti il dolore può intrecciarsi con ansia anticipatoria, tensione muscolare e paura di “farsi male” o stare peggio amplificando la percezione del sintomo.
In questi casi un colloquio o percorso psicologico può essere molto utile essendo mente e corpo strettamente collegati.
Lavorare su stress, paura del movimento e meccanismi psicosomatici può sicuramente ridurre l’intensità del dolore e aiutarte a riprendere il controllo.
Buone cose ,
Dott. Marziani
Convivere con un dolore fisico senza una causa medica chiara può essere molto pesante
Infatti il dolore può intrecciarsi con ansia anticipatoria, tensione muscolare e paura di “farsi male” o stare peggio amplificando la percezione del sintomo.
In questi casi un colloquio o percorso psicologico può essere molto utile essendo mente e corpo strettamente collegati.
Lavorare su stress, paura del movimento e meccanismi psicosomatici può sicuramente ridurre l’intensità del dolore e aiutarte a riprendere il controllo.
Buone cose ,
Dott. Marziani
Buongiorno,
beh diciamo che la paura di farsi male magari è causa di rigidità muscolare in generale e di conseguenza, probabilmente, si è portati ad assumere una postura poco corretta che potrebbe successivamente sfociare nel dolore al polpaccio in questo caso.
In merito alle paure più in generale sicuramente lo psicologo aiuta tanto :-)
beh diciamo che la paura di farsi male magari è causa di rigidità muscolare in generale e di conseguenza, probabilmente, si è portati ad assumere una postura poco corretta che potrebbe successivamente sfociare nel dolore al polpaccio in questo caso.
In merito alle paure più in generale sicuramente lo psicologo aiuta tanto :-)
Salve, escluse le possibili cause di natura prettamente organica, se il disagio persiste solitamente si va ad indagare gli aspetti di natura psicosomatica, pertanto, suggerirei un consulto ed eventuale inizio di un percorso psicologico con uno Psicologo Clinico o uno Psicoterapeuta.
Saluti.
Dr. Francesco Rossi.
Saluti.
Dr. Francesco Rossi.
Gentile utente, posso solo immaginare il malessere che queste dolore fisico le causa anche a livello emotivo. Se sente che questo limite le sta portando anche un malessere psicologico non vedo perché non farse supportare da uno specialista. Così da porsi prendere cura anche della parte emotiva. Cordialmente dott.ssa Alessia D'Angelo
Buongiorno,
Capisco quanto possa essere frustrante convivere per mesi con un dolore che non trova una causa medica chiara, soprattutto quando limita movimenti quotidiani come camminare appena svegli.
Anche se le protrusioni non risultano chirurgiche e gli esami al polpaccio sono negativi, il dolore può comunque essere reale e intenso: non sempre infatti il corpo ci dà segnali “coerenti” con ciò che emerge dagli esami. In alcuni casi il sistema nervoso, dopo un periodo prolungato di dolore, può diventare più sensibile e reagire in modo amplificato. Questo fenomeno è molto comune in presenza di stress, paura di muoversi o timore di peggiorare la situazione.
La paura del dolore o di “farsi male” può portare a muoversi con rigidità, evitare alcuni movimenti o camminare in modo protettivo. Con il tempo questo può mantenere — o addirittura aumentare — la percezione dolorosa, creando un circolo difficile da spezzare.
In questi casi il lavoro psicologico può essere molto utile:
per comprendere come ansia, tensione e timori influenzino il dolore;
per imparare tecniche di gestione della paura del movimento;
per ridurre lo stress che può alimentare la sensibilità del sistema nervoso;
per ritrovare sicurezza e fiducia nel proprio corpo.
Non significa che “il dolore è nella testa”, ma che corpo e mente sono profondamente collegati, e intervenire su entrambi può portare un miglioramento più completo.
Vista la durata del problema e il forte impatto sulla sua qualità di vita, le consiglierei di approfondire con uno specialista così da valutare insieme il percorso più adatto a lei.
Un caro saluto,
Dottoressa Silvia Parisi – Psicologa Psicoterapeuta Sessuologa
Capisco quanto possa essere frustrante convivere per mesi con un dolore che non trova una causa medica chiara, soprattutto quando limita movimenti quotidiani come camminare appena svegli.
Anche se le protrusioni non risultano chirurgiche e gli esami al polpaccio sono negativi, il dolore può comunque essere reale e intenso: non sempre infatti il corpo ci dà segnali “coerenti” con ciò che emerge dagli esami. In alcuni casi il sistema nervoso, dopo un periodo prolungato di dolore, può diventare più sensibile e reagire in modo amplificato. Questo fenomeno è molto comune in presenza di stress, paura di muoversi o timore di peggiorare la situazione.
La paura del dolore o di “farsi male” può portare a muoversi con rigidità, evitare alcuni movimenti o camminare in modo protettivo. Con il tempo questo può mantenere — o addirittura aumentare — la percezione dolorosa, creando un circolo difficile da spezzare.
In questi casi il lavoro psicologico può essere molto utile:
per comprendere come ansia, tensione e timori influenzino il dolore;
per imparare tecniche di gestione della paura del movimento;
per ridurre lo stress che può alimentare la sensibilità del sistema nervoso;
per ritrovare sicurezza e fiducia nel proprio corpo.
Non significa che “il dolore è nella testa”, ma che corpo e mente sono profondamente collegati, e intervenire su entrambi può portare un miglioramento più completo.
Vista la durata del problema e il forte impatto sulla sua qualità di vita, le consiglierei di approfondire con uno specialista così da valutare insieme il percorso più adatto a lei.
Un caro saluto,
Dottoressa Silvia Parisi – Psicologa Psicoterapeuta Sessuologa
Buongiorno,
indagare anche come sia per lei l'esperienza di dolore può essere utile per acquisire consapevolezza e nuove prospettive su esso, quindi sì, consultare uno psicologo potrebbe essere, in questo senso, qualcosa di utile.
Cordialmente,
Dott.ssa Elisa Fiora
indagare anche come sia per lei l'esperienza di dolore può essere utile per acquisire consapevolezza e nuove prospettive su esso, quindi sì, consultare uno psicologo potrebbe essere, in questo senso, qualcosa di utile.
Cordialmente,
Dott.ssa Elisa Fiora
Buongiorno,
da quello che descrive il suo dolore è reale, anche se gli esami non mostrano problemi gravi o chirurgici. È abbastanza comune che protrusioni non operative, associate a rigidità e irritazione nervosa, diano dolore persistente, soprattutto al mattino.
Quando un dolore dura da mesi, però, il corpo può entrare in uno stato di allerta continua: la paura di muoversi o di farsi male aumenta la tensione muscolare e rende il sistema nervoso più sensibile. In questo senso il dolore non è “immaginato”, ma mantenuto da un circolo tra corpo e mente.
Valutare un supporto psicologico può essere utile, non perché il problema sia solo psicologico, ma per imparare a ridurre la paura del movimento e l’iperattenzione al dolore, che spesso lo peggiorano. L’ideale è affiancare questo lavoro a una fisioterapia mirata e graduale.
Il fatto che lei si stia ponendo questa domanda è già un buon segnale di attenzione verso la sua salute globale.
da quello che descrive il suo dolore è reale, anche se gli esami non mostrano problemi gravi o chirurgici. È abbastanza comune che protrusioni non operative, associate a rigidità e irritazione nervosa, diano dolore persistente, soprattutto al mattino.
Quando un dolore dura da mesi, però, il corpo può entrare in uno stato di allerta continua: la paura di muoversi o di farsi male aumenta la tensione muscolare e rende il sistema nervoso più sensibile. In questo senso il dolore non è “immaginato”, ma mantenuto da un circolo tra corpo e mente.
Valutare un supporto psicologico può essere utile, non perché il problema sia solo psicologico, ma per imparare a ridurre la paura del movimento e l’iperattenzione al dolore, che spesso lo peggiorano. L’ideale è affiancare questo lavoro a una fisioterapia mirata e graduale.
Il fatto che lei si stia ponendo questa domanda è già un buon segnale di attenzione verso la sua salute globale.
Buongiorno, dal racconto che fa emerge una situazione molto frequente quando un dolore fisico persiste nonostante controlli accurati e l’assenza di cause organiche significative: il corpo continua a manifestare un disagio che non sempre ha un’origine strettamente fisica. Da una prospettiva psicodinamica il dolore cronico può diventare, spesso in modo non consapevole, l’espressione di tensioni emotive non elaborate, di paure profonde o di uno stato di ipervigilanza che mantiene la muscolatura costantemente contratta. Questo non significa in alcun modo che il dolore sia immaginario, anzi: il sintomo è reale, ma può essere influenzato o amplificato da un livello interno di ansia e dalla paura di “farsi male”, soprattutto quando una parte del corpo viene percepita come fragile. In un’ottica psicosomatica il polpaccio, che ha a che fare con il movimento e l’atto di procedere, può diventare simbolicamente un punto in cui si concentra la tensione legata all’andare avanti o alla gestione di situazioni stressanti, mentre il fatto che il dolore sia più intenso al risveglio suggerisce che il sistema nervoso rimanga attivo anche durante la notte, rendendo difficile un completo rilassamento muscolare. Ha fatto bene a consultare più specialisti, e il fatto stesso che inizi a chiedersi se la componente emotiva e la paura possano avere un ruolo è già un passaggio molto importante. Rivolgersi a uno psicologo può aiutarla a comprendere meglio il legame tra dolore, ansia e movimento, ad affrontare eventuali fattori di stress che il corpo sta esprimendo e a sviluppare strategie per ridurre la tensione interna e recuperare un rapporto più fiducioso con il suo corpo. Non si tratta di una scelta “in alternativa” alla medicina, ma di un percorso integrato che spesso porta sollievo proprio perché considera la persona nella sua interezza.
Un cordiale saluto, dott.ssa Camilla Guccione
Un cordiale saluto, dott.ssa Camilla Guccione
Ciao, grazie per aver condiviso la tua esperienza. Quello che descrivi ( dolore persistente al polpaccio nonostante tutti gli accertamenti negativi e la presenza di protrusioni spinali non operabili) è abbastanza comune e può avere diverse componenti.
Quando un dolore persiste per mesi senza una causa chiara o grave, spesso intervengono fattori sia fisici sia psicologici. Lo stress, la paura di farsi male, la tensione muscolare e l’ansia possono aumentare la percezione del dolore e far sì che sia più intenso al risveglio o dopo i movimenti. Non significa che il dolore sia “immaginario”, ma che corpo e mente interagiscono e possono mantenere il dolore anche quando la struttura fisica non ha problemi importanti.
Vedere uno psicologo può essere utile non perché il dolore sia “solo mentale”, ma perché può aiutarti a gestire la paura di muoverti, ridurre la tensione muscolare e imparare strategie per convivere con il dolore senza peggiorarlo. Spesso un approccio combinato di fisioterapia mirata, esercizi graduali e supporto psicologico dà ottimi risultati in casi come il tuo.
Quando un dolore persiste per mesi senza una causa chiara o grave, spesso intervengono fattori sia fisici sia psicologici. Lo stress, la paura di farsi male, la tensione muscolare e l’ansia possono aumentare la percezione del dolore e far sì che sia più intenso al risveglio o dopo i movimenti. Non significa che il dolore sia “immaginario”, ma che corpo e mente interagiscono e possono mantenere il dolore anche quando la struttura fisica non ha problemi importanti.
Vedere uno psicologo può essere utile non perché il dolore sia “solo mentale”, ma perché può aiutarti a gestire la paura di muoverti, ridurre la tensione muscolare e imparare strategie per convivere con il dolore senza peggiorarlo. Spesso un approccio combinato di fisioterapia mirata, esercizi graduali e supporto psicologico dà ottimi risultati in casi come il tuo.
Gentile utente, sicuramente è difficile affrontare il dolore fisico che inevitabilemente comporta anche delle ripercussioni emotive. Se avverte che questa situazione influisce anche sul suo benessere psicologico, le consiglio di considerare l'opportunità di rivolgersi a uno specialista. In questo modo, potrà prendersi cura anche della sua salute emotiva.Cordiali saluti
Buongiorno
Quando gli accertamenti medici escludono cause organiche significative, è legittimo chiedersi se il dolore stia esprimendo anche una componente di paura o di tensione, soprattutto se persiste nel tempo e limita il movimento. In questi casi il sintomo fisico non è “inventato”, ma può essere mantenuto da un’attenzione costante al corpo e dal timore di farsi male.
Affiancare alla valutazione medica anche una lettura psicologica può aiutare a interrogare ciò che il dolore rappresenta, oltre al punto del corpo in cui si manifesta. È un modo per allargare la comprensione del sintomo, non per sminuirlo.
Quando gli accertamenti medici escludono cause organiche significative, è legittimo chiedersi se il dolore stia esprimendo anche una componente di paura o di tensione, soprattutto se persiste nel tempo e limita il movimento. In questi casi il sintomo fisico non è “inventato”, ma può essere mantenuto da un’attenzione costante al corpo e dal timore di farsi male.
Affiancare alla valutazione medica anche una lettura psicologica può aiutare a interrogare ciò che il dolore rappresenta, oltre al punto del corpo in cui si manifesta. È un modo per allargare la comprensione del sintomo, non per sminuirlo.
Buongiorno,
quella che descrive è una situazione peculiare, che avrebbe senso indagare avendo più informazioni. Escludendo cause organiche e fisiologiche anche legate ad un possibile dolore cronico, avrebbe senso indagare cosa potrebbe esserci dietro alla paura che cita. Dedicarsi uno spazio d'ascolto professionale potrebbe essere una buona opzione per snocciolare alcune dinamiche.
Cordialmente,
dott.ssa Togni
quella che descrive è una situazione peculiare, che avrebbe senso indagare avendo più informazioni. Escludendo cause organiche e fisiologiche anche legate ad un possibile dolore cronico, avrebbe senso indagare cosa potrebbe esserci dietro alla paura che cita. Dedicarsi uno spazio d'ascolto professionale potrebbe essere una buona opzione per snocciolare alcune dinamiche.
Cordialmente,
dott.ssa Togni
Gentile utente, grazie per la condivisione innanzitutto. Comprendo la situazione che ci riporta, e immagino le sofferenze psicologiche ed emotive che sta affrontando. Credo che intraprendere un percorso di terapia potrebbe aiutarla ad esplorare e comprendere le motivazioni del perdurare del suo malessere, individuando insieme allo specialista delle strategie funzionali per affrontare il tutto.
Resto a disposizione!
cordiali saluti
AV
Resto a disposizione!
cordiali saluti
AV
Buongiorno,
la sua domanda è sensata e merita una risposta chiara. Il fatto che gli accertamenti medici abbiano escluso cause organiche attive a livello del polpaccio e che le protrusioni non siano considerate chirurgiche apre legittimamente anche a una lettura biopsicosociale del dolore.
Dolori persistenti da molti mesi, soprattutto quando peggiorano al risveglio o nel movimento iniziale, possono essere mantenuti o amplificati da meccanismi di paura del dolore, ipervigilanza corporea e tensione muscolare, anche in assenza di una lesione attiva. Questo non significa “che il dolore è nella testa”, ma che il sistema nervoso può restare in uno stato di allarme e continuare a produrre dolore reale.
In questi casi, un supporto psicologico può essere utile per lavorare sulla paura di muoversi o di farsi male (kinesiofobia), sulla gestione dell’ansia legata al dolore e su strategie di regolazione corporea e riduzione della tensione.
Il percorso psicologico non sostituisce quello medico o fisioterapico, ma può integrarlo efficacemente quando il dolore persiste nel tempo. Valutare questa possibilità, dopo 6 mesi, è assolutamente appropriato. Dr. Giuseppe Mirabella
la sua domanda è sensata e merita una risposta chiara. Il fatto che gli accertamenti medici abbiano escluso cause organiche attive a livello del polpaccio e che le protrusioni non siano considerate chirurgiche apre legittimamente anche a una lettura biopsicosociale del dolore.
Dolori persistenti da molti mesi, soprattutto quando peggiorano al risveglio o nel movimento iniziale, possono essere mantenuti o amplificati da meccanismi di paura del dolore, ipervigilanza corporea e tensione muscolare, anche in assenza di una lesione attiva. Questo non significa “che il dolore è nella testa”, ma che il sistema nervoso può restare in uno stato di allarme e continuare a produrre dolore reale.
In questi casi, un supporto psicologico può essere utile per lavorare sulla paura di muoversi o di farsi male (kinesiofobia), sulla gestione dell’ansia legata al dolore e su strategie di regolazione corporea e riduzione della tensione.
Il percorso psicologico non sostituisce quello medico o fisioterapico, ma può integrarlo efficacemente quando il dolore persiste nel tempo. Valutare questa possibilità, dopo 6 mesi, è assolutamente appropriato. Dr. Giuseppe Mirabella
Buongiorno gentile paziente,
A volte un dolore fisico potrebbe essere collegato ad una causa di natura psicologica.
Un caro saluto
A volte un dolore fisico potrebbe essere collegato ad una causa di natura psicologica.
Un caro saluto
Buongiorno, la sua domanda è molto pertinente e tutt’altro che rara in ambito clinico. Quando un dolore persiste nel tempo, nonostante accertamenti medici approfonditi e l’esclusione di indicazioni chirurgiche, è corretto ampliare lo sguardo oltre il solo piano strutturale. Questo non significa che il dolore “sia immaginario”, ma che dolore fisico e fattori psicologici possono interagire e mantenersi reciprocamente. In particolare, la paura di farsi male, l’attenzione costante alle sensazioni corporee, l’anticipazione del dolore (soprattutto al risveglio o nel movimento) possono contribuire a un aumento della tensione muscolare, a schemi di evitamento e a una maggiore sensibilizzazione al dolore, rendendolo più intenso e persistente. In questi casi, un supporto psicologico può essere utile non perché “il problema è nella testa”, ma per lavorare su come il dolore viene vissuto, interpretato e gestito, riducendo il circolo vizioso tra paura, rigidità e limitazione funzionale. Molti percorsi integrati (medici, fisioterapici e psicologici) mostrano buoni risultati proprio nei dolori cronici di questo tipo. Valutare un consulto con uno psicologo non esclude le cause fisiche, ma rappresenta un passo in più verso una presa in carico completa e può aiutarla a recuperare maggiore fiducia nel movimento e nella gestione del dolore. Dott.ssa Chiara Avelli.
Gent.le pz., non è possibile fornirle una risposta chiara senza conoscere meglio la sua storia e il suo funzionamento. Esistono diverse cause psicologiche per l'insorgenza del dolore, in ogni caso ogni situazione va inquadrata tenendo in considerazione sia l'aspetto medico che mentale. Nella mia esperienza trascurare i sintomi fisici, sia che essi siano dati da un problema organico, che mentale, non è mai buono né per la salute fisica né per quella psichica. Non si arrenda, cerchi un professionista che la ascolti e che si prenda cura della sua situazione fino a venirne a capo. Le consiglio di rivolgersi a uno psicologo che la accompagni a fare chiarezza in tal senso.
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