Buongiorno, ho il sospetto di trovarmi in una situazione di burnout. Ho un carico di lavoro e di r

24 risposte
Buongiorno,
ho il sospetto di trovarmi in una situazione di burnout. Ho un carico di lavoro e di responsabilità decisamente inadeguato, ho sempre cercato di fare del mio meglio ma ultimamente ricevo solo critiche in quanto a causa della stanchezza e della poca concentrazione gli errori aumentano. Il mio contratto prevede 7 ore lavorative ma quasi tutti i giorni sono di più.
Sono molto irritabile, piango spesso senza riuscire a controllarmi, appena arrivo a casa la sera mi metto a letto. Ho spesso problemi di stomaco e soffro di psoriasi. Vorrei parlarne con il mio medico, per avere qualche giorno di malattia ma temo di non essere creduta. Cosa posso fare? Sono già in terapia da una psicologa.
Grazie
Dott.ssa Silvia Parisi
Psicoterapeuta, Psicologo, Sessuologo
Torino
Buongiorno,
dalle sue parole emerge un quadro che potrebbe effettivamente essere compatibile con una condizione di burnout, una sindrome legata allo stress cronico da lavoro che non viene adeguatamente gestito. I sintomi che descrive — affaticamento costante, irritabilità, pianto incontrollato, difficoltà di concentrazione, sintomi fisici come i disturbi gastrointestinali e il peggioramento della psoriasi, oltre alla sensazione di non essere più all’altezza nonostante l’impegno — sono tutti segnali importanti e da non sottovalutare.

Il fatto che stia lavorando oltre le ore previste dal contratto, e in un clima in cui riceve più critiche che riconoscimenti, può avere un impatto profondo sul benessere psicologico ed emotivo. Il burnout non è una debolezza personale, ma una reazione umana e comprensibile a una condizione di sovraccarico prolungato.

È assolutamente comprensibile che lei voglia parlarne con il suo medico. Le suggerisco di descrivere con sincerità ciò che sta vivendo, anche utilizzando una lettera scritta se si sente più a suo agio, oppure mostrando questa stessa descrizione che ha condiviso. Un medico attento e competente saprà ascoltarla e valutare la possibilità di prescriverle un periodo di riposo, necessario per tutelare la sua salute.

Il fatto che lei sia già seguita da una psicologa è un ottimo passo. Continuare la terapia e, se possibile, coinvolgere anche uno specialista che possa valutare eventuali sintomi depressivi o da stress cronico, può aiutarla a comprendere meglio ciò che sta vivendo e a trovare strategie per affrontarlo in modo più efficace.

Sarebbe utile e consigliato per approfondire rivolgersi ad uno specialista.

Dottoressa Silvia Parisi
Psicologa Psicoterapeuta Sessuologa

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Dott.ssa Filippina Romano
Psicologo, Psicologo clinico
San Casciano in Val di Pesa
Buongiorno,
Il contesto lavorativo può essere fonte di disagio per diverse ragioni. Ne ha parlato con la sua psicologa? Perché dice di temere di non essere credut* dal suo medico? Esistono professionisti psicologi specializzati nell’analisi del lavoro stress-correlato.
Dott.ssa Daniela Platania
Psicologo, Psicologo clinico
Tremestieri Etneo
Buongiorno,
grazie per aver condiviso con tanta sincerità ciò che stai attraversando. Riconoscere e mettere in parole il proprio malessere è già un atto di grande consapevolezza e coraggio.
Dalla descrizione che fornisci, i segnali che riporti — stanchezza cronica, difficoltà di concentrazione, aumento degli errori, irritabilità, pianto frequente, disturbi fisici (gastrointestinali, psoriasi), ritiro sociale e sensazione di non essere riconosciuta nel tuo impegno — sono compatibili con una condizione di burnout, una sindrome da stress lavoro-correlato ormai ben documentata anche a livello clinico e normativo.
Hai fatto bene a considerare di parlarne con il tuo medico di base. È una figura importante che può aiutarti a ottenere il giusto supporto, anche in termini di certificato di malattia se necessario. Se temi di non essere creduta, puoi portare con te una sintesi scritta dei sintomi che stai vivendo, oppure condividerli così come hai fatto qui. I medici sono formati per riconoscere queste situazioni e, nella maggior parte dei casi, sanno cogliere anche i segnali non visibili.
Il fatto che tu sia già in terapia con una psicologa è un ottimo punto di partenza. Ti incoraggio a portare apertamente in seduta il tema del burnout, perché può aiutarti concretamente a:
• Ricostruire un senso di controllo rispetto a ciò che stai vivendo
• Lavorare sulla riformulazione di pensieri disfunzionali legati a colpa, dovere e performance
• Rafforzare le abilità di autoregolazione emotiva e di assertività
• Riconoscere e rispettare i tuoi limiti, senza vissuti di autosvalutazione
In parallelo, può essere utile esplorare insieme alla tua terapeuta alcune strategie per comunicare ai tuoi superiori ciò che stai vivendo, nei modi e nei tempi giusti, valutando anche se ci siano margini per una ridefinizione del carico lavorativo.
E' il momento di prenderti cura di te con la stessa dedizione. Il burnout non è debolezza, ma un segnale importante: ascoltarlo è il primo passo per uscirne.
Resto a disposizione se hai bisogno di chiarimenti o strumenti pratici.
Dott.ssa Elena Brizi
Psicologo, Psicologo clinico
Tarquinia
Gentilissima, la ringrazio per aver condiviso con noi ciò che attualmente le crea disagio. Sicuramente un minimo di 7 ore lavorative giornaliere a lungo andare hanno un grande peso sulla stanchezza sia fisica che mentale e potrebbero generare errori di distrazione o di poca concentrazione; dunque, è normale sentirsi spesso irritabile o ritrovarsi in situazioni difficili da gestire. Non deve farsene una colpa. Si prenda un po’ di tempo per sé e per riprendersi, in modo poi da tornare a lavoro e riuscire a rendere molto più di quanto non stia già riuscendo a fare.
Se ha bisogno di parlarne in modo più approfondito, sono a disposizione.
Dott.ssa Elena Brizi, psicologa
Dott.ssa Martina Giordano
Psicologo, Psicologo clinico
Salerno
Buongiorno.
Quello che descrivi ha molti segnali tipici del burnout: esaurimento fisico e mentale, difficoltà di concentrazione, sintomi somatici, pianto frequente e un senso di inadeguatezza crescente. È importante che tu non resti sola in questo momento.
Parlarne con il tuo medico è assolutamente legittimo, non stai esagerando: il burnout è una condizione reale e riconosciuta. Prepara una breve descrizione dei sintomi, anche per iscritto se può aiutarti a sentirti più sicura. Il medico può valutare se è opportuno concederti dei giorni di riposo, necessari per interrompere questo circolo di stress cronico.

È anche molto positivo che tu sia già seguita da una psicologa: ti invito a condividere apertamente con lei ciò che stai vivendo sul lavoro. In terapia è possibile lavorare su strategie concrete per gestire lo stress, i pensieri disfunzionali e migliorare i tuoi confini personali.
Prendersi cura di sé in questo momento non è un segno di debolezza, ma un atto di responsabilità verso te stessa.
Buongiorno, ne ha già parlato con la sua terapeuta?
Dott.ssa Ilaria Bresolin
Psicologo, Neuropsicologo
Breda di Piave
Gentile utente, grazie per aver condiviso questa sua situazione.
Quello che lei descrive sembra essere proprio una situazione di burnout lavorativo, che va attenzionata in quanto consiste in un sistema di allerta che il nostro corpo invia per chiederci di rallentare, di prendercene cura.
Ti consiglio di parlarne con il tuo medico, per quale motivo pensi non potrebbe crederti?
Qualche giorno di stacco dal lavoro potrebbe sicuramente aiutare, è importante però anche bloccare questo circolo prima che si ricrei esattamente come prima, conoscendo i propri limiti, accettandoli e rallentando quando necessario. Sembrano cose per lei possibili?
Spero di esserle stata d'aiuto, dott.ssa Ilaria Bresolin.
Dott. Luca Vocino
Psicologo clinico, Psicologo
Trezzano Rosa
Buongiorno gentile Utente, quello che descrive ha tutti i tratti tipici di un esaurimento da stress cronico, riconducibile al burnout. Il sovraccarico lavorativo, le richieste continue che superano le sue risorse attuali, l’assenza di riconoscimento nonostante l’impegno e il senso di colpa per non riuscire più a stare al passo, sono fattori che spesso portano esattamente agli stati emotivi e fisici che lei sta vivendo: stanchezza profonda, calo di concentrazione, irritabilità, somatizzazioni come disturbi gastrointestinali o il peggioramento di condizioni dermatologiche come la psoriasi, e un costante senso di frustrazione e svuotamento.

Ha fatto molto bene a portare questo vissuto in terapia, perché è importante non affrontare tutto da sola e avere uno spazio sicuro dove poter dare significato a quello che sta succedendo. Ma ha anche pienamente diritto di parlarne con il suo medico di base. Il burnout, pur non essendo una diagnosi medica ufficiale come una patologia psichiatrica, è una condizione riconosciuta dall’Organizzazione Mondiale della Sanità e può avere effetti reali e debilitanti sulla salute psicofisica. Non si tratta quindi di “debolezza” o di una richiesta fuori luogo, ma della legittima esigenza di tutelare il suo benessere e interrompere, almeno temporaneamente, un meccanismo che la sta logorando.

Spesso si teme di non essere presi sul serio perché la sofferenza psichica non si vede come una ferita fisica, ma proprio per questo è importante usare parole chiare con il medico, raccontando i sintomi che prova, compresi quelli corporei, e spiegando con sincerità quanto la situazione le sta impedendo di vivere e lavorare con serenità. Chiedere qualche giorno di malattia non è una fuga, ma un atto responsabile verso di sé. A volte anche pochi giorni di stacco, se accompagnati da uno spazio terapeutico e da una riflessione più ampia, possono aiutare a interrompere la spirale e recuperare forze mentali ed emotive.

Se si sentirà in difficoltà nel comunicare tutto al suo medico, può chiedere alla sua psicologa, se ne ha possibilità, una breve relazione clinica che descriva il suo stato e la necessità di un’interruzione temporanea. Lavorare con responsabilità non significa sacrificare se stessi fino al limite. Al contrario, anche il rispetto per il lavoro passa dalla cura della propria salute.

Se dovesse avere bisogno di ulteriori informazioni o di intraprendere un percorso mi trova a disposizione,
Dott. Luca Vocino
Buongiorno, la situazione che descrive ha molte delle caratteristiche tipiche del burnout, una condizione di esaurimento psico-fisico legata a un carico lavorativo eccessivo, a una continua pressione emotiva e all’impossibilità di recuperare le energie. La stanchezza cronica, l’irritabilità, il pianto frequente, i disturbi fisici sono segnali che il corpo e la mente le stanno inviando con forza. Il fatto che sia già in terapia con una psicologa è un ottimo passo, ma ora è importante attivare anche il supporto medico. Le consiglio di parlarne apertamente con il suo medico di base, raccontando ciò che sta vivendo così come ha fatto qui, senza minimizzare. Il medico saprà riconoscere la situazione e potrà valutare l'opportunità di prescrivere un periodo di malattia per permetterle di recuperare e tutelarsi. Il burnout non si risolve “resistendo di più”, ma fermandosi in tempo. Un caro saluto
Dott.ssa Sandra Petralli
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Pontedera
Buongiorno, la situazione che descrive presenta molte caratteristiche tipiche del burnout lavorativo, una condizione di esaurimento emotivo, fisico e mentale causata da un prolungato stress legato al lavoro. Il fatto che lei sia già in psicoterapia è un passo importante, e dimostra una preziosa consapevolezza di sé.
Dal suo racconto emergono segnali significativi: spossatezza cronica, irritabilità marcata, pianto frequente e incontrollato, ma anche sintomi psicosomatici come problemi gastrointestinali e riacutizzazione della psoriasi. È noto che lo stress prolungato può aggravare o innescare sintomi fisici, specie nei soggetti più sensibili dal punto di vista psicocorporeo.
In questi casi, è assolutamente legittimo e consigliabile rivolgersi al medico curante. Può condividere con lui in modo chiaro i sintomi fisici e psicologici che sta sperimentando, senza sentirsi in dovere di “giustificarsi”: il suo vissuto è reale e merita attenzione. Il medico di base, valutata la sua situazione complessiva, potrà decidere se prescrivere un periodo di riposo (malattia), che le permetta di recuperare energie fisiche ed emotive. Portare con sé una relazione clinica della sua psicologa, se lo ritiene opportuno, potrebbe facilitare il dialogo medico e rafforzare la legittimità della sua richiesta.
Nel frattempo, potrebbe essere utile confrontarsi in terapia sugli schemi di iper-responsabilità e sulla difficoltà nel chiedere aiuto o riconoscersi il diritto alla fragilità. Il burnout, infatti, non è un segno di debolezza, ma un segnale che qualcosa, nel contesto o nel proprio stile di funzionamento, ha bisogno di essere rivisto.
La invito a considerare che prendersi cura di sé in modo globale anche attraverso un temporaneo allontanamento dal lavoro, non solo è necessario, ma può diventare un’occasione preziosa per riorientare il proprio equilibrio psicofisico.
Nel frattempo le suggerisco di cercarsi un corso di mindfulness MBSR per imparare a gestire meglio lo stress.
Saluti, dott.ssa Sandra Petralli
Dott.ssa Mara Di Clemente
Psicologo, Psicologo clinico
Guidonia Montecelio
Salve, mi spiace leggere la sua sofferenza attuale, le consiglio, poichè sta già seguendo un percorso psicologico necessario per affrontare questo particolare momento caratterizzato da una difficile gestione emotiva, di far mettere in contatto la sua psicologa con il suo medico curante (azione necessaria in quanto sono due professionisti che hanno come scopo lavorativo la sua salute fisica e mentale!), così che possa essa aggiornarlo sulla sua situazione emotiva e sui suoi bisogni. Le auguro di sentirsi meglio presto.
Saluti
Dott.ssa Mara Di Clemente
Dott.ssa Valentina Perlongo
Psicologo, Psicologo clinico
Carmignano
buongiorno, il suo medico potrebbe eventualmente mettersi in contatto con la collega per studiare una strategia adeguata al caso. il burnout lavorativo è un fenomeno sempre più comune e da non sottovalutare, può portare a evidenti segni di stress, malattie psicosomatiche (comunque reali), peridata di sonno e concentrazione. quanto impatta sulla sua vita sociale? parli con il suo medico, sono convinta che capirà.. buona giornata!
Dott. Francesco Damiano Logiudice
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Roma
Salve, mi spiace molto per la situazione che descrive poichè comprendo il disagio che può sperimentare e quanto sia impattante sulla sua vita quotidiana. Ritengo fondamentale che lei possa richiedere un consulto psicologico al fine di esplorare la situazione con ulteriori dettagli, elaborare pensieri e vissuti emotivi connessi e trovare strategie utili per fronteggiare i momenti particolarmente problematici onde evitare che la situazione possa irrigidirsi ulteriormente.
Credo che un consulto con un terapeuta cognitivo comportamentale possa aiutarla ad identificare quei pensieri rigidi, disfunzionali e maladattivi che le impediscono il benessere desiderato mantenendo la sofferenza in atto e possa soprattutto aiutarla a parlare con se stesso/a utilizzando parole più costruttive.
Credo che anche un approccio EMDR possa esserle utile al fine di rielaborare il materiale traumatico connesso ad eventi del passato che possono aver contribuito alla genesi della sofferenza attuale.
Resto a disposizione, anche online.
Cordialmente, dott FDL
Dott.ssa Manuela Valentini
Psicologo, Psicologo clinico
Melfi
Gentile utente, buon pomeriggio,
la ringrazio per aver condiviso con coraggio un vissuto denso di responsabilità, dolore emotivo e malessere fisico. La sua narrazione mostra chiaramente quanto stia sostenendo un carico importante e faticoso emotivamente da non sottovalutare. Questa sua consapevolezza è il primo passo importante che sta mettendo in essere per se stessa. Da quanto descrive, emergono diversi segnali compatibili con una condizione di burnout, ovvero una profonda usura emotiva e fisica strettamente collegata al contesto lavorativo. Sintomi come il pianto incontenibile, l’irritabilità, i disturbi gastrici, il senso di inefficacia e le manifestazioni dermatologiche (come la psoriasi) indicano il bisogno di una lettura integrata e attenta, anche sul piano medico. Parlare con il suo medico di base è un passaggio utile e legittimo. Esplicitare il bisogno di qualche giorno di recupero, portando con sé un breve diario dei sintomi o una descrizione scritta (simile a quella che ha condiviso qui), può aiutare a far emergere il vissuto con maggiore chiarezza. Lei è già seguita da una psicologa. Si senta libera di parlarne e di affrontare come gestire anche l’aspetto medico e organizzativo del burnout. Saprà come sostenerla e aiutarla ad affrontare questo momento, individuando il modo più consono per favorire l'accesso alle risorse necessarie al suo benessere.
Le auguro una buona giornata!
Un cordiale saluto,
Dr.ssa Manuela Valentini
Dott. Marco Lenzi
Psicologo, Psicologo clinico
Milano
Buongiorno,
Partiamo dalla considerazione che essere in terapia è già un passo fondamentale per iniziare a stare meglio. Le consiglio di portare in terapia la questione del burnout per capire come affrontarla e cosa vi è connesso ad essa. Ha la possibilità di parlare con il suo responsabile della sua situazione? La psoriasi e i problemi di stomaco sono precedenti al sovraccarico lavorativo o sono emersi dopo questo? Potrebbe portare in terapia la paura di non essere creduta dal suo medico curante e capire come lavorarci. Può dire al suo medico che sta facendo un percorso di psicoterapia perché è in una situazione di difficoltà e ha bisogno di curarsi anche per i problemi fisici. La sua psicologa potrebbe scriverle un certificato che attesta la sua psicoterapia e quanto questa le serva per ripristinare il suo stato di salute. Così, lei potrebbe chiedere al suo medico dei giorni di malattia.
Resto a disposizione per ulteriori domande e informazioni. Cordiali saluti
Dott.ssa Marzia Mazzavillani
Psicologo, Psicologo clinico, Professional counselor
Forlì
Buonasera,
da quello che dici emerge in modo molto chiaro un quadro di sovraccarico psico-fisico importante, che mostra diverse manifestazioni tipiche del burnout: affaticamento cronico, irritabilità, disturbi psicosomatici (come i problemi gastrici e la psoriasi), calo di performance, sbalzi emotivi e ritiro nelle ore serali. Anche il fatto che tu senta di non essere più in grado di reggere il confronto con le critiche, pur avendo sempre dato il massimo, è una spia del fatto che le tue risorse si stanno esaurendo e che probabilmente hai superato da tempo la soglia di tolleranza sostenibile.

Il tuo timore di non essere creduta è comprensibile, soprattutto in un contesto lavorativo o medico che a volte può non dare il giusto peso alla sofferenza emotiva. Tuttavia, parlare con il tuo medico di base è un passo importante, e hai tutto il diritto di farlo. Puoi spiegargli in modo semplice cosa stai vivendo: la stanchezza, il crollo emotivo, i sintomi fisici che si stanno manifestando. Il burnout è una condizione riconosciuta anche a livello medico (l’OMS lo classifica come fenomeno legato al contesto lavorativo) e può essere oggetto di certificazione per un’astensione dal lavoro.

Ti suggerisco di portare con te una breve descrizione scritta dei sintomi, come quella che hai appena fatto, così da aiutarti a comunicare in modo più preciso anche se l’emotività dovesse prendere il sopravvento durante il colloquio. Il fatto che tu sia già in terapia con una psicologa è un altro elemento importante da riferire, perché mostra che sei già impegnata in un percorso di consapevolezza e cura.

Ricorda che chiedere un periodo di malattia non è una debolezza, ma un atto di responsabilità verso te stessa e verso il tuo equilibrio psicofisico. Il corpo ti sta già parlando chiaramente, e ascoltarlo adesso può evitare conseguenze più gravi in futuro.
Ti sono vicina, e ti incoraggio a fare questo passo con la forza e il coraggio che già stai dimostrando nel chiedere aiuto.
Dott.ssa Marzia Mazzavillani
Dott.ssa Fabiana Lefevre
Psicologo, Psicologo clinico
Roma
Grazie della condivisione. Da quello che scrive non si tratta di una mancanza o di una sua incapacità, bensì di una reazione naturale del corpo e della mente a un carico di lavoro e di responsabilità che ha superato le sue risorse di gestione. La stanchezza profonda, l’irritabilità, le crisi di pianto e i disturbi fisici sono segnali inequivocabili che il suo sistema ha raggiunto un limite.

Ha tutto il diritto di portare questa situazione all’attenzione del suo medico. Le suggerisco di preparare una descrizione dettagliata e concreta dei sintomi e dell’impatto che hanno sulla sua vita quotidiana, così da poter comunicare con chiarezza e senza fraintendimenti. Non è necessario che si giustifichi; sta semplicemente chiedendo il tempo indispensabile per riprendersi.

Poiché è già in terapia, le consiglio di condividere con la sua psicologa questo momento così delicato. Insieme potrete lavorare su strategie pratiche per mettere dei confini più netti, rallentare il ritmo e riorganizzare le sue energie, evitando che questa situazione si aggravi ulteriormente.

Il punto cruciale è comprendere che continuare a “tirare avanti” come se nulla fosse non è più sostenibile né efficace. Fermarsi, prendersi cura di sé e concedersi una pausa sono azioni necessarie, non segni di debolezza o di inadeguatezza.
Dott. Andrea Boggero
Psicologo, Psicologo clinico
Genova
Buongiorno, quello che descrive racconta molto bene il vissuto di chi si trova in uno stato di esaurimento emotivo e fisico legato al lavoro. Lei sta mostrando una lucidità importante nel riconoscere segnali che spesso, purtroppo, vengono sottovalutati o mascherati finché non si arriva a un punto di rottura. Le emozioni che sta vivendo, come l’irritabilità, il pianto incontrollato, la difficoltà di concentrazione, i sintomi fisici come i problemi gastrici e la psoriasi che si riacutizza, sono tutti indicatori che il suo corpo e la sua mente le stanno comunicando chiaramente un bisogno di rallentare, di fermarsi e di ripristinare un minimo di equilibrio. Il fatto che lei abbia la percezione di non essere più in grado di reggere ritmi e carichi di lavoro sproporzionati non è un segnale di debolezza ma un segnale di salute: significa che ha la consapevolezza di come sta andando la sua bilancia tra energie spese e risorse disponibili. Il burnout si sviluppa proprio quando, per un tempo prolungato, le energie spese superano di gran lunga quelle che si riescono a recuperare. Il risultato è che la motivazione e la lucidità calano, l’ansia aumenta, gli errori crescono, e spesso questo porta a ricevere ancora più critiche, alimentando un circolo vizioso di frustrazione e senso di colpa. Ha fatto bene a prendere in considerazione l’idea di confrontarsi con il suo medico. È comprensibile il timore di non essere creduta, ma la sofferenza che descrive è reale, tangibile, e spesso i medici di base conoscono bene quanto stress cronico e sovraccarico possano generare manifestazioni fisiche e psicologiche. Porti questo pensiero al suo medico con sincerità: racconti esattamente come sta facendo con me, spiegando come il carico di lavoro ecceda il contratto, come la stanchezza stia incidendo non solo sulla sua salute mentale ma anche sul corpo. Non è raro che in questi casi venga prescritto qualche giorno di malattia o di riposo: a volte è proprio questo primo passo che può dare un piccolo margine di respiro per recuperare energie e fare il punto della situazione. Il fatto che sia già seguita da una psicologa è un aspetto molto positivo: significa che non è sola in questo percorso. Le consiglio di condividere con la sua terapeuta anche questo timore di non essere ascoltata o creduta dal medico, perché spesso dietro a questa paura ci sono dinamiche profonde di eccessivo senso di responsabilità o di colpa che rendono ancora più difficile fermarsi. Lavorare su questo può aiutarla a dare più valore al proprio diritto di prendersi cura di sé. Nel frattempo, se può, provi a osservare se ci sono piccole azioni concrete per ridurre almeno un po’ il carico: delegare qualche compito, mettere un confine più chiaro sull’orario, comunicare ai colleghi o ai superiori il proprio stato, se sente di poterlo fare. Anche piccoli cambiamenti possono far sentire che non è tutto fuori controllo. Si ricordi che non sta chiedendo troppo: sta solo cercando di tutelare sé stessa in un momento in cui è fondamentale farlo. Si dia il permesso di prendersi una pausa senza giudicarsi. A volte il passo più importante è proprio riconoscere di aver bisogno di fermarsi per poi ripartire in modo più sano. Resto a disposizione. Dott. Andrea Boggero
Dott.ssa Rossella Carrara
Psicologo, Psicologo clinico
Bergamo
Buongiorno, si rivolga alla sua psicologa che la conosce, quindi può aiutarla. Cordiali saluti.
Dott.ssa Lisa Saccardo
Psicoterapeuta, Psicologo clinico, Psicologo
Sarcedo
Buongiorno, la situazione che descrive potrebbe essere data come dice lei, da un elevato stress lavorativo, che può portare al burn out. Le consiglio, visto che è già seguita, di parlarne con la sua psicologa e valutare insieme come aiutarla al meglio, valutando inoltre se potrebbe essere utile in questo periodo anche un supporto farmacologico. Cordialmente
Gentile Signora,
i segnali di burnout che descrive sono classici: esaurimento fisico ed emotivo, irritabilità, difficoltà di concentrazione, sintomi somatici (problemi gastrici, peggioramento della psoriasi) e il crollo delle performance lavorative. Questi sono indicatori oggettivi di una condizione che richiede intervento.
Le consiglio vivamente di parlare con il suo medico di base: il burnout è una condizione medica riconosciuta con sintomi fisici e mentali evidenti. Non tema di non essere creduta: i sintomi che manifesta (disturbi gastrointestinali, dermatologici, disturbi del sonno) sono documentabili clinicamente. Il medico potrà valutare un periodo di riposo necessario per il recupero.
- Documenti tutto: orari effettivi di lavoro, sintomi fisici, episodi di pianto
- Parli apertamente con il medico dei sintomi fisici e del sovraccarico lavorativo
- Continui la terapia psicologica, fondamentale in questa fase
- Consideri di informare anche la psicologa della situazione lavorativa per un supporto integrato.
Il burnout non si risolve “resistendo” ma richiedendo aiuto professionale.
La sua salute è prioritaria: un periodo di pausa non è un fallimento ma una necessità terapeutica per evitare conseguenze più gravi.


Non sottovaluti questa condizione. Agisca tempestivamente.

Cordiali saluti,
Dott.ssa Cervio​​​​​​​​​​​​​​​​
Gentile utente, grazie per la sua condivisione.
Lo stress lavoro-correlato è molto più comune di quanto si possa pensare, essendo già in cura da una psicologa le consiglio di richiedere che la sua psicologa e il suo medico curante si confrontino. In casi come questi, è molto importante che i vari professionisti possano confrontarsi così da offrirle un piano di cura adatto alle sue esigenze. Inoltre, i sintomi che presenta sono molto specifici il che rende possibile intervenire in maniera accurata. La sua consapevolezza in questo caso le permette anche di poter agire verso la direzione più consona.

Cosa le fa temere di poter non essere creduta dal suo medico? Ci sono stati casi precedenti o è una paura che nasce dentro di lei? Parli anche di questo con la sua psicologa. La aiuterà a capire come mai questa paura è nata in lei e in che modo si può affrontare.
Dott.ssa Eugenia Alessio
Psicologo, Psicologo clinico
Roma
Buongiorno, mi dispiace per ciò che sta vivendo. Non esiti a parlarne con la sua terapeuta, nel suo spazio personale e nel suo percorso. Comunicare ciò che la preoccupa alla terapeuta è un'ottima cosa per mantenere una buona relazione terapeutica.
Un saluto

Dott.ssa Eugenia Alessio
Buongiorno. Se è seguita da una collega può parlare con lei della situazione ed eventualmente chiarire se prendere qualche giorno di stacco dal lavoro potrebbe essere la soluzione giusta per rigenerarsi un pochino.
MI sento però anche di consigliarle di fare alcune riflessioni in merito all'ambiente lavorativo per capire come e se è possibile modificarlo per riuscire a stare meglio anche nel lungo termine.

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