Buongiorno dottori sto facendo questo post per capire se possibile cosa mi sta succendendo da 4 mesi
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Buongiorno dottori sto facendo questo post per capire se possibile cosa mi sta succendendo da 4 mesi ad oggi, in passato mi era successo ma mai mi era durato tutto sto tempo che io mi ricordi mi era durato si e no 2 mesi anche di meno... comunque inizio con il dire che io assumo daparox a sera da ben 10 anni anche se l'utlimo periodo lo portati di mattina, esattamente prima di andare a lavoro, non so se la causa sono stati le goccie oppure no ma quando stavo bene prima di 4 mesi fa prendevo le goccie non tutti i giorni quindi in 1 settimana poteva succedere che 2 giorni su 7 non li prendevo e così via, solo che adesso da 4 mesi li sto riprendendo tutti i giorni ma ancora i sintomi ci sono... comunque i sintomi che avverto sono senso di confusione come se tutto quello che faccio sembra di vederlo tramite una bolla o come se sono distaccato una sensazione brutta, anche se i primi giorni era molto più forte nel senso che mi guardavo attorno e mi dicevo questa e la mia stanza oppure no, come se non la riconoscevo, adesso questa cosa non laverto più ma ho questa confusione di distacco h24 che certe volte e molto forte, infatti per adesso neanche guido per paura visto che ho questa sensazione, in più da 1 settimana si e unito un disturbo del sonno cioè io la sera mi addormento solo che durante la notte mi sveglio più volte anche se dopo mi riaddormento, cosa che prima dormivo tutto di un tiro senza svegliarmi, in più mi succede come se ho dubbi sulla mia memoria, cioè io dentro di me so che per esempio oggi siamo lunedì ma la mia testa mi fa pensare ma siamo veramente lunedì oppure un'altro giorno, questo e un esempio ma mi succede un pò con tutto quello che mi passa per la mente, come ultima cosa questo da pochi giorni che quello che mangio lo sento con meno gusto....
Adesso tutto questo che mi sta succendendo può essere un inizio di psicosi oppure cosa? non ho mai avuto ne allucinazioni ne deliri... ma solo i sintomi che ho descritto sopra...
Adesso tutto questo che mi sta succendendo può essere un inizio di psicosi oppure cosa? non ho mai avuto ne allucinazioni ne deliri... ma solo i sintomi che ho descritto sopra...
Buongiorno,
i sintomi che descrive – senso di confusione, distacco dalla realtà, alterazioni della percezione del tempo e della memoria, risvegli notturni frequenti e riduzione del gusto – possono essere legati a diversi fattori, tra cui gli effetti collaterali o l’interazione del farmaco Daparox (paroxetina), variazioni nel dosaggio o nel momento della somministrazione, ma anche condizioni psicologiche o neurologiche sottostanti.
Il senso di distacco e confusione che lei avverte, sebbene non accompagnato da allucinazioni o deliri, merita attenzione e una valutazione approfondita, soprattutto perché persiste da diversi mesi e sta influenzando la sua vita quotidiana, come la difficoltà a guidare e i disturbi del sonno.
È importante non sottovalutare questi segnali e rivolgersi a uno specialista che possa effettuare una valutazione completa, eventualmente rivalutare la terapia farmacologica e individuare le cause esatte di questi sintomi per poter intervenire nel modo più appropriato.
Per un percorso di chiarimento e supporto mirato, le consiglio vivamente di consultare uno psicologo o uno psichiatra.
Dottoressa Silvia Parisi
Psicologa Psicoterapeuta Sessuologa
i sintomi che descrive – senso di confusione, distacco dalla realtà, alterazioni della percezione del tempo e della memoria, risvegli notturni frequenti e riduzione del gusto – possono essere legati a diversi fattori, tra cui gli effetti collaterali o l’interazione del farmaco Daparox (paroxetina), variazioni nel dosaggio o nel momento della somministrazione, ma anche condizioni psicologiche o neurologiche sottostanti.
Il senso di distacco e confusione che lei avverte, sebbene non accompagnato da allucinazioni o deliri, merita attenzione e una valutazione approfondita, soprattutto perché persiste da diversi mesi e sta influenzando la sua vita quotidiana, come la difficoltà a guidare e i disturbi del sonno.
È importante non sottovalutare questi segnali e rivolgersi a uno specialista che possa effettuare una valutazione completa, eventualmente rivalutare la terapia farmacologica e individuare le cause esatte di questi sintomi per poter intervenire nel modo più appropriato.
Per un percorso di chiarimento e supporto mirato, le consiglio vivamente di consultare uno psicologo o uno psichiatra.
Dottoressa Silvia Parisi
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Buonasera, pensavo debba contattare lo psichiatra . Mi pare stia avendo sintomi che fanno pensare alla drealizzazione. Cordiali saluti
Buongiorno caro utente, Comprendo la tua preoccupazione per il senso di distacco, confusione, disturbi del sonno e dubbi sulla memoria che stai vivendo. È naturale sentirsi smarriti, ma questi sintomi non indicano necessariamente una psicosi in assenza di allucinazioni o deliri.
Come psicoterapeuta fenomenologica, mi concentro sulla tua esperienza soggettiva per capire a fondo il tuo vissuto e aiutarti a ritrovare un senso di benessere.
Se desideri affrontare questi sintomi e iniziare un percorso di comprensione, ti invito a prenotare una prima visita con me, sono disponibile anche online. Sarà un'occasione per parlare e capire insieme come posso aiutarti. Un caro saluto, d.ssa Cristina Sinno
Come psicoterapeuta fenomenologica, mi concentro sulla tua esperienza soggettiva per capire a fondo il tuo vissuto e aiutarti a ritrovare un senso di benessere.
Se desideri affrontare questi sintomi e iniziare un percorso di comprensione, ti invito a prenotare una prima visita con me, sono disponibile anche online. Sarà un'occasione per parlare e capire insieme come posso aiutarti. Un caro saluto, d.ssa Cristina Sinno
Salve , mi spiace per il disagio che sta vivendo.
Per quanto riguarda l’assunzione dei farmaci le consiglio di rivolgersi al medico che glieli ha prescritti e riferire a lui le sensazioni di depersonalizzazione e derealizzazione che le capita di avvertire.
Inoltre potrebbe essere consigliabile accompagnare la terapia farmacologia a quella psicologica.
Buone cose , dott. Marziani
Per quanto riguarda l’assunzione dei farmaci le consiglio di rivolgersi al medico che glieli ha prescritti e riferire a lui le sensazioni di depersonalizzazione e derealizzazione che le capita di avvertire.
Inoltre potrebbe essere consigliabile accompagnare la terapia farmacologia a quella psicologica.
Buone cose , dott. Marziani
Buongiorno, le consiglio di rivolgersi allo psichiatra che già la segue e che quindi la conosce. Cordiali saluti.
Buongiorno, grazie per essersi aperto e per aver descritto in modo così chiaro e dettagliato ciò che sta vivendo. Le sue parole mostrano un profondo bisogno di comprensione e rassicurazione, ed è assolutamente naturale cercare un senso a ciò che da mesi la sta facendo sentire confuso, spaventato e, in un certo senso, disconnesso dalla realtà. Da un punto di vista cognitivo-comportamentale, i sintomi che lei descrive sembrano riferirsi in gran parte a uno stato di derealizzazione e depersonalizzazione, due fenomeni molto comuni all’interno dei disturbi d’ansia. Sentirsi come “dentro una bolla”, vivere una sensazione di distacco dalla realtà, avere la percezione che ciò che ci circonda non sia del tutto familiare o reale, o anche mettere in dubbio fatti che in realtà conosciamo bene, sono manifestazioni che il nostro cervello può mettere in atto come forma di difesa. Sono sintomi spaventosi, certo, ma non necessariamente indice di una patologia grave come una psicosi. Quando una persona vive un periodo prolungato di stress, ansia o anche uno squilibrio del sonno e della routine, il sistema nervoso autonomo può entrare in uno stato di iperattivazione. Questa attivazione costante può provocare un senso di confusione mentale, difficoltà nella concentrazione, alterazioni nella percezione del tempo o dello spazio e una percezione più sfumata o “anestetizzata” delle sensazioni corporee, come lei racconta anche rispetto al gusto del cibo. Il fatto che non siano presenti allucinazioni, deliri o perdita di contatto con la realtà nel senso clinico del termine è un segnale molto importante. Quello che lei sta vivendo, pur essendo estremamente invalidante e fonte di paura, sembra più legato a un’intensificazione di sintomi ansiosi, magari con una componente depressiva associata, piuttosto che a un quadro psicotico. Va considerato anche l’aspetto farmacologico. Lei assume Daparox da dieci anni, ma ha modificato recentemente la modalità di assunzione. Anche cambiamenti all’apparenza minimi, come spostare l’assunzione dalla sera al mattino o sospendere e riprendere l’assunzione con irregolarità, possono influenzare l’equilibrio del trattamento. La paroxetina è un farmaco con una certa sensibilità ai cambiamenti di dosaggio, e interruzioni o riprese non controllate possono creare instabilità nei sintomi, portando anche a effetti come quelli che lei descrive, specialmente se associati a stress o altri fattori ambientali. Inoltre, i disturbi del sonno che descrive non sono da sottovalutare: il sonno è uno degli elementi più cruciali per la regolazione dell’umore, della memoria e della percezione. Se il riposo viene compromesso, anche per pochi giorni consecutivi, il nostro cervello può reagire con una maggiore vulnerabilità emotiva, sensazione di disorientamento e maggiore difficoltà nella regolazione cognitiva. Questo può spiegare anche il senso di “dubbio” continuo e la difficoltà nel fidarsi della propria memoria. Da quanto scrive, sembra che lei stia attraversando un periodo di disorganizzazione interna, probabilmente aggravato da un senso di incertezza e dalla paura che possa essere qualcosa di più grave. Questo tipo di paura, chiamata paura di perdere il controllo o ansia legata al senso di realtà, è molto comune nei disturbi d’ansia generalizzata o nei periodi di ricaduta, e può diventare un pensiero ricorrente che rinforza ulteriormente lo stato di malessere. Il mio consiglio è quello di non affrontare tutto questo da solo. È fondamentale che si confronti nuovamente con il medico o lo psichiatra che la segue per valutare attentamente l’attuale assetto farmacologico, i dosaggi e le modalità di assunzione, perché spesso basta un piccolo aggiustamento per riportare stabilità. Allo stesso tempo, le consiglio vivamente di intraprendere (o proseguire, se già lo ha fatto) un percorso psicoterapeutico, preferibilmente cognitivo-comportamentale, in modo da lavorare concretamente su questi sintomi attraverso tecniche mirate di ristrutturazione cognitiva, grounding, gestione dell’ansia e miglioramento del ritmo sonno-veglia. Il fatto che lei stia cercando risposte e che sia ancora capace di descrivere con lucidità quello che prova è già un importante segnale di contatto con la realtà e di capacità di analisi, elementi che non coincidono con una condizione psicotica, ma piuttosto con un quadro ansioso disfunzionale che può certamente migliorare con il giusto supporto. Resto a disposizione. Dott. Andrea Boggero
Gentile utente, la ringrazio per la sua condivisione così dettagliata e sincera. Descrivere ciò che si vive, soprattutto quando si è immersi in un'esperienza di sofferenza e confusione, richiede coraggio e desiderio di comprendersi.
Per rispondere alla sua domanda: "Potrebbe essere un inizio di psicosi?", personalmente – e con le cautele del caso – non credo che si tratti di una psicosi, ma piuttosto di un'esperienza di derealizzazione, associata a uno stato ansioso e a un controllo ossessivo dell’esperienza soggettiva. La derealizzazione è un fenomeno frequente nei quadri ansiosi e depressivi, e non implica automaticamente una perdita di contatto con la realtà come accade nelle psicosi. Lei stesso/a riferisce che "non ha mai avuto né allucinazioni né deliri", ed è ben consapevole del carattere disturbante ma "interno" delle sue percezioni. Questo tipo di consapevolezza, è un segnale importante: lei sa che “qualcosa non va”, ma non ha perso il senso critico. Quello che descrive – confusione percettiva, dubbio sulla memoria, distacco dal corpo e dal contesto, insonnia, e anche una lieve alterazione del gusto – può essere letto come un'esperienza ansiosa profonda che, non trovando spiegazioni, si trasforma in un’ossessione sulla propria percezione e sul proprio funzionamento mentale. è importante non ridurre questa esperienza a una semplice etichetta diagnostica, ma provare a capire chi la sta vivendo, in quale momento della propria storia, e quale significato potrebbe avere tutto questo. La sua esperienza va ascoltata e compresa nella sua unicità – non solo come sintomo, ma come vissuto corporeo, emotivo e identitario.
In altre parole, lei non è una diagnosi, ma una persona che sta cercando un senso nella propria esperienza. E già il fatto che abbia scritto tutto questo indica che conserva un forte legame con la realtà e una volontà di capire e ritrovare equilibrio.
Se posso permettermi un suggerimento, valuti la possibilità di iniziare un percorso psicoterapeutico che non si limiti a curare i sintomi, ma che aiuti a esplorare e comprendere ciò che sta vivendo con uno sguardo rispettoso, empatico e profondo.
Resto a disposizione per qualsiasi approfondimento o riflessione. Un caro saluto.
Per rispondere alla sua domanda: "Potrebbe essere un inizio di psicosi?", personalmente – e con le cautele del caso – non credo che si tratti di una psicosi, ma piuttosto di un'esperienza di derealizzazione, associata a uno stato ansioso e a un controllo ossessivo dell’esperienza soggettiva. La derealizzazione è un fenomeno frequente nei quadri ansiosi e depressivi, e non implica automaticamente una perdita di contatto con la realtà come accade nelle psicosi. Lei stesso/a riferisce che "non ha mai avuto né allucinazioni né deliri", ed è ben consapevole del carattere disturbante ma "interno" delle sue percezioni. Questo tipo di consapevolezza, è un segnale importante: lei sa che “qualcosa non va”, ma non ha perso il senso critico. Quello che descrive – confusione percettiva, dubbio sulla memoria, distacco dal corpo e dal contesto, insonnia, e anche una lieve alterazione del gusto – può essere letto come un'esperienza ansiosa profonda che, non trovando spiegazioni, si trasforma in un’ossessione sulla propria percezione e sul proprio funzionamento mentale. è importante non ridurre questa esperienza a una semplice etichetta diagnostica, ma provare a capire chi la sta vivendo, in quale momento della propria storia, e quale significato potrebbe avere tutto questo. La sua esperienza va ascoltata e compresa nella sua unicità – non solo come sintomo, ma come vissuto corporeo, emotivo e identitario.
In altre parole, lei non è una diagnosi, ma una persona che sta cercando un senso nella propria esperienza. E già il fatto che abbia scritto tutto questo indica che conserva un forte legame con la realtà e una volontà di capire e ritrovare equilibrio.
Se posso permettermi un suggerimento, valuti la possibilità di iniziare un percorso psicoterapeutico che non si limiti a curare i sintomi, ma che aiuti a esplorare e comprendere ciò che sta vivendo con uno sguardo rispettoso, empatico e profondo.
Resto a disposizione per qualsiasi approfondimento o riflessione. Un caro saluto.
Buongiorno,
i sintomi che descrivi — come sensazione di distacco dalla realtà, confusione, alterazioni del sonno, difficoltà di concentrazione e riduzione del gusto — possono essere effetti collaterali della paroxetina, soprattutto se assunta da tempo. Questi disturbi possono manifestarsi durante le prime settimane di trattamento e, in alcuni casi, persistere nel tempo.
È importante consultare il tuo medico curante per una valutazione approfondita. Potrebbe essere necessario un aggiustamento del dosaggio o una valutazione di alternative terapeutiche.
Se hai bisogno di ulteriori informazioni o supporto, sono qui per aiutarti.
i sintomi che descrivi — come sensazione di distacco dalla realtà, confusione, alterazioni del sonno, difficoltà di concentrazione e riduzione del gusto — possono essere effetti collaterali della paroxetina, soprattutto se assunta da tempo. Questi disturbi possono manifestarsi durante le prime settimane di trattamento e, in alcuni casi, persistere nel tempo.
È importante consultare il tuo medico curante per una valutazione approfondita. Potrebbe essere necessario un aggiustamento del dosaggio o una valutazione di alternative terapeutiche.
Se hai bisogno di ulteriori informazioni o supporto, sono qui per aiutarti.
Buongiorno gentile Utente, la ringrazio per aver condiviso con tanta chiarezza il suo vissuto. Comprendo bene quanto questi sintomi possano essere destabilizzanti e fonte di forte preoccupazione. Quello che descrive, soprattutto per la modalità con cui si manifesta e la durata nel tempo, sembra configurarsi come una condizione ansiosa complessa, nella quale sintomi di derealizzazione, disturbo del sonno, lieve confusione e un senso di distacco percettivo possono insorgere in concomitanza con fasi di stress prolungato, variazioni farmacologiche o fasi di affaticamento psicofisico.
È importante sottolineare che ciò che racconta (per quanto sgradevole e disturbante) non indica automaticamente un quadro psicotico. L’assenza di allucinazioni, deliri strutturati, disorganizzazione marcata del pensiero o comportamenti incoerenti rafforza l’ipotesi che si tratti più verosimilmente di un’alterazione dell’equilibrio psico-emotivo, come può accadere in alcune forme di ansia generalizzata o di disturbo da attacchi di panico con elementi dissociativi, o ancora in forme di depersonalizzazione/derealizzazione legate all’ansia.
L’uso del Daparox (paroxetina) è comune per il trattamento dei disturbi d’ansia e depressivi, ma va sempre monitorato con attenzione, soprattutto se si varia l’orario di assunzione o la regolarità della posologia. Interrompere o assumere in modo discontinuo un farmaco di questo tipo può provocare dei sintomi da fluttuazione o da sospensione, anche se si continua poi con la somministrazione regolare. È possibile che il cambiamento nel momento dell’assunzione (da sera a mattina), unito all'irregolarità precedente, abbia contribuito a destabilizzare l’equilibrio neurochimico e abbia amplificato la sensibilità ai sintomi che oggi la preoccupano.
La difficoltà nel riconoscere chiaramente i giorni, la ridotta percezione del gusto, il sonno frammentato e quella sensazione di "mente che dubita di tutto", sono elementi che possono appartenere a un quadro ansioso dissociativo. Spesso, chi attraversa questo tipo di stato sperimenta una sorta di “iper-monitoraggio” interno, che genera un circolo vizioso tra sintomi fisici, dubbi cognitivi e paura per la propria salute mentale.
Il mio suggerimento è quello di rivolgersi al suo specialista di riferimento, possibilmente uno psichiatra che conosca bene la sua storia, per valutare insieme la possibilità di ricalibrare il dosaggio o la modalità di assunzione del farmaco. Allo stesso tempo, potrebbe essere utile affiancare a questo una psicoterapia di supporto, che le permetta di comprendere meglio i meccanismi che stanno alimentando questi vissuti, aiutandola a recuperare stabilità emotiva e chiarezza.
Se dovesse avere bisogno di ulteriori informazioni o di intraprendere un percorso mi trova a disposizione,
Dott. Luca Vocino
È importante sottolineare che ciò che racconta (per quanto sgradevole e disturbante) non indica automaticamente un quadro psicotico. L’assenza di allucinazioni, deliri strutturati, disorganizzazione marcata del pensiero o comportamenti incoerenti rafforza l’ipotesi che si tratti più verosimilmente di un’alterazione dell’equilibrio psico-emotivo, come può accadere in alcune forme di ansia generalizzata o di disturbo da attacchi di panico con elementi dissociativi, o ancora in forme di depersonalizzazione/derealizzazione legate all’ansia.
L’uso del Daparox (paroxetina) è comune per il trattamento dei disturbi d’ansia e depressivi, ma va sempre monitorato con attenzione, soprattutto se si varia l’orario di assunzione o la regolarità della posologia. Interrompere o assumere in modo discontinuo un farmaco di questo tipo può provocare dei sintomi da fluttuazione o da sospensione, anche se si continua poi con la somministrazione regolare. È possibile che il cambiamento nel momento dell’assunzione (da sera a mattina), unito all'irregolarità precedente, abbia contribuito a destabilizzare l’equilibrio neurochimico e abbia amplificato la sensibilità ai sintomi che oggi la preoccupano.
La difficoltà nel riconoscere chiaramente i giorni, la ridotta percezione del gusto, il sonno frammentato e quella sensazione di "mente che dubita di tutto", sono elementi che possono appartenere a un quadro ansioso dissociativo. Spesso, chi attraversa questo tipo di stato sperimenta una sorta di “iper-monitoraggio” interno, che genera un circolo vizioso tra sintomi fisici, dubbi cognitivi e paura per la propria salute mentale.
Il mio suggerimento è quello di rivolgersi al suo specialista di riferimento, possibilmente uno psichiatra che conosca bene la sua storia, per valutare insieme la possibilità di ricalibrare il dosaggio o la modalità di assunzione del farmaco. Allo stesso tempo, potrebbe essere utile affiancare a questo una psicoterapia di supporto, che le permetta di comprendere meglio i meccanismi che stanno alimentando questi vissuti, aiutandola a recuperare stabilità emotiva e chiarezza.
Se dovesse avere bisogno di ulteriori informazioni o di intraprendere un percorso mi trova a disposizione,
Dott. Luca Vocino
Ciao, grazie per aver condiviso la tua esperienza in modo così dettagliato. Comprendo quanto possa essere difficile affrontare questi sintomi, e voglio fornirti alcune informazioni che potrebbero aiutarti a capire meglio la situazione.
I sintomi che descrivi — sensazione di distacco dalla realtà, confusione, alterazioni del sonno e della memoria, e riduzione del gusto — possono essere associati a diverse condizioni. Una possibilità è che siano effetti collaterali del Daparox (paroxetina), un farmaco SSRI utilizzato per trattare la depressione e l'ansia. Secondo il foglietto illustrativo del Daparox, effetti indesiderati come confusione, depersonalizzazione e disturbi del sonno sono stati segnalati in alcuni pazienti .
Inoltre, l'assunzione irregolare del farmaco, come hai descritto, potrebbe aver contribuito a questi sintomi. Interruzioni o variazioni nel dosaggio degli antidepressivi possono causare sintomi da sospensione, tra cui capogiri, disturbi sensoriali, ansia, disturbi del sonno e confusione .
La sensazione di essere "dentro una bolla" o di percepire l'ambiente come irreale potrebbe essere indicativa di un disturbo da depersonalizzazione o derealizzazione. Questi disturbi sono caratterizzati da una persistente o ricorrente sensazione di distacco dal proprio corpo o dall'ambiente circostante. Possono essere scatenati da stress intenso, ansia o effetti collaterali di farmaci.
Cosa puoi fare
1. Consulta il tuo medico o psichiatra: È fondamentale discutere di questi sintomi con un professionista sanitario. Potrebbe essere necessario rivedere il dosaggio del Daparox o considerare alternative terapeutiche.
2. Non interrompere bruscamente il farmaco: Se stai pensando di sospendere il Daparox, fallo solo sotto supervisione medica. L'interruzione improvvisa può peggiorare i sintomi.
3. Monitora i sintomi: Tieni un diario dei sintomi, annotando quando si verificano, la loro intensità e qualsiasi fattore scatenante. Questo può aiutare il medico a comprendere meglio la situazione.
4. Supporto psicologico: Considera la possibilità di parlare con uno psicologo o un terapeuta. Il supporto psicologico può essere utile per affrontare i sintomi di depersonalizzazione e derealizzazione.
I sintomi che descrivi — sensazione di distacco dalla realtà, confusione, alterazioni del sonno e della memoria, e riduzione del gusto — possono essere associati a diverse condizioni. Una possibilità è che siano effetti collaterali del Daparox (paroxetina), un farmaco SSRI utilizzato per trattare la depressione e l'ansia. Secondo il foglietto illustrativo del Daparox, effetti indesiderati come confusione, depersonalizzazione e disturbi del sonno sono stati segnalati in alcuni pazienti .
Inoltre, l'assunzione irregolare del farmaco, come hai descritto, potrebbe aver contribuito a questi sintomi. Interruzioni o variazioni nel dosaggio degli antidepressivi possono causare sintomi da sospensione, tra cui capogiri, disturbi sensoriali, ansia, disturbi del sonno e confusione .
La sensazione di essere "dentro una bolla" o di percepire l'ambiente come irreale potrebbe essere indicativa di un disturbo da depersonalizzazione o derealizzazione. Questi disturbi sono caratterizzati da una persistente o ricorrente sensazione di distacco dal proprio corpo o dall'ambiente circostante. Possono essere scatenati da stress intenso, ansia o effetti collaterali di farmaci.
Cosa puoi fare
1. Consulta il tuo medico o psichiatra: È fondamentale discutere di questi sintomi con un professionista sanitario. Potrebbe essere necessario rivedere il dosaggio del Daparox o considerare alternative terapeutiche.
2. Non interrompere bruscamente il farmaco: Se stai pensando di sospendere il Daparox, fallo solo sotto supervisione medica. L'interruzione improvvisa può peggiorare i sintomi.
3. Monitora i sintomi: Tieni un diario dei sintomi, annotando quando si verificano, la loro intensità e qualsiasi fattore scatenante. Questo può aiutare il medico a comprendere meglio la situazione.
4. Supporto psicologico: Considera la possibilità di parlare con uno psicologo o un terapeuta. Il supporto psicologico può essere utile per affrontare i sintomi di depersonalizzazione e derealizzazione.
Caro scrittore buongiorno. Per prima cosa mi sento di dirle di rivolgersi al Medico che le ha prescritto la terapia farmacologica. Da quello che scrive, mi rendo conto del disagio quotidiano che prova nei diversi momenti della giornata. Sarebbe pertanto necessario ricostruire la sua storia di vita e conoscere quelli che sono i suoi atteggiamenti di base, conoscere quelle che sono o sono state le relazioni significative ed il modo in cui le vive o le ha vissute. Altresì importante capire come vive le emozioni e che rapporto ha con esse, come gestisce l'ansia, la rabbia, la frustrazione, così come anche la gioia e la tristezza. Quanto si sente soddisfatto del lavoro che svolge, quelle che sono le sue aspettative di vita e quanto di ciò che è e di ciò che ha venga da lei considerato.
Ovviamente tutto questo influisce sulla qualità del sonno, che, capisco, quanto poi a sua volta, si ripercuota sulla qualità dello stato di veglia.
Le auguro una buona giornata.
Claudia
Ovviamente tutto questo influisce sulla qualità del sonno, che, capisco, quanto poi a sua volta, si ripercuota sulla qualità dello stato di veglia.
Le auguro una buona giornata.
Claudia
Buongiorno,
Le consiglio in primis di confrontarsi con il medico che le prescrive la terapia.
Dott. Marco Cenci
Le consiglio in primis di confrontarsi con il medico che le prescrive la terapia.
Dott. Marco Cenci
Grazie per la tua condivisione così sincera. Le parole che scegli — confusione, distacco dalla realtà, dubbio sulla memoria, alterazione del gusto, disturbi del sonno — sono segnali che meritano attenzione, ma soprattutto ascolto profondo.
Quello che descrivi non è raro nel linguaggio della psicopatologia: si avvicina a quello che in psicologia si chiama derealizzazione o depersonalizzazione, spesso legata a stati di ansia cronica, stress post-traumatico, o sovraccarico emotivo non elaborato.
Non sembri descrivere una psicosi vera e propria, ma piuttosto un vissuto alterato della realtà che può essere spaventoso quanto un disturbo più grave, soprattutto se non compreso o accolto. È importante sapere che anche il cervello ansioso può far percepire il mondo come irreale, e la mente come “divisa” da sé stessa.
In questo senso, ti invito a riflettere su queste domande:
Cosa sto evitando di sentire davvero?
Cosa nella mia vita è diventato troppo “automatico”?
Cosa succederebbe se mi permettessi di fermarmi, davvero, e ascoltarmi?
I sintomi sono spesso messaggeri mascherati. Parlano un linguaggio che la mente razionale fatica a decifrare da sola. Ed è proprio qui che uno spazio terapeutico protetto può diventare terreno fertile per ricominciare a vedere con chiarezza.
Potresti iniziare una psicoterapia centrata sulla consapevolezza, o valutare con un professionista un percorso integrato con un approccio psicodinamico o cognitivo. La farmacologia da sola — pur utile — difficilmente può affrontare ciò che è profondamente emotivo, esistenziale, relazionale.
In definitiva, no, non stai “impazzendo”: stai vivendo un momento in cui la mente chiede aiuto. Ma serve qualcuno che sappia leggere quel linguaggio invisibile con te.
Resto a disposizione se vuoi approfondire. Nel frattempo, cerca parole come derealizzazione, depersonalizzazione, ansia cronica, disturbi dissociativi leggeri, terapia integrata mente-corpo.
È un buon inizio.
Quello che descrivi non è raro nel linguaggio della psicopatologia: si avvicina a quello che in psicologia si chiama derealizzazione o depersonalizzazione, spesso legata a stati di ansia cronica, stress post-traumatico, o sovraccarico emotivo non elaborato.
Non sembri descrivere una psicosi vera e propria, ma piuttosto un vissuto alterato della realtà che può essere spaventoso quanto un disturbo più grave, soprattutto se non compreso o accolto. È importante sapere che anche il cervello ansioso può far percepire il mondo come irreale, e la mente come “divisa” da sé stessa.
In questo senso, ti invito a riflettere su queste domande:
Cosa sto evitando di sentire davvero?
Cosa nella mia vita è diventato troppo “automatico”?
Cosa succederebbe se mi permettessi di fermarmi, davvero, e ascoltarmi?
I sintomi sono spesso messaggeri mascherati. Parlano un linguaggio che la mente razionale fatica a decifrare da sola. Ed è proprio qui che uno spazio terapeutico protetto può diventare terreno fertile per ricominciare a vedere con chiarezza.
Potresti iniziare una psicoterapia centrata sulla consapevolezza, o valutare con un professionista un percorso integrato con un approccio psicodinamico o cognitivo. La farmacologia da sola — pur utile — difficilmente può affrontare ciò che è profondamente emotivo, esistenziale, relazionale.
In definitiva, no, non stai “impazzendo”: stai vivendo un momento in cui la mente chiede aiuto. Ma serve qualcuno che sappia leggere quel linguaggio invisibile con te.
Resto a disposizione se vuoi approfondire. Nel frattempo, cerca parole come derealizzazione, depersonalizzazione, ansia cronica, disturbi dissociativi leggeri, terapia integrata mente-corpo.
È un buon inizio.
Quello che descrivi sembra essere un vissuto di derealizzazione e confusione cognitiva, spesso legato ad ansia persistente, stress intenso o un’alterazione del ritmo sonno-veglia. Non è detto che si tratti di psicosi, anche perché non riferisci sintomi tipici come allucinazioni o deliri. Tuttavia, il fatto che questi sintomi durino da mesi e che abbiano un impatto significativo sulla tua vita quotidiana (come evitare di guidare) è un segnale importante. Ti consiglierei di parlarne il prima possibile con il tuo psichiatra: la gestione del farmaco, soprattutto dopo tanti anni, potrebbe richiedere un aggiustamento, e un supporto psicologico potrebbe aiutarti a ritrovare stabilità. Non sei solo, e ci sono strumenti per affrontare tutto questo.
Capisco la sua preoccupazione per questi sintomi persistenti. Le sensazioni di distacco e confusione, unite ai dubbi sulla memoria e ai disturbi del sonno, possono essere molto invalidanti. Non si tratta necessariamente di psicosi, ma piuttosto di sintomi che meritano un approfondimento. È fondamentale che si rivolga al suo medico o allo psichiatra che le ha prescritto il Daparox per una valutazione accurata e per capire se la posologia attuale sia ancora adeguata.
Dott.ssa Francesca Gottofredi
Dott.ssa Francesca Gottofredi
Buongiorno, ricordo di aver risposto alla sua domanda già qualche settimana fa, da allora immagino che i sintomi non siano migliorati quindi le suggerisco una valutazione al CPS di riferimento.
Buongiorno,
da come racconta, si percepisce chiaramente quanto questo periodo sia faticoso e disorientante per lei. La sensazione di distacco, la confusione, i dubbi sulla memoria e i cambiamenti nel sonno o nella percezione del gusto possono creare molto allarme, soprattutto quando persistono nel tempo e non si riesce a trovare una spiegazione chiara.
In realtà, questi sintomi, per quanto intensi, sono abbastanza comuni in stati di ansia prolungata, periodi di forte stress o in momenti di fragilità emotiva. Anche alcune oscillazioni nella terapia farmacologica, come nel caso di variazioni nel dosaggio o nella frequenza dell’assunzione del farmaco, possono contribuire a una certa instabilità psico-fisica.
La derealizzazione, quella sensazione che “tutto sembra distante” o “come dentro una bolla”, è una risposta del nostro sistema nervoso a situazioni in cui ci si sente sopraffatti, e non è di per sé un segno di psicosi. Il fatto che lei si stia interrogando su cosa le stia succedendo, che abbia consapevolezza dei propri sintomi, che mantenga contatto con la realtà anche nei momenti di maggiore confusione, sono segnali importanti che vanno in una direzione diversa da quella psicotica.
Detto ciò, resta fondamentale non affrontare tutto da solo. Le sensazioni che sta vivendo meritano ascolto, comprensione e uno spazio in cui possano essere accolte con delicatezza. Un percorso psicoterapeutico può aiutarla a esplorare questi vissuti e a trovare un modo per attraversarli con maggiore chiarezza e solidità.
Se ne sente il bisogno, sono a disposizione per un primo colloquio conoscitivo.
Un caro saluto.
da come racconta, si percepisce chiaramente quanto questo periodo sia faticoso e disorientante per lei. La sensazione di distacco, la confusione, i dubbi sulla memoria e i cambiamenti nel sonno o nella percezione del gusto possono creare molto allarme, soprattutto quando persistono nel tempo e non si riesce a trovare una spiegazione chiara.
In realtà, questi sintomi, per quanto intensi, sono abbastanza comuni in stati di ansia prolungata, periodi di forte stress o in momenti di fragilità emotiva. Anche alcune oscillazioni nella terapia farmacologica, come nel caso di variazioni nel dosaggio o nella frequenza dell’assunzione del farmaco, possono contribuire a una certa instabilità psico-fisica.
La derealizzazione, quella sensazione che “tutto sembra distante” o “come dentro una bolla”, è una risposta del nostro sistema nervoso a situazioni in cui ci si sente sopraffatti, e non è di per sé un segno di psicosi. Il fatto che lei si stia interrogando su cosa le stia succedendo, che abbia consapevolezza dei propri sintomi, che mantenga contatto con la realtà anche nei momenti di maggiore confusione, sono segnali importanti che vanno in una direzione diversa da quella psicotica.
Detto ciò, resta fondamentale non affrontare tutto da solo. Le sensazioni che sta vivendo meritano ascolto, comprensione e uno spazio in cui possano essere accolte con delicatezza. Un percorso psicoterapeutico può aiutarla a esplorare questi vissuti e a trovare un modo per attraversarli con maggiore chiarezza e solidità.
Se ne sente il bisogno, sono a disposizione per un primo colloquio conoscitivo.
Un caro saluto.
Buongiorno, il quadro che lei descrive sembra avere un forte impatto sulla sua quotidianità e per questo sarebbe importante ricontattare lo specialista che le ha prescritto la farmacoterapia in questi anni per discutere in presenza quanto le sta succedendo e decidere il da farsi anche in base alla sua storia clinica pregressa.
Innanzitutto grazie per aver condiviso la tua esperienza, so quanto possa essere difficile mettere in parole una sensazione così complessa e destabilizzante. Quello che stai vivendo ha un impatto reale sulla tua quotidianità e merita attenzione, ascolto e cura.
Prima di tutto voglio rassicurarti: i sintomi che descrivi – come la sensazione di irrealtà o distacco (quella che chiami “vedere attraverso una bolla”), le difficoltà di concentrazione, i dubbi sulla memoria, i cambiamenti nel sonno e nel gusto – sono segnali importanti, ma non indicano automaticamente una psicosi. Si tratta di esperienze che, in alcuni casi, possono accompagnare stati di ansia prolungata, stress intenso o alterazioni nella regolazione emotiva e nel ritmo sonno-veglia.
Può succedere, ad esempio, che dopo anni di apparente equilibrio, il corpo e la mente abbiano bisogno di ricalibrare alcuni meccanismi. Anche cambiamenti piccoli ma costanti nell’assunzione del farmaco, come il passaggio da un'assunzione irregolare a una quotidiana, oppure l'orario diverso (sera/mattina), possono influire sull’andamento del tuo stato psicofisico.
Il tuo racconto mostra che sei molto consapevole di te e di quello che ti accade, e questa è una risorsa preziosa. Ti invito a non affrontare tutto da solo/a: confrontati con il tuo medico o psichiatra di riferimento per rivedere insieme il piano terapeutico, e considera la possibilità di affiancare un percorso psicologico che ti aiuti a esplorare questi vissuti in modo più profondo e a trovare nuove strategie di regolazione e cambiamento.
Ricorda: chiedere aiuto è un atto di forza, non di debolezza. Non sei sbagliato/a, stai solo attraversando un momento in cui il tuo sistema – mente, corpo, emozioni – ti sta chiedendo di fermarti, ascoltarti e ri-orientarti.
E questo, credimi, può essere anche l’inizio di un nuovo equilibrio.
Un passo alla volta, con gentilezza.
Prima di tutto voglio rassicurarti: i sintomi che descrivi – come la sensazione di irrealtà o distacco (quella che chiami “vedere attraverso una bolla”), le difficoltà di concentrazione, i dubbi sulla memoria, i cambiamenti nel sonno e nel gusto – sono segnali importanti, ma non indicano automaticamente una psicosi. Si tratta di esperienze che, in alcuni casi, possono accompagnare stati di ansia prolungata, stress intenso o alterazioni nella regolazione emotiva e nel ritmo sonno-veglia.
Può succedere, ad esempio, che dopo anni di apparente equilibrio, il corpo e la mente abbiano bisogno di ricalibrare alcuni meccanismi. Anche cambiamenti piccoli ma costanti nell’assunzione del farmaco, come il passaggio da un'assunzione irregolare a una quotidiana, oppure l'orario diverso (sera/mattina), possono influire sull’andamento del tuo stato psicofisico.
Il tuo racconto mostra che sei molto consapevole di te e di quello che ti accade, e questa è una risorsa preziosa. Ti invito a non affrontare tutto da solo/a: confrontati con il tuo medico o psichiatra di riferimento per rivedere insieme il piano terapeutico, e considera la possibilità di affiancare un percorso psicologico che ti aiuti a esplorare questi vissuti in modo più profondo e a trovare nuove strategie di regolazione e cambiamento.
Ricorda: chiedere aiuto è un atto di forza, non di debolezza. Non sei sbagliato/a, stai solo attraversando un momento in cui il tuo sistema – mente, corpo, emozioni – ti sta chiedendo di fermarti, ascoltarti e ri-orientarti.
E questo, credimi, può essere anche l’inizio di un nuovo equilibrio.
Un passo alla volta, con gentilezza.
Buongiorno, la prima cosa è sentire il proprio psichiatra di riferimento. Il farmaco che assume sembra essere un antidepressivo. Cerchi di non spaventarsi e ascolti il suo medico di riferimento.
Gentile utente,
grazie per aver condiviso con tanta chiarezza ciò che sta vivendo. I sintomi che descrive — senso di confusione, percezione di distacco dalla realtà, alterazioni del sonno, dubbi sulla memoria e variazioni nella percezione del gusto — possono essere molto destabilizzanti e incidere profondamente sul benessere quotidiano.
Va detto che, per quanto questi sintomi possano apparire preoccupanti, non necessariamente indicano l’esordio di una psicosi. Spesso, stati di forte ansia, stress prolungato o alterazioni dell’equilibrio tra farmaci e abitudini possono generare sensazioni di derealizzazione o depersonalizzazione, cioè una sorta di distacco da sé o dal mondo circostante. Inoltre, anche il cambiamento nelle modalità di assunzione del farmaco o la ripresa delle gocce in modo regolare potrebbero aver influito sul suo equilibrio psico-fisico.
Tuttavia, è importante non sottovalutare questi segnali e parlarne quanto prima con lo/a specialista che la segue, affinché possa valutare con attenzione la situazione, monitorare l’andamento dei sintomi, e, se necessario, rivedere il piano terapeutico.
Riconoscere il disagio e chiedere aiuto, come ha fatto lei, è un primo passo fondamentale.
Rimango a disposizione per qualunque chiarimento.
Dott.ssa Veronica Savio
grazie per aver condiviso con tanta chiarezza ciò che sta vivendo. I sintomi che descrive — senso di confusione, percezione di distacco dalla realtà, alterazioni del sonno, dubbi sulla memoria e variazioni nella percezione del gusto — possono essere molto destabilizzanti e incidere profondamente sul benessere quotidiano.
Va detto che, per quanto questi sintomi possano apparire preoccupanti, non necessariamente indicano l’esordio di una psicosi. Spesso, stati di forte ansia, stress prolungato o alterazioni dell’equilibrio tra farmaci e abitudini possono generare sensazioni di derealizzazione o depersonalizzazione, cioè una sorta di distacco da sé o dal mondo circostante. Inoltre, anche il cambiamento nelle modalità di assunzione del farmaco o la ripresa delle gocce in modo regolare potrebbero aver influito sul suo equilibrio psico-fisico.
Tuttavia, è importante non sottovalutare questi segnali e parlarne quanto prima con lo/a specialista che la segue, affinché possa valutare con attenzione la situazione, monitorare l’andamento dei sintomi, e, se necessario, rivedere il piano terapeutico.
Riconoscere il disagio e chiedere aiuto, come ha fatto lei, è un primo passo fondamentale.
Rimango a disposizione per qualunque chiarimento.
Dott.ssa Veronica Savio
Ciao! Ascolta non avere paura
Hai semplicemente necessità di un consulto con uno specialista
Evidentemente vanno modificati i dosaggi dei farmaci che assumi
Mi raccomando non puoi autogestire queste cose
E' molto importante che ci sia qualcuno che ti monitora
Non avere paura . Contatta uno psichiatra nella tua zona . Su questa piattaforma ne trovi. Vedrai che ti saprà aiutare
Forza
Resto a disposizione anche online
Hai semplicemente necessità di un consulto con uno specialista
Evidentemente vanno modificati i dosaggi dei farmaci che assumi
Mi raccomando non puoi autogestire queste cose
E' molto importante che ci sia qualcuno che ti monitora
Non avere paura . Contatta uno psichiatra nella tua zona . Su questa piattaforma ne trovi. Vedrai che ti saprà aiutare
Forza
Resto a disposizione anche online
Buongiorno e grazie per aver condiviso con tanta precisione e sincerità quello che sta vivendo, una condizione che comprendo essere molto difficile e destabilizzante per lei. Da quanto descrive, lei sta attraversando un periodo di disagio caratterizzato da una sensazione costante di distacco dalla realtà, confusione mentale, problemi di memoria e alterazioni del sonno, oltre a un cambiamento nella percezione del gusto. È importante sottolineare che questi sintomi, pur essendo molto fastidiosi, non sono necessariamente indicativi di un inizio di psicosi, soprattutto perché lei riferisce di non aver mai avuto deliri o allucinazioni.
La sensazione di distacco e confusione, così come il dubbio costante sulla realtà dei giorni e degli eventi, può essere legata a fenomeni di derealizzazione o depersonalizzazione, che spesso si manifestano in contesti di forte stress, ansia o anche come effetto collaterale di farmaci. Lei menziona l’uso del Daparox, un antidepressivo che, come molti farmaci del suo genere, può in alcuni casi causare effetti collaterali legati a queste sensazioni di distacco o alterazioni della percezione. Il cambio di orario nella somministrazione del farmaco potrebbe aver influito sul suo equilibrio e sulle sue reazioni corporee.
Il disturbo del sonno che descrive, con risvegli frequenti, può contribuire in modo significativo a peggiorare la sua percezione della realtà, la concentrazione e la memoria. Anche la diminuzione della percezione del gusto può essere correlata a diversi fattori, inclusi ansia, stress o effetti farmacologici.
È fondamentale che condivida tutte queste informazioni con il medico che la segue, possibilmente uno psichiatra, per una valutazione approfondita e per verificare se sia necessario modificare la terapia o adottare ulteriori strategie di supporto. Un controllo medico può anche escludere altre cause fisiche che potrebbero contribuire ai suoi sintomi.
Le consiglio di non allarmarsi prematuramente e di cercare un confronto diretto con il suo specialista, mantenendo una comunicazione aperta e dettagliata. Questi sintomi, pur fastidiosi e spaventosi, possono essere gestiti efficacemente con il giusto supporto.
Se desidera, possiamo anche approfondire insieme alcune strategie utili per gestire l’ansia e migliorare la qualità del sonno nell’attesa di una visita specialistica.
Aurora
La sensazione di distacco e confusione, così come il dubbio costante sulla realtà dei giorni e degli eventi, può essere legata a fenomeni di derealizzazione o depersonalizzazione, che spesso si manifestano in contesti di forte stress, ansia o anche come effetto collaterale di farmaci. Lei menziona l’uso del Daparox, un antidepressivo che, come molti farmaci del suo genere, può in alcuni casi causare effetti collaterali legati a queste sensazioni di distacco o alterazioni della percezione. Il cambio di orario nella somministrazione del farmaco potrebbe aver influito sul suo equilibrio e sulle sue reazioni corporee.
Il disturbo del sonno che descrive, con risvegli frequenti, può contribuire in modo significativo a peggiorare la sua percezione della realtà, la concentrazione e la memoria. Anche la diminuzione della percezione del gusto può essere correlata a diversi fattori, inclusi ansia, stress o effetti farmacologici.
È fondamentale che condivida tutte queste informazioni con il medico che la segue, possibilmente uno psichiatra, per una valutazione approfondita e per verificare se sia necessario modificare la terapia o adottare ulteriori strategie di supporto. Un controllo medico può anche escludere altre cause fisiche che potrebbero contribuire ai suoi sintomi.
Le consiglio di non allarmarsi prematuramente e di cercare un confronto diretto con il suo specialista, mantenendo una comunicazione aperta e dettagliata. Questi sintomi, pur fastidiosi e spaventosi, possono essere gestiti efficacemente con il giusto supporto.
Se desidera, possiamo anche approfondire insieme alcune strategie utili per gestire l’ansia e migliorare la qualità del sonno nell’attesa di una visita specialistica.
Aurora
È importante che tu abbia espresso queste preoccupazioni. Capisco che tu stia vivendo un momento di forte disagio e confusione a causa di una serie di sintomi che sono comparsi di recente o si sono intensificati.
Quello che stai descrivendo è un quadro complesso di sintomi che coinvolge la sfera emotiva, comportamentale e fisica. La sensazione di paura che ti impedisce di guidare, i disturbi del sonno (il risveglio notturno multiplo), i dubbi sulla memoria e la realtà (il "siamo veramente lunedì?"), e la recente alterazione del gusto sono tutti segnali che indicano che il tuo sistema nervoso e psicologico è sotto un notevole stress.
Riguardo alla tua domanda specifica sull'ipotesi di un inizio di psicosi: il termine "psicosi" si riferisce a una condizione caratterizzata primariamente dalla perdita di contatto con la realtà, manifestata tipicamente attraverso allucinazioni (percepire cose che non ci sono) e deliri (convinzioni fisse e false, non condivisibili). Tu stesso affermi di non aver sperimentato né allucinazioni né deliri.
I sintomi che descrivi, in particolare i forti dubbi sulla realtà, sull'identità e sulla memoria (spesso definiti come dubbi ossessivi o fenomeni di dereizzazione/depersonalizzazione quando la realtà circostante o il proprio sé appaiono "strani" o "irreali"), sono molto più spesso associati a stati di ansia estrema, a disturbi d'ansia generalizzata, o a reazioni acute a stress prolungato. L'ansia intensa può portare a una iper-focalizzazione sui propri pensieri e sul proprio corpo, causando i dubbi, i disturbi del sonno e persino alterazioni somatiche come il cambiamento del gusto. È come se il tuo cervello fosse costantemente in allarme.
Tuttavia, come psicologo, non posso e non devo fare una diagnosi a distanza. È fondamentale che tu intraprenda al più presto un percorso di valutazione professionale completa. I prossimi passi cruciali per te sono anzitutto quello di Consultare il tuo Medico di Base per escludere qualsiasi causa fisica (metabolica, neurologica, ecc.) che possa contribuire ai sintomi fisici, come il disturbo del sonno e la riduzione del gusto. Successivamente, è essenziale Consultare uno Specialista in Salute Mentale, come uno Psicologo Clinico o uno Psichiatra, che sono le persone più indicate per inquadrare correttamente la sintomatologia e capire se è riconducibile a un disturbo d'ansia, a una condizione legata allo stress o a un'altra problematica.
Questi sintomi sono una richiesta di aiuto del tuo corpo e della tua mente. Non lasciarli peggiorare nella solitudine dei tuoi dubbi, ma usa l'opportunità per cercare un supporto qualificato che ti aiuterà a ritrovare il tuo benessere e la tua serenità.
Quello che stai descrivendo è un quadro complesso di sintomi che coinvolge la sfera emotiva, comportamentale e fisica. La sensazione di paura che ti impedisce di guidare, i disturbi del sonno (il risveglio notturno multiplo), i dubbi sulla memoria e la realtà (il "siamo veramente lunedì?"), e la recente alterazione del gusto sono tutti segnali che indicano che il tuo sistema nervoso e psicologico è sotto un notevole stress.
Riguardo alla tua domanda specifica sull'ipotesi di un inizio di psicosi: il termine "psicosi" si riferisce a una condizione caratterizzata primariamente dalla perdita di contatto con la realtà, manifestata tipicamente attraverso allucinazioni (percepire cose che non ci sono) e deliri (convinzioni fisse e false, non condivisibili). Tu stesso affermi di non aver sperimentato né allucinazioni né deliri.
I sintomi che descrivi, in particolare i forti dubbi sulla realtà, sull'identità e sulla memoria (spesso definiti come dubbi ossessivi o fenomeni di dereizzazione/depersonalizzazione quando la realtà circostante o il proprio sé appaiono "strani" o "irreali"), sono molto più spesso associati a stati di ansia estrema, a disturbi d'ansia generalizzata, o a reazioni acute a stress prolungato. L'ansia intensa può portare a una iper-focalizzazione sui propri pensieri e sul proprio corpo, causando i dubbi, i disturbi del sonno e persino alterazioni somatiche come il cambiamento del gusto. È come se il tuo cervello fosse costantemente in allarme.
Tuttavia, come psicologo, non posso e non devo fare una diagnosi a distanza. È fondamentale che tu intraprenda al più presto un percorso di valutazione professionale completa. I prossimi passi cruciali per te sono anzitutto quello di Consultare il tuo Medico di Base per escludere qualsiasi causa fisica (metabolica, neurologica, ecc.) che possa contribuire ai sintomi fisici, come il disturbo del sonno e la riduzione del gusto. Successivamente, è essenziale Consultare uno Specialista in Salute Mentale, come uno Psicologo Clinico o uno Psichiatra, che sono le persone più indicate per inquadrare correttamente la sintomatologia e capire se è riconducibile a un disturbo d'ansia, a una condizione legata allo stress o a un'altra problematica.
Questi sintomi sono una richiesta di aiuto del tuo corpo e della tua mente. Non lasciarli peggiorare nella solitudine dei tuoi dubbi, ma usa l'opportunità per cercare un supporto qualificato che ti aiuterà a ritrovare il tuo benessere e la tua serenità.
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