Buongiorno dottori in questo periodo da 5 mesi a questa parte purtroppo non sono più io nel senso ch
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Buongiorno dottori in questo periodo da 5 mesi a questa parte purtroppo non sono più io nel senso che mi sento disconnesso con la realta cioè tutto quello che mi circonda anche se so che e la mia stanza, la mia città ecc, la vedo come se fossi disconesso, oppure in lontananza, solo che oltre questo senso di distacco, mi vengono pensieri che mi causano paura, cioè paura che quando vado a comprare qualcosa di mangiare mi passa per la testa chissa se li dentro c'è qualcosa messo e posso morire quindi mi viene l'ansia a mangiarlo, anche se so che un pensiero, oppure quando sento una macchina arrivare e sbattere lo sportello mi viene in mente chissà se questo c'è la con me e mi vuole fare del male, oppure certe volte mi passa in mente se ho qualcosa in mano tipo un coltello oppure un bastone di fargli del male a qualcuno... tutti questi pensieri mi causano paura e vorrei capire da cosa possono essere causati? pensieri intrusivi oppure veri e propri deliri.... visto che ho anche la paura di psicosi o schizofrenia... dopo un'altra cosa anche se non so se può centrare con quello che sto vivendo oppure si tratta completamente di altro quindi mi dovrei regare dal mio medico per questo... mi succede che da 4, 5 settimane ad oggi che quello che mangio lo sento con meno gusto,per esempio mi mangio una fetta di mortadella che il gusto lo tiene anche abbastanza la sentivo poco e nulla, e questo mi succede con tutto quello che mangio, addirittura certe volte dipende quello che mangio mi lascia anche un amaro in bocca tipo acidità... volevo sapere anche questo da cosa può essere causato e se si può trattare di allucinazioni gustative, anche se ho letto che le allucinazioni gustative senti sapori che non esistono quindi non e il mio caso, perchè io sento prorpio poco quello che mangio... grazie
Ti consiglio di rivolgerti al tuo medico di base per una prima valutazione medica e a uno psichiatra o psicoterapeuta per approfondire l’aspetto psicologico. Non sei solo e chiedere aiuto è il primo passo per cominciare a stare meglio.
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Buongiorno, ho letto con attenzione le sue parole e comprendo bene la fatica e la paura che sta vivendo in questo periodo. Già il fatto che riesca a descrivere in modo così chiaro ciò che prova è un segnale importante: significa che lei ha un buon livello di consapevolezza di sé, nonostante il malessere. Questo è un punto di partenza prezioso. Quello che racconta riguarda diverse esperienze che possono avere una radice comune nell’ansia e nel modo in cui questa si esprime. La sensazione di sentirsi disconnesso dalla realtà, come se tutto fosse lontano o irreale, è un’esperienza che chiamiamo derealizzazione, spesso accompagnata da depersonalizzazione, cioè la sensazione di sentirsi “distaccato” da sé stessi. È una risposta del nostro sistema nervoso che, in condizioni di stress o ansia intensa e prolungata, può manifestarsi come una sorta di protezione per non sentire troppe emozioni tutte insieme. Anche se molto spaventosa, non significa perdere il contatto con la realtà o sviluppare una forma di psicosi, ma è piuttosto una manifestazione di ansia molto alta. I pensieri che descrive, come la paura di mangiare qualcosa di contaminato o di fare del male a qualcuno, sono pensieri intrusivi. Si tratta di contenuti mentali non voluti, che irrompono nella mente e provocano paura o disagio perché vanno contro ciò che lei vuole o sente di essere. Le persone con un funzionamento psicotico non sono spaventate dai propri pensieri in questo modo, anzi spesso non li riconoscono come tali. Lei invece li riconosce chiaramente come pensieri assurdi, li giudica estranei, ne ha paura. Questo è tipico di una mente ansiosa che, per eccesso di controllo e ipervigilanza, cerca di controllare tutto, anche l’impensabile. Sul piano cognitivo-comportamentale, questi pensieri vengono inquadrati come ossessioni: non sono segno di follia, ma di un meccanismo che si alimenta con la paura e con il tentativo di controllare o scacciare ciò che spaventa. Più lei cerca di scacciarli, più tornano a farsi sentire. Per quanto riguarda la perdita di gusto, è comprensibile che la preoccupi. Anche questo però può avere una spiegazione meno allarmante di quanto sembra. Un forte stato di ansia e stress prolungato, unito a pensieri intrusivi e a una continua tensione, possono avere effetti sul corpo, compresi gusto e digestione. Inoltre, se c’è anche un po’ di acidità o reflusso, può contribuire a modificare la percezione del sapore. Non si tratta di allucinazioni gustative, perché come giustamente ha letto lei stesso, queste consistono nel sentire sapori che non ci sono davvero, mentre nel suo caso si tratta di un’alterazione della percezione del gusto reale, che spesso si osserva in periodi di forte tensione o di stanchezza. Resto a disposizione. Dott. Andrea Boggero
Buongiorno, La ringrazio innanzitutto di aver condiviso il suo vissuto. Comprendo bene il disorientamento che prova di fronte a stati d'animo così faticosi. I pensieri intrusivi che descrive sono compatibili con un generale stato di ansia, che merita di essere indagato per poter fare luce sulle cause. Il mio suggerimento è quello di rivolgersi in primis al suo medico; parli con lui sia del disagio psicologico che dei disturbi che sta riscontrando a livello fisico. Sono certa che saprà indirizzarla nel migliore dei modi. A presto
Caro paziente anonimo,
ti ringrazio per aver condiviso con tanta sincerità ciò che stai attraversando. Le difficoltà che descrivi — il senso di disconnessione dalla realtà, i pensieri intrusivi, le paure legate a ciò che percepisci intorno a te, fino alla perdita di gusto — sono vissuti che possono generare molta confusione, paura e sofferenza, soprattutto quando non si riesce a dar loro un significato chiaro.
Quello che stai raccontando merita attenzione e ascolto, non solo per il disagio che ti provoca, ma anche per il peso emotivo che, da quanto scrivi, porti con te da diversi mesi. È importante sottolineare che ciò che stai vivendo non sei “tu che non sei più te stesso”, ma una parte di te che sta esprimendo una sofferenza, e che ha bisogno di essere compresa, accolta e trattata con delicatezza.
Un percorso di sostegno psicologico potrebbe aiutarti a:
dare voce ed esprimere ciò che stai vivendo interiormente,
comprendere meglio il significato di questi pensieri e sintomi,
individuare eventuali fattori di mantenimento e aggravamento che possono amplificare il tuo disagio,
e soprattutto capire come poter ritrovare un equilibrio e un benessere psicofisico più stabile.
A volte, quando certi pensieri o vissuti diventano ricorrenti, rischiano di diventare più pervasivi e influenzare molti aspetti della vita quotidiana. Capirli precocemente, in uno spazio protetto e non giudicante, può fare la differenza nel prevenirne la cronicizzazione e accompagnarti verso un miglioramento.
Se lo desideri, possiamo fissare una consulenza gratuita, senza alcun impegno, online o presso il mio studio, per conoscerci e valutare insieme quanto stai vivendo. Sarà un momento dedicato solo a te, in cui potrai porre tutte le domande, esprimere i tuoi dubbi e condividere le tue paure.
Sono a tua disposizione per aiutarti a fare un primo passo in questa direzione, con rispetto, ascolto e professionalità.
Un caro saluto,
Dott.ssa Chiara Ilardi
ti ringrazio per aver condiviso con tanta sincerità ciò che stai attraversando. Le difficoltà che descrivi — il senso di disconnessione dalla realtà, i pensieri intrusivi, le paure legate a ciò che percepisci intorno a te, fino alla perdita di gusto — sono vissuti che possono generare molta confusione, paura e sofferenza, soprattutto quando non si riesce a dar loro un significato chiaro.
Quello che stai raccontando merita attenzione e ascolto, non solo per il disagio che ti provoca, ma anche per il peso emotivo che, da quanto scrivi, porti con te da diversi mesi. È importante sottolineare che ciò che stai vivendo non sei “tu che non sei più te stesso”, ma una parte di te che sta esprimendo una sofferenza, e che ha bisogno di essere compresa, accolta e trattata con delicatezza.
Un percorso di sostegno psicologico potrebbe aiutarti a:
dare voce ed esprimere ciò che stai vivendo interiormente,
comprendere meglio il significato di questi pensieri e sintomi,
individuare eventuali fattori di mantenimento e aggravamento che possono amplificare il tuo disagio,
e soprattutto capire come poter ritrovare un equilibrio e un benessere psicofisico più stabile.
A volte, quando certi pensieri o vissuti diventano ricorrenti, rischiano di diventare più pervasivi e influenzare molti aspetti della vita quotidiana. Capirli precocemente, in uno spazio protetto e non giudicante, può fare la differenza nel prevenirne la cronicizzazione e accompagnarti verso un miglioramento.
Se lo desideri, possiamo fissare una consulenza gratuita, senza alcun impegno, online o presso il mio studio, per conoscerci e valutare insieme quanto stai vivendo. Sarà un momento dedicato solo a te, in cui potrai porre tutte le domande, esprimere i tuoi dubbi e condividere le tue paure.
Sono a tua disposizione per aiutarti a fare un primo passo in questa direzione, con rispetto, ascolto e professionalità.
Un caro saluto,
Dott.ssa Chiara Ilardi
Buongiorno gentile Utente, quello che descrive è un denso insieme di vissuti che merita la giusta attenzione e delicatezza. Le sensazioni di “disconnessione” dalla realtà, che lei riconosce come propria ma che percepisce in modo alterato o distante, rientrano in ciò che in ambito clinico viene spesso definito derealizzazione, una forma di alterazione della percezione che può insorgere in situazioni di forte stress psicofisico o ansia persistente. Anche i pensieri che riporta, come il timore che il cibo possa essere avvelenato o che una persona possa farle del male, o ancora le immagini intrusive di poter fare del male con un oggetto in mano, sono vissuti che possono essere estremamente angoscianti, ma che, come lei stesso riconosce, le creano paura proprio perché non li sente come suoi, non li desidera, e non li mette in atto.
Questo tipo di pensieri, quando sono riconosciuti come disturbanti e contrari alla volontà della persona, sono spesso associati a quadri di ansia generalizzata o disturbo ossessivo-compulsivo, più che a forme psicotiche vere e proprie. La differenza sostanziale sta proprio nella consapevolezza: lei sa che questi pensieri sono irrazionali o non voluti, e questo è un segnale importante. In condizioni psicotiche invece, come nella schizofrenia, la persona tende a non riconoscere il carattere distorto del pensiero e ad aderirvi come se fosse reale. Il fatto che lei si interroghi, senta disagio e ricerchi chiarimenti è indicativo del fatto che la sua mente sta ancora cercando di comprendere e affrontare ciò che le sta accadendo, non di lasciarsi travolgere da esso.
Per quanto riguarda il cambiamento nel gusto e la sensazione di sapori attenuati o alterati, è vero che le allucinazioni gustative si manifestano tipicamente con la percezione di sapori inesistenti (spesso sgradevoli, come amaro, metallico o marcio). Nel suo caso, invece, si tratta di una ipoestesia gustativa (una riduzione della capacità di percepire i sapori) che può avere varie cause: da aspetti organici (come infezioni, problemi gastrointestinali o reflusso), fino a componenti legate allo stato emotivo. È ben documentato, ad esempio, che l’ansia cronica o una forma depressiva possono alterare il modo in cui si percepiscono i sapori, proprio per la stretta connessione tra cervello, emozioni e sensi.
Ha fatto bene a ipotizzare la possibilità di confrontarsi con uno psichiatra o uno psicologo. Un inquadramento attento (che possa valutare non solo la natura dei pensieri, ma anche il funzionamento generale, l’umore, il tono affettivo e i livelli di ansia) la aiuterebbe a comprendere meglio cosa sta vivendo e come affrontarlo in modo efficace. La cosa importante da ricordare è che ciò che sta attraversando ha un significato e soprattutto può essere affrontato con gli strumenti giusti. Non è “pazzia”, non è un punto di non ritorno: è un momento difficile, ma anche un’occasione per imparare qualcosa di profondo su di sé, con l’aiuto adeguato.
Se dovesse avere bisogno di ulteriori informazioni o di intraprendere un percorso mi trova a disposizione,
Dott. Luca Vocino
Questo tipo di pensieri, quando sono riconosciuti come disturbanti e contrari alla volontà della persona, sono spesso associati a quadri di ansia generalizzata o disturbo ossessivo-compulsivo, più che a forme psicotiche vere e proprie. La differenza sostanziale sta proprio nella consapevolezza: lei sa che questi pensieri sono irrazionali o non voluti, e questo è un segnale importante. In condizioni psicotiche invece, come nella schizofrenia, la persona tende a non riconoscere il carattere distorto del pensiero e ad aderirvi come se fosse reale. Il fatto che lei si interroghi, senta disagio e ricerchi chiarimenti è indicativo del fatto che la sua mente sta ancora cercando di comprendere e affrontare ciò che le sta accadendo, non di lasciarsi travolgere da esso.
Per quanto riguarda il cambiamento nel gusto e la sensazione di sapori attenuati o alterati, è vero che le allucinazioni gustative si manifestano tipicamente con la percezione di sapori inesistenti (spesso sgradevoli, come amaro, metallico o marcio). Nel suo caso, invece, si tratta di una ipoestesia gustativa (una riduzione della capacità di percepire i sapori) che può avere varie cause: da aspetti organici (come infezioni, problemi gastrointestinali o reflusso), fino a componenti legate allo stato emotivo. È ben documentato, ad esempio, che l’ansia cronica o una forma depressiva possono alterare il modo in cui si percepiscono i sapori, proprio per la stretta connessione tra cervello, emozioni e sensi.
Ha fatto bene a ipotizzare la possibilità di confrontarsi con uno psichiatra o uno psicologo. Un inquadramento attento (che possa valutare non solo la natura dei pensieri, ma anche il funzionamento generale, l’umore, il tono affettivo e i livelli di ansia) la aiuterebbe a comprendere meglio cosa sta vivendo e come affrontarlo in modo efficace. La cosa importante da ricordare è che ciò che sta attraversando ha un significato e soprattutto può essere affrontato con gli strumenti giusti. Non è “pazzia”, non è un punto di non ritorno: è un momento difficile, ma anche un’occasione per imparare qualcosa di profondo su di sé, con l’aiuto adeguato.
Se dovesse avere bisogno di ulteriori informazioni o di intraprendere un percorso mi trova a disposizione,
Dott. Luca Vocino
Buongiorno, grazie per aver condiviso con tanta chiarezza quello che stai vivendo.
I sintomi che descrivi – la sensazione di irrealtà o distacco da ciò che ti circonda, i pensieri intrusivi e spaventosi, la paura legata al cibo o alla possibilità di far del male, e la riduzione del gusto – sono esperienze molto complesse e sicuramente fonte di forte disagio. Cerco di spiegarti qualcosa in modo semplice, pur senza sostituirmi a una valutazione clinica diretta.
Sensazione di distacco dalla realtà (derealizzazione, depersonalizzazione)
Il sentirsi “disconnesso” dal mondo o da se stessi può far parte di stati chiamati derealizzazione o depersonalizzazione. Sono fenomeni dissociativi, frequenti in periodi di forte ansia o stress, ma possono anche presentarsi in quadri più complessi come i disturbi d’ansia, il disturbo ossessivo-compulsivo (DOC), o in contesti depressivi.
Pensieri intrusivi e paura di perdere il controllo
I pensieri che ti spaventano, come la paura di ingerire cibi contaminati o di fare del male, possono essere pensieri ossessivi, cioè idee intrusive, ripetitive e indesiderate, tipiche di un disturbo ossessivo-compulsivo. Il fatto che tu riconosca questi pensieri come “strani” o “inappropriati” e ne sia spaventato fa pensare più a ossessioni che non a veri e propri deliri (nei deliri, infatti, la persona tende a credere fermamente a ciò che pensa, senza dubitarne).
Tuttavia, la differenza tra pensieri ossessivi e deliri non sempre è netta senza una valutazione specialistica. La paura di avere una psicosi o schizofrenia è comprensibile, ma non basta la presenza di pensieri strani o ansiosi per fare questa diagnosi.
Alterazioni del gusto
Sentire i sapori in modo attenuato (iposmia/iposgustia) o avere sapori sgradevoli può derivare da molte cause, tra cui:
stress, ansia o depressione (possono ridurre la percezione sensoriale, incluso gusto e olfatto)
effetti collaterali di farmaci
infezioni virali (es. Covid-19 e altre)
problemi digestivi (es. reflusso gastroesofageo)
disturbi neurologici (più raro)
Non sembra trattarsi di allucinazioni gustative vere e proprie, perché quelle implicano la percezione di gusti intensi o strani in assenza di uno stimolo reale. Nel tuo caso, invece, descrivi una riduzione o alterazione del sapore reale dei cibi.
In sintesi:
I pensieri indesiderati e la sensazione di distacco possono rientrare in disturbi d’ansia o ossessivo-compulsivi, ma è importante escludere altre condizioni.
La riduzione del gusto potrebbe essere legata a stress, ansia o a cause mediche.
È importante parlarne con uno specialista (psichiatra o psicologo psicoterapeuta) e anche con il tuo medico di base per valutare eventuali cause organiche dei sintomi.
Sarebbe utile e consigliato per approfondire rivolgersi ad uno specialista.
DOTTORESSA SILVIA PARISI
PSICOLOGA PSICOTERAPEUTA SESSUOLOGA
I sintomi che descrivi – la sensazione di irrealtà o distacco da ciò che ti circonda, i pensieri intrusivi e spaventosi, la paura legata al cibo o alla possibilità di far del male, e la riduzione del gusto – sono esperienze molto complesse e sicuramente fonte di forte disagio. Cerco di spiegarti qualcosa in modo semplice, pur senza sostituirmi a una valutazione clinica diretta.
Sensazione di distacco dalla realtà (derealizzazione, depersonalizzazione)
Il sentirsi “disconnesso” dal mondo o da se stessi può far parte di stati chiamati derealizzazione o depersonalizzazione. Sono fenomeni dissociativi, frequenti in periodi di forte ansia o stress, ma possono anche presentarsi in quadri più complessi come i disturbi d’ansia, il disturbo ossessivo-compulsivo (DOC), o in contesti depressivi.
Pensieri intrusivi e paura di perdere il controllo
I pensieri che ti spaventano, come la paura di ingerire cibi contaminati o di fare del male, possono essere pensieri ossessivi, cioè idee intrusive, ripetitive e indesiderate, tipiche di un disturbo ossessivo-compulsivo. Il fatto che tu riconosca questi pensieri come “strani” o “inappropriati” e ne sia spaventato fa pensare più a ossessioni che non a veri e propri deliri (nei deliri, infatti, la persona tende a credere fermamente a ciò che pensa, senza dubitarne).
Tuttavia, la differenza tra pensieri ossessivi e deliri non sempre è netta senza una valutazione specialistica. La paura di avere una psicosi o schizofrenia è comprensibile, ma non basta la presenza di pensieri strani o ansiosi per fare questa diagnosi.
Alterazioni del gusto
Sentire i sapori in modo attenuato (iposmia/iposgustia) o avere sapori sgradevoli può derivare da molte cause, tra cui:
stress, ansia o depressione (possono ridurre la percezione sensoriale, incluso gusto e olfatto)
effetti collaterali di farmaci
infezioni virali (es. Covid-19 e altre)
problemi digestivi (es. reflusso gastroesofageo)
disturbi neurologici (più raro)
Non sembra trattarsi di allucinazioni gustative vere e proprie, perché quelle implicano la percezione di gusti intensi o strani in assenza di uno stimolo reale. Nel tuo caso, invece, descrivi una riduzione o alterazione del sapore reale dei cibi.
In sintesi:
I pensieri indesiderati e la sensazione di distacco possono rientrare in disturbi d’ansia o ossessivo-compulsivi, ma è importante escludere altre condizioni.
La riduzione del gusto potrebbe essere legata a stress, ansia o a cause mediche.
È importante parlarne con uno specialista (psichiatra o psicologo psicoterapeuta) e anche con il tuo medico di base per valutare eventuali cause organiche dei sintomi.
Sarebbe utile e consigliato per approfondire rivolgersi ad uno specialista.
DOTTORESSA SILVIA PARISI
PSICOLOGA PSICOTERAPEUTA SESSUOLOGA
Buongiorno,
prima di tutto voglio dirle che ha fatto bene a scrivere questo messaggio e a cercare un confronto. Non è facile parlare di queste esperienze, soprattutto quando coinvolgono paura, confusione e pensieri che possono spaventare. Eppure è proprio da qui, da questa disponibilità al dialogo, che può iniziare un percorso di comprensione e cura.
Da quello che descrive, sta vivendo una condizione di profondo disagio che coinvolge sia la percezione della realtà intorno a lei, sia il contenuto dei suoi pensieri. Il senso di distacco che racconta, come se fosse “disconnesso” dalla realtà, come se tutto le apparisse distante o irreale, può essere collegato a un fenomeno chiamato derealizzazione (quando l’ambiente sembra irreale) o depersonalizzazione (quando si ha la sensazione di essere “estranei” a sé stessi). Sono esperienze che, pur essendo molto destabilizzanti, possono presentarsi in diversi momenti della vita, spesso in risposta a stress intenso, ansia cronica, o vissuti traumatici non elaborati.
Anche i pensieri che la turbano, come la paura che il cibo sia contaminato, che qualcuno voglia farle del male o che lei stessa possa fare del male agli altri, sono vissuti che, per quanto angoscianti, non la definiscono come persona. Il fatto che lei riconosca questi pensieri come disturbanti, assurdi, e che li tema è molto importante: indica che conserva un buon contatto con la realtà. In psicologia, pensieri di questo tipo sono spesso chiamati pensieri intrusivi. Per quanto riguarda la sua preoccupazione per la possibilità di una psicosi o schizofrenia: la paura di “impazzire” è comprensibile quando si vivono pensieri fuori dall’ordinario. Ma, proprio perché lei è consapevole di questi pensieri e li considera estranei a sé, ciò rende meno probabile che si tratti di un esordio psicotico vero e proprio. In situazioni di psicosi, spesso manca questo tipo di consapevolezza (chiamata "insight"). Tuttavia, solo una valutazione diretta con uno specialista può aiutare a fare una distinzione più chiara e rassicurante.
Ciò che sta vivendo merita attenzione e accompagnamento, ma non è solo né senza risorse. Le consiglio caldamente di rivolgersi a uno psicologo o a uno psichiatra, in modo da poter esplorare con calma ciò che le sta accadendo e trovare insieme una direzione, un sostegno. Non è un segno di debolezza, ma di cura verso sé stessi.
Le auguro davvero che possa iniziare presto un percorso che le permetta di ritrovare un senso di stabilità, sicurezza e connessione con la realtà e con sé stesso.
Con stima e vicinanza,
Dott. Tommaso Thibault
prima di tutto voglio dirle che ha fatto bene a scrivere questo messaggio e a cercare un confronto. Non è facile parlare di queste esperienze, soprattutto quando coinvolgono paura, confusione e pensieri che possono spaventare. Eppure è proprio da qui, da questa disponibilità al dialogo, che può iniziare un percorso di comprensione e cura.
Da quello che descrive, sta vivendo una condizione di profondo disagio che coinvolge sia la percezione della realtà intorno a lei, sia il contenuto dei suoi pensieri. Il senso di distacco che racconta, come se fosse “disconnesso” dalla realtà, come se tutto le apparisse distante o irreale, può essere collegato a un fenomeno chiamato derealizzazione (quando l’ambiente sembra irreale) o depersonalizzazione (quando si ha la sensazione di essere “estranei” a sé stessi). Sono esperienze che, pur essendo molto destabilizzanti, possono presentarsi in diversi momenti della vita, spesso in risposta a stress intenso, ansia cronica, o vissuti traumatici non elaborati.
Anche i pensieri che la turbano, come la paura che il cibo sia contaminato, che qualcuno voglia farle del male o che lei stessa possa fare del male agli altri, sono vissuti che, per quanto angoscianti, non la definiscono come persona. Il fatto che lei riconosca questi pensieri come disturbanti, assurdi, e che li tema è molto importante: indica che conserva un buon contatto con la realtà. In psicologia, pensieri di questo tipo sono spesso chiamati pensieri intrusivi. Per quanto riguarda la sua preoccupazione per la possibilità di una psicosi o schizofrenia: la paura di “impazzire” è comprensibile quando si vivono pensieri fuori dall’ordinario. Ma, proprio perché lei è consapevole di questi pensieri e li considera estranei a sé, ciò rende meno probabile che si tratti di un esordio psicotico vero e proprio. In situazioni di psicosi, spesso manca questo tipo di consapevolezza (chiamata "insight"). Tuttavia, solo una valutazione diretta con uno specialista può aiutare a fare una distinzione più chiara e rassicurante.
Ciò che sta vivendo merita attenzione e accompagnamento, ma non è solo né senza risorse. Le consiglio caldamente di rivolgersi a uno psicologo o a uno psichiatra, in modo da poter esplorare con calma ciò che le sta accadendo e trovare insieme una direzione, un sostegno. Non è un segno di debolezza, ma di cura verso sé stessi.
Le auguro davvero che possa iniziare presto un percorso che le permetta di ritrovare un senso di stabilità, sicurezza e connessione con la realtà e con sé stesso.
Con stima e vicinanza,
Dott. Tommaso Thibault
Ciao, grazie per aver condiviso quello che stai vivendo. Quello che descrivi non è facile da affrontare, e il fatto che tu abbia trovato la forza di parlarne qui è già un passo molto importante.
La sensazione di distacco dalla realtà, come se tutto fosse lontano o irreale, può essere legata a stati come la depersonalizzazione o derealizzazione, che spesso compaiono in momenti di forte stress, ansia o traumi. Non significa che stai "impazzendo", ma è il modo in cui la mente cerca di proteggersi da qualcosa che fa male.
Anche i pensieri che descrivi — come la paura che qualcuno possa farti del male o che tu possa far male a qualcuno — sembrano essere pensieri intrusivi. Possono spaventare tantissimo, ma non definiscono chi sei. Il fatto che ti facciano paura è già un segnale che non fanno parte della tua volontà: spesso compaiono nei disturbi d’ansia o in contesti ossessivi.
Riguardo al cambiamento del gusto, è possibile che sia collegato a un forte stress psicofisico, ma potrebbe anche dipendere da cause fisiche (come reflusso, problemi gastrointestinali o anche postumi di un’infezione). Sicuramente parlarne con il tuo medico è un buon primo passo, anche solo per escludere eventuali cause organiche.
Non cercare di affrontare tutto da solo. Ti consiglierei davvero di rivolgerti a uno psicologo o psichiatra, che potrà ascoltarti in profondità e aiutarti a dare un nome a quello che stai vivendo. Non significa che tu abbia qualcosa di grave, ma che hai bisogno e diritto di ricevere aiuto.
La mente può farci sentire molto spaesati, ma con il giusto supporto è possibile ritrovare il contatto con sé stessi e con la realtà.
Nel frattempo, cerca di essere gentile con te stesso: quello che stai vivendo non dipende da una tua colpa, né definisce chi sei. Sei molto più dei tuoi pensieri.
Un abbraccio virtuale, e se ti va tienici aggiornati.
La sensazione di distacco dalla realtà, come se tutto fosse lontano o irreale, può essere legata a stati come la depersonalizzazione o derealizzazione, che spesso compaiono in momenti di forte stress, ansia o traumi. Non significa che stai "impazzendo", ma è il modo in cui la mente cerca di proteggersi da qualcosa che fa male.
Anche i pensieri che descrivi — come la paura che qualcuno possa farti del male o che tu possa far male a qualcuno — sembrano essere pensieri intrusivi. Possono spaventare tantissimo, ma non definiscono chi sei. Il fatto che ti facciano paura è già un segnale che non fanno parte della tua volontà: spesso compaiono nei disturbi d’ansia o in contesti ossessivi.
Riguardo al cambiamento del gusto, è possibile che sia collegato a un forte stress psicofisico, ma potrebbe anche dipendere da cause fisiche (come reflusso, problemi gastrointestinali o anche postumi di un’infezione). Sicuramente parlarne con il tuo medico è un buon primo passo, anche solo per escludere eventuali cause organiche.
Non cercare di affrontare tutto da solo. Ti consiglierei davvero di rivolgerti a uno psicologo o psichiatra, che potrà ascoltarti in profondità e aiutarti a dare un nome a quello che stai vivendo. Non significa che tu abbia qualcosa di grave, ma che hai bisogno e diritto di ricevere aiuto.
La mente può farci sentire molto spaesati, ma con il giusto supporto è possibile ritrovare il contatto con sé stessi e con la realtà.
Nel frattempo, cerca di essere gentile con te stesso: quello che stai vivendo non dipende da una tua colpa, né definisce chi sei. Sei molto più dei tuoi pensieri.
Un abbraccio virtuale, e se ti va tienici aggiornati.
Salve, mi spiace molto per la situazione che descrive poichè comprendo il disagio che può sperimentare e quanto sia impattante sulla sua vita quotidiana. Ritengo fondamentale che lei possa richiedere un consulto psicologico al fine di esplorare la situazione con ulteriori dettagli, elaborare pensieri e vissuti emotivi connessi e trovare strategie utili per fronteggiare i momenti particolarmente problematici onde evitare che la situazione possa irrigidirsi ulteriormente.
Credo che un consulto con un terapeuta cognitivo comportamentale possa aiutarla ad identificare quei pensieri rigidi, disfunzionali e maladattivi che le impediscono il benessere desiderato mantenendo la sofferenza in atto e possa soprattutto aiutarla a parlare con se stesso utilizzando parole più costruttive.
Credo che anche un approccio EMDR possa esserle utile al fine di rielaborare il materiale traumatico connesso ad eventi del passato che possono aver contribuito alla genesi della sofferenza attuale.
Resto a disposizione, anche online.
Cordialmente, dott FDL
Credo che un consulto con un terapeuta cognitivo comportamentale possa aiutarla ad identificare quei pensieri rigidi, disfunzionali e maladattivi che le impediscono il benessere desiderato mantenendo la sofferenza in atto e possa soprattutto aiutarla a parlare con se stesso utilizzando parole più costruttive.
Credo che anche un approccio EMDR possa esserle utile al fine di rielaborare il materiale traumatico connesso ad eventi del passato che possono aver contribuito alla genesi della sofferenza attuale.
Resto a disposizione, anche online.
Cordialmente, dott FDL
Buongiorno, comprendo l'angoscia che sta vivendo in questo momento causata da tutti questi pensieri e queste percezioni che non riconosce come appartenenti a lei. Purtroppo non è solo la lista dei sintomi a dar la possibilità di fare una diagnosi ma dovrebbe rivolgersi a un terapeuta o uno psichiatra che approfondendo questi sintomi può dare una risposta a tutte le sue domande, che son giuste e legittime.
Buongiorno, la ringrazio per aver condiviso in modo chiaro e dettagliato quello che sta attraversando. Capisco che dev’essere molto difficile convivere con tutte queste sensazioni e pensieri. In momenti particolarmente stressanti o delicati, possono sperimentare vissuti simili.
Quella che descrive - sentirti “disconnesso” - somiglia a un fenomeno noto come derealizzazione. È una risposta del sistema nervoso a uno stato di forte stress o ansia prolungata, ed è spesso accompagnata da depersonalizzazione, cioè la sensazione di essere distaccati da se stessi, come se fosse un osservatore esterno del suo corpo o dei tuoi pensieri. Queste esperienze possono sembrare molto spaventose, ma non sono necessariamente segni di una psicosi o schizofrenia. Anzi, il fatto che lei riesca a riconoscere che qualcosa “non va” e che questi pensieri la spaventino è un indicatore importante di preservata consapevolezza, cosa che tipicamente non accade nei veri deliri psicotici.
Quello che comunque le consiglio è di rivolgersi a una figura che possa accompagnarla in modo empatico nell’esplorazione di questi vissuti. Potrebbe anche essere importante una valutazione psichiatrica, ma non per “etichettarla”, bensì per comprendere meglio la natura dei pensieri e delle percezioni che la stanno disturbando, e valutare se sia utile un supporto farmacologico temporaneo per riportare un po’ di equilibrio.
Quella che descrive - sentirti “disconnesso” - somiglia a un fenomeno noto come derealizzazione. È una risposta del sistema nervoso a uno stato di forte stress o ansia prolungata, ed è spesso accompagnata da depersonalizzazione, cioè la sensazione di essere distaccati da se stessi, come se fosse un osservatore esterno del suo corpo o dei tuoi pensieri. Queste esperienze possono sembrare molto spaventose, ma non sono necessariamente segni di una psicosi o schizofrenia. Anzi, il fatto che lei riesca a riconoscere che qualcosa “non va” e che questi pensieri la spaventino è un indicatore importante di preservata consapevolezza, cosa che tipicamente non accade nei veri deliri psicotici.
Quello che comunque le consiglio è di rivolgersi a una figura che possa accompagnarla in modo empatico nell’esplorazione di questi vissuti. Potrebbe anche essere importante una valutazione psichiatrica, ma non per “etichettarla”, bensì per comprendere meglio la natura dei pensieri e delle percezioni che la stanno disturbando, e valutare se sia utile un supporto farmacologico temporaneo per riportare un po’ di equilibrio.
Comprendo quanto possa essere sconvolgente accorgersi che ciò che prima dava piacere e familiarità — come il gusto dei cibi — ora appare sbiadito, distante, quasi irriconoscibile. Lei descrive con chiarezza un'esperienza che non è solo sensoriale, ma anche profondamente vissuta: non sentire più il sapore di ciò che mangia, o percepirlo in modo alterato, è qualcosa che può toccare nel profondo e generare spaesamento, preoccupazione, persino una certa forma di estraneità rispetto a sé e al proprio corpo.
Dal punto di vista fenomenologico-dinamico, questo tipo di vissuto non va ridotto a un semplice "sintomo" da etichettare, ma accolto come espressione di qualcosa che sta cercando di emergere nel suo modo di essere-nel-mondo. L’attenuazione del gusto può essere il segnale di una trasformazione più ampia nella sua esperienza di sé, del corpo, e del contatto con la realtà. A volte, il nostro corpo “parla” attraverso questi mutamenti sottili, mostrando come certe dimensioni psichiche, emotive o esistenziali possano incidere anche sulla percezione sensoriale.
Lei ha già compiuto un passo importante: quello di interrogarsi con lucidità e rispetto su ciò che sta vivendo, senza banalizzare. È un segno di grande consapevolezza. Tuttavia, portare avanti questa riflessione da soli può essere faticoso e confuso. Per questo, le consiglierei di cercare un confronto concreto con un professionista — idealmente qualcuno che unisca una preparazione clinica a una sensibilità per l’esperienza soggettiva, come può fare uno psicoterapeuta ad orientamento fenomenologico-dinamico o uno psichiatra attento all’ascolto profondo della persona.
Accogliere ciò che sta accadendo, senza giudizio, e affidarlo a un contesto di cura può essere l’inizio di un percorso non solo di comprensione, ma anche di riappropriazione del gusto — in senso letterale e simbolico — per ciò che la vita offre.
Resto a disposizione, se desidera approfondire o essere orientato/a verso risorse più specifiche.
Dott.ssa Angelica Dalmasso
Dal punto di vista fenomenologico-dinamico, questo tipo di vissuto non va ridotto a un semplice "sintomo" da etichettare, ma accolto come espressione di qualcosa che sta cercando di emergere nel suo modo di essere-nel-mondo. L’attenuazione del gusto può essere il segnale di una trasformazione più ampia nella sua esperienza di sé, del corpo, e del contatto con la realtà. A volte, il nostro corpo “parla” attraverso questi mutamenti sottili, mostrando come certe dimensioni psichiche, emotive o esistenziali possano incidere anche sulla percezione sensoriale.
Lei ha già compiuto un passo importante: quello di interrogarsi con lucidità e rispetto su ciò che sta vivendo, senza banalizzare. È un segno di grande consapevolezza. Tuttavia, portare avanti questa riflessione da soli può essere faticoso e confuso. Per questo, le consiglierei di cercare un confronto concreto con un professionista — idealmente qualcuno che unisca una preparazione clinica a una sensibilità per l’esperienza soggettiva, come può fare uno psicoterapeuta ad orientamento fenomenologico-dinamico o uno psichiatra attento all’ascolto profondo della persona.
Accogliere ciò che sta accadendo, senza giudizio, e affidarlo a un contesto di cura può essere l’inizio di un percorso non solo di comprensione, ma anche di riappropriazione del gusto — in senso letterale e simbolico — per ciò che la vita offre.
Resto a disposizione, se desidera approfondire o essere orientato/a verso risorse più specifiche.
Dott.ssa Angelica Dalmasso
Buongiorno, Le consiglio due azioni concrete:
Rivolgersi al suo medico di base, per escludere eventuali cause fisiche (gastrointestinali, carenziali, ecc.) legate alla percezione del gusto.
Contattare uno psicologo o uno psichiatra: un colloquio clinico aiuterà a inquadrare meglio i pensieri che la spaventano e la sensazione di distacco, e ad attivare un percorso adatto a ridurre ansia e confusione.
Se desidera parlarne con me in modo riservato, sono disponibile per un incontro conoscitivo.
Dott.ssa Stefania Conti, Psicologa
Rivolgersi al suo medico di base, per escludere eventuali cause fisiche (gastrointestinali, carenziali, ecc.) legate alla percezione del gusto.
Contattare uno psicologo o uno psichiatra: un colloquio clinico aiuterà a inquadrare meglio i pensieri che la spaventano e la sensazione di distacco, e ad attivare un percorso adatto a ridurre ansia e confusione.
Se desidera parlarne con me in modo riservato, sono disponibile per un incontro conoscitivo.
Dott.ssa Stefania Conti, Psicologa
Buongiorno,
la ringrazio per la sua sincerità e per aver condiviso così apertamente ciò che sta vivendo in questo periodo. Quello che descrive – quel senso di distacco dalla realtà, i pensieri intrusivi che le causano paura, la difficoltà a godere dei sapori del cibo – sono esperienze che possono essere molto destabilizzanti e faticose da affrontare da soli.
La prima riflessione che le propongo riguarda proprio quel senso di “disconnessione” da sé e dall’ambiente che la circonda. Questo distacco può rappresentare un meccanismo che la mente mette in atto per proteggersi da emozioni troppo intense o da paure profonde che forse non sono state ancora pienamente esplorate o comprese. Spesso, quando ci sentiamo sopraffatti, la realtà può sembrare meno “reale”, come se fosse vista da lontano o attraverso un filtro che ci allontana dal dolore o dall’ansia.
I pensieri che la turbano, anche quelli inquietanti che riguardano possibili pericoli o azioni violente, possono essere riconducibili a ciò che comunemente chiamiamo “pensieri intrusivi”. Sono fastidiosi, ripetitivi, e spesso privi di fondamento reale, ma assumono un peso enorme proprio perché si impongono alla nostra attenzione contro la nostra volontà. Non è raro, in questi casi, che subentri la paura di perdere il controllo o di essere “pazzi”, e questo alimenta un circolo di ansia e disagio.
Quanto alla perdita del gusto o alla percezione alterata dei sapori, si tratta di un fenomeno che merita certamente attenzione, ma che può essere legato a molteplici cause, alcune di natura fisica, altre più psicosomatiche. Non è detto che si tratti di allucinazioni gustative, ma sicuramente questa alterazione sensoriale può essere un segnale di un disagio più ampio che coinvolge corpo e mente.
La domanda fondamentale che le rivolgo è: come vive questo stato di sofferenza? Che impatto ha sulla sua quotidianità, sulle sue relazioni, sulla sua capacità di essere presente a sé stesso? Queste sono domande importanti perché ci invitano a guardare oltre la semplice descrizione dei sintomi e a interrogarsi sul significato più profondo di quanto sta accadendo.
Il percorso terapeutico può rappresentare uno spazio protetto e non giudicante in cui esplorare queste sensazioni, dare loro un senso, imparare a gestirle con strategie efficaci e ritrovare gradualmente una maggiore connessione con la realtà e con se stesso.
Le suggerisco caldamente di considerare questo passo: incontrare uno specialista che possa aiutarla a orientarsi in questa esperienza e a costruire con lei un percorso di cura e di scoperta personale. Non è mai troppo presto per prendersi cura di sé, soprattutto quando la sofferenza si fa così presente.
Resto a sua disposizione per ogni ulteriore chiarimento e per accompagnarla in questo cammino.
Un cordiale saluto.
la ringrazio per la sua sincerità e per aver condiviso così apertamente ciò che sta vivendo in questo periodo. Quello che descrive – quel senso di distacco dalla realtà, i pensieri intrusivi che le causano paura, la difficoltà a godere dei sapori del cibo – sono esperienze che possono essere molto destabilizzanti e faticose da affrontare da soli.
La prima riflessione che le propongo riguarda proprio quel senso di “disconnessione” da sé e dall’ambiente che la circonda. Questo distacco può rappresentare un meccanismo che la mente mette in atto per proteggersi da emozioni troppo intense o da paure profonde che forse non sono state ancora pienamente esplorate o comprese. Spesso, quando ci sentiamo sopraffatti, la realtà può sembrare meno “reale”, come se fosse vista da lontano o attraverso un filtro che ci allontana dal dolore o dall’ansia.
I pensieri che la turbano, anche quelli inquietanti che riguardano possibili pericoli o azioni violente, possono essere riconducibili a ciò che comunemente chiamiamo “pensieri intrusivi”. Sono fastidiosi, ripetitivi, e spesso privi di fondamento reale, ma assumono un peso enorme proprio perché si impongono alla nostra attenzione contro la nostra volontà. Non è raro, in questi casi, che subentri la paura di perdere il controllo o di essere “pazzi”, e questo alimenta un circolo di ansia e disagio.
Quanto alla perdita del gusto o alla percezione alterata dei sapori, si tratta di un fenomeno che merita certamente attenzione, ma che può essere legato a molteplici cause, alcune di natura fisica, altre più psicosomatiche. Non è detto che si tratti di allucinazioni gustative, ma sicuramente questa alterazione sensoriale può essere un segnale di un disagio più ampio che coinvolge corpo e mente.
La domanda fondamentale che le rivolgo è: come vive questo stato di sofferenza? Che impatto ha sulla sua quotidianità, sulle sue relazioni, sulla sua capacità di essere presente a sé stesso? Queste sono domande importanti perché ci invitano a guardare oltre la semplice descrizione dei sintomi e a interrogarsi sul significato più profondo di quanto sta accadendo.
Il percorso terapeutico può rappresentare uno spazio protetto e non giudicante in cui esplorare queste sensazioni, dare loro un senso, imparare a gestirle con strategie efficaci e ritrovare gradualmente una maggiore connessione con la realtà e con se stesso.
Le suggerisco caldamente di considerare questo passo: incontrare uno specialista che possa aiutarla a orientarsi in questa esperienza e a costruire con lei un percorso di cura e di scoperta personale. Non è mai troppo presto per prendersi cura di sé, soprattutto quando la sofferenza si fa così presente.
Resto a sua disposizione per ogni ulteriore chiarimento e per accompagnarla in questo cammino.
Un cordiale saluto.
Buon pomeriggio, a volte pensieri intrusivi, che generano ansia, provengono da paure interiori e da mancanza di fiducia in sè, dalla necessità di tenere sotto controllo tutto.. Credo possa essere utile iniziare appunto un lavoro su di sè che la aiuti a conoscersi meglio, a capire bene le sue paure e le motivazioni di fondo di queste, a superare le insicurezze e a migliorare la sua autostima.
Buongiorno, grazie per aver condiviso con così tanta apertura quello che sta vivendo.
I sintomi che descrive ossia la sensazione di distacco dalla realtà, i pensieri intrusivi legati alla paura di farsi o fare del male, la preoccupazione rispetto alla percezione dei gusti ; sono esperienze che possono generare molta confusione e ansia.
È importante sapere che avere pensieri intrusivi (ossia pensieri spiacevoli, assurdi o spaventosi che si presentano senza volerli) non significa volerli mettere in atto, né che si stia sviluppando una patologia grave. Sono fenomeni più comuni di quanto si pensi, e spesso legati a periodi di forte stress, ansia o stati dissociativi come quello da lei descritto (“sentirsi disconnessi”).
Tuttavia, per poter comprendere a fondo l’origine di questi vissuti e distinguere tra pensieri ossessivi, sintomi dissociativi o altri fenomeni, è fondamentale rivolgersi a uno specialista, come uno psicologo o uno psichiatra. Solo attraverso un colloquio diretto è possibile inquadrare correttamente ciò che sta accadendo e valutare, se necessario, un percorso terapeutico o medico adeguato.
Anche la riduzione del gusto potrebbe essere legata a fattori psicologici (ad esempio l’ansia può influenzare la percezione sensoriale), ma è importante escludere anche eventuali cause organiche, quindi può essere utile parlarne anche con il proprio medico di base.
Ha fatto bene a chiedere: è il primo passo per prendersi cura di sé. Non è solo in quello che sta vivendo, e con il giusto supporto potrà tornare a sentirsi meglio.
Un saluto.
Dott.ssa Ferraro Silvia – Psicologa
I sintomi che descrive ossia la sensazione di distacco dalla realtà, i pensieri intrusivi legati alla paura di farsi o fare del male, la preoccupazione rispetto alla percezione dei gusti ; sono esperienze che possono generare molta confusione e ansia.
È importante sapere che avere pensieri intrusivi (ossia pensieri spiacevoli, assurdi o spaventosi che si presentano senza volerli) non significa volerli mettere in atto, né che si stia sviluppando una patologia grave. Sono fenomeni più comuni di quanto si pensi, e spesso legati a periodi di forte stress, ansia o stati dissociativi come quello da lei descritto (“sentirsi disconnessi”).
Tuttavia, per poter comprendere a fondo l’origine di questi vissuti e distinguere tra pensieri ossessivi, sintomi dissociativi o altri fenomeni, è fondamentale rivolgersi a uno specialista, come uno psicologo o uno psichiatra. Solo attraverso un colloquio diretto è possibile inquadrare correttamente ciò che sta accadendo e valutare, se necessario, un percorso terapeutico o medico adeguato.
Anche la riduzione del gusto potrebbe essere legata a fattori psicologici (ad esempio l’ansia può influenzare la percezione sensoriale), ma è importante escludere anche eventuali cause organiche, quindi può essere utile parlarne anche con il proprio medico di base.
Ha fatto bene a chiedere: è il primo passo per prendersi cura di sé. Non è solo in quello che sta vivendo, e con il giusto supporto potrà tornare a sentirsi meglio.
Un saluto.
Dott.ssa Ferraro Silvia – Psicologa
Buonasera,
le difficoltà che descrive, in particolare il senso di distacco dalla realtà, le paure legate al cibo, i pensieri ricorrenti e invasivi, la preoccupazione di poter perdere il controllo e i cambiamenti nella percezione del gusto, rappresentano un vissuto molto intenso e fonte di grande sofferenza.
Da ciò che descrive, sembra che stia vivendo un’esperienza complessa, in cui possono esserci sia segnali legati all’ansia (come i pensieri ricorrenti, le paure legate al cibo, o la difficoltà a compiere gesti quotidiani) sia vissuti di distacco dalla realtà, come se tutto intorno sembrasse irreale e ovattato o ci si sentisse “estranei a se stessi”.
Questi stati possono emergere in momenti di forte stress o affaticamento mentale, non è necessariamente un segno di qualcosa di grave ma è importante approfondirli con l’aiuto di un professionista per comprendere meglio da dove nascono e come affrontarli.
Riguardo alla sua preoccupazione per una possibile psicosi o schizofrenia, è comprensibile che possa sentire timore, ma non è possibile fare una diagnosi attraverso uno scritto. La cosa più utile in questo momento sarebbe rivolgersi a uno specialista (psicologo clinico o psichiatra), che possa incontrarla di persona, ascoltarla con attenzione, e aiutarla a dare un significato e un contenimento a quello che sta vivendo.
I cambiamenti nella percezione del gusto e le sensazioni di disgusto o sapore alterato, se non legati a cause organiche (come un’infezione o un effetto collaterale farmacologico), possono a volte essere associati a vissuti depressivi o ansiosi. Anche in questo caso, è importante un inquadramento globale per comprenderne l’origine.
Le consiglio con calore di non restare da solo/a con queste paure: cercare supporto professionale non è solo utile, ma fondamentale per ritrovare un senso di stabilità e benessere.
Resto a disposizione e le mando un caro saluto.
Dott.ssa Beatrice Carrara
le difficoltà che descrive, in particolare il senso di distacco dalla realtà, le paure legate al cibo, i pensieri ricorrenti e invasivi, la preoccupazione di poter perdere il controllo e i cambiamenti nella percezione del gusto, rappresentano un vissuto molto intenso e fonte di grande sofferenza.
Da ciò che descrive, sembra che stia vivendo un’esperienza complessa, in cui possono esserci sia segnali legati all’ansia (come i pensieri ricorrenti, le paure legate al cibo, o la difficoltà a compiere gesti quotidiani) sia vissuti di distacco dalla realtà, come se tutto intorno sembrasse irreale e ovattato o ci si sentisse “estranei a se stessi”.
Questi stati possono emergere in momenti di forte stress o affaticamento mentale, non è necessariamente un segno di qualcosa di grave ma è importante approfondirli con l’aiuto di un professionista per comprendere meglio da dove nascono e come affrontarli.
Riguardo alla sua preoccupazione per una possibile psicosi o schizofrenia, è comprensibile che possa sentire timore, ma non è possibile fare una diagnosi attraverso uno scritto. La cosa più utile in questo momento sarebbe rivolgersi a uno specialista (psicologo clinico o psichiatra), che possa incontrarla di persona, ascoltarla con attenzione, e aiutarla a dare un significato e un contenimento a quello che sta vivendo.
I cambiamenti nella percezione del gusto e le sensazioni di disgusto o sapore alterato, se non legati a cause organiche (come un’infezione o un effetto collaterale farmacologico), possono a volte essere associati a vissuti depressivi o ansiosi. Anche in questo caso, è importante un inquadramento globale per comprenderne l’origine.
Le consiglio con calore di non restare da solo/a con queste paure: cercare supporto professionale non è solo utile, ma fondamentale per ritrovare un senso di stabilità e benessere.
Resto a disposizione e le mando un caro saluto.
Dott.ssa Beatrice Carrara
Ciao, da quello che descrivi sembra che tu stia vivendo due aspetti principali:
Sensazione di distacco dalla realtà (derealizzazione e/o depersonalizzazione), che può insorgere in periodi di forte stress o ansia.
Pensieri intrusivi a contenuto ansioso o aggressivo: il fatto che tu li riconosca come “solo pensieri” e che ti spaventino indica che non li vivi come veri, ma come indesiderati e disturbanti. Questo è più tipico dei disturbi d’ansia/ossessivi, non dei deliri psicotici.
La paura di psicosi o schizofrenia è comprensibile, ma il mantenere la consapevolezza di ciò che è reale è un segnale importante a tuo favore.
Per quanto riguarda il calo del gusto, può essere legato a stress, ansia, problemi fisici (digestivi, infiammatori, post-virali), e non è in sé un’allucinazione gustativa.
Ti consiglio di:
Rivolgerti a uno psichiatra o psicologo clinico per valutare i sintomi ansiosi e trovare strategie di gestione.
Fare un controllo medico per escludere cause organiche del calo del gusto.
Non restare solo con queste preoccupazioni: affrontarle con un professionista può ridurre molto sia i sintomi che la paura di “impazzire”. Saluti.
Sensazione di distacco dalla realtà (derealizzazione e/o depersonalizzazione), che può insorgere in periodi di forte stress o ansia.
Pensieri intrusivi a contenuto ansioso o aggressivo: il fatto che tu li riconosca come “solo pensieri” e che ti spaventino indica che non li vivi come veri, ma come indesiderati e disturbanti. Questo è più tipico dei disturbi d’ansia/ossessivi, non dei deliri psicotici.
La paura di psicosi o schizofrenia è comprensibile, ma il mantenere la consapevolezza di ciò che è reale è un segnale importante a tuo favore.
Per quanto riguarda il calo del gusto, può essere legato a stress, ansia, problemi fisici (digestivi, infiammatori, post-virali), e non è in sé un’allucinazione gustativa.
Ti consiglio di:
Rivolgerti a uno psichiatra o psicologo clinico per valutare i sintomi ansiosi e trovare strategie di gestione.
Fare un controllo medico per escludere cause organiche del calo del gusto.
Non restare solo con queste preoccupazioni: affrontarle con un professionista può ridurre molto sia i sintomi che la paura di “impazzire”. Saluti.
Quello che racconti si inserisce bene in un quadro ansioso-ossessivo, non in un esordio psicotico. Ti spiego perché.
I pensieri che descrivi — “e se nel cibo ci fosse qualcosa di pericoloso?”, “e se quella persona ce l’ha con me?”, “e se con un coltello facessi del male?” — sono tipici pensieri intrusivi. Non sono deliri, perché tu sei consapevole che sono pensieri, ti spaventano e ti domandi continuamente da dove arrivino. Nei deliri manca questo dubbio: la persona è convinta che la sua idea sia vera. Tu invece mantieni coscienza critica, anche se la paura è molto forte.
La sensazione di essere “disconnesso” dalla realtà (derealizzazione) è un effetto frequente dell’ansia cronica e dell’ipercontrollo sui pensieri: non significa schizofrenia, ma è un segnale che la tua mente è sotto grande stress.
Per quanto riguarda la riduzione del gusto, quello che descrivi non ha le caratteristiche di un’allucinazione gustativa. Le allucinazioni gustative infatti fanno percepire sapori che non esistono. Nel tuo caso il problema è che senti i sapori attenuati o alterati: questo può dipendere da diversi fattori fisici (problemi gastrointestinali come reflusso o acidità, infiammazioni del cavo orale, infezioni passate come il Covid, effetti collaterali di farmaci, ecc.) e non è un sintomo tipico di psicosi. Per questo aspetto è opportuno fare una valutazione dal medico di base o da un otorinolaringoiatra, così da chiarire se c’è una causa organica.
In sintesi: i pensieri che ti tormentano sono pensieri intrusivi legati all’ansia, non deliri, e la riduzione del gusto ha cause più probabilmente fisiche, non psichiatriche. Quello che puoi fare ora è parlarne sia con uno psichiatra (per l’ansia, la derealizzazione e i pensieri intrusivi) sia con il medico di base (per i disturbi del gusto). In questo modo affronti entrambe le dimensioni senza restare intrappolato nella paura di “impazzire”.
Dott.ssa De Pretto
I pensieri che descrivi — “e se nel cibo ci fosse qualcosa di pericoloso?”, “e se quella persona ce l’ha con me?”, “e se con un coltello facessi del male?” — sono tipici pensieri intrusivi. Non sono deliri, perché tu sei consapevole che sono pensieri, ti spaventano e ti domandi continuamente da dove arrivino. Nei deliri manca questo dubbio: la persona è convinta che la sua idea sia vera. Tu invece mantieni coscienza critica, anche se la paura è molto forte.
La sensazione di essere “disconnesso” dalla realtà (derealizzazione) è un effetto frequente dell’ansia cronica e dell’ipercontrollo sui pensieri: non significa schizofrenia, ma è un segnale che la tua mente è sotto grande stress.
Per quanto riguarda la riduzione del gusto, quello che descrivi non ha le caratteristiche di un’allucinazione gustativa. Le allucinazioni gustative infatti fanno percepire sapori che non esistono. Nel tuo caso il problema è che senti i sapori attenuati o alterati: questo può dipendere da diversi fattori fisici (problemi gastrointestinali come reflusso o acidità, infiammazioni del cavo orale, infezioni passate come il Covid, effetti collaterali di farmaci, ecc.) e non è un sintomo tipico di psicosi. Per questo aspetto è opportuno fare una valutazione dal medico di base o da un otorinolaringoiatra, così da chiarire se c’è una causa organica.
In sintesi: i pensieri che ti tormentano sono pensieri intrusivi legati all’ansia, non deliri, e la riduzione del gusto ha cause più probabilmente fisiche, non psichiatriche. Quello che puoi fare ora è parlarne sia con uno psichiatra (per l’ansia, la derealizzazione e i pensieri intrusivi) sia con il medico di base (per i disturbi del gusto). In questo modo affronti entrambe le dimensioni senza restare intrappolato nella paura di “impazzire”.
Dott.ssa De Pretto
Buongiorno, ciò che riporta è comprensibilmente fonte di paura e spaesamento. Le sue parole denotano comunque un grande grado di consapevolezza. Sicuramente un percorso potrebbe aiutare nella comprensione sia dell'origine di tale sintomatologia che nell'aiuto della sua gestione. Rimango a disposizione per qualsiasi necessità
Buongiorno,
quello che descrive sono sintomi che possono spaventare molto, ed è comprensibile che lei tema qualcosa di grave come la psicosi. Vorrei però rassicurarla: i pensieri che riferisce – paura che il cibo sia contaminato, timore che qualcuno ce l’abbia con lei, o l’idea improvvisa di poter fare del male a qualcuno – hanno le caratteristiche tipiche dei pensieri intrusivi legati all’ansia. Sono pensieri che arrivano senza volerli, che la spaventano e che non corrispondono al suo reale desiderio o alla sua volontà. Proprio il fatto che lei ne sia spaventato e li riconosca come “estranei” è un segnale che si tratta di ansia e non di delirio psicotico.
La sensazione di distacco dalla realtà che descrive (derealizzazione o depersonalizzazione) è anch’essa molto frequente nei periodi di ansia intensa o di stress prolungato. Non significa che sta “impazzendo”, ma che la sua mente e il suo corpo sono in una condizione di iperattivazione che altera la percezione.
Per quanto riguarda il gusto ridotto o l’amaro in bocca, non si tratta di allucinazioni gustative: queste, come lei ha letto, implicano percepire sapori inesistenti. Nel suo caso potrebbe trattarsi di cause più comuni, ad esempio reflusso gastroesofageo, acidità o anche una ridotta sensibilità legata a stress, ansia o altre condizioni mediche.
Il consiglio è di rivolgersi sia al suo medico di base per gli aspetti fisici (alterazioni del gusto, reflusso, ecc.), sia a uno psicologo o psichiatra per lavorare sui pensieri intrusivi e sull’ansia. Con un adeguato supporto terapeutico questi sintomi possono ridursi notevolmente.
Un caro saluto e auguri di buona giornata.
quello che descrive sono sintomi che possono spaventare molto, ed è comprensibile che lei tema qualcosa di grave come la psicosi. Vorrei però rassicurarla: i pensieri che riferisce – paura che il cibo sia contaminato, timore che qualcuno ce l’abbia con lei, o l’idea improvvisa di poter fare del male a qualcuno – hanno le caratteristiche tipiche dei pensieri intrusivi legati all’ansia. Sono pensieri che arrivano senza volerli, che la spaventano e che non corrispondono al suo reale desiderio o alla sua volontà. Proprio il fatto che lei ne sia spaventato e li riconosca come “estranei” è un segnale che si tratta di ansia e non di delirio psicotico.
La sensazione di distacco dalla realtà che descrive (derealizzazione o depersonalizzazione) è anch’essa molto frequente nei periodi di ansia intensa o di stress prolungato. Non significa che sta “impazzendo”, ma che la sua mente e il suo corpo sono in una condizione di iperattivazione che altera la percezione.
Per quanto riguarda il gusto ridotto o l’amaro in bocca, non si tratta di allucinazioni gustative: queste, come lei ha letto, implicano percepire sapori inesistenti. Nel suo caso potrebbe trattarsi di cause più comuni, ad esempio reflusso gastroesofageo, acidità o anche una ridotta sensibilità legata a stress, ansia o altre condizioni mediche.
Il consiglio è di rivolgersi sia al suo medico di base per gli aspetti fisici (alterazioni del gusto, reflusso, ecc.), sia a uno psicologo o psichiatra per lavorare sui pensieri intrusivi e sull’ansia. Con un adeguato supporto terapeutico questi sintomi possono ridursi notevolmente.
Un caro saluto e auguri di buona giornata.
Buonasera, la sua narrazione si presenta come un vortice di sensazioni che illuminano una tensione tra il percepire e il non percepire, tra il sentire e il non sentire. La sensazione di distacco dalla realtà, come se tutto fosse distante o in lontananza, può indicare un ideale di separazione tra il suo mondo interno e quello esterno, risposta spesso a eventi di fragilità o di perdita di contatto con le proprie emozioni più profonde. I pensieri ambivalenti, che oscillano tra un timore di essere feriti e una sensazione di minaccia concreta, sono come messaggi che l’inconscio cerca di comunicare, spesso celando tra loro sentimenti di insicurezza, di paura di perdere controllo, o di una volontà di proteggere se stessa da un dolore che sembra insostenibile. Le allucinazioni gustative, anche se si manifestano come una riduzione del gusto, possono essere interpretate come una modalità di comunicare un disagio interno, un modo per la mente di segnalare come si senta in rapporto con il proprio corpo e con il mondo. È importante considerare questi sintomi come segnali, non come diagnosi definitive, e come un invito a esplorare le radici di questa tensione attraverso un ascolto profondo, in un ambiente che permetta di riconoscere e accogliere le proprie emozioni senza giudizio.
Se desidera, posso accompagnarla in questo percorso di ascolto, affinché possa recuperare uno spazio di riconoscimento di sé, di integrazione e di possibilità di vivere con maggior calma e consapevolezza.
Non esiti a contattarmi.
Cordialmente, dottoressa Laura Lanocita.
Se desidera, posso accompagnarla in questo percorso di ascolto, affinché possa recuperare uno spazio di riconoscimento di sé, di integrazione e di possibilità di vivere con maggior calma e consapevolezza.
Non esiti a contattarmi.
Cordialmente, dottoressa Laura Lanocita.
salve, consiglio una visita psichiatrica, mi sembra che la situazione sia complessa grazie
Gentile utente,
le sensazioni che descrive – la percezione di distacco dalla realtà, i pensieri improvvisi e spaventanti, la paura che possano avere un significato grave – sono esperienze che molte persone vivono nei periodi di forte ansia o stress. Spesso si tratta di fenomeni legati alla derealizzazione e a pensieri intrusivi: il cervello, sotto pressione, tende a entrare in uno stato di allerta eccessiva, in cui ogni pensiero o sensazione viene percepita come minacciosa, anche se non lo è.
La differenza rispetto ai deliri o alle psicosi sta proprio nella consapevolezza: lei sa che ciò che pensa la spaventa ma non è reale, e questa capacità di riconoscerlo indica che mantiene pieno contatto con la realtà.
Per quanto riguarda la perdita o alterazione del gusto, può avere diverse cause (ansia, tensione fisica, acidità gastrica o stress prolungato) e non corrisponde a un’allucinazione. È comunque utile parlarne anche con il medico di base per escludere fattori fisici.
Un percorso psicologico può aiutarla a gestire meglio l’ansia e a ridurre l’impatto di questi pensieri, finché non diventino più rari e meno spaventosi.
Dott.ssa Sara Petroni
le sensazioni che descrive – la percezione di distacco dalla realtà, i pensieri improvvisi e spaventanti, la paura che possano avere un significato grave – sono esperienze che molte persone vivono nei periodi di forte ansia o stress. Spesso si tratta di fenomeni legati alla derealizzazione e a pensieri intrusivi: il cervello, sotto pressione, tende a entrare in uno stato di allerta eccessiva, in cui ogni pensiero o sensazione viene percepita come minacciosa, anche se non lo è.
La differenza rispetto ai deliri o alle psicosi sta proprio nella consapevolezza: lei sa che ciò che pensa la spaventa ma non è reale, e questa capacità di riconoscerlo indica che mantiene pieno contatto con la realtà.
Per quanto riguarda la perdita o alterazione del gusto, può avere diverse cause (ansia, tensione fisica, acidità gastrica o stress prolungato) e non corrisponde a un’allucinazione. È comunque utile parlarne anche con il medico di base per escludere fattori fisici.
Un percorso psicologico può aiutarla a gestire meglio l’ansia e a ridurre l’impatto di questi pensieri, finché non diventino più rari e meno spaventosi.
Dott.ssa Sara Petroni
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