Buongiorno dottori da qualche mese esattamente da 5 mesi sto vivendo disconnessione dal mondo estern
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Buongiorno dottori da qualche mese esattamente da 5 mesi sto vivendo disconnessione dal mondo esterno e paure in generale, tipo paura che qualcuno possa fare la spia, paura che qualcuno mi possa fare del male, pensieri che io possa fare del male a chi ho vicino ecc, e quasi la maggior parte di voi dottori mi a detto che si tratta di pensieri intrusivi, ma qui arriva il mio dubbio che vorrei togliermi visto che mi macina sempre in testa, ma i pensieri intrusivi che sto avendo io che mi causano paura possono portarmi a deliri veri o propri a lungo andare, oppure dentro una psicosi... anche se in 5 mesi non ho mai avuto allucinazioni... oppure rimangono solo paure quindi pensieri intrusivi... vi ringrazzio se mi rispondete a questo mio dubbio che mi dormenta...
Buongiorno,
innanzitutto grazie per aver condiviso qualcosa di così delicato e personale. Quello che descrivi — la sensazione di disconnessione, le paure che qualcuno possa farti del male o che tu possa farlo a chi ami, il timore che ci sia chi ti osserva o possa "fare la spia" — può rientrare nel quadro dei pensieri intrusivi, soprattutto se vissuti con disagio e paura, senza mai essere messi in atto.
I pensieri intrusivi sono pensieri non voluti, ripetitivi e disturbanti, che spesso riguardano proprio paure irrazionali, violente o inappropriate. La loro caratteristica principale è che non sono desiderati, e la persona che li sperimenta li riconosce come tali, prova ansia, paura o vergogna, e cerca in ogni modo di allontanarli.
La tua domanda è molto importante e sentita: possono questi pensieri trasformarsi in deliri o sfociare in una psicosi?
La risposta generale è che i pensieri intrusivi, se rimangono tali e sono riconosciuti come "estranei" al proprio modo di pensare, non sono di per sé segno di psicosi. Nella psicosi, infatti, la persona perde il contatto con la realtà, sviluppa convinzioni ferme e non criticabili (come i deliri) o percezioni sensoriali alterate (come le allucinazioni), cose che tu stesso dici di non aver mai sperimentato in questi 5 mesi.
Detto questo, quando l’ansia, la paura o la confusione diventano molto intense e persistenti, è fondamentale non restare soli con questi dubbi, perché anche se non si tratta di una psicosi, la sofferenza emotiva merita attenzione, supporto e cura.
Per questo, sarebbe utile e consigliato approfondire la situazione rivolgendosi direttamente ad uno specialista, che possa valutare nel dettaglio il tuo caso e aiutarti a ritrovare serenità e sicurezza.
Dottoressa Silvia Parisi
Psicologa Psicoterapeuta Sessuologa
innanzitutto grazie per aver condiviso qualcosa di così delicato e personale. Quello che descrivi — la sensazione di disconnessione, le paure che qualcuno possa farti del male o che tu possa farlo a chi ami, il timore che ci sia chi ti osserva o possa "fare la spia" — può rientrare nel quadro dei pensieri intrusivi, soprattutto se vissuti con disagio e paura, senza mai essere messi in atto.
I pensieri intrusivi sono pensieri non voluti, ripetitivi e disturbanti, che spesso riguardano proprio paure irrazionali, violente o inappropriate. La loro caratteristica principale è che non sono desiderati, e la persona che li sperimenta li riconosce come tali, prova ansia, paura o vergogna, e cerca in ogni modo di allontanarli.
La tua domanda è molto importante e sentita: possono questi pensieri trasformarsi in deliri o sfociare in una psicosi?
La risposta generale è che i pensieri intrusivi, se rimangono tali e sono riconosciuti come "estranei" al proprio modo di pensare, non sono di per sé segno di psicosi. Nella psicosi, infatti, la persona perde il contatto con la realtà, sviluppa convinzioni ferme e non criticabili (come i deliri) o percezioni sensoriali alterate (come le allucinazioni), cose che tu stesso dici di non aver mai sperimentato in questi 5 mesi.
Detto questo, quando l’ansia, la paura o la confusione diventano molto intense e persistenti, è fondamentale non restare soli con questi dubbi, perché anche se non si tratta di una psicosi, la sofferenza emotiva merita attenzione, supporto e cura.
Per questo, sarebbe utile e consigliato approfondire la situazione rivolgendosi direttamente ad uno specialista, che possa valutare nel dettaglio il tuo caso e aiutarti a ritrovare serenità e sicurezza.
Dottoressa Silvia Parisi
Psicologa Psicoterapeuta Sessuologa
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Gentile utente,
la ringrazio per aver condiviso il suo vissuto con tanta apertura. Quello che descrive — la disconnessione dal mondo esterno, le paure, i pensieri disturbanti — può essere molto angosciante, ma è importante sapere che i pensieri intrusivi, per quanto spiacevoli o spaventosi, non coincidono con una psicosi.
Si tratta spesso di manifestazioni legate all’ansia o a stati ossessivi, e il fatto che lei mantenga consapevolezza del loro carattere “estraneo” è un segnale importante: indica che il contatto con la realtà è preservato, e che siamo di fronte a contenuti ansiogeni, non deliranti.
Detto ciò, è comprensibile il suo timore, e proprio per questo un percorso psicoterapeutico può aiutarla a comprendere più a fondo l’origine di questi pensieri, a ridurne l’intensità e a ritrovare un senso di sicurezza.
Un cordiale saluto,
Dottoressa Sonia Zangarini
Psicologa – Counsellor
la ringrazio per aver condiviso il suo vissuto con tanta apertura. Quello che descrive — la disconnessione dal mondo esterno, le paure, i pensieri disturbanti — può essere molto angosciante, ma è importante sapere che i pensieri intrusivi, per quanto spiacevoli o spaventosi, non coincidono con una psicosi.
Si tratta spesso di manifestazioni legate all’ansia o a stati ossessivi, e il fatto che lei mantenga consapevolezza del loro carattere “estraneo” è un segnale importante: indica che il contatto con la realtà è preservato, e che siamo di fronte a contenuti ansiogeni, non deliranti.
Detto ciò, è comprensibile il suo timore, e proprio per questo un percorso psicoterapeutico può aiutarla a comprendere più a fondo l’origine di questi pensieri, a ridurne l’intensità e a ritrovare un senso di sicurezza.
Un cordiale saluto,
Dottoressa Sonia Zangarini
Psicologa – Counsellor
Buongiorno, leggo la sua situazione e il suo quesito. Non c'è una risposta certa alla sua domanda in quanto ogni individuo vive un suo processo personale. Quel che è importante a mio avviso è per lei valutare quanto questi pensieri stiano diventando intrusivi tanto da privare la sua vita di serenità e anzi ritrovarsi sempre più in ansia. Forse dovrebbe intraprendere un percorso psicoterapeutico per aiutarla con l'ansia e iniziare a comprendere cosa si sta smuovendo in lei. Cordiali saluti. Dott.ssa Alessandra Domigno
Buongiorno,
grazie per aver condiviso ciò che sta vivendo: descrive con grande sincerità una sofferenza che può spaventare molto, soprattutto quando si tratta della propria mente e dei propri pensieri.
I pensieri intrusivi che descrive – come la paura di fare del male, di essere spiato o danneggiato – sono purtroppo molto comuni in condizioni di ansia elevata, in particolare nei disturbi ossessivi. Questi pensieri non rappresentano la realtà né sono il segnale che sta “impazzendo” o sviluppando una psicosi: al contrario, il fatto che lei ne abbia paura e li riconosca come strani è un chiaro indice di consapevolezza, e quindi non compatibile con un delirio o una psicosi vera e propria.
Nel tempo, se non affrontati, questi pensieri possono mantenersi o intensificarsi, ma non si trasformano automaticamente in deliri o allucinazioni. La differenza sta proprio nella capacità di distinguere ciò che è reale da ciò che è un pensiero o una paura – e lei, da come scrive, questa capacità ce l’ha ben presente.
Il mio consiglio è di non restare solo con questi dubbi: anche se può far paura chiedere aiuto, un percorso con uno psicoterapeuta esperto in disturbi d’ansia o ossessivi può davvero fare la differenza, aiutandola a ritrovare un senso di sicurezza e di padronanza su ciò che prova.
Resto a disposizione per qualsiasi chiarimento.
Un caro saluto,
Simone Sottocorno – Psicologo Psicoterapeuta
(Risposta a scopo informativo, non sostituisce una consulenza professionale individuale)
grazie per aver condiviso ciò che sta vivendo: descrive con grande sincerità una sofferenza che può spaventare molto, soprattutto quando si tratta della propria mente e dei propri pensieri.
I pensieri intrusivi che descrive – come la paura di fare del male, di essere spiato o danneggiato – sono purtroppo molto comuni in condizioni di ansia elevata, in particolare nei disturbi ossessivi. Questi pensieri non rappresentano la realtà né sono il segnale che sta “impazzendo” o sviluppando una psicosi: al contrario, il fatto che lei ne abbia paura e li riconosca come strani è un chiaro indice di consapevolezza, e quindi non compatibile con un delirio o una psicosi vera e propria.
Nel tempo, se non affrontati, questi pensieri possono mantenersi o intensificarsi, ma non si trasformano automaticamente in deliri o allucinazioni. La differenza sta proprio nella capacità di distinguere ciò che è reale da ciò che è un pensiero o una paura – e lei, da come scrive, questa capacità ce l’ha ben presente.
Il mio consiglio è di non restare solo con questi dubbi: anche se può far paura chiedere aiuto, un percorso con uno psicoterapeuta esperto in disturbi d’ansia o ossessivi può davvero fare la differenza, aiutandola a ritrovare un senso di sicurezza e di padronanza su ciò che prova.
Resto a disposizione per qualsiasi chiarimento.
Un caro saluto,
Simone Sottocorno – Psicologo Psicoterapeuta
(Risposta a scopo informativo, non sostituisce una consulenza professionale individuale)
Buongiorno,
capisco quanto possa essere faticoso convivere con pensieri che spaventano e generano dubbi così intensi. Il fatto che lei riesca a riconoscere questi contenuti come estranei e fonte di disagio è già un elemento molto importante.
I pensieri intrusivi, soprattutto quando accompagnati da paura e senso di colpa, sono spesso collegati a stati d’ansia e non rappresentano necessariamente segnali di una psicosi. Anzi, la consapevolezza e il desiderio di capire cosa le sta accadendo sono segni di contatto con la realtà, non di perdita.
Ogni situazione è unica, ma nella maggior parte dei casi questi pensieri restano legati al funzionamento ansioso e non evolvono in quadri psicotici. Detto ciò, per poter stare meglio ed esplorare a fondo quello che sta vivendo, un percorso psicologico potrebbe aiutarla a sentirsi più al sicuro dentro di sé e a dare un significato a queste esperienze.
Un caro saluto.
capisco quanto possa essere faticoso convivere con pensieri che spaventano e generano dubbi così intensi. Il fatto che lei riesca a riconoscere questi contenuti come estranei e fonte di disagio è già un elemento molto importante.
I pensieri intrusivi, soprattutto quando accompagnati da paura e senso di colpa, sono spesso collegati a stati d’ansia e non rappresentano necessariamente segnali di una psicosi. Anzi, la consapevolezza e il desiderio di capire cosa le sta accadendo sono segni di contatto con la realtà, non di perdita.
Ogni situazione è unica, ma nella maggior parte dei casi questi pensieri restano legati al funzionamento ansioso e non evolvono in quadri psicotici. Detto ciò, per poter stare meglio ed esplorare a fondo quello che sta vivendo, un percorso psicologico potrebbe aiutarla a sentirsi più al sicuro dentro di sé e a dare un significato a queste esperienze.
Un caro saluto.
Caro paziente, sono molto dispiaciuta per la situazione che sta vivendo.
È difficile prevedere l'andamento delle problematiche che porta, anche perchè è necessaria un'attenta valutazione di un professionista per capirne la natura e dunque le possibili evoluzioni... Per questo è importante che lei consideri la possibilità di iniziare un percorso, non solo per capire la gravità della sintomatologia da lei riportata, ma soprattutto per diminuire le sua sofferenza e difficoltà legate ai pensieri intrusivi.
Un caro saluto
È difficile prevedere l'andamento delle problematiche che porta, anche perchè è necessaria un'attenta valutazione di un professionista per capirne la natura e dunque le possibili evoluzioni... Per questo è importante che lei consideri la possibilità di iniziare un percorso, non solo per capire la gravità della sintomatologia da lei riportata, ma soprattutto per diminuire le sua sofferenza e difficoltà legate ai pensieri intrusivi.
Un caro saluto
La ringrazio per aver condiviso con tanta apertura il suo vissuto. I pensieri che descrive, se riconosciuti come disturbanti e fonte di paura, rientrano molto spesso nella categoria dei pensieri intrusivi, tipici di stati d'ansia o di alcune forme ossessive, e non indicano di per sé l’ingresso in una psicosi o in un delirio.
Il fatto che lei mantenga consapevolezza e si interroghi su ciò che prova è un segnale importante di contatto con la realtà. Tuttavia, capisco che queste sensazioni possano essere molto faticose: per questo, un percorso psicologico può aiutarla a comprendere meglio questi meccanismi e a gestirli con maggiore tranquillità. Resto a disposizione qualora desiderasse approfondire.
Il fatto che lei mantenga consapevolezza e si interroghi su ciò che prova è un segnale importante di contatto con la realtà. Tuttavia, capisco che queste sensazioni possano essere molto faticose: per questo, un percorso psicologico può aiutarla a comprendere meglio questi meccanismi e a gestirli con maggiore tranquillità. Resto a disposizione qualora desiderasse approfondire.
Salve, bisognerebbe comprendere l'origine dei pensieri intrusivi, così da poter valutare eventuali conseguenze a lungo termine.
Salve, mi spiace molto per la situazione che descrive poichè comprendo il disagio che può sperimentare e quanto sia impattante sulla sua vita quotidiana. Ritengo fondamentale che lei possa richiedere un consulto psicologico al fine di esplorare la situazione con ulteriori dettagli, elaborare pensieri e vissuti emotivi connessi e trovare strategie utili per fronteggiare i momenti particolarmente problematici onde evitare che la situazione possa irrigidirsi ulteriormente.
Credo che un consulto con un terapeuta cognitivo comportamentale possa aiutarla ad identificare quei pensieri rigidi, disfunzionali e maladattivi che le impediscono il benessere desiderato mantenendo la sofferenza in atto e possa soprattutto aiutarla a parlare con se stesso/a utilizzando parole più costruttive.
Credo che anche un approccio EMDR possa esserle utile al fine di rielaborare il materiale traumatico connesso ad eventi del passato che possono aver contribuito alla genesi della sofferenza attuale.
Resto a disposizione, anche online.
Cordialmente, dott FDL
Credo che un consulto con un terapeuta cognitivo comportamentale possa aiutarla ad identificare quei pensieri rigidi, disfunzionali e maladattivi che le impediscono il benessere desiderato mantenendo la sofferenza in atto e possa soprattutto aiutarla a parlare con se stesso/a utilizzando parole più costruttive.
Credo che anche un approccio EMDR possa esserle utile al fine di rielaborare il materiale traumatico connesso ad eventi del passato che possono aver contribuito alla genesi della sofferenza attuale.
Resto a disposizione, anche online.
Cordialmente, dott FDL
Buongiorno, comprendo molto bene la sua preoccupazione e la ringrazio per la fiducia con cui sta raccontando ciò che sta vivendo. La sensazione di disconnessione che descrive, insieme a queste paure e ai pensieri di poter fare del male o di subirne, può generare una forte ansia proprio perché la porta a dubitare di se stesso, del proprio autocontrollo e addirittura della propria stabilità mentale. Dal punto di vista cognitivo-comportamentale, quello che racconta rientra effettivamente in ciò che chiamiamo pensieri intrusivi: pensieri che si presentano in modo automatico, spesso ripetitivi, contrari ai propri valori e alla propria volontà. Il fatto che questi pensieri la turbino e la spaventino così tanto è un segnale importante: significa che non li desidera affatto, che vanno contro ciò che lei sente giusto. E questo è proprio ciò che li distingue da un delirio o da una psicosi. Nei disturbi psicotici o deliranti, infatti, la persona tende a credere fermamente a idee false o distorte della realtà, senza metterle in discussione. Lei, invece, è costantemente consapevole che questi pensieri sono irrazionali e indesiderati. Si spaventa perché li percepisce come una minaccia, ma in realtà questa paura mostra quanto lei sia presente a se stesso. È proprio questa distanza tra ciò che pensa e ciò che crede davvero che le conferma che si tratta di pensieri intrusivi. Chi soffre di pensieri intrusivi spesso teme di poter perdere il controllo, ma in realtà il rischio che questi si trasformino in comportamenti reali o in deliri è estremamente basso. Anzi, più una persona teme i propri pensieri, meno è probabile che li agisca. La difficoltà sta proprio nell’ansia che nasce dal tentativo di controllarli o di scacciarli. Un lavoro utile, in un percorso cognitivo-comportamentale, è imparare a riconoscere che un pensiero è solo un pensiero, non un’azione e non un pericolo reale. Invece di cercare di sopprimerli o di trovare continue rassicurazioni, si lavora per osservare questi pensieri, lasciarli scorrere senza dar loro potere e imparare a convivere con l’incertezza, senza rimanerne intrappolati. Capisco che tutto questo possa sembrare difficile da fare da soli. Se non lo ha già fatto, valuti la possibilità di intraprendere un percorso terapeutico strutturato: la terapia cognitivo-comportamentale ha strumenti molto concreti ed efficaci per affrontare l’ossessione per i pensieri intrusivi e per ridurre l’ansia che essi provocano. Non si colpevolizzi per ciò che pensa: non è ciò che pensa a definirla, ma ciò che sceglie di fare. Lei sta già facendo tanto mettendo in discussione tutto questo, cercando aiuto e volendo capire. È un segno di forza, non di fragilità. Resto a disposizione. Dott. Andrea Boggero
Buongiorno,
la ringrazio per aver condiviso apertamente il suo vissuto. Comprendo quanto possa essere faticoso convivere con questi pensieri e l'ansia generata in seguito. Dalla sua descrizione sembrano avere le caratteristiche dei pensieri intrusivi, ovvero contenuti mentali non desiderati. Per quanto disturbanti, i pensieri intrusivi non sono sinonimo di psicosi né potranno evolvere automaticamente in un disturbo psicotico. Il fatto che lei li riconosca come “strani”, temuti e indesiderati è già un segno importante di consapevolezza, che solitamente non è presente nei veri deliri o nelle psicosi.
Tuttavia, proprio perché la sofferenza che esprimono è reale e persistente, le consiglio di rivolgersi a uno psicoterapeuta per un supporto più strutturato. Il percorso potrebbe aiutarla a comprendere l’origine di questi pensieri, ridurne l’impatto e gestire meglio l’ansia che ne deriva.
Un caro saluto,
Dott.ssa Greta Bosio
la ringrazio per aver condiviso apertamente il suo vissuto. Comprendo quanto possa essere faticoso convivere con questi pensieri e l'ansia generata in seguito. Dalla sua descrizione sembrano avere le caratteristiche dei pensieri intrusivi, ovvero contenuti mentali non desiderati. Per quanto disturbanti, i pensieri intrusivi non sono sinonimo di psicosi né potranno evolvere automaticamente in un disturbo psicotico. Il fatto che lei li riconosca come “strani”, temuti e indesiderati è già un segno importante di consapevolezza, che solitamente non è presente nei veri deliri o nelle psicosi.
Tuttavia, proprio perché la sofferenza che esprimono è reale e persistente, le consiglio di rivolgersi a uno psicoterapeuta per un supporto più strutturato. Il percorso potrebbe aiutarla a comprendere l’origine di questi pensieri, ridurne l’impatto e gestire meglio l’ansia che ne deriva.
Un caro saluto,
Dott.ssa Greta Bosio
Buongiorno, per poter avere un quadro chiaro del suo stato di salute mentale è necessario effettuare una valutazione psicodiagnostica. Per effettuarla può fare richiesta sia nel pubblico, rivolgendosi come primo passo al medico di base, sia nel privato. Per dubbi e chiarimenti resto a sua disposizione. Un caro saluto.
Buongiorno gentile Utente, capisco quanto questa esperienza la stia affaticando e destabilizzando, soprattutto per la natura persistente e il contenuto dei pensieri che descrive. La paura di perdere il controllo, o che un pensiero possa trasformarsi in un’azione, o addirittura possa condurre verso un quadro psicotico, è una preoccupazione che accomuna molte persone che convivono con pensieri intrusivi e ansia intensa.
È importante chiarire un punto fondamentale: i pensieri intrusivi, anche quando sono spaventosi, disturbanti o “assurdi”, non sono deliri. La differenza centrale è che chi ha un pensiero intrusivo lo riconosce come tale, lo mette in discussione, ne ha paura, ne è turbato. Al contrario, un delirio è una convinzione falsa, rigida e incrollabile, che la persona crede vera anche di fronte a ogni evidenza contraria, e non ne è turbata, bensì convinta.
Lei mi scrive con lucidità, si pone domande, cerca rassicurazioni e spiegazioni. Questo è un chiaro segnale che mantiene il contatto con la realtà, e che quei pensieri, per quanto fastidiosi, sono appunto contenuti mentali disturbanti, non segnali di psicosi.
Le paure che descrive (che qualcuno possa farle del male, o che lei possa farlo agli altri) fanno parte di quadri d’ansia e in alcuni casi anche del disturbo ossessivo-compulsivo (DOC), in cui i contenuti mentali vengono percepiti come estranei, angoscianti, spesso contrari alla propria volontà o ai propri valori morali. Questo causa una forte angoscia ma, paradossalmente, proprio questa angoscia è la prova che quei pensieri non rappresentano un reale rischio né un’intenzione.
Per rispondere al suo dubbio: no, i pensieri intrusivi non si trasformano in deliri, né in sé conducono a psicosi. Anzi, la consapevolezza e il disagio che prova rispetto a questi pensieri sono indicatori del fatto che la sua mente è attiva, attenta e ancora in grado di distinguere tra pensiero e realtà. È il “cosa farne” di quei pensieri a fare la differenza.
Ciò non toglie che la sofferenza che descrive meriti attenzione e supporto adeguato. Un percorso psicoterapeutico, se possibile, potrebbe aiutarla non solo a gestire i sintomi, ma anche a comprendere meglio i meccanismi mentali che li mantengono. In particolare, approcci integrati e basati sull’evidenza (come la CBT o la terapia metacognitiva) offrono strumenti efficaci per affrontare e ridurre l’impatto di questo tipo di pensieri.
Se dovesse avere bisogno di ulteriori informazioni o di intraprendere un percorso mi trova a disposizione,
Dott. Luca Vocino
È importante chiarire un punto fondamentale: i pensieri intrusivi, anche quando sono spaventosi, disturbanti o “assurdi”, non sono deliri. La differenza centrale è che chi ha un pensiero intrusivo lo riconosce come tale, lo mette in discussione, ne ha paura, ne è turbato. Al contrario, un delirio è una convinzione falsa, rigida e incrollabile, che la persona crede vera anche di fronte a ogni evidenza contraria, e non ne è turbata, bensì convinta.
Lei mi scrive con lucidità, si pone domande, cerca rassicurazioni e spiegazioni. Questo è un chiaro segnale che mantiene il contatto con la realtà, e che quei pensieri, per quanto fastidiosi, sono appunto contenuti mentali disturbanti, non segnali di psicosi.
Le paure che descrive (che qualcuno possa farle del male, o che lei possa farlo agli altri) fanno parte di quadri d’ansia e in alcuni casi anche del disturbo ossessivo-compulsivo (DOC), in cui i contenuti mentali vengono percepiti come estranei, angoscianti, spesso contrari alla propria volontà o ai propri valori morali. Questo causa una forte angoscia ma, paradossalmente, proprio questa angoscia è la prova che quei pensieri non rappresentano un reale rischio né un’intenzione.
Per rispondere al suo dubbio: no, i pensieri intrusivi non si trasformano in deliri, né in sé conducono a psicosi. Anzi, la consapevolezza e il disagio che prova rispetto a questi pensieri sono indicatori del fatto che la sua mente è attiva, attenta e ancora in grado di distinguere tra pensiero e realtà. È il “cosa farne” di quei pensieri a fare la differenza.
Ciò non toglie che la sofferenza che descrive meriti attenzione e supporto adeguato. Un percorso psicoterapeutico, se possibile, potrebbe aiutarla non solo a gestire i sintomi, ma anche a comprendere meglio i meccanismi mentali che li mantengono. In particolare, approcci integrati e basati sull’evidenza (come la CBT o la terapia metacognitiva) offrono strumenti efficaci per affrontare e ridurre l’impatto di questo tipo di pensieri.
Se dovesse avere bisogno di ulteriori informazioni o di intraprendere un percorso mi trova a disposizione,
Dott. Luca Vocino
Buongiorno, mi dispiace per quanto vive. Difficile che qualcuno le risponda qui. È consigliabile visita psichiatrica e il medico le saprà dare le risposte che chiede. Le consiglio di curarsi per evitare peggioramenti
Buongiorno, le consiglio un consulto psichiatrico e un percorso di psicoterapia. Cordiali saluti.
Gentile utente, comprendo perfettamente quanto questi pensieri e paure possano diventare logoranti, soprattutto quando si protraggono per mesi e sembrano non dare tregua. Da quanto descrive, le sue preoccupazioni riguardano principalmente la possibilità di fare del male, essere danneggiato, o che qualcuno possa farle del male o spiarla. Questo tipo di contenuti, insieme alla sensazione di essere “disconnesso” dal mondo esterno, sono sintomi comuni nei disturbi d’ansia, e in particolare nei quadri ossessivi. Il punto cruciale è che lei vive questi pensieri con paura e angoscia, li riconosce come disturbanti e non desiderati, e questo è un chiaro segno che si tratta di pensieri intrusivi, non di deliri. Nei disturbi psicotici, al contrario, la persona crede pienamente in ciò che pensa o percepisce, senza più la capacità di metterlo in discussione. Nel suo caso, invece, è proprio il dubbio, la paura di “perdere il controllo” o di impazzire, a confermare che lei non ha perso contatto con la realtà. La paura di impazzire non è impazzire. Inoltre, il fatto che in cinque mesi non siano mai comparse allucinazioni o vere convinzioni deliranti è un ulteriore elemento rassicurante. I pensieri intrusivi, per quanto angoscianti, non portano automaticamente a una psicosi. Si tratta di un meccanismo di tipo ossessivo, che si alimenta di paura e controllo. Le consiglio di intraprendere un percorso psicoterapeutico con uno specialista esperto in disturbi ossessivi e d’ansia, così da affrontare le radici di questo funzionamento e imparare a gestire i pensieri senza esserne sopraffatto. Resto a disposizione e le auguro di ritrovare presto una maggiore serenità.
Dott. Michele Scalese
Psicologo
Dott. Michele Scalese
Psicologo
salve, bisogna che lei contatti uno psicoterapeuta grazie
Gentile utente, grazie per aver condiviso la sua situazione.
Vivere per mesi con pensieri ricorrenti, paure e la sensazione di essere scollegati dal mondo esterno può essere molto faticoso e disorientante. Le domande che si sta ponendo sono comprensibili e sincere, e mostrano quanto sia presente e attento a ciò che le accade internamente.
Quando si convive con questo tipo di pensieri, è naturale temere che possano trasformarsi in qualcosa di più grave. Ma proprio il fatto che lei li osservi, che ne parli e ne sia preoccupato, è un segnale importante: indica che è ancora in contatto con sé stesso, anche se questo contatto oggi è carico di paura. Forse potrebbe essere utile iniziare a esplorare con delicatezza che significato hanno per lei queste paure, da dove arrivano, che storia raccontano di lei. A volte la mente trova modi intensi per esprimere un disagio più profondo che merita ascolto, non giudizio.
Per ogni eventuale approfondimento sono a sua disposizione, anche online, il primo colloquio è gratuito.
Un caro saluto,
Dott. Mauro Terracciano.
Vivere per mesi con pensieri ricorrenti, paure e la sensazione di essere scollegati dal mondo esterno può essere molto faticoso e disorientante. Le domande che si sta ponendo sono comprensibili e sincere, e mostrano quanto sia presente e attento a ciò che le accade internamente.
Quando si convive con questo tipo di pensieri, è naturale temere che possano trasformarsi in qualcosa di più grave. Ma proprio il fatto che lei li osservi, che ne parli e ne sia preoccupato, è un segnale importante: indica che è ancora in contatto con sé stesso, anche se questo contatto oggi è carico di paura. Forse potrebbe essere utile iniziare a esplorare con delicatezza che significato hanno per lei queste paure, da dove arrivano, che storia raccontano di lei. A volte la mente trova modi intensi per esprimere un disagio più profondo che merita ascolto, non giudizio.
Per ogni eventuale approfondimento sono a sua disposizione, anche online, il primo colloquio è gratuito.
Un caro saluto,
Dott. Mauro Terracciano.
Buongiorno, è da valutare i tipi di pensieri che ha, se sono pensieri che le impediscono di vivere regolarmente la sua vita quotidiana e soprattutto capire da cosa sono scaturiti. Inoltre, è importante analizzare il periodo della sua in cui si trova se ci sono cose per lei stressanti che possono alterare il suo stato d'animo e l'intensità dei suoi pensieri. Se pensa che da sol* non riesce a superare ciò, non esiti a contattare qualche professionista del settore. Un saluto
Salve, quello che descrive è un vissuto che porta con sé molta paura e stanchezza. I pensieri intrusivi, soprattutto quando si presentano per mesi, possono far sentire come se ci fosse il rischio di “perdere il controllo” o di sviluppare un disturbo ma, in realtà, pensieri di questo tipo non evolvono automaticamente in deliri o allucinazioni. Il fatto che lei si interroghi, che abbia consapevolezza e cerchi conferme, è già un segnale importante: nelle vere psicosi di solito manca questa capacità critica. Tuttavia, questo non significa che debba affrontare tutto da solo. I pensieri intrusivi, se non trattati, possono diventare molto invalidanti e aumentare la paura di “impazzire”. Un percorso di supporto psicologico può aiutarla a riconoscere e gestire questi pensieri, ridurre l’ansia e ritrovare maggiore tranquillità. Non è semplice distinguere da soli cosa stia accadendo, per questo le suggerisco una valutazione dal vivo per risposte più precise e un aiuto concreto.
Capisco bene la tua paura, perché quando i pensieri intrusivi si ripetono ogni giorno e ti fanno vivere nell’ansia, è naturale domandarsi se possano “trasformarsi” in qualcosa di più grave.
I pensieri che descrivi — paura che qualcuno ti faccia del male, paura di poter far del male tu, paura che qualcuno faccia la spia — sono tipici del funzionamento ossessivo-ansioso: arrivano senza che tu li voglia, ti spaventano, ti fanno dubitare e cerchi rassicurazioni. Questa caratteristica, cioè il dubbio costante, è ciò che li distingue dai deliri. Nel delirio, infatti, la persona è convinta senza ombra di dubbio che quello che pensa sia vero, mentre tu continui a chiederti “e se…?”, cerchi conferme e ti accorgi che sono pensieri che ti fanno paura.
Un’altra cosa importante: i pensieri intrusivi, anche se molto forti e ripetuti, non evolvono in psicosi. Sono due condizioni cliniche diverse. L’ansia e il DOC (disturbo ossessivo-compulsivo) possono essere molto invalidanti e far sentire “fuori controllo”, ma non ti portano a sviluppare allucinazioni o deliri. Quello che vivi resta nell’ambito dei pensieri intrusivi e delle paure, non di una psicosi.
Il fatto che in cinque mesi non ci siano mai state allucinazioni è un’ulteriore conferma che non stai entrando in un disturbo psicotico, ma che sei intrappolato in un circolo ossessivo di paure e controlli.
Quindi la risposta alla tua domanda è: no, i pensieri intrusivi non diventano deliri o psicosi. Restano pensieri ossessivi, paure che si possono trattare con psicoterapia (soprattutto cognitivo-comportamentale) ed eventualmente con un supporto farmacologico, se necessario.
Non sei “sul punto di impazzire”: sei in ansia, e l’ansia amplifica tutto. Affrontare i pensieri per quello che sono — pensieri, non fatti — è il primo passo per ridurre la loro forza.
Dott.ssa De Pretto
I pensieri che descrivi — paura che qualcuno ti faccia del male, paura di poter far del male tu, paura che qualcuno faccia la spia — sono tipici del funzionamento ossessivo-ansioso: arrivano senza che tu li voglia, ti spaventano, ti fanno dubitare e cerchi rassicurazioni. Questa caratteristica, cioè il dubbio costante, è ciò che li distingue dai deliri. Nel delirio, infatti, la persona è convinta senza ombra di dubbio che quello che pensa sia vero, mentre tu continui a chiederti “e se…?”, cerchi conferme e ti accorgi che sono pensieri che ti fanno paura.
Un’altra cosa importante: i pensieri intrusivi, anche se molto forti e ripetuti, non evolvono in psicosi. Sono due condizioni cliniche diverse. L’ansia e il DOC (disturbo ossessivo-compulsivo) possono essere molto invalidanti e far sentire “fuori controllo”, ma non ti portano a sviluppare allucinazioni o deliri. Quello che vivi resta nell’ambito dei pensieri intrusivi e delle paure, non di una psicosi.
Il fatto che in cinque mesi non ci siano mai state allucinazioni è un’ulteriore conferma che non stai entrando in un disturbo psicotico, ma che sei intrappolato in un circolo ossessivo di paure e controlli.
Quindi la risposta alla tua domanda è: no, i pensieri intrusivi non diventano deliri o psicosi. Restano pensieri ossessivi, paure che si possono trattare con psicoterapia (soprattutto cognitivo-comportamentale) ed eventualmente con un supporto farmacologico, se necessario.
Non sei “sul punto di impazzire”: sei in ansia, e l’ansia amplifica tutto. Affrontare i pensieri per quello che sono — pensieri, non fatti — è il primo passo per ridurre la loro forza.
Dott.ssa De Pretto
Grazie per aver condiviso con tanta sincerità quello che stai vivendo. Capisco quanto questi pensieri possano essere spaventosi, soprattutto perché durano da diversi mesi e ti fanno temere di “perdere il contatto con la realtà”. Facendo il punto della situazione, è importante distinguere: i pensieri intrusivi (come quelli che descrivi: paura di fare del male, paura che qualcuno ti faccia del male o ti osservi) sono esperienze comuni in disturbi d’ansia e ossessivo-compulsivi. Di solito si presentano come pensieri non voluti, percepiti come estranei e fonte di paura. Il fatto che tu li riconosca come tali, che ti spaventino e che non li desideri, è già un elemento che li differenzia da un vero e proprio delirio.
La psicosi, invece, si caratterizza da credenze fisse e non criticabili (deliri) o da allucinazioni (sentire o vedere cose che gli altri non percepiscono). Da quello che racconti, in 5 mesi non hai avuto questi sintomi, e questo è un dato rassicurante.
Detto ciò, se i pensieri intrusivi continuano a essere così frequenti e invalidanti, è importante affrontarli, quindi il mio consiglio è quello di proseguire con una valutazione con un collega, il quale può aiutarti a chiarire meglio la diagnosi ed un'eventuale presa in carico per un percorso psicoterapeutico. Insieme (anche ad uno psichiatra) potrete anche valutare un eventuale supporto farmacologico per ridurre l’intensità dell’ansia e favorire il lavoro psicologico.
Un ultimo punto importante: se mai dovessi sentirti in reale pericolo di poter fare del male a te stesso o ad altri, ti invito a rivolgerti subito al 112 o al Pronto Soccorso. Non restare solo con questa paura.
Quindi, per rispondere al tuo dubbio: i pensieri intrusivi non sono di per sé un segnale che stai “andando verso la psicosi”. Restano pensieri che fanno paura, ma non corrispondono a un delirio vero e proprio. Il passo più utile ora è chiedere un supporto professionale, così che tu possa trovare strategie efficaci per ridurre la sofferenza che ti provocano.
Un caro saluto.
La psicosi, invece, si caratterizza da credenze fisse e non criticabili (deliri) o da allucinazioni (sentire o vedere cose che gli altri non percepiscono). Da quello che racconti, in 5 mesi non hai avuto questi sintomi, e questo è un dato rassicurante.
Detto ciò, se i pensieri intrusivi continuano a essere così frequenti e invalidanti, è importante affrontarli, quindi il mio consiglio è quello di proseguire con una valutazione con un collega, il quale può aiutarti a chiarire meglio la diagnosi ed un'eventuale presa in carico per un percorso psicoterapeutico. Insieme (anche ad uno psichiatra) potrete anche valutare un eventuale supporto farmacologico per ridurre l’intensità dell’ansia e favorire il lavoro psicologico.
Un ultimo punto importante: se mai dovessi sentirti in reale pericolo di poter fare del male a te stesso o ad altri, ti invito a rivolgerti subito al 112 o al Pronto Soccorso. Non restare solo con questa paura.
Quindi, per rispondere al tuo dubbio: i pensieri intrusivi non sono di per sé un segnale che stai “andando verso la psicosi”. Restano pensieri che fanno paura, ma non corrispondono a un delirio vero e proprio. Il passo più utile ora è chiedere un supporto professionale, così che tu possa trovare strategie efficaci per ridurre la sofferenza che ti provocano.
Un caro saluto.
Quello che descrive è qualcosa che vediamo spesso nei disturbi d’ansia e nel DOC. I pensieri intrusivi (anche se "assurdi") non significano che lei li voglia mettere in atto né che stia “impazzendo”: sono contenuti mentali che generano paura e disagio proprio perché non fanno parte di ciò che desidera.
Questi pensieri, anche se intensi e frequenti, non evolvono automaticamente in deliri o psicosi. La differenza fondamentale è che nella psicosi la persona crede davvero in quelle idee o percezioni, mentre lei le riconosce come pensieri che la spaventano, e questo è un segno importante di lucidità.
Dopo 5 mesi senza allucinazioni o perdita di contatto con la realtà, è altamente probabile che si tratti davvero di ansia/Pensieri ossessivi, non di psicosi. Tuttavia il malessere che prova è reale e merita supporto: lavorare con uno specialista (es. terapia cognitivo) può aiutarla a gestire le paure, ridurre l’ansia e spezzare il circolo dei pensieri intrusivi.
Questi pensieri, anche se intensi e frequenti, non evolvono automaticamente in deliri o psicosi. La differenza fondamentale è che nella psicosi la persona crede davvero in quelle idee o percezioni, mentre lei le riconosce come pensieri che la spaventano, e questo è un segno importante di lucidità.
Dopo 5 mesi senza allucinazioni o perdita di contatto con la realtà, è altamente probabile che si tratti davvero di ansia/Pensieri ossessivi, non di psicosi. Tuttavia il malessere che prova è reale e merita supporto: lavorare con uno specialista (es. terapia cognitivo) può aiutarla a gestire le paure, ridurre l’ansia e spezzare il circolo dei pensieri intrusivi.
Gentile utente,
con tutta la cautela del caso posso dire che basandoci sulle informazioni sommarie di ciò che racconta non emergono elementi che facciano pensare a una psicosi: il fatto che lei riconosca questi pensieri come “suoi” e che le facciano paura testimonia un contatto con il piano di realtà.
Si potrebbe ipotizzare che questi pensieri rappresentino una parte persecutoria di sé, una voce interna che la spaventa e la mette in allerta. Quando la tensione aumenta, questa parte diventa più forte e convincente. Credo che un percorso di psicoterapia potrebbe aiutarla a comprendere meglio da dove nasce questa paura e come prendersene cura, così da non sentirsi più in balia di questi pensieri.
Rimango a disposizione,
Dott.ssa Giulia Saso
con tutta la cautela del caso posso dire che basandoci sulle informazioni sommarie di ciò che racconta non emergono elementi che facciano pensare a una psicosi: il fatto che lei riconosca questi pensieri come “suoi” e che le facciano paura testimonia un contatto con il piano di realtà.
Si potrebbe ipotizzare che questi pensieri rappresentino una parte persecutoria di sé, una voce interna che la spaventa e la mette in allerta. Quando la tensione aumenta, questa parte diventa più forte e convincente. Credo che un percorso di psicoterapia potrebbe aiutarla a comprendere meglio da dove nasce questa paura e come prendersene cura, così da non sentirsi più in balia di questi pensieri.
Rimango a disposizione,
Dott.ssa Giulia Saso
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