Buongiorno, Da due anni circa sto con un ragazzo che durante un passato un po' turbolento ha abusat

24 risposte
Buongiorno,
Da due anni circa sto con un ragazzo che durante un passato un po' turbolento ha abusato normalmente di alcool. Quando lo ho conosciuto viveva per strada ma è io da subito avevo timore che il suo rapporto con la sostanza potesse diventare un problema ma lui si é messo in riga, ha trovato casa, lavoro, e si é sempre dimostrato un buon compagno. Forse sono stata per lui una motivazione ma in realtà ha saputo prendere in mano da solo la sua vita. Ora mi accorgo che forse sono passata sopra ad alcuni episodi (venirmi a suonare a casa perché aveva bevuto troppo e non poteva tornare, esagerare con gli amici con la alcool o tornare tardi senza avvisarmi perché a fare festa, in una occasione mi sono anche spaventata perché senza motivo ha bevuto tutto il giorno e poi é stato male vomitando un po' di sangue) perché innamorata. Ma nel concreto le situazioni sono sotto controllo, di rado si fa del male o ci sono conseguenze gravi, non é mI aggressivo o nulla di simile. Di questo suo rapporto con l alcol abbiamo parlato più volte perché io ho delle paure a riguardo anche per via di un caro amico alcolista e pensavo forse di stare esagerando perché é un mio trigger, ma ultimamente mi sembra di osservare con più lucidità che il bisogno di bere ogni giorno anche solo una birra e soprattutto il fatto di non rinunciare all alcol quando glielo chiedo sia un problema. Ho provato a affrontare la argomento senza colpevolizzarlo ma cercando di raccontargli la mia esperienza e il fatto che non tutte le dipendenze nascono come uno se le aspetta quando ha a che fare con tossici. Ho provato riflettere con lui sul fatto che lui veda la alcol come un conforto e come un modo per essere più connesso con se stesso e stare meglio quando ha problemi ma questo per me é un cattivo segno. Ultimamente ho messo la accento sul fattore di salute perche lui non é più giovane come una volta, da un anno ha iniziato a avere sempre la pancia gonfia e vorrei si facesse visitare da un medico ma non so come fare. Stasera ha preferito ordinare mezzo litro di vino dopo un mezzo bevuto insieme, anche se ha visto che non ero d'accordo, e ha scelto di bere il vino da solo piuttosto che me.
Come devo comportarmi? Ho paura di esagerare ma mi rendo conto che il suo consumo di alcol o anche solo la mia paura a riguardo hanno iniziato a influenzate costantemente la mia serenitá. Inoltre ho paura che se lo lascio lui potrebbe sprofondare ancora di più e in ogni caso vorrei salvare il nostro rapporto dove -a parte in questo caso - c'è molto supporto dialogo e amore. So che finché non riconosce lui questa cosa come un problema nulla può cambiare. Cosa devo fare?
Grazie
Dott.ssa Silvia Parisi
Psicoterapeuta, Psicologo, Sessuologo
Torino
Buongiorno,
grazie per aver condiviso una parte così intima e delicata della tua vita. Le tue parole mostrano una grande lucidità e una forte consapevolezza emotiva, oltre che un sincero affetto e impegno nei confronti del tuo compagno. È evidente che tu tenga profondamente a lui, ma anche alla tua serenità, e stai cercando di trovare un equilibrio tra queste due dimensioni.

Il tuo compagno ha compiuto passi importanti nella sua vita: ha lasciato la strada, ha trovato lavoro e una stabilità apparente. Tuttavia, come giustamente hai osservato, questo non sempre coincide con la risoluzione di un rapporto disfunzionale con l’alcol. Spesso il consumo quotidiano, anche in piccole quantità, il bisogno di bere per regolare emozioni difficili o per "stare meglio", e l’impossibilità di rinunciare quando viene chiesto, possono essere segnali di una dipendenza o comunque di una relazione problematica con la sostanza.

Il fatto che tu ti senta spesso in allerta, in ansia o turbata da questo aspetto del vostro rapporto è significativo. Le tue emozioni non sono “esagerazioni”: sono segnali preziosi che meritano ascolto. Anche il timore che lui possa "sprofondare" se lo lasci può essere parte di una dinamica in cui ti senti in qualche modo responsabile del suo benessere – una sensazione comune in relazioni dove esistono problematiche legate a dipendenze.

Hai già provato a parlargli con empatia, cercando di non colpevolizzarlo e mettendo a fuoco i tuoi bisogni e preoccupazioni. Questo è un approccio molto maturo e rispettoso, ma come hai già intuito, se lui non riconosce il problema, è difficile che possa esserci un cambiamento reale.

Ti trovi in un momento in cui è fondamentale proteggere anche la tua salute mentale ed emotiva. Vivere costantemente nella paura o nella tensione può logorare il legame, ma soprattutto può farti male.

Per questo motivo, sarebbe utile e consigliato per approfondire la situazione e trovare un orientamento concreto rivolgersi a uno specialista, che possa aiutarti a comprendere meglio la relazione, i limiti del tuo ruolo e come gestire al meglio le tue emozioni, senza sacrificarti.

Dottoressa Silvia Parisi
Psicologa Psicoterapeuta Sessuologa

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Dott. Francesco Damiano Logiudice
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Roma
Salve, mi spiace molto per la situazione che descrive poichè capisco quanto questa situazione possa impattare sulla sua vita quotidiana. Ritengo fondamentale innanzitutto che lei faccia chiarezza circa ciò che sente e ciò che prova verso questa persona, ritagliandosi uno spazio d'ascolto per elaborare pensieri e vissuti emotivi legati alla situazione descritta pertanto la invito a richiedere un consulto psicologico al fine di esplorare la situazione con ulteriori dettagli e trovare strategie utili per fronteggiare i momenti particolarmente problematici onde evitare che la situazione possa irrigidirsi ulteriormente.
Credo che un consulto con un terapeuta cognitivo comportamentale possa aiutarla ad identificare quei pensieri rigidi, disfunzionali e maladattivi che le impediscono il benessere desiderato mantenendo la sofferenza in atto e possa soprattutto aiutarla a parlare con se stessa utilizzando parole più costruttive.
Credo che anche un approccio EMDR possa esserle utile al fine di rielaborare il materiale traumatico connesso ad eventi del passato che possono aver contribuito alla genesi della sofferenza attuale.
Resto a disposizione, anche online.
Cordialmente, dott FDL
Dott.ssa Chiara Perugini
Psicologo, Psicologo clinico
Roma
Ciao.Grazie per la fiducia e la profondità con cui condividi la tua esperienza. Mi sento di dirti che La tua preoccupazione è comprensibile e basata su segnali concreti. Il consumo quotidiano di alcol, l’uso come regolatore emotivo e la difficoltà a rinunciarvi indicano un rapporto potenzialmente problematico con la sostanza. È importante comunicare in modo chiaro, diretto e non giudicante, facendo emergere il disagio e il bisogno di proteggere il proprio benessere all’interno della relazione. Il cambiamento, però, può avvenire solo se c'è un certo livello di consapevolezza della criticità della situazione e si sceglie di affrontarla. Allo stesso tempo è anche importante che tu non ti senta responsabile per eventuali difficoltà o ricadute che lui potrebbe vivere. Il tuo compito è prenderti cura di te e dei tuoi bisogni, senza sacrificare la tua serenità nel tentativo di “salvarlo”. Chiediti quale ruolo stai ricoprendo all' interno di questa relazione. Resto a disposizione se vuoi approfondire.
Dott.ssa Jessica Furlan
Psicologo, Psicologo clinico
Fiumicino aeroporto
Buongiorno, come già ha ben evidenziato lei, non può costringere o convincere il suo compagno ad andare da uno psicologo per affrontare il suo rapporto con l'alcool se non lo vede lui stesso come un consumo eccessivo.
Lei può cercare di lavorare su di sè e capire quali obiettivi si sta ponendo nel suo percorso di vita, così da focalizzare le sue risorse ed energie al meglio, per essere soddisfatta di sè e di quello che realizza.
Se lei riuscirà a vedere se stessa come individuo che funziona ed esiste sulle sue gambe in modo autonomo potrà essere di aiuto indiretto al suo compagno, perchè sarà l' esempio da seguire.
Riponga fiducia nel suo compagno che la ama e lo lasci scegliere per sè, abche se vede che le sue scelte la fanno soffrire, vedrà che se lui vuole salvare il suo rapporto con lei, ritornerà sulla retta via senza chiedere all'alcool di portarlo in un' altra realtà in cui si fa del male da solo, altrimenti sta scegliendo di percorrere una strada diversa dalla sua e lei deve rispettare la sua scelta.
Non può salvare o scegliere per l'altro cosa sia giusto fare, perchè se si prende le responsabilità della vita dell'altro non sta facendo la fidanzata ma sta facendo la madre.
Se le vostre strade sono legate continueranno ad esserlo Grazie all'impegno e il costante lavoro su di sè per essere persone migliori ogni giorno che donano all'altro amore e rispetto.
Spero di esserle stata di aiuto.
Saluti
Dott.ssa Elisa Bacchetta
Psicoterapeuta, Psicologo, Sessuologo
Ornavasso
Gentile scrivente,

grazie per la tua lettera, così autentica, sentita e piena di domande profonde. Racconti una situazione complessa, nella quale amore, senso di responsabilità, preoccupazione e fatica si intrecciano continuamente. È evidente che tieni molto a questa relazione e che hai investito tanto nel percorso condiviso con lui. Bisogna però fare un'affermazione: non sei responsabile della guarigione o delle scelte del tuo compagno. Per quanto tu possa essere stata una presenza positiva, il cambiamento più profondo — quello che riguarda il suo rapporto con l’alcol — può arrivare solo da una sua presa di coscienza autentica. E questa, come giustamente hai detto, ancora non c’è.
Nel tuo racconto emergono segnali importanti. Anche se non ci sono episodi gravi o aggressivi, il bisogno quotidiano di alcol, l'uso come regolatore emotivo (“per stare meglio”, “per connettersi”), la scarsa disponibilità a confrontarsi su questo tema, sono campanelli d’allarme che non vanno sottovalutati.
Spesso, in presenza di una dipendenza “funzionale” (cioè in apparenza sotto controllo: lavoro stabile, relazioni affettive, nessuna violenza), si rischia di minimizzare. Ma questo rende ancora più difficile, per chi vive accanto a una persona che beve, capire dove finisce l’amore e dove inizia la rinuncia al proprio benessere. È del tutto legittimo sentirti turbata se la tua serenità viene minata da un comportamento che, pur non essendo estremo, è costante e non rispettoso del vostro equilibrio.
Cosa puoi fare concretamente:
Proteggi i tuoi confini. È importante che tu riconosca e faccia rispettare ciò che per te è inaccettabile. Non come punizione verso di lui, ma come cura verso di te. Dire “non voglio condividere una serata con te se scegli di bere oltre un certo limite” è un modo per preservarti, non per colpevolizzarlo.

Sii chiara, ma non salvatrice. Puoi esprimere con fermezza che il suo rapporto con l’alcol per te rappresenta un problema, e che ha delle conseguenze reali sul vostro legame. Ma è importante che tu non ti prenda sulle spalle il peso della sua eventuale ricaduta o sofferenza se tu decidessi di prenderti una pausa. Questo pensiero è comune nei partner di persone dipendenti: “se lo lascio, crollerà”.

Sostegno per te. Ti invito caldamente a cercare un aiuto professionale personale, anche se lui non è pronto. E' molto importante sapere che si possono intraprendere anche percorsi di terapia focalizzati sui partner o caregiver di persone con dipendenza. Non sei sola, e condividere questa fatica in uno spazio protetto ti aiuterà a fare chiarezza e a ritrovare centratura.

Non aspettare che la situazione “diventi grave”. Se qualcosa ti toglie serenità oggi, ha già un impatto. Non servono crisi eclatanti per giustificare una presa di posizione.

Spero che tu possa al più presto trovare serenità.
Buona giornata

Dott.ssa Elisa Bacchetta
Psicologa-psicoterapeuta
Sessuologa clinica-Terapeuta EMDR
Specializzata in disturbi da dipendenza patologica
Salve,
comprendere quando un comportamento legato a una sostanza – come l’alcol – diventa un problema non è sempre facile, soprattutto quando ci sono sentimenti profondi in gioco. Da ciò che scrive, emerge una forte consapevolezza: lei ha osservato, ha riflettuto, ha dialogato con il suo compagno, ha cercato di comprendere e di far comprendere.
Ed è vero ciò che lei stessa afferma: il cambiamento reale può avvenire solo se è lui, in prima persona, a riconoscere che c’è un problema. Le dipendenze non si superano “per amore di qualcun altro”, anche se l’amore può essere una leva. Serve motivazione interna, responsabilità personale, consapevolezza del rischio.
Tuttavia, anche chi sta accanto a una persona con una possibile dipendenza ha bisogno di ascoltarsi profondamente. Lei racconta con lucidità quanto questo tema – anche alla luce di esperienze precedenti – stia minando la sua serenità. È importante sapere che:
• Le sue emozioni sono valide, e non è “esagerata” nel viverle.
• Le ricadute di una dipendenza non colpiscono mai solo chi ne soffre, ma anche chi vive accanto, logorando nel tempo il benessere e l’equilibrio relazionale.
• Il senso di responsabilità nei confronti del partner è comprensibile, ma non deve portare ad annullare se stessi. Come lei stessa dice: “ho paura che se lo lascio lui potrebbe sprofondare ancora di più”. È umano pensarlo. Ma anche importante ricordare che non possiamo salvare nessuno al posto loro, e non è nostro compito farlo.
Quando non possiamo cambiare l’altro, possiamo solo cambiare il nostro modo di stare nella situazione: questo può significare porre dei limiti, ridefinire i confini della relazione, o anche – se necessario – prenderne le distanze per tutelarsi. Con tutto il dolore che può comportare, ma anche con tutto il rispetto che si deve a sé stessi.
Un percorso psicologico personale può esserle di grande aiuto in questo momento, per non sentirsi sola e per fare scelte più chiare e sostenibili nel tempo.
Un caro saluto,
Dott.ssa Elena Frosini.
Dott.ssa Martina De Angelis
Psicologo, Psicologo clinico
Monterotondo
Cara Utente, posso immaginare la sensazione di impotenza, tristezza e frustrazione che vive in questa situazione. Amare qualcuno che soffre di dipendenza purtroppo logora dentro in quanto ci fa vivere nella costante illusione di poter cambiare e aiutare l'altro e nella sua storia mi sembra di intuire che la sua presenza ha costituito per l'altro una base per provare ad avviare un cambiamento, questo ha fatto sì però che lei prendesse su di se carichi emotivi che non le spettano andando ad intaccare il suo benessere e la sua serenità. Purtroppo, come lei ha ben detto, il cambiamento per essere reale deve partire da una spinta interiore e non esterna. Spesso, in casi di dipendenza, l'unico modo per rialzarsi è toccare il fondo, perché, solo dal bisogno interiore di guarire il dolore su cui si struttura la dipendenza, si può generare un vero cambiamento.
Resto a disposizione, un caro saluto.
dott.ssa Martina De Angelis.
Dott. Luca Vocino
Psicologo clinico, Psicologo
Trezzano Rosa
Buongiorno gentile Utente, la sua lettera trasmette in modo molto chiaro quanto amore, dedizione e responsabilità ha investito nella relazione con il suo compagno. È evidente che lei sia una persona lucida, riflessiva, capace di porsi domande autentiche, nonostante l’intensità emotiva del momento e la delicatezza del tema. La sua analisi è profonda e rispettosa, e si coglie chiaramente il desiderio sincero di prendersi cura di questa relazione senza negare ciò che sta cominciando a turbare il suo equilibrio personale.

Quello che descrive in merito al rapporto del suo compagno con l’alcol è, in effetti, preoccupante, anche se non si presenta con i tratti più eclatanti o drammatici delle dipendenze conclamate. Proprio per questo è ancora più importante prestare attenzione. Lei ha individuato alcuni segnali chiave: il bisogno quotidiano di alcol, l’uso dell’alcol come regolatore emotivo, la difficoltà a rinunciarvi anche quando è evidente che per lei rappresenti una fonte di disagio. Tutto ciò non riguarda soltanto episodi isolati, ma una struttura di comportamento che potrebbe facilmente intensificarsi nel tempo, e che già ora impatta sulla sua serenità.

Ha fatto molto bene a tentare un dialogo aperto, empatico, senza colpevolizzazioni. Tuttavia, come lei stessa ha compreso, finché il suo compagno non riconoscerà in modo autonomo la natura problematica del proprio comportamento, ogni tentativo rischia di infrangersi contro una forma di negazione o minimizzazione. Questo non significa che lei debba restare in silenzio o “sopportare”. Al contrario, è fondamentale che lei possa esprimere chiaramente i suoi limiti e bisogni, non come forma di ricatto, ma come manifestazione della sua responsabilità verso se stessa.

Il senso di colpa che può emergere al pensiero di “lasciarlo solo” o di “abbandonarlo” se decidesse di prendere le distanze è comprensibile, ma rischia di alimentare una dinamica in cui lei si fa carico anche di ciò che non le compete. Il cambiamento, anche nelle situazioni più gravi, può avvenire solo se c’è motivazione intrinseca. Non è salvandolo che può salvare la relazione, bensì rimanendo fedele a ciò che sente e a ciò che per lei è intollerabile nel tempo. La sua serenità non è un dettaglio secondario: è la base su cui può costruirsi qualsiasi relazione sana.

Può essere utile proporre al suo compagno una consultazione con un professionista, anche semplicemente per esplorare il suo rapporto con l’alcol senza necessariamente “diagnosticare” nulla. Ma questa proposta dovrebbe essere avanzata senza aspettative salvifiche, e soprattutto senza che diventi un punto di scambio: "se non lo fai, ti lascio". Piuttosto, può essere formulata come una scelta che lui può fare per sé, se tiene alla propria salute e al rapporto che lo lega a lei. Parallelamente, potrebbe essere importante anche per lei stessa intraprendere un percorso di supporto psicologico individuale, per aiutarla a distinguere tra le sue paure legate al passato, la realtà attuale e i suoi reali bisogni nella relazione.

Non sta esagerando: quando qualcosa mina la sua serenità in modo continuo, merita attenzione. E anche se il resto della relazione può essere positivo, non significa che questo nodo vada trascurato. I rapporti sani non sono privi di problemi, ma sanno affrontarli senza negare ciò che fa male.

Se dovesse avere bisogno di ulteriori informazioni o di intraprendere un percorso mi trova a disposizione,
Dott. Luca Vocino
Dott. Tommaso Thibault
Psicologo, Psicologo clinico
Parma
Buongiorno,
la ringrazio per la fiducia con cui ha condiviso qualcosa di così delicato. Dalle sue parole emerge con chiarezza quanto tenga a questa relazione, quanto impegno abbia messo nel camminare accanto al suo compagno e quanta consapevolezza stia coltivando nel farlo. Non è semplice riconoscere le proprie paure, i propri limiti e al tempo stesso i bisogni dell’altro: lei lo sta facendo con una cura profonda e con un’attenzione non comune.
È evidente che il suo compagno abbia compiuto passi importanti nella propria vita: ha lasciato un contesto molto faticoso, ha costruito una nuova quotidianità, si è legato a una relazione affettiva stabile. Tutto questo ha probabilmente richiesto una grande forza e, anche se è vero che ognuno è responsabile del proprio cambiamento, non si può non riconoscere che la sua presenza abbia avuto un ruolo positivo.
Allo stesso tempo, è comprensibile e legittimo che ora lei si senta in difficoltà. Quando si ama qualcuno che ha o ha avuto un legame problematico con una sostanza, può accadere di minimizzare segnali che poi, col tempo, cominciano a pesare. La sua non è un’esagerazione, né tantomeno un “problema suo” soltanto: quando l’alcol diventa un elemento costante, anche se apparentemente sotto controllo, e condiziona la serenità della coppia, è giusto fermarsi a riflettere.
Ciò che lei descrive — il bisogno quotidiano di bere, la difficoltà a rinunciare anche di fronte alla sua richiesta, il bere da solo, gli episodi passati in cui ha perso il controllo — sono segnali che meritano attenzione. Non per giudicare o etichettare, ma per interrogarsi su quanto spazio sta prendendo l’alcol nella vita di entrambi e che ruolo ha in questa relazione.
Lei ha fatto già molto: ha parlato con lui senza accusarlo, ha portato la propria esperienza, ha provato a riflettere insieme. E ha ragione: finché lui non riconosce l’esistenza di un problema, non sarà possibile cambiare davvero. Ma c’è anche un altro aspetto: ha tutto il diritto di riconoscere che questo tema sta diventando per lei una fonte costante di ansia, di allerta, forse anche di tristezza. Questo merita ascolto e rispetto.
È importante che lei possa prendersi uno spazio per sé, anche solo per chiarirsi dentro su cosa desidera, cosa è disposta a tollerare e cosa invece la fa stare male. Un supporto psicologico, anche breve, potrebbe esserle utile proprio per orientarsi in questa zona grigia dove l’amore, la paura, la speranza e il timore di perdere l’altro si mescolano.
Infine, la paura che lui possa “sprofondare” se la relazione finisse è comprensibile, ma è importante ricordare che non è responsabilità sua impedirgli di cadere: ognuno ha il proprio cammino. Lei può essere una compagna presente, affettuosa, anche una voce che richiama alla realtà, ma non può essere il suo “salvagente” a tempo indeterminato. Anche la sua serenità conta.
Se vuole, possiamo approfondire insieme alcuni passaggi o trovare delle risorse per affrontare meglio questa situazione.
È già un segnale importante che lei abbia deciso di parlarne.

Un caro saluto.

Dott. Tommaso Thibault
Dott. Andrea Boggero
Psicologo, Psicologo clinico
Genova
Buongiorno, la ringrazio per aver condiviso con tanta sincerità e profondità il suo vissuto. Quello che sta vivendo è emotivamente molto complesso, e si percepisce in ogni parola la cura che ha verso questa relazione, la dedizione con cui ha cercato di comprenderla a fondo e la fatica nel provare a sostenerla senza perdere il contatto con i suoi bisogni e i suoi timori. Quando una persona che amiamo ha un rapporto difficile con una sostanza, come in questo caso l’alcol, spesso ci si ritrova in un equilibrio instabile tra il voler essere di supporto e il sentire che si sta, lentamente, rinunciando a sé stessi. Lei ha descritto con molta lucidità questo processo: ha riconosciuto in lui dei cambiamenti positivi, una volontà iniziale di rimettersi in piedi e costruire una vita più stabile, e non ha mai smesso di vederne il valore umano. Allo stesso tempo, si è accorta che, probabilmente, alcuni segnali che all’inizio ha minimizzato per amore o per speranza, stanno oggi prendendo forma con maggiore chiarezza e stanno influenzando la sua serenità in modo significativo. È importante chiarire che non sta esagerando. Il fatto che il suo compagno non abbia comportamenti violenti o che gli episodi più gravi siano sporadici non toglie rilevanza alla preoccupazione che lei sta vivendo. Un uso quotidiano dell’alcol, anche se in quantità apparentemente moderate, soprattutto se utilizzato come forma di “auto-regolazione” emotiva o come rifugio dallo stress e dal dolore, è comunque un indicatore da non sottovalutare. Spesso le dipendenze non iniziano con grandi eclatanti sregolatezze, ma con piccoli automatismi che nel tempo diventano schemi rigidi e difficili da modificare. Lei ha agito con grande responsabilità nel cercare un dialogo aperto, nel condividere il suo punto di vista senza giudizio, portando anche la sua storia personale come chiave per spiegare da dove nascano le sue paure. Questo approccio è molto rispettoso e maturo. Tuttavia, come ha ben detto, finché non è lui stesso a riconoscere che questo comportamento può essere un problema, non sarà possibile alcun cambiamento reale e duraturo. Le motivazioni indotte dall’esterno, anche se sincere e benintenzionate, non sono sufficienti da sole per innescare un processo di trasformazione. In parallelo, però, è importante che lei non metta da parte se stessa. La paura che lui possa sprofondare nel caso in cui lei dovesse allontanarsi è una preoccupazione legittima, ma non dovrebbe diventare la motivazione unica per restare in una relazione che oggi le crea sofferenza. Prendersi cura di qualcuno non significa sacrificare la propria serenità, anzi: la cura autentica è quella che si basa sull’equilibrio, sul rispetto reciproco e sulla possibilità di crescere insieme, non sulla paura o sul senso di colpa. Può essere utile, se non lo ha già fatto, iniziare un percorso psicologico individuale che la aiuti a esplorare con maggiore profondità questo equilibrio, a rafforzare le sue risorse e a chiarire i suoi confini personali. In un percorso cognitivo-comportamentale si lavora spesso proprio su questo: imparare a distinguere tra ciò che possiamo controllare e ciò che, invece, non dipende da noi, sviluppare strategie per proteggere la propria stabilità emotiva e imparare a comunicare in modo assertivo e coerente con i propri bisogni. La relazione che ha descritto sembra avere tanti aspetti positivi e sinceri, ma questi da soli non possono compensare una parte che sta diventando per lei fonte di stress cronico, di dubbi e di insicurezze. È possibile provare a salvare una relazione, ma non si può fare da soli, e soprattutto non si può fare se l’altra persona non è pronta a mettersi in discussione e ad affrontare con serietà il proprio rapporto con l’alcol. Le consiglio di continuare a porre l’accento su ciò che lei sente e vive, evitando di cadere nella trappola del volerlo “convincere” a cambiare. Potrebbe essere utile anche suggerire, in modo non impositivo, una consulenza specialistica per lui, come primo passo per valutare insieme a un esperto se esistono indicatori di un problema da approfondire. Ma, ancora una volta, sarà una sua scelta. La sua libertà però non può cancellare la sua: ha diritto di vivere una relazione in cui si sente ascoltata, rispettata e serena, non costantemente in allarme o in apprensione per quello che potrebbe accadere. Resto a disposizione. Dott. Andrea Boggero
Dott. Amedeo Fonte
Psicologo, Psicologo clinico
Pescara
Salve, le sue parole raccontano con molta delicatezza e lucidità una situazione che porta con sé un intreccio complesso di affetto, cura e timore, come se lei si trovasse in un equilibrio sottile tra il desiderio di proteggere il legame e quello di proteggere se stessa. È evidente quanto tenga a questa relazione e quanto abbia riconosciuto in lui delle risorse importanti, la capacità di rimettersi in piedi, di accogliere il legame con lei come qualcosa di buono. Eppure, proprio dove sembrava esserci un riscatto, ora si affaccia una preoccupazione che cresce, forse anche perché ha preso il tempo di osservarla da più vicino, senza più lasciarla passare sotto la soglia dell’innamoramento. Si chiede se stia esagerando, ma nel momento stesso in cui si fa questa domanda, pare che una parte di lei stia già sentendo che non è tanto una questione di quantità, quanto di qualità del rapporto che lui ha con l’alcol e di quanto questo stia cominciando a pesare nella vostra quotidianità. Il fatto che lei senta di non poter più ignorare certe cose, che cominci a viverle come segnali, come piccoli tradimenti silenziosi alla fiducia e alla reciprocità, indica che forse qualcosa, dentro di lei, sta cambiando posizione. Forse prima era più disposta a farsi carico del suo passato, ora invece emerge un bisogno di protezione che è anche per sé, per la propria tranquillità, per il diritto di non sentirsi costantemente all’erta o preoccupata per ciò che potrebbe accadere. È interessante che lei citi la questione della salute e il fatto che lui non sembri interessato ad ascoltarla su questo punto, non tanto per la questione medica in sé, quanto perché lì si manifesta un certo scarto, un limite nell’accogliere il suo sguardo, come se il suo posto accanto a lui diventasse più fragile proprio quando lei cerca di avvicinarsi a una zona che sente critica. È importante che lei abbia cercato un dialogo che non sia giudicante, che abbia raccontato la sua esperienza, ma è altrettanto comprensibile il senso di frustrazione che nasce quando ci si accorge che anche la forma più rispettosa di confronto può essere rifiutata. E qui sorge una domanda che forse può farsi spazio in lei, quanta parte di sé sta ancora cercando di essere quella che lo aiuta a salvarsi, e quanto questo peso sta diventando troppo? Può darsi che l’amore che vi lega sia reale e profondo, ma ciò non toglie che anche dentro l’amore possano emergere dinamiche in cui uno dei due finisce per portare un fardello che non gli spetta. E forse proprio il timore che lui possa sprofondare nel caso lei si allontanasse racconta quanto lei senta di avere ancora una responsabilità sulla sua stabilità, come se il suo esserci avesse la funzione di argine. Ma è davvero solo il suo esserci a tenerlo in piedi? O c’è qualcosa in lui che ha già mostrato di sapersi reggere anche da solo, che ha saputo trovare una strada prima ancora che lei arrivasse? Forse non si tratta di decidere subito cosa fare, ma di ascoltare più a fondo ciò che già sta emergendo in lei come domanda: quanto posso continuare a restare in una relazione che comincia a pesare sulla mia serenità, se la mia preoccupazione viene messa in secondo piano? Le sue paure meritano uno spazio tutto loro, non solo come riflesso del passato o di altre esperienze, ma come voci che stanno cercando di raccontarle qualcosa del presente. In certi momenti può essere utile avere un luogo in cui potersi ascoltare senza il timore di ferire l’altro, dove potersi interrogare più liberamente su ciò che sta vivendo e sul posto che sente di occupare in questa relazione. Se dovesse sentire che questo spazio le manca, potrebbe essere prezioso pensare di crearlo per sé, per non restare da sola nel peso di queste domande.
Dott.ssa Ambra Bottari
Psicologo, Psicologo clinico
Milano
Buongiorno,
ti ringrazio per avermi scritto con tanta chiarezza e consapevolezza. È evidente che stai affrontando una situazione complessa, in cui convivono affetto, preoccupazione e il bisogno di proteggere anche il tuo equilibrio personale.
Il tuo vissuto merita uno spazio sicuro dove poter essere esplorato con calma, per capire meglio come muoverti e cosa è davvero sostenibile per te. Se vuoi, possiamo fissare un incontro per parlarne più approfonditamente.

Un caro saluto
Dott.ssa Anna Spanio
Psicologo, Psicologo clinico
Castelfranco Veneto
Buongiorno signora, mi sembra di capire che ci sia una vera e propria dipendenza per l'alcol e per questo non è sufficiente dirgli quanto sia sbagliato il suo comportamento per permettergli di ridurlo. In ogni città sono presenti i SERT, servizi pubblici che si occupano delle dipendenze patologiche e che attivano dei percorsi specifici, singoli e a livello dell'intero nucleo familiare, per arginare questo comportamento. Provi a parlare con sincerità e calma, condividendo le sue preoccupazioni senza accusarlo spiegandogli come si sente e perché si preoccupa per la sua salute. Inoltre è importante stabilire dei limiti per proteggere la tua serenità. Se il comportamento del suo compagno le fa male o le crea ansia, è lecito mettere dei limiti, come ad esempio decidere di non essere presente quando decide di bere da solo o di non tollerare comportamenti che la fanno sentire a disagio. Buona fortuna!
Dott.ssa Francesca Gottofredi
Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Bologna
Lei si sta facendo carico di una situazione molto complessa, con grande lucidità e cura. Si chiede se l’amore basti, se la sua presenza possa bastare a contenere una possibile dipendenza. Ma a che prezzo? Cosa le sta dicendo il suo disagio? Dove finisce il sostegno e dove inizia il sacrificio di sé? Qual è il confine tra amore e paura?
Dott.ssa Francesca Gottofredi
Dott.ssa Giada Casumaro
Psicologo, Terapeuta, Professional counselor
Rovereto sulla Secchia
Buongiorno, mi dispiace per la situazione, soprattutto per il fatto di non sapere cosa fare o come aiutare la persona amata. Hai già detto nel discorso che se non parte da lui sarà molto difficile che cambi. Le cose da fare non sono molte perchè la vita è la sua e per quanto tu sia brava nel parlargli a volte non basta. Puoi semplicemente riflettere sul fatto di come stai in quella situazione e capire se ha le energie per seguire una persona che ha questo tipo di difficoltà. è molto difficile smettere ma non impossibile, servono ovviamente forze esterne come il serDP che ha un'equipe competente per aiutarlo ma deve comunque essere una sua forza intrinseca che lo porta ad andarci. Può intanto anche solo fare un consulto.
Rimango a disposizione se vuole continuare a parlare dell'argomento.
Dott.ssa Casumaro Giada
Dott.ssa Sabrina Pittarello
Psicologo, Psicologo clinico
Collegno
A fronte di questa situazione posso dirle che capisco che lei voglia aiutare il suo compagno: è normale quando si ama qualcuno desiderare che stia meglio. Allo stesso tempo, è importante ricordare che la dipendenza è una condizione complessa, che ha bisogno di un aiuto professionale specifico. Non è qualcosa che lei può gestire da sola. Quello che potrebbe fare è incoraggiarlo con delicatezza a cercare un supporto: ad esempio presso un Servizio per le Dipendenze (SerD) o da uno specialista. Stare vicino a qualcuno che ha un problema di alcool può essere molto faticoso e logorante. Esistono anche gruppi di sostegno per familiari e partner, come Al-Anon, che potrebbero esserle utili.
Resto a disposizione.
Dott.ssa Caterina Puglisi
Psicologo, Psicoterapeuta
Villastellone
Buongiorno, le cose da fare sono due a mio parere. La prima è spostare l'attenzione su di lei: ha iniziato una relazione scegliendo di non dare peso a cose che però poi riconosce ne abbaino per lei, capire cosa la spinge a riconfrontarsi sempre con questa problematica, quale è il suo "pezzo" da elaborare. Dopo una prima parte di lavoro su di Sé volta focalizzare cosa voglio e cosa invece penso di potermi concedere, si può passare a lavorare sulla relazione ,solo se sarà disposta ad accettare che noi non possiamo salvare nessuno che non voglia farsi salvare e che forse il suo ruolo non è proprio quello di salvarlo ma amarlo, se riterrà di continuare la relazione. Saluti
Dott.ssa Serena Vitale
Psicologo, Psicologo clinico, Sessuologo
Pescara
Cara anonima,
è chiaro che tu ami il tuo ragazzo e vuoi aiutarlo, ma vuoi anche proteggerti da eventuali conseguenze negative del suo consumo di alcool.
Innanzitutto, è importante riconoscere che il consumo di alcool è un problema serio che può avere conseguenze anche gravi sulla salute fisica e mentale, e purtroppo, il fatto che il tuo ragazzo continui a bere ogni giorno nonostante la sua storia di abuso è un segnale di allarme che non va ignorato.
La tua paura di esagerare è comprensibile, ovviamente, ma è importante non minimizzare il problema ed affrontare la questione in modo aperto onesto ed assertivo con il tuo ragazzo, ribadendo che non sei disposta a tollerare un comportamento che può danneggiare anche la TUA salute e la TUA serenità.
Affrontare la questione senza colpevolizzare il tuo ragazzo è giustissimo e dimostra grande maturità e sincero amore, ma è importante anche essere ferma e chiara.
Inoltre, non sei la responsabile del problema del tuo ragazzo, per cui non devi sentirti in colpa nè responsabile/obbligata a salvarlo; tu puoi essere un sostegno per lui se decide di cercare aiuto.
In ogni momento, ma soprattutto in questo, è importante che tu ti concentri sulla tua salute e sulla tua serenità. Se il tuo ragazzo non è disposto a cercare aiuto e a cambiare il suo comportamento, potresti dover prendere in considerazione la possibilità di allontanarti anche temporaneamente dalla relazione.
Cerca sostegno e aiuto per te stessa, ad esempio da uno psicologo, un terapeuta o da un gruppo di sostegno per persone che convivono con un alcolista, anche per confronto e per sentire le storie di altre persone che hanno già vissuto una situazione simile alla tua.
Un abbraccio,
Dottoressa Serena Vitale
Dott.ssa Federica Zunino
Psicologo, Psicologo clinico
Albisola Superiore
Buongiorno,

E' importante che il suo fidanzato maturi la consapevolezza di aver un problema di dipendenza dall'alcool, purtroppo, l'unico modo per uscirne è l'astinenza ma vista la difficoltà è opportuno fare un percorso ed essere seguiti dal SERT o SERD territoriale. La dipendenza da alcool deve essere affrontata con un percorso strutturato dato che gli stimoli sono presenti ovunque e talvolta è socialmente più accettata di altre sostanze.
Lei può offrire il suo sostegno ed il suo aiuto che sono fondamentali durante un percorso di questo tipo.
Resto a disposizione per integrazioni e/o spiegazioni.
Dott.ssa Federica Zunino

Gentile utente,
mi dispiace per ciò che sta vivendo. L’impressione è che lei stia camminando su un filo sottile: da un lato ci sono l’amore e il legame costruito con il suo compagno, dall’altro la paura crescente e il disagio che sente.
Le dico con sincerità che a partire da quello che racconta, non si direbbe affatto che lei stia esagerando. Il suo sentire è reale e merita ascolto. Il problema non sembra essere solo l’alcol, ma anche il fatto che il suo compagno continui a bere pur sapendo che questo la fa stare male. È inevitabile che ciò generi in lei insicurezza e timore.
Sembra che lei abbia già investito molte energie, sostenuta dall’amore, per mantenere il contatto con lui e con sé stessa. La domanda ora è: può restare in questa relazione senza allontanarsi da sé? E, se la risposta è no, quali confini ha bisogno di porre, con chiarezza e rispetto?
A volte, amare qualcuno significa anche non coprirgli gli occhi, e soprattutto, non perdere i propri.
Se lo desidera, possiamo esplorare insieme come ritrovare la sua voce in tutto questo.
Un caro saluto
Buongiorno,
Capisco la sua preoccupazione e il peso emotivo che sta vivendo.
Il consumo di alcol del suo compagno mostra segnali di dipendenza anche se non ancora gravi.
Le sue paure sono legittime e non esagerate.
Sta già facendo molto comunicando con rispetto ma senza un suo riconoscimento del problema non può esserci cambiamento reale.
Le suggerisco di proteggere il suo benessere valutando un supporto psicologico per sé e ponendo confini chiari nella relazione.
Non è sua responsabilità salvarlo a costo della propria serenità.
Un caro saluto
Buongiorno,
l'abuso alcol come ogni altro tipo di sostanza è considerato spesso dai pazienti dipendenti come un lenitivo (come ha giustamente affermato lei a riguardo del suo ragazzo).
Spesso si confonde il "ripulirsi" come un segno del fatto che si è guariti, quando in realtà questo potrebbe essere un derivato della fiducia che lei ha mostrato nei suoi confronti (facendo tra l'altro un ottimo lavoro); il problema è che una volta messo da parte l'alcol per un certo periodo di tempo a causa di una nuova situazione (nel caso specifico la relazione con lei) si riattivano tutta una serie di elementi che hanno inizialmente portato il ragazzo a bere riattivando il bisogno di alcol.
Ricordiamo infatti che se lui beveva come lenitivo, il fatto di smettere di bere senza essere seguito ha un effetto benefico temporaneo e infatti la necessità è tornata.
Quello che mi sento di dirle è che lei non si deve sentire in colpa per il fatto di non riuscire ad aiutare il suo ragazzo, serve un intervento specialistico. Lei ha fatto un ottimo lavoro per portarlo al punto a cui siamo oggi ma serve anche un intervento specifico perchè l'abuso di alcol è un sintomo ma non una causa, quindi bisognerebbe lavorare su ciò che spinge il ragazzo al consumo e per fare ciò è necessario un intervento terapeutico.

Spero di essere stato chiaro circa l'importanza della sua figura, del grande lavoro che lei ha fatto ma anche sulla necessità di contattare uno specialista perchè lei non può e non deve assumersi la responsabilità di cura di un caso di dipendenza.
Cordiali saluti
Dott. GB
Dott.ssa Monica Venanzi
Psicologo clinico, Psicologo
Roma
Non è una situazione semplice da vivere, soprattutto per il coinvolgimento sentimentale. Varrebbe la pena approfondire la vostra storia, e i tuoi vissuti, per guardare a questa situazione con più lucidità. Avere uno spazio tutto tuo per elaborare liberamente certe paure, dubbi e sensazioni, potrebbe aiutarti in questa direzione.
Dott.ssa Sara Petroni
Psicologo clinico, Psicologo
Tarquinia
Gentile utente,
la sua riflessione è molto lucida e matura: ha saputo vedere sia le risorse del suo compagno sia i segnali di allarme che, con il tempo, stanno diventando più chiari. Non sembra che Lei stia “esagerando” — al contrario, sta ascoltando una parte di sé che percepisce il rischio reale di un ritorno a comportamenti disfunzionali legati all’alcol.

Ci sono alcuni punti chiave che può tenere presenti:

La responsabilità del cambiamento è sua, non sua.
Può incoraggiarlo, ma non “salvarlo”. Chi ha un rapporto problematico con l’alcol tende spesso a minimizzare o a compensare (“bevo ma lavoro”, “non faccio male a nessuno”), ma il bisogno quotidiano e la difficoltà a rinunciare anche quando l’altro ne soffre sono già segnali di dipendenza psicologica o fisica.

Il suo disagio è un dato oggettivo.
Il fatto che la sua serenità sia compromessa, che debba continuamente monitorare, mediare, o temere il peggioramento, è un indicatore che il rapporto sta diventando sbilanciato. Lei non è responsabile dei suoi comportamenti, ma ha il diritto di proteggere se stessa.

Come affrontarlo.

Mantenga il dialogo, ma senza cercare di convincerlo. Usi frasi che partano da sé: “Mi sento in ansia quando bevi, perché temo per la tua salute”, evitando accuse dirette.

Proponga una valutazione medica in modo neutro (“mi piacerebbe fossimo tranquilli entrambi sui valori del fegato, anche solo per stare sereni”).

Può anche suggerire un colloquio con un centro alcologico o con uno psicoterapeuta, ma solo se lui mostra apertura.

Proteggersi emotivamente.
Valuti un supporto psicologico personale per elaborare la paura di “lasciarlo sprofondare”. Questo senso di responsabilità è comprensibile, ma se la trattiene in un rapporto che la logora, rischia di diventare essa stessa una forma di dipendenza affettiva.

Prepararsi a porre dei limiti.
Se la situazione non cambia, può essere necessario stabilire confini chiari (“non posso condividere momenti in cui c’è alcol”) o, nei casi peggiori, prendere distanza. Questo non significa abbandonarlo, ma tutelare la propria salute mentale.

Lei sta già facendo molto, con consapevolezza e sensibilità. Ora è importante che non resti sola in questa gestione: cercare un sostegno per sé le permetterà di mantenere lucidità e forza per qualsiasi decisione prenderà.

Dott.ssa Sara Petroni

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