Buongiorno. Da diversi anni vivo in una costante sensazione di malessere che si manifesta sotto f

25 risposte
Buongiorno.

Da diversi anni vivo in una costante sensazione di malessere che si manifesta sotto forma di pigrizia chiusura in me stesso irritabilità e mancanza di stimoli di ogni tipo a parte quelli casalinghi, inutile dire che le condizioni attuali sono praticamente il peggio che possa capitare per queste situazioni. Detto ciò ho cambiato due psicologi che hanno interrotto la terapia ed onestamente non mi è mai stato chiarissimo il motivo per cui sia successo ma come in tutte le mie vicende ovviamente presumo che la colpa sia sempre mia. Nel frattempo ho frequentato motivatori seguito consigli provato a buttarmi nello sport ma niente nessuno stimolo esterno mi aiuta e sono stato costretto a rifugiarmi nello shopping o similari. Il lavoro tutto sommato va bene ed è l'unico ambito dove riesco ad essere lucido (quello che basta) e dove tiro fuori una certa saggezza nell'accettare certe anche episodi spiacevoli, salvo poi disperarmi di continuo una volta tornato a casa o comunque all'esterno. Ho fatto anche un corso di seduzione , non con scopi specifici ma giusto per tirare fuori grinta e per superare certi blocchi ma anche li è stato un totale fallimento e come sempre la colpa è mia in quanto , a detta degli esperti, mi sono arreso subito non perseverando (poco importa se sono arrivato a 39 anni in questo stato). Alla fine decido di intraprendere un'altro percorso di terapia stavolta a pagamento con una terapeuta che ad un anno di distanza e dopo una terapia sostanzialmente individuale e mirata a superare i blocchi decide che è il caso di ricorrere agli psicofarmaci combinati con la terapia sempre individuale diversamente la terapia non può andare avanti quindi in sostanza un'altro abbandono. Il punto qui sostanzialmente per me è questo , sempre ipotizzando che io mi affidi anima e corpo alla nuova soluzione di imbottirmi (seppur seguito) di farmaci allo scopo di cambiare la mia visione del mondo e correggere i miei neuroni giudicati dalla società totalmente difettosi ,questo dove mi porta? Avrò detto un centinaio di volte ai terapeuti che il mio modo di essere spesso lo trovo totalmente incompatibile con la società dove viviamo e benchè spesso abbiano detto che ognuno ha pur sempre le sue caratteristiche adesso ne esce fuori che queste caratteristiche bisogna "correggerle" con i farmaci. Giustamente direte "ma queste caratteristiche ti fanno stare male" "vuoi davvero guarire" ? La risposta ovviamente è si ma se dipendessero in percentuale minore da me più dalla società dove viviamo? Insomma da qualunque lato mi giri sembra che io sia braccato da persone che vogliono correggere la mia natura seppure anche con farmaci o altro. saluti.
Buonasera caro utente, mi spiace molto per la condizione di malessere e scoraggiamento in cui si trova. A quanto ho capito dal suo racconto ci sono una serie di costanti nella sua vita che ciclicamente ritornano con una sensazione di malessere,di svogliatezza e di mancanza di stimoli che rimane pressappoco costante. Si legge anche che ha intrapreso diversi percorsi di varia natura ma che non hanno portato gli esiti sperati. In generale ha ragione quando dice che ciascuno di noi ha le sue peculiarità, ha i suoi punti di forza, di debolezza, il suo modo di vivere nel mondo e nelle relazioni. Esistono dei "confini" quando ci inseriamo nella società che determinano quali comportamenti sono socialmente accettati, quali sono moralmente accettati, quali sono legalmente accettati e poi a mio avviso c'è un altro grande parametro: quali comportamenti e caratteristiche personali sono funzionali al mio incontro con la società (intesa come ambiente sociale, come relazioni con altre persone). È qui forse,da quanto ha scritto, che il suo modo abituale di vedere e vivere sé stesso in rapporto all'esterno trova le sue difficoltà e rende il suo vivere non benessere.
La sua domanda è assolutamente più che legittima e la riposta molto complessa ed è per questa ragione che la invito a porla al suo terapeuta (anche nuovamente se l'avesse già fatto) che,conoscendola, potrà a aiutarla a capire meglio.
Le auguro di trovare presto una chiave verso il benessere.
Resto a disposizione se vuole. Cordiali saluti
Dr.ssa oltolini Sara

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Salve, il vissuto di costrizione, 'braccato' come dice lei, mi arriva molto intenso. Dalla sua descrizione si intravedono vari temi su cui lavorare, non entro nel merito perché non credo che sia questo lo spazio, la invito invece ad esporre i suoi dubbi al terapeuta in quanto la scelta eventuale di prendere i farmaci (che non è un un imbottirsi ma solo un supporto momentaneo), deve essere fatto in collaborazione e come atto di fiducia al professionista che la segue.
Le auguro di trovare il suo modo di stare 'bene' nella realtà che ci è data.
Saluti
Massimiliano
Salve, leggere la sua storia trasmette il suo disagio ma anche la sua resilienza. Credo che sarebbe importante consultarsi con il professionista che la segue e riportare tutti i suoi dubbi, è molto importante nel supporto ad un benessere costruire un rapporto di fiducia per essere co-costruttori e co-responsabili del percorso di guarigione. La realtà rimane un limite con cui è necessario confrontarsi per trovare il nostro benessere.
Le auguro di trovare la sua soluzione, rimango a disposizione. Saluti Simone Puccinelli
Buongiorno, leggo la sua storia da cui traspare il suo senso di inadeguatezza, le sue difficoltà a stare in questa società e la sua frustrazione nel pensare di essere sbagliato. Io non credo che ci siano persone giuste o sbagliate, sicuramente però ci si deve adattare alla realtà in cui si vive, alcuni compromessi vanno fatti, sempre nel rispetto della propria natura, che, ripeto, non è mai giusta o sbagliata. Se ora è in cura da un terapeuta e non accetta il suo consiglio di assumere farmaci, dovrebbe comunicarglielo, anche perché assumere farmaci contro la propria volontà non porta alcun buon risultato. Le auguro di trovare la strada giusta per riuscire ad accettarsi e a vivere più serenamente. Resto a disposizione
Un saluto
Claudia m
"Nel frattempo ho frequentato motivatori seguito consigli provato a buttarmi nello sport ma niente nessuno stimolo esterno mi aiuta e sono stato costretto a rifugiarmi nello shopping o similari. "
Lei non ha bisogno di motivatori o distrazioni, in quanto la sua sembra più essere una crisi esistenziale un senso di mancanza di fondo, non certo la necessità di una correzione della sua personalità come giustamente lei stesso ha identificato.
Non ha semplicemente trovato un perno interiore alla sua vita.
in questo non leggo nulla di patologico ma solo una maturazione di processi in corso che necessitano dei suoi personali tempi per realizzarsi.
Questo processo non è patologico ma fisiologico, perchè necessario a ogni essere umano.
non si spaventi e continui a cercare verso obiettivi più ampi di quelli banalmente incentrati alla motivazione...
Cordiali saluti
Dott.ssa Helen Fioretti
Dalle sue parole sembra attraversare un momento davvero particolare e pesante da sopportare, che meriterebbe di essere condiviso per alleviane il dolore, è immersa in in un contesto problematico in cui sicuramente si sente inadeguata, incompresa e delusa e al centro di una situazione emotiva che non le è chiara; questi vissuti così importanti e delicati meriterebbero di essere approfonditi in un contesto terapeutico.
Certamente un percorso psicologico la aiuterebbe a fare chiarezza e a sopportare questo momento così difficile per lei.
La psicoterapia è prima di tutto un viaggio, un'esplorazione di noi stessi con la compagnia di qualcuno a cui affidarsi e su cui poter contare che può aiutarci a conoscerci meglio, a sondare parti di noi emozioni, pensieri, prospettive ancora sconosciuti che è arrivato il momento di incontrare. Le suggerisco di valutare l'inizio di un percorso di terapia con la compagnia di qualcuno che si sintonizzi al meglio con le sue necessità e aspettative, in caso mi trova disponibile ad riceverla (attraverso la video-consulenza online di questo portale) e, se mi permette, la invito con piacere a ritagliarsi qualche minuto per leggere la mia descrizione presente su questa piattaforma e farsi una prima idea di me del mio approccio; se la lettura le piacerà e se la motiverà a mettersi in gioco (scegliere di affrontare il nostro dolore è una scelta molto coraggiosa e una scommessa su noi stessi!), mi troverà felice di accoglierla.
Resto a sua disposizione e, se vuole, la aspetto.
Un gentile saluto
Per prima cosa direi che la strada da percorrere non è quella di imbottirsi di psicofarmaci "per cambiare i neuroni"; una cosa del genere sarebbe disastrosa per chiunque. Ho letto che ha fatto due psicoterapie. Vorrei condividere con lei cosa penso che sia e a cosa serva la psicoterapia. Esistono molte tipologie di psicoterapie; d'altra parte sono convinto che al di là degli indirizzi teorici dello psicoterapeuta, molto contano le sue caratteristiche umane e relazionali: occorre non solo sapere e saper fare, ma anche saper essere.
La psicoterapia che propongo ai miei pazienti si basa sui seguenti concetti fondamentali. Essa attraverso specifiche modalità, tecniche e contesti (setting), restituisce, in primo luogo, alla coscienza della persona in cura gli elementi complessi e inconsci che la penalizzano: le sue paure, le angosce, i traumi, i conflitti, le strategie di sopravvivenza, le tattiche difensive e i dogmi che il soggetto ha pian piano creato in sé senza rendersene conto.
Sono questi, in buona sostanza, i fattori che generano una interazione disfunzionale con la realtà (interiore ed esteriore). Maggiore è l’influsso di questi elementi inconsci sulla nostra vita e maggiore sarà l’alterazione esistenziale; essa darà segno di sé attraverso vissuti, condotte e stili connotati da rigidità, automatismo, disistima, ansia, conflittualità, schematismo, eccessiva tensione, auto ed etero castrazione, conformismo, smarrimento di valori e senso dell’esistenza, tristezza, dogmatismo, senso di colpa, stasi, rinuncia e chiusura autarchica.
Si attua, in sintesi, una coazione a ripetere, in tutte le occasioni significative, di una sorta di copione sempre insoddisfacente. Tutto ciò si concretizza in ultima analisi nello star male, poiché non solo questi complessi inconsci sono estremamente destabilizzanti, ma anche perché allontanano dal e celano all’essere umano il suo stesso nucleo più sano, genuino e fecondo di sé (quello che Edward Bach, medico gallese e fondatore della Floriterapia, denominava Vero Sé); essi, inoltre, bloccano e disattivano l’Inconscio Superiore (cioè quell’insieme di qualità positive e risorse ipotizzate dallo psichiatra Roberto Assagioli, fondatore della Psicosintesi). Questo percorso, pur partendo dalle fonti della sofferenza, punta, nondimeno, con il massimo della determinazione, alla salutogenesi; l’obiettivo è, difatti, illuminare e attivare i talenti, le vocazioni, le risorse, l’autenticità, la flessibilità, l’indipendenza e la creatività della persona.
È, inoltre, estremamente rilevante sottolineare che il prevalere di elementi destabilizzanti apporta un disordine generalizzato e progressivo nel sistema Psico-Neuro-Endocrino-Immunologico e nella struttura ossea, muscolare e articolare. Il sistema tende così ad auto intossicarsi, a essere particolarmente permeabile alle tossine provenienti dall’esterno, a indebolire le sue difese immunitarie, a impoverirsi di elementi nutrizionali, a ossidarsi, ad acidificarsi e a distorcersi da un punto di vista strutturale e posturale.
Occorre perciò tener presente che le direzioni che portano al malessere o viceversa alla salute sono, certamente e in primo luogo psico-somatiche, ma anche somato-psichiche. La Psicoterapia che attuo, sposando queste tesi, può essere definita globale poiché le persone sono da me considerate una irripetibile individualità e una inscindibile globalità emozionale, esistenziale, sociale, strutturale, bioenergetica e biochimica.
A partire dagli assunti metodologici illustrati e avendo, in quando medico, arricchisco e rendo veramente olistica la psicoterapia con la prescrizione, ove necessaria, di rimedi naturali. La Floriterapia di Bach, l’Omeopatia Omotossicologica, la Nutraceutica, la Fitoterapia e la Psicoprobiotica mi permettono di offrire al paziente l’attuazione di una forte sinergia che produce i seguenti reali benefici: il lenimento sintomatico, la rivitalizzazione metabolica, il recupero delle forze e del buon umore e una benefica disintossicazione. Tutto ciò rafforza, velocizza e completa il percorso di consapevolezza che, come abbiamo già visto, è alla base del depotenziamento dei fattori destabilizzanti e dell’attivazione di dinamiche virtuose e benefiche. Spero di essere stato chiaro. Se ha bisogno sono a sua disposizione (telefonicamente) per ulteriori informazioni. Sono anche disponibile per una terapia on line. Cordiali saluti.
Buonasera, la sua richiesta mi ha colpito perché sembrerebbe le stia tentando tutte senza riuscire a venirvi a capo e accusando anche sentimenti di abbandono. Il suo ritiro in se stesso e il suo non riuscire ad adeguarsi alla società forse hanno portato il suo terapeuta a pensare a tratti depressivi ed a suggerirle dei farmaci. Non conoscendo bene la situazione posso solo intuire cosa stia accadendo. Ciò che secondo me lei ha bisogno è comprendere cosa vuole essere nella vita; non è detto che se non si condividono le richieste della società si è "sbagliati" ma, chiudersi e non perseguire le proprie inclinazioni e desideri è sicuramente un problema. Se la terapia che sta seguendo non la soddisfa può provare con una nuova psicoterapia ad indirizzo psicoanalitico o esistenzialista. Un cordiale saluto Dott. Roberto Pitzalis
Salve.
Nel suo raccontarsi si percepisce un profondo malessere nel sentirsi "sbagliato" in una società che lei non sente in sintonia con sé. Cosa non riesce a fare? Quali sono le motivazioni che vorrebbe trovare? Parla del suo lavoro, che è l'unica cosa che va bene, dove riesce a tirar fuori una certa saggezza anche nell'accettare episodi spiacevoli. Mi chiedo: sarà perché nel lavoro riesce ad essere più se stesso? A tirar fuori la parte più profonda di sé, meno condizionata da come vorrebbe essere o da come vorrebbero che lei fosse? Condivido i colleghi che le hanno detto che non ha bisogno di motivatori esterni. Lei ha bisogno di trovare fiducia in se stesso. Parla anche di terapie farmacologiche per farle correggere la sua natura.
Il problema non mi sembra essere la sua natura o la correzione di essa ma il malessere che lei vive. Se lei con la sua natura stesse in una situazione di serenità non ci sarebbe problema. Bisognerebbe indagare e comprendere da cosa deriva il malessere. Parla di terapie interrotte e di abbandoni. É riuscito a stabilire una relazione di fiducia e alleanza con i terapeuti ai quali si è rivolto? É fondamentale che, per procedere in un percorso di crescita costruttivo, si stabilisca una relazione di quel tipo. Se la sua terapeuta ritiene che un sostegno farmacologico può essere di aiuto al percorso, non significa che dovrà imbottirsi di psicofarmaci. Chiarisca bene con la sua terapeuta. Sono disponibile per approfondimenti, anche on line. Distinti saluti.
Caro 39nne...

e se Tu avessi ragione?

La cultura in cui siamo immersi, con il suo continuo bombardamento di messaggi che inducono alla competizione è patogenetica (non sono il solo a dirlo, puoi sentire su YouTube le conferenze di Gabor Maté).

Quindi, ti faccio notare quante volte nella Tua lettera affermi che la colpa è tua!!
La mia esperienza clinica mi ha sempre portato alla scoperta che, il più delle volte dietro al problema che il paziente mi porta, si cela una strategia difensiva appresa fin dalla più tenera età: evitare ciò che ci fa star male.
Purtroppo, nell'immediato ciò genera una certa dose di sollievo che mantiene attiva questa strategia nel tempo, senza, però, risolvere il problema.
Se sei contrario ai farmaci, lascia stare.
Personalmente trovo clinicamente inappropriato comunicare ad un mio paziente che la terapia è finita. La terapia finisce quando si raggiungono gli obiettivi concordati o quando è il paziente a decidere di mollare il terapeuta.
Sarebbe più corretto che il terapeuta affermasse di non sapere più come aiutarla. Il mito del paziente resistente serve a noi terapeuti, io preferisco l'immagine di un terapeuta che non ha ancora porto al paziente la chiave giusta per accedere al suo tesoretto interno.
Mi auguro che possa trovare un terapeuta all'altezza delle Sue giuste richieste di vivere una vita degna senza la necessità di omologarsi passivamente.
La saluto cordialmente.
Salve, mi permetta di dirle innanzitutto che il suo messaggio è molto chiaro e preciso. Dice che sul lavoro va bene e questa è una buona cosa, le fa da sostegno. Altre cose funzionano meno, ma quel che non riesco personalmente a capire (forse potrebbe spiegarlo meglio) è il perché della sua richiesta di aiuto. Dice che ha fatto diversi percorsi ma che ogni volta è come se qualcuno volesse "correggere" alcune sue caratteristiche (sue testuali parole) non compatibili con questa società. Dunque lei di cosa sente invece di aver relamente bisogno? Forse trovare un modo, essendo accompagnati, per far si che questo suo essere così "incompatibile" con la società possa trovare comunque il modo di avere un posto a questo mondo? Non so...Cosa è così incompatibile? La saluto cordilamente, Marina Montuori
Buona sera, in situazioni di forte disagio nonchè durature nel tempo sarebbe importante rivolgersi ad uno specialista per poter meglio comprendere ed elaborare questa sua problemtica. Preferibilmente le consiglierei di rivolgersi ad uno psicologo psicoterapeuta così che possa intraprendere un percorso di terapia anche in videochiamata WhatsApp. Cordiali saluti, Dott.ssa Beatrice Planas. Psicologa psicoterapeuta per consulenze online
In questa congerie di sensazioni, viraggi, teorie, tentativi, emozioni e pensieri, che ben rendono l’idea del suo stato d’animo, credo sia opportuno trovare un posto in cui il tempo si rallenti un po’, e si possa sedimentare il suo vissuto con pazienza, un passo alla volta.
Si affidi ad un terapeuta che faccia questo.
E si ricordi che, come mi diceva il mio vecchio analista, ognuno ha l’analista che si merita....
Un caro saluto
Caro utente,
caspita deve essere veramente difficile vivere con la costante sensazione di non andare bene per la società in cui viviamo. La invito a confrontarsi maggiormente con la sua terapeuta rispetto all’aspetto psicofarmacologico. A volte per poter continuare la psicoterapia risulta necessario che la persona si stabilizzi prima con i farmaci. Questo perché, altrimenti fare un percorso introspettivo di psicoterapia risulterebbe inefficace. Non perché lei non va bene. Tuttavia posso solo immaginare come può sentirsi davanti a una richiesta del genere.
Esponga i suoi dubbi e perplessità sia alla sua terapeuta sia all* psichiatra. Come professionisti dovremmo spiegare perché abbiamo necessità di introdurre un consulto psichiatrico. Ed è suo diritto saperlo.
Vada avanti, consapevolmente.
Resto a disposizione. Dott.ssa Francesca Tardio
Caro Utente il tuo malessere mi ha molto colpito e la domanda che ci poni alla fine è stra interessante, difatti anche io mi sono chiesta tante volte "chi è nato prima l'uovo o la gallina?" Chi lo può dire? E' la società a non adattarsi a noi o siamo noi che non ci adattiamo ad essa? Diciamo che la cosa più semplice da fare è indagare noi stessi per arrivare ad essere almeno un po' soddisfatti della vita che conduciamo. La psicoterapia direi che ci serve per questo, mentre il farmaco è un'altra buona soluzione per attivare più energia per affrontare le difficoltà. Dai non ti perdere d'animo
Gentile utente di mio dottore,

il suo psicoterapeuta avrà ritenuto opportuno affiancare un trattamento farmacologico al lavoro psicoterapico, probabilmente perchè il suo malessere o la sua sintomatologia attuale è tale da rendere impossibilie il lavoro terapeutico stesso. Una somministrazione farmacologia può esser anche solo transitoria e può rivelarsi utile in un determinato momento affinchè il percorso possa continuare senza troppi ostacoli. La invito in tal senso a chiarire questi aspetti con lo specialista che la sta seguendo ed ad affidarsi completamente al terapeuta. E' molto importante la fiducia, in fondo alla base del combiamento e della guarigione. c'è l'allenaza terapeutica
In bocca al lupo per tutto!!

Cordiali Saluti
Dott. Diego Ferrara
Gentile signore, mi auguro e, se non l'ha già fatto la invito a farlo, che lei abbia condivisa col suo terapeuta tali perplessità. Solo un confronto autentico col suo terapeuta potrà aiutarla in tal senso. Io non credo che il collega voglia snaturarla convincendola ad assumere farmaci, nè i farmaci hanno questo potere. Se decide di affidarsi, le conviene andare fino in fondo.. I farmaci in genere si prendono per un periodo, il tempo utile. In genere vengono poi scalati fino a completa sospensione. Potrebbe essere il suo caso. A volte l'uso dei farmaci congiunto alla psicoterapia può essere molto utile. Ad ogni modo si tratterebbe di un periodo..
Provi almeno a prenderlo in considerazione.
Buona serata,
Rosella Pettinari
Caro utente sai e, il suo stato di smarrimento e di braccaggio mi hanno davvero molto colpito. Mi permetto di dirle che la psicoterapia o i farmaci non devono essere assolutamente intesi per deformare la sua natura, ma per accoglierla e permetterle di mettere in atto comportamenti funzionali per lei e non disfunzionali. Parli con il suo terapeuta perché la scelta di prendere dei farmaci deve essere una scelta condivisa tra paziente e terapeuta e se lei è contrario non è corretto che non ne parli con la persona che l’ha in cura.
Non si arrenda per quanto
Possa essere difficile. Rimango a sua disposizione
Caro utente,
I colleghi hanno già detto molto. Mi sento di aggiungere solo che purtroppo sì, questa società è molto 'sbagliata' - su questo potremmo dilungarci parecchio - ma se scegliamo di starci bisogna navigarla, al meglio che si può. E per 'meglio' non intendo un valore di merito o di competenza, ma piuttosto un 'meglio che si può' in termini di miglior qualità di vita possibile. Di miglior equilibrio possibile tra noi e il contesto in cui viviamo. Ognuno con le proprie specificità, le proprie difficoltà e le proprie risorse, facendo i propri personalissimi compromessi ad ogni passo.
Per quanto riguarda i farmaci, mi permetto di dissentire: non intendono cambiare la sua natura, anzi. Potremmo chiederci piuttosto se il suo stato d'animo attuale sia effettivamente la sua 'natura', o se il suo stato d'animo in realtà non impedisca alla sua natura di esprimersi pienamente. Immagini di avere un mal di testa costante invalidante, non potrà essere pienamente se stesso, né 'funzionare' al meglio. Presumo che sceglierebbe di prendere l'ibuprofene o l'aspirina, non per alterare il suo stato naturale, bensì per ritrovarlo.
Il concetto di 'psicofarmaco' può suscitare molte paure per lo stigma associato, a chi viene proposto sorge facilmente il dubbio di essere 'sbagliato' e di dover essere 'corretto' in qualche modo da un farmaco. Non si tratta però di correggere, si tratta piuttosto di avvalersi di uno strumento valido che può aiutare a ritrovare una migliore qualità di vita. E questo non per sempre ed irrimediabilmente, il più delle volte sono terapie da assumere per qualche mese o pochi anni. Non ne abbia paura, fa molta più paura stare male.

Buongiorno,
i disagi che lamenta sono molti e altrettanti i tentativi coi quali ha cercato di porvi rimedio, riferendo di non sentire un realistico beneficio: abbozzi di psicoterapie, il motivatore, il corso di seduzione, lo psicofarmaco e, non ultimo, la richiesta in questo portale. Cercare di comprendere la motivazione di questi suoi “pellegrinaggi” può essere il punto di partenza per un lavoro psicoterapeutico che la possa aiutare a vivere meglio la sua vita, ma che, stando al suo racconto, si preannuncia consistente e di lungo periodo. SG
Salve, ho letto con partecipazione il suo lungo racconto. Pongo l'attenzione sulla mancanza di un elemento fondamentale: le persone, i personaggi che animano il suo paesaggio interiore. La psicoterapia si occupa di come migliorare o far fiorire i rapporti umani. E mi sembra che riconosca a se stesso che sul lavoro si metta alla prova volentieri oppure che desideri sedurre se si impegna in un corso.
La società è un concetto astratto con cui non si può entrare in rapporto se non in modo astratto, appunto. L'isolamento, per esempio, è un prodotto della nostra società. Al contrario quando la solitudine è ricercata, anche se malinconica, può migliorare il rapporto con noi stessi. Cambiare punto di vista vuol dire questo: trovare chiavi di accesso alle risorse personali che favoriscono il cambiamento. Spero che questi spunti possano essere d'aiuto nel suo cammino. La saluto Dr Espedito Longo
Caro utente,
capisco perfettamente come ci si sente ad essere braccati, perché cambiare la sua natura? Lei non deve cambiare ciò che non vuole cambiare. Per quale motivo ha chiesto aiuto?
Maria Antonietta Fasanella
Caro Utente, è ben chiaro che la situazione descritta non sia facile, e di quanto questi "blocchi" la portano a non sentirsi adeguato e a chiudersi sempre di più.
Le posso assicurare però che i farmaci, se presi con regolarità e sotto consiglio di un esperto, non sono nostri antagonisti, bensì ci aiutano ad agire laddove non si può soltanto con la psicoterapia.
Se ha dei dubbio ad iniziare anche una cura farmacologica intanto le consiglio di darsi del tempo per beneficiare del suo percorso di psicoterapia già avviato.
Rimango a disposizione di qualsiasi chiarimento.
Un caro saluto,
Dott.ssa Gloria Gensini
Carissimo se la nostra salute dipendesse più dalla società insana in cui viviamo che da noi stessi, staremmo tutti malissimo e in parte a dire il vero è così. Ma il focus è come reagiamo alle situazioni negative e come riusciamo a mettere in atto risposte che ci portino anche gioia, oltre che dolore. A sua disposizione. Cari saluti
Gentilissima, mi spiace molto per il periodo che sta passando. Credo che la possibilità di cominciare un percorso terapeutico la potrebbe aiutare.
Cordiali saluti
AV

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