Buongiorno da 2 mesi circa ho confusione, nebbia mentale come se il mio cervello non riesce più a co
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Buongiorno da 2 mesi circa ho confusione, nebbia mentale come se il mio cervello non riesce più a connettere con il mondo esterno come se vedo tutto diverso non so come posso spiegarlo una sensazione strana... tutto questo h24, volevo chiedere può essere dovuto al lavoro che faccio cioè troppe ore davanti al pc? oppure e dovuto alla mia ansia visto che io assumo daparox da 12 anni, anche perchè non e la prima volta che mi succede perchè mi era successo anche l'hanno scorso nello stesso mese di marzo ma mi era durato molto di meno circa 17 giorni, in più ho come vuoti di memoria, tipo stamattina appena sveglio non collegavo in che giorno della settimana eravamo... tutto questo da cosa può essere causato? sono un ragazzo di 33 anni
Buongiorno,
quello che descrivi – sensazioni di “nebbia mentale”, difficoltà di connessione con la realtà esterna, vuoti di memoria e un senso generale di confusione – è qualcosa che molte persone riferiscono in momenti di particolare stress psicofisico.
Sicuramente un'esposizione prolungata agli schermi, e ritmi di lavoro intensi possono contribuire a generare stati di affaticamento mentale, che si possono anche manifestare con i sintomi che descrivi.
I cambi di stagione inoltre sono periodi particolari, in quanto il nostro organismo, il metabolismo e il sistema immunitario si adattano ai cambiamenti delle condizioni ambientali. In alcune persone, questi adattamenti possono generare una sensazione generale di malessere, confusione o stanchezza, che può contribuire a un vissuto di "star male". Tuttavia, credo che sarebbe importante approfondire la tua storia, le motivazioni sottostanti all'assunzione della paroxetina e a cosa sia legata l'ansia che descrivi.
La sensazione di "derealizzazione" o "depersonalizzazione" può essere comune in stati ansiosi intensi. Non si tratta di una perdita di contatto con la realtà in senso psichiatrico grave, ma di una reazione dell'organismo che, sotto stress, tende a distaccarsi parzialmente dalle percezioni per “proteggersi”.
quello che descrivi – sensazioni di “nebbia mentale”, difficoltà di connessione con la realtà esterna, vuoti di memoria e un senso generale di confusione – è qualcosa che molte persone riferiscono in momenti di particolare stress psicofisico.
Sicuramente un'esposizione prolungata agli schermi, e ritmi di lavoro intensi possono contribuire a generare stati di affaticamento mentale, che si possono anche manifestare con i sintomi che descrivi.
I cambi di stagione inoltre sono periodi particolari, in quanto il nostro organismo, il metabolismo e il sistema immunitario si adattano ai cambiamenti delle condizioni ambientali. In alcune persone, questi adattamenti possono generare una sensazione generale di malessere, confusione o stanchezza, che può contribuire a un vissuto di "star male". Tuttavia, credo che sarebbe importante approfondire la tua storia, le motivazioni sottostanti all'assunzione della paroxetina e a cosa sia legata l'ansia che descrivi.
La sensazione di "derealizzazione" o "depersonalizzazione" può essere comune in stati ansiosi intensi. Non si tratta di una perdita di contatto con la realtà in senso psichiatrico grave, ma di una reazione dell'organismo che, sotto stress, tende a distaccarsi parzialmente dalle percezioni per “proteggersi”.
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Salve,
Comprendo la sua preoccupazione. Dalla sintomatologia descritta, credo che la sensazione che avverte sia la "depersonalizzazione" o "derealizzazione". Le cause potrebbero essere molte, ma se ha già effettuato visite mediche per escludere cause organiche, questa sensazione potrebbe essere un sintomo di ansia. Non posso dirle di più perchè la sua descrizione della sintomatologia è piuttosto vaga, ma (considerando anche la sua terapia farmacologica) l'ansia è una causa più che possibile. Le auguro un buon proseguimento e spero di esserle stata utile.
Comprendo la sua preoccupazione. Dalla sintomatologia descritta, credo che la sensazione che avverte sia la "depersonalizzazione" o "derealizzazione". Le cause potrebbero essere molte, ma se ha già effettuato visite mediche per escludere cause organiche, questa sensazione potrebbe essere un sintomo di ansia. Non posso dirle di più perchè la sua descrizione della sintomatologia è piuttosto vaga, ma (considerando anche la sua terapia farmacologica) l'ansia è una causa più che possibile. Le auguro un buon proseguimento e spero di esserle stata utile.
Buongiorno a lei, ritengo abbia senso prima di tutto effettuare una rivalutazione del farmaco insieme ad un professionista medico, verificare il dosaggio e, nel caso ci fossero eventuali variazioni, vedere cosa cambia in un arco di tempo. Può rifare il punto della situazione e, se sente il bisogno, può provare a chiedere un confronto più approfondito sulle eventuali fatiche che sta attraversando.
Un saluto molto caro,
Viviana Sanzone
Un saluto molto caro,
Viviana Sanzone
Buongiorno,
la sensazione che descrive — una sorta di “nebbia mentale”, difficoltà a connettersi con la realtà esterna, alterata percezione dell’ambiente e confusione — può essere legata a diversi fattori, e spesso è il risultato di una combinazione di elementi fisici, psicologici ed emotivi.
Passare molte ore davanti al computer, soprattutto senza pause regolari e in condizioni di stress, può certamente contribuire a questo stato. L’affaticamento mentale, la mancanza di stimoli sensoriali reali, la carenza di sonno o l’alterazione del ritmo sonno-veglia sono tutti fattori che possono influire sulla lucidità mentale e sulla percezione.
Tuttavia, anche l’ansia — specialmente se cronica — può manifestarsi in modi simili, con episodi di “derealizzazione” o “depersonalizzazione”, vuoti di memoria, difficoltà di concentrazione e sensazione di disconnessione dalla realtà. Considerando che assume da molti anni un farmaco come il Daparox (paroxetina, un SSRI usato per trattare ansia e depressione), è possibile che i sintomi che riferisce siano in parte legati a fluttuazioni del tono dell’umore, alla risposta al farmaco nel tempo, o a eventuali altri fattori di stress emersi di recente.
Il fatto che lei riporti un episodio simile accaduto nello stesso periodo dell’anno potrebbe anche suggerire una componente stagionale o una particolare vulnerabilità in certi momenti.
Tutte queste considerazioni, però, non possono sostituire un’adeguata valutazione clinica. Sarebbe utile e consigliato per approfondire la situazione rivolgersi ad uno specialista, per comprendere a fondo le cause di questi sintomi e valutare un eventuale percorso terapeutico mirato.
Dottoressa Silvia Parisi
Psicologa Psicoterapeuta Sessuologa
la sensazione che descrive — una sorta di “nebbia mentale”, difficoltà a connettersi con la realtà esterna, alterata percezione dell’ambiente e confusione — può essere legata a diversi fattori, e spesso è il risultato di una combinazione di elementi fisici, psicologici ed emotivi.
Passare molte ore davanti al computer, soprattutto senza pause regolari e in condizioni di stress, può certamente contribuire a questo stato. L’affaticamento mentale, la mancanza di stimoli sensoriali reali, la carenza di sonno o l’alterazione del ritmo sonno-veglia sono tutti fattori che possono influire sulla lucidità mentale e sulla percezione.
Tuttavia, anche l’ansia — specialmente se cronica — può manifestarsi in modi simili, con episodi di “derealizzazione” o “depersonalizzazione”, vuoti di memoria, difficoltà di concentrazione e sensazione di disconnessione dalla realtà. Considerando che assume da molti anni un farmaco come il Daparox (paroxetina, un SSRI usato per trattare ansia e depressione), è possibile che i sintomi che riferisce siano in parte legati a fluttuazioni del tono dell’umore, alla risposta al farmaco nel tempo, o a eventuali altri fattori di stress emersi di recente.
Il fatto che lei riporti un episodio simile accaduto nello stesso periodo dell’anno potrebbe anche suggerire una componente stagionale o una particolare vulnerabilità in certi momenti.
Tutte queste considerazioni, però, non possono sostituire un’adeguata valutazione clinica. Sarebbe utile e consigliato per approfondire la situazione rivolgersi ad uno specialista, per comprendere a fondo le cause di questi sintomi e valutare un eventuale percorso terapeutico mirato.
Dottoressa Silvia Parisi
Psicologa Psicoterapeuta Sessuologa
Buongiorno, grazie per aver condiviso con così tanta chiarezza una sensazione che, da come la descrivi, può risultare davvero faticosa da attraversare. La "nebbia mentale", la confusione e i vuoti di memoria che racconti sembrano segnali che il tuo sistema – inteso come insieme di corpo, mente, relazioni, abitudini e contesto – sta cercando di comunicare qualcosa. In una prospettiva sistemica, ci chiediamo spesso non solo da cosa viene un sintomo, ma anche a cosa serve, cosa cerca di dire, in che momento specifico della tua vita si presenta e che connessioni ha con ciò che ti circonda.
È possibile che lo stile di vita, come il lavoro prolungato al computer, contribuisca a un certo sovraccarico. Così come l’ansia e la tua storia personale con l’assunzione del farmaco possono avere un ruolo nel modo in cui oggi stai percependo te stesso e il mondo. Anche il fatto che questo episodio si ripresenti nello stesso periodo dell’anno potrebbe offrirci spunti interessanti: che significati ha per te marzo? Ci sono eventi, ricordi o cicli che si riattivano?
Più che cercare una causa unica, può essere utile esplorare insieme come tutti questi elementi si tengano tra loro, e che tipo di equilibrio stai cercando, anche attraverso questi segnali.
Se senti che questo vissuto sta limitando troppo la tua quotidianità, un percorso terapeutico potrebbe aiutarti a dare un senso a ciò che stai vivendo e, soprattutto, a ritrovare un contatto più chiaro con te stesso e con il mondo intorno.
È possibile che lo stile di vita, come il lavoro prolungato al computer, contribuisca a un certo sovraccarico. Così come l’ansia e la tua storia personale con l’assunzione del farmaco possono avere un ruolo nel modo in cui oggi stai percependo te stesso e il mondo. Anche il fatto che questo episodio si ripresenti nello stesso periodo dell’anno potrebbe offrirci spunti interessanti: che significati ha per te marzo? Ci sono eventi, ricordi o cicli che si riattivano?
Più che cercare una causa unica, può essere utile esplorare insieme come tutti questi elementi si tengano tra loro, e che tipo di equilibrio stai cercando, anche attraverso questi segnali.
Se senti che questo vissuto sta limitando troppo la tua quotidianità, un percorso terapeutico potrebbe aiutarti a dare un senso a ciò che stai vivendo e, soprattutto, a ritrovare un contatto più chiaro con te stesso e con il mondo intorno.
Gentile utente, comprendo la sua preoccupazione per i sintomi che sta vivendo. La confusione, la nebbia mentale persistente, la sensazione di distacco dal mondo esterno e i vuoti di memoria sono sicuramente esperienze che possono generare molta ansia e disagio. È comprensibile che lei stia cercando di capire le possibili cause di questi sintomi, considerando sia le lunghe ore trascorse al computer per lavoro, sia la sua storia di ansia e l'assunzione di daparox. Considerando la persistenza e la natura dei suoi sintomi, le suggerirei vivamente di consultare il suo medico curante, il quale conosce la sua storia medica. Potrebbe essere utile discutere con lui l'eventualità di effettuare ulteriori accertamenti per escludere altre cause mediche e per valutare se sia necessario un aggiustamento della terapia farmacologica. In parallelo le suggerisco di intraprendere un percorso psicologico, così da esplorare più a fondo la situazione e affrontare i pensieri e le emozioni legati ad essa, con l’obiettivo di trovare maggiore serenità.
Resto a disposizione anche per consulenze online.
Un caro saluto,
Dott.ssa Valentina De Chiara
Brescia
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Un caro saluto,
Dott.ssa Valentina De Chiara
Brescia
Salve, purtroppo è difficile rispondere alla sua domanda basandosi solo su queste informazioni. Le consiglio di consultare un professionista che possa valutare attentamente la sua sintomatologia ed aiutarla così ad individuare una soluzione.
Capisco quanto possa risultare disturbante questa sensazione di “nebbia mentale” che ti accompagna da settimane. L’esposizione prolungata allo schermo può affaticare i tuoi sistemi visivo e attentivo, rallentando i processi di connessione con l’ambiente esterno e favorendo quel senso di stordimento che descrivi.
Allo stesso tempo, vivere con un’ansia cronica e assumere paroxetina da lungo tempo può influenzare la tua capacità di concentrazione: alcuni pazienti segnalano che, dopo anni di terapia, possono comparire difficoltà cognitive lievi o una sorta di tolleranza agli effetti del farmaco. Sarebbe utile parlarne con il tuo psichiatra per valutare insieme un eventuale aggiustamento posologico o un diverso approccio terapeutico.
Il fatto che questo disagio si manifesti ogni anno a marzo suggerisce un possibile andamento stagionale del tono dell’umore o dell’ansia, forse legato a variazioni di luce o ritmi circadiani. Tenere un diario quotidiano dei sintomi e dedicare qualche minuto all’esposizione alla luce naturale potrebbe aiutarti a identificarne meglio le dinamiche e a ridurne l’intensità.
Spesso i “vuoti” di memoria e l’incapacità di orientarsi sul giorno della settimana derivano anche da un sonno poco rigenerante o molto irregolare: stabilire abitudini di riposo più regolari, spegnere i dispositivi elettronici almeno un’ora prima di coricarti e creare un ambiente notturno tranquillo e buio può favorire un recupero cognitivo più efficace.
Infine, è importante escludere condizioni metaboliche o neurologiche sottostanti. Un semplice esame del sangue per controllare glicemia, funzione tiroidea e livelli di vitamine (in particolare B12 e D) e un colloquio con un neurologo possono offrire un quadro più chiaro e soluzioni specifiche. Se la nebbia mentale dovesse persistere o peggiorare, non esitare a richiedere un approfondimento specialistico.
Allo stesso tempo, vivere con un’ansia cronica e assumere paroxetina da lungo tempo può influenzare la tua capacità di concentrazione: alcuni pazienti segnalano che, dopo anni di terapia, possono comparire difficoltà cognitive lievi o una sorta di tolleranza agli effetti del farmaco. Sarebbe utile parlarne con il tuo psichiatra per valutare insieme un eventuale aggiustamento posologico o un diverso approccio terapeutico.
Il fatto che questo disagio si manifesti ogni anno a marzo suggerisce un possibile andamento stagionale del tono dell’umore o dell’ansia, forse legato a variazioni di luce o ritmi circadiani. Tenere un diario quotidiano dei sintomi e dedicare qualche minuto all’esposizione alla luce naturale potrebbe aiutarti a identificarne meglio le dinamiche e a ridurne l’intensità.
Spesso i “vuoti” di memoria e l’incapacità di orientarsi sul giorno della settimana derivano anche da un sonno poco rigenerante o molto irregolare: stabilire abitudini di riposo più regolari, spegnere i dispositivi elettronici almeno un’ora prima di coricarti e creare un ambiente notturno tranquillo e buio può favorire un recupero cognitivo più efficace.
Infine, è importante escludere condizioni metaboliche o neurologiche sottostanti. Un semplice esame del sangue per controllare glicemia, funzione tiroidea e livelli di vitamine (in particolare B12 e D) e un colloquio con un neurologo possono offrire un quadro più chiaro e soluzioni specifiche. Se la nebbia mentale dovesse persistere o peggiorare, non esitare a richiedere un approfondimento specialistico.
Buonasera. È possibile che trascorrere molte ore davanti al computer possa contribuire a questa sensazione di affaticamento mentale. Tuttavia, la confusione mentale può avere diverse cause e origini, che possono essere di natura fisica, emotiva o legata allo stile di vita. Un percorso di supporto psicologico potrebbe esserti d'aiuto per esplorare più a fondo queste sensazioni, comprendere meglio i fattori che potrebbero contribuirvi e sviluppare strategie per gestirle e migliorare il tuo benessere generale.
Può essere d'aiuto anche parlarne col medico che ti ha prescritto il farmaco, per capire se vi sono effetti collaterali.
Un caro saluto.
Può essere d'aiuto anche parlarne col medico che ti ha prescritto il farmaco, per capire se vi sono effetti collaterali.
Un caro saluto.
Buonasera, l'ansia elevata può provocare i sintomi che descrive ma per esserne sicuri è necessaria una valutazione di uno psicoterapeuta o di uno psichiatra. In merito ad eventuali effetti del daparox, deve rivolgersi al medico che glielo ha prescritto.
Cordiali saluti
Dott.ssa Valeria Randisi
Cordiali saluti
Dott.ssa Valeria Randisi
Buongiorno,
le consiglierei di parlarne con il suo psichiatra e di intraprendere un percorso di psicoterapia. I farmaci aiutano ma da soli non sono sempre risolutivi!
In bocca al lupo!
le consiglierei di parlarne con il suo psichiatra e di intraprendere un percorso di psicoterapia. I farmaci aiutano ma da soli non sono sempre risolutivi!
In bocca al lupo!
Gentile utente di mio dottore,
è difficile fare la valutazione di un paziente in questi termini. Contatti uno specialista ed effettui dei colloqui di valutazione, vedrà che potrá riuscire ad inquadrare meglio la problematica da cui è accompagnato.
Cordiali saluti
Dott. Diego Ferrara
è difficile fare la valutazione di un paziente in questi termini. Contatti uno specialista ed effettui dei colloqui di valutazione, vedrà che potrá riuscire ad inquadrare meglio la problematica da cui è accompagnato.
Cordiali saluti
Dott. Diego Ferrara
Buongiorno gentile Utente, quello che descrive (la sensazione di confusione costante, la "nebbia mentale", i momenti di disorientamento e i piccoli vuoti di memoria) è un vissuto che può avere diverse origini e spesso si presenta come il risultato di più fattori che interagiscono tra loro. Il fatto che lei abbia già una storia personale legata all’ansia e che assuma da tempo un farmaco come il Daparox (paroxetina) indica che è già seguito per una condizione che, in certi periodi, può ripresentarsi o acutizzarsi con manifestazioni diverse da quelle passate.
La "nebbia cognitiva", o "brain fog", come viene talvolta definita, è una condizione riferita da molte persone che vivono periodi prolungati di stress psicofisico, insonnia, sovraccarico mentale o iperattivazione ansiosa. Stare molte ore davanti al computer, magari senza pause adeguate, può certamente contribuire ad aumentare il senso di disconnessione dal corpo e dal presente, ma è difficile pensare che questa sia l’unica causa.
Il fatto che lei riferisca una ricorrenza simile anche l’anno scorso, nello stesso periodo, potrebbe far pensare a una certa ciclicità stagionale nel riacutizzarsi dei sintomi, un aspetto non raro in alcune forme di disturbo d’ansia o dell’umore. Anche le variazioni ormonali, il ritmo sonno-veglia, l’attività fisica, la qualità della vita relazionale e lavorativa possono incidere.
È importante comunque escludere eventuali cause organiche, per cui, se non lo ha già fatto, le consiglierei di confrontarsi con il suo medico curante per una valutazione generale. In parallelo, un approfondimento psicologico potrebbe aiutarla a esplorare i significati di questi vissuti e a comprendere meglio se ci sono aspetti emotivi o relazionali che stanno influenzando il suo stato mentale.
A volte, anche l'assunzione prolungata di un farmaco come la paroxetina, se non regolarmente rivalutata, può richiedere un'attenzione maggiore da parte dello specialista che la segue. Non è raro, dopo molti anni di trattamento, che il dosaggio o la gestione debbano essere riconsiderati, sia in base ai sintomi attuali sia in relazione al suo percorso personale.
Se dovesse avere bisogno di ulteriori informazioni o di intraprendere un percorso mi trova a disposizione,
Dott. Luca Vocino
La "nebbia cognitiva", o "brain fog", come viene talvolta definita, è una condizione riferita da molte persone che vivono periodi prolungati di stress psicofisico, insonnia, sovraccarico mentale o iperattivazione ansiosa. Stare molte ore davanti al computer, magari senza pause adeguate, può certamente contribuire ad aumentare il senso di disconnessione dal corpo e dal presente, ma è difficile pensare che questa sia l’unica causa.
Il fatto che lei riferisca una ricorrenza simile anche l’anno scorso, nello stesso periodo, potrebbe far pensare a una certa ciclicità stagionale nel riacutizzarsi dei sintomi, un aspetto non raro in alcune forme di disturbo d’ansia o dell’umore. Anche le variazioni ormonali, il ritmo sonno-veglia, l’attività fisica, la qualità della vita relazionale e lavorativa possono incidere.
È importante comunque escludere eventuali cause organiche, per cui, se non lo ha già fatto, le consiglierei di confrontarsi con il suo medico curante per una valutazione generale. In parallelo, un approfondimento psicologico potrebbe aiutarla a esplorare i significati di questi vissuti e a comprendere meglio se ci sono aspetti emotivi o relazionali che stanno influenzando il suo stato mentale.
A volte, anche l'assunzione prolungata di un farmaco come la paroxetina, se non regolarmente rivalutata, può richiedere un'attenzione maggiore da parte dello specialista che la segue. Non è raro, dopo molti anni di trattamento, che il dosaggio o la gestione debbano essere riconsiderati, sia in base ai sintomi attuali sia in relazione al suo percorso personale.
Se dovesse avere bisogno di ulteriori informazioni o di intraprendere un percorso mi trova a disposizione,
Dott. Luca Vocino
Buongiorno, capisco quanto possa essere disorientante vivere una sensazione così persistente di confusione mentale, come quella che descrivi. Sentirsi “disconnessi” dalla realtà, avere vuoti di memoria o non riuscire a mettere a fuoco bene può generare molta preoccupazione, soprattutto se accade per giorni interi.
Il fatto che tu abbia già vissuto qualcosa di simile lo scorso anno, nello stesso periodo, potrebbe indicare un legame con fattori ricorrenti, come lo stress stagionale o lavorativo. Anche il tempo trascorso davanti al PC può incidere, specialmente se le ore sono tante e senza pause rigeneranti. La stanchezza mentale legata a un eccesso di stimoli digitali è più comune di quanto si pensi.
Allo stesso tempo, l’ansia – soprattutto se presente da tempo – può contribuire a questi sintomi. La “nebbia mentale” può essere uno degli effetti del sovraccarico ansioso o di un’arousal prolungato. E anche se assumi Daparox da 12 anni, può accadere che l’equilibrio si modifichi nel tempo, richiedendo un confronto con il medico o lo specialista che ti segue.
Ti suggerisco di non sottovalutare questi segnali: parlarne con uno psicologo può aiutarti a capire meglio le cause e a individuare strategie per ritrovare lucidità e benessere. Non sei solo, e affrontare questi momenti con consapevolezza può fare una grande differenza. Dr ssa Isabella Mazzocchi.
Il fatto che tu abbia già vissuto qualcosa di simile lo scorso anno, nello stesso periodo, potrebbe indicare un legame con fattori ricorrenti, come lo stress stagionale o lavorativo. Anche il tempo trascorso davanti al PC può incidere, specialmente se le ore sono tante e senza pause rigeneranti. La stanchezza mentale legata a un eccesso di stimoli digitali è più comune di quanto si pensi.
Allo stesso tempo, l’ansia – soprattutto se presente da tempo – può contribuire a questi sintomi. La “nebbia mentale” può essere uno degli effetti del sovraccarico ansioso o di un’arousal prolungato. E anche se assumi Daparox da 12 anni, può accadere che l’equilibrio si modifichi nel tempo, richiedendo un confronto con il medico o lo specialista che ti segue.
Ti suggerisco di non sottovalutare questi segnali: parlarne con uno psicologo può aiutarti a capire meglio le cause e a individuare strategie per ritrovare lucidità e benessere. Non sei solo, e affrontare questi momenti con consapevolezza può fare una grande differenza. Dr ssa Isabella Mazzocchi.
Quello che descrivi – confusione mentale persistente, senso di disconnessione dal mondo esterno, nebbia cognitiva, piccoli vuoti di memoria – è un insieme di sintomi che merita attenzione, soprattutto perché si è già presentato in passato e ora si ripropone con maggiore intensità. Ci sono diversi fattori che potrebbero contribuire a questo stato:
l’ansia cronica, che nel tempo può causare affaticamento mentale e sensazione di disorientamento; l’uso prolungato di un farmaco che, pur essendo utile per la gestione dell’ansia, può in alcuni casi, specie dopo molti anni, portare a un adattamento farmacologico che riduce l’efficacia nel tempo; l'esposizione prolungata a schermi e lavoro sedentario, che può accentuare la disconnessione corpo-mente, soprattutto se manca attività fisica, esposizione alla luce naturale o regolari pause.
Questi elementi non sono necessariamente alternativi, ma potrebbero agire insieme. Il consiglio è di valutare tutto questo con uno specialista (medico psichiatra o psicoterapeuta), anche per capire se è il caso di riconsiderare il dosaggio o il tipo di trattamento farmacologico. Nel frattempo, è utile mantenere uno stile di vita il più possibile regolare: ritmo sonno-veglia, alimentazione equilibrata, attività fisica leggera, e piccoli momenti quotidiani per riconnettersi con il corpo (respiro consapevole, passeggiate, tecniche di grounding).
l’ansia cronica, che nel tempo può causare affaticamento mentale e sensazione di disorientamento; l’uso prolungato di un farmaco che, pur essendo utile per la gestione dell’ansia, può in alcuni casi, specie dopo molti anni, portare a un adattamento farmacologico che riduce l’efficacia nel tempo; l'esposizione prolungata a schermi e lavoro sedentario, che può accentuare la disconnessione corpo-mente, soprattutto se manca attività fisica, esposizione alla luce naturale o regolari pause.
Questi elementi non sono necessariamente alternativi, ma potrebbero agire insieme. Il consiglio è di valutare tutto questo con uno specialista (medico psichiatra o psicoterapeuta), anche per capire se è il caso di riconsiderare il dosaggio o il tipo di trattamento farmacologico. Nel frattempo, è utile mantenere uno stile di vita il più possibile regolare: ritmo sonno-veglia, alimentazione equilibrata, attività fisica leggera, e piccoli momenti quotidiani per riconnettersi con il corpo (respiro consapevole, passeggiate, tecniche di grounding).
Buongiorno, le consiglio di rivolgere la domanda allo psichiatra che la segue. Cordiali saluti.
Buongiorno, la ringrazio per aver condiviso con così tanta apertura il suo vissuto. Comprendo quanto possa essere angosciante sperimentare uno stato di confusione persistente, quella sensazione di “mente annebbiata” e di distacco dalla realtà che descrive così bene, quasi come se il cervello non riuscisse più a connettere con il mondo esterno. È una condizione difficile da spiegare, e spesso chi la prova si sente incompreso o teme di star perdendo il controllo. Ma le assicuro che non è solo e che ciò che sta provando ha una spiegazione, e può essere affrontato con gli strumenti adeguati. Dal punto di vista cognitivo-comportamentale, ciò che lei descrive si avvicina molto a uno stato che in psicologia chiamiamo “derealizzazione” o “depersonalizzazione”, due fenomeni che possono insorgere in risposta a periodi di forte ansia, stress cronico o anche stati depressivi. La derealizzazione, in particolare, è quella percezione alterata della realtà esterna, come se tutto fosse distante, ovattato, irreale, “diverso”, proprio come lei lo racconta. Questo tipo di esperienza può essere molto destabilizzante, ma è importante sapere che non è pericolosa né indica una malattia mentale grave. Piuttosto, rappresenta un meccanismo protettivo della mente, una sorta di “disconnessione” temporanea che si attiva quando l’ansia o il sovraccarico diventano troppo intensi da gestire. È come se la mente cercasse di proteggersi mettendo una sorta di filtro tra sé e il mondo esterno. Lei mi dice che assume Daparox da dodici anni. Questo mi porta a pensare che la sua ansia abbia una storia lunga, probabilmente con fasi di maggiore o minore intensità. È significativo anche che il sintomo si sia presentato in un periodo analogo all’anno scorso, come se il suo organismo reagisse ciclicamente a qualche fattore specifico, magari legato a ricordi, cambiamenti stagionali, o periodi in cui l’equilibrio emotivo si fa più fragile. Non è raro, per esempio, che in certi momenti dell’anno si riattivino vissuti inconsci o vulnerabilità che fanno emergere sintomi già conosciuti. Il fatto che lavori molte ore davanti al computer, sebbene di per sé non rappresenti una causa diretta, può certamente contribuire al mantenimento di questo stato. L’eccessiva stimolazione visiva, la sedentarietà, la mancanza di pause rigenerative, e soprattutto la tendenza a rimanere in una “bolla” mentale, possono accentuare il senso di disconnessione. Spesso, quando si trascorre tanto tempo davanti allo schermo, senza veri stimoli fisici, sociali ed emotivi, la mente si “chiude” in un circuito interno e diventa più vulnerabile ai pensieri intrusivi e alle sensazioni alterate. Anche i vuoti di memoria che riferisce, come il non ricordare il giorno della settimana al risveglio, sono sintomi frequenti in contesti di ansia prolungata o stanchezza mentale. Quando l’ansia è alta, il cervello tende a concentrarsi sulla sopravvivenza emotiva, riducendo l’efficienza dei processi cognitivi superiori come la memoria a breve termine o la concentrazione. È come se una parte della mente fosse sempre “in allerta”, e non ci fosse più spazio per sentirsi davvero presenti nel qui e ora. Detto questo, non c’è una sola causa possibile. Spesso è l’interazione tra più fattori che produce e mantiene questo stato: la predisposizione ansiosa, lo stile di vita, l’eventuale sovraccarico lavorativo, la routine troppo rigida o poco stimolante, e anche la paura stessa di sentirsi confusi, che può creare un circolo vizioso in cui il sintomo alimenta l’ansia, e l’ansia a sua volta alimenta il sintomo. In questi casi, il lavoro psicoterapeutico può fare una grande differenza. L’approccio cognitivo-comportamentale aiuta a interrompere questi circuiti disfunzionali attraverso tecniche specifiche per gestire l’ansia, migliorare la consapevolezza corporea, ristabilire connessione con la realtà e ristrutturare i pensieri catastrofici o distorti che spesso accompagnano questi vissuti. Allo stesso tempo, può essere utile anche un confronto con il medico o lo psichiatra per valutare insieme l’eventuale bisogno di rivedere il trattamento farmacologico, anche solo temporaneamente, alla luce della ricomparsa del sintomo. Lei ha già affrontato questa esperienza in passato, ed è riuscito a uscirne. Questo è un dato importante. Significa che esistono risorse dentro di lei, anche se in questo momento possono sembrarle lontane. Con il giusto supporto, questo periodo potrà trasformarsi in un’occasione per conoscersi meglio e per rinforzare quegli strumenti che le permetteranno di ritrovare lucidità, fiducia e benessere. Resto a disposizione. Dott. Andrea Boggero
L’insieme di iper-focalizzazione visiva, postura statica e possibile sottodosaggio SSRI può produrre “brain-fog”. Integriamo:
• Anamnesi farmacologica con il medico per dosaggio o switch molecolare se il sintomo persiste.
• Sessioni di ipnosi di chiarezza cognitiva: induzione breve, immaginare un flusso di luce che pulisce la “nebbia”. Migliora concentrazione e memoria di lavoro.
• Protocollo ergonomico 20-20-20, micro-stretch e exposure solare mattutina.
Valuteremo parametri oggettivi (test di attenzione, MoCA breve) prima e dopo il trattamento. Prenoti la visita su MioDottore per integrare ergonomia, farmaco-razionalizzazione e ipnosi.
• Anamnesi farmacologica con il medico per dosaggio o switch molecolare se il sintomo persiste.
• Sessioni di ipnosi di chiarezza cognitiva: induzione breve, immaginare un flusso di luce che pulisce la “nebbia”. Migliora concentrazione e memoria di lavoro.
• Protocollo ergonomico 20-20-20, micro-stretch e exposure solare mattutina.
Valuteremo parametri oggettivi (test di attenzione, MoCA breve) prima e dopo il trattamento. Prenoti la visita su MioDottore per integrare ergonomia, farmaco-razionalizzazione e ipnosi.
Buongiorno, i sintomi che descrive – confusione, nebbia mentale, difficoltà a connettersi con l’esterno e vuoti di memoria – possono essere legati a diversi fattori, tra cui un’eccessiva esposizione allo schermo, un livello elevato di ansia o effetti legati al trattamento farmacologico. Il fatto che si ripresentino nello stesso periodo può indicare anche una componente stagionale o stress specifici ricorrenti. Le consiglio vivamente di parlarne con il suo medico o con lo specialista che la segue per valutare eventuali aggiustamenti terapeutici o approfondimenti clinici. Un supporto psicologico può aiutarla a comprendere meglio le cause e gestire i sintomi. Cordiali saluti. Dr. Vincenzo Capretto.
Buongiorno, la sua esperienza di confusione e "nebbia mentale" è un tema che merita attenzione, poiché rivela un disagio profondo che può influenzare la sua percezione della realtà e il modo in cui interagisce con il mondo. È interessante notare che questa sensazione non è nuova per lei, avendo già vissuto un episodio simile in passato. Le fluttuazioni emotive e cognitive che descrive potrebbero essere legate a diversi fattori, compresi quelli psicologici e fisici. La sua lunga assunzione di Daparox potrebbe influire sulla sua chimica cerebrale, e anche se ha trovato beneficio dalla cura, è possibile che ci siano momenti in cui l'equilibrio tra i neurotrasmettitori si alteri. Inoltre, passare lunghe ore al computer può certamente contribuire a un senso di disconnessione e affaticamento mentale. Le sue esperienze di vuoti di memoria e di difficoltà a connettere con il presente potrebbero indicare un sovraccarico cognitivo, un segnale del suo corpo e della sua mente che richiedono attenzione e cura. È importante non sottovalutare questi sintomi e considerare di parlarne con un professionista che la supporti in modo mirato nell'esplorazione di questi temi. Lavorare su queste esperienze in un contesto sicuro può aiutarla a comprendere meglio cosa stia accadendo e a trovare un modo per affrontare queste sensazioni con più lucidità.
Se desidera approfondire ulteriormente questa situazione e ricevere supporto, sono qui per offrirle ascolto e sostegno in un contesto privo di giudizio.
Cordialmente, dottoressa Laura Lanocita.
Se desidera approfondire ulteriormente questa situazione e ricevere supporto, sono qui per offrirle ascolto e sostegno in un contesto privo di giudizio.
Cordialmente, dottoressa Laura Lanocita.
Buongiorno,
Dalla sua descrizione appare una situazione di forte disagio. Potrebbe essere che stare tanto tempo davanti al pc non aiuti, in quanto stanca molto i suoi occhi e richiede molta attenzione e concentrazione. Gli occhiali protettivi dalla luce blu potrebbero aiutarla in tal senso. Penso che la sua condizione sia dovuta a molti fattori, tra cui l'ansia, anche se provarla tutti i giorni da due mesi potrebbe implicare altri agenti che sarebbero da indagare. Per rispondere alla sua domanda è necessario avere più informazioni che si potrebbero esaminare con attenzione in un percorso di sostegno psicologico. Infatti, attraverso il colloquio si studiano molti aspetti che finora non sono emersi. Resto a disposizione per domande e informazioni nell'eventualità di un colloquio psicologico di approfondimento. Cordiali saluti
Dalla sua descrizione appare una situazione di forte disagio. Potrebbe essere che stare tanto tempo davanti al pc non aiuti, in quanto stanca molto i suoi occhi e richiede molta attenzione e concentrazione. Gli occhiali protettivi dalla luce blu potrebbero aiutarla in tal senso. Penso che la sua condizione sia dovuta a molti fattori, tra cui l'ansia, anche se provarla tutti i giorni da due mesi potrebbe implicare altri agenti che sarebbero da indagare. Per rispondere alla sua domanda è necessario avere più informazioni che si potrebbero esaminare con attenzione in un percorso di sostegno psicologico. Infatti, attraverso il colloquio si studiano molti aspetti che finora non sono emersi. Resto a disposizione per domande e informazioni nell'eventualità di un colloquio psicologico di approfondimento. Cordiali saluti
Salve, Lei è seguito da un medico psichiatra? Se sì, quando ha avuto un colloquio con lui l'ultima volta?
Cordiali saluti.
Cordiali saluti.
salve, potrebbe essere lo stress ma meglio fare una visita psicologica e neurologica
Salve, si i suoi sintomi sono compatibili con un quadro di ansia e stress lavorativo. Sarebbe necessario un percorso psicologico per esplorare la sua ansia e comprendere cosa ha da dirle.
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