Buongiorno cari dottori, una domanda che vorrei porvi la l'ansia acuta può evolvere in psicosi vera

24 risposte
Buongiorno cari dottori, una domanda che vorrei porvi la l'ansia acuta può evolvere in psicosi vera e propria? visto che ho letto su internet che in alcuni casi l'ansia può sfociare in psicosi quindi sono entrato più in ansia di prima, faccio questa domanda perchè oramai da diversi mesi ho sensazione di confusione come se non sono presente, in più paure che quando vado ad una festa sto sempre con l'ansia come se mi dovrebbe succedere qualcosa, o se qualcuno mi offre qualcosa anche se la bevo lo stesso mi viene l'ansia se a messo qualcosa dentro, oppure paure che prima o poi vedro una allucinazione quindi mi guardo sempre attorno, oppure se sento un rumore chiedo assicurazione a chi ho vicino se la sentito anche lui, in più prima avevo una memoria da paura adesso mi dimentico le cose oppure mi succede che confondo se siamo martedi o mercodi.. comunque per essere corretto ho letto su internte che l'ansia acuta può essere un sintomo esordio di entrare in psicosi.. quindi essendo che io a 5 mesi in questa condizione se era un esordio di psicois già dovevo avere allucinazioni ? kmq ho 33 anni non so se può centrare qualcosa l'eta... spero che posso avere una risposta chiara perchè sono più in ansia di prima... grazie
Dott.ssa Angela Ritella
Psicologo, Psicologo clinico
Turi
Vivere ogni giorno con un continuo e generalizzato stato di ansia può essere particolarmente debilitante. Soprattutto quando diventa così forte è molto importante intervenire tempestivamente per capire che cosa stia accadendo e come fare a gestire quei sintomi.
Sono a Sua disposizione per aiutarLa a fare chiarezza sull'origine di questa condizione e a trovare un modo per gestirla e affrontarla, cercando di recuperare, col tempo, la serenità di cui ha bisogno.

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Dott. Luca Vocino
Psicologo clinico, Psicologo
Trezzano Rosa
Buongiorno gentile Utente, la ringrazio per aver condiviso con tanta chiarezza e sincerità ciò che sta vivendo. Capisco bene quanto possa essere destabilizzante trovarsi da mesi in uno stato di ansia così intenso, in cui le sensazioni di confusione, ipervigilanza, paura di perdere il contatto con la realtà e il timore di sintomi più gravi come le allucinazioni inizino a occupare costantemente la mente. È un vissuto molto faticoso, e la sua preoccupazione merita attenzione e ascolto.

Ci tengo a rassicurarla con la massima chiarezza possibile: quello che lei descrive rientra pienamente in un quadro ansioso strutturato, ma non indica l’ingresso in una psicosi vera e propria.

Nella psicosi, una delle caratteristiche principali è la perdita di consapevolezza: la persona non dubita delle proprie percezioni o convinzioni, anche se queste sono profondamente alterate. Lei, invece, continua a interrogarsi, a chiedere conferme, a cercare una spiegazione razionale, a confrontarsi con gli altri per verificare se un suono o un’immagine siano reali. Questo atteggiamento è molto distante da quello che si osserva in un esordio psicotico.

I sintomi che riferisce (come la sensazione di irrealtà, la paura che qualcuno possa farle del male, i pensieri intrusivi, la confusione temporale o le difficoltà di memoria) sono compatibili con uno stato ansioso cronico, e in particolare con una condizione nota come ansia generalizzata, o con aspetti dissociativi legati allo stress prolungato. Spesso queste manifestazioni sono alimentate proprio dalla paura di “impazzire”, e in effetti il nostro cervello, sotto un carico continuo di tensione, può dare segnali molto forti e stranianti, che però non sono necessariamente segni di una patologia più grave.

A peggiorare la situazione, come lei ha già intuito, è la ricerca di informazioni su internet, dove è facile imbattersi in scenari estremi e privi di contesto. Questo purtroppo accade spesso, e contribuisce ad alimentare una spirale di paura e automonitoraggio che può diventare molto invalidante.

La sua età (33 anni) non è particolarmente associata a un rischio aumentato per psicosi, che di norma esordisce in età più giovane, spesso tra i 18 e i 25 anni, e in presenza di una predisposizione specifica, che lei non sembra evidenziare nella sua storia.

Quello che però emerge con forza è che lei ha bisogno di uno spazio sicuro, professionale e continuativo in cui elaborare queste paure e scaricare il carico mentale che da troppo tempo sta gestendo da solo. In questi casi, una psicoterapia basata su un approccio integrato e con evidenza scientifica, come la terapia cognitivo-comportamentale o la terapia metacognitiva, può aiutarla in modo significativo a gestire le paure, ridurre l’ipervigilanza e recuperare un senso di fiducia nelle proprie percezioni. In alcuni casi, una valutazione psichiatrica può essere indicata per affiancare un breve supporto farmacologico che riduca il livello di attivazione eccessiva.

La sua capacità di osservare se stesso, di chiedere aiuto e di cercare una spiegazione sono già segnali molto importanti. Non è solo in questo percorso, e la sofferenza che sta vivendo può trovare contenimento, significato e trasformazione.

Se dovesse avere bisogno di ulteriori informazioni o di intraprendere un percorso mi trova a disposizione,
Dott. Luca Vocino
Dott.ssa Silvia Parisi
Psicoterapeuta, Psicologo, Sessuologo
Torino
Buongiorno,

Capisco quanto possa essere difficile convivere con i sintomi che descrivi e con l’ansia che ne deriva, soprattutto quando le informazioni trovate online generano ulteriore preoccupazione. Provo a rispondere in modo chiaro e rassicurante.

L’ansia acuta, anche quando si presenta in forma intensa e prolungata, non evolve automaticamente in una psicosi. Ansia e psicosi sono due condizioni cliniche differenti, con meccanismi, sintomi e trattamenti distinti. Tuttavia, è vero che alcuni sintomi d’ansia intensi — come la derealizzazione (sensazione di non essere presenti), la paura irrazionale o l’ipercontrollo dell’ambiente — possono sembrare simili o confondersi con sintomi psicotici, ma non lo sono necessariamente.

Le sensazioni che descrivi — come il sentirsi confuso, la paura che possa succederti qualcosa, il controllare l’ambiente per paura di allucinazioni o danni — sono comuni nei disturbi d’ansia, soprattutto quando l’ansia è cronica o non trattata. Anche la difficoltà di concentrazione e la confusione mentale sono sintomi frequenti dell’ansia prolungata, e non indicano di per sé l’esordio di una psicosi.

L’esordio di una psicosi di solito presenta segni più marcati, come allucinazioni uditive, deliri strutturati, gravi alterazioni del comportamento o della percezione della realtà, e tende a compromettere in modo significativo la vita sociale, lavorativa e personale della persona. Se da 5 mesi ti trovi in questa condizione e riesci comunque a distinguere cosa è reale e cosa no, è improbabile che si tratti di un esordio psicotico.

L’età che riporti (33 anni) è fuori dal periodo più tipico in cui si manifesta l’esordio di una psicosi primaria (che di solito si presenta tra la tarda adolescenza e i 25-30 anni), anche se ovviamente ogni caso è a sé.

Ciò che conta ora è che tu non rimanga solo con questi pensieri e sintomi. È importante approfondire ciò che stai vivendo con uno specialista che possa valutare nel dettaglio la tua situazione e aiutarti a ritrovare un equilibrio.

Rivolgersi a uno psicologo o psicoterapeuta è fortemente consigliato: ti aiuterà non solo a capire meglio quello che ti sta accadendo, ma anche ad affrontarlo in modo efficace, senza lasciarti sopraffare da informazioni generiche o poco affidabili trovate online.

Un caro saluto,
Dottoressa Silvia Parisi – Psicologa Psicoterapeuta Sessuologa
Buongiorno, grazie per aver descritto così chiaramente quello che stai vivendo. L’ansia, anche quando è molto forte e prolungata, non si trasforma automaticamente in psicosi. Sono due condizioni diverse: l’ansia si manifesta con preoccupazioni, paure, tensione e sintomi fisici come tachicardia e difficoltà di concentrazione, mentre la psicosi comporta una perdita di contatto con la realtà con la comparsa di deliri e allucinazioni persistenti. In generale, l’ansia da sola non porta alla psicosi. Può però causare sensazioni di confusione, difficoltà di memoria e di concentrazione, derealizzazione (come se le cose intorno fossero irreali) e ipervigilanza, cioè la sensazione di essere sempre in allerta. Quello che descrivi – il bisogno di controllare i rumori chiedendo conferma agli altri, la paura che ti possano mettere qualcosa nel bicchiere, la paura di vedere qualcosa di strano, la sensazione di confusione e il fatto di dimenticare i giorni – rientra molto spesso in un disturbo d’ansia che si trascina nel tempo. Nelle psicosi vere e proprie, invece, entro pochi mesi dall’esordio compaiono di solito sintomi più netti come convinzioni rigide e incontestabili (deliri) oppure allucinazioni vere e proprie (vedere o sentire cose che gli altri non percepiscono). Il fatto che tu ti renda conto delle tue paure e chieda conferma agli altri è un segnale che stai mantenendo contatto con la realtà, cosa che è molto più tipica dell’ansia che della psicosi. Inoltre, a 33 anni l’esordio di una psicosi primaria è meno frequente rispetto alle età più giovani, anche se non impossibile.

Il consiglio più utile, visto che questo disagio ti accompagna ormai da mesi, è parlarne di persona con un professionista (psichiatra o psicologo clinico), senza affrontarla da solo. Evita di cercare risposte su Internet, perché questo tende a far crescere ancora di più l’ansia. Nel frattempo, cerca di mantenere ritmi regolari di sonno e di vita, limita caffeina e alcol e, se ti è possibile, prova tecniche di respirazione o rilassamento: possono aiutarti a scaricare un po’ di tensione. Rivolgiti subito a un medico se dovessero comparire sintomi come voci che gli altri non sentono, visioni non reali, convinzioni fisse di cui sei assolutamente certo anche se gli altri ti dicono il contrario, o pensieri di farti del male.

In conclusione, da come descrivi la situazione, ciò che stai vivendo sembra molto più legato a un disturbo d’ansia che a una psicosi vera e propria. Affrontarlo con l’aiuto di uno specialista è il passo migliore per ridurre la paura e tornare a stare meglio.
Dott. Francesco Damiano Logiudice
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Roma
Salve, mi spiace molto per la situazione che descrive poichè comprendo il disagio che può sperimentare e quanto sia impattante sulla sua vita quotidiana. Ritengo fondamentale che lei possa richiedere un consulto psicologico al fine di esplorare la situazione con ulteriori dettagli, elaborare pensieri e vissuti emotivi connessi e trovare strategie utili per fronteggiare i momenti particolarmente problematici onde evitare che la situazione possa irrigidirsi ulteriormente.
Credo che un consulto con un terapeuta cognitivo comportamentale possa aiutarla ad identificare quei pensieri rigidi, disfunzionali e maladattivi che le impediscono il benessere desiderato mantenendo la sofferenza in atto e possa soprattutto aiutarla a parlare con se stesso/a utilizzando parole più costruttive.
Credo che anche un approccio EMDR possa esserle utile al fine di rielaborare il materiale traumatico connesso ad eventi del passato che possono aver contribuito alla genesi della sofferenza attuale.
Resto a disposizione, anche online.
Cordialmente, dott FDL
Dott. Andrea Boggero
Psicologo, Psicologo clinico
Genova
Buongiorno, capisco bene quanto stia vivendo una situazione difficile e carica di preoccupazioni, ed è comprensibile che domande come la sua nascano quando ci si sente immersi da tempo in uno stato di ansia acuta. Il timore che l’ansia possa trasformarsi in qualcosa di più grave, come una psicosi, è una paura molto comune tra le persone che soffrono di disturbi d’ansia, specialmente quando questa condizione persiste a lungo o si manifesta con sintomi intensi e poco familiari. La prima cosa che mi sento di dirle, con molta chiarezza, è che l’ansia, anche se molto forte e prolungata, non è di per sé un preludio a una psicosi. Le due condizioni sono profondamente diverse per natura, per decorso e per meccanismi di funzionamento. L’ansia è una risposta del nostro organismo a una minaccia percepita, ed è caratterizzata da iperattivazione mentale e fisiologica, pensieri catastrofici, paura del futuro, e sintomi fisici come tachicardia, tensione muscolare, disturbi gastrointestinali, senso di confusione e stanchezza mentale. È una condizione molto faticosa, che può far sentire disorientati, ma non implica automaticamente una perdita del contatto con la realtà. La psicosi, al contrario, è caratterizzata da una rottura con la realtà: chi ne soffre sviluppa convinzioni false (deliri), percezioni sensoriali non legate a stimoli esterni (allucinazioni) e spesso una forte compromissione del funzionamento quotidiano, senza consapevolezza del fatto che quello che sta vivendo sia un’esperienza anomala. Chi entra in uno stato psicotico, in genere, non si chiede se sta impazzendo, perché non percepisce le proprie convinzioni o percezioni come alterate. Il fatto che lei si ponga domande, che cerchi rassicurazioni, che cerchi conferme da chi le sta vicino, che osservi e controlli costantemente se sente o vede qualcosa di insolito, è in realtà un segno della sua consapevolezza e non della perdita di contatto con la realtà. Le sensazioni di confusione, come se non fosse presente, la paura di vedere allucinazioni, il bisogno di chiedere agli altri se anche loro sentono un rumore, o la difficoltà a concentrarsi e a ricordare piccole cose, sono tutti sintomi molto comuni nei disturbi d’ansia, specialmente quando il livello di attivazione è molto alto e costante. Quando la mente è sempre occupata a controllare, a monitorare l’ambiente e a prevenire possibili pericoli, è naturale che la memoria, l’attenzione e la lucidità ne risentano. Il nostro cervello non può fare tutto insieme, e l’ansia occupa molte delle sue risorse. Anche la sensazione di confondere i giorni o di dimenticare dettagli può derivare proprio da questo sovraccarico attentivo. La ricerca compulsiva di informazioni su internet, purtroppo, invece di rassicurare, spesso alimenta i dubbi e le paure. Questo perché si leggono descrizioni generali o riferite a casi molto specifici, che non tengono conto del contesto personale di chi legge. Ad esempio, leggere che “in alcuni casi l’ansia può precedere una psicosi” non significa che questo accada nella maggior parte dei casi o che accada in chi ha una storia simile alla sua. Significa solo che, in rari casi, una persona che stava già sviluppando una psicosi potrebbe aver sperimentato un periodo di forte ansia come parte del quadro generale. Ma non si tratta di una regola né tantomeno di qualcosa che può essere dedotto solo dalla presenza dell’ansia. Ha anche menzionato che questa condizione dura da diversi mesi. Se si fosse trattato davvero dell’inizio di una psicosi, con molta probabilità i sintomi sarebbero già cambiati in modo più marcato e significativo, e non sarebbe più in grado di riflettere su di essi come sta facendo ora. L’età che ha, 33 anni, non è neppure un’età tipica per l’esordio di disturbi psicotici primari, che si manifestano di solito più precocemente. Anche questo è un elemento rassicurante, pur non essendo determinante da solo. La cosa più utile, in questo momento, è concentrarsi su come affrontare questa ansia e su come disinnescare i meccanismi mentali che la mantengono. La terapia cognitivo-comportamentale, che probabilmente già conosce, lavora proprio su questo: aiuta a riconoscere e modificare i pensieri catastrofici, a gestire le sensazioni fisiche e a interrompere i comportamenti di controllo (come cercare rassicurazioni o monitorare costantemente l’ambiente) che alimentano il circolo dell’ansia. In molti casi, è anche utile affiancare al percorso psicoterapico una valutazione psichiatrica per comprendere se vi sia indicazione all’uso di farmaci, almeno temporaneamente, per ridurre l’attivazione e consentire un lavoro terapeutico più efficace. Non è solo e non è senza risorse. Sta facendo la cosa giusta cercando chiarezza e sostegno. Non sta impazzendo. Sta vivendo un periodo difficile, ma assolutamente affrontabile, con gli strumenti giusti e con il supporto adatto. Resto a disposizione. Dott. Andrea Boggero
Gentile utente, grazie per aver condiviso le sue preoccupazioni. È comprensibile che leggere determinate informazioni online possa aumentare l’ansia, soprattutto quando si vivono già situazioni di forte attivazione emotiva. Quando ci si sente confusi, in allerta o preoccupati per ciò che si prova, è facile cadere in una spirale di dubbi e paure. Tuttavia, è importante ricordare che ogni vissuto ha bisogno di essere inquadrato con attenzione e delicatezza, all'interno di un dialogo reale con un professionista, non attraverso ricerche su internet, che spesso generano ulteriore confusione. Le sensazioni che descrive meritano ascolto e accoglienza, senza saltare a conclusioni che rischiano di aumentare il disagio. Spesso, quando si vivono periodi di forte stress o ansia prolungata, possono comparire sintomi che spaventano, ma che non necessariamente indicano qualcosa di grave. Per questo motivo, le consiglio di valutare la possibilità di rivolgersi ad uno psicologo o psicoterapeuta per un colloquio conoscitivo. Un confronto diretto, in un contesto protetto, può aiutarla a dare un senso a ciò che sta vivendo e ad affrontare con maggiore serenità le sue emozioni. Prendersi cura di sé è il primo passo per ritrovare maggiore stabilità e benessere. Un caro saluto
Dott.ssa Amelia Frasca
Psicoterapeuta, Psicologo, Psicologo clinico
Catania
Gent.le, leggere le sue parole da un'idea molto chiara circa quanto la sua qualità di vita sia estremamente compromessa dalle sue ripetute esperienze d'ansia. Purtroppo leggere informazioni su internet può compromettere ulteriormente e davvero la complicata condizione emotiva ed ideativa in cui ci si trova. La sua domanda può trovare un'adeguata risposta solo in una sede opportuna, ovvero in occasione di un colloquio psicologico con finalità diagnostiche e di "presa in cura" terapeutica. Rimanendo a disposizione, porgo cordiali saluti. Dott.ssa Amelia Frasca
Dott. Stefano Ventura
Psicologo, Psicoterapeuta
Roma
Gentile Amico,
quello che ci racconta dimostra una volta di più che su internet possiamo leggere tante sciocchezze, che ci fanno stare male!
Vorrei rassicurarla: l'ansia è un sintomo di esordio della psicosi proprio come la febbre lo è della peste. Come serve molto di più che una forte febbre per diagnosticare la peste, così non basta l'ansia per diagnosticare una psicosi. In altre parole, l'ansia accompagna tutti i disagi psicologici: da sola non indica nulla, se non se stessa.
Ciononostante, l'ansia non va sottovalutata perché ci rende la vita davvero difficile da vivere. Per questo le consiglio di rivolgersi ad uno psicoterapeuta, che potrà aiutarla a comprendere i motivi profondi della sua ansia e a risolverli.

con i migliori auguri,
dr. Ventura
Dott. Francesco Giampaolo
Psicologo, Psicologo clinico
Roma
Buongiorno, grazie per aver condiviso le tue preoccupazioni. Comprendo che leggere informazioni su internet ti abbia aumentato l'ansia, ma posso rassicurarti su alcuni punti importanti e rispondere chiaramente alla tua domanda.

Sull'evoluzione dell'ansia in psicosi. L'ansia acuta di per sé non si trasforma automaticamente in psicosi. Sono condizioni diverse con meccanismi neurobiologici diversi. È vero che in alcuni casi l'ansia intensa può accompagnare l'esordio di disturbi psicotici, ma questo non significa che l'ansia causi la psicosi o che ogni persona ansiosa svilupperà sintomi psicotici. La psicosi ha solitamente una base genetica e neurobiologica specifica, mentre l'ansia può avere molte cause diverse.

I tuoi sintomi dopo 5 mesi. Se fossi in un vero esordio psicotico, dopo 5 mesi avresti probabilmente sviluppato sintomi più chiari e persistenti come allucinazioni percepite come reali, deliri fermi e non correggibili, o significative alterazioni del pensiero. Il fatto che tu continui a dubitare delle tue percezioni, che chiedi conferme agli altri quando senti rumori, e che ti preoccupi di sviluppare allucinazioni suggerisce piuttosto un quadro ansioso con ipervigilanza e pensieri intrusivi.

I sintomi che descrivi. La sensazione di "non essere presente" (derealizzazione), l'ansia nelle situazioni sociali, i sospetti su cibi e bevande, l'ipercontrollo dell'ambiente, i problemi di memoria e concentrazione sono tutti compatibili con stati d'ansia prolungata. L'ansia cronica può effettivamente compromettere memoria e concentrazione perché il cervello è costantemente in allerta e non riesce a "registrare" normalmente le informazioni.

L'età e il rischio. A 33 anni l'esordio di disturbi psicotici è meno frequente rispetto all'adolescenza e alla prima età adulta. La maggior parte dei disturbi psicotici compare tra i 16 e i 25 anni negli uomini.

Cosa fare praticamente. Prima di tutto, evita le ricerche su internet che alimentano solo l'ansia senza fornire risposte personalizzate. Quando l'ansia sale, prova tecniche di radicamento nel presente: osserva concretamente l'ambiente, fai respiri lenti e profondi, porta attenzione ai cinque sensi. Non evitare le situazioni sociali: l'evitamento rinforza l'ansia. Mantieni routine regolari di sonno e alimentazione, limita caffeina e sostanze stimolanti.

Quando cercare aiuto. È importante fare una valutazione con uno psicologo clinico che possa distinguere tra sintomi ansiosi e altre condizioni. Dopo 5 mesi di sintomi che interferiscono con la tua vita quotidiana è appropriato cercare supporto professionale. Una terapia cognitivo-comportamentale può essere molto efficace per gestire l'ansia e i pensieri intrusivi.

Una rassicurazione importante. Il fatto che tu ti preoccupi così intensamente di sviluppare una psicosi è paradossalmente rassicurante dal punto di vista clinico. Nelle psicosi conclamate raramente c'è questa consapevolezza critica e questa preoccupazione per i propri sintomi.

Se riconosci la tua esperienza in questa descrizione, ti invito a contattarmi per una valutazione specialistica. Nel mio studio posso offrirti uno spazio per ascoltare la tua storia completa, valutare i sintomi nel dettaglio e definirti un percorso terapeutico che ti dia strumenti concreti per gestire l'ansia e recuperare serenità.

Hai fatto bene a chiedere chiarimenti: è un segno di consapevolezza e il primo passo verso il benessere.
Dott.ssa Elena Mininni
Psicologo, Psicologo clinico
Torino
Salve, capisco la sua preoccupazione, ma l’ansia, anche quando intensa e prolungata, non porta automaticamente a una psicosi. I sintomi che descrive, come ipervigilanza, dubbi sulla realtà o difficoltà di concentrazione, sono spesso legati a uno stato ansioso prolungato. Sarebbe utile un supporto psicologico per gestire l’ansia e ridurre il circolo dei pensieri catastrofici. Se vuole, possiamo approfondire insieme.
Dott. Amedeo Fonte
Psicologo, Psicologo clinico
Pescara
Capisco che la sua domanda nasca da una forte preoccupazione e che questo la porti a cercare conferme o rassicurazioni rispetto a ciò che prova, ma forse la cosa più importante da sottolineare è che l’ansia non è in sé qualcosa che automaticamente evolve in psicosi, non funziona come una catena di eventi lineare o inevitabile, piuttosto ciò che lei descrive riguarda un’esperienza in cui l’ansia si fa così intensa da modificare la percezione di sé e della realtà intorno, come se la sua attenzione fosse costantemente catturata dall’idea che possa accadere qualcosa di minaccioso o incontrollabile, e questo produce confusione, dubbi, sensazioni di irrealtà, paure che restano sospese. Quando dice di temere che ci sia qualcosa messo dentro un bicchiere o di controllare se un rumore l’hanno sentito anche gli altri, sembra emergere il bisogno di un punto d’appoggio esterno che possa confermarle la realtà e alleviare l’incertezza, come se la sua fiducia in quello che percepisce direttamente fosse incrinata. La dimenticanza o la difficoltà a orientarsi nel tempo che nota possono avere a che fare più con l’usura che un’ansia protratta nel tempo provoca nella mente e nel corpo che non con un segnale certo di psicosi. Lei chiede se, essendo passati diversi mesi, se fosse un esordio di psicosi avrebbe già dovuto avere allucinazioni, ma la questione non si pone in termini così netti, perché ogni vissuto è singolare e non riducibile a schemi preconfezionati. Forse ciò che può essere più utile è spostare l’attenzione dalla paura di una malattia che potrebbe arrivare a ciò che già ora le accade, a come vive questa costante tensione, a cosa evoca in lei questa sensazione di non essere presente o di non potersi fidare pienamente delle proprie percezioni. Le domanderei allora cosa prova quando si accorge che ha bisogno di cercare conferme negli altri, che cosa teme che possa succedere se non lo facesse, che cosa rappresenta per lei questo timore che la realtà non sia stabile. Più che trovare un’etichetta definitiva, potrebbe essere importante dare spazio a questo malessere, che appare forte e duraturo, in un luogo in cui possa essere accolto e pensato insieme a qualcuno che la accompagni, perché questo già può alleggerire l’ansia e permetterle di riconoscere meglio ciò che le appartiene.
Dott.ssa Daniela Voza
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Milano
Carissimo, rispetto alle problematiche da lei lamentate, le sarebbe utile intraprendere un percorso di psicoterapia Metacognitiva, un approccio che si colloca nell'ambito della terza generazione delle terapie Cognitivo-Comportamentali e che vanta crescenti evidenze empiriche di efficacia. Rimango a disposizione per ulteriori chiarimenti. Cordiali saluti. Dott.ssa Daniela Voza
Dott.ssa Ilaria De Pretto
Psicologo, Psicologo clinico
Roma
Capisco bene la tua paura: quando si vive a lungo con ansia intensa, derealizzazione, confusione e pensieri intrusivi, è naturale temere che questo significhi “stare entrando in psicosi”.

Ti chiarisco alcuni punti fondamentali:
• Ansia e psicosi non sono la stessa cosa. L’ansia acuta può dare sintomi molto forti (difficoltà di concentrazione, sensazione di irrealtà, pensieri catastrofici, bisogno di rassicurazioni), ma non si trasforma di per sé in psicosi.
• La differenza chiave: chi vive un disturbo psicotico non si chiede continuamente “e se stessi impazzendo?”, ma è convinto della realtà delle sue percezioni o dei suoi pensieri. Tu invece metti costantemente in dubbio, cerchi conferme, sei consapevole che sono paure: questo indica che sei ancorato alla realtà.
• I sintomi che descrivi (paura che mettano qualcosa nel bicchiere, paura di allucinazioni, controllare i rumori, sensazione di confusione, memoria appannata) rientrano nei quadri ansiosi e ossessivi. Non sono segni di psicosi.
• Il tempo è un fattore importante. L’esordio di una psicosi non rimane per mesi solo a livello di paure: in 5 mesi ci sarebbe già stato un cambiamento netto nella percezione della realtà, con allucinazioni o deliri vissuti come veri.
• L’età conta: la maggior parte delle psicosi esordisce tra i 18 e i 25 anni, raramente dopo i 30. A 33 anni, senza familiarità in famiglia, la probabilità che quello che vivi sia un esordio psicotico è molto bassa.

In sintesi: quello che stai vivendo è ansia che si esprime in forma ossessiva e con sintomi dissociativi (derealizzazione, confusione), non un inizio di psicosi.

Cosa puoi fare:
• Porta questi vissuti a uno psichiatra o a uno psicoterapeuta: possono aiutarti a interrompere il circolo ansioso e a ridare stabilità.
• Limita le ricerche su internet sui sintomi psicotici: alimentano solo i tuoi timori.
• Usa tecniche di grounding (riportare l’attenzione al presente attraverso i sensi) nei momenti di paura.
• Cura sonno, attività fisica e routine: riducono molto la confusione e il senso di irrealtà.

Non stai impazzendo: stai vivendo un’ansia molto forte che ha bisogno di essere trattata e contenuta, ma che non si trasforma in psicosi.

Dott.ssa De Pretto
Dott.ssa Angelica Guido
Psicologo, Psicologo clinico
Perugia
Gentile utente,
capisco bene la sua preoccupazione: leggere informazioni in rete può amplificare l’ansia e far temere il peggio. È importante chiarire che l’ansia acuta non si trasforma automaticamente in psicosi. Le sensazioni che descrive – confusione, paure, bisogno di controllare e chiedere conferme – rientrano più spesso in un quadro ansioso, che può dare la percezione di “non essere presenti” e far dubitare di sé, ma non indicano necessariamente una psicosi.
La sua mente sta vivendo un sovraccarico attentivo ed emotivo, che altera la percezione e la memoria a breve termine, rinforzando i timori. Il fatto che da mesi non siano comparse vere allucinazioni è già un segnale importante.
Un percorso terapeutico può aiutarla a gestire questi vissuti, a distinguere paure da realtà e a recuperare sicurezza nelle sue esperienze quotidiane.
Dott.ssa Grazia Puglisi
Psicologo, Professional counselor
Acireale
Buongiorno. L'ansia è qualcosa che tutti gli esseri umani provano, segnalando un pericolo è utile alla sopravvivenza. Se diventa eccessiva può trasformarsi in un disturbo che compromette la vita quotidiana e il benessere. Non si può fare diagnosi basandosi solo sull'ansia come sintomo. E' importante invece parlare delle proprie difficoltà con un professionista per cercare di trovarne le cause e ritornare a star bene.
Gentile utente,
Dalle sue parole emerge un vissuto di ansia molto intenso, che si protrae da diversi mesi e che sta influenzando profondamente la sua quotidianità. Le sensazioni di confusione, le paure legate alla perdita di controllo o alla possibilità di avere allucinazioni, il bisogno costante di conferme: tutto questo segnala un forte stato di allerta interiore.
Capisco quanto possa essere spaventato, soprattutto dopo aver letto informazioni online che possono alimentare ulteriormente l’ansia. Tuttavia, è importante sapere che uno stato ansioso anche molto acuto non equivale necessariamente a un esordio psicotico. Le sue reazioni sembrano piuttosto legate a un bisogno urgente di sicurezza, di stabilità e di contatto con sé stesso. Per questo motivo, le suggerisco di valutare l’inizio di un percorso di supporto psicologico, non solo per alleviare il sintomo, ma per offrirsi uno spazio protetto in cui esplorare ciò che sta vivendo, ritrovando poco alla volta maggiore consapevolezza, fiducia e centratura.
Un caro saluto
Dott. Giuseppe Mirabella
Psicologo, Psicologo clinico
Modica
Gentile utente,
capisco bene la sua preoccupazione, ma stia tranquillo: l’ansia, anche se intensa e fastidiosa come quella che descrive, non evolve di per sé in psicosi. Le sensazioni di confusione, ipervigilanza e i dubbi che riporta sono comuni nei disturbi d’ansia, non segnali di esordio psicotico. Proprio perché questi pensieri la spaventano e la condizionano da mesi, il passo più utile è affidarsi con continuità al percorso psicologico, evitando di cercare conferme su internet, che spesso alimentano ancora di più l’ansia. Dr. Giuseppe Mirabella
Dott.ssa Noemi Barlone
Psicologo, Psicologo clinico
Roma
Buongiorno, per ora mi concentrerei e tratterei con un percorso di terapia l'ansia che mi sembra di capire che è molto forte e la fa essere in allerta in molti contesti.
Dott.ssa Chantal Danna
Psicologo, Psicologo clinico
Aosta
Gentile signore,
Comprendo la sua preoccupazione e lo stato d'ansia che sta vivendo. La sua paura che l'ansia acuta possa evolvere in psicosi è un timore molto comune, spesso alimentato da informazioni fuorvianti trovate su internet.
Vorrei rassicurarla: l'ansia acuta non evolve in psicosi. Si tratta di due disturbi distinti. Le sensazioni che descrive, come confusione, la paura di avere allucinazioni o di non essere presente, sono sintomi tipici di un'ansia molto forte, non di una psicosi. Il fatto che lei si stia ponendo queste domande e cerchi rassicurazioni dimostra che il suo contatto con la realtà è intatto, cosa che non accadrebbe in un quadro psicotico.
Anche i problemi di memoria e la sensazione di confusione sono comuni quando si vive un forte stato di stress e ansia cronica. Il suo cervello, essendo costantemente in allerta, fatica a concentrarsi e a elaborare le informazioni in modo efficiente.
In sintesi, i sintomi che descrive sono molto più coerenti con un disturbo d'ansia.
Il mio consiglio è di non cercare più informazioni online e di rivolgersi a un professionista della salute mentale, come uno psicologo o uno psichiatra. Un percorso terapeutico la aiuterà a gestire l'ansia, a comprendere i suoi pensieri e a ritrovare serenità.
Cordialmente
Dott.ssa Chantal Danna
Dott.ssa Federica Giudice
Psicologo, Psicologo clinico
Milano
Rassicurazione essenziale: l’ansia intensa da sola raramente “sfocia” automaticamente in psicosi. Il fatto che riconosci i pensieri come prodotti della tua mente è un segnale importante di realtà (insight). Se ti va di raccontarmi meglio la tua storia io ci sono
Dott.ssa Ilaria Redivo
Psicologo, Psicologo clinico
Roma
Buon pomeriggio grazie per aver condiviso la sua esperienza , capisco quanto possa spaventare vivere queste sensazioni e certamente leggere certe cose online può aumentare l’ansia. L’ansia, anche se intensa e persistente, non evolve automaticamente in una psicosi. Le tue paure, i dubbi sulla realtà e la confusione che descrivi sono sintomi comuni dell’ansia elevata e dell’ipercontrollo, non segnali certi di un esordio psicotico. La tua consapevolezza di ciò che provi è già un segno importante di lucidità. Ti consiglio di parlarne con una figura deputata per comprendere meglio e trovare strategie che ti aiutino a stare bene. Se sei interessato puoi trovare il mio profilo su Mio Dottore Un caro saluto Dott.ssa Ilaria Redivo
Dott.ssa Alessandra Motta
Psicologo clinico, Psicologo
Roma
Buongiorno,
quello che descrive – ansia, sensazione di confusione, paura di allucinazioni – è molto angosciante ma non è di per sé psicosi. La differenza sta proprio nel fatto che lei se ne accorge e se ne spaventa: chi è in delirio non mette in dubbio ciò che pensa o vede. L’ansia acuta può dare sintomi intensi (derealizzazione, difficoltà di memoria, ipervigilanza), ma non “diventa” automaticamente psicosi.

Un caro saluto,
Dott.ssa Alessandra Motta – Psicologa Strategica
Dott.ssa Carmen Coppola
Psicologo, Psicologo clinico
Sesto San Giovanni
Buongiorno,
capisco bene la sua preoccupazione, quando si vivono sintomi intensi come quelli che descrive, è naturale cercare spiegazioni e rassicurazioni.
Tuttavia, è importate ricordare che non è possibile fare una diagnosi attraverso internet, né basandosi solo su ciò che si legge online.
Le informazioni che trova in rete spesso generalizzano e possono aumentare ulteriormente l'ansia. L'esperienza che riporta, la confusione, le paure, l'attenzione costante ai propri pensieri o alle proprie sensazioni, merita di essere valutata con attenzione, ma in un colloquio diretto con un professionista della salute mentale, che possa ascoltarla e comprendere la situazione nel suo insieme.
Il mio consiglio è di non affrontare da solo questi vissuti, parlarne con un professionista le permetterà di trovare maggiore chiarezza e sollievo.

Un caro saluto,
Dott.ssa Carmen Coppola
Psicologa a Milano/Sesto San Giovanni/Online

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