Buongiorno, avremmo bisogno di una consulenza per la nostra bambina di 3 anni e mezzo. È una bambina
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Buongiorno, avremmo bisogno di una consulenza per la nostra bambina di 3 anni e mezzo. È una bambina curiosa, autonoma ed è coinvolta in modo partecipe in tutte le attività famigliari. Frequenta la scuola dell'infanzia dalla quale abbiamo avuto feedback positivi: si relaziona bene con coetanei e maestre, rispetta le regole e accoglie con entusiasmo le novità. Il problema sorge in casa con noi genitori, ha continui atteggiamenti di sfida (che sappiamo essere normali per l'età) e di fronte alle regole o quando deve svolgere compiti a lei non graditi (anche solo lavare i denti) reagisce con lancio di oggetti, morsi o cercando di colpirci. Poniamo il limite e ricordiamo non sia un comportamento corretto, ma ad oggi continua.
La scuola suggerisce un incontro con pedagogista (per noi genitori) e psicomotricista per la bambina. Può essere una soluzione o avete suggerimenti in merito al percorso da intraprendere per supportarla in questa fase?
Grazie in anticipo per il vostro riscontro.
La scuola suggerisce un incontro con pedagogista (per noi genitori) e psicomotricista per la bambina. Può essere una soluzione o avete suggerimenti in merito al percorso da intraprendere per supportarla in questa fase?
Grazie in anticipo per il vostro riscontro.
Buongiorno,
a questa età comportamenti di opposizione, reazioni intense o gesti impulsivi possono comparire, soprattutto in casa, dove i bambini si sentono più sicuri nell’esprimere anche le emozioni meno regolate. Tuttavia, quando diventano frequenti o difficili da gestire, è opportuno approfondirli.
In queste situazioni consiglierei di cercare, nella vostra zona, una realtà in cui pedagogista e psicologo — preferibilmente sistemico familiare — lavorano insieme (anche con altri professionisti). Una presa in carico integrata permetterebbe di sostenere sia la bambina sul piano emotivo e corporeo, sia voi genitori nella definizione di strategie educative condivise. Un primo passo può essere anche rivolgersi all’azienda consortile del vostro territorio, che spesso orienta ai servizi più adeguati.
a questa età comportamenti di opposizione, reazioni intense o gesti impulsivi possono comparire, soprattutto in casa, dove i bambini si sentono più sicuri nell’esprimere anche le emozioni meno regolate. Tuttavia, quando diventano frequenti o difficili da gestire, è opportuno approfondirli.
In queste situazioni consiglierei di cercare, nella vostra zona, una realtà in cui pedagogista e psicologo — preferibilmente sistemico familiare — lavorano insieme (anche con altri professionisti). Una presa in carico integrata permetterebbe di sostenere sia la bambina sul piano emotivo e corporeo, sia voi genitori nella definizione di strategie educative condivise. Un primo passo può essere anche rivolgersi all’azienda consortile del vostro territorio, che spesso orienta ai servizi più adeguati.
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Salve, grazie per aver condiviso la vostra situazione.
Quello che descrivete è piuttosto frequente a questa età: una bambina che all’esterno appare ben regolata, curiosa e capace di rispettare le regole, ma che in casa mostra comportamenti molto più intensi e oppositivi. Il fatto che con maestre e coetanei funzioni bene ci dice che le competenze per gestire le emozioni le possiede già; è con voi, le sue figure di riferimento, che sente di potersi esprimere in modo più diretto e impulsivo. In famiglia, infatti, i bambini sperimentano i limiti e verificano quanto possono “appoggiarsi” emotivamente ai genitori, e questi momenti di confronto possono diventare il terreno su cui mettono alla prova la relazione e la risposta dell’adulto.
Il suggerimento della scuola è corretto: un confronto con un pedagogista può offrirvi strumenti pratici per comprendere meglio la dinamica relazionale che si attiva con vostra figlia e trovare modalità condivise nel porre limiti e nel contenere le sue reazioni. Allo stesso tempo, un percorso psicomotorio per lei potrebbe aiutarla ad avere uno spazio dedicato dove sperimentare modi più maturi di esprimere tensioni ed emozioni.
Un piccolo supporto esterno spesso permette di alleggerire il clima in casa e di aiutare il bambino a trovare un equilibrio più stabile. Se lo desiderate, possiamo approfondire insieme. Un caro saluto, dott. Daniele Rossetti
Quello che descrivete è piuttosto frequente a questa età: una bambina che all’esterno appare ben regolata, curiosa e capace di rispettare le regole, ma che in casa mostra comportamenti molto più intensi e oppositivi. Il fatto che con maestre e coetanei funzioni bene ci dice che le competenze per gestire le emozioni le possiede già; è con voi, le sue figure di riferimento, che sente di potersi esprimere in modo più diretto e impulsivo. In famiglia, infatti, i bambini sperimentano i limiti e verificano quanto possono “appoggiarsi” emotivamente ai genitori, e questi momenti di confronto possono diventare il terreno su cui mettono alla prova la relazione e la risposta dell’adulto.
Il suggerimento della scuola è corretto: un confronto con un pedagogista può offrirvi strumenti pratici per comprendere meglio la dinamica relazionale che si attiva con vostra figlia e trovare modalità condivise nel porre limiti e nel contenere le sue reazioni. Allo stesso tempo, un percorso psicomotorio per lei potrebbe aiutarla ad avere uno spazio dedicato dove sperimentare modi più maturi di esprimere tensioni ed emozioni.
Un piccolo supporto esterno spesso permette di alleggerire il clima in casa e di aiutare il bambino a trovare un equilibrio più stabile. Se lo desiderate, possiamo approfondire insieme. Un caro saluto, dott. Daniele Rossetti
Salve,
Capisco la vostra preoccupazione: a 3 anni e mezzo è tipico che in casa esplodano “no”, morsi e lanci quando entra in gioco la frustrazione, mentre in altri contesti lei si regola bene, per cui ha più senso partire da voi genitori lavorando su routine, limiti e modalità di risposta, non su “correggere” la bambina . Il mio approccio è fenomenologico-relazionale: si lavora sul campo familiare in cui quei gesti prendono senso, affinando come vengono poste le regole e riconosciute le emozioni, perché è lì che può cambiare davvero la qualità dell’incontro con vostra figlia . Questo è anche ciò che indicano le linee guida: in età prescolare la prima scelta è un percorso di parent training per i genitori, che riduce i comportamenti problematici e lo stress educativo con evidenze solide, e solo se serve si integra altro. In concreto, cominciamo "mappando" insieme le situazioni tipiche (transizioni, igiene, stanchezza), i trigger e le vostre risposte, e fissiamo due-tre micro-obiettivi chiari e misurabili per le prossime settimane così da vedere gli effetti in tempi brevi. Nella quotidianità puntiamo su poche regole dette in positivo e sempre uguali tra voi, preavvisi chiari nelle transizioni e piccole scelte guidate che le diano un senso di controllo senza negoziare la cornice della regola . Per i denti: stessa sequenza ogni sera, timer visivo da 2 minuti, un gioco di modellamento e un rinforzo caloroso non appena collabora, così il compito cambia significato e diventa prevedibile . Quando compaiono morsi/colpi/lanci si contiene in modo calmo e sicuro, si nomina l’emozione e si indica cosa fare al posto di “non fare” (“mani ferme, dillo con le parole”), con una pausa breve e tranquilla se necessario . Ogni giorno ritagliamo 10 minuti di “gioco speciale” a guida sua, senza domande né correzioni: è benzina per la relazione e abbassa il bisogno di cercare attenzione con l’opposizione . Se la scuola propone la pedagogista, bene: è in linea con le raccomandazioni perché aiuta voi a costruire routine e coerenza; la psicomotricità può essere un buon complemento sul canale corporeo, ma non sostituisce il lavoro con i genitori quando la difficoltà nasce soprattutto a casa. Ci diamo 4–6 settimane: se il cambiamento è parziale, valutiamo un lavoro di diade più strutturato (es. PCIT), che unisce coaching in vivo e pratica a casa per consolidare i progressi . Personalmente lavorerei direttamente con la bimba solo se i comportamenti diventassero pervasivi anche a scuola/parco, compaiono regressioni marcate o segnali di rischio: in assenza di questi, la leva principale resta la trasformazione delle interazioni tra voi e lei . Se vi va, e siete della zona potremmo fissare un primo incontro solo genitori a Legnano per cucire su misura un mini–protocollo di 2–3 settimane e coordinarci con la scuola dell’infanzia, così che casa e scuola vadano nella stessa direzione, oppure potremmo provare a coordinarci online. Resto a disposizione
Capisco la vostra preoccupazione: a 3 anni e mezzo è tipico che in casa esplodano “no”, morsi e lanci quando entra in gioco la frustrazione, mentre in altri contesti lei si regola bene, per cui ha più senso partire da voi genitori lavorando su routine, limiti e modalità di risposta, non su “correggere” la bambina . Il mio approccio è fenomenologico-relazionale: si lavora sul campo familiare in cui quei gesti prendono senso, affinando come vengono poste le regole e riconosciute le emozioni, perché è lì che può cambiare davvero la qualità dell’incontro con vostra figlia . Questo è anche ciò che indicano le linee guida: in età prescolare la prima scelta è un percorso di parent training per i genitori, che riduce i comportamenti problematici e lo stress educativo con evidenze solide, e solo se serve si integra altro. In concreto, cominciamo "mappando" insieme le situazioni tipiche (transizioni, igiene, stanchezza), i trigger e le vostre risposte, e fissiamo due-tre micro-obiettivi chiari e misurabili per le prossime settimane così da vedere gli effetti in tempi brevi. Nella quotidianità puntiamo su poche regole dette in positivo e sempre uguali tra voi, preavvisi chiari nelle transizioni e piccole scelte guidate che le diano un senso di controllo senza negoziare la cornice della regola . Per i denti: stessa sequenza ogni sera, timer visivo da 2 minuti, un gioco di modellamento e un rinforzo caloroso non appena collabora, così il compito cambia significato e diventa prevedibile . Quando compaiono morsi/colpi/lanci si contiene in modo calmo e sicuro, si nomina l’emozione e si indica cosa fare al posto di “non fare” (“mani ferme, dillo con le parole”), con una pausa breve e tranquilla se necessario . Ogni giorno ritagliamo 10 minuti di “gioco speciale” a guida sua, senza domande né correzioni: è benzina per la relazione e abbassa il bisogno di cercare attenzione con l’opposizione . Se la scuola propone la pedagogista, bene: è in linea con le raccomandazioni perché aiuta voi a costruire routine e coerenza; la psicomotricità può essere un buon complemento sul canale corporeo, ma non sostituisce il lavoro con i genitori quando la difficoltà nasce soprattutto a casa. Ci diamo 4–6 settimane: se il cambiamento è parziale, valutiamo un lavoro di diade più strutturato (es. PCIT), che unisce coaching in vivo e pratica a casa per consolidare i progressi . Personalmente lavorerei direttamente con la bimba solo se i comportamenti diventassero pervasivi anche a scuola/parco, compaiono regressioni marcate o segnali di rischio: in assenza di questi, la leva principale resta la trasformazione delle interazioni tra voi e lei . Se vi va, e siete della zona potremmo fissare un primo incontro solo genitori a Legnano per cucire su misura un mini–protocollo di 2–3 settimane e coordinarci con la scuola dell’infanzia, così che casa e scuola vadano nella stessa direzione, oppure potremmo provare a coordinarci online. Resto a disposizione
Buongiorno,
grazie per aver condiviso la situazione. I comportamenti che descrivete sono comuni a questa età, ma è importante aiutare vostra figlia a trovare modi più adeguati per esprimere frustrazione e rabbia. Il fatto che a scuola vada bene è molto positivo.
Il percorso suggerito dalla scuola è appropriato:
-Incontri per voi genitori con un pedagogista/psicologo per individuare strategie educative coerenti.
-Psicomotricità per la bambina, utile per sostenere la regolazione emotiva attraverso il gioco.
Resto a disposizione per approfondire o orientarvi nel percorso più adatto.
grazie per aver condiviso la situazione. I comportamenti che descrivete sono comuni a questa età, ma è importante aiutare vostra figlia a trovare modi più adeguati per esprimere frustrazione e rabbia. Il fatto che a scuola vada bene è molto positivo.
Il percorso suggerito dalla scuola è appropriato:
-Incontri per voi genitori con un pedagogista/psicologo per individuare strategie educative coerenti.
-Psicomotricità per la bambina, utile per sostenere la regolazione emotiva attraverso il gioco.
Resto a disposizione per approfondire o orientarvi nel percorso più adatto.
Buongiorno cari utenti, immagino quanto possa essere faticoso gestire nel contesto domestico i comportamenti manifestati da vostra figlia. Ritengo senz'altro opportuno accogliere la proposta avanzata dalla scuola di un incontro con il pedagogista: potrebbe costituire un primo passo significativo e persino sufficiente a comprendere meglio la situazione.
Consentitemi di aggiungere un’ulteriore riflessione: ritengo prezioso che, come coppia genitoriale, possiate ritagliarvi uno spazio dedicato all’esplorazione dei vostri vissuti di madre e padre, delle vostre modalità educative e, perché no, anche della vostra storia personale di figli. È possibile che, attraverso i suoi comportamenti, vostra figlia vi stia chiedendo ascolto e presenza. Qualora lo desideriate, svolgo colloqui anche in modalità online. Resto a vostra disposizione. Dott.ssa Angela Ricucci
Consentitemi di aggiungere un’ulteriore riflessione: ritengo prezioso che, come coppia genitoriale, possiate ritagliarvi uno spazio dedicato all’esplorazione dei vostri vissuti di madre e padre, delle vostre modalità educative e, perché no, anche della vostra storia personale di figli. È possibile che, attraverso i suoi comportamenti, vostra figlia vi stia chiedendo ascolto e presenza. Qualora lo desideriate, svolgo colloqui anche in modalità online. Resto a vostra disposizione. Dott.ssa Angela Ricucci
Salve, sicuramente per l'eta della bambina e i "comportamenti problema" riportati, vi hanno indirizzato correttamente; qualora poi, dopo le indicazioni di pedagogista e psicomotricista la situazione non dovesse migliorare, allora si potrà pensare di portarla da uno Psicologo dell'età evolutiva.
Saluti.
Dr. Francesco Rossi.
Saluti.
Dr. Francesco Rossi.
Buongiorno, dai due anni e mezzo circa i bambini e le bambine iniziano il naturale processo di separazione, iniziano a sentire i limiti del proprio corpo rispetto al corpo dell'altro, quindi inizia ad istituirsi il senso di una identità come propria e separata. In questo processo, che è lungo e richiede tempo (pensiamo che la seconda tappa è l'adolescenza), le azioni aggressive sono atti di individuazione. Se questi comportamenti si protraggono nel tempo, vi mettono in difficoltà e coinvolgono solo una sfera della vita (in questo caso quella familiare), potete, per tranquillità, rivolgervi a una o a uno psicoterapeuta dell'età evolutiva per una consulenza. Sarà tale professionista a consigliarvi il percorso più adatto (eventuali incontri genitoriali e/o incontri con la vostra bambina, professionista più adatto). Comunque la vostra bambina ha molte risorse, non dimenticatelo! Un saluto, Ilaria Innocenti
Buongiorno, non ho elementi sufficienti per comprendere il motivo per cui la scuola suggerisca quel tipo di intervento. Ciò che posso consigliare è quello di rivolgersi ad un psicoterapeuta che aiuti voi genitori a comprendere cosa succede alla bambina, a leggere cosa la bambina cerca di comunicarvi con suo comportamento, che vi aiuti a individuare che tipo di relazione ha stabilito con voi genitori. Credo infatti che sia più opportuno in questa fase che siate voi genitori a trovare uno spazio per pensare e dare un nome a ciò che sta vivendo vostra figlia.
Buone cose.
Buone cose.
Buongiorno.. quella che descrive mi sembra una situazione molto comune, è piuttosto tipico che i bambini all'asilo riescano a stare all'interno delle regole e poi invece a casa non le rispettino.. questi comportamenti rientrano nella normalità anche della sua fase di crescita in cui, da una parte, si scontra con limiti e regole che gli poniamo e dall'altra, con la sperimentazione della sua autonomia e indipendenza. Anzi, paradossalmente questi comportamenti sono un segnale di un buon attaccamento che ha verso di voi. Con voi si sente al sicuro e sa che potete essere il contenitore di tutte le sue emozioni per cui si sente libera di "lasciarsi andare". Comunque capisco tutte le difficoltà e la fatica nel farle fare le cose di routine (es. lavarsi i denti), non so se capita tutto il giorno o solamente in certi momenti della giornata (es. la mattina prima di uscire). Il mio piccolo consiglio è quello di provare a rimanere fermi in quello che in quel momento bisogna fare, evitare spiegazioni lunghe (a 3 anni e mezzo non è in grado di ragionare a livello logico razionale) e evitare di ripetere 100 volte le cose, contenere la sua frustrazione/rabbia standole accanto, aspettando che passi il momento di crisi e offrendole un abbraccio quando lo vuole. Importante non portare ulteriore rabbia. E' un lavoro faticoso lo capisco e questa quotidianità frenetica non aiuta a gestire con la giusta calma queste situazioni ma per poter crescere un bambino regolato è necessario essere noi in primis regolati nelle proprie emozioni.
Se avete bisogno di una consulenza più approfondita, mi rendo a disposizione. Buona giornata
Se avete bisogno di una consulenza più approfondita, mi rendo a disposizione. Buona giornata
Buongiorno,
capisco la vostra preoccupazione. Non vorrei sembrare insistente, ma una manifestazione di rabbia così intensa, soprattutto alla sua età, non va liquidata semplicemente come un problema di comportamento. Spesso, dietro a reazioni così forti, può esserci una forma di disagio o sofferenza che la bambina non è ancora in grado di esprimere a parole.
Sarebbe utile approfondire anche altri aspetti dello sviluppo, come eventuale presenza di enuresi, encopresi, qualità del sonno e dei ritmi sonno-veglia, che possono essere collegati alla gestione delle emozioni. La rabbia, in questa fase evolutiva, è comunque un’emozione centrale e tipica dello stadio in cui si trova, ma merita attenzione se si esprime in modo così esplosivo.
A mio avviso, potrebbe essere indicato anche il supporto di uno psicologo dell’età evolutiva, che possa valutare il quadro complessivo e accompagnarvi nella gestione emotiva e comportamentale di vostra figlia.
capisco la vostra preoccupazione. Non vorrei sembrare insistente, ma una manifestazione di rabbia così intensa, soprattutto alla sua età, non va liquidata semplicemente come un problema di comportamento. Spesso, dietro a reazioni così forti, può esserci una forma di disagio o sofferenza che la bambina non è ancora in grado di esprimere a parole.
Sarebbe utile approfondire anche altri aspetti dello sviluppo, come eventuale presenza di enuresi, encopresi, qualità del sonno e dei ritmi sonno-veglia, che possono essere collegati alla gestione delle emozioni. La rabbia, in questa fase evolutiva, è comunque un’emozione centrale e tipica dello stadio in cui si trova, ma merita attenzione se si esprime in modo così esplosivo.
A mio avviso, potrebbe essere indicato anche il supporto di uno psicologo dell’età evolutiva, che possa valutare il quadro complessivo e accompagnarvi nella gestione emotiva e comportamentale di vostra figlia.
Buongiorno,
per la mia esperienza, quasi ventennale, posso dirvi che la consulenza psicologica destinata ai genitori può servire e bastare per risolvere questa tipologia di problema.
Un saluto cordiale
Dott.ssa Marzia Sellini
per la mia esperienza, quasi ventennale, posso dirvi che la consulenza psicologica destinata ai genitori può servire e bastare per risolvere questa tipologia di problema.
Un saluto cordiale
Dott.ssa Marzia Sellini
Buonasera, valuterei anche l'ipotesi di una valutazione di uno psicoterapeuta infantile.
Cordiali saluti
Dott.ssa Valeria Randisi
Cordiali saluti
Dott.ssa Valeria Randisi
Buongiorno — grazie per la descrizione precisa, molto utile. Di seguito un orientamento concreto e pratico, non prolisso.
Breve inquadramento
A 3 anni e mezzo i comportamenti di protesta e la ricerca di autonomia sono normali: i bambini sperimentano i limiti, testano le regole e spesso manifestano frustrazione con lanci, morsi o spinte. Detto questo, è importante intervenire con coerenza e strumenti mirati per ridurre la frequenza e insegnare modalità alternative di espressione.
Cosa fare subito (strategie pratiche, facilmente applicabili)
Sicurezza prima di tutto: intervenite subito e in modo fermo se c’è rischio di ferire lei o gli altri. Rimuovete oggetti pericolosi.
Limite chiaro e brevissimo: dire “No. Non si lancia/ non si morde” con voce ferma e calda, poi agire (es. allontanarla qualche secondo dalla situazione) — poche parole e coerenza.
Routine prevedibile: orari regolari per sonno, pasti e igiene riducono le crisi legate alla stanchezza e alla fame.
Avvisi e transizioni: date avvertimenti semplici (“tra 2 minuti finisce il gioco e andiamo a lavare i denti”) e usate timer visivi.
Scelte controllate: offrite due opzioni accettabili (“vuoi prima i denti o il pigiama?”) per dare senso di controllo.
Rinforzo positivo: sottolineate e premiate i comportamenti desiderati (elogio concreto, abbraccio, un adesivo).
Ignorare strategicamente: se il comportamento è non pericoloso e cerca attenzione, ridurre l’attenzione (guardare altrove, non discutere) può farlo estinguere.
Insegnare alternative: aiutatela a nominare emozioni (“sei arrabbiata?”) e proponete modi alternativi (stringere un cuscino, battere le mani, usare parole).
Gioco e regolazione corporea: attività fisica regolare e giochi che scaricano energia (salti, percorsi motori) aiutano il controllo.
Coerenza genitoriale: tutti i caregiver devono essere allineati su regole e risposte; comunicare le strategie tra voi è fondamentale.
Controllo dei fattori di base: verificate sonno sufficiente, alimentazione, eventuali cambiamenti importanti in famiglia e limiti su schermi.
Quando i suggerimenti della scuola sono utili
Incontro con pedagogista per genitori: molto utile per strategie educative pratiche, rinforzo delle competenze genitoriali e per capire se vi sono elementi ambientali da modificare.
Psicomotricista per la bambina: indicato se ci sono difficoltà nella regolazione motoria, nell’uso del corpo per gestire le emozioni o se si desidera migliorare capacità di autoregolazione attraverso il gioco corporeo. Entrambi gli interventi sono ragionevoli e spesso complementari.
Quando rivolgersi a uno specialista (pediatra/psicologo/psicoterapeuta)
Se le aggressioni sono frequenti, intense o provocano lesioni a lei o agli altri;
se il comportamento peggiora nonostante strategie coerenti;
se si osservano regressioni (linguaggio, controllo sfinterico), isolamento sociale o cambiamenti significativi nel sonno o nell’alimentazione;
se voi genitori vi sentite sopraffatti o non riuscite a mantenere coerenza: un percorso di parent coaching può essere di grande aiuto.
Ulteriori passi consigliati
Condividete con il pediatra quanto avviene per escludere cause mediche (dolore, problemi sensoriali, ecc.).
Valutate con la scuola il calendario degli incontri proposti (pedagogista + psicomotricista).
Se dopo 6–8 settimane non vedete miglioramenti chiari, valutate una consulenza specialistica psicologica/psicoterapica per approfondire la regolazione emotiva e le eventuali strategie terapeutiche.
Per concludere: le proposte della scuola (incontro con pedagogista per voi e psicomotricista per la bambina) sono appropriate e spesso efficaci; contemporaneamente applicate le strategie pratiche indicate e coinvolgete il pediatra. Per un percorso mirato e personalizzato è comunque consigliabile approfondire con uno specialista.
Dottoressa Silvia Parisi
Psicologa Psicoterapeuta Sessuologa
Breve inquadramento
A 3 anni e mezzo i comportamenti di protesta e la ricerca di autonomia sono normali: i bambini sperimentano i limiti, testano le regole e spesso manifestano frustrazione con lanci, morsi o spinte. Detto questo, è importante intervenire con coerenza e strumenti mirati per ridurre la frequenza e insegnare modalità alternative di espressione.
Cosa fare subito (strategie pratiche, facilmente applicabili)
Sicurezza prima di tutto: intervenite subito e in modo fermo se c’è rischio di ferire lei o gli altri. Rimuovete oggetti pericolosi.
Limite chiaro e brevissimo: dire “No. Non si lancia/ non si morde” con voce ferma e calda, poi agire (es. allontanarla qualche secondo dalla situazione) — poche parole e coerenza.
Routine prevedibile: orari regolari per sonno, pasti e igiene riducono le crisi legate alla stanchezza e alla fame.
Avvisi e transizioni: date avvertimenti semplici (“tra 2 minuti finisce il gioco e andiamo a lavare i denti”) e usate timer visivi.
Scelte controllate: offrite due opzioni accettabili (“vuoi prima i denti o il pigiama?”) per dare senso di controllo.
Rinforzo positivo: sottolineate e premiate i comportamenti desiderati (elogio concreto, abbraccio, un adesivo).
Ignorare strategicamente: se il comportamento è non pericoloso e cerca attenzione, ridurre l’attenzione (guardare altrove, non discutere) può farlo estinguere.
Insegnare alternative: aiutatela a nominare emozioni (“sei arrabbiata?”) e proponete modi alternativi (stringere un cuscino, battere le mani, usare parole).
Gioco e regolazione corporea: attività fisica regolare e giochi che scaricano energia (salti, percorsi motori) aiutano il controllo.
Coerenza genitoriale: tutti i caregiver devono essere allineati su regole e risposte; comunicare le strategie tra voi è fondamentale.
Controllo dei fattori di base: verificate sonno sufficiente, alimentazione, eventuali cambiamenti importanti in famiglia e limiti su schermi.
Quando i suggerimenti della scuola sono utili
Incontro con pedagogista per genitori: molto utile per strategie educative pratiche, rinforzo delle competenze genitoriali e per capire se vi sono elementi ambientali da modificare.
Psicomotricista per la bambina: indicato se ci sono difficoltà nella regolazione motoria, nell’uso del corpo per gestire le emozioni o se si desidera migliorare capacità di autoregolazione attraverso il gioco corporeo. Entrambi gli interventi sono ragionevoli e spesso complementari.
Quando rivolgersi a uno specialista (pediatra/psicologo/psicoterapeuta)
Se le aggressioni sono frequenti, intense o provocano lesioni a lei o agli altri;
se il comportamento peggiora nonostante strategie coerenti;
se si osservano regressioni (linguaggio, controllo sfinterico), isolamento sociale o cambiamenti significativi nel sonno o nell’alimentazione;
se voi genitori vi sentite sopraffatti o non riuscite a mantenere coerenza: un percorso di parent coaching può essere di grande aiuto.
Ulteriori passi consigliati
Condividete con il pediatra quanto avviene per escludere cause mediche (dolore, problemi sensoriali, ecc.).
Valutate con la scuola il calendario degli incontri proposti (pedagogista + psicomotricista).
Se dopo 6–8 settimane non vedete miglioramenti chiari, valutate una consulenza specialistica psicologica/psicoterapica per approfondire la regolazione emotiva e le eventuali strategie terapeutiche.
Per concludere: le proposte della scuola (incontro con pedagogista per voi e psicomotricista per la bambina) sono appropriate e spesso efficaci; contemporaneamente applicate le strategie pratiche indicate e coinvolgete il pediatra. Per un percorso mirato e personalizzato è comunque consigliabile approfondire con uno specialista.
Dottoressa Silvia Parisi
Psicologa Psicoterapeuta Sessuologa
Buongiorno,
seguite pure le indicazioni fornite dalla scuola, i professionisti citati hanno gli strumenti per accogliere ed orientare la vostra richiesta di aiuto.
Cordiali Saluti
Dott. Diego Ferrara
seguite pure le indicazioni fornite dalla scuola, i professionisti citati hanno gli strumenti per accogliere ed orientare la vostra richiesta di aiuto.
Cordiali Saluti
Dott. Diego Ferrara
Buongiorno, quella che le è stata suggerita è, al momento, la strada più corretta da intraprendere. Cordiali saluti.
Cari genitori, dal quadro che descrivete emerge un buon funzionamento socio–relazionale della bambina nel contesto scolastico, dove mostra competenze adeguate di autoregolazione, rispetto delle regole e capacità di adattamento alle richieste esterne. Questo indica che i suoi sistemi di controllo comportamentale risultano integri e funzionanti in un ambiente strutturato. La comparsa di comportamenti oppositivi e aggressivi (lancio di oggetti, morsi, colpi) esclusivamente in ambito domestico suggerisce un quadro di disregolazione emotivo-comportamentale situazionale. La casa viene percepita come contesto affettivamente sicuro, all’interno del quale la bambina può esprimere in modo più diretto tensione, frustrazione e bisogni di autonomia non ancora pienamente organizzati sul piano verbale o autoregolativo. L’aggressività fisica può essere interpretata come un canale espressivo immaturo, attraverso cui tenta di comunicare disagio, opposizione o difficoltà nel tollerare le richieste. Gli interventi proposti dalla scuola risultano coerenti e clinicamente appropriati. Un sostegno alla genitorialità attraverso colloqui con un pedagogista consente di rafforzare la coerenza, la prevedibilità e l’efficacia delle risposte educative all’interno del nucleo familiare. Parallelamente, il percorso psicomotorio permette alla bambina di lavorare sulla regolazione tonico-emotiva, sull’inibizione dell’impulso e sull’elaborazione simbolica delle tensioni interne. Questa presa in carico integrata, genitori e bambina, costituisce un intervento mirato e tempestivo, adatto a sostenere lo sviluppo di vostra figlia e a prevenire la cronicizzazione delle attuali modalità comportamentali. Un caro saluto.
Dott.ssa Chiara Lagi
Dott.ssa Chiara Lagi
Buongiorno,
grazie per aver condiviso con tanta cura la vostra esperienza. È del tutto normale che in questa fase della crescita i bambini mostrino comportamenti di sfida: la curiosità e l’autonomia che descrivete sono segnali molto positivi del suo sviluppo. Un percorso con pedagogista per voi genitori e psicomotricista per la bambina può sicuramente essere utile, e talvolta un confronto psicologico può offrire ulteriori spunti per comprendere le dinamiche familiari e affrontare i comportamenti più difficili con maggiore serenità.
Se lo desiderate, potete contattarmi in qualsiasi momento, anche solo per un primo confronto gratuito, per valutare insieme le strategie più adatte alla vostra bambina.
Un caro saluto,
Dr. Vincenzo Capretto
grazie per aver condiviso con tanta cura la vostra esperienza. È del tutto normale che in questa fase della crescita i bambini mostrino comportamenti di sfida: la curiosità e l’autonomia che descrivete sono segnali molto positivi del suo sviluppo. Un percorso con pedagogista per voi genitori e psicomotricista per la bambina può sicuramente essere utile, e talvolta un confronto psicologico può offrire ulteriori spunti per comprendere le dinamiche familiari e affrontare i comportamenti più difficili con maggiore serenità.
Se lo desiderate, potete contattarmi in qualsiasi momento, anche solo per un primo confronto gratuito, per valutare insieme le strategie più adatte alla vostra bambina.
Un caro saluto,
Dr. Vincenzo Capretto
Direi che i due aiuti ai quali potete rivolgervi siano degni di fiducia senza cercare altro ma concentrarsi sul supporto che potrete ricevere. un saluto, Dott. Gianpietro Rossi
Gentili genitori,
Conoscete la storia "Lo strano caso del dott.Jekill e Mr. Hide?".... nel romanzo di Stevenson, lo stimato scienziato londinese sempre compassionevole e altruista il quale riesce a creare una miscela che permette di separare dal proprio corpo le inclinazioni più nascoste (rabbia, paura, la propria parte più oscura). Lo scienziato intraprende questi esperimenti perchè non può permettersi che la sua fama da grande scienziato amato da tutti possa macchiarsi a causa dei suoi istinti che sente sempre più incessanti. Spera che separando le sue due parti, entrambe possano essere soddisfatte in due vite parallele. Tuttavia, non saranno due identità distinte, ma due modi di funzionare che emergono in contesti diversi e più Jekill cerca di tenere lontano da sé Hyde, più quest'ultimo diventa malvagio creando situazioni via via sempre più difficili da tenere nascoste.
Ho voluto citare questa storia non per rimandare un'immagine patologica, ma come simbolo di due modalità di essere che convivono nella stessa persona.
A scuola la vostra bambina appare come il Dr. Jekyll: regolata, collaborativa, capace di seguire ritmi e limiti. In famiglia emerge invece la parte più istintiva e disordinata, il suo piccolo “Mr. Hyde”: rabbia, frustrazione, impulsi non ancora controllabili. Ma proprio come nella storia non sono due personalità: sono due funzioni che si attivano in contesti diversi. Il suo “Hyde” non è un mostro da eliminare, ma una parte emotiva che chiede contenimento, confini chiari e aiuto nel decodificare ciò che prova.
Queste esplosioni non sono contro di voi, ma con voi: accadono dove si sente più amata e più sicura. E il vostro ruolo, oggi, è accompagnarla nell’integrazione di queste due parti, aiutandola a collegare le sue competenze diurne con le sue emozioni più profonde e primitive.
La proposta della scuola un percorso con pedagogista per voi e psicomotricità per lei è pienamente coerente con questa lettura.
Lo spazio pedagogico può offrirvi strumenti concreti per mantenere confini stabili, per gestire le opposizioni senza escalation e per allinearvi come coppia genitoriale.
La psicomotricità, invece, aiuta la bambina a integrare movimento, corpo, emozioni e controllo dell’impulso in modo ludico e rispettoso del suo ritmo: non una terapia “perché c’è un problema”, ma uno spazio di maturazione.
Nel frattempo, possono essere utili alcune attenzioni quotidiane: poche regole chiare e sempre uguali; routine molto prevedibili nei momenti critici (come lavare i denti); contenimento fermo ma non punitivo quando tenta di colpire; nominare l’emozione più che il comportamento (“sei arrabbiata”, non “sei cattiva”); anticipare i passaggi impegnativi; mantenere coerenza e calma tra voi.
Vostra figlia sta attraversando un passaggio evolutivo in cui serve aiuto per dare forma e parole a ciò che sente. Non c’è nulla di “sbagliato”: c’è una bambina in crescita, intelligente, intensa, che sta imparando a far convivere la sua parte regolata e competente con la sua parte impulsiva ed emotiva. Il percorso proposto può essere un’ottima occasione per sostenere lei e la vostra famiglia in questa integrazione.
Se desiderate e sentite di aver bisogno di un maggior aiuto anche un percorso di. terapia familiare può essere una buona strada da prendere.
Un caro saluto,
Dott.ssa Valentina Vaglica
Conoscete la storia "Lo strano caso del dott.Jekill e Mr. Hide?".... nel romanzo di Stevenson, lo stimato scienziato londinese sempre compassionevole e altruista il quale riesce a creare una miscela che permette di separare dal proprio corpo le inclinazioni più nascoste (rabbia, paura, la propria parte più oscura). Lo scienziato intraprende questi esperimenti perchè non può permettersi che la sua fama da grande scienziato amato da tutti possa macchiarsi a causa dei suoi istinti che sente sempre più incessanti. Spera che separando le sue due parti, entrambe possano essere soddisfatte in due vite parallele. Tuttavia, non saranno due identità distinte, ma due modi di funzionare che emergono in contesti diversi e più Jekill cerca di tenere lontano da sé Hyde, più quest'ultimo diventa malvagio creando situazioni via via sempre più difficili da tenere nascoste.
Ho voluto citare questa storia non per rimandare un'immagine patologica, ma come simbolo di due modalità di essere che convivono nella stessa persona.
A scuola la vostra bambina appare come il Dr. Jekyll: regolata, collaborativa, capace di seguire ritmi e limiti. In famiglia emerge invece la parte più istintiva e disordinata, il suo piccolo “Mr. Hyde”: rabbia, frustrazione, impulsi non ancora controllabili. Ma proprio come nella storia non sono due personalità: sono due funzioni che si attivano in contesti diversi. Il suo “Hyde” non è un mostro da eliminare, ma una parte emotiva che chiede contenimento, confini chiari e aiuto nel decodificare ciò che prova.
Queste esplosioni non sono contro di voi, ma con voi: accadono dove si sente più amata e più sicura. E il vostro ruolo, oggi, è accompagnarla nell’integrazione di queste due parti, aiutandola a collegare le sue competenze diurne con le sue emozioni più profonde e primitive.
La proposta della scuola un percorso con pedagogista per voi e psicomotricità per lei è pienamente coerente con questa lettura.
Lo spazio pedagogico può offrirvi strumenti concreti per mantenere confini stabili, per gestire le opposizioni senza escalation e per allinearvi come coppia genitoriale.
La psicomotricità, invece, aiuta la bambina a integrare movimento, corpo, emozioni e controllo dell’impulso in modo ludico e rispettoso del suo ritmo: non una terapia “perché c’è un problema”, ma uno spazio di maturazione.
Nel frattempo, possono essere utili alcune attenzioni quotidiane: poche regole chiare e sempre uguali; routine molto prevedibili nei momenti critici (come lavare i denti); contenimento fermo ma non punitivo quando tenta di colpire; nominare l’emozione più che il comportamento (“sei arrabbiata”, non “sei cattiva”); anticipare i passaggi impegnativi; mantenere coerenza e calma tra voi.
Vostra figlia sta attraversando un passaggio evolutivo in cui serve aiuto per dare forma e parole a ciò che sente. Non c’è nulla di “sbagliato”: c’è una bambina in crescita, intelligente, intensa, che sta imparando a far convivere la sua parte regolata e competente con la sua parte impulsiva ed emotiva. Il percorso proposto può essere un’ottima occasione per sostenere lei e la vostra famiglia in questa integrazione.
Se desiderate e sentite di aver bisogno di un maggior aiuto anche un percorso di. terapia familiare può essere una buona strada da prendere.
Un caro saluto,
Dott.ssa Valentina Vaglica
Buongiorno,
grazie per aver condiviso con tanta precisione la vostra esperienza: dalla vostra descrizione emerge una bambina con molte risorse personali, curiosità, autonomia, buona capacità relazionale, e questo è un punto di partenza molto positivo.
I comportamenti che riferite in ambiente domestico (opposizione, lanci di oggetti, morsi o tentativi di colpire) sono effettivamente frequenti nei bambini dell’età della vostra bambina, soprattutto quando si trovano a gestire richieste che percepiscono come frustranti o che interrompono un’attività per loro piacevole.
Tuttavia, il fatto che questi episodi siano ripetuti e intensi, nonostante i vostri interventi educativi, rende utile approfondire la situazione.
Perché avviene soprattutto a casa?
È piuttosto comune che i bambini “scarichino” a casa le fatiche emotive accumulate durante la giornata. L’ambiente familiare è il luogo dove si sentono più sicuri e, proprio per questo, dove emergono con più facilità le difficoltà di autoregolazione.
Il suggerimento della scuola è appropriato?
Sì, la proposta di un percorso con:
-pedagogista per voi genitori, e psicomotricista per la bambina, è coerente con ciò che state osservando.
Una consulenza pedagogica può aiutarvi a:
-comprendere meglio i meccanismi che attivano la reazione di vostra figlia;
-trovare strategie educative condivise e coerenti tra di voi;
-lavorare su routine, modalità di richiesta, gestione dei “no”, tempi di transizione e rinforzi.
La psicomotricità, invece, è uno spazio giocato molto utile per i bambini che esprimono tensione attraverso il corpo:
-permette di elaborare emozioni forti; rafforza la capacità di autocontrollo; favorisce la regolazione del movimento e dell’impulso.
Altri elementi utili da considerare
-Coerenza e prevedibilità: i limiti funzionano meglio se sono pochi, chiari e sempre uguali.
-Transizioni morbide: avvisare in anticipo, dare un piccolo “tempo per chiudere”, proporre due alternative accettabili.
-Rinforzare il positivo: valorizzare ogni comportamento adeguato, anche minimo, spesso è più efficace del focus sulla correzione.
-Sostegno all’emozione: prima di correggere il gesto, riconoscere l’emozione (“Vedo che sei arrabbiata perché non vuoi interrompere il gioco”). Questo spesso riduce l’intensità della protesta.
Quando approfondire ulteriormente:
-Se i comportamenti dovessero intensificarsi, durare molto a lungo o comparire anche a scuola, potrebbe essere utile una valutazione psicologica più approfondita. Al momento, però, da ciò che riportate, l’indicazione proposta dalla scuola è un passo adeguato e proporzionato.
In sintesi: sì, il percorso suggerito può essere un valido aiuto. È un modo per sostenere voi come genitori e, allo stesso tempo, offrire a vostra figlia uno spazio che la aiuti a gestire al meglio le sue emozioni e la sua energia.
grazie per aver condiviso con tanta precisione la vostra esperienza: dalla vostra descrizione emerge una bambina con molte risorse personali, curiosità, autonomia, buona capacità relazionale, e questo è un punto di partenza molto positivo.
I comportamenti che riferite in ambiente domestico (opposizione, lanci di oggetti, morsi o tentativi di colpire) sono effettivamente frequenti nei bambini dell’età della vostra bambina, soprattutto quando si trovano a gestire richieste che percepiscono come frustranti o che interrompono un’attività per loro piacevole.
Tuttavia, il fatto che questi episodi siano ripetuti e intensi, nonostante i vostri interventi educativi, rende utile approfondire la situazione.
Perché avviene soprattutto a casa?
È piuttosto comune che i bambini “scarichino” a casa le fatiche emotive accumulate durante la giornata. L’ambiente familiare è il luogo dove si sentono più sicuri e, proprio per questo, dove emergono con più facilità le difficoltà di autoregolazione.
Il suggerimento della scuola è appropriato?
Sì, la proposta di un percorso con:
-pedagogista per voi genitori, e psicomotricista per la bambina, è coerente con ciò che state osservando.
Una consulenza pedagogica può aiutarvi a:
-comprendere meglio i meccanismi che attivano la reazione di vostra figlia;
-trovare strategie educative condivise e coerenti tra di voi;
-lavorare su routine, modalità di richiesta, gestione dei “no”, tempi di transizione e rinforzi.
La psicomotricità, invece, è uno spazio giocato molto utile per i bambini che esprimono tensione attraverso il corpo:
-permette di elaborare emozioni forti; rafforza la capacità di autocontrollo; favorisce la regolazione del movimento e dell’impulso.
Altri elementi utili da considerare
-Coerenza e prevedibilità: i limiti funzionano meglio se sono pochi, chiari e sempre uguali.
-Transizioni morbide: avvisare in anticipo, dare un piccolo “tempo per chiudere”, proporre due alternative accettabili.
-Rinforzare il positivo: valorizzare ogni comportamento adeguato, anche minimo, spesso è più efficace del focus sulla correzione.
-Sostegno all’emozione: prima di correggere il gesto, riconoscere l’emozione (“Vedo che sei arrabbiata perché non vuoi interrompere il gioco”). Questo spesso riduce l’intensità della protesta.
Quando approfondire ulteriormente:
-Se i comportamenti dovessero intensificarsi, durare molto a lungo o comparire anche a scuola, potrebbe essere utile una valutazione psicologica più approfondita. Al momento, però, da ciò che riportate, l’indicazione proposta dalla scuola è un passo adeguato e proporzionato.
In sintesi: sì, il percorso suggerito può essere un valido aiuto. È un modo per sostenere voi come genitori e, allo stesso tempo, offrire a vostra figlia uno spazio che la aiuti a gestire al meglio le sue emozioni e la sua energia.
Buonasera e grazie per essere qui. Per mia esperienza, in questi casi, l’intervento più efficace non è tanto un percorso diretto sulla bambina, data l'età, quanto un lavoro con i genitori per aiutarvi a comprendere meglio i suoi segnali, modulare le reazioni e costruire insieme strategie educative coerenti.
A mio avviso, un percorso di Parent Training o di supporto psicologico rivolto ai genitori può essere particolarmente utile proprio per questo: offre strumenti pratici, condivisi e adatti all’età della bambina per gestire oppositività, routine quotidiane e regolazione emotiva. Inoltre, può aiutarvi a sentirvi più sicuri nel relazionarvi con lei.
Anche la proposta della scuola, pedagogista per voi e psicomotricità per la bambina, può rivelarsi valida, ma il passo principale rimane il sostegno alla genitorialità, perché è lì che si costruisce la maggiore continuità educativa e il cambiamento più stabile.
Spero di esservi stata utile, buona serata!
A mio avviso, un percorso di Parent Training o di supporto psicologico rivolto ai genitori può essere particolarmente utile proprio per questo: offre strumenti pratici, condivisi e adatti all’età della bambina per gestire oppositività, routine quotidiane e regolazione emotiva. Inoltre, può aiutarvi a sentirvi più sicuri nel relazionarvi con lei.
Anche la proposta della scuola, pedagogista per voi e psicomotricità per la bambina, può rivelarsi valida, ma il passo principale rimane il sostegno alla genitorialità, perché è lì che si costruisce la maggiore continuità educativa e il cambiamento più stabile.
Spero di esservi stata utile, buona serata!
Buongiorno,
capisco le vostre perplessità. Il supporto del pedagogista può essere utile per fornire ai genitori strategie educative, mentre la psicomotricità può offrire alla bambina uno spazio di espressione corporea. Tuttavia, a questa età, spesso non è necessario intraprendere percorsi così impegnativi: molti cambiamenti arrivano già lavorando con i genitori per capire come si attivano i comportamenti e su quali piccole modifiche quotidiane possono aiutarla a esprimere meglio le emozioni e i bisogni della bambina.
Questa puo' essere un’alternativa più semplice, efficace e meno onerosa, da cui partire prima di considerare altri interventi.
Se desiderate esplorare insieme come fare, mi contatti: possiamo definire in modo mirato un percorso efficace.
Un saluto,
Dott.ssa Melania Monaco
capisco le vostre perplessità. Il supporto del pedagogista può essere utile per fornire ai genitori strategie educative, mentre la psicomotricità può offrire alla bambina uno spazio di espressione corporea. Tuttavia, a questa età, spesso non è necessario intraprendere percorsi così impegnativi: molti cambiamenti arrivano già lavorando con i genitori per capire come si attivano i comportamenti e su quali piccole modifiche quotidiane possono aiutarla a esprimere meglio le emozioni e i bisogni della bambina.
Questa puo' essere un’alternativa più semplice, efficace e meno onerosa, da cui partire prima di considerare altri interventi.
Se desiderate esplorare insieme come fare, mi contatti: possiamo definire in modo mirato un percorso efficace.
Un saluto,
Dott.ssa Melania Monaco
Carissimi, essendo la bimba molto piccola io vi consiglierei inizialmente un colloquio con uno psicologo esperto anche in età evolutiva oppure un pedagogista al fine di capire insieme al professionista quale può essere il percorso più adatto per voi e la vostra bimba. Un caro saluto
Buonasera, potrei gentilmente avere un vostro recapito? Grazie
Buongiorno,
grazie per aver descritto con tanta cura la situazione: si comprende quanto siate attenti al benessere di vostra figlia e desiderosi di accompagnarla con sensibilità in questa fase di crescita. La bambina, da quanto riportate, mostra buone competenze relazionali e adattive nella scuola dell’infanzia: è curiosa, coinvolta e rispettosa delle regole. Questo è un indicatore molto positivo e conferma che non vi sono difficoltà significative nello sviluppo.
I comportamenti che emergono a casa – oppositività, lanci di oggetti, morsi o tentativi di colpire – sono tipici dell’età, anche se nella vostra quotidianità risultano comprensibilmente impegnativi. Spesso i bambini di tre anni e mezzo riescono a mantenere un buon autocontrollo a scuola, dove la routine è prevedibile e il contesto poco emotivo, e “si lasciano andare” a casa, il luogo dove si sentono più liberi di esprimere tensione, stanchezza o frustrazione. Non è segno di un problema, ma un passaggio evolutivo che può essere accompagnato con strumenti mirati. Se ho ben capito la bambina non ha palesato comportamenti oppositivo a scuola, perché le insegnanti suggeriscono percorsi specifici? Si vostra richiesta? Senza dubbio può essere utile incontrare un pedagogista o anche uno psicologo che si occupi di infanzia affinché vi fornisca strumenti utili e siate sicuri di come agire.
Nel frattempo, possono essere utili alcuni piccoli strumenti di parent training da integrare nella quotidianità:
• Anticipare i passaggi delicati: spiegare con voce calma cosa sta per succedere così da darle il tempo mentale di prepararsi.
• Offrire scelte guidate: riduce il senso di costrizione e aumenta la collaborazione (“Preferisci salire tu in bagno o venire per mano con me?)
• Riconoscere l’emozione prima di porre il limite: aiuta la bambina a sentirsi compresa e ad abbassare l’intensità (“Capisco che non hai voglia, è difficile fermarsi quando stai giocando. Adesso però tocca ai denti”).
• Mantenere il limite in modo fermo ma non punitivo: non servono lunghe spiegazioni, basta una frase breve e coerente.
• Evitare l’escalation: quando parte la crisi, ridurre il dialogo e offrire presenza più che parole; spesso il bambino ha bisogno di regolare il corpo prima della mente.
• Rinforzare i comportamenti positivi appena compaiono, anche in modo minimo (“Ho visto che hai aspettato il tuo turno, grazie”). Questo è più efficace nel lungo periodo di qualunque rimprovero.
In sintesi, la direzione proposta dalla scuola può senza dubbio fornire supporto sia alla bambina sia a voi genitori in una fase impegnativa, ma che risulta, da quanto si apprende da ciò che descrivete, rientrare nella fase di sviluppo. Cordialmente,
grazie per aver descritto con tanta cura la situazione: si comprende quanto siate attenti al benessere di vostra figlia e desiderosi di accompagnarla con sensibilità in questa fase di crescita. La bambina, da quanto riportate, mostra buone competenze relazionali e adattive nella scuola dell’infanzia: è curiosa, coinvolta e rispettosa delle regole. Questo è un indicatore molto positivo e conferma che non vi sono difficoltà significative nello sviluppo.
I comportamenti che emergono a casa – oppositività, lanci di oggetti, morsi o tentativi di colpire – sono tipici dell’età, anche se nella vostra quotidianità risultano comprensibilmente impegnativi. Spesso i bambini di tre anni e mezzo riescono a mantenere un buon autocontrollo a scuola, dove la routine è prevedibile e il contesto poco emotivo, e “si lasciano andare” a casa, il luogo dove si sentono più liberi di esprimere tensione, stanchezza o frustrazione. Non è segno di un problema, ma un passaggio evolutivo che può essere accompagnato con strumenti mirati. Se ho ben capito la bambina non ha palesato comportamenti oppositivo a scuola, perché le insegnanti suggeriscono percorsi specifici? Si vostra richiesta? Senza dubbio può essere utile incontrare un pedagogista o anche uno psicologo che si occupi di infanzia affinché vi fornisca strumenti utili e siate sicuri di come agire.
Nel frattempo, possono essere utili alcuni piccoli strumenti di parent training da integrare nella quotidianità:
• Anticipare i passaggi delicati: spiegare con voce calma cosa sta per succedere così da darle il tempo mentale di prepararsi.
• Offrire scelte guidate: riduce il senso di costrizione e aumenta la collaborazione (“Preferisci salire tu in bagno o venire per mano con me?)
• Riconoscere l’emozione prima di porre il limite: aiuta la bambina a sentirsi compresa e ad abbassare l’intensità (“Capisco che non hai voglia, è difficile fermarsi quando stai giocando. Adesso però tocca ai denti”).
• Mantenere il limite in modo fermo ma non punitivo: non servono lunghe spiegazioni, basta una frase breve e coerente.
• Evitare l’escalation: quando parte la crisi, ridurre il dialogo e offrire presenza più che parole; spesso il bambino ha bisogno di regolare il corpo prima della mente.
• Rinforzare i comportamenti positivi appena compaiono, anche in modo minimo (“Ho visto che hai aspettato il tuo turno, grazie”). Questo è più efficace nel lungo periodo di qualunque rimprovero.
In sintesi, la direzione proposta dalla scuola può senza dubbio fornire supporto sia alla bambina sia a voi genitori in una fase impegnativa, ma che risulta, da quanto si apprende da ciò che descrivete, rientrare nella fase di sviluppo. Cordialmente,
Quello che descrivete è molto comune a questa età: molti bambini di 3–4 anni faticano a gestire frustrazione e cambi di routine proprio con i genitori, che sono la loro base sicura. Le reazioni aggressive non indicano necessariamente un problema, ma il bisogno di aiuto per regolare meglio le emozioni.
Il percorso suggerito dalla scuola può essere utile, ma ciò che fa davvero la differenza è accompagnare voi genitori nella lettura dei comportamenti e nell’uso di strategie adatte alla sua età. In questo posso supportarvi personalmente, aiutandovi a capire cosa scatena questi momenti e come intervenire in modo più efficace e sereno.
Se lo desiderate, posso guidarvi passo dopo passo. Resto a disposizione.
Il percorso suggerito dalla scuola può essere utile, ma ciò che fa davvero la differenza è accompagnare voi genitori nella lettura dei comportamenti e nell’uso di strategie adatte alla sua età. In questo posso supportarvi personalmente, aiutandovi a capire cosa scatena questi momenti e come intervenire in modo più efficace e sereno.
Se lo desiderate, posso guidarvi passo dopo passo. Resto a disposizione.
Buongiorno,
quello che raccontate è una situazione abbastanza comune alla sua età: a scuola molti bambini riescono a mostrarsi regolati, mentre in casa — dove si sentono più al sicuro — fanno emergere la parte più impulsiva e faticosa. I morsi, il lancio di oggetti e i momenti di sfida non indicano qualcosa di “grave”, ma segnalano che in questo periodo ha bisogno di un po’ di sostegno in più per gestire emozioni molto forti.
La proposta della scuola va nella direzione giusta: un breve percorso per voi può aiutarvi a trovare modalità di risposta più efficaci e coerenti, mentre la psicomotricità offre alla bambina uno spazio dove esprimere e modulare ciò che sente attraverso il gioco e il movimento.
È un passaggio di crescita che, se accompagnato, tende a evolvere rapidamente.
Dott. Iacopo Curzi
quello che raccontate è una situazione abbastanza comune alla sua età: a scuola molti bambini riescono a mostrarsi regolati, mentre in casa — dove si sentono più al sicuro — fanno emergere la parte più impulsiva e faticosa. I morsi, il lancio di oggetti e i momenti di sfida non indicano qualcosa di “grave”, ma segnalano che in questo periodo ha bisogno di un po’ di sostegno in più per gestire emozioni molto forti.
La proposta della scuola va nella direzione giusta: un breve percorso per voi può aiutarvi a trovare modalità di risposta più efficaci e coerenti, mentre la psicomotricità offre alla bambina uno spazio dove esprimere e modulare ciò che sente attraverso il gioco e il movimento.
È un passaggio di crescita che, se accompagnato, tende a evolvere rapidamente.
Dott. Iacopo Curzi
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