Buongiorno, a 52 anni mi sento estremamente triste, infelice e solo; i miei genitori, con i quali

24 risposte
Buongiorno,
a 52 anni mi sento estremamente triste, infelice e solo; i miei genitori, con i quali ancora vivo, sono ultraottantenni e la vita non è infinita; con la mia compagna ci si vede, anche se alcuni pensieri contribuiscono al forte senso di solitudine che sto vivendo (non viviamo assieme; non si è mai parlato di figli; in 15 anni avremo fatto 2 o tre vacanze e poi più nulla; momenti di intimità non ne esistono); il lavoro difficilmente potrà consentire anche pur minimi avanzamenti di carriera.
Purtroppo mi sto rassegnando ad una vita infelice senza vedere alcuna soluzione in fondo al tunnel...
Dott.ssa Rossella Carrara
Psicologo, Psicologo clinico
Bergamo
Buongiorno, le consiglio un consulto psicologico. Cordiali saluti.

Risolvi i tuoi dubbi grazie alla consulenza online

Se hai bisogno del consiglio di uno specialista, prenota una consulenza online. Otterrai risposte senza muoverti da casa.

Mostra risultati Come funziona?
Dott. Luca Vocino
Psicologo clinico, Psicologo
Trezzano Rosa
Buongiorno gentile Utente, dalle sue parole emerge un senso profondo di vuoto e di rassegnazione, come se ogni ambito della sua vita stesse progressivamente perdendo vitalità e possibilità di cambiamento. Quando diverse aree (affetti, vita di coppia, prospettive lavorative) sembrano bloccate contemporaneamente, è comprensibile sentirsi intrappolati in una condizione di tristezza e solitudine. In questi momenti la mente tende a vedere soprattutto ciò che non funziona, riducendo lo spazio per immaginare alternative o vie d’uscita.

È importante riconoscere che la rassegnazione, pur essendo comprensibile, rischia di diventare una gabbia invisibile che limita la possibilità di esplorare anche piccoli passi di cambiamento. A volte, non serve iniziare da una trasformazione radicale, ma da azioni mirate a riaccendere interessi personali, a curare il proprio benessere fisico ed emotivo, e a ristabilire legami sociali più nutrienti.

Per quanto riguarda la relazione di coppia, il silenzio e la distanza che descrive possono contribuire a questo senso di vuoto. In questi casi, un confronto aperto e sincero, magari supportato da un percorso di counseling o terapia di coppia, può essere un primo tentativo per chiarire se e come sia possibile recuperare una connessione affettiva e progettuale.

Infine, rispetto alla sua sensazione di “nessuna soluzione in fondo al tunnel”, vorrei sottolineare che questa percezione può cambiare quando si inizia a condividere il proprio vissuto con un professionista, uscendo dall’isolamento emotivo. L’esperienza e la letteratura clinica mostrano che, anche in momenti di profonda sfiducia, un percorso mirato può riaprire spazi di possibilità che ora non riesce a vedere.

Se dovesse avere bisogno di ulteriori informazioni o di intraprendere un percorso mi trova a disposizione,
Dott. Luca Vocino
Dott.ssa Veronica Savio
Psicologo, Psicologo clinico
Medolla
Gentile utente,
comprendo quanto possa essere doloroso vivere un momento in cui diversi ambiti della vita sembrano privi di prospettive di cambiamento. La solitudine, unita alla mancanza di soddisfazione nelle relazioni e nel lavoro, può alimentare un senso di rassegnazione e togliere energia per cercare nuove possibilità. Tuttavia, anche nelle situazioni che appaiono “bloccate”, è possibile intraprendere piccoli passi per riattivare il proprio benessere: dare spazio a interessi personali, coltivare nuove relazioni, ridefinire obiettivi e desideri. Un percorso psicologico potrebbe offrirle un luogo sicuro in cui esplorare i suoi bisogni, elaborare le emozioni e individuare nuove strade per ritrovare significato e motivazione nella quotidianità.
Rimango a disposizione per qualunque chiarimento.
Dott.ssa Veronica Savio
Dott.ssa Silvia Ferraro
Psicologo, Psicologo clinico, Professional counselor
Faenza
Buongiorno,
la tristezza e il senso di solitudine che descrive sono segnali importanti che meritano attenzione e cura. Vivere in una situazione che sembra senza vie d’uscita può far sentire bloccati e senza speranza, ma spesso esistono possibilità di cambiamento anche quando sembrano lontane.
Un percorso di sostegno psicologico può offrirle uno spazio sicuro per esplorare queste emozioni, i suoi desideri e le difficoltà, aiutandola a ritrovare una prospettiva più positiva e strumenti per migliorare la qualità della sua vita.
Non è mai troppo tardi per prendersi cura di sé e cercare un modo per uscire dal tunnel.

Saluti
Dott.ssa Ferraro Silvia
Dott. Francesco Damiano Logiudice
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Roma
Salve, mi spiace molto per la situazione che descrive poichè comprendo il disagio che può sperimentare e quanto sia impattante sulla sua vita quotidiana. Ritengo fondamentale che lei possa richiedere un consulto psicologico al fine di esplorare la situazione con ulteriori dettagli, elaborare pensieri e vissuti emotivi connessi e trovare strategie utili per fronteggiare i momenti particolarmente problematici onde evitare che la situazione possa irrigidirsi ulteriormente.
Credo che un consulto con un terapeuta cognitivo comportamentale possa aiutarla ad identificare quei pensieri rigidi, disfunzionali e maladattivi che le impediscono il benessere desiderato mantenendo la sofferenza in atto e possa soprattutto aiutarla a parlare con se stesso utilizzando parole più costruttive.
Credo che anche un approccio EMDR possa esserle utile al fine di rielaborare il materiale traumatico connesso ad eventi del passato che possono aver contribuito alla genesi della sofferenza attuale.
Resto a disposizione, anche online.
Cordialmente, dott FDL
Dott.ssa Elisa Rizzotti
Psicologo, Psicologo clinico, Neuropsicologo
Pordenone
Gentile, i dispiace molto leggere la sua sofferenza e capisco quanto possa essere pesante convivere con sentimenti di solitudine, insoddisfazione e mancanza di prospettive. Intraprendere un percorso di psicoterapia — individuale o, se lo desidera, di coppia — potrebbe offrirle uno spazio sicuro in cui esplorare i suoi vissuti, chiarire i suoi bisogni e scoprire nuove possibilità di cambiamento. Un professionista potrà aiutarla a dare voce a ciò che prova, a individuare risorse personali e a costruire gradualmente un futuro in cui si senta più soddisfatto e meno solo.
Dott.ssa Sandra Petralli
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Pontedera
Salve, le sue parole trasmettono un profondo senso di vuoto e di resa, come se ogni ambito della sua vita, affettivo, lavorativo, familiari, avesse perso slancio e significato. Questa sofferenza, però, non è un destino inevitabile. La rassegnazione può essere un modo con cui la mente si protegge dal dolore dell’insoddisfazione, ma non è una condanna.
In momenti come questo, un percorso di Mindfulness con uno psicologo psicoterapeuta potrebbe aiutarla a ricontattare le parti vitali di sé, a riconnettersi con i desideri messi da parte e a riscoprire uno sguardo più gentile verso il presente. Spesso si vive a lungo in situazioni che sembrano “normali” ma che silenziosamente svuotano di energia e di senso, e solo quando la stanchezza emerge ce ne si rende conto davvero.
Non è mai troppo tardi per ripensare il proprio percorso, per esplorare cosa può ancora darle nutrimento, anche con piccoli passi. Il dolore che sente oggi può diventare il punto da cui ripartire. Merita di sentirsi vivo, non solo di “funzionare.
Saluti, dott.ssa Sandra Petralli
Dott.ssa Marzia Mazzavillani
Psicologo, Psicologo clinico, Professional counselor
Forlì
Buongiorno comprendo quanto questo senso di solitudine e tristezza sia profondo e pesante, soprattutto quando si vive una situazione che sembra priva di prospettive di cambiamento. La convivenza con i genitori anziani aggiunge un ulteriore peso emotivo, così come la distanza affettiva e la mancanza di intimità con la tua compagna, che pure fa parte della tua vita da molto tempo. È normale sentirsi bloccati e rassegnati quando sembra che gli sforzi non portino a nessun miglioramento e quando le aspettative di realizzazione restano insoddisfatte.

Tuttavia, questo stato di sofferenza è un segnale importante. la crisi è sempre un'opportunità, come recit a una famosa frase (assai vera). Spesso in momenti di crisi come questo emerge la necessità di ripensare e ridefinire alcune parti della propria vita, lavorando su se stessi per scoprire nuove risorse interiori e modi diversi di relazionarsi agli altri. Anche se può sembrare difficile da credere ora, la strada verso un maggior benessere esiste e può essere percorsa, a volte attraverso il sostegno di un percorso terapeutico mirato a trovare senso e valore in ciò che si vive, rafforzando la propria autonomia emotiva e a migliorando la qualità delle relazioni.

Ti incoraggio a non rassegnarti a una vita che ti appare vuota, ma a cercare uno spazio in cui poter elaborare queste emozioni e trovare strumenti per ritrovare la speranza e la motivazione.
Resto a disposizione per accompagnarti in questo percorso di cambiamento.
Un saluto,
Dott.ssa Marzia Mazzavillani
Psicologa clinica – Voice Dialogue – Dreamwork – Mindfulness








Dott. Giuseppe Mirabella
Psicologo, Psicologo clinico
Modica
Gentile Signore,
comprendo quanto possa essere doloroso sentirsi intrappolato in una vita che non rispecchia i propri desideri. A 52 anni, però, non è affatto tardi per introdurre cambiamenti significativi: nuove relazioni, interessi, luoghi e progetti possono riaccendere il senso di scopo. La rassegnazione alimenta l’infelicità, mentre piccoli passi concreti, anche solo uno, possono aprire spiragli di luce. Le suggerisco di non affrontare questo peso da solo, ma di cercare un supporto psicologico che la aiuti a ritrovare energie e prospettive. La vita non è finita: può ancora scrivere capitoli che oggi le sembrano impossibili. Dr. Giuseppe Mirabella
Dott. Andrea Boggero
Psicologo, Psicologo clinico
Genova
Buongiorno, la sensazione che descrive è quella di una vita che sembra essersi fermata, come se i giorni scorressero tutti uguali e senza prospettive in grado di accendere entusiasmo o speranza. Quando ci si trova in una condizione simile, il rischio è di sentirsi spettatori passivi della propria esistenza, con il pensiero che ormai le possibilità di cambiamento siano poche o nulle. In realtà, questa percezione è frutto di schemi di pensiero che si autoalimentano: più ci si concentra su ciò che manca o che non è andato come avremmo voluto, più diventa difficile riconoscere le possibilità, anche piccole, che ancora esistono. Dal punto di vista cognitivo-comportamentale, è importante partire da due aspetti fondamentali: la consapevolezza che il malessere che prova è reale e legittimo, e l’idea che, anche se la situazione esterna non può cambiare radicalmente in poco tempo, il modo in cui la vive può essere modificato. Questo richiede di lavorare sia sui pensieri che alimentano la rassegnazione, sia su piccole azioni concrete capaci di riaccendere un senso di padronanza sulla propria vita. Per esempio, può essere utile individuare anche micro-obiettivi realistici, non per forza legati ai grandi temi che oggi le appaiono irrisolvibili, ma che possano introdurre un senso di novità e di controllo. Allo stesso tempo, occorre osservare e mettere in discussione quelle convinzioni che le fanno sentire che ormai “è troppo tardi” o che non esistono strade percorribili: spesso non sono fatti oggettivi, ma conclusioni maturate sulla base di esperienze passate e della stanchezza accumulata. In parallelo, può essere importante riflettere sul significato della relazione che vive oggi. La solitudine non sempre deriva dall’assenza di persone, ma può nascere dal sentirsi poco visti o coinvolti emotivamente. Confrontarsi apertamente con la propria compagna rispetto ai bisogni e alle aspettative potrebbe portare a chiarire se esistono margini di cambiamento, o se invece sia necessario valutare scelte diverse per il proprio benessere. Non esistono soluzioni immediate e definitive, ma un percorso graduale di ristrutturazione del proprio modo di vedere e di agire può aprire possibilità che ora le sembrano irraggiungibili. Ogni piccolo passo, se costante, può spostare l’orizzonte e ridare la sensazione che la vita non sia solo una strada in discesa, ma anche un sentiero dove si può ancora scegliere la direzione. Resto a disposizione. Dott. Andrea Boggero
Dott.ssa Alina Mustatea
Psicologo, Psicologo clinico
Pomezia
Gentile paziente, quello che descrivi è una condizione di forte insoddisfazione e rassegnazione, in cui più aree della tua vita sembrano ferme o svuotate di significato.
Il senso di solitudine che provi non dipende solo dal fatto di essere fisicamente solo, ma dalla mancanza di connessioni ed esperienze che ti facciano sentire vivo.
Non è semplice cambiare tutto insieme, ma puoi iniziare introducendo piccoli elementi di novità e relazione, anche fuori dalla coppia, per riattivare interesse e motivazione.
Spezzare la rassegnazione richiede passi graduali, ma ogni cambiamento, anche minimo, può riaccendere la percezione che il tunnel abbia un’uscita.
Buongiorno gentile signore. Mi dispiace molto per ciò che sta passando. Ci sarebbero alcuni punti interrogativi da sciogliere.

Il primo: Lei ama la sua compagna? E' ricambiato?
Il secondo: non avete mai sentito il bisogno di andare a convivere? Sposarvi e avere figli?
Il terzo: i momenti di intimità da quanto tempo non esistono?
Il quarto: quanto tempo trascorrete insieme?
Il quinto: quali pensieri contribuiscono al forte senso di solitudine che sta vivendo?

15 anni di relazione sono tanti. La mancanza di comunicazione in una coppia molto spesso porta ad una situazione stagnante e alla rottura se non ci si attiva a fare qualcosa. Avete provato a rivolgervi ad un professionista per una terapia di coppia? E' molto triste in effetti aver fatto solo 2 o 3 vacanze in tutto questo tempo. Sento che lei vorrebbe anche fare carriera nel suo lavoro e si sente frustrato per questo.

Ciò che le posso offrire è un sostegno psicologico. Potrei anche aiutarla a ritrovare sé stesso, a scoprire le sue passioni, i suoi interessi e desideri. Provando a dialogare insieme potrebbe essere utile a capire tante cose. Non si rassegni perché la soluzione in fondo al tunnel c'è. La psicoterapia cognitivo-comportamentale potrebbe esserle utile per uscire da questa fase di possibile inizio di depressione. In tal caso è meglio che si rivolga ad uno psicoterapeuta. Se invece pensa che il sostegno psicologico sia sufficiente allora resterò a disposizione per qualunque necessità lei abbia. Se ha bisogno mi scriva, ok? Le auguro un buon ferragosto.

Dott.ssa Angela Atlante
Dott.ssa Silvia Stevelli
Psicologo, Psicologo clinico
Milano
Buongiorno, quello che descrive sembra coinvolgere diversi aspetti della sua vita e gli elementi che riporta sembrano lasciare un forte senso di solitudine e rassegnazione. Vivere relazioni che non appagano pienamente, affrontare un lavoro senza prospettive e percepire l’avanzare del tempo possono far sentire come se non ci fossero vie d’uscita. In questi momenti, può essere prezioso avere uno spazio in cui portare questo dolore e dare voce a ciò che forse da tempo non trova ascolto. Un percorso di ascolto e riflessione personale potrebbe aiutarla a comprendere più a fondo ciò che sta vivendo e a intravedere possibilità che magari ad oggi trova difficile immaginare.
Dott.ssa Carla Fortuna Borrelli
Psicologo clinico, Psicologo
Avezzano
Buongiorno, grazie per aver condiviso con me i suoi pensieri e le emozioni. Capisco che in questo momento possa sentirsi molto triste, solo e disilluso riguardo alla sua vita. È importante riconoscere queste emozioni, perché sono segnali che qualcosa non va e che merita di vivere una vita più soddisfacente e piena .Rivalutare i propri valori è un passo fondamentale per capire cosa possa portarle maggiore serenità e senso di appagamento. Potrebbe prendere in considerazione alcuni percorsi:
Valutare le relazioni: le relazioni sono spesso fonte di sostegno e di soddisfazione. Riflettere su come migliorare o approfondire la relazione con la Sua compagna, magari parlando apertamente dei sentimenti e desideri. La comunicazione può essere un punto di partenza per rafforzare il legame o, se necessario, per chiarire l'aspettative.
Cercare nuovi stimoli e attività: dedicarsi a hobby, interessi o attività sociali può aiutarti a sentirsimeno solo e a riscoprire passioni che Le diano energia.
Pensare al futuro e ai progetti: anche se il lavoro attuale non offre molte possibilità di avanzamento, ci potrebbero essere altre strade o percorsi formativi che Le permettano di riacquistare entusiasmo e senso di realizzazione.
Supporto esterno: parlare con uno psicologo può offrire uno spazio di ascolto e di confronto professionale. Non sei solo e chiedere aiuto è un segno di forza e di desiderio di migliorare la tua vita.
Valorizzare i tuoi valori: pensa a cosa ti ha dato senso in passato, alle cose per cui ti sei sentito orgoglioso o felice. Questo può aiutarti a ritrovare una bussola che ti orienti verso ciò che desideri davvero.
Ricorda che anche nei momenti più bui ci sono possibilità di cambiamento e di rinascita. Non perdere la speranza e concediti il tempo e la pazienza di esplorare nuovi percorsi. La vita merita di essere vissuta con più serenità e significato.
Se vuoi, possiamo approfondire insieme qualche aspetto o parlare di strategie pratiche per affrontare questa fase. Un caro saluto. Dott.ssa Borrelli
Dott.ssa Lucia Boniotti
Psicologo, Psicologo clinico
Brescia
Caro utente,
Il senso di solitudine e rassegnazione che sta provando sono un peso enorme. Quando ci si sente in un tunnel senza fine, la cosa più difficile è chiedere aiuto, ma è proprio quello il primo passo per trovare una via d'uscita. Le consiglio vivamente di rivolgersi a un professionista per intraprendere un percorso psicoterapeutico. Affrontare questi temi con un professionista potrebbe aiutarla a trovare nuove strade che, ora, le sembrano invisibili.
Un caro saluto,
dott.ssa Lucia Boniotti
Dott. Luca Fiorona
Psicologo, Psicologo clinico
Bergamo
Buongiorno, mi spiace per la situazione che sta vivendo e comprendo le sue emozioni di tristezza e infelicità. Rispetto a ciò che riporta vorrei invitarla a riflette quanto per lei i pensieri che la fanno sentire solo siano importanti e quanto sia stato saldo nel farle valere. Cosa ha impedito di fare ulteriori vacanze in questi 15 anni? Come la fa stare e come convive con il fatto che tra voi non vi sia intimità?
Comprendo che siano questioni magari delicate e di difficile compromesso, ma vorrei valorizzare che ciascuno ha il diritto di esprimere e di far valere le proprie volontà e ciò che lo fa stare bene. Vorrei invitarla quindi a non rassegnarsi e a provare a rilanciare con la sua compagna e anche verso di sé, alcune questioni per provare a riaprire nuovi sguardi e nuove strade percorribili.
Qualora volesse approfondire queste riflessioni rimango a disposizione. Un caro saluto, Dott. Luca Fiorona
Dott.ssa Alessandra Di Fenza
Psicologo, Psicologo clinico
Marano di Napoli
Gentile utente, spesso il dolore porta a guardare solo ciò che manca, come le vacanze non fatte, l’intimità assente, la carriera ferma, il tempo che scorre. Ma accanto a questo c’è anche un altro piano, più silenzioso, che riguarda la possibilità di scegliere come stare dentro a ciò che si vive e, soprattutto, come aprire piccoli spazi nuovi. A volte non servono rivoluzioni immediate, ma passi graduali: introdurre una novità, coltivare un interesse personale, cercare un contesto sociale diverso.

Attualmente lei si sta raccontando una storia di rassegnazione, ma dietro questa narrazione c’è ancora una persona che ha bisogno di speranza, contatto e riconoscimento. Questo bisogno è legittimo, e prenderlo sul serio potrebbe essere il primo vero cambiamento.

Se sente che da solo non riesce ad aprire questi spiragli, un percorso di consulenza psicologica può offrirle uno spazio dove ripensare le sue scelte, comprendere i nodi che la tengono fermo e, soprattutto, riscoprire possibilità che oggi le sembrano invisibili.

Resto a disposizione,
Dott.ssa Alessandra Di Fenza
Dott. Marco Lenzi
Psicologo, Psicologo clinico
Milano
Buongiorno,
Emerge un quadro di sofferenza e solitudine che sente forti nella sua vita.
Mi chiedo se ha mai parlato con la sua compagna di andare a vivere insieme e del progetto genitoriale, così come dell'intimità. In altre parole, ha mai riferito alla sua compagna le sue esigenze oltre ad averle spiegato come si sente in questo momento? Penso che avere un dialogo franco e sincero con lei potrà aiutarla a capire se anche lei condivide le sue priorità e come la sostiene emotivamente nei momenti difficili. La coppia è il luogo privilegiato dove parlare e affrontare le problematiche dandosi forza l'un l'altro. Per quanto riguarda il lavoro, vede la possibilità di cambiarlo per avere più possibilità di successo nella sua carriera?
Infine, i suoi genitori possono rappresentare una risorsa in quanto sono persone a lei vicine con cui può confidarsi.
Resto a disposizione per ulteriori informazioni e domande nell'eventualità di un colloquio psicologico di approfondimento.
Cordiali saluti
Dott.ssa Arianna Poncetta
Psicologo, Psicologo clinico
Roma
Gentile utente,
La ringrazio per aver condiviso il suo vissuto, capisco quanto possa essere difficile affrontare momenti in cui tristezza e solitudine possano essere maggiormente presenti nella nostra vita. Intraprendere un percorso con uno specialista può aiutarla e supportarla a comprendere meglio questi vissuti, portandola a scoprire nuovi significati e a trovarne un senso diverso.
Rimango a disposizione per qualsiasi altro chiarimento,
Dott.ssa Arianna Poncetta
Dott.ssa Ilaria De Pretto
Psicologo, Psicologo clinico
Roma
Quello che descrivi è un senso di immobilità che spesso, attorno ai 50 anni, diventa molto pesante. Ti guardi intorno e hai l’impressione che “tutto sia già scritto”: i genitori anziani, una relazione che da anni non evolve più, un lavoro senza prospettive. È comprensibile che questo ti faccia sentire intrappolato, triste e solo.

La cosa importante da sottolineare è che non sei condannato a restare così. La rassegnazione è una trappola della mente: ti fa credere che non ci siano alternative, ma in realtà quello che manca è forse la forza di immaginare possibilità diverse, dopo tanti anni passati in una situazione sempre uguale.

Ci sono alcuni punti su cui potresti lavorare. La relazione: quindici anni senza evoluzioni significative, senza intimità, senza condivisioni nuove, non è neutrale. Ti toglie energie, e allo stesso tempo ti impedisce di cercare altrove. Vale la pena chiederti se davvero vuoi restare in questa forma di legame, o se meriti una relazione diversa, che ti faccia sentire vivo e desiderato.

La vita personale: spesso chi ha vissuto a lungo accanto ai genitori tende a mettere da parte i propri spazi, come se tutto dovesse restare stabile per non turbare gli equilibri familiari. Forse ora è il momento di pensare a cosa desideri tu: non grandi stravolgimenti, ma anche piccole scelte concrete (un corso, un viaggio, un’attività sociale) che ti riportino in contatto con persone nuove e con la sensazione di costruire qualcosa per te stesso.

Il lavoro: se non puoi cambiare carriera, puoi comunque lavorare sul dare un significato diverso a ciò che fai, o affiancare nuove passioni che ti restituiscano energia. Non è mai troppo tardi per imparare qualcosa di nuovo.

La tristezza che senti oggi può essere anche il segnale di un inizio di depressione. Parlare con un professionista potrebbe aiutarti a non restare solo con questa sensazione di vuoto e a costruire gradualmente prospettive nuove.

Non sei condannato a una vita infelice: sei in un passaggio difficile in cui il dolore ti fa vedere solo ciò che manca. Ma c’è ancora molto che puoi scegliere, se ti concedi di ripartire anche da passi piccoli e concreti.

Dott.ssa De Pretto
Dott.ssa Valeria Oliveri
Psicologo, Psicologo clinico
Montespertoli
Gentile utente, le suggerisco di intraprendere un percorso psicologico così da poter trovare uno spazio per prendersi cura della sofferenza da lei riportata. Per altro, qualora ci fosse un sintomo, è bene richiedere un aiuto professionale. Resto a disposizione per un colloquio, anche online. Saluti Dr.ssa Oliveri
Dott.ssa Giulia Raiano
Psicologo, Psicologo clinico
Bologna
Buongiorno
Grazie per aver condiviso la tua esperienza.
Quello che descrive è un vissuto di solitudine profonda che non nasce da un solo ambito della vita, ma sembra derivare da una combinazione di fattori: la situazione familiare, la relazione affettiva, il lavoro, e soprattutto un senso di immobilità che può far sembrare il futuro privo di alternative o possibilità di cambiamento.

A 52 anni, si è spesso in una fase della vita in cui si inizia a fare un bilancio più profondo del proprio percorso, confrontandosi con ciò che si è realizzato e con quello che si sarebbe voluto. È una fase delicata, perché porta con sé una maggiore consapevolezza del tempo che passa, delle scelte fatte o non fatte, delle perdite reali o simboliche. Il fatto che lei viva ancora con i suoi genitori molto anziani può accentuare questo senso di stagnazione e allo stesso tempo evocare un timore concreto per la solitudine futura. La consapevolezza che “la vita non è infinita” è un pensiero che può pesare molto se non si riesce a intravedere un progetto personale che dia significato al tempo che resta.

Anche nella relazione con la sua compagna sembra esserci una distanza emotiva che si è consolidata nel tempo, un’assenza di progettualità e di intimità che, probabilmente, alimenta quel senso di vuoto che descrive. La mancanza di vacanze, di momenti condivisi, di confronto su temi importanti come i figli o la convivenza, possono far sentire come se si stesse vivendo una relazione “in pausa”, dove l’abitudine prende il posto del desiderio e della vicinanza emotiva. Questo non significa che non ci siano sentimenti, ma forse che quegli stessi sentimenti non trovano più uno spazio vitale in cui esprimersi e nutrirsi. Il lavoro, infine, appare come un ulteriore ambito in cui lei percepisce un limite, un’assenza di possibilità, quasi una conferma del fatto che il cambiamento – anche minimo – sia precluso. Quando più aree della propria vita sembrano bloccate o insoddisfacenti, è facile sentirsi sopraffatti da un senso di rassegnazione, come se l’unica via possibile fosse quella dell’adattamento passivo a una condizione dolorosa. Il fatto che lei senta e riconosca la sua tristezza, che riesca a dar voce al suo disagio, è già un segnale importante: significa che non ha smesso di desiderare qualcosa di diverso, anche se ora non riesce a immaginarlo chiaramente. Questo dolore, per quanto faticoso, può diventare il punto di partenza per una ricerca più autentica su di sé e sui propri bisogni.

Le suggerirei, se può, di considerare un percorso psicologico personale. Non tanto per “curare” qualcosa che non va, ma per creare uno spazio in cui ricominciare a raccontarsi, a fare chiarezza, a riconnettersi con quelle parti di sé che forse sono rimaste silenziose per troppo tempo. Anche la solitudine, in quel contesto, può trasformarsi: da nemica a compagna di riflessione, da vuoto a opportunità.

Non è mai troppo tardi per rimettere in discussione alcune scelte, per esplorare possibilità diverse, o anche solo per imparare a prendersi cura di sé in modo più profondo. C’è ancora molto da poter costruire, anche se oggi sembra invisibile.
Se vorrà approfondire resto a disposizione.
Buona giornata
Dott.ssa Giulia Raiano
Dr. Seby Torrisi
Psicologo, Psicologo clinico
Catania
Gentile Utente,
Sento quanto la tua situazione ti stia pesando, e voglio riconoscere la profondità della tristezza e della solitudine che descrivi. Vivere accanto a genitori anziani, sentire l’affetto limitato o poco nutritivo della tua compagna, e percepire poche possibilità di crescita nel lavoro può creare un senso di vuoto e di impotenza davvero difficile da sopportare. È naturale sentirsi scoraggiati, e non c’è nulla di sbagliato nel riconoscere questa sofferenza; la tua tristezza è una reazione reale a circostanze che ti lasciano insoddisfatto e isolato. Quello che emerge dai tuoi racconti è il desiderio profondo di connessione, significato e vicinanza emotiva. Anche se ora sembra che non ci siano vie d’uscita, questo non significa che la tua vita debba restare così per sempre. Dare voce a questi sentimenti, senza giudicarli, è già un passo importante perché ti permette di capire cosa davvero ti manca e cosa potresti cominciare a cambiare, anche gradualmente. Parlare con qualcuno che ti ascolti senza giudizio, come un terapeuta, può offrirti chiarezza e sostegno, aiutandoti a distinguere tra ciò che puoi cambiare e ciò che invece puoi imparare ad accogliere, riducendo il senso di impotenza. Non sei solo, e anche quando tutto sembra fermo o senza prospettiva, anche un piccolo passo verso ciò che ti fa sentire vivo e appagato può aprire la strada a un futuro più sereno e ricco di significato. La tua sofferenza non definisce l’intera tua vita, è un segnale che il tuo cuore desidera più attenzione, calore e cura.
Dott. Luca Rochdi
Psicologo, Psicologo clinico
Milano
Gentile utente, dalle sue parole emerge un profondo senso di tristezza e di solitudine, che comprendo possa diventare molto pesante da sostenere, soprattutto quando si ha la sensazione che la propria vita sia “ferma” e senza prospettive di cambiamento. È una sofferenza che spesso nasce non solo da ciò che accade intorno a noi, ma anche da un lungo accumulo di insoddisfazioni, rinunce e silenzi che finiscono per spegnere la speranza.
In momenti come questo, può essere di grande aiuto intraprendere un percorso psicologico: non perché “ci sia qualcosa che non va” in lei, ma perché condividere questo peso con un professionista permette di esplorare con calma le cause più profonde di questo malessere e di ritrovare, poco a poco, nuove possibilità di movimento e di significato. Anche situazioni che sembrano senza via d’uscita possono cambiare quando si impara a guardarle da un’altra prospettiva.
Non è mai troppo tardi per ricominciare a prendersi cura di sé. Le auguro di potersi concedere questo spazio di ascolto e di rinnovata fiducia.
Sarei felice di accompagnarla in questo percorso.
Se dovesse avere dei dubbi, può contattarmi premendo il tasto 'messaggio' sul mio profilo.
Resto a disposizione attraverso consulenze online.
Dott. Luca Rochdi

Stai ancora cercando una risposta? Poni un'altra domanda

  • La tua domanda sarà pubblicata in modo anonimo.
  • Poni una domanda chiara, di argomento sanitario e sii conciso/a.
  • La domanda sarà rivolta a tutti gli specialisti presenti su questo sito, non a un dottore in particolare.
  • Questo servizio non sostituisce le cure mediche professionali fornite durante una visita specialistica. Se hai un problema o un'urgenza, recati dal tuo medico curante o in un Pronto Soccorso.
  • Non sono ammesse domande relative a casi dettagliati, richieste di una seconda opinione o suggerimenti in merito all'assunzione di farmaci e al loro dosaggio
  • Per ragioni mediche, non verranno pubblicate informazioni su quantità o dosi consigliate di medicinali.

Il testo è troppo corto. Deve contenere almeno __LIMIT__ caratteri.


Scegli il tipo di specialista a cui rivolgerti
Lo utilizzeremo per avvertirti della risposta. Non sarà pubblicato online.
Tutti i contenuti pubblicati su MioDottore.it, specialmente domande e risposte, sono di carattere informativo e in nessun caso devono essere considerati un sostituto di una visita specialistica.