Buonasera dottori. Vi scrivo in modo tale da potermi sfogare un pò. Vi spiego la mia situazione fami
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Buonasera dottori. Vi scrivo in modo tale da potermi sfogare un pò. Vi spiego la mia situazione familiare: padre completamente assente che non ho mai conosciuto e madre instabile che mi ha sempre manipolata, non in grado di adempiere il ruolo di madre. Io sono sempre stata poco figlia e molto madre per lei, mi ha sempre dato colpe che non meritavo, iniziava una discussione e mi ripeteva che la colpa era tutta mia e mai sua. Da qualche mese ho iniziato una terapia anche perché sto soffrendo molto per via del disturbo ossessivo compulsivo. Questo disturbo si fa sentire spesso, soprattutto adesso che sto cercando di "guarire" le mie ferite interiori. In questo periodo mi tormenta una situazione di circa un mese fa. Nel palazzo dove abito io è scoppiato un incendio, fortunatamente tutto apposto. Però c'è stato il "trauma" di essere stati svegliati dai vicini alle 3 di notte, di vedere i vigili del fuoco in azione... non avevo mai vissuto una cosa simile. Dopo qualche giorno ho iniziato a incolparmi e adesso penso che sia stata colpa mia, che abbia avuto un ruolo di responsabilità in quello che è accaduto anche se io dormivo nella mia stanza e non avrei avuto nessun sentore di ciò che stava accadendo sopra se la vicina non ci avesse avvertite [a me e alla mie coinquiline]. Grazie alla terapia sto capendo tanto. La manipolazione che mia madre mi ha sempre fatto, quanto male mi abbia fatto negli anni. Vivo fuori da circa 2 anni e ho notato che le compulsione sono aumentate, soprattutto recentemente [da circa 6-7 mesi vado da una psicologa] sto facendo molta fatica a gestire questo disturbo che mi ossessiona. Scusate la lunghezza del messaggio ma avevo bisogno di sfogarmi. Vi chiedo gentilmente cosa potrei fare per stare meglio. Ho tanta paura che non passeranno mai questi pensieri..
Grazie per aver condiviso il suo vissuto. La terapia è importante per superare le difficoltà della vita. La condivisione con la sua terapeuta è un passo significativo per aumentare la propria consapevolezza e con il giusto supporto si ottengono risultati positivi.
Concentrarsi nel proprio tempo libero aiuta a migliorare il lavoro, le relazioni, il suo benessere.
buon percorso
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Gentile,
il suo racconto tocca con forza un tema spesso invisibile: quando si è cresciuti facendo da “grandi” troppo presto, anche gli eventi più lontani possono risvegliare sensi di colpa che non ci appartengono. Ma si è mai chiesta da dove arriva quella voce interiore che le dice che è colpa sua, anche quando i fatti dicono il contrario?
Sta già facendo qualcosa di molto importante: dare un senso a ciò che prova.
E forse, più che far sparire i pensieri, il punto è iniziare a rimettere al loro posto le responsabilità, quelle reali, e quelle ereditate.
Se le va, possiamo esplorare insieme chi sta diventando, ora che non deve più essere la madre di nessuno.
Un caro saluto,
Dr. Giorgio De Giorgi
il suo racconto tocca con forza un tema spesso invisibile: quando si è cresciuti facendo da “grandi” troppo presto, anche gli eventi più lontani possono risvegliare sensi di colpa che non ci appartengono. Ma si è mai chiesta da dove arriva quella voce interiore che le dice che è colpa sua, anche quando i fatti dicono il contrario?
Sta già facendo qualcosa di molto importante: dare un senso a ciò che prova.
E forse, più che far sparire i pensieri, il punto è iniziare a rimettere al loro posto le responsabilità, quelle reali, e quelle ereditate.
Se le va, possiamo esplorare insieme chi sta diventando, ora che non deve più essere la madre di nessuno.
Un caro saluto,
Dr. Giorgio De Giorgi
Buonasera.
Dato che sta svolgendo già un percorso di psicoterapia, la invito a condividere questi pensieri con la sua psicologa con cui, nel tempo, consoliderà una sana alleanza terapeutica. Per guarire da ferite profonde ci vuole tempo e fiducia nella relazione terapeutica.
Un confronto di questo tipo necessita di un ascolto attivo e di una presenza fisica per poter elaborare i contenuti che porta al momento.
Le auguro un buon percorso terapeutico.
Saluti.
Dato che sta svolgendo già un percorso di psicoterapia, la invito a condividere questi pensieri con la sua psicologa con cui, nel tempo, consoliderà una sana alleanza terapeutica. Per guarire da ferite profonde ci vuole tempo e fiducia nella relazione terapeutica.
Un confronto di questo tipo necessita di un ascolto attivo e di una presenza fisica per poter elaborare i contenuti che porta al momento.
Le auguro un buon percorso terapeutico.
Saluti.
Ciao,
sei stata educata a sentirti colpevole anche quando non c’era colpa. Ora il tuo disturbo ossessivo compulsivo riproduce questo copione: più cerchi di liberarti dalla colpa, più la ingigantisci.
La strada non è "convincerti" che non hai colpa, ma imparare a lasciar passare i pensieri come nuvole nel cielo, senza combatterli.
Il cambiamento avviene non smettendo di avere pensieri ossessivi, ma smettendo di crederci e reagire ad essi.
Continua il tuo percorso con coraggio: la libertà nasce dal disinnescare la trappola, non dal negarla.
sei stata educata a sentirti colpevole anche quando non c’era colpa. Ora il tuo disturbo ossessivo compulsivo riproduce questo copione: più cerchi di liberarti dalla colpa, più la ingigantisci.
La strada non è "convincerti" che non hai colpa, ma imparare a lasciar passare i pensieri come nuvole nel cielo, senza combatterli.
Il cambiamento avviene non smettendo di avere pensieri ossessivi, ma smettendo di crederci e reagire ad essi.
Continua il tuo percorso con coraggio: la libertà nasce dal disinnescare la trappola, non dal negarla.
È normale che le compulsioni aumentino, perché hai cominciato a lavorare sul disturbo, è come scoperchiare il vaso di Pandora, tutto nella norma quando ci si trova nel clou di un percorso. Per ora ti sembra difficile che i pensieri spariranno, eppure accadrà. Abbi pazienza e affidati totalmente al percorso che stai facendo con la tua psicologa. Vai, in gamba :) ti abbraccio
Buongiorno, mi dispiace per quello che sta vivendo.
Le dico che ci sono tecniche Psicologiche avanzate scientifiche che potrebbero aiutarla come la metacognizione. Tecnica di 3° livello consigliata anche da l'OMS. Non è il mio approccio ma lo integro molto bene. Chieda in questa fase un aiuto: cognitivo-comportamenale
Può essergli molto d'aiuto.
Tanti auguri
Le dico che ci sono tecniche Psicologiche avanzate scientifiche che potrebbero aiutarla come la metacognizione. Tecnica di 3° livello consigliata anche da l'OMS. Non è il mio approccio ma lo integro molto bene. Chieda in questa fase un aiuto: cognitivo-comportamenale
Può essergli molto d'aiuto.
Tanti auguri
Buonasera,
la ringrazio molto per aver condiviso con tanta sincerità e profondità il suo vissuto.
Leggendo le sue parole, sento tutta la fatica che sta affrontando. Quello che sta vivendo, in particolare ora che sta cercando di curare le sue ferite interiori, è comprensibile, perché quando iniziamo a prenderci cura di noi stessi e a sciogliere vecchie dinamiche spesso il dolore riaffiora prima di potersi trasformare.
Il sintomo ossessivo, come lei stessa ha intuito, può essere visto non solo come un ostacolo ma anche come un segnale, una strategia che la sua mente ha adottato per cercare di mantenere un senso di controllo in una vita che, fin da piccola, è stata segnata da esperienze molto complesse. Ora, nel suo percorso di crescita, il sintomo si fa sentire con più forza, quasi come se volesse richiamare attenzione su qualcosa di importante che sta cercando spazio.
Il senso di colpa che prova per l'incendio, pur non avendo alcuna responsabilità reale, si inserisce esattamente in questo schema antico, quello di sentirsi responsabile anche di ciò che non dipende da lei. Questo mostra quanto radicata sia questa ferita, ma anche quanta consapevolezza lei stia sviluppando.
Il lavoro che sta facendo in terapia è prezioso. È normale attraversare momenti di maggiore difficoltà, ma questo non significa che non stia procedendo. Anzi, spesso sono proprio questi i momenti in cui il cambiamento più profondo sta avvenendo.
Le suggerirei di continuare a portare con dolcezza l'attenzione su di sé, imparare a riconoscere quando il senso di colpa si attiva, accogliere quelle emozioni senza giudicarsi, e distinguere piano piano ciò che le appartiene davvero da ciò che, invece, ha dovuto portare sulle spalle senza colpa.
Il fatto che abbia avuto il coraggio di iniziare a prendersi cura di sé è un segno di grande forza. Anche se adesso può sembrare difficile immaginare un futuro libero da questi pensieri, il percorso che sta facendo è la strada giusta per arrivarci.
Se lo desidera, sono a disposizione per accompagnarla nel suo cammino, aiutandola a ritrovare dentro di sé quella fiducia e quella pace che merita pienamente.
Un caro saluto,
Dott.ssa Stella Gelli
la ringrazio molto per aver condiviso con tanta sincerità e profondità il suo vissuto.
Leggendo le sue parole, sento tutta la fatica che sta affrontando. Quello che sta vivendo, in particolare ora che sta cercando di curare le sue ferite interiori, è comprensibile, perché quando iniziamo a prenderci cura di noi stessi e a sciogliere vecchie dinamiche spesso il dolore riaffiora prima di potersi trasformare.
Il sintomo ossessivo, come lei stessa ha intuito, può essere visto non solo come un ostacolo ma anche come un segnale, una strategia che la sua mente ha adottato per cercare di mantenere un senso di controllo in una vita che, fin da piccola, è stata segnata da esperienze molto complesse. Ora, nel suo percorso di crescita, il sintomo si fa sentire con più forza, quasi come se volesse richiamare attenzione su qualcosa di importante che sta cercando spazio.
Il senso di colpa che prova per l'incendio, pur non avendo alcuna responsabilità reale, si inserisce esattamente in questo schema antico, quello di sentirsi responsabile anche di ciò che non dipende da lei. Questo mostra quanto radicata sia questa ferita, ma anche quanta consapevolezza lei stia sviluppando.
Il lavoro che sta facendo in terapia è prezioso. È normale attraversare momenti di maggiore difficoltà, ma questo non significa che non stia procedendo. Anzi, spesso sono proprio questi i momenti in cui il cambiamento più profondo sta avvenendo.
Le suggerirei di continuare a portare con dolcezza l'attenzione su di sé, imparare a riconoscere quando il senso di colpa si attiva, accogliere quelle emozioni senza giudicarsi, e distinguere piano piano ciò che le appartiene davvero da ciò che, invece, ha dovuto portare sulle spalle senza colpa.
Il fatto che abbia avuto il coraggio di iniziare a prendersi cura di sé è un segno di grande forza. Anche se adesso può sembrare difficile immaginare un futuro libero da questi pensieri, il percorso che sta facendo è la strada giusta per arrivarci.
Se lo desidera, sono a disposizione per accompagnarla nel suo cammino, aiutandola a ritrovare dentro di sé quella fiducia e quella pace che merita pienamente.
Un caro saluto,
Dott.ssa Stella Gelli
Buonasera, la ringrazio per aver condiviso con tanta apertura la sua storia e il suo dolore. Riuscire a raccontarsi così, anche in un contesto come questo, richiede un grande coraggio e una forte determinazione nel voler stare meglio. Già questo è un segnale importante della forza che sta coltivando dentro di sé, anche se può non esserne del tutto consapevole in questo momento. Da quello che racconta emerge chiaramente che sta affrontando un percorso molto complesso: non solo la gestione del disturbo ossessivo compulsivo, ma anche la lenta e dolorosa elaborazione di ferite familiari profonde. Crescere in un ambiente in cui le figure di riferimento non sono state protettive e supportanti, anzi hanno attribuito colpe ingiuste e richiesto un ruolo da "genitore del genitore", può lasciare impronte emotive molto forti. È normale che queste esperienze abbiano contribuito a strutturare pensieri automatici di colpa, di responsabilità eccessiva e di insicurezza, che oggi si manifestano attraverso il disturbo ossessivo compulsivo. Il fatto che si incolpi per l'incendio, nonostante razionalmente sappia di non avere alcuna responsabilità, è proprio un esempio di come la sua mente stia riproponendo uno schema appreso: se succede qualcosa di brutto, allora deve essere colpa sua. Questo è un pensiero distorto, radicato nella sua storia passata, che ora, attraverso il lavoro terapeutico, può imparare a riconoscere e modificare. È importante ricordare che i pensieri non sono fatti, anche se sembrano molto reali e dolorosi. Il lavoro cognitivo-comportamentale aiuta proprio a costruire questa distanza tra ciò che si pensa e ciò che è reale, allenando la capacità di osservare i propri pensieri senza farsi travolgere da essi. Lei sta già facendo un grande lavoro, anche se ora la sensazione è quella di essere sopraffatta. Nei percorsi di guarigione è normale vivere dei momenti in cui il dolore sembra aumentare. È un po' come curare una ferita molto profonda: quando si inizia a toccarla e a disinfettarla fa più male che tenerla nascosta, ma è l'unico modo perché possa davvero cicatrizzarsi. Per stare meglio, le consiglio di continuare con costanza il suo percorso terapeutico, cercando di essere paziente con sé stessa. È importante validare i suoi sforzi e riconoscere anche i piccoli progressi. Lavorare sulla gestione delle compulsioni e sull’esposizione ai pensieri ossessivi sarà faticoso, ma passo dopo passo diventerà sempre più capace di rispondere a quei pensieri con maggiore flessibilità e minor sofferenza. Potrebbe essere molto utile anche integrare tecniche di mindfulness, che aiutano a stare nel presente senza giudicare i pensieri che emergono. Non è sola in questo cammino, anche se talvolta può sembrarlo. Sta già facendo molto per sé stessa, ed è normale avere paura che il dolore non finisca mai. Ma proprio il fatto che sta affrontando la fatica, che si sta impegnando nonostante la sofferenza, è la prova concreta che sta andando verso la guarigione. Si conceda il permesso di avere fiducia: i pensieri ossessivi, con il lavoro terapeutico e la pratica costante, possono essere gestiti sempre meglio fino a non condizionare più la sua vita come stanno facendo ora. Se sente che nei momenti più difficili il peso diventa troppo grande, ne parli apertamente con la sua terapeuta. Spesso il confronto diretto sulle paure più profonde può alleggerire enormemente il carico emotivo. Resto a disposizione. Dott. Andrea Boggero
Buongiorno, lei sta avendo molto coraggio e forza a chiedere aiuto ad un professionista, e già questo, è un inizio nel processo di guarigione per prendere in mano la sua vita. Le consiglio di aprirsi completamente con la sua terapeuta e parlare della sua difficoltà a gestire le sue ossessioni che la invalidano durante la giornata, così da poter trovare insieme strategie a lei funzionali e utili nella vita di tutti i giorni. Il rimuginare su esperienze passate la sta facendo entrare in un circolo vizioso in cui la realtà di mischia con le sue paure e questo la porta a modificare i dati oggettivi di quello che è successo e le succede intorno, quindi, le suggerisco quando inizia ad avere questi pensieri, di distrarsi con azioni concrete che la tengono impegnata sia mentalmente che manualmente, come ad esempio, andare in bicicletta in posti verdi e a contatto con la natura che in questo periodo dell'anno si sta risvegliando in modo tale da poter ricontattare le sue emozioni e sensazioni corporee. Queste ultime sono essenziali ad avere percezione di sè e di quello che le accade intorno e le permette di rimanere aderente alla realtà rilassandosi e facendo fluire la sua energia dentro di lei.
Spero di esserle stata di aiuto
Saluti
Spero di esserle stata di aiuto
Saluti
La tua storia riflette un vissuto profondo di colpa interiorizzata e iper-responsabilità, radicato in una relazione genitoriale manipolativa e invalidante. Il disturbo ossessivo-compulsivo si nutre proprio di queste ferite: trasforma eventi neutri o traumatici in colpe inesistenti. È normale che le compulsioni aumentino ora che, attraverso la terapia, stai “rompendo” vecchi schemi. Continua il percorso con fiducia: guarire richiede tempo, ma i pensieri ossessivi non sono la verità, solo sintomi. Stai già facendo il lavoro più difficile: affrontare ciò che fa male per ritrovare te stessa.
Buongiorno,
grazie per aver condiviso con sincerità la sua esperienza. Sta affrontando un percorso complesso con grande coraggio: crescere con una madre manipolatoria può lasciare ferite profonde e influenzare il modo in cui oggi vive emozioni e responsabilità.
Il senso di colpa legato all'incendio è un chiaro esempio di come il disturbo ossessivo e le esperienze passate possano distorcere la percezione della realtà. È importante ricordare che sentirsi responsabili non equivale a esserlo: lei dormiva, non poteva sapere né intervenire.
Sta già facendo molto per stare meglio, e il fatto che oggi le emozioni siano intense non è un fallimento, ma parte del processo di guarigione.
Continui a parlare di questi vissuti in terapia, può anche condividere con la sua terapeuta la sua paura che tutto ciò “non passi mai”.
Inoltre, se sente che i sintomi diventano troppo difficili da gestire, può valutare con la sua terapeuta eventuali supporti aggiuntivi.
Le auguro di proseguire con fiducia nel percorso che ha iniziato. Un caro saluto!
Il senso di colpa legato all'incendio è un chiaro esempio di come il disturbo ossessivo e le esperienze passate possano distorcere la percezione della realtà. È importante ricordare che sentirsi responsabili non equivale a esserlo: lei dormiva, non poteva sapere né intervenire.
Sta già facendo molto per stare meglio, e il fatto che oggi le emozioni siano intense non è un fallimento, ma parte del processo di guarigione.
Continui a parlare di questi vissuti in terapia, può anche condividere con la sua terapeuta la sua paura che tutto ciò “non passi mai”.
Inoltre, se sente che i sintomi diventano troppo difficili da gestire, può valutare con la sua terapeuta eventuali supporti aggiuntivi.
Le auguro di proseguire con fiducia nel percorso che ha iniziato. Un caro saluto!
Buonasera, grazie per aver trovato il coraggio di condividere con tanta lucidità e sensibilità la tua storia. Il contesto familiare che descrivi, fatto di assenze, manipolazioni e inversione dei ruoli affettivi, può lasciare ferite profonde e spesso invisibili, che si riflettono anche nel modo in cui una persona percepisce sé stessa e la realtà. Il fatto che oggi tu stia affrontando tutto questo in terapia è un segno di forza e di desiderio autentico di guarigione.
Nel disturbo ossessivo compulsivo, è molto comune che eventi anche estranei alla nostra volontà vengano letti con senso di colpa e responsabilità eccessiva. Questo non significa che ciò che provi sia “sbagliato”, ma che il tuo sistema emotivo sta cercando di trovare controllo in un mondo che ti è sembrato spesso imprevedibile e insicuro. È importante ricordarti — e ti invito a farlo ogni volta che i pensieri tornano — che aver dormito nella tua stanza non è una colpa, e che anche se l’ansia cerca appigli, la realtà resta più semplice di quanto la mente ansiosa racconti.
Continua a dare fiducia al percorso terapeutico: a volte i sintomi sembrano peggiorare proprio quando iniziamo a guarire davvero, perché stiamo toccando i punti più vulnerabili. E se senti che il carico è troppo pesante, valuta con la tua terapeuta l’eventualità di integrare un supporto psichiatrico. Non sei sola, e questo processo — anche se lento — può davvero condurti verso un modo nuovo di stare al mondo, con meno paura e più gentilezza verso te stessa.
Uno spunto pratico per i momenti in cui i sensi di colpa e i pensieri ossessivi si fanno più forti: ripeti a te stessa una o più di queste frasi
“ Sto imparando a riconoscere ciò che è mio e ciò che non lo è.
Non tutto ciò che accade è sotto il mio controllo, e non tutto ciò che sento è vero.
Merito pace, anche quando la mia mente cerca colpa.
Mi sto prendendo cura di me, un passo alla volta.”
Saluti
Nel disturbo ossessivo compulsivo, è molto comune che eventi anche estranei alla nostra volontà vengano letti con senso di colpa e responsabilità eccessiva. Questo non significa che ciò che provi sia “sbagliato”, ma che il tuo sistema emotivo sta cercando di trovare controllo in un mondo che ti è sembrato spesso imprevedibile e insicuro. È importante ricordarti — e ti invito a farlo ogni volta che i pensieri tornano — che aver dormito nella tua stanza non è una colpa, e che anche se l’ansia cerca appigli, la realtà resta più semplice di quanto la mente ansiosa racconti.
Continua a dare fiducia al percorso terapeutico: a volte i sintomi sembrano peggiorare proprio quando iniziamo a guarire davvero, perché stiamo toccando i punti più vulnerabili. E se senti che il carico è troppo pesante, valuta con la tua terapeuta l’eventualità di integrare un supporto psichiatrico. Non sei sola, e questo processo — anche se lento — può davvero condurti verso un modo nuovo di stare al mondo, con meno paura e più gentilezza verso te stessa.
Uno spunto pratico per i momenti in cui i sensi di colpa e i pensieri ossessivi si fanno più forti: ripeti a te stessa una o più di queste frasi
“ Sto imparando a riconoscere ciò che è mio e ciò che non lo è.
Non tutto ciò che accade è sotto il mio controllo, e non tutto ciò che sento è vero.
Merito pace, anche quando la mia mente cerca colpa.
Mi sto prendendo cura di me, un passo alla volta.”
Saluti
Car*, ha vissuto una storia familiare molto complessa, da quel che leggo, segnata da trascuratezza e manipolazione. E' ottimo il fatto che abbia iniziato una terapia, la invito a parlare di questi pensieri anche con la sua terapeuta, se non l'ha già fatto.
Ora passiamo a noi. Il senso di colpa che prova per l'incendio è molto probabilmente una manifestazione del suo disturbo ossessivo compulsivo, che tende a proiettare responsabilità irrealistiche su eventi fuori dal suo controllo. E' importante ricordare che pensare qualcosa non significa che quel qualcosa rispecchi la realtà, ma solo la sua realtà. La mente con il DOC distorce la realtà, portando a ruminazioni e colpe immotivate. Le posso solo consigliare di continuare la terapia con fiducia, anche se ora fa male. Cerchi di coltivare strumenti per distinguere tra pensieri soggettivi e realtà oggettiva. E' un processo che richiede tempo, costanza e motivazione. Un caro saluto, Dott.ssa Claudia Basileo, Psicologa.
Ora passiamo a noi. Il senso di colpa che prova per l'incendio è molto probabilmente una manifestazione del suo disturbo ossessivo compulsivo, che tende a proiettare responsabilità irrealistiche su eventi fuori dal suo controllo. E' importante ricordare che pensare qualcosa non significa che quel qualcosa rispecchi la realtà, ma solo la sua realtà. La mente con il DOC distorce la realtà, portando a ruminazioni e colpe immotivate. Le posso solo consigliare di continuare la terapia con fiducia, anche se ora fa male. Cerchi di coltivare strumenti per distinguere tra pensieri soggettivi e realtà oggettiva. E' un processo che richiede tempo, costanza e motivazione. Un caro saluto, Dott.ssa Claudia Basileo, Psicologa.
Buon pomeriggio,
Affrontare un vissuto familiare complesso e un disturbo ossessivo-compulsivo come da sua definizione, può essere molto impegnativo. La scelta di iniziare un percorso psicologico dimostra grande forza e consapevolezza.
Quel senso di colpa che prova rispetto all'incendio è un esempio di come alcuni modi di pensare possano distorcere la realtà. Lei dormiva nella sua stanza e non avrebbe potuto prevedere di certo quanto sarebbe accaduto.
Le difficoltà che sta affrontando nel gestire i vari traumi sono comprensibili, soprattutto in un momento in cui sta cercando di guarire dalle ferite emotive del passato.
Quel senso di colpa che prova rispetto all'incendio è un esempio di come alcuni modi di pensare possano distorcere la realtà. Lei dormiva nella sua stanza e non avrebbe potuto prevedere di certo quanto sarebbe accaduto. Ne parli apertamente con la sua psicologa per alleggerire la fatica che sta provando. Al contempo continui a prendersi cura di sé e del suo benessere complessivo.
Un saluto,
Dr.ssa Manuela Valentini
Affrontare un vissuto familiare complesso e un disturbo ossessivo-compulsivo come da sua definizione, può essere molto impegnativo. La scelta di iniziare un percorso psicologico dimostra grande forza e consapevolezza.
Quel senso di colpa che prova rispetto all'incendio è un esempio di come alcuni modi di pensare possano distorcere la realtà. Lei dormiva nella sua stanza e non avrebbe potuto prevedere di certo quanto sarebbe accaduto.
Le difficoltà che sta affrontando nel gestire i vari traumi sono comprensibili, soprattutto in un momento in cui sta cercando di guarire dalle ferite emotive del passato.
Quel senso di colpa che prova rispetto all'incendio è un esempio di come alcuni modi di pensare possano distorcere la realtà. Lei dormiva nella sua stanza e non avrebbe potuto prevedere di certo quanto sarebbe accaduto. Ne parli apertamente con la sua psicologa per alleggerire la fatica che sta provando. Al contempo continui a prendersi cura di sé e del suo benessere complessivo.
Un saluto,
Dr.ssa Manuela Valentini
Buon pomeriggio,
dalle sue parole sento molta consapevolezza, della sua storia e del suo disturbo, penso lei stia facendo un bel percorso e un bel lavoro di conoscenza di sé. Sono probabilmente necessari altri incontri, altre analisi delle sue esperienze, del suo passato, per poter avere dei miglioramenti. Le auguro un buon proseguimento di percorso!
dalle sue parole sento molta consapevolezza, della sua storia e del suo disturbo, penso lei stia facendo un bel percorso e un bel lavoro di conoscenza di sé. Sono probabilmente necessari altri incontri, altre analisi delle sue esperienze, del suo passato, per poter avere dei miglioramenti. Le auguro un buon proseguimento di percorso!
Ciao,
quello che stai attraversando è molto profondo e tocca radici antiche: crescere senza un padre e con una madre instabile e manipolatoria può lasciare ferite che condizionano profondamente l’autostima, la percezione di sé e la capacità di sentirsi al sicuro nel mondo. È comprensibile che tu ti sia sentita per anni “più madre che figlia”, e che questo abbia lasciato un senso ingiusto di colpa dentro di te.
La tendenza a colpevolizzarti anche in situazioni oggettivamente fuori dal tuo controllo — come l’incendio — è proprio una di quelle dinamiche che si sviluppano spesso in chi è cresciuto in ambienti familiari disfunzionali: è come se ti sentissi sempre “responsabile di qualcosa”, anche quando non lo sei.
Il fatto che tu abbia iniziato una terapia è un passo importantissimo. Stai già facendo moltissimo: stai guardando in faccia le tue ferite, stai riconoscendo la manipolazione che hai subito, e stai affrontando un disturbo (il DOC) che spesso si acuisce proprio quando iniziamo a sciogliere vecchi schemi. Quindi anche la tua maggiore fatica negli ultimi mesi può essere parte del processo di guarigione: come se il sintomo stesse cercando di resistere al cambiamento, perché è spaventato da ciò che è nuovo.
Ti incoraggio a non mollare. Quello che stai facendo richiede forza, e ne stai dimostrando tanta. I pensieri ossessivi fanno paura, ma non definiscono chi sei e non hanno il potere che sembrano avere. Con il giusto supporto, e con il tempo, impari a riconoscerli per quello che sono: pensieri, non verità.
Continua a dare spazio a te stessa, anche attraverso momenti di sfogo come questo.
Ti mando un pensiero di vicinanza sincera.
Janett Aruta
Psicologa - ricevo su MioDottore
quello che stai attraversando è molto profondo e tocca radici antiche: crescere senza un padre e con una madre instabile e manipolatoria può lasciare ferite che condizionano profondamente l’autostima, la percezione di sé e la capacità di sentirsi al sicuro nel mondo. È comprensibile che tu ti sia sentita per anni “più madre che figlia”, e che questo abbia lasciato un senso ingiusto di colpa dentro di te.
La tendenza a colpevolizzarti anche in situazioni oggettivamente fuori dal tuo controllo — come l’incendio — è proprio una di quelle dinamiche che si sviluppano spesso in chi è cresciuto in ambienti familiari disfunzionali: è come se ti sentissi sempre “responsabile di qualcosa”, anche quando non lo sei.
Il fatto che tu abbia iniziato una terapia è un passo importantissimo. Stai già facendo moltissimo: stai guardando in faccia le tue ferite, stai riconoscendo la manipolazione che hai subito, e stai affrontando un disturbo (il DOC) che spesso si acuisce proprio quando iniziamo a sciogliere vecchi schemi. Quindi anche la tua maggiore fatica negli ultimi mesi può essere parte del processo di guarigione: come se il sintomo stesse cercando di resistere al cambiamento, perché è spaventato da ciò che è nuovo.
Ti incoraggio a non mollare. Quello che stai facendo richiede forza, e ne stai dimostrando tanta. I pensieri ossessivi fanno paura, ma non definiscono chi sei e non hanno il potere che sembrano avere. Con il giusto supporto, e con il tempo, impari a riconoscerli per quello che sono: pensieri, non verità.
Continua a dare spazio a te stessa, anche attraverso momenti di sfogo come questo.
Ti mando un pensiero di vicinanza sincera.
Janett Aruta
Psicologa - ricevo su MioDottore
Salve,
comprendo la sua difficoltà, grazie per questa condivisione. Il pensiero ossessivo e le compulsioni annesse possono essere davvero difficili da gestire. Difficile anche darle dei consigli efficaci tramite questo box. Non ha specificamente detto in cosa consistono le sue compulsioni e quanto arrivino a limitarla clinicamente. L'unica cosa che potrei suggerirle (per interrompere il ciclo dei pensieri che la attanagliano nel momento), è di scriverli. Nel momento in cui inizia a pensare, metta per iscritto tutto il suo dialogo interiore. Se si fa delle domande durante il rimuginio, le scriva e scriva anche le risposte. Scriva tutto. Le auguro il meglio.
comprendo la sua difficoltà, grazie per questa condivisione. Il pensiero ossessivo e le compulsioni annesse possono essere davvero difficili da gestire. Difficile anche darle dei consigli efficaci tramite questo box. Non ha specificamente detto in cosa consistono le sue compulsioni e quanto arrivino a limitarla clinicamente. L'unica cosa che potrei suggerirle (per interrompere il ciclo dei pensieri che la attanagliano nel momento), è di scriverli. Nel momento in cui inizia a pensare, metta per iscritto tutto il suo dialogo interiore. Se si fa delle domande durante il rimuginio, le scriva e scriva anche le risposte. Scriva tutto. Le auguro il meglio.
Capisco quanto ti stia pesando portare sulle spalle il senso di colpa per un evento su cui non hai alcun controllo e affrontare allo stesso tempo le ferite lasciate dalla tua infanzia e le ossessioni che ti tormentano. Per prima cosa, è importante ricordare che il senso di responsabilità che provi per l’incendio non trova alcun riscontro nella realtà dei fatti: tu stavi dormendo, non avevi modo di intervenire né di prevedere ciò che stava accadendo. Quando quei pensieri di colpa affiorano, prova a riconoscerli come sintomi del disturbo ossessivo, etichettali (“ecco arrivata di nuovo l’ossessione del colpevole”) e rimandali al mittente, senza lasciarli sedimentare.
Nel percorso con la tua psicologa, potresti approfondire tecniche di esposizione e prevenzione della risposta (ERP), che ti aiutano a tollerare gradualmente l’ansia senza reagire con rituali o auto–accuse. Accanto a questo, il lavoro di ristrutturazione cognitiva ti permetterà di mettere in discussione le credenze più radicate (come “se qualcosa di brutto succede, dev’essere colpa mia”) e sostituirle con pensieri più aderenti ai fatti (“non potevo sapere, non era mio compito”).
È altrettanto prezioso prendersi cura del corpo e della mente con piccole pratiche quotidiane: esercizi di respirazione diaframmatica quando senti l’ansia salire, brevi pause distensive durante la giornata, e attività piacevoli che ti riportino a un senso di sicurezza e leggerezza. La terapia EMDR, se disponibile e concordata con la tua psicologa, può aiutarti a rimodellare il modo in cui il ricordo dell’incidente e gli schemi di manipolazione materna sono immagazzinati nella memoria, riducendo l’intensità emotiva con cui riaffiorano.
Continua a esplorare in seduta le dinamiche familiari e l’impatto che la tua posizione di “figlia–madre” ha avuto sul tuo senso di sé: permetterti di metabolizzare quel ruolo e di restituirti il diritto di essere figlia – di ricevere amore e cura, non solo di darli – è una parte fondamentale del tuo percorso di guarigione.
Infine, non sottovalutare il valore del supporto sociale: confrontarti con chi vive esperienze simili in gruppi di auto‐aiuto per il DOC o di sostegno alle vittime di abuso emotivo può farti sentire meno sola e darti nuovi strumenti pratici. Con il tempo e con il confronto quotidiano tra terapia, strategie cognitivo‐comportamentali e momenti di gratificazione personale, quei pensieri invariabilmente dolorosi perderanno forza e saprai sempre più riconoscere il tuo vero merito nel gestire una situazione così complessa.
Tieniti stretto ogni piccolo miglioramento: ogni volta che riesci a non assecondare un rituale, a lasciar andare una colpa infondata o a prenderti un momento per te stessa, stai costruendo la tua capacità di stare meglio, un passo alla volta. Ti auguro un percorso sereno e coraggioso.
Nel percorso con la tua psicologa, potresti approfondire tecniche di esposizione e prevenzione della risposta (ERP), che ti aiutano a tollerare gradualmente l’ansia senza reagire con rituali o auto–accuse. Accanto a questo, il lavoro di ristrutturazione cognitiva ti permetterà di mettere in discussione le credenze più radicate (come “se qualcosa di brutto succede, dev’essere colpa mia”) e sostituirle con pensieri più aderenti ai fatti (“non potevo sapere, non era mio compito”).
È altrettanto prezioso prendersi cura del corpo e della mente con piccole pratiche quotidiane: esercizi di respirazione diaframmatica quando senti l’ansia salire, brevi pause distensive durante la giornata, e attività piacevoli che ti riportino a un senso di sicurezza e leggerezza. La terapia EMDR, se disponibile e concordata con la tua psicologa, può aiutarti a rimodellare il modo in cui il ricordo dell’incidente e gli schemi di manipolazione materna sono immagazzinati nella memoria, riducendo l’intensità emotiva con cui riaffiorano.
Continua a esplorare in seduta le dinamiche familiari e l’impatto che la tua posizione di “figlia–madre” ha avuto sul tuo senso di sé: permetterti di metabolizzare quel ruolo e di restituirti il diritto di essere figlia – di ricevere amore e cura, non solo di darli – è una parte fondamentale del tuo percorso di guarigione.
Infine, non sottovalutare il valore del supporto sociale: confrontarti con chi vive esperienze simili in gruppi di auto‐aiuto per il DOC o di sostegno alle vittime di abuso emotivo può farti sentire meno sola e darti nuovi strumenti pratici. Con il tempo e con il confronto quotidiano tra terapia, strategie cognitivo‐comportamentali e momenti di gratificazione personale, quei pensieri invariabilmente dolorosi perderanno forza e saprai sempre più riconoscere il tuo vero merito nel gestire una situazione così complessa.
Tieniti stretto ogni piccolo miglioramento: ogni volta che riesci a non assecondare un rituale, a lasciar andare una colpa infondata o a prenderti un momento per te stessa, stai costruendo la tua capacità di stare meglio, un passo alla volta. Ti auguro un percorso sereno e coraggioso.
Buongiorno, credo che lei stia già facendo, essendosi rivolta ad una professionista. sento che c'è una certa urgenza perchè immagino che il malessere sia molto forte ed invalidante ma credo che affidarsi alla sua terapeuta portando i suoi vissuti porterà ad una risoluzione. ha avuto su di sè nei primi tempi della sua vita un bagaglio troppo pesante e forse nemmeno suo, ci mettiamo sempre un po' a lasciarlo andare. Si dia tempo.
Carissima, rispetto alle problematiche da lei lamentate e alla sua richiesta, le sarebbe utile intraprendere un percorso di psicoterapia Metacognitiva, un approccio che si colloca nell'ambito della terza generazione delle terapie Cognitivo-Comportamentali e che vanta crescenti evidenze empiriche di efficacia. Rimango a disposizione per ulteriori chiarimenti. Cordiali saluti. Dott.ssa Daniela Voza
Grazie per aver condiviso la tua storia con tanta sincerità e coraggio. È evidente che stai affrontando un percorso complesso, ma anche molto importante: stai finalmente dando voce a ferite profonde e stai cercando di guarirle.
Dal tuo racconto emergono due temi fondamentali: la ferita legata a un'infanzia segnata da una figura materna instabile e manipolativa, e la presenza attuale del disturbo ossessivo-compulsivo (DOC), che sembra aver trovato terreno fertile proprio in quelle dinamiche emotive vissute da bambina. Sentirsi in colpa per l'incendio, pur sapendo razionalmente di non aver avuto alcuna responsabilità, è un chiaro esempio di come il DOC possa distorcere la percezione della realtà, alimentando pensieri intrusivi e ingiustificati sensi di colpa.
Quello che stai facendo con la terapia è fondamentale. Il fatto che ora tu stia riconoscendo i meccanismi di manipolazione materna è già un passo enorme verso la consapevolezza e la guarigione. È normale che, nel momento in cui si inizia a “scoperchiare” vecchie ferite, i sintomi sembrino peggiorare: in realtà, questo può essere un segnale che stai finalmente iniziando ad affrontare ciò che per troppo tempo è rimasto nascosto o represso.
**Un consiglio da psicologa**: continua con costanza la tua terapia e cerca di ricordarti, ogni giorno, che non sei le tue ossessioni. I pensieri ossessivi non definiscono chi sei. Quando ti arriva il pensiero "è stata colpa mia", prova a osservarlo come un sintomo, non come una verità. Impara a “distaccarti” da esso, a lasciarlo passare come una nuvola nel cielo, riconoscendolo per quello che è: un prodotto della tua mente che cerca controllo e sicurezza, non un fatto reale. Questo tipo di distacco si coltiva nel tempo, con pazienza e con l’aiuto di strategie terapeutiche come quelle della terapia cognitivo-comportamentale (soprattutto l’esposizione con prevenzione della risposta, se il tuo terapeuta lo ritiene indicato).
E infine: **non sei sola**. Il dolore che provi è condiviso da tante persone che hanno vissuto dinamiche familiari simili, e la guarigione è possibile. Non avviene tutta insieme, ma passo dopo passo, con ogni piccola conquista.
Dal tuo racconto emergono due temi fondamentali: la ferita legata a un'infanzia segnata da una figura materna instabile e manipolativa, e la presenza attuale del disturbo ossessivo-compulsivo (DOC), che sembra aver trovato terreno fertile proprio in quelle dinamiche emotive vissute da bambina. Sentirsi in colpa per l'incendio, pur sapendo razionalmente di non aver avuto alcuna responsabilità, è un chiaro esempio di come il DOC possa distorcere la percezione della realtà, alimentando pensieri intrusivi e ingiustificati sensi di colpa.
Quello che stai facendo con la terapia è fondamentale. Il fatto che ora tu stia riconoscendo i meccanismi di manipolazione materna è già un passo enorme verso la consapevolezza e la guarigione. È normale che, nel momento in cui si inizia a “scoperchiare” vecchie ferite, i sintomi sembrino peggiorare: in realtà, questo può essere un segnale che stai finalmente iniziando ad affrontare ciò che per troppo tempo è rimasto nascosto o represso.
**Un consiglio da psicologa**: continua con costanza la tua terapia e cerca di ricordarti, ogni giorno, che non sei le tue ossessioni. I pensieri ossessivi non definiscono chi sei. Quando ti arriva il pensiero "è stata colpa mia", prova a osservarlo come un sintomo, non come una verità. Impara a “distaccarti” da esso, a lasciarlo passare come una nuvola nel cielo, riconoscendolo per quello che è: un prodotto della tua mente che cerca controllo e sicurezza, non un fatto reale. Questo tipo di distacco si coltiva nel tempo, con pazienza e con l’aiuto di strategie terapeutiche come quelle della terapia cognitivo-comportamentale (soprattutto l’esposizione con prevenzione della risposta, se il tuo terapeuta lo ritiene indicato).
E infine: **non sei sola**. Il dolore che provi è condiviso da tante persone che hanno vissuto dinamiche familiari simili, e la guarigione è possibile. Non avviene tutta insieme, ma passo dopo passo, con ogni piccola conquista.
Gentilissima se sta andando in terapia la cosa migliore che possa fare è dire tutto questo al suo terapeuta, essere con lui il più limpida e aperta possibile e dare ad entrambi la possibilità di tirar fuori il meglio da questo percorso.
Grazie per il tuo messaggio, così autentico e coraggioso. Stai facendo un grande lavoro, già solo nel raccontare con lucidità la tua storia.
Il senso di colpa che provi per l’incendio, pur essendo irrazionale, è coerente con ciò che hai vissuto: quando si cresce in un contesto manipolante e colpevolizzante, si interiorizza l’idea che “se succede qualcosa di brutto, dev’essere colpa mia”. È un meccanismo profondo, che il disturbo ossessivo può rafforzare, specialmente quando affronti ferite antiche in terapia.
Ma proprio perché sei in terapia, hai già iniziato il percorso più importante: rompere gli schemi interiori che ti hanno fatto sentire sempre responsabile di tutto. È normale che i sintomi aumentino quando inizi a guardarti dentro davvero — fa parte del processo di guarigione.
Per stare meglio, continua a dare fiducia al lavoro che stai facendo con la tua terapeuta. Quando arrivano questi pensieri ossessivi, prova a riconoscerli come tali: pensieri, non verità. Non combatterli, ma osservali. E ogni volta che ti dici “è colpa mia”, chiediti: chi mi ha insegnato a pensarlo?
Non sei sola. E no, non resterai intrappolata in questi pensieri per sempre. Ci stai già lavorando — e questo è ciò che fa la differenza.
Il senso di colpa che provi per l’incendio, pur essendo irrazionale, è coerente con ciò che hai vissuto: quando si cresce in un contesto manipolante e colpevolizzante, si interiorizza l’idea che “se succede qualcosa di brutto, dev’essere colpa mia”. È un meccanismo profondo, che il disturbo ossessivo può rafforzare, specialmente quando affronti ferite antiche in terapia.
Ma proprio perché sei in terapia, hai già iniziato il percorso più importante: rompere gli schemi interiori che ti hanno fatto sentire sempre responsabile di tutto. È normale che i sintomi aumentino quando inizi a guardarti dentro davvero — fa parte del processo di guarigione.
Per stare meglio, continua a dare fiducia al lavoro che stai facendo con la tua terapeuta. Quando arrivano questi pensieri ossessivi, prova a riconoscerli come tali: pensieri, non verità. Non combatterli, ma osservali. E ogni volta che ti dici “è colpa mia”, chiediti: chi mi ha insegnato a pensarlo?
Non sei sola. E no, non resterai intrappolata in questi pensieri per sempre. Ci stai già lavorando — e questo è ciò che fa la differenza.
Buonasera, la ringrazio per essersi aperta ed aver raccontato la sua storia, dalla quale emerge una grande complessità che comprendo possa portare con sè delle emozioni molto forti e delle riflessioni profonde. Inoltre ha recentemente vissuto un evento che le ha provocato un forte turbamento, d'altra parte ha compiuto un passo molto importante e coraggioso per la cura di sè ossia iniziare un percorso psicologico per affrontare i vari aspetti della sua vita tra cui anche quelli più dolorosi. Per quanto riguarda i suoi pensieri e le sue preoccupazioni, le consiglio di parlarne apertamente con la sua psicologa così che possiate affrontarle e ragionarci insieme.
Un saluto e le auguro una buona serata
Un saluto e le auguro una buona serata
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