Buonasera, come cominciare. Sicuramente dal fatto che mia mamma non so cosa la tormenta, in verità
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Buonasera,
come cominciare. Sicuramente dal fatto che mia mamma non so cosa la tormenta, in verità tutto. Tutto capita male a lei e via discorrendo. Va a periodi però è una cosa asfissiante. Le voglio bene però a volte mi viene mal di stomaco dallo stress. Ho 26 anni e nei prossimi mesi ho un concorso lontano da dove vivo .... mi chiedo se quella lontananza è ciò che mi serve (anche se mi fa paura, d'altronde dall'altra parte della paura si trova ciò che si cerca). Ho una dose di stress e frustrazione sulle spalle che è enorme,mi sento in trappola,chiusa,soffocata, e l'unica cosa che voglio davvero è volare via. Lasciare tutto. Ho sempre resistito ad ogni situazione e adesso voglio cedere,voglio scappare forse. Ma sì. Un'altro inizio. Non intendo tagliare tutti i rapporti sia chiaro, ma avere quella giusta distanza che mi evita un colpo prima dei 30 anni. Non ho problemi ad affrontare le difficoltà della vita,appatto che sia in pace con me stessa.ecco! Da 1 anno a qua non ho pace. Insomma io mi sento così, l'anno passato è successo qualche disputa con i vicini,niente di grave, poi si è risolto. Però da lì quella bolla in cui mi tenevo al calduccio(comfort zone) è scoppiata,e ora solo a pensare alla zona di comfort mi vengono i brividi. Da lì ho iniziato a cambiare tutto, mi sono iscritta a arti marziali, ho cambiato completamente professione ... e non ne ho abbastanza. Ho questa energia dentro di me ENORME, la sento ribollire, cerco di farla uscire ma non è mai abbastanza. Per quanto ne uso si moltiplica, non ho abbastanza modi per farla uscire ... e deve uscire,voglio che esca ma non per liberarmene, ma per guardarla ... sorrido al pensiero. Mi sta spingendo a vincere e a volare. Mi sento viva. Fino a che ritorno in casa e, ammeno che non sono completamente sola, lo stress è enorme, e allora mi infurio,mi arrabbio. Tutta questa furia si calma nel momento in cui almeno un'oretta al giorno sono in completo silenzio senza nessuno accanto. Ho queste due volti dentro di me ...uno è calmo,pacifico, l'altro è un fuoco, è un toro che sbuffa e spinge. Insomma diverse cose sono successe e diverse sono cambiate,alcune in positivo,come questa mia voglia di cambiamento radicale e totale, altre meno come il decesso dei miei cani a cui ero molto legata. E poi dal forte stress mi arrabbio molto, sento la rabbia nelle mani e a livello dentale, senza contare che mi viene un mal di testa impressionante,non ci capisco più niente,ho i meccanismi che la psicoterapeuta mi ha insegnato e sono magnifici! Ecco 2 punti di svolta in questo anno o giù per lì.
0. mia mamma non riesce a gestire lo stress (a mio parere) e vederla tormentarsi mi fa stare male. Anche per il lavoro,le ho detto mille volte di licenziarsi che in un modo faremo,mio papà ha un contratto fisso e io lavoro a chiamata pe ril momento, documentandosi si fa tutto un pezzo per volta, ma neanche fare queste vite qua. Insomma le ho provate tutte, ho provato a comunicare, a parlare, a urlare, a dire di andare dal medico o dalla dottoressa..., ho provato a fare l'indifferente nel senso di lasciarla stare ... oh! Ho provato a dirle come mi sento e se va bene okay,stavolta è andata! Sennò mi sento dire che lei ha dovuto rimboccarsi le maniche e io no che ho tutto pronto (vorrei vedere dove dato che non ho uno spicciolo in tasca), che le va tutto male,che non capisco niente ... insomma sembra di giocare alla giornata buona o cattiva, scegli la carta giusta che deciderà l'andazzo dei prossimi giorni. Un bel respiro e buona fortuna! Non so se dopo che mia nonna (sua mamma) è morta 4 anni fa la cosa sia peggiorata, mi pare come no. Che io mi ricorda ha sempre avuto momenti del genere,anche quand'ero piccola. Non è sempre così...a momenti....però quando quei momenti inziano ...che vite ragazzi! Mio papà fa spesso da pacifiere in quanto è una persona più calma (e per fortuna!)
1.la discussione con i vicini , da cui è conseguito il mio desiderio di "io qui non ci sto più" (ovviamente ho seguito un percorso terapeutico e tutto si è sistemato)
2. la morte del mio secondo cane, in cui ho deciso che era ora di scaldare le alette e cambiare vita completamente. Non l'ho fatto prima perchè a quei cani ero molto legata, e mai avrei volato via senza di loro. Quindi sono stata con loro, ma non mi pesava affatto. Anzi. Erano la mia gioia. E poi è successo che la vita ha fatto il suo corso...e così anche io vado avanti ... e voglio stravolgere tutto!
Bene ... grazie a chi vorrà darmi un breve parere se possibile. Però lasciatemi concludere questo messaggio con -che razza di stress a 26 anni! E che mal di testa-
Oh. Ho deciso di scrivere questo messaggio dopo aver constato che molte persone si trovano nella situazione più o meno sulla stessa onda mia ... non ci sarà qualcosa di sbagliato forse? O forse sono io che penso troppo. Oh beh.
come cominciare. Sicuramente dal fatto che mia mamma non so cosa la tormenta, in verità tutto. Tutto capita male a lei e via discorrendo. Va a periodi però è una cosa asfissiante. Le voglio bene però a volte mi viene mal di stomaco dallo stress. Ho 26 anni e nei prossimi mesi ho un concorso lontano da dove vivo .... mi chiedo se quella lontananza è ciò che mi serve (anche se mi fa paura, d'altronde dall'altra parte della paura si trova ciò che si cerca). Ho una dose di stress e frustrazione sulle spalle che è enorme,mi sento in trappola,chiusa,soffocata, e l'unica cosa che voglio davvero è volare via. Lasciare tutto. Ho sempre resistito ad ogni situazione e adesso voglio cedere,voglio scappare forse. Ma sì. Un'altro inizio. Non intendo tagliare tutti i rapporti sia chiaro, ma avere quella giusta distanza che mi evita un colpo prima dei 30 anni. Non ho problemi ad affrontare le difficoltà della vita,appatto che sia in pace con me stessa.ecco! Da 1 anno a qua non ho pace. Insomma io mi sento così, l'anno passato è successo qualche disputa con i vicini,niente di grave, poi si è risolto. Però da lì quella bolla in cui mi tenevo al calduccio(comfort zone) è scoppiata,e ora solo a pensare alla zona di comfort mi vengono i brividi. Da lì ho iniziato a cambiare tutto, mi sono iscritta a arti marziali, ho cambiato completamente professione ... e non ne ho abbastanza. Ho questa energia dentro di me ENORME, la sento ribollire, cerco di farla uscire ma non è mai abbastanza. Per quanto ne uso si moltiplica, non ho abbastanza modi per farla uscire ... e deve uscire,voglio che esca ma non per liberarmene, ma per guardarla ... sorrido al pensiero. Mi sta spingendo a vincere e a volare. Mi sento viva. Fino a che ritorno in casa e, ammeno che non sono completamente sola, lo stress è enorme, e allora mi infurio,mi arrabbio. Tutta questa furia si calma nel momento in cui almeno un'oretta al giorno sono in completo silenzio senza nessuno accanto. Ho queste due volti dentro di me ...uno è calmo,pacifico, l'altro è un fuoco, è un toro che sbuffa e spinge. Insomma diverse cose sono successe e diverse sono cambiate,alcune in positivo,come questa mia voglia di cambiamento radicale e totale, altre meno come il decesso dei miei cani a cui ero molto legata. E poi dal forte stress mi arrabbio molto, sento la rabbia nelle mani e a livello dentale, senza contare che mi viene un mal di testa impressionante,non ci capisco più niente,ho i meccanismi che la psicoterapeuta mi ha insegnato e sono magnifici! Ecco 2 punti di svolta in questo anno o giù per lì.
0. mia mamma non riesce a gestire lo stress (a mio parere) e vederla tormentarsi mi fa stare male. Anche per il lavoro,le ho detto mille volte di licenziarsi che in un modo faremo,mio papà ha un contratto fisso e io lavoro a chiamata pe ril momento, documentandosi si fa tutto un pezzo per volta, ma neanche fare queste vite qua. Insomma le ho provate tutte, ho provato a comunicare, a parlare, a urlare, a dire di andare dal medico o dalla dottoressa..., ho provato a fare l'indifferente nel senso di lasciarla stare ... oh! Ho provato a dirle come mi sento e se va bene okay,stavolta è andata! Sennò mi sento dire che lei ha dovuto rimboccarsi le maniche e io no che ho tutto pronto (vorrei vedere dove dato che non ho uno spicciolo in tasca), che le va tutto male,che non capisco niente ... insomma sembra di giocare alla giornata buona o cattiva, scegli la carta giusta che deciderà l'andazzo dei prossimi giorni. Un bel respiro e buona fortuna! Non so se dopo che mia nonna (sua mamma) è morta 4 anni fa la cosa sia peggiorata, mi pare come no. Che io mi ricorda ha sempre avuto momenti del genere,anche quand'ero piccola. Non è sempre così...a momenti....però quando quei momenti inziano ...che vite ragazzi! Mio papà fa spesso da pacifiere in quanto è una persona più calma (e per fortuna!)
1.la discussione con i vicini , da cui è conseguito il mio desiderio di "io qui non ci sto più" (ovviamente ho seguito un percorso terapeutico e tutto si è sistemato)
2. la morte del mio secondo cane, in cui ho deciso che era ora di scaldare le alette e cambiare vita completamente. Non l'ho fatto prima perchè a quei cani ero molto legata, e mai avrei volato via senza di loro. Quindi sono stata con loro, ma non mi pesava affatto. Anzi. Erano la mia gioia. E poi è successo che la vita ha fatto il suo corso...e così anche io vado avanti ... e voglio stravolgere tutto!
Bene ... grazie a chi vorrà darmi un breve parere se possibile. Però lasciatemi concludere questo messaggio con -che razza di stress a 26 anni! E che mal di testa-
Oh. Ho deciso di scrivere questo messaggio dopo aver constato che molte persone si trovano nella situazione più o meno sulla stessa onda mia ... non ci sarà qualcosa di sbagliato forse? O forse sono io che penso troppo. Oh beh.
Buonasera,
leggo nelle sue parole una grande energia, una voglia di cambiamento e una forza interiore che si intrecciano, però, con uno stress profondo e una frustrazione radicata. La relazione con sua madre sembra essere una delle fonti principali di questa tensione, un legame denso di amore ma anche di dinamiche che, a tratti, appaiono tossiche per il suo benessere. Si percepisce quanto lei desideri aiutarla, ma anche quanto questa situazione le tolga energia e serenità. Spesso, in casi come il suo, è difficile trovare un equilibrio tra il bisogno di proteggere sé stessi e il desiderio di sostenere chi amiamo.
Il cambiamento che sta cercando, e che già sta mettendo in atto con le arti marziali, la nuova professione e la preparazione per il concorso, sembra rappresentare non solo una via di fuga ma anche un’espressione della sua autenticità. La sua frase "dall'altra parte della paura si trova ciò che si cerca" è molto potente e riflette una consapevolezza importante: il cambiamento fa paura, ma è anche un'opportunità per trovare una nuova dimensione di sé.
La sua rabbia, la frustrazione e quel "toro che spinge" dentro di lei sembrano essere manifestazioni di un bisogno insoddisfatto di libertà, di spazio e di riconoscimento. La necessità di silenzio e solitudine che descrive non è un segnale di fuga, ma piuttosto un'indicazione di quanto sia importante, per lei, ritagliarsi momenti di centratura e connessione con sé stessa.
La distanza che sta considerando, anche solo temporanea, potrebbe davvero offrirle l’opportunità di respirare, di esplorare questa energia che sente ribollire e di riconoscerne il potenziale trasformativo. Tuttavia, non è necessario vedere questo desiderio come una "fuga definitiva", ma piuttosto come un atto di amore verso sé stessa. Creare una distanza non significa abbandonare, ma trovare la giusta prospettiva per vivere il legame con sua madre in modo più sano.
Per quanto riguarda la sua domanda finale, non credo ci sia nulla di "sbagliato" in lei o in quello che prova. È normale che il cambiamento, lo stress e le emozioni forti portino a una sensazione di confusione e a un continuo rimuginare. Forse sta solo vivendo un momento di transizione, in cui sta lasciando andare vecchie parti di sé per far spazio a una nuova versione, più autentica e consapevole. Non è facile, ma è profondamente umano.
Se sente il bisogno di un ulteriore supporto, anche nel proseguire il suo percorso terapeutico, sono a disposizione per accompagnarla in questo viaggio verso il cambiamento. Si conceda il diritto di esplorare questa energia, di volare via e di trovare la pace che merita.
Le auguro di cuore il meglio per il suo futuro.
leggo nelle sue parole una grande energia, una voglia di cambiamento e una forza interiore che si intrecciano, però, con uno stress profondo e una frustrazione radicata. La relazione con sua madre sembra essere una delle fonti principali di questa tensione, un legame denso di amore ma anche di dinamiche che, a tratti, appaiono tossiche per il suo benessere. Si percepisce quanto lei desideri aiutarla, ma anche quanto questa situazione le tolga energia e serenità. Spesso, in casi come il suo, è difficile trovare un equilibrio tra il bisogno di proteggere sé stessi e il desiderio di sostenere chi amiamo.
Il cambiamento che sta cercando, e che già sta mettendo in atto con le arti marziali, la nuova professione e la preparazione per il concorso, sembra rappresentare non solo una via di fuga ma anche un’espressione della sua autenticità. La sua frase "dall'altra parte della paura si trova ciò che si cerca" è molto potente e riflette una consapevolezza importante: il cambiamento fa paura, ma è anche un'opportunità per trovare una nuova dimensione di sé.
La sua rabbia, la frustrazione e quel "toro che spinge" dentro di lei sembrano essere manifestazioni di un bisogno insoddisfatto di libertà, di spazio e di riconoscimento. La necessità di silenzio e solitudine che descrive non è un segnale di fuga, ma piuttosto un'indicazione di quanto sia importante, per lei, ritagliarsi momenti di centratura e connessione con sé stessa.
La distanza che sta considerando, anche solo temporanea, potrebbe davvero offrirle l’opportunità di respirare, di esplorare questa energia che sente ribollire e di riconoscerne il potenziale trasformativo. Tuttavia, non è necessario vedere questo desiderio come una "fuga definitiva", ma piuttosto come un atto di amore verso sé stessa. Creare una distanza non significa abbandonare, ma trovare la giusta prospettiva per vivere il legame con sua madre in modo più sano.
Per quanto riguarda la sua domanda finale, non credo ci sia nulla di "sbagliato" in lei o in quello che prova. È normale che il cambiamento, lo stress e le emozioni forti portino a una sensazione di confusione e a un continuo rimuginare. Forse sta solo vivendo un momento di transizione, in cui sta lasciando andare vecchie parti di sé per far spazio a una nuova versione, più autentica e consapevole. Non è facile, ma è profondamente umano.
Se sente il bisogno di un ulteriore supporto, anche nel proseguire il suo percorso terapeutico, sono a disposizione per accompagnarla in questo viaggio verso il cambiamento. Si conceda il diritto di esplorare questa energia, di volare via e di trovare la pace che merita.
Le auguro di cuore il meglio per il suo futuro.
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Buongiorno gentilissima,
lei mi ha ricordato quando, tanti e tanti anni fa, i giovani inglesi per me erano un mito, infatti a 18 anni uscivano di casa, andavano a lavorare e cercavano una sistemazione per conto loro. Era un tipo di educazione che noi italiani non conoscevamo e mi sembra che vada sempre peggio.
A 26 anni è naturale cercare di diventare indipendenti, non dico autonomi che è una cosa differente, l'indipendenza è sinonimo di soggettività e responsabilità rispetto al proprio desiderio. I genitori, se non sono d'accordo in quanto tendono a voler avere sempre i figli e le figlie vicini, accetteranno con il tempo, anche sua madre.
Lei non può prendersi la responsabilità delle questioni di sua madre, farebbe un torto a lei ma anche a sua madre: se lei vuole essere libera occorre che lasci libera sua madre di vivere la sua vita come può, anche con i suoi momenti di tormento.
Dalla lettera che lei scrive peso che abbia anche tanto bisogno di parlare e di essere ascolta.
Intanto le faccio tanti auguri per il suo concorso!
un caro saluto. Maria C. Pinto
lei mi ha ricordato quando, tanti e tanti anni fa, i giovani inglesi per me erano un mito, infatti a 18 anni uscivano di casa, andavano a lavorare e cercavano una sistemazione per conto loro. Era un tipo di educazione che noi italiani non conoscevamo e mi sembra che vada sempre peggio.
A 26 anni è naturale cercare di diventare indipendenti, non dico autonomi che è una cosa differente, l'indipendenza è sinonimo di soggettività e responsabilità rispetto al proprio desiderio. I genitori, se non sono d'accordo in quanto tendono a voler avere sempre i figli e le figlie vicini, accetteranno con il tempo, anche sua madre.
Lei non può prendersi la responsabilità delle questioni di sua madre, farebbe un torto a lei ma anche a sua madre: se lei vuole essere libera occorre che lasci libera sua madre di vivere la sua vita come può, anche con i suoi momenti di tormento.
Dalla lettera che lei scrive peso che abbia anche tanto bisogno di parlare e di essere ascolta.
Intanto le faccio tanti auguri per il suo concorso!
un caro saluto. Maria C. Pinto
Buonasera. Quanto lei scrive è molto interessante perché testimonia quello che, oltre ad essere un compito evolutivo, rappresenta la necessaria via per raggiungere la propria autonomia non solo economica, ma soprattutto psicologica. Questo compito non è facile per nessuno ed in alcuni casi, necessità un lavoro su se stessi importante e profondo. Credo che lei possa trarre ulteriore giovamento da una psicoterapia suppletiva ed esplorativa di quello che ha dentro di se’.
Cordiali saluti
Cordiali saluti
Carissima,
Difficile il mestiere di genitore che richiama sempre un po’ l essere stati figli e i propri bisogni irrisolti.
Pensa e’ una grande ricchezza sicuramente arrovellarsi nei pensieri nn aiuta.
Il lavoro terapeutico potrebbe essere una buona soluzione per dipanare la “ matassa” che talvolta si crea.
Un caro saluto
Difficile il mestiere di genitore che richiama sempre un po’ l essere stati figli e i propri bisogni irrisolti.
Pensa e’ una grande ricchezza sicuramente arrovellarsi nei pensieri nn aiuta.
Il lavoro terapeutico potrebbe essere una buona soluzione per dipanare la “ matassa” che talvolta si crea.
Un caro saluto
Salve, mi sembra che lei abbia colto i grilletti che attivano la sua rabbia e sia in parte già dotata di strumenti per gestirla; si faccia, se riesce, più distante dalle sue fonti d innesco, stia in contatto con le emozioni sottostanti quest emozione reattiva, potenzi la consapevolezza; infine le suggerisco di approfondire le ragioni di questa grande energia che se ben incanalata può comunque diventare una risorsa. Una buona continuazione
Caro amico, rispetto al rapporto con tua madre credo che tu soffra molto quotidianamente per il fatto che a livello profondo vivi un conflitto dovuto a due parti di te inconciliabili, ovvero il bisogno di prenderti cura di tua madre ed il desiderio di prenderti cura della tua legittima libertà . Credo che il tuo problema possa essere inquadrato in una forte resistenza al cambiamento sia riguardo al rapporto con tua madre che al tuo stile di vita centrato su i tuoi legittimi bisogni e desideri. Ti riporto qui un pezzo di una terapia con una mia paziente che ha risolto il problema dopo una lunga terapia e spero che questo possa darti uno spunto per riflettere e prenderti cura di ciò che desideri.
La resistenza al cambiamento spesso è dovuto da un blocco interno causato da diverse cause ed in particolare dal mancato permesso “Non essere te stessi”.
Spesso alcuni pazienti che affrontano la terapia pur avendo affrontato un percorso doloroso e liberatorio e raggiunti un certo livello di consapevolezza interiore, fanno molta fatica a cambiare il loro stile di vita ed i loro comportamenti e rimangono imprigionati nel passato. Nella loro mente sembra che siano costanti e presenti dei messaggi di incitamento, una sorta di elettrodi, che si accendono e si spengono da un comando interno che impediscono di essere se stessi e affrontare la realtà in maniera funzionale. Una mia paziente in cura da diversi anni indica chiaramente il meccanismo mentale che causa la limitazione del suo modo di pensare, di sentire e di comportarsi. Sin da piccola, seduta a tavola a casa sua, spesso arrossiva alla presenza del padre. Dentro di sé non aveva il permesso di parlare ed esprimersi liberamente se non dopo i fratelli maschi anche se più piccoli. Se doveva chiedere qualcosa o parlare, con fare timorosa, prima guardava il padre e la madre come a dover ricevere il loro lasciapassare e la loro approvazione. Ora che è grande fa molta fatica ad entrare in una relazione affettiva: si sente inadeguata, timida , impacciata, a volte arrossisce, non si sente sicura, ripropone nel qui ed ora la stessa scena di disagio che viveva allora a tavola. Probabilmente la sua decisione di copione presa allora è stata: “..Non devo dire quello che penso e quello che sento”, potrei rischiare di non piacere a papà, quindi è meglio che mi stia zitta e composta. Questo ha comportato per lei di smettere di essere spontanea e non sentirsi adeguata. Infatti la mia paziente arriva in analisi con un problema di ansia e incapacitazione nel fare le cose pur essendo intelligente e spontanea. Il lavoro terapeutico sulla sua decisione di non essere all’altezza è stato lungo e faticoso e la svolta è stata quando ha recuperato dentro di sé il permesso di disubbidire all’incitamento e darsi il permesso di essere spontanea “a dispetto dei programmi dei genitori e delle loro minacce” E.Berne “Ciao!” …E poi?”. Saggi Tascabili Bompiani, Milano, 1979, pag. 106
La resistenza al cambiamento spesso è dovuto da un blocco interno causato da diverse cause ed in particolare dal mancato permesso “Non essere te stessi”.
Spesso alcuni pazienti che affrontano la terapia pur avendo affrontato un percorso doloroso e liberatorio e raggiunti un certo livello di consapevolezza interiore, fanno molta fatica a cambiare il loro stile di vita ed i loro comportamenti e rimangono imprigionati nel passato. Nella loro mente sembra che siano costanti e presenti dei messaggi di incitamento, una sorta di elettrodi, che si accendono e si spengono da un comando interno che impediscono di essere se stessi e affrontare la realtà in maniera funzionale. Una mia paziente in cura da diversi anni indica chiaramente il meccanismo mentale che causa la limitazione del suo modo di pensare, di sentire e di comportarsi. Sin da piccola, seduta a tavola a casa sua, spesso arrossiva alla presenza del padre. Dentro di sé non aveva il permesso di parlare ed esprimersi liberamente se non dopo i fratelli maschi anche se più piccoli. Se doveva chiedere qualcosa o parlare, con fare timorosa, prima guardava il padre e la madre come a dover ricevere il loro lasciapassare e la loro approvazione. Ora che è grande fa molta fatica ad entrare in una relazione affettiva: si sente inadeguata, timida , impacciata, a volte arrossisce, non si sente sicura, ripropone nel qui ed ora la stessa scena di disagio che viveva allora a tavola. Probabilmente la sua decisione di copione presa allora è stata: “..Non devo dire quello che penso e quello che sento”, potrei rischiare di non piacere a papà, quindi è meglio che mi stia zitta e composta. Questo ha comportato per lei di smettere di essere spontanea e non sentirsi adeguata. Infatti la mia paziente arriva in analisi con un problema di ansia e incapacitazione nel fare le cose pur essendo intelligente e spontanea. Il lavoro terapeutico sulla sua decisione di non essere all’altezza è stato lungo e faticoso e la svolta è stata quando ha recuperato dentro di sé il permesso di disubbidire all’incitamento e darsi il permesso di essere spontanea “a dispetto dei programmi dei genitori e delle loro minacce” E.Berne “Ciao!” …E poi?”. Saggi Tascabili Bompiani, Milano, 1979, pag. 106
Salve,
magari potrebbe pensare di ricontattare la sua psicoterapeuta in questo momento di difficoltà e fare un altro pezzo di percorso. Vorrebbe allontanarsi ma allo stesso tempo sta male per le difficoltà che si respirano in casa. Si prenda cura di questo conflitto interiore che la affligge, la aiuterà a guardare la sua vita con occhi diversi.
Cordiali Saluti
Dott. Diego Ferrara
magari potrebbe pensare di ricontattare la sua psicoterapeuta in questo momento di difficoltà e fare un altro pezzo di percorso. Vorrebbe allontanarsi ma allo stesso tempo sta male per le difficoltà che si respirano in casa. Si prenda cura di questo conflitto interiore che la affligge, la aiuterà a guardare la sua vita con occhi diversi.
Cordiali Saluti
Dott. Diego Ferrara
Cara utente, anzitutto non sei sbagliata. Legittima la tua sofferenza, la rabbia e lo stress che provi. Credo che l'andare via di casa ti farà benissimo. Ma ricorda che questi 26 anni non li cancelli e sarebbe il caso a mio avviso di vederli in un percorso psicoterapeutico. Per "curare" le parti ferite e per la rabbia che riporti.
Un caro saluto
Dott.ssa Manuela Santini
Un caro saluto
Dott.ssa Manuela Santini
Il pessimismo si nutre di ottimismo e diventa sempre più grande, ci si alimenta. Che fare? Al pessimismo di sua madre risponda con un pessimismo ancora più forte, più nero.
"Ubi major minor cessat"
Un carissimo saluto
"Ubi major minor cessat"
Un carissimo saluto
Gentilssima,
grazie per aver condiviso un racconto così sincero e vibrante. La forza e la resilienza che dimostra di fronte a perdite, cambiamenti e conflitti familiari sono davvero notevoli. La sensazione di voler “volare via” sembra essere una chiamata verso uno spazio personale in cui poter respirare, crescere e sentirsi pienamente sé stessa.
Il bisogno di silenzio e solitudine che descrive non è segno di fuga, ma di rigenerazione. Provi a proteggerlo come una risorsa preziosa. Piccoli rituali quotidiani, come dedicare del tempo a un’attività che ama in completa solitudine, possono aiutarla a mantenere quell’equilibrio tra il fuoco e la calma che sente dentro di sé.
Se desidera, sarei lieto di supportarla nel dare forma a questa energia, trasformandola in un viaggio verso il benessere e l’autenticità.
Un caro saluto, Dott. Fabio di Guglielmo
grazie per aver condiviso un racconto così sincero e vibrante. La forza e la resilienza che dimostra di fronte a perdite, cambiamenti e conflitti familiari sono davvero notevoli. La sensazione di voler “volare via” sembra essere una chiamata verso uno spazio personale in cui poter respirare, crescere e sentirsi pienamente sé stessa.
Il bisogno di silenzio e solitudine che descrive non è segno di fuga, ma di rigenerazione. Provi a proteggerlo come una risorsa preziosa. Piccoli rituali quotidiani, come dedicare del tempo a un’attività che ama in completa solitudine, possono aiutarla a mantenere quell’equilibrio tra il fuoco e la calma che sente dentro di sé.
Se desidera, sarei lieto di supportarla nel dare forma a questa energia, trasformandola in un viaggio verso il benessere e l’autenticità.
Un caro saluto, Dott. Fabio di Guglielmo
Carissima, rispetto alle problematiche da lei lamentate e alla sua richiesta, le sarebbe utile intraprendere un percorso di psicoterapia Metacognitiva, un approccio che si colloca nell'ambito della terza generazione delle terapie Cognitivo-Comportamentali e che vanta crescenti evidenze empiriche di efficacia. Rimango a disposizione per ulteriori chiarimenti. Cordiali saluti. Dott.ssa Daniela Voza
Salve, potrebbe aiutarla , prima do partire, iniziare un percorso di psicoterapia
Buonasera,
Le sue parole descrivono un momento di grande trasformazione, con emozioni intense e un desiderio impellente di cambiamento che sembra entrare in conflitto con l’ambiente familiare e alcune dinamiche che percepisce come opprimenti. La sensazione di trovarsi in trappola, alternata a una spinta verso la libertà e la realizzazione personale, può essere tanto stimolante quanto faticosa da gestire.
Questo dualismo tra il fuoco che sente dentro e la necessità di calma riflette un conflitto interiore che merita attenzione. Il desiderio di cambiamento radicale, insieme alla difficoltà nel gestire lo stress familiare e personale, può essere affrontato lavorando sul significato profondo che attribuisce a questi cambiamenti e sulle sue risorse interne.
La strada che sta percorrendo sembra orientata verso una maggiore consapevolezza di sé. Proseguire con il percorso psicoterapeutico che ha già iniziato potrà aiutarla a integrare queste due parti di sé, permettendole di mantenere equilibrio e determinazione.
Un saluto,
Dott. Marco Di Campli
Le sue parole descrivono un momento di grande trasformazione, con emozioni intense e un desiderio impellente di cambiamento che sembra entrare in conflitto con l’ambiente familiare e alcune dinamiche che percepisce come opprimenti. La sensazione di trovarsi in trappola, alternata a una spinta verso la libertà e la realizzazione personale, può essere tanto stimolante quanto faticosa da gestire.
Questo dualismo tra il fuoco che sente dentro e la necessità di calma riflette un conflitto interiore che merita attenzione. Il desiderio di cambiamento radicale, insieme alla difficoltà nel gestire lo stress familiare e personale, può essere affrontato lavorando sul significato profondo che attribuisce a questi cambiamenti e sulle sue risorse interne.
La strada che sta percorrendo sembra orientata verso una maggiore consapevolezza di sé. Proseguire con il percorso psicoterapeutico che ha già iniziato potrà aiutarla a integrare queste due parti di sé, permettendole di mantenere equilibrio e determinazione.
Un saluto,
Dott. Marco Di Campli
Buongiorno,
grazie per aver condiviso con me ciò che sente e per essersi espressa in modo così autentico. Colgo nelle sue parole un grande desiderio di cambiamento, una tensione verso la libertà, ma anche una complessità emotiva che merita attenzione e ascolto.
Quello che descrive mi appare come un intreccio di due dinamiche fondamentali: da un lato, il suo bisogno di differenziarsi e affermarsi come individuo autonomo, dall’altro, il peso del legame familiare e di un ambiente che percepisce come soffocante.
Il rapporto con sua madre sembra essere una parte centrale di questa difficoltà. Lei parla del suo stress, del suo tormento e di come questo impatti su di lei, portandola a provare frustrazione, rabbia e persino malessere fisico. È come se si sentisse intrappolata in una relazione in cui il suo bisogno di libertà e il suo desiderio di “volare” venissero limitati dal dolore e dall’instabilità emotiva che percepisce in sua madre. Ed è comprensibile che, di fronte a questa situazione, il suo corpo reagisca con tensione, come il mal di testa e il senso di rabbia che ha descritto.
Lei sembra avere un’energia interiore molto forte, una spinta creativa e vitale che la porta a esplorare nuovi percorsi, come le arti marziali e i cambiamenti professionali. Questo mi fa pensare che stia cercando di trovare un equilibrio tra l’espressione di sé e il bisogno di pace interiore. Tuttavia, quando torna in un ambiente familiare carico di tensione, quella vitalità si scontra con qualcosa che sembra trattenerla.
Mi permetta di farle una riflessione: quando dice di voler “scappare”, potrebbe non trattarsi solo di una fuga fisica, ma anche del bisogno di creare uno spazio psicologico tutto suo, dove non debba più portare sulle spalle il peso di ciò che non le appartiene – in questo caso, il tormento di sua madre. È come se si trovasse in un conflitto tra il desiderio di proteggere lei e il bisogno di proteggere se stessa.
La sua scelta di andare lontano per il concorso potrebbe rappresentare una possibilità importante per costruire quella “giusta distanza” di cui parla. A volte, la distanza non è un atto di abbandono, ma un’opportunità per ritrovare sé stessi e per ripensare le relazioni in modo più sano e sostenibile. Ha detto una cosa molto significativa: “Non voglio tagliare tutti i rapporti, ma evitare un colpo prima dei 30 anni”. Questa è una consapevolezza importante, perché il suo bisogno di allontanarsi non nasce da una volontà di distruggere, ma di preservare – sé stessa e, forse, anche il legame con sua madre.
Mi colpisce molto, inoltre, come descrive la sua energia “enorme” che ribolle dentro di lei. Questo fuoco interiore sembra avere un grande potenziale, ma forse ha bisogno di trovare una direzione che la porti a un equilibrio. Si è data il permesso di cambiare, di uscire dalla sua zona di comfort, e questo è un segno di grande forza. Ma forse ora ha bisogno anche di accogliere le sue parti più vulnerabili, quelle che temono la distanza, il cambiamento, o che si sentono in colpa per desiderarlo. È normale provare queste emozioni contrastanti, e concedersi di ascoltarle senza giudicarle può aiutarla a trasformare questa fase in una crescita.
Infine, mi permetto di farle notare un punto: la rabbia che prova, il “toro che spinge e sbuffa”, potrebbe essere una parte di lei che sta cercando di proteggerla, di ricordarle i suoi limiti e di affermare il suo diritto a vivere in modo più sereno. Invece di respingerla o temerla, forse potrebbe chiedersi cosa questa rabbia sta cercando di comunicarle. Potrebbe scoprire che anche questo fuoco può essere un alleato, se impariamo a utilizzarlo con consapevolezza.
Lei è in un momento di trasformazione e crescita. Non c’è niente di “sbagliato” nel sentire questa energia o questa inquietudine. Forse ciò che sta accadendo non è un “pensare troppo”, ma un bisogno di dare un senso a tutto questo e di creare un percorso che sia autentico per lei.
Si dia il permesso di esplorare questa lontananza, di ascoltarsi e di prendersi cura di sé. Non significa abbandonare chi ama, ma trovare un nuovo equilibrio che le permetta di vivere con più leggerezza.
Resto a disposizione se ha altre domande o desidera approfondire.
grazie per aver condiviso con me ciò che sente e per essersi espressa in modo così autentico. Colgo nelle sue parole un grande desiderio di cambiamento, una tensione verso la libertà, ma anche una complessità emotiva che merita attenzione e ascolto.
Quello che descrive mi appare come un intreccio di due dinamiche fondamentali: da un lato, il suo bisogno di differenziarsi e affermarsi come individuo autonomo, dall’altro, il peso del legame familiare e di un ambiente che percepisce come soffocante.
Il rapporto con sua madre sembra essere una parte centrale di questa difficoltà. Lei parla del suo stress, del suo tormento e di come questo impatti su di lei, portandola a provare frustrazione, rabbia e persino malessere fisico. È come se si sentisse intrappolata in una relazione in cui il suo bisogno di libertà e il suo desiderio di “volare” venissero limitati dal dolore e dall’instabilità emotiva che percepisce in sua madre. Ed è comprensibile che, di fronte a questa situazione, il suo corpo reagisca con tensione, come il mal di testa e il senso di rabbia che ha descritto.
Lei sembra avere un’energia interiore molto forte, una spinta creativa e vitale che la porta a esplorare nuovi percorsi, come le arti marziali e i cambiamenti professionali. Questo mi fa pensare che stia cercando di trovare un equilibrio tra l’espressione di sé e il bisogno di pace interiore. Tuttavia, quando torna in un ambiente familiare carico di tensione, quella vitalità si scontra con qualcosa che sembra trattenerla.
Mi permetta di farle una riflessione: quando dice di voler “scappare”, potrebbe non trattarsi solo di una fuga fisica, ma anche del bisogno di creare uno spazio psicologico tutto suo, dove non debba più portare sulle spalle il peso di ciò che non le appartiene – in questo caso, il tormento di sua madre. È come se si trovasse in un conflitto tra il desiderio di proteggere lei e il bisogno di proteggere se stessa.
La sua scelta di andare lontano per il concorso potrebbe rappresentare una possibilità importante per costruire quella “giusta distanza” di cui parla. A volte, la distanza non è un atto di abbandono, ma un’opportunità per ritrovare sé stessi e per ripensare le relazioni in modo più sano e sostenibile. Ha detto una cosa molto significativa: “Non voglio tagliare tutti i rapporti, ma evitare un colpo prima dei 30 anni”. Questa è una consapevolezza importante, perché il suo bisogno di allontanarsi non nasce da una volontà di distruggere, ma di preservare – sé stessa e, forse, anche il legame con sua madre.
Mi colpisce molto, inoltre, come descrive la sua energia “enorme” che ribolle dentro di lei. Questo fuoco interiore sembra avere un grande potenziale, ma forse ha bisogno di trovare una direzione che la porti a un equilibrio. Si è data il permesso di cambiare, di uscire dalla sua zona di comfort, e questo è un segno di grande forza. Ma forse ora ha bisogno anche di accogliere le sue parti più vulnerabili, quelle che temono la distanza, il cambiamento, o che si sentono in colpa per desiderarlo. È normale provare queste emozioni contrastanti, e concedersi di ascoltarle senza giudicarle può aiutarla a trasformare questa fase in una crescita.
Infine, mi permetto di farle notare un punto: la rabbia che prova, il “toro che spinge e sbuffa”, potrebbe essere una parte di lei che sta cercando di proteggerla, di ricordarle i suoi limiti e di affermare il suo diritto a vivere in modo più sereno. Invece di respingerla o temerla, forse potrebbe chiedersi cosa questa rabbia sta cercando di comunicarle. Potrebbe scoprire che anche questo fuoco può essere un alleato, se impariamo a utilizzarlo con consapevolezza.
Lei è in un momento di trasformazione e crescita. Non c’è niente di “sbagliato” nel sentire questa energia o questa inquietudine. Forse ciò che sta accadendo non è un “pensare troppo”, ma un bisogno di dare un senso a tutto questo e di creare un percorso che sia autentico per lei.
Si dia il permesso di esplorare questa lontananza, di ascoltarsi e di prendersi cura di sé. Non significa abbandonare chi ama, ma trovare un nuovo equilibrio che le permetta di vivere con più leggerezza.
Resto a disposizione se ha altre domande o desidera approfondire.
Buongiorno, i suoi dubbi sono legittimi. Una psicoterapia è consigliata perché, se da una parte "guarisce" gli stati d'animo che non la fanno stare bene, dall'altro "educa" alla consapevolezza e alla conoscenza di sé.
La conseguenza di questa "educazione" è che poi lei è in grado di fronteggiare tutto ciò che la vita ci riserva quotidianamente, in modo adeguato.
Se non trova riscontro con lo psicoterapeuta che sta frequentando o dovesse frequentare, conviene cambiare.
Ognuno ha un suo metodo di lavoro e non è detto che quel metodo vada bene per lei.
A disposizione per qualsiasi chiarimento, la saluto cordialmente.
dr.ssa Elena Santomartino, psicologa psicoterapeuta
La conseguenza di questa "educazione" è che poi lei è in grado di fronteggiare tutto ciò che la vita ci riserva quotidianamente, in modo adeguato.
Se non trova riscontro con lo psicoterapeuta che sta frequentando o dovesse frequentare, conviene cambiare.
Ognuno ha un suo metodo di lavoro e non è detto che quel metodo vada bene per lei.
A disposizione per qualsiasi chiarimento, la saluto cordialmente.
dr.ssa Elena Santomartino, psicologa psicoterapeuta
Buonasera, credo che la sua vitalità sia un aspetto sano che vuole portarla alla realizzazione della propria vita. Rimane agganciata alla sofferenza di sua madre che la condiziona, sofferenza dalla quale sua madre non riesce ad uscire e che la contagia. Comprendo quanto possa essere difficile vedere soffrire un genitore che non vuole essere aiutato. Però è anche vero che i figli devono crearsi la propria vita. Le suggerisco di lavorare, con una professionista, magari quella che l ha aiutata in passato, sui "confini".
Cordiali saluti
Dott.ssa Valeria Randisi
Cordiali saluti
Dott.ssa Valeria Randisi
Stai attraversando un periodo di grande stress e cambiamento, con una forte energia interiore che cerchi di incanalare. Le difficoltà con tua madre e il tuo ambiente domestico sembrano amplificare il tuo malessere. Il desiderio di cambiare radicalmente e di allontanarti per trovare pace è comprensibile, ma potrebbe anche essere una risposta all’oppressione che senti. La terapia è un buon strumento per affrontare queste emozioni, ma è importante non fuggire troppo rapidamente senza prima affrontare ciò che ti blocca emotivamente. Il mal di testa e lo stress fisico potrebbero essere segnali del tuo corpo di chiedere un po’ di calma. Riflettere sui tuoi obiettivi a lungo termine, senza cedere alla frustrazione immediata, ti aiuterà a trovare un equilibrio. Considera anche il tuo benessere emotivo e cerca di proteggerti dal carico che la tua famiglia ti impone.
Buona sera. Mi sembra che la scelta di cercare una indipendenza economica e una situazione abitativa lontana da questa madre così oppressiva rispetto all'espressione del proprio disagio sia la scelta più utile. Comporta dei rischi restare vicini alla figura genitoriale che soffre e che, da quello che intuisco, non vuole farsi curare. Contemporaneamente Le suggerirei di seguire un percorso psicoterapico che l'aiuti a mettere ordine nei pensieri. Le suggerisco di scrivere in un diario gli obiettivi che si pone (il primo, per me, è l'indipendenza economica) e di provare a perseguirli uno dopo l'altro. Quando i problemi si presentano in maniera confusa, è difficile per noi anche solo iniziare a risolverli. Quando abbiamo un ordine, le azioni spesso seguono agli obiettivi e, un pò per volta, arriviamo ad una situazione di maggiore equilibrio. Mi faccia sapere. Buon anno!
Buonasera a lei.
Che stress davvero!
Si sentono nelle sue parole sia l'energia che il desiderio di trovare la propria strada, esigenze normalissime per una giovane donna della sua età, ma d'altra parte lei inizia a raccontare la sua storia parlando del "peso" che porta da troppo tempo e cioè la preoccupazione per il benessere di sua madre.
Sembra quasi che viva una situazione di rovesciamento dei ruoli e che questi pensieri e preoccupazione si siano imposti nella sua vita troppo precocemente. Mi sembra di capire dalle sue parole che è seguita da una terapeuta, perciò affronti con lei la questione del suo bisogno di autonomia e si faccia aiutare a occuparsi in primo luogo di se stessa e della sua crescita, lasciando da parte per un po' le sue ansie riguardo a sua madre.
Ora è il momento di occuparsi del suo presente e del suo futuro.
Che stress davvero!
Si sentono nelle sue parole sia l'energia che il desiderio di trovare la propria strada, esigenze normalissime per una giovane donna della sua età, ma d'altra parte lei inizia a raccontare la sua storia parlando del "peso" che porta da troppo tempo e cioè la preoccupazione per il benessere di sua madre.
Sembra quasi che viva una situazione di rovesciamento dei ruoli e che questi pensieri e preoccupazione si siano imposti nella sua vita troppo precocemente. Mi sembra di capire dalle sue parole che è seguita da una terapeuta, perciò affronti con lei la questione del suo bisogno di autonomia e si faccia aiutare a occuparsi in primo luogo di se stessa e della sua crescita, lasciando da parte per un po' le sue ansie riguardo a sua madre.
Ora è il momento di occuparsi del suo presente e del suo futuro.
Carissima, sembra che tu abbia ben chiaro di cosa hai bisogno. Sei un un momento della vita in cui è giusto mettersi in gioco e porre le basi per costruire qualcosa per se stessi, anche se questo comporta lasciare il nido che, oltretutto, sembra non avere più le caratteristiche che lo rendevano confortevole. Circa la relazione con tua madre, è bello da parte tua preoccupartene però non è compito tuo: è lei il genitore, non tu; devi restituirle il ruolo e permettere a lei di gestire le sue difficoltà e a te di occuparti del tuo futuro. Spero di esserti stata utile.
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