Scusate se non potro' essere conciso, ma la situazione mi sta sfuggendo di mano. Mia madre, 64 ann

23 risposte
Scusate se non potro' essere conciso, ma la situazione mi sta sfuggendo di mano.
Mia madre, 64 anni, sposata dal 79 con mio padre, è in crisi. Cominciò mesi fa con attacchi di gelosia nei confronti di mio padre 67enne, le davano fastidio alcune conversazioni in chat fra mio padre e sue colleghe (in maniera esagerata secondo me). Mio padre non è mai stato il tipo che gestisce il rapporto con la moglie tramite moine, dolcezze, etc. è più il tipo che le dice le cose in maniera diretta e schietta, risultando spesso suo malgrado scortese e puntiglioso. Mia madre lamenta da mesi la gelosia, dormendo poco, svegliandosi di notte piangendo e deprimendosi. Chiede spesso a mio padre di essere più dolce e di dedicarle più tempo, per lui è difficile accontentarla ma si sta impegnando. Nonostante i suoi sforzi mia madre sta peggiorando, crisi di pianto, depressione, etc. Mio padre peraltro ha problemi di pressione e sta monitorando in particolare una vena del cuore, mia madre lo sa e quindi vorrebbe evitare di discuterci ma non sempre riesce a trattenersi. Le ultime due discussioni mio padre ha avuto malori simili a un principio di infarto, quindi ora mia madre si sta dando la colpa di stare uccidendolo lentamente e ne sta uscendo sempre più depressa. Oggi mi ha detto che nonostante mio padre si stia comportando meglio a lei viene comunque il tarlo in testa che lui abbia l'amante e non riesce ad evitare di discuterci, le ho detto che secondo me deve sentire un dottore ma lei dice che non ci vuole parlare perché scoppierebbe in lacrime (timore fondato). Mio padre sta monitorando la propria salute, ma mia madre no e non riesco a convincerla, ma mi ha detto che è ok se voglio sentire anonimamente qualcuno per conto mio. Che posso fare per aiutare mia madre?
Dott.ssa Camilla Ballerini
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Roma
Buonasera, sicuramente ha fatto bene ad affrontare la situazione con sua madre. Da figlio è sempre complicato far fronte ai disagi dei propri genitori. Mi sembra di capire che però uno spiraglio sia stato aperto. Sua madre ha accettato che lei ne parlasse con qualcuno. Quello che può fare è incoraggiarla dicendole che parlarne con uno specialista le farebbe bene proprio per allentare queste emozioni cosi dirompenti e avere la possibilità di comprendere cosa le accade.
Con calma e con una buona relazione terapeutica si può affrontare qualsiasi problema. E' chiaro che la condizione di sua madre non nasce dal nulla ma si inserisce in una storia di vita con suo padre, quindi è utile che questa venga approfondita per comprendere come mai in questo momento la situazione si è evoluta verso un peggioramento.
Se ha bisogno può contattarmi o scrivermi sono a disposizione.
Le sedute possono avvenire successivamente anche online.
Dott.ssa Camilla Ballerini

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Dott. Francesco Damiano Logiudice
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Roma
Salve, mi spiace molto per la situazione che descrive poichè comprendo il disagio che può sperimentare e quanto sia impattante sulla sua vita quotidiana e sulla vita familiare. Ritengo fondamentale che voi possa richiedere un consulto psicologico al fine di esplorare la situazione con ulteriori dettagli, elaborare pensieri e vissuti emotivi connessi e trovare strategie utili per fronteggiare i momenti particolarmente problematici onde evitare che la situazione possa irrigidirsi ulteriormente.
Credo che un consulto con un terapeuta possa aiutarvi ad identificare quei pensieri rigidi, disfunzionali e maladattivi che impediscono il benessere desiderato mantenendo la sofferenza in atto.
Resto a disposizione, anche online.
Cordialmente, dott FDL
Dott. Diego Ferrara
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Quarto
Gentile utente di mio dottore,

mi dispiace dirle che in merito alle problematiche tra i suoi genitori nulla può affinché le cosa tra di loro possano migliorare. Questo richiederebbe l'impegno diretto dei suoi genitori.
Lei si è fatto portatore di una istanza di coppia, per tanto è in un setting terapeutico di coppia che potrebbero affrontare le problematiche qui esposte. In questi casi lo specialista per eccellenza è uno psicoterapeuta sistemico relazionale, li potrebbe aiutare nel trovare un nuovo equilibrio e una nuova formula per poter stare insieme in totale serenità. Aggiungo inoltre che la psicoterapia di coppia è un luogo protetto nel quale potrebbero trovare la possibilità di poter esprimere i bisogni reciproci e di attribuire un significato per quanto accade, cercando di elaborare questa fase, guardando avanti. Potrebbe aiutare entrambe a star meglio insieme!!
Ne parli con i suoi genitori, ma trovi nello stesso tempo uno spazio per poter prendersi cura di se. Pare che la situazione dei suoi genitori l'abbia fatta perder di vista creando in lei tanto malessere. Si riguardi.

Cordiali Saluti
Dottor Diego Ferrara
Quello che sua madre manifesta potrebbe essere una sindrome abbandonica, anche legata ai problemi di salute di suo padre, o un disturbo ossessivo focalizzato sulla relazione. E' importante che sua madre approfondisca il suo disagio con un professionista, chiedendo almeno una valutazione psicodiagnostica. Successivamente si vedrà se aiutarla con un trattamento individuale o anche colloqui di coppia. Può aiutarsi e aiutare i suoi genitori, proponendo l'ascolto del Podcast Le Stanze Della Paura, disponibile gratuitamente su Spotify o su Google e seguire la pagina Facebook Le Stanze della Paura. Troverà molte informazioni sui disturbi d'ansia, un episodio specifico sulla paura dell'abbandono e diversi strumenti che potrete utilizzare tutti come strumenti di auto aiuto per attraversare i momenti di maggiore disagio e favorire il rilassamento psico somatico (molto utili anche per il problema del papà). Buona giornata. Bruno Ramondetti
Dott.ssa Elisa Pappacena
Psicoterapeuta, Psicologo, Psicologo clinico
Latina
Salve signora mi dispiace per la difficile situazione. Sicuramente ci sono dinamiche di coppia che vanno avanti da anni e di cui non possiamo discutere con lei che ne è fuori. Ci potrebbero essere anche pensieri deliranti di sua madre che prendono spunto da eventi accaduti con papà. Lei può solo aiutare sua madre a fidarsi dell'opportunità di prendere contatto con uno psichiatra oppure uno psicoterapeuta e di non avere paura di essere giudicata.
Buonasera, ha fatto certamente bene a cercare di aiutare sua mamma in questo periodo che sta passando di malessere. Quello che posso consigliarle, visto che sua mamma ha in qualche modo ceduto sul fatto di chiedere un aiuto, è quello di convincerla a iniziare un percorso psicologico perché è proprio lì che potrà lavorare sui motivi che la stanno portando a provare questo disagio e quest'ansia. Magari la prima volta potrebbe accompagnarla lei, in maniera tale che magari sua mamma si senta più sicura e protetta, visto comunque la sua titubanza nel rivolgersi a qualcuno.
La faccia riflettere su come lo psicologo è proprio quella persona che potrebbe aiutarla a stare meglio e che non deve aver paura di esprimere ciò che sta provando.
Per qualunque necessità resto a sua disposizione, un caro saluto dottoressa Paola De Martino
Dott.ssa Alessia D'Angelo
Psicologo, Psicologo clinico, Psicoterapeuta
Milano
Buonasera, la prima cosa che mi sento di dirle e che ha fatto la cosa giusta a parlare apertamente con sua madre.
La prima cosa che mi sento di dirle è di provare a spiegarle che anche se dovesse piangere, il professionista è li per accogliere le sue fatiche ed emozioni per elaborarle insieme. La stanza della terapia è un luogo di accoglienza e ascolto attivo.
Sicuramente la situazione che state vivendo è molto delicata.
Rimango a sua disposizione
Dott.ssa Alessia D'Angelo
Dott. Alessandro Gasperi
Psicoterapeuta, Psicologo, Psicologo clinico
Senago
Buonasera gentile utente, la situazione deve essere molto difficile in casa e lei ha consigliato bene sua madre. Assolutamente come detto da altri uno psicoterapeuta può accogliere la tristezza e le paure di sua madre, però ci tengo a precisare che se sua madre non ha mai mostrato segni o sintomi di depressione in passato, data l'età questi sintomi possono essere dovuti anche a condizioni neurologiche, quindi le consiglierei anche un consulto con un neurologo per escludere possibili cause biologiche.
Saluti
Dott. Alessandro Gasperi
Dott.ssa Valeria Minola
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Torino
Buongiorno, mi dispiace per la situazione che state vivendo. Credo che possa essere utile sostenere sua madre nell'affrontare un percorso di psicoterapia per aiutarla in questo momento difficile. Visto che ha dei timori a riguardo, credo che possa essere utile che lei o suo padre possiate accompagnare sua madre, almeno ai primi colloqui, per sostenerla nel percorso così che possa essere rassicurata e possa fidarsi dello specialista. Ritengo che possa essere utile rivolgersi a un terapeuta sistemico relazionale che potrà valutare il percorso più adatto, eventualmente coinvolgendo gli altri membri della famiglia. Rimango a disposizione, Dott.ssa Valeria Minola
Dott.ssa Francesca Romana Manni
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Roma
Buona sera, mi colpiscono le parole di un figlio che vive il disagio della coppia coniugale e che vorrebbe essere di aiuto non solo per i suoi genitori ma forse per la famiglia nella sua globalità. Le dinamiche di cui lei parla sono frutto di elementi che toccano una moglie ed un marito e forse è arrivato il momento di chiedere una aiuto esterno, non solo per loro ma anche per lei e per l'incastro che vive nelle dinamiche familiari. Mi sento di consigliarle una terapia familiare, poi sarà lo Psicoterapeuta a prendere in carico la coppia quando lei sarà stato liberato da situazioni che vive ma di cui non è protagonista. Se desidera altre informazioni non esiti a contattarmi. Dott.ssa Francesca Romana Manni
Prof. Antonio Popolizio
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Roma
Salve, comprendo perfettamente la sua preoccupazione. Le consiglio di indirizzare i suoi genitori verso una terapia di coppia con uno psicologo per consentire un chiarimento definitivo e avere gli strumenti necessari per una conversazione sana e costruttiva che in questo momento manca. Cordiali saluti. Professor Antonio Popolizio
Dott.ssa Carla Otilia Sno
Psicoterapeuta, Psicologo, Psicologo clinico
Sesto Ulteriano
Buongiorno,
È ammirevole che lei si preoccupi per sua madre. Purtroppo dopo 43 anni di matrimonio può anche accadere che ci siano delle discordie o incomprensioni tra coniugi, oppure che uno dei coniuge sente la necessità di avere più attenzioni in un momento in cui si sente più fragile e bisognosa di attenzioni, possono subentrare crisi di pianto e depressione.
Ritengo che possa essere utile intraprendere un percorso con un terapeuta sistemico relazionale per meglio affrontare e risolvere le problematiche nella relazione.
Anche se sua madre scoppiasse in lacrime, il terapeuta è li per accogliere anche le sue lacrime ed emozioni, per aiutarla ad elaborarle insieme.
Cordialmente,
Dott.ssa Carla Sno
Dott. Michele Bonacina
Psicologo, Psicologo clinico, Psicoterapeuta
Bergamo
Gentile utente, mi dispiace per la situazione che state vivendo. Potrebbe essere utile richiedere un consulto ad un terapeuta sistemico relazionale dove lei potrebbe fungere da traino iniziale portando la sua fatica di figlio e presentare la situazione familiare.
Dott.ssa Zena Ballico
Psicologo, Psicologo clinico, Psicoterapeuta
Milano
Gentile utente,
mi domando come si senta lei in questa situazione…
Capisco la sua preoccupazione ma credo sia altrettanto importante occuparsi di sé. Può suggerire a sua madre di affidarsi ad un bravo psicoterapeuta che la aiuti ad elaborare i suoi vissuti. Meglio ancora se i suoi genitori riuscissero a riconoscere la necessità di un percorso di coppia.
Detto questo mi sento di dirle che lei rischia di essere triangolato dalla conflittualità della coppia. Le consiglierei una consulenza psicologica per ricollocare la sua posizione di figlio al giusto posto e per prendersi cura delle sue emozioni.
Un caro saluto
Dott.ssa Zena Ballico
Dott. Andrea Brumana
Psicologo, Psicologo clinico
Genova
Buonasera e grazie per aver condiviso con noi le sue preoccupazioni e per aver descritto una situazione che mi pare essere molto densa di aspetti che meritano attenzione. Penso che la soluzione migliore sia quella di affronatare un percorso in cui ci si possa ritagliare uno spazio per ascoltarsi e per sentirsi ascoltati. Sicuramente questo potrebbe giovare a sua madre e renderla cosciente della necessità di dare un significato a quanto sta vivendo può essere la strada corretta. Detto questo un lavoro psicologico può aiutare anche lei o suo padre e, di riflesso, anche sua madre. Cordialmente, Dott. Andrea Brumana
Dr. Festo Terenzio
Psicologo, Psicologo clinico
Roma
Buongiorno.
Credo sia importante definire meglio la sua domanda.

Lei vorrebbe ottenere dei miglioramenti per sua madre, la cui sofferenza sembra tuttavia apparentemente connessa alla relazione di coppia con suo padre. Da ciò capisce che non è lei a poter o dover fare qualcosa in questo senso. I suoi genitori sono i suoi genitori, è vero, ma sono anche una coppia. Fatto questo salto mentale capirà possono grande beneficio da una terapia di coppia, a patto siano loro stessi a sentirne la necessità e richiederla.

Mentre il suo ipercoinvolgimento nelle vicende di coppia è comprensibile, ma non risolve i disagi che descrive. Non è possibile approfondire ulteriormente in questa sede, ma un sistema famigliare segue spesso logiche controintuitive. Il coinvolgimento dei figli nelle difficoltà della coppia sono un ostacolo alla risoluzione dei disagi, ed anzi in genere rappresentano un grave fattore di mantenimento. Se ciò che descrive le causa una sofferenza per lei difficile da gestire, che la limita in ambiti di vita importanti, consideri la possibilità di un percorso terapeutico che le sia di supporto.
Un caro saluto.
Dott.ssa Francesca Conti
Psicologo, Psicologo clinico
Roccafranca
Gentilissimo, la sua situazione mostra come i litigi tra genitori preoccupano figli di tutte le età! Anche quando si è adulti, osservare i propri genitori scontrarsi e vivere per questo situazioni di malessere non è facile e la sua esperienza ce lo dimostra. Credo che abbia dato un buon consiglio a sua madre suggerendole di prenotare un primo colloquio. Allo stesso modo, comprendo la preoccupazione che prova nei confronti di entrambi i genitori, considerando che sono oltretutto anziani e che nel corso delle litigate potrebbero subentrare altri spiacevoli imprevisti di natura fisica, la invito tuttavia ad interrogarsi rispetto a quanto possa essere d'aiuto, sia per lei sia per i suoi genitori, un tale coinvolgimento da parte sua. Detto questo, condivido appieno la sua volontà di aiutare i suoi genitori. Con l'obiettivo di aiutare sua madre, in questo periodo di difficoltà, sarebbe interessante dapprima conoscere, le sue abitudini, se (eventualmente) recentemente è accaduto un evento significativo, se ci sono stati dei cambiamenti... Chissà quante domande le si potrebbe fare! Riguardo al pianto è comprensibile che possa piangere nel corso delle sedute, parlare di ciò che è accaduto le porterebbe alla mente le situazioni che l'hanno fatta star tanto male. Quello del pianto tuttavia possiamo considerarlo come un momento "catartico", spesso i pazienti passano attraverso il pianto per poter elaborare un vissuto doloroso, ciò che fa la differenza in terapia è la capacità del professionista di saper comprendere e lavorare con le emozioni provate dal paziente.
Con i migliori auguri, un caro saluto.
Dr.ssa Conti Francesca
Dott.ssa Veronica Guidi
Psicologo, Psicologo clinico
Napoli
Gentile utente, grazie per aver condiviso con noi la sua esperienza. Mi rendo conto del disagio che sta provando e delle difficoltà che sta vivendo.
Un parere psicologico per essere funzionale necessita di tanti dettagli, di ascolto e di una forte fiducia da entrambe le parti. Per tale ragione le assicuro la mia disponibilità se fosse interessato a ricevere maggiori informazioni e uno spazio sicuro in cui poter parlare.
Dott.ssa Veronica Guidi
Dott.ssa Lavinia Sestito
Psicologo clinico, Psicologo
Roma
Salve,
mi sembra saggia la sua preoccupazione nei confronti della sua famiglia di origine, ma non vorrei che inficiasse la sua di vita. Infatti sua mamma glielo propone di sentire intanto lei qualcuno, sicuramente la cosa gioverebbe tutti.
Se la cosa la preoccupa così nel profondo, trovare delle risposte per lei valide sarebbe la cosa migliore.
Un caro saluto
Lavinia
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Dott.ssa Alessandra Arena
Psicologo clinico, Psicologo
Grottaferrata
Buongiorno,
capisco la sua preoccupazione nei confronti di sua madre e suo padre. Purtroppo lei non ha grande potere sulle gelosie di sua madre, se non condividere con lei questi pensieri e provare a farle capire che la situazione è seria e sarebbe opportuno chiedere aiuto psicologico, sia singolarmente per sua madre che di coppia per entrambi i suoi genitori. Anche lei può pensare di intraprendere un percorso di supporto psicologico per affrontare questa situazione, molto difficile anche se non coinvolto direttamente. E' complicato convincere qualcuno a chiedere aiuto, ma a volte dimostrargli quanto gli si vuole bene e quanto si è preoccupati per loro salute attuale può smuovere qualcosa.
Le auguro un grande in bocca al lupo.
Dott.ssa Alessandra Arena
Dott. Giacomo Cresta
Psicologo, Psicologo clinico
Genova
Mi dispiace che la situazione di sua madre sia così difficile. Sarebbe importante che riuscisse ad aprirsi a un supporto psicologico, magari partendo da un colloquio iniziale per valutare insieme un percorso terapeutico. Potrebbe aiutarla a comprendere meglio le sue emozioni e a gestire la gelosia e la depressione. Convincerla a cercare aiuto non è facile, ma potrebbe essere utile sottolineare che il supporto psicologico può anche migliorare la relazione con suo padre. Parlarne con il medico di base potrebbe essere un passo utile. Nel frattempo, continuare a supportarla con empatia e pazienza è fondamentale.
Dott. Andrea Boggero
Psicologo, Psicologo clinico
Genova
Il suo messaggio è una testimonianza profonda di affetto, responsabilità e preoccupazione autentica per la salute emotiva dei suoi genitori, e in particolare per il dolore che sua madre sta attraversando. È evidente che lei sta cercando di essere una figura di supporto, trovandosi però in una posizione molto delicata, come spesso accade ai figli adulti quando si confrontano con la fragilità emotiva dei propri genitori. In questi casi, il carico psicologico può essere notevole, ed è importante che anche lei non lo porti tutto da solo. Da ciò che descrive, sembra che sua madre stia vivendo un momento di crisi profonda, che si esprime attraverso un'escalation di pensieri di gelosia, insicurezza, vissuti di inadeguatezza e sensi di colpa, con un impatto evidente sul suo stato d’animo e sul benessere generale della famiglia. I pianti notturni, l’insonnia, la difficoltà a contenere i pensieri ricorrenti e il sentirsi responsabile del malessere fisico di suo marito sono segnali che indicano una sofferenza che potrebbe rientrare nell’ambito di una depressione reattiva, associata a tratti ansiosi e ossessivi. Nel modello cognitivo-comportamentale, ciò che sta vivendo sua madre può essere letto come il risultato di schemi cognitivi disfunzionali (per esempio schemi legati all’abbandono, alla svalutazione, al non sentirsi abbastanza) che vengono riattivati da eventi percepiti come minacciosi. Le conversazioni del marito con altre donne, per quanto innocue, possono aver innescato in lei pensieri automatici catastrofici, come “non sono più desiderata”, “mi tradirà”, “non valgo nulla”, accompagnati da comportamenti tipici di chi cerca di ristabilire il controllo, come la richiesta di continue rassicurazioni, le discussioni ricorrenti e l’attenzione costante a ogni comportamento del partner. Col tempo però questi tentativi, invece di portare sollievo, alimentano ulteriormente ansia, frustrazione e distacco, creando un circolo vizioso difficile da spezzare. Sua madre, inoltre, si trova ad affrontare un passaggio critico della vita, quello che per molte donne coincide con la fine della piena età adulta e l’ingresso in una fase esistenziale in cui il senso di sé viene messo in discussione. In questa fase possono emergere o intensificarsi sentimenti di invisibilità, perdita di attrattiva, o una percezione di fine delle possibilità relazionali o affettive. Questi vissuti, se non elaborati in modo sano, possono aumentare la vulnerabilità emotiva. Lei ha già fatto qualcosa di estremamente prezioso: ha offerto ascolto, ha provato a dialogare, ha suggerito l’idea di un supporto specialistico. Ora, la difficoltà di sua madre a rivolgersi direttamente a un professionista potrebbe essere legata sia alla paura del giudizio, sia al timore di perdere il controllo delle proprie emozioni durante un colloquio, come ha anticipato. Questo è comprensibile e molto comune. Tuttavia, va aiutata a comprendere che non c’è nulla di sbagliato o imbarazzante nel piangere di fronte a qualcuno che è formato per accogliere il dolore, e che anzi quel momento potrebbe rappresentare un primo passo verso la liberazione da quel peso che ora sente troppo grande da sostenere. Una strategia possibile potrebbe essere quella di proporle, in un momento in cui si sente relativamente più calma, di partecipare a un primo colloquio insieme a lei o di parlare con qualcuno in un contesto protetto, come un consultorio familiare, che spesso ha un’impostazione accogliente e meno “minacciosa” rispetto a un ambulatorio psicologico classico. Potrebbe anche essere utile coinvolgere il medico di base, una figura per lei forse più accessibile, affinché possa suggerirle in modo più diretto la possibilità di un percorso psicologico o farmacologico, qualora fosse indicato. A volte è più semplice accettare un consiglio quando arriva da un’autorità medica già conosciuta. Dal punto di vista pratico, può essere di grande aiuto anche proporle, senza forzarla, delle attività che possano riattivare in lei un senso di valore e di piacere: piccoli impegni sociali, passeggiate, contatti con persone significative, ma anche attività creative o rilassanti, se gradite. Non si tratta ovviamente di soluzioni al problema, ma di modi per interrompere la spirale dell’isolamento e dell’autocolpevolizzazione. In parallelo, lei può valutare l’opportunità di un breve percorso di supporto psicologico anche per sé, non perché sia “in difficoltà”, ma perché accompagnare i genitori in una crisi emotiva può essere emotivamente logorante e va sostenuto con cura. Ciò che sua madre sta vivendo merita attenzione, comprensione e soprattutto supporto, perché da sola rischia di sentirsi sommersa. Ma sapere che ha accanto un figlio premuroso, attento e disposto ad attivarsi per aiutarla è già un seme prezioso da cui far crescere fiducia. La invito a continuare con gentilezza e pazienza questo dialogo con lei, facendo capire che non si tratta di giudicarla o cambiarla, ma di permetterle di stare meglio, anche nel suo stesso interesse, non solo in quello del marito o della famiglia. Resto a disposizione. Dott. Andrea Boggero
Dott.ssa Sara Petroni
Psicologo clinico, Psicologo
Tarquinia
Gentile utente,

quello che sta vivendo la sua famiglia è un momento molto delicato: da una parte il disagio crescente di sua madre, dall’altra la preoccupazione per la salute di suo padre e il peso che lei, come figlio, si trova a sostenere cercando di mantenere un equilibrio. È evidente che sta facendo del suo meglio per aiutarli entrambi, ma la situazione richiede un supporto strutturato per non peggiorare ulteriormente.

Da ciò che descrive, sua madre sembra attraversare un periodo di fragilità emotiva importante, in cui la gelosia non è tanto legata ai comportamenti reali del marito quanto al senso di insicurezza, solitudine e perdita di valore che può accompagnare alcune fasi della vita. La consapevolezza che “sta male ma non riesce a smettere di pensare certe cose” è già un segnale di quanto si senta intrappolata nel suo malessere.

Ecco alcuni passi che può provare a compiere:

Coinvolgere il medico di base. Può contattarlo lei direttamente, spiegando la situazione e chiedendo che sia lui a convocarla “per un controllo generale”, anche solo con la scusa di monitorare il sonno o la stanchezza. A volte, partire da un colloquio medico facilita l’accesso successivo al supporto psicologico.

Suggerire un consulto psicologico in modo non minaccioso. Può proporle un incontro come “uno spazio per parlare e sfogarsi”, non come una terapia. Se teme di piangere, le si può dire che proprio quello è il luogo dove può farlo liberamente, senza giudizio.

Favorire momenti di sollievo e connessione. Non servono discorsi razionali: può essere utile proporle piccole routine (passeggiate, visite ai parenti, momenti di cura personale) che la riportino in contatto con il presente e le diano un minimo di piacere o distrazione.

Proteggere anche se stesso. Vedere un genitore che soffre così è faticoso: se la situazione la sta logorando, potrebbe essere utile che anche lei si confronti con uno psicologo, anche solo per ricevere orientamento e sostegno su come gestire la comunicazione in casa.

In questa fase, l’obiettivo non è convincere sua madre “razionalmente” che non ha motivo di essere gelosa, ma aiutarla a non restare sola dentro al dolore e alla paura di perdere il marito. Un aiuto professionale — medico o psicologico — può fare una grande differenza, e il fatto che lei stia cercando soluzioni è già un primo passo importante per aprire quella possibilità.

Un cordiale saluto,
Dott.ssa Sara Petroni

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