Salve. Sono una ragazza di 20 anni e da alcuni anni mostro i sintomi di un disturbo psicosomatico, n

15 risposte
Salve. Sono una ragazza di 20 anni e da alcuni anni mostro i sintomi di un disturbo psicosomatico, nonché fasi "depressive". Soprattutto nelle circostanze sociali, in situazioni di stress non percepito e ansia, mi capita di essere affetta da problemi intestinali (tra cui borborigmi, che vengono uditi dagli altri), con la conseguenza di dover andare in bagno, il che mi provoca grande imbarazzo. Ciò mi ha portato ad isolarmi progressivamente. Le visite mediche non hanno evidenziato cause organiche.
Ho svolto per un breve periodo un percorso di terapia ad indirizzo psicoanalitico ma non ha portato giovamento. Le fasi di tristezza sono andate scemando ma la paura di poter incorrere in questi problemi non è sparita, anzi, li ha mantenuti in essere. Mi chiedo che tipo di disturbo sia e in che direzione procedere: se verso un differente orientamento terapeutico o verso una visita psichiatrica.
Vi ringrazio cortesemente per l'attenzione.
Salve, mi spiace molto per la situazione che descrive poichè comprendo il disagio che può sperimentare e quanto sia impattante sulla sua vita quotidiana. Ritengo fondamentale che lei possa richiedere un consulto psicologico al fine di esplorare la situazione con ulteriori dettagli, elaborare pensieri e vissuti emotivi connessi e trovare strategie utili per fronteggiare i momenti particolarmente problematici onde evitare che la situazione possa irrigidirsi ulteriormente.
Credo che un consulto con un terapeuta cognitivo comportamentale possa aiutarla ad identificare quei pensieri rigidi, disfunzionali e maladattivi che le impediscono il benessere desiderato mantenendo la sofferenza in atto e possa soprattutto aiutarla a parlare con se stessa utilizzando parole più costruttive.
Credo che anche un approccio EMDR possa esserle utile al fine di rielaborare il materiale traumatico connesso ad eventi del passato che possono aver contribuito alla genesi della sofferenza attuale.
Resto a disposizione, anche online.
Cordialmente, dott FDL

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Gentilissima, mi dispiace per la situazione ed il disagio che sta attraversando. E' molto difficile aiutarla in termini di "Diagnosi" in quanto le informazioni che servono sono molte e questo non credo sia il luogo adatto. Ad ogni modo, le consiglio di rivolgersi ad un professionista psicoterapeuta che possa aiutarla a comprendere meglio sia la diagnosi, che il possibile trattamento. Ci sono trattamenti efficaci e con basi scientifiche solide per le fasi depressive e per i disturbi somatici. Tuttavia, è necessario approfondire prima tanti altri aspetti che possano aiutarla ad identificare al meglio il suo problema.
Le consiglio una terapia cognitivo-comportamentale e, se poi necessario, una successiva visita psichiatrica.
Resto a disposizione, SJC
Buongiorno. Non so se in passato le è mai capitato di sentir dire che "l'intestino è il nostro secondo cervello". Questo perchè, a livello neurobiologico l'apparato gastrointestinale è strettamente connesso al nostro cervello (attraverso il rilascio di specifici ormoni e la stimolazione del nervo vago) e per tale ragione altamente responsivo alle stimolazioni emotive. Il fatto che abbia potuto escludere la presenza di disturbi a livello organico è sicuramente un'ottima notizia. Con ogni probabilità approfondire gli aspetti alla base del suo disturbo e della sua sofferenza emotiva, relativa alla depressione, attraverso un differente approccio terapeutico, preferibilmente incentrato su una "lettura" relazionale (dato il contesto in cui originano e acui potrebbero essere correlati) potrebbe darle dei benefici. Al momento attuale escluderei la necessità di una visita psichiatrica in quanto gli elementi forniti da lei in questa sede non ne lasciano presuppore un'urgenza. Inoltre, avendo lei già incontrato altri medici, seppure di indirizzi differenti, presumibilemente se ne avessero ravvisati gli estremi l'avrebbero indirizzata loro precedentemente. Rimango a disposizione per qualsiasi ulteriore chiarimento.
Cordiali saluti
Ivana De Tullio
Gentile ragazza, grazie per aver qui condiviso
Indubbiamente, una psicoterapia ad indirizzo psicoanalitico, se svolta per "brevi periodi", non darà la possibilità di esplorare a sufficienza le aree di problematicità (e neppure quelle cosidette "sane).
Detto ciò, non mi sentirei di consigliarle uno psichiatra (non mi sembra questa la direzione da prendere): piuttosto, si domandi cosa si aspetterebbe da un percorso di psicoterapia, e cosa è disposta a fare lei per cominciarne uno (magari nuovo, con un* terapeuta che le sembra possa fare al caso suo)
La psicoterapia (di qualunque orientamento si tratti), è sempre un percorso a due!
Spero di averle dato qualche nuovo spunto di riflessione...
Resto a disposizione, anche online
Cordialmente, Dr. E. Nola
Gentile amica, il fatto stesso che lei valuti se sottoporsi a visita psichiatrica lascia capire quanto sia preoccupata della sua condizione psicofisica.
La sua sintomatologia si manifesta prevalentemente nelle occasioni sociali e questo fa pensare a problemi nella gestione delle relazioni. Il consiglio è di trovare un professionista che le ispiri fiducia che la prenda in carico, psichiatra o psicologo che sia. La differenza è che il primo privilegerà un approccio farmacologico, il secondo colloquiale. Vedrà che l'alleanza terapeutica costituisce il miglior fattore prognostico per la risoluzione della sintomatologia. Auguri.
Dr. Emanuela Carosso,
psicologa - psicoterapeuta.
Gentilissima
si avverte la sua fatica e le sue preoccupazioni; l'intestino le parla e sembra abbia da essere "ascoltato"; mi spiace sia ancora alla ricerca dopo un percorso; quello che conta, credo, rivolgendosi ad un professionista è che lei senta di trovarsi bene, nella relazione con la persona, in un clima di fiducia, al di la di possibili diagnosi ed orientamenti, elaborando anche quello che ha sentito nell'esperienza che ha già fatto con un collega: la inviterei a chiedersi come è terminata, se ha deciso lei o avete deciso insieme; sono aspetti che fanno parte anche questi della sua crescita esperienziale
Cordialmente
dott.ssa Nicoletta Balestra
Buona sera
ti consiglierei di rivolgerti ad una psicoterapeuta con approccio olistico, psicocorporeo o bioenergetico dove tu possa, dopo un'approfondita raccolta anamnestica ed un inquadramento clinico chiaro, proporti un percorso dove si vanno ad allentare dei blocchi fisici ed emotivi. Può contattarmi così potrò essere più chiara, la saluto cordialmente
dott.ssa Letizia Muzi
Cara utente, da ciò che scrive mi sembra di capire che il suo disagio nasca in situazioni in cui si trova in contatto con gli altri e posso immaginare quanto sia difficile per lei sentirsi costretta ad evitare situazioni sociali. Spesso capita che le emozioni non ascoltate e messe da parte si esprimano attraverso il corpo, penso che possa esserle utile un percorso che le permetta di ritrovare il contatto con se’ e imparare ad ascoltarsi per poter cogliere il messaggio che il suo corpo le sta mandando. Le auguro di ritrovarsi.
Diana E.
Gentile utente, da quello che scrive, manifesta uno stato di ansia in situazioni sociali e teme che i rumori dell'intestino possano essere sentiti dagli altri e questo le provoca imbarazzo e vergogna. Personalmente adotto una terapia cognitivo-comportamentale (CBT) che mira ad insegnare al paziente diverse strategie di gestione dell'ansia dal punto di vista emotivo, cognitivo (pensieri) e comportamentale. Più che una visita psichiatrica le consiglio un percorso di psicoterapia e in un secondo momento dopo stabilire se è il caso di abbinare anche i farmaci.
Spero di averle dato uno spunto, se ha altri dubbi mi può contattare anche online.
Buona giornata
Dott.ssa Melania Filograna
Buongiorno, mi dispiace molto per la situazione di disagio che sta vivendo e sopratutto per il fatto che questa situazione abbia compromesso la sua socialità. Prima di intraprendere un percorso psichiatrico, considerando anche il fatto che le fasi depressive sono in remissione, eseguirei un percorso con un altro professionista (psicologo o psicoterapeuta) al fine di lavorare sull'ansia e sulla gestione del sintomo che si è manifestato.
Credo fortemente che sia necessario lavorare sull'ansia anticipatoria del manifestarsi del sintomo e sulle cause di quest'ultima. Penso inoltre che eseguire delle tecniche di rilassamento e respirazione possa aiutarla nel quotidiano.
A disposizione
Cordiali saluti
Gentile da quello che lei racconta possono comprendere la sua sofferenza causata da un disagio psicosomatico e ansia anticipatoria del disturbo che si è verificato in presenza di altri
Credo che possa esserle utile lavorare su questa ansia e sulla gestione del sintomo e della parte psicosomatica ad esso connessa attraverso una psicoterapia ad indirizzo cognitivo-comportamentale o psicosomatico adottando tecniche di gestione dell'ansia, tecniche di rilassamento , tecnica del respito lento, mindfulness, ascolto del proprio corpo . Resto a disposizione Cordiali Saluti
Buon pomeriggio, grazie per la condivisione.
Per poterle dire di cosa si tratta sarebbe utile approfondire attraverso una valutazione psicodiagnostica e alcuni colloqui conoscitivi, ma al momento si evince una modalità incentrata sul controllo, il timore di lasciarsi andare, focalizzando l’attenzione su aspetti del suo corpo ed una modalità di evitamento dalle situazioni sociali.
Sarebbe utile riflettere su che cosa potrebbe accadere se si lasciasse andare o se mostrasse alcune parti di se’ in gruppo. Sicuramente evitare situazioni sociali non sta facendo altro che aumentare il suo malessere.
Le suggerisco un percorso di psicoterapia cognitivo comportamentale per lavorare sulla gestione dell’ansia ed interrompere o meccanismi che ad oggi alimentando la problematica.
Resto a disposizione per eventuali approfondimenti
Cordiali saluti
Dott.ssa Daniela Chieppa
Buon giorno, a mio parere un buon assessment ( raccolta di informazioni) cognitivo-comportamentale la aiuterebbe a comprendere quale è effettivamente il nome del suo disaggio. Solo a questo punto, con l'aiuto del terapeuta potrà procedere nel percorso terapeutico che la porterà sicuramente innanzitutto al abbassamento della sofferenza sintomatica.
Salve ragazza, mi sembra di comprendere che il tuo disagio si manifesti in occasioni sociali, molto probabilmente è questo il nodo da esplorare. un percorso psicoterapeutico richiede del tempo, si impara ad avere pazienza, perché il corpo e le emozioni hanno bisogno di questi due ingredienti per essere compresi. la fretta dei nostri tempi nn ci aiuta e spesso ci porta a scegliere strategie, terapia più veloci che nel primo momento risolvono il sintomo ma poi si manifestano in altro modo. il suggerimento che le posso dare è di darsi tempo scegliendo un terapeuta che le ispiri fiducia e trovare cosi un modo per comprendere cosa la disturba tanto da manifestare un disagio cosi forte nella pancia.
cordialmente Laghi S.
Mi stupisce che la terapia psicoanalitica non abbia dato buoni risultati dato che in casi di disturbo psicosomatico molti pazienti ne trovano giovamento. Forse non si è sentita abbastanza compresa o la radice del problema è rimasta inesplorata. Le consiglio di riprovare con un'altra persona in modo da liberarsi dei suoi fastidi, molto invalidanti socialmente.
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