Salve, sono un ragazzo di 21 anni e da molto tempo ormai soffro di forte timidezza e ansia, perlopiù

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Salve, sono un ragazzo di 21 anni e da molto tempo ormai soffro di forte timidezza e ansia, perlopiù causate da atti di bullismo che ho subito quando ero alle medie e dall’ambiente chiuso e opprimente del paesino in cui vivo, dove mi sono sempre sentito osservato, controllato e giudicato. Quando ho finito le superiori, due anni fa, ho impiegato tutte le energie che avevo a disposizione, nonostante l’emarginazione a scuola e la difficoltà a concentrarmi nello studio, con l’obiettivo di svincolarmi dall’ambiente scolastico che mi inibiva. Oggi, seppur l’ansia e lo stress siano diminuiti, continuo a trascinarmi i problemi di cui ho parlato e questo, in aggiunta al fatto che continuo a dipendere dalle persone che frequento da anni rimanendo incapace di farmi nuove conoscenze, mi impedisce di trasferirmi in maniera permanente, nonostante abbia provato invano per un periodo, e studiare frequentando le lezioni dell’università.
Un fattore che è sempre stato determinante per la mia insicurezza e per il mio malessere sono le relazioni con le ragazze. In generale non ho mai avuto molti rapporti con l’altro sesso ed è capitato solo una volta che mi fidanzassi. È successo in un periodo in cui mi sentivo sicuro di me più di quanto fossi mai stato fino ad allora. Volevo farmi conoscere e amare per come ero e in particolare per il mio essere introverso e taciturno. Avevo capito che non poteva andare diversamente in una relazione perché potessi viverla in modo sano. Ero quasi riuscito ad accettarmi per quello che ero e mi ero convinto che prima o poi lo avrebbe fatto anche un’altra persona, ma la fine di quella relazione mi ha distrutto nel giro di poche settimane. Già prima, quando altre ragazze avevano mostrato interesse nei miei confronti, avevo sentito un forte senso di attrazione, come se fossero le uniche persone che avrebbero voluto stare con me.
Quella volta in particolare, quando sono cessati i rapporti, ho cercato disperatamente di capire come avrei potuto fare per trovare un’altra ragazza e rivivere quelle sensazioni. Ho iniziato a controllare in maniera ossessiva i miei pensieri e il mio stato d’animo per potermi ritrovare in quella condizione che mi avrebbe permesso di interagire con successo e essere accettato da un’altra persona. Non riuscivo più a focalizzarmi sul mio benessere e sulla mia accettazione. In quel momento ero completamente confuso, provavo un senso di vuoto e mancanza che mi stava deprimendo e tutto questo era aggravato dal fatto che cercavo di nascondere il mio stato d’animo perché non volevo riconoscere che lei, lasciandomi, mi aveva fatto soffrire, né tantomeno volevo farglielo capire. Mi sentivo umiliato dal fatto che, dopo tutte le attenzioni che gli avevo dato, mi avesse scartato.
Dopo poco tempo sono ritornato in quello stato di chiusura e inibizione che mi ha sempre accompagnato. Come era già avvenuto in seguito ai precedenti rifiuti ho iniziato a sentire una forte vergogna e ansia quando la incontravo. Ancora oggi non riesco a definirne con precisione la causa. Forse perchè non volevo farmi vedere in quello stato di malessere o perchè mi vergognavo del fatto che in realtà fossi diverso da quello che lei si aspettava. Questa mia reazione mi faceva sentire ancora più ridicolo e infantile ai suoi occhi, anche perchè continuava a ripetersi a distanza di molto tempo. Ormai è da molto che non la vedo, ma sono convinto che se dovessi incontrarla di nuovo, avrei ancora la stessa reazione.
Ancora oggi sento, seppur in misura minore rispetto a quel periodo, quell’ossessione per il controllo dei miei pensieri e del mio stato d’animo, in particolare quando mi metto in discussione o penso a come dovrei mettermi in gioco in una situazione stressante. Non si tratta di un’ossessione che metto in atto volontariamente o, almeno, non più, ma di una preoccupazione continua che rimane fissa lì dov’è da quando emerge e che si manifesta come un "disturbo di sottofondo" presente in ogni momento e in ogni cosa che faccio e che mi provoca una tensione continua.
So di aver scritto molto e di aver divagato a lungo, ma penso che fosse necessario per far comprendere al meglio i miei problemi. In passato ho cercato di seguire una terapia, ma non è andata come speravo, soprattutto per la mia incapacità di esprimermi riguardo a questi problemi e la difficoltà a spiegarli. Da parte sua, penso che il terapeuta non mi abbia fornito delle spiegazioni esaustive, limitandosi a darmi dei consigli che considero abbastanza vaghi e scontati. Alla fine è stato lui stesso a propormi di terminare. Non avevo la pretesa di riuscire a superare queste difficoltà da un momento all'altro, semplicemente iniziando una terapia, ma mi sarei aspettato di ricevere delle indicazioni più chiare e di riuscire a comprendere meglio le cause di questi atteggiamenti.
Vorrei che qualcuno potesse dirmi, anche vagamente, quali possono essere i motivi dietro a queste due problematiche, in particolare l’ultima di cui ho parlato, che si è mostrata essere la più invalidante.
Ringrazio per l’attenzione e per un’eventuale risposta. Saluti.
Gentilissimo giovane utente, risulta davvero faticoso immaginare che "non abbia saputo esprimersi né spiegare i suoi problemi" al terapeuta che l'ha seguita tenuto conto, invece, delle dimostrate capacità di enucleare le sue difficoltà con puntualità e dovizia di particolari, soprattutto rispetto a quelli che sono i suoi vissuti emotivi, le reazioni e le conseguenze sul piano affettivo-relazionale. Probabilmente, la crescita e la maturazione cui è andato incontro dopo la precedente esperienza terapeutica le hanno permesso di acquisire competenze riflessive e introspettive più robuste grazie alle quali, nel qui ed ora, riesce a esprimersi. Quanto ha condiviso, tuttavia, contiene numerosi elementi (e devo dire anche altrettante risorse) che meriterebbero di essere incanalate nella giusta sede affinché possano trovare un più adeguato ascolto, ordine e una degna risoluzione. La sua giovane età, la motivazione all'autocomprensione e - verosimilmente - al cambiamento, le permetteranno di trarre beneficio da un nuovo percorso di consulenza psicologica ed eventuale, successiva, psicoterapia. Restando a disposizione, la saluto cordialmente

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Caro utente,

da ciò che scrive emerge un gran senso di fatica, che spero possa trovare l'accoglienza che si merita e che purtroppo uno spazio così "stringato" come questo non può del tutto soddisfare.

Tuttavia mi sento di dirle che i cambiamenti in generale, soprattutto quelli "esistenziali" necessitano di tempo e di risorse per essere attuati, non si senta da meno per la sua decisione di "restare" nel contesto attuale che sembra essere a volte ostacolante. Un percorso con un professionista cui poter "affidarsi" le permetterebbe di sciogliere alcuni nodi che si frappongono tra lei e la realizzazione di se stesso, qualsiasi sarà la traiettoria su cui vorrà porsi. Le auguro tutto il meglio, un carissimo saluto.
Buongiorno, comprendo la complessità delle emozioni e delle situazioni che stai vivendo. Dovresti rivalutare un altro percorso psicoterapeutico, con un professionista che accolga le tue difficoltà, dove sentirti sicuro e protetto. Un abbraccio
Gentile utente,
dal suo racconto emergono pensieri, emozioni e comportamenti che potrebbero risultare disfunzionali e che dunque potrebbero alimentare la situazione di disagio nel quale si trova. Le consiglio un percorso ad orientamento cognitivo comportamentale che mira appunto a indagare e modificare questi aspetti. Un caro saluto
Salve, mi spiace molto per la situazione che descrive poichè comprendo il disagio che può sperimentare e quanto sia impattante sulla sua vita quotidiana. Ritengo fondamentale che lei possa richiedere un consulto psicologico al fine di esplorare la situazione con ulteriori dettagli, elaborare pensieri e vissuti emotivi connessi e trovare strategie utili per fronteggiare i momenti particolarmente problematici onde evitare che la situazione possa irrigidirsi ulteriormente.
Credo che un consulto con un terapeuta cognitivo comportamentale possa aiutarla ad identificare quei pensieri rigidi, disfunzionali e maladattivi che le impediscono il benessere desiderato mantenendo la sofferenza in atto e possa soprattutto aiutarla a parlare con se stesso utilizzando parole più costruttive.
Credo che anche un approccio EMDR possa esserle utile al fine di rielaborare il materiale traumatico connesso ad eventi del passato che possono aver contribuito alla genesi della sofferenza attuale.
Resto a disposizione, anche online.
Cordialmente, dott FDL
Gentile utente,
Da quanto scrive mi sembra di capire che lei è un soggetto abbastanza cosciente di ciò che le accade dentro e fuori, ma al quale non riesce a dare alcuna spiegazione. Questo suo controllo emotivo e mentale le dà la possibilità di osservarsi come dall'esterno, in questo senso, questo suo stato è adattivo, ma poco funzionale. Nelle problematiche da lei descritte sembrerebbe che questo controllo e questa sua "preoccupazione continua" le servirebbero per cercare di non fare uscire fuori i suoi stati emotivi negativi, dei quali teme forse un'esplosione che non saprebbe come gestire; ed è qui che il controllo della propria mente e dei propri stati emotivi diviene l'unica soluzione, per non andare in tilt, diciamo, con la "preoccupazione continua" che da un momento all'altro possano, invece, uscire.
Da quello che scrive sembrerebbe che lei si aspetti da sé stesso risultati e modi di fare che non può avere, prima di aver fatto un lavoro su sé stesso ed essere, quindi, in possesso di nuovi strumenti e strategie da mettere in atto per cambiare la sua situazione, per vederla sotto una luce nuova e con occhi diversi. Le serve dare un senso a quello che gli è accaduto e a quello che ancora mette in pratica. Le auguro di iniziare un percorso che le faccia scoprire qualcosa su di sé e che le dia una spiegazione, sicuramente non facile da far uscire fuori, date le sue resistenze a scoprirle, ma se vuole essere libero da tutto questo, dovrà affrontare e spiegare quello che ha dentro, in primis a sé stesso.
Le consiglio una terapia psicodinamica o psicoanalitica che le consenta di andare nel profondo, in modo da capire da cosa è cominciato tutto.
Resto a disposizione.
Un caro saluto,
Dr.ssa Lucia Marzano
Gentile utente di mio dottore,
lei porta qui temi molto importanti che meritano uno spazio di riflessione più ampio che solo una psicoterapia potrebbe fornirle. Il fatto che una prima esperienza non sia andata a buon fine non significa che non possa darsi un' altra occasione per mettersi in gioco. Alla base del cambiamento in terapia vi è l' alleanza terapeutica, ossia quel sentimento di fiducia che si viene ad instaurare col proprio terapista e quella disponibilità da parte dello specialista ad accogliere il paziente.
Provi a contattare nuovamente uno psicoterapeuta, magari attraverso l' ausilio di mio dottore, vedrà che con il tempo potrà accrescere le sue consapevolezze e migliorare il senso di sè.
Cordiali Saluti
Dott. Diego Ferrara
Buongiorno, il problema non è tanto nominare le cause o i problemi in questo caso, dal momento che la sua sofferenza ha fatto si che si sperimentasse in una analisi continua di se stesso scoprendo certi meccanismi, bisogna qui uscire dai circoli viziosi in cui si è intrappolato. Potrei anche dirle che tutto ciò che ha descritto afferisce al concetto di autostima, ma è solo una categoria che si utilizza per circoscrivere l'argomento. Ognuno lavora sulle sue difficoltà in modo diverso. Un percorso terapeutico può non riuscire per vari motivi ma penso che abbia ben chiaro che quella sia la strada maestra per risolvere i suoi problemi.
Buongiorno, dalle sue parole che non possono essere sufficienti ad una valutazione, emerge un senso di chiusura rispetto al mondo esterno ed in particolare alle relazioni. È come se si trovasse prigioniero per paura di non essere apprezzato. Razionalmente potrebbe dirsi che è sufficiente cambiare luogo, ma seppure lo facesse avrebbe sicuramente timore e difficoltà nell'approccio con altri che non conosce. Ritengo che sia utile una psicoterapia psicodinamica con una persona che la faccia sentire a suo agio. Potreste in tal modo lavorare sulla percezione che ha di sé, sulla sua autostima e trovare un appoggio per sperimentare il mondo estremo in un altro modo.
Cordiali saluti
Dott.ssa Valeria Randisi
Buongiorno e grazie per la sua sentita condivisione. Direi, da quello che scrive, che la sua capacità introspettiva e comunicativa, sono ad oggi delle risorse preziose. Forse si tratta di trovare la/il professionista che sia capace di accogliere queste risorse. Potrà così dare un senso e fare ordine nelle sue fragilità e nel malessere che le accompagna. Un caro saluto.
Il punto non é comprendere, ricevere consigli o spiegazioni. Il punto é sentire (sicurezza) e sentire meno (ansia, insicurezza, vergogna). Ti consiglio un percorso EMDR per abbassare la carica emotiva della vergogna e ansia (magari partendo dagli episodi di bullismo) e aumentare la sicurezza in te. Il percorso che hai già intrapreso sicuramente ha portato qualcosa di utile. Forse non era l'incastro, l'approccio o più semplicemente il momento giusto. Non importa, vai avanti. Riprova. Ma devi essere disposto a perdere qualcosa per ottenere un cambiamento: il controllo delle spiegazioni. Il focus non é sulla razionalità ma sulle emozioni, quello é il terreno di gioco. La vergogna blocca, paralizza, l ansia ottunde, confonde, si sente nella gola. Il vuoto buca lo stomaco, l umiliazione brucia nelle ossa. È il corpo al centro di tutto qirsto6, non il pensiero. Pensare, roflettere, spiegare, in questo caso sono solo tentativi di controllo. Ma scommetto che nessun pensiero calma l ansia, la vergogna, l umiliazione o la mancanza. Le emozioni sono sempre più forti. Credo proprio sia quella la via.
Caro giovane utente, anche io come altri colleghi sono rimasta colpita dalla sua capacità di comprendersi e descriversi, per questo mi risulta difficile pensare che con il suo precedente terapeuta non sia andata per questo motivo, o forse, scrivere qui potrebbe esserle risultato più facile rispetto che aprirsi di persona? Alla fine mi sembra che l'espressione delle sue emozioni interiori si un po' il cardi ne di tutto, anche del discorso che qui ci ha spiegato. Sicuramente trovare qualcuno in grado di comprenderci ed accettarci per quello che siamo non è facile, come è altrettanti difficile però anche dall'esterno capire cosa prova lei quando si autoregola in questa maniera per la maggior parte del tempo e delle sue emozioni. Mi chiedo se non sia questo un elemento su cui riflettere in un eventuale percorso: esplorare cosa la fa così soffrire di sè, delle sue emozioni, dei suoi vissuti, e sulle strategie che mette in atto per gestirli che seppur funzionali apparentemente, a lungo termine possono portare a situazioni con gli altri come quelle da lei descritte.
Trovi qualcuno a cui affidarsi, un terapeuta in grado di compendere la sua difficoltà anche nell'esprimersi e che possa darle le risorse giuste e condivise utili al vostro lavoro ed al suo benessere...Questo sarà possibile soprattutto evidenziando da pate sua in primis la difficoltà che reputa di avere nell'esprimersi!
Le auguro un buon percorso.
Dr.ssa Noemi Carrieri - Firenze
Buonasera! Immagino viva una condizione molto dolorosa. Sembra che Lei abbia registrato (molto presto) l'esperienza dell'altro che la giudica, la controlla, la fa sentire indegno. È, quasi, come se controllare pensieri ed emozioni, la metta al riparo dal rischio di essere rifiutato, costringendola a pagare un prezzo altissimo in termini di genuinità. Forse, non ha bisogno di consigli, ma di un terapeuta che le offra un'esperienza nuova e diversa. Due persone in una stanza. Per Lei è possibile avere fiducia nel fatto che una persona possa essere semplicemente interessata a Lei? In bocca al lupo
Salve, sento che le sue esperienze relazionali passate, in cui stato vittima anche di bullismo, probabilmente hanno influenzato la sua capacità di relazionarmi con gli altri. Comprendo la sofferenza e la difficoltà a fidarsi dell’altro. Sarebbe importante riprendere una terapia, affidarsi alla relazione, per definire se stesso e andare quindi verso l’altro senza timore.
Un caro saluto
Sara Genny Chinnici
Le sue difficoltà, che ha espresso in modo esaustivo e ricco di particolari, tanto da apparire un persona predisposta a guardarsi dentro, potrebbero trovare una risoluzione se lei affrontasse una psicoterapia psicoanalitica che l'aiuterebbe a consolidare l'autostima e a trovare la prima radice da cui il suo malessere scaturisce. Potrebbe liberarsi una volta per tutte della sua ansia sociale e della sua paura di apparire inadeguato nelle diverse situazioni e acquisire strumenti per aprirsi agli altri in modo autentico e più libero.
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