Salve sono un ragazzo di 20 anni e da poco più di un’anno a questa parte soffro di derealizzazione e

23 risposte
Salve sono un ragazzo di 20 anni e da poco più di un’anno a questa parte soffro di derealizzazione e depersonalizazione . Il tutto è iniziato dal periodo del primo lockdown in cui ho incominciato ad assumere sostanze , anche se per un brevissimo periodo. A causa di una spiacevole brutta esperienza con una di queste sono finito all’ospedale con la tachicardia a 200 , un attacco di panico e una possibile intossicazione (deduco , poiché mi sono calmato dopo l’iniezione di narcan endovena). Da quel giorno ho cambiato totalmente stile di vita smettendo di punto in bianco con qualsiasi sostanza (premetto che ho anche fumato cannabis per 5 anni) ma ho incominciato a soffrire d’ansia e attacchi di panico persistenti e mi sono rivolto anche ad uno psicoterapeuta (che ha diverse qualifiche ed è anche medico di base quindi può effettuare prescrizioni) da cui vado tutt’ora . Attualmente non ho un attacco da mesi e l’ansia sembra parecchio migliorata senza nemmeno aver mai dovuto prendere farmaci se non naturali , ma la depersonalizazione persiste ancora in determinati momenti del giorno , ad esempio la mattina in cui ho la sensazione di non riuscire a mettere a “fuoco” la vista dal balcone con la luce naturale ed è come se ci fosse un vetro tra me e la realtà. Sono contento che la situazione sia parecchio migliorata dal trauma psicologico dell’anno scorso , ma vi sarei grato se mi potreste dare consigli per affrontare la situazione rimanente in maniera migliore . Ps: ne ho già parlato con il mio psicoterapeuta più volte ma sembra non aver compreso perfettamente il problema , non so se riaprire il discorso è magari richiedergli se sarebbe necessario un supporto farmacologico , cosa che il mio medico ha sempre voluto evitare poiché mi ha definito come un soggetto incline alle dipendenze (e considerando i miglioramenti che comunque ho riscontrato anche senza farmaci penso di potergli dare più che ragione )
Dott. Francesco Damiano Logiudice
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Roma
Salve, mi spiace molto per la situazione ed il disagio espresso e comprendo quanto possa essere difficile per lei convivere con questa situazione riportata.
Ritengo fondamentale che lei possa richiedere un consulto psicologico al fine di esplorare la situazione con ulteriori dettagli, elaborare pensieri e vissuti emotivi connessi e trovare strategie utili per fronteggiare i momenti particolarmente problematici onde evitare che la situazione possa irrigidirsi ulteriormente.
Credo che un consulto con un terapeuta possa aiutarla ad identificare pensieri rigidi e disfunzionali che impediscono il cambiamento desiderato e mantengono la sofferenza in atto.
Ritengo altresì utile un approccio EMDR al fine di favorire la rielaborazione del materiale traumatico connesso alla genesi della sofferenza in atto.
Resto a disposizione, anche online.
Cordialmente, dott FDL

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Dott.ssa Carla Ferraro
Psicologo, Psicoterapeuta, Terapeuta
Firenze
Purtroppo come spesso capito l'uso di sostanze scatena delle reazioni avverse come nel suo caso, quindi fenomeni di depersonalizzazione/derealizzazione e attacchi di ansia. Bene che sia seguito e cerchi di far capire meglio al suo terapeuta il periodo che sta attraversando. Certamente un piccolo aiuto farmacologico ci può stare, ma deve essere prescritto da uno psichiatra ben formato e che si occupi delle sue problematiche. Un caro saluto.
Dr. Salvatore Ciro Conte
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Roma
Carissimo, credo sia sicuramente opportuno riaprire il discorso con il suo terapeuta chiarendo che questo la sta preoccupando in questo periodo. Un cordiale saluto e un caro augurio
Dott. Valeriano Fiori
Psicologo, Psicologo clinico, Psicoterapeuta
Roma
Salve, continui a confrontarsi con il suo terapeuta, vedrà che sarà un confronto costruttivo.
Buona giornata.
Dott. Fiori
Dott.ssa Anna Paolantonio
Psicologo, Psicoterapeuta, Posturologo
Roma
Salve. Nella mia lunga esperienza di psicoterapeuta corporea, in casi di derealizzazione, il lavoro con micromovimenti che riportano alle sensazioni corporee, aiutano. Partendo sempre dal rispetto delle difficoltà, di ciò che si può tollerare, altrimenti si rivela una tecnica fine a se stessa, che non evolve verso l'integrazione e la fiducia di sé ma verso un dover fare. Distinti saluti
Dott.ssa Beatrice Bicchi
Psicologo, Psicoterapeuta
Roma
Salve,
Le consiglio di proseguire con la propria psicoterapia, esternando anche i pensieri rispetto al disagio che descrive. Bicchi
Dott.ssa Camilla Ballerini
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Roma
Buonasera, il cambiamento che ha fatto, la nuova posizione assunta nella vita, ovvero quella di prendersi cura di sé è il primo vero traguardo. Abbia fiducia e parli di questo sintomo al terapeuta, la diagnosi di depersonalizzazione deve farla il terapeuta escludendo anche cause organiche, visto che parla di una mancanza di messa a fuoco.
Dott.ssa Camila Ballerini
Dott.ssa Samantha Baiardo Bruni
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Roma
Salve, penso sia spiacevole non sentirsi compreso rispetto a ciò che sta vivendo, nonostante mi sembra senta di aver fatto notevoli progressi rispetto all'ansia!Continui a confrontarsi con il suo terapeuta come ha già fatto, provando ad esplicitare il suo non sentirsi compreso, sono sicura che aprirà la pista a spunti interessanti e utili per il suo percorso terapeutico!
Un saluto,
Dott.ssa Baiardo Bruni
Dott. Diego Ferrara
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Quarto
Gentile utente di mio dottore,

la psicoterapia le ha consentito di raggiungere dei traguardi importanti, acquisendo maggior serenità per affrontare la vita di tutti i giorni. Ritengo sia opportuno parlasse di questi aspetti legati ai sintomi al suo terapeuta, potrebbe esser spunto di ulteriori riflessioni con cui potrà fare ulteriori passi in avanti. Nella speranza con queste poche righe di aver potuto orientare la sua domanda.

Cordiali Saluti
Dott. Diego Ferrara
Dott.ssa Valeria Randisi
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Casalecchio di Reno
Buongiorno, complimenti per la scelta e per i risultati raggiunti. Non abbia remore a portare in seduta la sua problematica e i suoi dubbi, non ci sono limiti all'ascolto e spesso con i pazienti occorre affrontare più volte lo stesso argomento. Cercare altrove risposte che non possono essere esaurienti, potrebbe solo confondere e insinuare dubbi sul suo rapporto di fiducia con chi la segue.
Cordiali saluti
Dott.ssa Valeria Randisi
Dott. Matteo Mossini
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Parma
Buongiorno, in realtà potrebbe beneficiare di un leggero supporto psicofarmacologico, il farmaco in questione tra l'altro non da dipendenza essendo un antipsicotico. A dosi molto basse dovrebbe bastare a coprire gli stati descritti
Dott.ssa Luciana Harari
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Milano
Buonasera , comprendo il malessere legato ai momenti di depersonalizzazione.Noi psicoterapeuti non possiamo prescrivere farmaci ,ci vuole psichiatra esperto.Ma considerato che il suo psicoterapeuta è anche medico di base ,deve riparlarne con lui ,che ha una conoscenza di lei più approfondita Un caro saluto dottssa Luciana Harari
Dott.ssa Chiara Granahan
Psicologo, Psicologo clinico, Psicoterapeuta
Milano
Gentile utente, mi allineo alle risposte dei colleghi: ne parli ancora con il suo psicoterapeuta, con il quale sembra esserci una relazione che lo permette. Magari insieme potrete approfondire anche il tema della dipendenza, proprio a partire da questo spunto. Un caro saluto
Dott.ssa Silvana Zito
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Milano
Gentile utente, tra le cause principali all'origine del disturbo che lei descrive sono comunemente indicate l'ansia e lo stress che, se presenti in quantità eccessiva, porterebbero la coscienza del soggetto a distaccarsi da sé in un meccanismo difensivo.
Un supporto farmacologico le consentirebbe di lavorare meglio nel percorso di psicoterapia.
Gli psicofarmaci se prescritti da uno specialista psichiatra, nelle dosi appropriate e a stretto controllo, non danno dipendenza. I medici di base, in generale, si fermano alla prescrizione di benzodiazepine che, nel suo caso, e meglio non non assume se non prescritti e monitorati uno psichiatra. Saluti dott.ssa S.Zito
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Dott.ssa Chiara Guardigli
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Forlì
Buongiorno, credo che quello che le è successo possa essere in qualche modo collegato ad eventi traumatici del passato. Infatti parla di una tendenza alla dipendenza da sostanze "calmanti". L'occasione di questo disagio la può aiutare nel cercare di andare a ricollegare antichi traumi a stati recenti. Mantenendo il suo riferimento terapeutico le consiglio di trovare un esperto in EMDR. Sul sito emdr.it trova altre informazioni su ciò che le ho spiegato in breve.
Dott.ssa Sonia Cannavò
Psicoterapeuta, Psicologo clinico, Psicologo
Torino
Buongiorno, le faccio i complimenti per i traguardi raggiunti e per il coraggio che ha dimostrato nell'affrontare la sua sofferenza. La remissione di alcuni sintomi potrebbe richiedere più tempo rispetto ad altri; l'azione combinata di psicoterapia e psicofarmaci le ha già portato ottimi risultati, abbia fiducia in coloro che la stanno seguendo ed eventualmente riprovi a riportare in seduta i dubbi e il disagio che ha condiviso con noi. Resto a disposizione, Cordialmente.
Prof. Antonio Popolizio
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Roma
Salve, credo che un pur leggero supporto farmacologico sia consigliato nel suo caso ovviamente sempre sotto stretto controllo che son certo il suo psichiatra effettuerà. Cordiali saluti. Professor Antonio Popolizio
Dott. Mirco Casteller
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Castelfranco Veneto
Gentilissimo, l'isolamento sociale, quale conseguenza del lockdown, ha sviluppato per molti soggetti forme dissociative fino a sfociare in bipolarismo stabile. La sua inclinazione, così come diagnosticata dal suo medico, alle dipendenze andrebbe verificata con un percorso breve di psicoterapia lavorando sugli eventi scatenanti, alle origini degli stimoli orientati alle dipendenze. Se ritiene sono a disposizione per primo contatto on line previo appuntamento in piattaforma
Dr. Michele Scala
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Padova
La derealizzazione e la depersonalizzazione possono essere conseguenze di esperienze traumatiche e stress. È positivo che l’ansia stia migliorando, ma per affrontare la derealizzazione potresti:
1. Continuare la psicoterapia, concentrandoti su tecniche come il “grounding”.
2. Praticare tecniche di rilassamento e mindfulness per migliorare la consapevolezza.
3. Evitare sostanze che potrebbero peggiorare i sintomi.
4. Esercitarti con tecniche di “realizzazione”, come concentrarti su dettagli fisici.
5. Discutere con il medico o psicoterapeuta della possibilità di supporto farmacologico, se i sintomi persistono.

Con pazienza e supporto, la situazione dovrebbe migliorare nel tempo.
Dott. Leonardo Dalla Costa
Psicologo, Psicoterapeuta, Neuropsicologo
Zugliano
Se il tuo psicoterapeuta, in questo caso psichiatra se può prescrivere dei farmaci, ha consigliato di non procedere con un approccio farmacologico significa che stai già lavorando sulla tua sofferenza e hai molte risorse per continuare il tuo percorso. Oltre alla psicoterapia nel tuo caso spesso la depersonalizzazione può trovare beneficio da esperienze che riportano al corpo come sport, yoga, meditazione. Una attività particolarmente interessante potrebbe essere la pratica di terapia forestale che consiste nel dedicare dei momenti a sè facendo passeggiate consapevoli nella natura. Questo sempre all'interno di un percorso personale in cui osserviamo i momenti di depersonalizzazione: Chiediti: Come si manifesta esattamente? In quali situazioni? Cosa cambia se invece di scacciarla provo a starci dentro?
Dott.ssa Ivana Cerruti
Psicoterapeuta, Psicologo clinico, Psicologo
Torino
Gentile utente,
come mi sembra dica anche lei, credo che la strada migliore sia parlarne apertamente con il suo attuale psicoterapeuta e continuare a fare affidamento su di lui. Conosce già la tua storia, i tuoi progressi e le tue fragilità, quindi è nella posizione migliore per aiutarla a valutare se è il caso di approfondire o eventualmente considerare altri strumenti, anche farmacologici, sempre con la massima prudenza.
Cordialmente,
dott.ssa Cerruti
Dott.ssa Cecilia Cicchetti
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Milano
Capisco bene il disagio che descrive: la derealizzazione e la depersonalizzazione possono lasciare una sensazione di distacco profondo e spaventare, anche quando l’ansia acuta è ormai sotto controllo. In una prospettiva psicodinamica, questi sintomi rappresentano spesso una forma di difesa: la mente, per proteggersi da un’esperienza vissuta come troppo intensa o traumatica (come quella che ha descritto), “si allontana” momentaneamente dalla realtà o dal corpo.
Il fatto che lei sia riuscito a interrompere l’uso di sostanze e a migliorare la gestione dell’ansia indica una buona capacità di elaborazione e controllo. Le suggerirei di riaprire il tema con il suo terapeuta, condividendo con precisione come vive oggi questi momenti: può essere utile approfondirne il significato emotivo, più che solo il sintomo in sé.
Attività radicanti come respirazione consapevole, esercizio fisico regolare o esperienze corporee (camminate, contatto con la natura) possono aiutare a “ricollegare” corpo e mente. Il supporto farmacologico, se necessario, può essere valutato con prudenza, ma non è sempre indispensabile: il lavoro psicologico resta l’aspetto più importante per ritrovare continuità e presenza.
Dott. Nicolò Paluzzi Monti
Psicologo, Sessuologo, Psicoterapeuta
Firenze
Gentile,
dalle sue parole emerge un percorso di grande consapevolezza e responsabilità. Ha già fatto passi significativi: interrompere l’uso di sostanze, affrontare un forte attacco di panico e scegliere di intraprendere un percorso di psicoterapia sono segnali di maturità e desiderio autentico di guarigione emotiva.

La derealizzazione e la depersonalizzazione che descrive — quella sensazione di distanza dalla realtà, come se ci fosse un “vetro” tra sé e il mondo — possono rappresentare una forma di difesa psicologica. Spesso il cervello, dopo un’esperienza traumatica o di intensa paura, come quella da lei vissuta, cerca di “proteggersi” disattivando temporaneamente alcune percezioni per ridurre l’impatto emotivo. È come se una parte di sé cercasse ancora di assicurarsi che non si ripeta quel momento di pericolo vissuto nel corpo e nella mente.

Il fatto che l’ansia e gli attacchi di panico siano migliorati dimostra che il sistema si sta riequilibrando. Tuttavia, la derealizzazione può persistere quando l’organismo non si sente ancora completamente al sicuro o quando alcuni aspetti del trauma non sono stati ancora integrati del tutto. In questi casi, la psicoterapia può aiutare ad approfondire non solo la gestione dei sintomi, ma anche il modo in cui lei si percepisce nel mondo, il rapporto con il corpo e con le emozioni.

Potrebbe essere utile condividere apertamente con il suo terapeuta questa sensazione di “non essere compreso fino in fondo”. A volte, nominarlo esplicitamente apre un dialogo nuovo e più autentico. Anche chiedere insieme se possa essere indicato un supporto farmacologico temporaneo non significa abbandonare la fiducia nelle proprie risorse, ma valutare con consapevolezza ogni strumento utile, sempre nel rispetto della sua vulnerabilità alle dipendenze.

Può chiedersi: “Cosa mi fa sentire più presente a me stesso?”, “In quali momenti sento di tornare a contatto con la realtà?”. Queste domande, semplici ma profonde, possono diventare un punto di partenza per ritrovare stabilità e radicamento.

Il percorso che sta facendo è già molto promettente. La derealizzazione non è un punto di arrivo, ma un messaggio che può condurla verso una conoscenza di sé più piena e autentica. Con il giusto ascolto, la pazienza e un lavoro terapeutico mirato, è possibile tornare a sentire la realtà come un luogo familiare e sicuro.

Se lo desidera, possiamo parlarne insieme per esplorare più a fondo questi vissuti e trovare strategie personalizzate per gestire la derealizzazione e rafforzare la sua presenza nel “qui e ora”.

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