salve, sono un ragazzo di 20 anni che purtroppo a seguito di un attacco d'ansia potente a luglio è s

24 risposte
salve, sono un ragazzo di 20 anni che purtroppo a seguito di un attacco d'ansia potente a luglio è sprofondato in un costante stato ansioso che ancora oggi persiste, anche se non come l'inizio.
voglio precisare che questo messaggio lo scrivo come sfogo e voglio farmi sentire, ma gia sono in cura con una psicologa molto brava che mi sta aiutando.
nel 2019 all'età di 14 anni al primo giorno di scuole superiori notai un forte disagio nel nuovo ambiente, avevo fatto tutte le scuole incluse quelle d'infanzia nella stessa struttura, quindi probabilmente il cambio struttura fu qualcosa per me potente
e a novembre di quell'anno quindi appena 2 mesi dopo cambiai scuola, pensando che fosse la classe il problema ma questo disagio si presentava anche nella nuova scuola fino a quando poi nel 2020 viene il covid, che ci porta a chiuderci in casa.
in quel periodo io non frequentavo piu la scuola e venni promosso grazie alla regola del 6 politico.
dopo l'estate del 2020 nel secondo anno si tornava a scuola con le mascherine per un po' fino a quando ci fu una seconda ondata che ci portò a fare le videolezioni
io le facevo ma svogliatamente, e andavo a scuola praticamente per inerzia aspettando i miei 16 anni nel 2021
nel frattempo ho avuto 2 lutti in famiglia, mia nonna e mia zia, che però all'epoca non mi diedero chissa che dispiacere, ero in una fase ribelle particolare verso la mia famiglia quindi mi importava si ma ricordo che non mi fece ne caldo ne freddo, ci fu solo un po' solitudine poiche mia mamma era sempre fuori appunto per queste situazioni, ma all'epoca era tutto "perfetto", nel senso che non avevo nulla e l'ansia era passata siccome scuola la facevo 1 volta si e 4 no
a gennaio del 2021 compio finalmente 16 anni e lascio completamente la scuola, isolandomi da praticamente tutto tranne che i miei amici.
ad aprile di quell'anno decido di fare una dieta drastica (digiunavo) per perdere peso che mi portò ad una perdita di 20kg in quasi 3 mesi, quindi non fu molto salutare
a quel periodo si seguono periodi dove stavo male fisicamente vomitando molto anche solo a guardare il cibo
dopo un po' ripresi a mangiare meglio e tutto si riaggiusta
nel 2022 mi viene una seconda ondata di dispiacere, tramita la dieta che avevo fatto cominciai a perdere molti capelli, che al me di 17 anni stava facendo impazzire, al che vado a fare una visita ai capelli dove mi viene diagnosticato perdita da stress, e da allora faccio una cura per i miei capelli che continua ancora oggi, dove sono soddisfatto
il problema fu che li decisi di andare da una psicologa (la stessa attuale) perchè sentivo molto disagio
feci terapia da maggio fino a settembre circa con pausa ad agosto, con la psicologa che mi aiutò a riscrivermi a scuola.
andai a scuola fino ad ottobre e la lasciai di nuovo, questa volta per "pigrizia" (non è pigrizia ho scoperto recentemente) siccome lasciai la terapia perchè mi sentivo benissimo, dal 2022 fino a luglio di quest'anno ho passato le giornate giocando ai videogiochi e uscendo ogni settimana almeno 2 volte con amici, che sono molto supportivi e comprensivi e con cui posso parlare dei miei problemi senza giudizio perchè ci vogliamo molto bene
questo luglio mia mamma senza dirmi nulla mi fa una "trappola", nel senso che, volendomi fare del bene, ha organizzato una vacanza con la famiglia di 7 giorni ma non me lo disse perchè sapeva che avrei rifiutato, ma ormai aveva pagato anche gia per me.
probabilmente a sapere questa notizia nei giorni successivi inconsciamente ho sviluppato una forta paura che si è scatenata poi il 25 luglio di quest'anno, mentre ero fuori con amici improvvisamente

questa volta non era ai livelli degli anni scorsi, sto veramente male, non mi sono mai sentito cosi prima d'ora
da allora ho perso circa 7kg perchè mi si chiude lo stomaco e mangio poco (o solo la sera/notte, dove mi sento tranquillo)
ricontatto la mia psicologa che però mi dice che era disponibile a settembre
a settembre ritorno da lei, e ancora oggi sono in cura
la mia psicologa mi sta aiutando molto
mi ha fatto capire che il mio problema non era la "vacanza", la "pigrizia"
ma io ho una forte insicurezza e sfiducia sviluppatasi negli anni in cui sono stato a casa
e mi ci rivedo in quello che dice.
grazie a lei, mi sono di nuovo iscritto a scuola ma stavolta ad un corso serale, ci siamo organizzati per provare ad andare tutti i giorni anche solo per 2 ore
riguardo medicinali la mia psicologa mi disse di chiedere al medico di base qualche tranquillante alle erbe, e se in futuro fosse necessario magari andavo da una psichiatra.
il medico di base mi ha prescritto lo xanax 10 mattina e sera, che al momento sto seguendo.
la mia psicologa fino ad ora non ha ancora accennato della psichiatra quindi penso che sono sulla buona strada
quando gli ho chiesto "una diagnosi" lei mi ha risposto che non me l'avrebbe detto, perchè è una cosa che non mi serve a livello terapeutico e che non ho bisogno di etichette
scrivo questo messaggio per avere pareri anche vostro, siccome questo dispiacere cosi grande mi sta portando in uno dei momenti probabilmente piu brutti della mia vita, però sono ancora sociale, non rifiuto le uscite con gli amici nonostante avvolte mi faccia paura, e sto facendo di tutto per andare a scuola, anche se a volte la salto per qualche giorno
vi ringrazio se avete letto.
Dott.ssa Ilaria Cabula
Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo
Torino
La ringrazio per aver condiviso con tanta sincerità e lucidità la Sua esperienza. È evidente che ha già fatto un grande lavoro su di sé, affrontando momenti complessi con coraggio e continuità nel percorso terapeutico — un segnale molto importante di forza e motivazione al cambiamento.
Dal Suo racconto emerge una storia di ansia che si è intrecciata nel tempo con esperienze di perdita, isolamento e difficoltà nel gestire i cambiamenti. È comprensibile che tutto questo abbia minato, almeno in parte, il Suo senso di sicurezza e di fiducia, come giustamente sottolineato anche dalla Sua psicologa.
Il fatto che riesca comunque a mantenere relazioni, uscire con gli amici e frequentare un corso serale indica che, nonostante il disagio, sta ricostruendo un equilibrio. Questo è un passaggio fondamentale del percorso di guarigione, che richiede tempo, pazienza e continuità.
Affiancare la psicoterapia a un supporto farmacologico, sotto guida medica, può essere utile per alleviare i sintomi più intensi, ma la parte più importante e duratura resta il lavoro che sta portando avanti in terapia.
Continui così: anche i piccoli passi che compie ogni giorno nella direzione della fiducia e dell’autonomia rappresentano progressi reali e significativi.
Un caro saluto,
Dott.ssa Ilaria Cabula

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Dott.ssa Letizia Nobilia
Psicologo, Psicologo clinico, Neuropsicologo
Roma
Caro utente,
la ringrazio per aver condiviso con tanta sincerità la sua storia. Dalle sue parole emerge chiaramente quanto abbia attraversato momenti difficili negli ultimi anni, ma anche quanta consapevolezza e forza stia mostrando ora nel voler comprendere se stesso e affrontare ciò che sta vivendo.
È importante sottolineare che il percorso che sta seguendo con la sua psicologa è già un passo molto significativo: lei ha riconosciuto la presenza di un disagio e ha scelto di prendersene cura, con impegno e continuità. Le esperienze che descrive, i cambiamenti improvvisi, la perdita di punti di riferimento, la difficoltà a fidarsi del proprio corpo e delle proprie sensazioni, possono effettivamente contribuire a sviluppare una condizione d’ansia persistente. È però incoraggiante che, nonostante la fatica, lei continui a mantenere contatti sociali, a impegnarsi per tornare a scuola e a collaborare con la sua terapeuta: questi sono tutti segnali di un processo di ripresa in corso. È comprensibile che a volte possa sentire il bisogno di “capire” o dare un nome preciso a ciò che prova, ma la sua psicologa ha ragione nel concentrarsi sul lavoro terapeutico piuttosto che sull’etichetta diagnostica: ciò che conta è il percorso di crescita personale e di gestione dell’ansia, più che una definizione clinica. Continui a fidarsi del lavoro che sta facendo e a comunicare apertamente con la sua terapeuta su ciò che prova. Se in certi momenti dovesse sentire che l’ansia diventa troppo intensa o che il farmaco non è sufficiente, potrà valutare, insieme al medico di base o su consiglio della psicologa, un eventuale consulto con uno psichiatra per un supporto farmacologico più mirato. Si dia tempo: i miglioramenti, soprattutto dopo periodi lunghi di sofferenza, arrivano gradualmente. Dal suo racconto si percepisce chiaramente che ha già iniziato a muoversi nella direzione giusta. Un caro saluto
Dott.ssa Alina Mustatea
Psicologo, Psicologo clinico
Pomezia
Gentile paziente,dalle tue parole emerge un forte senso di sovraccarico: la paura di scegliere, l’ansia legata alla casa, il timore di deludere la tua famiglia e la sensazione di non aver costruito abbastanza stanno pesando molto sul tuo equilibrio emotivo.

Questa difficoltà non indica incapacità, ma un sistema in allarme: quando una decisione importante è accompagnata da pressioni, solitudine e sensi di colpa, è normale sentirsi bloccati e confusi.
La tua fatica nasce dal conflitto tra ciò che senti davvero e ciò che credi che gli altri si aspettino da te, e questo può alimentare ansia e smarrimento.

In un percorso psicologico potresti lavorare su due aspetti fondamentali:
ritrovare il contatto con i tuoi desideri reali, distinguendoli dalle aspettative esterne;
recuperare fiducia nella tua capacità di scegliere, imparando a esprimere bisogni e limiti senza sentirti in colpa.

Non sei “in ritardo”: sei in un momento di riorientamento, e il fatto che tu stia cercando un confronto è già un passo importante.
Se lo desideri, resto a disposizione.

Dott.ssa Alina Mustatea
Dott.ssa Sara Petroni
Psicologo clinico, Psicologo
Tarquinia
Ciao,
hai descritto con grande lucidità il tuo percorso, e da come ne parli si capisce che stai affrontando questo momento con impegno e consapevolezza. Dopo esperienze di ansia molto intense, è comune che il corpo e la mente restino “in allerta” anche quando la fase acuta è passata: non è segno di debolezza, ma di un sistema che sta ancora imparando a sentirsi di nuovo al sicuro.
Il fatto che tu abbia ripreso la terapia, che stia provando a tornare a scuola e che non ti isoli dagli amici sono segnali molto positivi. Stai già facendo passi importanti per costruire stabilità e fiducia.
A volte il percorso richiede tempo, ma con la guida della tua psicologa e piccoli obiettivi realistici puoi ritrovare equilibrio e serenità. È comprensibile avere ancora paura o momenti di fatica: non significano che stai regredendo, ma che il processo è in corso.

Continua così, un passo alla volta.

Dott.ssa Sara Petroni
Dott.ssa Tania Zedda
Psicologo, Psicologo clinico
Quartu Sant'Elena
Il tuo racconto trasmette molta consapevolezza e determinazione. Hai attraversato momenti difficili, ma hai scelto di affrontarli con coraggio, chiedendo aiuto e impegnandoti in un percorso psicologico. Questo è già un grande passo avanti.
L’ansia, come forse stai imparando a conoscere, è una risposta del corpo e della mente a un periodo di forte stress o di insicurezza. Non è un “nemico”, ma un segnale che indica che qualcosa dentro di te ha bisogno di attenzione, cura e sicurezza.
Il fatto che tu riesca comunque a mantenere una vita sociale e a tornare a scuola è un segno positivo. Il percorso che stai facendo con la tua psicologa sta andando nella giusta direzione: non serve per forza una diagnosi, perché le etichette spesso non aiutano. È più importante comprendere come stai funzionando e cosa può farti stare meglio.
Continua con piccoli passi, con la stessa determinazione che già stai dimostrando. L’ansia si affronta così: con pazienza, presenza e fiducia nel processo di cambiamento.
Buongiorno,
prima di tutto vorrei dirle che dal suo racconto emerge un ragazzo coraggioso, molto più consapevole di quanto forse crede. Lei ha affrontato momenti difficili, cambiamenti improvvisi, perdite, isolamento e paure — e nonostante tutto, sta chiedendo aiuto, continua a uscire, prova a rimettersi in gioco. Questo non è poco: è già una forma di guarigione in atto.

Quello che descrive, con l’ansia improvvisa e poi persistente, è spesso il risultato di un accumulo di stress e insicurezze che nel tempo si sono sedimentate. Quando si vive a lungo in una condizione di allerta o di sfiducia verso se stessi, il corpo e la mente a un certo punto “chiedono attenzione” con sintomi forti come quelli che ha provato a luglio.
Non è un segno di debolezza, ma di un sistema nervoso che ha bisogno di ritrovare fiducia e stabilità.

Sta già facendo ciò che serve: ha ripreso la terapia, si impegna nel tornare a scuola, mantiene relazioni sane e chiede pareri in modo lucido. Sono tutti indicatori positivi.
Il farmaco che sta assumendo può essere un valido supporto temporaneo, ma il vero cambiamento nascerà — come già sta accadendo — dal lavoro su di sé che sta portando avanti con la sua psicologa.

Le suggerirei di continuare con costanza il percorso, senza fretta e senza giudizio: la ripresa, in questi casi, è graduale ma solida.
Ci sono periodi in cui si torna a respirare più liberamente, e altri in cui sembra di fare passi indietro: ma anche quelli fanno parte del processo.

Continui così, con fiducia nel suo percorso e nella parte di sé che vuole davvero stare meglio.
Le auguro di ritrovare serenità e la gioia delle piccole conquiste quotidiane.

Un caro saluto,
dott.ssa Annalìa Rossi
Dott.ssa Silvia Parisi
Psicoterapeuta, Psicologo, Sessuologo
Torino
Caro ragazzo,
ti ringrazio per aver condiviso con tanta sincerità la tua storia: è evidente che hai una grande consapevolezza di ciò che ti accade e che stai già compiendo un percorso importante per prenderti cura di te.
Da ciò che descrivi, la tua esperienza di ansia sembra avere radici profonde e complesse, legate a diversi momenti di cambiamento, perdite e isolamento. Gli episodi che racconti — dal disagio scolastico all’impatto della pandemia, dalle difficoltà alimentari ai lutti — possono aver contribuito nel tempo a costruire una vulnerabilità emotiva che oggi si manifesta con sintomi ansiosi persistenti.
È molto positivo che tu abbia già intrapreso un percorso psicologico e che tu ti senta compreso dalla tua terapeuta. Il fatto che tu riesca comunque a mantenere relazioni sociali e a impegnarti nel ritorno a scuola sono segnali di forza e di motivazione al cambiamento. L’uso temporaneo di un farmaco ansiolitico, se prescritto dal medico e monitorato con attenzione, può aiutare a gestire meglio i sintomi fisici dell’ansia, ma il lavoro terapeutico resta fondamentale per comprenderne le cause e costruire strategie più stabili nel tempo.
È normale che tu voglia capire “cosa hai”, ma la tua psicologa ha ragione: le etichette diagnostiche spesso servono più agli specialisti che alla persona. Quello che davvero conta è continuare a lavorare su ciò che provi, sui tuoi pensieri e sul modo in cui affronti le situazioni che ti spaventano.
Ti incoraggio a proseguire con fiducia nel percorso che hai iniziato, parlando apertamente con la tua terapeuta anche dei tuoi dubbi e delle tue paure. Se in futuro la sintomatologia dovesse persistere o intensificarsi, un confronto con uno psichiatra potrebbe essere utile per valutare insieme il miglior approccio integrato tra terapia e farmacologia.
Concludendo, sei già sulla buona strada: stai affrontando il tuo disagio con coraggio, consapevolezza e impegno — elementi fondamentali per il miglioramento. Ti invito a continuare a lavorare con la tua psicologa e, se necessario, ad approfondire ulteriormente con uno specialista.
Dottoressa Silvia Parisi
Psicologa – Psicoterapeuta – Sessuologa
Dott.ssa Gaia Evangelisti
Psicologo, Psicologo clinico
Genzano di Roma
Salve, ha fatto qualcosa di importante scrivendo tutto ciò: mettere nero su bianco la sua storia, le emozioni ed i passaggi che l'hanno portata fin qui è già una forma di cura e di consapevolezza.

Da ciò che racconta, si vede un percorso complesso ma anche una grande forza: nonostante i momenti difficili, le non si è mai arreso. Ha cercato aiuto, ha ricontattato la sua psicologa, sta seguendo una terapia, si è rimesso in gioco con la scuola, continua a uscire con gli amici anche quando ha paura — queste sono tutte cose che richiedono coraggio, non debolezza.

La sua storia ha un filo molto chiaro: ha vissuto vari cambiamenti, alcune perdite e situazioni che l'hanno fatta sentire insicuro o senza controllo (il cambio di scuola, il COVID, i lutti, la “trappola” della vacanza). È normale che tutto questo, accumulato negli anni, abbia lasciato un senso di allerta costante.
Quello che sta vivendo oggi sembra proprio il risultato di un sistema “in difensiva” che cerca di proteggerla dall’ansia, ma a volte lo fa in modo troppo intenso.

Il fatto la sua psicologa non voglia darle un’etichetta è una scelta terapeutica molto valida: spesso le etichette (tipo “disturbo d’ansia”, “depressione”, ecc.) finiscono per farci identificare nel problema, invece di vedere il percorso di guarigione.
Lei la sta aiutando a capire le radici dell’insicurezza e a ricostruire fiducia, passo dopo passo. Questo è esattamente il modo giusto per lavorare su un’ansia di lunga durata.

È bene che lei stia assumendo lo Xanax sotto controllo medico. Ricordi però che lo Xanax serve come “stampella temporanea”: può aiutarla nei momenti di forte tensione, ma non cura la causa. Il lavoro psicologico, quello che sta facendo con la sua terapeuta, è quello che costruisce la stabilità vera nel tempo.
Quindi, continui ad essere aperto con la psicologa ed il medico sul come si sente con il farmaco (se la aiuta, se le dà effetti collaterali, ecc.).

Il suo impegno è reale e va riconosciuto. Si sta muovendo nella direzione giusta: terapia, ritorno a scuola, mantenere la socialità anche con la paura. Non importa se a volte salta un giorno o ha ricadute — il progresso non è lineare.
Quello che conta è che non sta scappando più: sta affrontando.
Le fornisco alcuni spunti pratici (che forse possono aiutarla nei momenti più pesanti)
- Mantenga una routine “gentile”: non serve fare tanto, ma cerchi ogni giorno qualcosa che dia ritmo (un pasto, una camminata, una doccia, una chiacchiera). Anche se le sembra poco, costruisce stabilità.
- Scriva quello che sente (come ha fatto qui): può aiutarla a capire cosa scatena l’ansia.
- Non si isoli: anche se a volte uscire le fa paura, cerchi di non chiudersi. Gli amici, da come scrive, sono un punto di forza enorme.
- Parli apertamente con la psicologa dei momenti in cui si sente peggio: non serve “mostrarsi forte” con lei; più è sincero, più potrà aiutarla concretamente.
- Ricordi che guarire dall’ansia non è “tornare come prima”: è imparare a vivere bene anche se a volte c’è ansia. Si diventa più forti, più consapevoli.

Quello che sta attraversando non la definisce, ma racconta un periodo di vita in cui sta imparando a conoscersi davvero e da come scrive, con lucidità, sensibilità e voglia di capire, si vede che sta costruendo basi solide per stare meglio nel lungo periodo.

Se vuole approfondire l'argomento, mi rendo disponibile.

Un caro saluto.

Dott.ssa Gaia Evangelisti, Psicologa.
Dott.ssa Maria El Asmar
Psicologo, Psicologo clinico
Napoli
Grazie per aver condiviso così apertamente la tua storia. È significativo che tu metta in luce il fatto che la tua psicologa non ti abbia dato una diagnosi: questo mostra quanto il rapporto di fiducia e la sicurezza nel percorso terapeutico siano centrali. Pertanto, ti suggerisco di parlarne direttamente con la tua terapeuta, spiegando come ti sei sentito quando ha scelto di non condividere la diagnosi.
Dott. Andrea Boggero
Psicologo, Psicologo clinico
Genova
Buonasera, le sue parole trasmettono un grande bisogno di essere compreso e accolto, e già questo è un segno importante di consapevolezza. Sta attraversando una fase complessa della vita, in cui si intrecciano molte esperienze di cambiamento, perdita, paura e crescita personale. È evidente che ha vissuto negli ultimi anni una serie di situazioni che hanno messo alla prova la sua stabilità emotiva: il cambiamento scolastico, la pandemia, i lutti, le difficoltà nel rapporto con il corpo e la salute, e più di recente quell’episodio d’ansia così intenso che le ha lasciato addosso la sensazione di non essere più “come prima”. Tutti questi eventi, sommati nel tempo, possono aver alimentato un senso di insicurezza e di sfiducia, come lei stesso ha descritto, e che oggi si manifesta con una paura persistente, una tensione di fondo che sembra difficile da spegnere. Va detto però che, in tutto questo, emerge anche una parte di lei che non si è mai arresa. Lo si vede nel modo in cui parla della terapia, nell’impegno a tornare a scuola, nel mantenere il contatto con gli amici, e nel voler comprendere cosa le sta accadendo. Queste sono risorse preziose, perché indicano che, nonostante la sofferenza, lei sta cercando attivamente di reagire e di riprendere in mano la sua vita. Quando si vive un periodo di ansia forte e prolungata, la mente tende a proiettare la paura su ogni cosa, anche su quelle che prima apparivano normali, come uscire o semplicemente fare progetti. È come se la paura avesse “invaso” lo spazio mentale e ogni sensazione fisica o emozione intensa venisse letta come pericolosa. Ma ciò che le sta accadendo non la definisce: è una fase di vulnerabilità, non un difetto del suo modo di essere. L’esperienza che racconta della vacanza “a sorpresa” sembra essere stata la miccia che ha fatto esplodere qualcosa che, dentro, era già in tensione da tempo. Spesso l’ansia non nasce solo da un evento, ma dal modo in cui quel momento tocca zone sensibili della nostra storia. Nel suo caso, la sensazione di non avere pieno controllo sulle situazioni e la paura di non essere pronto a fronteggiarle possono aver riattivato vecchie paure di inadeguatezza e di perdita di sicurezza. È importante riconoscere che questi vissuti non sono un fallimento, ma segnali di una mente che ha bisogno di ritrovare fiducia nelle proprie capacità di gestire il mondo. Anche se oggi l’ansia la accompagna quotidianamente, la cosa più importante è che non si sta isolando del tutto, continua a mantenere legami, e sta facendo passi concreti per affrontare le sue difficoltà. Ogni volta che sceglie di andare a scuola, anche se per poco, o che decide di uscire con gli amici, sta già facendo terapia dentro la vita quotidiana. Non servono gesti eclatanti: la guarigione passa attraverso la continuità dei piccoli atti di fiducia verso se stesso. Può essere d’aiuto imparare a guardare all’ansia non come a un nemico da eliminare, ma come a una parte di sé che chiede ascolto. È un’emozione che, seppur fastidiosa e spaventosa, nasce per proteggerla da qualcosa che percepisce come pericolo. Imparare a comprenderne i segnali, a osservarla senza giudizio, e a darle meno potere sulle proprie giornate, è un processo che richiede tempo e pazienza, ma che porta risultati duraturi. Sta già lavorando con impegno su se stesso e ha accanto una professionista che la sta aiutando nel modo giusto. Il fatto che si stia raccontando e chieda un confronto è un ulteriore passo di coraggio: significa che vuole capire e guarire, non semplicemente “tornare come prima”, ma diventare più consapevole di sé e delle proprie fragilità. Questo percorso, anche se faticoso, può davvero aiutarla a costruire un senso di fiducia più profondo e stabile nel tempo. Resto a disposizione. Dott. Andrea Boggero
Dott. Damiano Maccarri
Psicologo, Psicologo clinico
Milano
Gentilissimo,
Ho letto con attenzione il suo sfogo e ho notato che, nonostante la sua richiesta sia più lunga dela media, non ha mai accennato ai motivi veri per cui potrebbe sentire ansia. Non si è aperto. Questa non è una critica, anzi è un'osservazione su un elemento molto importante della problematica d'ansia: la paura di essere sbagliato, di essere non all'altezza della situazione. Allora ci si chiude; se viene richiesta apertura, si gira intorno al problema, la si prende "alla larga".
Consideri che l'aiuto psicologico non è mai una forzatura. È un processo che porta a mettersi in discussione, a maturare un senso critico di sé, ponderando sia l'eccessiva superbia da una parte, sia la bassa autostima dall'altra. Quando troverà la strada giusta per aprirsi meglio con la sua psicologa, per "guardarsi dall'esterno" magari con altri occhi, allora il percorso du superamento dell'ansia potrà giovarne.

Le auguro tutto il meglio, in bocca al lupo
Dott. Maccarri
Salve , mi spiace molto per quello che stai vivendo.
Suggerirei di continuare a dare spazio e ad approfondire il percorso con la professionista che ti sta seguendo e con il medico di base.
Nel caso in cui dovessi avere delle perplessità sentiti pure libero di fare qualsiasi domanda o di esporre ogni dubbio alla collega.
Buone cose, dott.Marziani
Dott.ssa Giulia Casole
Psicologo, Psicologo clinico
Roma
Salve. Ho letto con grande attenzione il suo percorso, che descrive con una lucidità e una consapevolezza davvero notevoli, specialmente per la sua giovane età. Questo in sé è un segno di forza e non di debolezza.
​Lei sta attraversando un periodo estremamente doloroso e destabilizzante, e capisco profondamente la necessità di sfogarsi e sentirsi ascoltato. È un momento in cui il corpo e la mente le stanno chiedendo di fermarsi e prestare attenzione a un malessere che ha radici lontane. La cosa più importante da riconoscere è che lei sta già facendo tutto il necessario per superare questo momento: è in terapia con una professionista di cui si fida e sta cercando attivamente di reintrodurre elementi di stabilità (la scuola serale, il mantenimento dei rapporti sociali).
​La sua storia è un intreccio di cambiamenti significativi e traumi emotivi, gestiti e poi repressi: il disagio scolastico precoce, il ritiro sociale, i lutti vissuti in un periodo di ribellione emotiva, e la drastica esperienza della dieta che ha coinvolto il suo corpo e la sua immagine. Tutti questi eventi non spariscono; spesso si accumulano e si manifestano come "stress" o, nel suo caso, come un'ansia acuta che lei descrive come un potente attacco di panico a luglio.
​L'attacco di ansia potente che ha scatenato lo stato ansioso attuale non è stato causato dalla vacanza in sé, ma la sorpresa di sua madre ha agito come un potente attivatore emotivo, rompendo l'equilibrio precario che lei aveva costruito nella sua "zona di comfort" (casa, videogiochi, amici selezionati). La sua psicologa ha colto un punto cruciale: l'ansia che la blocca e che lei aveva etichettato come "pigrizia" è, molto probabilmente, una manifestazione di una profonda insicurezza e sfiducia nelle sue capacità di affrontare il mondo esterno e le sue richieste. L'isolamento prolungato le ha impedito di sviluppare pienamente la fiducia nelle sue risorse per gestire l'imprevisto e il cambiamento, rendendo l'uscita dalla routine un evento minaccioso.
​È assolutamente corretto che la sua psicologa si concentri sul percorso piuttosto che sulla "diagnosi" o sull'etichetta. Una diagnosi è uno strumento clinico, ma a livello terapeutico rischia di fissare una persona in una condizione, mentre il suo obiettivo è il cambiamento e la crescita. Lei è in un momento di ricostruzione.
​Il fatto che, nonostante il forte disagio e la perdita di peso, lei sia ancora in grado di uscire con gli amici e si stia sforzando di frequentare la scuola serale, dimostra una resilienza e una motivazione al cambiamento che sono la base della sua ripresa. Continui con la terapia con questa stessa dedizione. Affronti lo Xanax come un aiuto momentaneo per abbassare il livello di allarme, permettendo così alla terapia psicologica di essere più efficace. Si fidi del processo in atto: sta affrontando anni di difficoltà in pochi mesi e questo richiede tempo, pazienza e molta auto-compassione.
Dott.ssa Alice Carbone
Psicologo, Psicologo clinico
Roma
Buon pomeriggio, mi dispiace per questa forte ansia che sta sperimentando. Questi anni devono essere stati molto difficili e dolorosi per lei. E' importante che la somministrazione di psicofarmaci sia regolata da uno psichiatra, quindi in accordo con la sua psicologa, può contattarne uno e discutere della terapia con lo xanax. Può essere anche utile confrontarsi con la sua psicologa in merito al desiderio di avere altri pareri, per riflettere insieme sul percorso che sta facendo. Le auguro un buon pomeriggio, un caro saluto. Dott.ssa Alice Carbone
Buonasera, riconosco la complessità della fase di vita che sta attraversando, la ringrazio per la sincerità e la trasparenza con cui ha scelto di raccontarsi, non è un gesto semplice, richiede molta forza.
Il mio suggerimento è di dare continuità al percorso psicoterapeutico che ha intrapreso. Prima di valutare un’eventuale interruzione, è importante confrontarsi con il/la proprio/a psicoterapeuta per decidere insieme i passi da compiere e costruire gradualmente l’andamento della terapia.
Le suggerisco inoltre di avere fiducia in sé e nel percorso che sta seguendo, lo stare meglio e i miglioramenti si costruiscono gradualmente, e anche qualche eventuale regressione può far parte del cammino. Qualora fosse necessario rivedere la terapia farmacologica, le consiglio di parlarne con uno psichiatra, poiché si tratta di un ambito che va oltre le competenze del medico di base.
Rimango a disposizione per ogni eventuale dubbio o domanda,
Dott.ssa Carlotta Degli Esposti
Dott.ssa Elena Dati
Psicologo, Psicologo clinico
Crema
Buongiorno,
la ringrazio per aver condiviso la sua storia con tanta sincerità e profondità. Dal suo racconto emerge chiaramente quanta consapevolezza abbia sviluppato negli anni e quanto impegno stia mettendo per comprendere meglio se stesso e affrontare ciò che le crea difficoltà. Ha attraversato momenti complessi, segnati da cambiamenti importanti, perdite, isolamento e periodi di forte ansia, ma anche da una grande capacità di riflettere e di rimettersi in gioco, come dimostra la scelta di riprendere la scuola e di proseguire il percorso psicologico.
È comprensibile che dopo l’esperienza intensa dell’estate e il ritorno di sensazioni di ansia, lei si senta provato: il corpo e la mente, quando vivono a lungo sotto stress, hanno bisogno di tempo per ritrovare equilibrio e sicurezza. È un cammino graduale, fatto di piccoli passi, e il fatto che lei stia mantenendo i contatti sociali, si stia impegnando a frequentare la scuola e segua le indicazioni della sua terapeuta sono segnali molto positivi.
Continui a darsi credito per ciò che sta facendo: sta affrontando con coraggio qualcosa che la spaventa, e questo è già un risultato importante. Con il supporto della sua psicologa, potrà continuare a lavorare sulle sue insicurezze e sulla fiducia in sé stesso, costruendo pian piano una maggiore stabilità interiore.
Resto a disposizione,
un caro saluto
Dott.ssa Elena Dati
Dott.ssa Marta Vanola
Psicologo, Psicologo clinico
Abbiategrasso
Caro ragazzo,
grazie per aver condiviso con tanta sincerità la tua storia. Hai attraversato anni complessi, con cambiamenti, perdite e momenti di grande solitudine, ma anche con tanto impegno nel prenderti cura di te — lo dimostra il fatto che hai cercato aiuto e continui la terapia con costanza.
L’ansia spesso nasce proprio dove abbiamo imparato a proteggerci troppo: dalle paure, dalle delusioni, dalle novità. Non è un segno di debolezza, ma la prova che il tuo corpo e la tua mente stanno cercando un nuovo equilibrio.
Continua a dare fiducia al percorso con la tua psicologa e ai piccoli passi che stai facendo: tornare a scuola, uscire con gli amici, accettare anche i giorni difficili. Stai già lavorando nella direzione giusta, e il fatto che tu riesca a parlarne apertamente è un segno di grande forza e consapevolezza.
Abbi pazienza con te stesso: la guarigione non è una corsa, ma un cammino fatto di scoperte e di cura. Cordialmente Dott.ssa Marta Vanola
Caro utente,
il tuo racconto è lungo, intenso, pieno di cambiamenti, ferite, tentativi, cadute e riprese. Ciò che più colpisce non è l’ansia in sé, ma la storia profondissima che ci sta dietro: un percorso fatto di passaggi bruschi, perdite improvvise, isolamento, pressioni interne, paure mai davvero elaborate. Ogni pezzo della tua esperienza sembra essersi depositato dentro di te lentamente, fino a creare quel terreno fragile che oggi senti sotto i piedi.
Non c’è nulla di “strano” in ciò che provi. Il tuo corpo, la tua mente, le tue emozioni stanno semplicemente restituendo tutto ciò che negli anni non ha avuto spazio per essere capito e digerito. La sensazione di non riuscire più a reggere, l’ansia che esplode senza preavviso, lo stomaco che si chiude, il terrore di certe situazioni… non sono segni di debolezza. Sono segnali che la tua psiche sta cercando di riorganizzarsi dopo anni in cui ha dovuto andare avanti senza riuscire davvero a fermarsi.
Il periodo delle scuole, il passaggio brusco in un ambiente nuovo, l’isolamento imposto dal Covid, i lutti in famiglia, il ritiro, la dieta drastica, il rapporto col tuo corpo, i capelli, la perdita delle routine, il sentirti fuori posto… tutto questo ha costruito in te un senso di insicurezza profonda, nato non da un singolo evento ma da un accumulo.
L’episodio di quest’estate non è stato la causa: è stato il momento in cui tutto ciò che era stato messo da parte è venuto a galla. Non stavi vivendo qualcosa di nuovo: stavi “sentendo” per la prima volta davvero, senza filtri.
E in tutto questo, c’è una cosa importante:
non ti sei mai arreso.
Hai cercato aiuto.
Hai ripreso la terapia.
Sei tornato a scuola, anche se poco alla volta.
Esci con gli amici, anche quando ti fa paura.
Scrivi qui per farti sentire.
Questo non è il comportamento di qualcuno che sta perdendo la battaglia: è il comportamento di qualcuno che sta lottando con tutte le sue forze per trovare un modo diverso di stare al mondo.
La tua psicologa ti sta guidando con grande attenzione: la scelta di non darti un’etichetta non è una mancanza, ma una protezione. Le diagnosi servono ai professionisti per orientarsi, non sempre servono alla persona che sta vivendo un dolore. Tu non sei una diagnosi: sei un ragazzo che porta con sé anni di fatica emotiva e che oggi finalmente sta cercando un modo per liberarsene.
Il fatto che lei non abbia ancora parlato di psichiatra non significa che tu “sia grave o meno”: significa che vede in te risorse, movimento, capacità di lavorare su di te. E questo è un ottimo segno.
Anche l’uso dello Xanax, in questa fase, può aiutare a contenere la parte più acuta dell’ansia mentre fai un lavoro più profondo in terapia. Non è una soluzione, ma un supporto temporaneo per dare un po’ di fiato alla tua mente.
Quello che stai vivendo ora è un punto di crisi, non una condanna.
Una mente che ha sofferto tanto e a lungo, quando finalmente trova un varco per farsi sentire, spesso esplode. Ma quell’esplosione è anche una possibilità: il momento in cui qualcosa dentro ti chiede di essere finalmente compreso.
È comprensibile essere spaventato.
È comprensibile essere stanco.
È comprensibile non riconoscersi.
Ma ciò che stai facendo — continuare la terapia, cercare di andare a scuola, mantenere i legami con gli amici, chiedere aiuto — mostra che dentro di te c’è una parte forte, viva, che non vuole lasciarti andare.
La strada è lunga, ma non sei più solo come lo eri anni fa.
Stai finalmente mettendo ordine nella tua storia.
Con cura,
dott.ssa Raffaella Pia Testa
Dott. Edoardo Bonsignori
Psicologo, Psicologo clinico
Cascina
Grazie per aver condiviso la tua storia con tanta sincerità. Si sente quanto tu stia cercando di capire te stesso e di riprendere equilibrio dopo anni complessi.
L’ansia che vivi non è solo un sintomo, ma il modo in cui il tuo sistema mente-corpo sta cercando di riassestarsi dopo tanti cambiamenti: il passaggio di scuola, la pandemia, i lutti, l’isolamento. Ogni evento ha richiesto un adattamento, e oggi il tuo corpo ti sta semplicemente segnalando che ha bisogno di sicurezza e stabilità.
Hai colto un punto fondamentale: il problema non è la “pigrizia”, ma la sfiducia in te stesso che si è costruita nel tempo. Tornare a scuola, anche solo per poche ore, è già un passo concreto per ritrovare fiducia e autonomia.
È molto positivo che tu abbia amici con cui puoi parlare liberamente: le relazioni autentiche sono una risorsa potente contro l’ansia, perché ci ricordano che non siamo soli.
L’episodio della vacanza organizzata da tua madre sembra aver toccato proprio il tema del controllo sentirsi messi di fronte a qualcosa deciso da altri può riattivare vecchie paure. Lavorare su come riprendere in mano le tue scelte sarà un passo importante del percorso.
La tua psicologa sembra stia procedendo bene: evitare un’etichetta diagnostica ti aiuta a non identificarti con un disturbo, ma a guardare alla tua storia nel suo insieme. Lo Xanax può essere un supporto temporaneo, ma il vero cambiamento nasce dal lavoro che stai già facendo su di te.
In tutto ciò, si vede che hai una grande capacità di riflessione e resilienza: stai affrontando la tua ansia con coraggio, nonostante la paura. Ogni piccolo passo come andare a scuola, uscire con gli amici, chiedere aiuto è un segno che ti stai muovendo nella direzione giusta.
Caro R., comprendo la fatica che stai vivendo e il bisogno profondo di essere ascoltato e accolto. Le tue parole esprimono la ricerca di uno spazio sicuro in cui poter dare senso alle emozioni contrastanti e ricomporre le parti di te che oggi sembrano sfuggire.
Condivido l’idea di non ridurre la tua esperienza a una classificazione: ogni persona è unica, e ciò che percepisci come frammentazione può essere visto come un movimento del tuo sistema interno che tenta di ritrovare equilibrio. L’ansia che senti non è solo un ostacolo, ma anche un segnale di cambiamento, un indicatore che il tuo sistema sta cercando nuove forme di organizzazione.
Questo percorso non va affrontato da solo: sarà importante lasciarti accompagnare da mani esperte e da un contesto terapeutico capace di accogliere la tua complessità e sostenere gradualmente il processo di trasformazione.
Ti auguro di cuore di poter trovare in questo cammino nuove possibilità di integrazione e crescita.
Dott.ssa Susanna Minaldi
Psicologo, Psicologo clinico
Cantù
Buongiorno,
quello che sta vivendo è comprensibilmente molto faticoso, e dalle sue parole emerge quanto abbia dovuto affrontare negli ultimi anni: cambiamenti scolastici, lutti, isolamento, preoccupazioni per il corpo, ansia accumulata.
Non è strano che a un certo punto tutto questo sia “esploso” in un forte attacco d’ansia.
La cosa importante è che lei non è rimasto da solo: ha ripreso la terapia, sta cercando di tornare a scuola, continua a mantenere i contatti con i suoi amici e sta facendo tutto ciò che può, passo dopo passo.
Questo racconta di una grande forza, anche se ora non la percepisce.
Le difficoltà che sente non parlano di “pigrizia” o debolezza, ma di una forte insicurezza maturata dopo anni di blocchi e paure.
Ed è proprio questo che la psicoterapia la sta aiutando ad affrontare.
Nonostante la sofferenza, lei si sta muovendo nella direzione giusta: chiede aiuto, affronta le situazioni, prova a riorganizzare la sua vita. Con continuità e sostegno, può davvero tornare a stare meglio.

Cordiali saluti.
Dott.ssa Susanna Minaldi
Buongiorno,
la ringrazio davvero per aver condiviso una parte così intensa e vulnerabile della sua storia. Dalle sue parole emerge un percorso lungo, complesso e faticoso, vissuto spesso con la sensazione di dover affrontare tutto da solo. Eppure, nonostante le difficoltà, c’è in lei una determinazione importante: continua a chiedere aiuto, a farsi domande, a cercare di capire cosa le accade. Questo è un segnale di grande forza, anche se forse in questo momento lei si sente fragile e stanco.

Il suo corpo e la sua mente hanno attraversato anni di cambiamenti, pressioni, lutti, isolamento, interruzioni nel percorso scolastico, periodi di forte disagio fisico ed emotivo. Tutti questi elementi, messi insieme, possono aver contribuito a creare quella sensazione di ansia che oggi le sembra così difficile da controllare. Non è qualcosa che nasce dal nulla: è la risposta di una mente che è rimasta troppo a lungo da sola nel gestire paure, incertezze, aspettative e momenti traumatici.

L’attacco d’ansia che ha avuto questa estate è stato probabilmente la goccia che ha fatto traboccare un vaso pieno da anni. E il fatto che lei ora stia soffrendo non significa che sta “regredendo” o che sta perdendo il controllo: significa che la sua mente sta chiedendo attenzione, cura, continuità.

Ciò che sta facendo con la sua psicologa è prezioso. Lei sta già lavorando sulla radice del problema: non una singola situazione scatenante, ma insicurezze e timori che si sono formati nel tempo. E il fatto che lei sia tornato a chiederle aiuto, che si sia rimesso in gioco con la scuola serale, che non abbia interrotto la relazione con i suoi amici, sono segnali molto importanti. Quando c’è ansia, continuare a muoversi verso la vita è una delle cose più difficili in assoluto. Lei ci sta riuscendo.

È normale avere giorni sì e giorni no. È normale che a volte la paura la fermi. Non è un fallimento: è parte del processo di guarigione.

È comprensibile anche il fatto che il suo corpo risponda con nausea, calo dell’appetito, dimagrimento. L’ansia intensa può avere effetti molto forti sul sistema corporeo, soprattutto quando si trascina per mesi. Con il tempo, e con un lavoro stabile e graduale, questi sintomi tendono a ridursi.

La sua psicologa sta valutando con attenzione quali sono i passi più adeguati e sta procedendo con cautela, rispettando i suoi tempi. Il supporto farmacologico lieve che le è stato prescritto dal medico può essere un aiuto momentaneo per ridurre la tensione fisiologica; se mai in futuro ci sarà bisogno di un consulto psichiatrico, sarà qualcosa che verrà discusso insieme, con calma, non come una bocciatura del percorso, ma come un possibile sostegno in più. Non è detto che servirà.

Quello che conta, oggi, è che lei non è fermo. Sta agendo, sta chiedendo aiuto, sta cercando di costruire qualcosa di diverso. E questo ha un valore enorme.

La sua storia non parla di debolezza, ma di un ragazzo che ha dovuto crescere in fretta, spesso senza strumenti, e che ora sta finalmente provando a prendersi cura di sé. È un cammino difficile, ma non è un cammino senza speranza. Con il tempo, con continuità e con il sostegno giusto, l’ansia può diventare molto più gestibile di quanto oggi le sembri.

Se sente il bisogno di un ulteriore confronto su qualche punto, può scrivere senza problemi.

Le auguro davvero di ritrovare gradualmente un senso di respiro e stabilità.
Dott.ssa Laura Lanocita
Psicologo, Psicologo clinico
Milano
Capita che, dopo anni in cui ci si abitua a sopravvivere più che a vivere, un singolo evento faccia crollare gli equilibri precari che tenevano insieme ansia, evitamento e adattamenti costruiti nel tempo. Nel suo racconto emerge con grande chiarezza un filo che collega molte tappe della sua vita: cambi di scuola vissuti come travolgenti, periodi di ritiro, il corpo che ha risposto allo stress con il cibo, il peso, i capelli, e infine l’attacco improvviso di luglio, come se tutto ciò che era rimasto sospeso avesse trovato un varco per tornare a galla. Lei dà per scontato che il problema sia “l’ansia”, ma ciò che descrive mostra un funzionamento diverso: quando si trova davanti a ciò che comporta un passo verso l’autonomia, qualcosa si stringe, si blocca, come se il mondo esterno pretendesse da lei più di quanto sente di poter dare. La sua storia suggerisce che questo blocco non è pigrizia né debolezza, ma una difficoltà profonda nel fidarsi — degli altri e di sé — maturata in anni di isolamento, di paure non dette e di esperienze di perdita emotivamente rimaste sospese, forse proprio perché all’epoca non poteva sentirle. È significativo che lei continui a uscire, a cercare i suoi amici, a provare ad andare a scuola: questo indica che il suo desiderio di riprendere il proprio posto nella vita è ben più forte della paura. A volte il sintomo nasce proprio dove il soggetto tenta di crescere, di uscire da una posizione ormai stretta: mette alla prova, disturba, ma allo stesso tempo segnala un punto importante da ascoltare, un limite che non va aggirato ma compreso. Nel lavoro che offro, l’attenzione è rivolta proprio a questi nodi: ciò che oggi la blocca è spesso legato a una storia che non ha ancora trovato le parole giuste, e quando si dà voce a ciò che fino a ieri si era chiuso, qualcosa può finalmente allentarsi. Una delle prerogative di questo approccio è accompagnare la persona nel riconoscere la radice del proprio disagio senza ridurla a una diagnosi, restituendo la possibilità di riorientarsi e di non vivere la propria ansia come un destino.
Se lo desidera, può contattarmi: troverà uno spazio riservato e accogliente, dove ogni passaggio potrà essere ascoltato senza giudizio e dove il suo percorso potrà prendere forma secondo il suo ritmo. Le auguro di cuore di continuare passo dopo passo.
Un caro saluto, dottoressa Laura Lanocita.
Dott. Vincenzo Capretto
Psicologo, Psicologo clinico
Roma
Ciao,
ho letto ogni riga di quello che hai scritto e davvero… si sente tutta la fatica, la confusione, la paura che ti porti dietro da anni. Ma si vede anche una cosa importantissima: tu stai lottando, e non hai mai smesso.
Quello che hai vissuto – cambi di scuola, isolamento, lutti, pandemia, dieti drastiche, malesseri fisici, ansia improvvisa – è tantissimo per chiunque. Non c’è niente di “sbagliato” in te: ci sono solo esperienze che hanno lasciato segni profondi, e che oggi stanno bussando tutte insieme.
L’attacco d’ansia di luglio non è nato dal nulla: è stato come se, dopo anni a tenere tutto dentro, il tuo corpo avesse detto “adesso basta, ho bisogno di aiuto”.
E tu quell’aiuto lo stai cercando: sei tornato in terapia, ti stai rimettendo in gioco con la scuola, continui a vedere i tuoi amici, provi anche quando hai paura. Questa è forza, non debolezza.
La tua psicologa ti sta guidando bene: non ti sta dando etichette, ti sta aiutando a ritrovare sicurezza, un passo alla volta, e ti ha accompagnato a sistemare ciò che ti permette di ripartire davvero. E tu, in tutto questo, stai facendo la parte più dura: ci stai mettendo presenza, coraggio e impegno.
Capisco la perdita di peso, lo stomaco chiuso, le notti più tranquille del giorno: quando si vive un’ansia forte il corpo reagisce così, non è un capriccio e non è pigrizia. È un sistema che si difende.
Ma in quello che scrivi c’è anche un segnale fondamentale:
non ti stai isolando, non stai rinunciando alla vita, non stai mollando.
Anzi, stai cercando di riprenderti proprio ciò che l’ansia ha cercato di portarti via.
Questo momento fa paura, sì. Ma non è la fine di niente:
è l’inizio di una ricostruzione.
Continua a seguire il percorso con la tua psicologa, continua a muoverti anche quando è difficile, e ricordati questo: non stai andando indietro. Stai andando avanti in un modo nuovo, più consapevole, più vero.
E soprattutto… non sei solo.

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