Salve, scrivo qui perchè da vari mesi ho dei problemi in famiglia che mi creano vari momenti di ansi
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Salve, scrivo qui perchè da vari mesi ho dei problemi in famiglia che mi creano vari momenti di ansia e preoccupazione. Sono Giulia, ho 21 anni e vivo con mia madre. I miei genitori si sono separati quando ero piccola e mio padre da allora non è più presente nella mia vita. Mia madre a partire dal 2018 ha avuto vari problemi di salute che l'hanno portata a non poter più lavorare e non esce spesso (non ha veri momenti di svago). Mia sorella invece si è trasferita in un'altra città da molti anni per lavoro. Io studio all'università e nei fine settimana lavoro come cameriera. Mia madre non ha molta pazienza e diventa facilmente irascibile poichè cerca di sfogare il suo disagio ma le cose sono peggiorate dall'estate scorsa. A luglio mi sono fidanzata con un ragazzo, è la mia prima relazione seria, lui è una brava persona e mi rende felice. Ultimamente mia madre si arrabbia se passo troppo tempo con lui (dormo da lui due giorni a settimana, gli altri giorni stiamo insieme solo se abbiamo tempo e non più di due ore). Ogni volta che rientro a casa è infastidita o arrabbiata. È arrivata a dirmi che non penso più alla mia famiglia e ho perso tutti i valori che mi ha trasmesso. Inoltre, pensa che la stia trascurando, che non penso più ai suoi problemi di salute e che la casa è diventata una prigione. Non sono mai stata una persona che esce tanto quindi negli anni ho passato molto tempo a casa con lei e forse non è abituata. Io non ho mai pensato queste cose e, dato che lei è sempre stata la persona con cui parlavo per avere un consiglio, sapere che pensa queste cose mi crea confusione e molti dubbi e, ogni tanto, mi fa pensare che mi stia manipolando emotivamente. Non capisco se sto facendo la cosa giusta ma lei ha paura di perdermi o se effettivamente sto sbagliando io senza rendermene conto.
Ciao Giulia, ti confermo che, probabilmente senza volerlo, hai compreso che c'è una manipolazione emotiva in atto. È difficile dire dalla tua descrizione se stai sbagliando qualcosa: sarebbe necessario capire come ti comporti tu in alcuni esempi specifici e come si comporta tua mamma, avere un quadro più chiaro delle vostre dinamiche relazionali e se c'è uno dei due che sbaglia o se l'errore proviene da entrambe. Tuttavia, anche nel caso fosse lei a manipolarti, credo che tu debba imparare a gestire la situazione perché forse, a causa delle condizioni effettive in cui si trova lei, a causa della sua storia personale e delle difficoltà che sta attraversando, non si possa biasimare. In ogni caso, non è giusto che sia tu ad esserne colpita - e non è giusto che lei metta in atto dei ricatti del genere. Penso che sia effettivamente preoccupata che tu possa "andartene" come se ne sono andati il papà e la sorella, ognuno a vivere la sua vita. Penso che sia ragionevole pensare che, essendole rimasta solo tu, lei abbia paura di perdere tutti, di essere lasciata da sola, e stia reagendo nel modo sbagliato perché non sa come gestire la situazione. Per una donna, affrontare la solitudine è forse più impegnativo che per un uomo, posto che c'è sempre un limite di sopportazione per tutti. Avrei una domanda da farti: come sai che lei pensa che la stai trascurando? È una tua opinione oppure te lo ha detto? Con i miei più cordiali saluti, dott. Maccarri
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Gentile Utente, Lei è molto lucida nel comprendere ciò che sta accadendo ( ... mi stia manipolando emotivamente ...) e, soprattutto, ha compreso la situazione emotiva di sua Madre (... Lei ha paura di perdermi ...). Riesce a dire la sua verità a sua Madre? Quale emozione sente nel pensare alla salute di sua Madre? Lei ha paura di perdere sua Madre? Lei ha diritto ad avere una sua Vita? Lei è una figlia e non ha chiesto a nessuno di venire al mondo; non ha responsabilità per la salute di sua Madre e, per quanto condivisibile e comprensibile, c'è un tempo per lavorare, un tempo per aiutare coloro che amiamo ed un tempo da dedicare a Noi stessi. Grazie.
Giulia, quello che stai vivendo è davvero pesante e sei stata molto chiara nel raccontarlo.
Non stai facendo nulla di sbagliato. Stai facendo una cosa naturale: crescere, costruire spazi tuoi, innamorarti, avere una vita fuori da casa. Questo non è abbandonare tua madre, è diventare adulta.
Da quello che descrivi, tua madre sembra molto sola e sofferente, e probabilmente ha paura di “perderti”. Quando una persona sta male e si sente sola, può reagire con rabbia, accuse e senso di colpa verso chi ama. Questo non ti rende cattiva, e non significa che tu stia mancando di rispetto o di amore verso di lei.
È comprensibile che tu sia confusa: per anni è stata il tuo punto di riferimento, e ora ti rimanda l’idea che stai “sbagliando”. Ma voler bene a qualcuno non significa rinunciare alla propria vita.
Non suona come manipolazione consapevole, quanto piuttosto come paura e dolore che lei non sa gestire. Questo però non ti obbliga a rinunciare al tuo spazio, ai tuoi affetti, alla tua relazione.
È possibile volerle bene e mettere dei confini sani. E non è egoismo, stai facendo quello che puoi in una situazione complessa.
Un saluto
Non stai facendo nulla di sbagliato. Stai facendo una cosa naturale: crescere, costruire spazi tuoi, innamorarti, avere una vita fuori da casa. Questo non è abbandonare tua madre, è diventare adulta.
Da quello che descrivi, tua madre sembra molto sola e sofferente, e probabilmente ha paura di “perderti”. Quando una persona sta male e si sente sola, può reagire con rabbia, accuse e senso di colpa verso chi ama. Questo non ti rende cattiva, e non significa che tu stia mancando di rispetto o di amore verso di lei.
È comprensibile che tu sia confusa: per anni è stata il tuo punto di riferimento, e ora ti rimanda l’idea che stai “sbagliando”. Ma voler bene a qualcuno non significa rinunciare alla propria vita.
Non suona come manipolazione consapevole, quanto piuttosto come paura e dolore che lei non sa gestire. Questo però non ti obbliga a rinunciare al tuo spazio, ai tuoi affetti, alla tua relazione.
È possibile volerle bene e mettere dei confini sani. E non è egoismo, stai facendo quello che puoi in una situazione complessa.
Un saluto
Carissima Giulia,
capisco la tua confusione e la tua agitazione nel percepire tua madre non più come supporto e sostegno, ma come colei che è ostile al tuo cambiamento di vita. Credo, infatti che il problema stia proprio questo. Sei molto giovane e stai sperimentando un amore più duraturo che ti fa stare bene ed è assolutamente giusto che tu lo possa vivere a pieno. Probabilmente tua madre, per le sue fragilità si sta accorgendo che, oggi, hai altre priorità e teme "di perderti", come hai accennato. Sarebbe superficiale e poco professionale, da parte mia, limitarmi a spingerti a vivere la tua vita. Per tanto ti consiglio di rivolgerti ad un terapeuta, per aiutarti ad analizzare meglio la situazione con tua madre e a gestire la tua ansia per trovare un approccio relazionale diverso con lei. Non sono da escludere, in un secondo momento, degli incontri di "coppia" tra te e tua mamma, qualora fosse disponibile. Potrebbe essere un modo per potervi confrontare in uno spazio sicuro e obiettivo, parlandovi apertamente e capire insieme al terapeuta le dinamiche del vostro rapporto.
Ti auguro di ritrovare la tua serenità.
Un caro saluto.
capisco la tua confusione e la tua agitazione nel percepire tua madre non più come supporto e sostegno, ma come colei che è ostile al tuo cambiamento di vita. Credo, infatti che il problema stia proprio questo. Sei molto giovane e stai sperimentando un amore più duraturo che ti fa stare bene ed è assolutamente giusto che tu lo possa vivere a pieno. Probabilmente tua madre, per le sue fragilità si sta accorgendo che, oggi, hai altre priorità e teme "di perderti", come hai accennato. Sarebbe superficiale e poco professionale, da parte mia, limitarmi a spingerti a vivere la tua vita. Per tanto ti consiglio di rivolgerti ad un terapeuta, per aiutarti ad analizzare meglio la situazione con tua madre e a gestire la tua ansia per trovare un approccio relazionale diverso con lei. Non sono da escludere, in un secondo momento, degli incontri di "coppia" tra te e tua mamma, qualora fosse disponibile. Potrebbe essere un modo per potervi confrontare in uno spazio sicuro e obiettivo, parlandovi apertamente e capire insieme al terapeuta le dinamiche del vostro rapporto.
Ti auguro di ritrovare la tua serenità.
Un caro saluto.
Da quello che racconti emergono due aspetti distinti:
- Tua madre sta vivendo un forte senso di fragilità.
- La malattia, l’isolamento, la perdita del lavoro e la solitudine possono far sentire una persona vulnerabile, spaventata e dipendente dal legame con la figlia.
In questi casi è frequente che ogni cambiamento, come l’inizio della tua relazione, venga percepito come un rischio di “perdere” la propria base di sicurezza.
La sua irritabilità non parla di te, ma della sua paura.
Il tuo bisogno di autonomia è legittimo.
A 21 anni è normale voler investire nel proprio percorso affettivo, universitario, sociale. Dormire due giorni a settimana dal tuo ragazzo ed essere impegnata con studio e lavoro non significa trascurare la famiglia: significa crescere.
Il problema nasce quando la tua autonomia entra in conflitto con il bisogno di tua madre di sentirti sempre disponibile.
Il punto centrale è questo: tu non stai sbagliando a vivere la tua vita, ma tua madre potrebbe interpretare la tua crescita come un abbandono, perché è in una fase di forte fragilità emotiva.
E questo può portarla, anche involontariamente, ad usare un linguaggio che fa leva sul senso di colpa, più per esprimere il suo disagio che per descrivere la realtà.
Per te, però, è importante proteggere due elementi fondamentali:
- La tua crescita personale e affettiva, che non può essere messa in pausa per compensare la sofferenza di un genitore;
- Un confine sano, che non è rifiuto, ma una forma di protezione sia per te che per lei.
Tu non stai sbagliando. Stai attraversando un passaggio delicato, in cui devi imparare a mantenere la relazione con tua madre senza rinunciare alla tua vita.
La crescita non è mai una mancanza di amore: è un cambiamento nei modi in cui l’amore si esprime.
- Tua madre sta vivendo un forte senso di fragilità.
- La malattia, l’isolamento, la perdita del lavoro e la solitudine possono far sentire una persona vulnerabile, spaventata e dipendente dal legame con la figlia.
In questi casi è frequente che ogni cambiamento, come l’inizio della tua relazione, venga percepito come un rischio di “perdere” la propria base di sicurezza.
La sua irritabilità non parla di te, ma della sua paura.
Il tuo bisogno di autonomia è legittimo.
A 21 anni è normale voler investire nel proprio percorso affettivo, universitario, sociale. Dormire due giorni a settimana dal tuo ragazzo ed essere impegnata con studio e lavoro non significa trascurare la famiglia: significa crescere.
Il problema nasce quando la tua autonomia entra in conflitto con il bisogno di tua madre di sentirti sempre disponibile.
Il punto centrale è questo: tu non stai sbagliando a vivere la tua vita, ma tua madre potrebbe interpretare la tua crescita come un abbandono, perché è in una fase di forte fragilità emotiva.
E questo può portarla, anche involontariamente, ad usare un linguaggio che fa leva sul senso di colpa, più per esprimere il suo disagio che per descrivere la realtà.
Per te, però, è importante proteggere due elementi fondamentali:
- La tua crescita personale e affettiva, che non può essere messa in pausa per compensare la sofferenza di un genitore;
- Un confine sano, che non è rifiuto, ma una forma di protezione sia per te che per lei.
Tu non stai sbagliando. Stai attraversando un passaggio delicato, in cui devi imparare a mantenere la relazione con tua madre senza rinunciare alla tua vita.
La crescita non è mai una mancanza di amore: è un cambiamento nei modi in cui l’amore si esprime.
Gentile Giulia, da quanto racconta, quello che emerge è un forte senso di conflitto tra il desiderio di vivere la Sua vita, con il fidanzato e le attività quotidiane, e la percezione delle aspettative di Sua madre, che da tempo affronta difficoltà di salute e isolamento. Questa tensione genera ansia, senso di colpa e confusione, perché ciò che desidera fare — costruire la propria autonomia, avere relazioni, studiare e lavorare — entra in collisione con le paure e le richieste di chi per anni è stato il Suo punto di riferimento principale.
È comprensibile che si chieda se sta sbagliando o se Sua madre stia esercitando una forma di pressione emotiva: entrambe le sensazioni possono coesistere. Da una parte, è naturale voler rispettare la famiglia e preoccuparsi per i suoi bisogni; dall’altra, è altrettanto normale voler vivere la propria vita, soprattutto all’inizio dell’età adulta, senza sentirsi continuamente in colpa.
Il punto centrale sembra essere il confine tra il prendersi cura di Sua madre e permettersi di avere uno spazio personale, con i propri affetti e la propria libertà. Questa dinamica può creare ansia perché non c’è una “ricetta” semplice: è un equilibrio delicato che richiede di imparare a distinguere ciò che è responsabilità Sua da ciò che invece riguarda le emozioni e le aspettative dell’altro.
Un modo per iniziare a fare chiarezza è osservare come si sente Lei quando passa tempo con il fidanzato e con Sua madre, senza giudicare: ciò che La fa stare bene, ciò che La fa sentire a disagio, e quali emozioni sorgono spontaneamente. Spesso, notare i propri confini emotivi e le proprie necessità è il primo passo per orientarsi in situazioni di conflitto familiare e trovare un equilibrio più sostenibile. Rimango a disposizione, un saluto!
È comprensibile che si chieda se sta sbagliando o se Sua madre stia esercitando una forma di pressione emotiva: entrambe le sensazioni possono coesistere. Da una parte, è naturale voler rispettare la famiglia e preoccuparsi per i suoi bisogni; dall’altra, è altrettanto normale voler vivere la propria vita, soprattutto all’inizio dell’età adulta, senza sentirsi continuamente in colpa.
Il punto centrale sembra essere il confine tra il prendersi cura di Sua madre e permettersi di avere uno spazio personale, con i propri affetti e la propria libertà. Questa dinamica può creare ansia perché non c’è una “ricetta” semplice: è un equilibrio delicato che richiede di imparare a distinguere ciò che è responsabilità Sua da ciò che invece riguarda le emozioni e le aspettative dell’altro.
Un modo per iniziare a fare chiarezza è osservare come si sente Lei quando passa tempo con il fidanzato e con Sua madre, senza giudicare: ciò che La fa stare bene, ciò che La fa sentire a disagio, e quali emozioni sorgono spontaneamente. Spesso, notare i propri confini emotivi e le proprie necessità è il primo passo per orientarsi in situazioni di conflitto familiare e trovare un equilibrio più sostenibile. Rimango a disposizione, un saluto!
Ciao Giulia,
grazie per aver condiviso quello che stai vivendo. Capisco quanto possa essere difficile trovarti tra il desiderio di costruire la tua vita — con l’università, il lavoro e una relazione importante — e il bisogno di tua madre di sentirti presente.
Dalla tua descrizione sembra che tua madre stia vivendo molte paure e fragilità, e che a volte le esprima in modo che ti fa sentire in colpa o in dubbio su te stessa. È comprensibile che questo ti confonda e ti faccia pensare che ci possa essere una forma di pressione emotiva.
È importante ricordare che dedicare tempo alla tua relazione e ai tuoi impegni non significa perdere valori o trascurare la famiglia: significa crescere. Possiamo lavorare insieme per aiutarti a capire meglio i tuoi bisogni, stabilire limiti più equilibrati e comunicare con tua madre senza sentirti sopraffatta.
Se ti va, possiamo approfondire questi aspetti nel nostro percorso.
grazie per aver condiviso quello che stai vivendo. Capisco quanto possa essere difficile trovarti tra il desiderio di costruire la tua vita — con l’università, il lavoro e una relazione importante — e il bisogno di tua madre di sentirti presente.
Dalla tua descrizione sembra che tua madre stia vivendo molte paure e fragilità, e che a volte le esprima in modo che ti fa sentire in colpa o in dubbio su te stessa. È comprensibile che questo ti confonda e ti faccia pensare che ci possa essere una forma di pressione emotiva.
È importante ricordare che dedicare tempo alla tua relazione e ai tuoi impegni non significa perdere valori o trascurare la famiglia: significa crescere. Possiamo lavorare insieme per aiutarti a capire meglio i tuoi bisogni, stabilire limiti più equilibrati e comunicare con tua madre senza sentirti sopraffatta.
Se ti va, possiamo approfondire questi aspetti nel nostro percorso.
Buonasera Giulia, leggevo con attenzione la sua riflessione. Adattarsi ad un cambiamento richiede tempo, pazienza e fiducia nell'altro. Lei e sua madre ne avete fatto già esperienza e ora un altro cambiamento si prospetta. La sua nuova relazione può diventare un'occasione per aprirsi e sembra che la lealtà sia il suo tema. Richiedere un sostegno psicologico in quest'occasione potrebbe essere una risorsa per gestire al meglio la situazione in cui si trova.
Salve, grazie per aver condiviso una situazione così delicata e che, da ciò che racconta, la tocca profondamente. È evidente quanto lei stia cercando di fare del suo meglio per mantenere un equilibrio tra ciò che la fa crescere e la rende felice, come la sua relazione e i suoi studi, e il legame con sua madre, che per tutta la vita è stata un punto di riferimento importante. Non è semplice convivere con questa tensione interna, soprattutto quando le parole che le vengono rivolte arrivano da una persona amata e per lei così significativa. Quello che descrive fa pensare a una dinamica molto frequente nelle famiglie dove un genitore ha vissuto fragilità, malattie o momenti di solitudine. Quando un figlio diventa la presenza stabile, quasi l’unica fonte di sostegno emotivo, è facile che il genitore inizi a temere il cambiamento. Non lo fa per cattiveria o per volontà di manipolare, ma per paura, perché quel figlio rappresenta l’unico baricentro della propria vita. Sua madre ha affrontato anni difficili, ha perso la possibilità di lavorare, non ha reti sociali o momenti di respiro, e questo può aver creato in lei una forma di dipendenza affettiva, anche involontaria. In situazioni così, è naturale che possa vivere male qualunque cosa somigli a un distacco. Allo stesso tempo, questo non significa che lei stia sbagliando. Sta semplicemente crescendo, costruendo una relazione affettiva sana, investendo sul suo futuro, uscendo dalla casa in cui per anni si è sentita obbligata a essere un appoggio costante. Due notti a settimana fuori e qualche ora con il suo ragazzo non sono un abbandono. Sono parte di una vita normale per una ragazza della sua età, che ha il diritto di innamorarsi, di fare esperienza, di avere uno spazio personale. È comprensibile che, dopo anni in cui praticamente era sempre accanto a sua madre, questo cambiamento la faccia sentire in colpa. Quando una persona che amiamo ci dice che la stiamo deludendo, che non pensiamo più ai suoi bisogni, il senso di colpa arriva in automatico. Ma il senso di colpa non sempre è un indicatore affidabile di un comportamento sbagliato. Spesso è il riflesso delle aspettative degli altri, non della nostra reale responsabilità. Le parole dure che sua madre le rivolge non parlano realmente di lei, ma di quanto sua madre si senta sola, impotente e impaurita all’idea che la figlia, crescendo, esca dalla sua orbita. È come se il suo disagio le facesse leggere la realtà in modo distorto, attribuendo a lei intenzioni che non ha mai avuto. E questo può farle molto male, perché lei non è in una posizione di conflitto, ma di costruzione, di equilibrio. Sta cercando di conciliare studio, lavoro, relazione e famiglia. Sono molte cose insieme e lei si sta impegnando davvero. Il dubbio che la sua mamma possa manipolarla è comprensibile. Non è detto che lo faccia con consapevolezza. Spesso, quando una persona ha paura di essere lasciata sola, utilizza parole forti per trattenere, pensando di proteggersi. È un modo di comunicare dettato dall’ansia, non dalla volontà di farle del male. Ma ciò non toglie che, per lei, queste parole siano pesanti e disorientanti. La confusione che sente è il risultato del tentativo di restare una figlia presente pur essendo una giovane donna che ha bisogno di spazio per vivere la propria vita. Ciò che sta facendo in questo momento non è egoismo, ma un passaggio naturale e sano. Non deve scegliere tra sua madre e il suo ragazzo, né tra la sua vita e la sua famiglia. Deve imparare, gradualmente, a definire confini che le permettano di esserci senza rinunciare a se stessa. E anche se sua madre fatica ad accettarlo, questo non significa che lei stia mancando di rispetto ai valori che ha ricevuto. I valori si esprimono anche attraverso l’indipendenza, la capacità di costruire legami nuovi e di progettare il proprio futuro. Non c’è una risposta semplice, ma una cosa è certa: lei non sta sbagliando. Sta cercando di mantenere un equilibrio difficile in una situazione complessa. E ha diritto di vivere la sua età, i suoi amori, le sue giornate, senza sentirsi colpevole per questo. Resto a disposizione. Dott. Andrea Boggero
Quello che stai vivendo è molto più comune di quanto pensi: quando un genitore ha avuto una vita difficile, problemi di salute e poca rete sociale, spesso finisce — senza volerlo — per appoggiarsi emotivamente al figlio più vicino. In questi casi non è raro che una mamma viva il distacco naturale dei figli (università, relazioni, lavoro…) come una minaccia, non perché tu stia facendo qualcosa di sbagliato, ma perché lei si sente sola, fragile e spaventata. La tua non è mancanza di valori: è crescita. A 21 anni è normale costruire una vita fuori da casa, avere una relazione, desiderare autonomia. Il fatto che tua madre interpreti questo come un “abbandono” non significa che tu la stia abbandonando davvero — significa che lei non riesce a gestire le sue paure e, senza accorgersene, le riversa su di te. Il punto delicato è proprio questo: quando ti dice che “non pensi più alla famiglia”, quando ti fa sentire in colpa per dedicare del tempo al tuo ragazzo, quando ti accusa di trascurarla, questi non sono semplici sfoghi… sono segnali di dipendenza emotiva da parte sua. E sì, possono sfociare in forme di manipolazione involontaria, perché ti fanno dubitare di te stessa e ti portano a sentirti responsabile del suo benessere. Ma tu non sei responsabile della sua solitudine, né della sua felicità. E non stai sbagliando: due notti alla settimana dal tuo ragazzo non sono un abbandono, sono una vita normale per una ragazza di 21 anni.
Ciò che puoi fare ora è:
– rassicurarla sul tuo affetto, ma senza rinunciare alla tua autonomia;
– porre confini chiari (ad esempio: “mamma, torno domani e domani sono con te, ma oggi ho bisogno del mio spazio”);
– ricordarti che il suo dolore non è una misura della tua colpa.
È dura sentirsi “la colonna” della famiglia, ma non puoi rinunciare alla tua vita per paura di farla soffrire. La vera crescita, per entrambe, passa proprio da qui: tu impari a separarti senza colpa, e lei impara a non vedere la tua autonomia come un tradimento.
Stai andando nella direzione giusta. Accanto al dialogo e ai confini che tu puoi mettere, sarebbe molto utile che anche tua madre avesse un supporto psicologico. Non perché ci sia qualcosa di “sbagliato” in lei, ma perché ha bisogno di strumenti per rielaborare il cambiamento: accettare che la figlia cresce, che gli equilibri familiari si modificano, e che la sua vita può trovare nuovi modi per essere piena senza appoggiarsi solo su di te.
Ciò che puoi fare ora è:
– rassicurarla sul tuo affetto, ma senza rinunciare alla tua autonomia;
– porre confini chiari (ad esempio: “mamma, torno domani e domani sono con te, ma oggi ho bisogno del mio spazio”);
– ricordarti che il suo dolore non è una misura della tua colpa.
È dura sentirsi “la colonna” della famiglia, ma non puoi rinunciare alla tua vita per paura di farla soffrire. La vera crescita, per entrambe, passa proprio da qui: tu impari a separarti senza colpa, e lei impara a non vedere la tua autonomia come un tradimento.
Stai andando nella direzione giusta. Accanto al dialogo e ai confini che tu puoi mettere, sarebbe molto utile che anche tua madre avesse un supporto psicologico. Non perché ci sia qualcosa di “sbagliato” in lei, ma perché ha bisogno di strumenti per rielaborare il cambiamento: accettare che la figlia cresce, che gli equilibri familiari si modificano, e che la sua vita può trovare nuovi modi per essere piena senza appoggiarsi solo su di te.
Quello che stai vivendo, Giulia, è davvero tanto: ti trovi in una fase delicata della vita: stai crescendo, stai costruendo una relazione affettiva significativa, studi, lavori e allo stesso tempo vivi in un contesto familiare carico emotivamente. Sei divisa tra il bisogno legittimo di costruire la tua vita e l’ansia di ferire o “perdere” tua madre.
Iniziare un percorso psicologico in questa situazione ti aiuterebbe a trovare il giusto spazio, trovare ordine a tutta questa situazione e comunicare quelli che sono i tuoi bisogni.
Resto a disposizione, anche in modalità online.
Saluti, Dott.ssa Angelica Venanzetti
Iniziare un percorso psicologico in questa situazione ti aiuterebbe a trovare il giusto spazio, trovare ordine a tutta questa situazione e comunicare quelli che sono i tuoi bisogni.
Resto a disposizione, anche in modalità online.
Saluti, Dott.ssa Angelica Venanzetti
Ciao Giulia, grazie per aver condiviso. Da quello che scrivi, emerge quanto tu tenga ai legami familiari e quanto desideri stare vicino a tua madre. Allo stesso tempo, è importante ricordare che costruire relazioni significative al di fuori della famiglia—come la tua relazione di coppia—fa del tuo naturale percorso di crescita personale. Non è affatto sbagliato dedicare tempo alla tua vita sentimentale o ad altre relazioni: questo non ha un impatto sull'affetto che provi per tua madre né incide sui valori che ti ha trasmesso. Probabilmente tua madre sta sperimentando molta difficoltà nel distanziarsi da te, perché teme di perdere il ruolo centrale che fino ad ora ha assunto nella tua vita, un ruolo che ha sempre ricoperto come tuo genitore / come tuo punto di riferimento. Questo timore potrebbe portarla a reagire con rabbia o frustrazione, ma dietro queste emozioni c’è spesso la paura di sentirsi “meno necessaria” o di perdere il legame profondo che vi unisce.
Allo stesso tempo, questo processo di separazione, sebbene doloroso, è fondamentale per la tua crescita. Imparare a prendere le tue decisioni, costruire relazioni affettive significative e vivere esperienze fuori dalla tua famiglia ti permette di diventare un’adulta autonoma, capace di mantenere un legame con la tua famiglia senza sacrificare né mettere da parte te stessa. È una fase di vita delicata , ma coltivare i tuoi spazi e i tuoi legami non significa trascurare il rapporto con tua madre: significa crescere cercando di costruirsi la propria identità adulta. Puoi provare a parlarle apertamente dei tuoi sentimenti, scegli un momento tranquillo per entrambe e condividi come ti senti al riguardo, senza accuse. Puoi anche provare a riconoscere le sue paure: puoi mostrare comprensione per il suo timore di perdere il ruolo centrale nella tua vita, dicendo ad esempio “Capisco che possa essere difficile per te vedere che sto vivendo altre relazioni o che trascorro più tempo fuori casa ma …”. Allo stesso modo puoi provare a stabilire dei confini chiari: spiega con gentilezza quali sono i tuoi bisogni in questo momento della tua vita , senza sentirti in colpa. Infine si possono costruire momenti di qualità insieme: anche se passi meno tempo a casa, potete creare dei momenti solo vostri di maggiore qualità. Infine, ricordati di chiedere supporto se serve: se la comunicazione diventa troppo difficile o ti crea ansia /senso di colpa, parlare con uno psicologo potrebbe aiutarti a gestire meglio emozioni e conflitti. Resto a disposizione, un caro saluto, Dott.ssa Chiara Pesce.
Allo stesso tempo, questo processo di separazione, sebbene doloroso, è fondamentale per la tua crescita. Imparare a prendere le tue decisioni, costruire relazioni affettive significative e vivere esperienze fuori dalla tua famiglia ti permette di diventare un’adulta autonoma, capace di mantenere un legame con la tua famiglia senza sacrificare né mettere da parte te stessa. È una fase di vita delicata , ma coltivare i tuoi spazi e i tuoi legami non significa trascurare il rapporto con tua madre: significa crescere cercando di costruirsi la propria identità adulta. Puoi provare a parlarle apertamente dei tuoi sentimenti, scegli un momento tranquillo per entrambe e condividi come ti senti al riguardo, senza accuse. Puoi anche provare a riconoscere le sue paure: puoi mostrare comprensione per il suo timore di perdere il ruolo centrale nella tua vita, dicendo ad esempio “Capisco che possa essere difficile per te vedere che sto vivendo altre relazioni o che trascorro più tempo fuori casa ma …”. Allo stesso modo puoi provare a stabilire dei confini chiari: spiega con gentilezza quali sono i tuoi bisogni in questo momento della tua vita , senza sentirti in colpa. Infine si possono costruire momenti di qualità insieme: anche se passi meno tempo a casa, potete creare dei momenti solo vostri di maggiore qualità. Infine, ricordati di chiedere supporto se serve: se la comunicazione diventa troppo difficile o ti crea ansia /senso di colpa, parlare con uno psicologo potrebbe aiutarti a gestire meglio emozioni e conflitti. Resto a disposizione, un caro saluto, Dott.ssa Chiara Pesce.
Gentile utente,
capisco quanto possa essere difficile affrontare queste dinamiche familiari. Per molti genitori soprattutto quando vivono problemi di salute, vedere un figlio o una figlia diventare più indipendente può generare timori, senso di perdita o reazioni di forte avversità. È un passaggio delicato per tutti.
Allo stesso tempo, lei è ormai in una fase della vita in cui è naturale prendere decisioni in autonomia, assumersi la responsabilità dei propri errori e ritagliarsi spazi di svago e libertà. Questo non significa abbandonare sua madre, né venir meno al suo affetto o alla sua presenza: è semplicemente parte del processo di crescita.
Comprendo quanto possa essere faticoso muoversi in questo equilibrio, soprattutto quando si teme di ferire una persona che ha attraversato molte difficoltà. E so anche che, spesso, queste situazioni non si risolvono con un solo confronto, ma richiedono tempo, dialogo e a volte anche qualche tensione da elaborare.
Se sente il bisogno di un supporto per gestire questo momento complesso, può contattarmi liberamente: sarò felice di aiutarla.
Un caro saluto.
capisco quanto possa essere difficile affrontare queste dinamiche familiari. Per molti genitori soprattutto quando vivono problemi di salute, vedere un figlio o una figlia diventare più indipendente può generare timori, senso di perdita o reazioni di forte avversità. È un passaggio delicato per tutti.
Allo stesso tempo, lei è ormai in una fase della vita in cui è naturale prendere decisioni in autonomia, assumersi la responsabilità dei propri errori e ritagliarsi spazi di svago e libertà. Questo non significa abbandonare sua madre, né venir meno al suo affetto o alla sua presenza: è semplicemente parte del processo di crescita.
Comprendo quanto possa essere faticoso muoversi in questo equilibrio, soprattutto quando si teme di ferire una persona che ha attraversato molte difficoltà. E so anche che, spesso, queste situazioni non si risolvono con un solo confronto, ma richiedono tempo, dialogo e a volte anche qualche tensione da elaborare.
Se sente il bisogno di un supporto per gestire questo momento complesso, può contattarmi liberamente: sarò felice di aiutarla.
Un caro saluto.
Gentile Giulia,
La ringrazio molto per aver condiviso la sua situazione con me. Capisco quanto possa essere difficile affrontare questa condizione familiare, soprattutto quando ci sono tante dinamiche emotive da considerare.
Innanzitutto, voglio validare le sue preoccupazioni: è normale sentirsi confusa e in dubbio quando una persona a cui siamo legati, come sua madre, esprime disagi e sentimenti che ci fanno riflettere sul nostro comportamento e sulle nostre scelte. È anche naturale, a 21 anni, essere in una fase della vita in cui sta cercando di costruire la propria indipendenza affettiva e personale, e il suo fidanzato, che le dà felicità e sostegno, rappresenta una parte importante di questo percorso di crescita, assolutamente in linea con la sua età.
Il legame familiare è, senza dubbio, fondamentale. Sua madre ha bisogno del suo supporto e la sua salute la rende ancora più vulnerabile e dipendente dal suo aiuto. Tuttavia, visto che sta attraversando una fase della vita in cui si sta formando come persona adulta, è altrettanto importante che lei si prenda il tempo di sviluppare la sua indipendenza, sia emotiva che pratica. Non c’è nulla di male nel voler passare del tempo con il suo partner, né dovrebbe sentirsi in colpa per voler fare esperienze di vita che la arricchiscono. Immagino sia faticoso costruire una propria sfera di autonomia affettiva e sociale se l'opinione di sua madre, persona a cui lei tiene molto, la frena.
Riguardo al comportamento di sua madre, è possibile che la sua reazione, sebbene possa sembrare esagerata o manipolativa, derivi da una paura più profonda di essere abbandonata o trascurata. La sua salute, il fatto di non poter uscire molto e la sua solitudine potrebbero amplificare questi timori. Questo può farle sentire che la sua figlia stia "scivolando via" verso una vita esterna che non la include.
Le suggerirei di riflettere su come potrebbe comunicare con sua madre, magari parlandole apertamente di quello che sta vivendo e di come questa situazione la fa sentire. La comunicazione diretta e onesta è fondamentale per chiarire i sentimenti reciproci e evitare malintesi.
Certo, la paura di ferire una persona cara può rendere difficile esprimere questi pensieri, ma forse un dialogo aperto e gentile potrebbe essere un primo passo per migliorare la situazione e aiutare sua madre a comprendere meglio le sue necessità e il suo punto di vista.
Ricordi che la sua felicità, i suoi bisogni affettivi e la sua crescita come individuo sono altrettanto importanti quanto il supporto che dà alla sua famiglia. Non deve sentirsi in colpa per desiderare di vivere una vita equilibrata, che includa sia i legami familiari che una relazione affettiva sana.
Se sente il bisogno di esplorare ulteriormente questi pensieri o se le serve un supporto concreto su come affrontare questa comunicazione, sarò qui a disposizione.
La ringrazio molto per aver condiviso la sua situazione con me. Capisco quanto possa essere difficile affrontare questa condizione familiare, soprattutto quando ci sono tante dinamiche emotive da considerare.
Innanzitutto, voglio validare le sue preoccupazioni: è normale sentirsi confusa e in dubbio quando una persona a cui siamo legati, come sua madre, esprime disagi e sentimenti che ci fanno riflettere sul nostro comportamento e sulle nostre scelte. È anche naturale, a 21 anni, essere in una fase della vita in cui sta cercando di costruire la propria indipendenza affettiva e personale, e il suo fidanzato, che le dà felicità e sostegno, rappresenta una parte importante di questo percorso di crescita, assolutamente in linea con la sua età.
Il legame familiare è, senza dubbio, fondamentale. Sua madre ha bisogno del suo supporto e la sua salute la rende ancora più vulnerabile e dipendente dal suo aiuto. Tuttavia, visto che sta attraversando una fase della vita in cui si sta formando come persona adulta, è altrettanto importante che lei si prenda il tempo di sviluppare la sua indipendenza, sia emotiva che pratica. Non c’è nulla di male nel voler passare del tempo con il suo partner, né dovrebbe sentirsi in colpa per voler fare esperienze di vita che la arricchiscono. Immagino sia faticoso costruire una propria sfera di autonomia affettiva e sociale se l'opinione di sua madre, persona a cui lei tiene molto, la frena.
Riguardo al comportamento di sua madre, è possibile che la sua reazione, sebbene possa sembrare esagerata o manipolativa, derivi da una paura più profonda di essere abbandonata o trascurata. La sua salute, il fatto di non poter uscire molto e la sua solitudine potrebbero amplificare questi timori. Questo può farle sentire che la sua figlia stia "scivolando via" verso una vita esterna che non la include.
Le suggerirei di riflettere su come potrebbe comunicare con sua madre, magari parlandole apertamente di quello che sta vivendo e di come questa situazione la fa sentire. La comunicazione diretta e onesta è fondamentale per chiarire i sentimenti reciproci e evitare malintesi.
Certo, la paura di ferire una persona cara può rendere difficile esprimere questi pensieri, ma forse un dialogo aperto e gentile potrebbe essere un primo passo per migliorare la situazione e aiutare sua madre a comprendere meglio le sue necessità e il suo punto di vista.
Ricordi che la sua felicità, i suoi bisogni affettivi e la sua crescita come individuo sono altrettanto importanti quanto il supporto che dà alla sua famiglia. Non deve sentirsi in colpa per desiderare di vivere una vita equilibrata, che includa sia i legami familiari che una relazione affettiva sana.
Se sente il bisogno di esplorare ulteriormente questi pensieri o se le serve un supporto concreto su come affrontare questa comunicazione, sarò qui a disposizione.
Grazie per aver condiviso la sua preoccupazione.
Immagino quanto sia difficile per lei tentare di costruirsi una vita adulta: lo studio, il lavoro ed una relazione affettiva mentre sua madre, vivendo un momento di fragilità, fatica a tollerare la sua autonomia e desiderio di indipendenza. Non è inusuale che in certe situazioni, il suo bisogno di differenziarsi venga scambiato per abbandono espresso attraverso rabbia, accuse o richieste implicite di vicinanza.
Quando la maturazione di un figlio coincide in qualche misura con la vulnerabilità di un genitore spesso capita che avvenga una inversione di ruoli, per questo lei si sente così responsabile e teme che un suo bisogno sia in realtà un capriccio per cui sentirsi in colpa.
Forse può iniziare chiedendosi non se sta “sbagliando”, ma cosa succede dentro di lei quando cerca di prendersi spazio e questo viene vissuto come una minaccia.
Prenda in considerazione la possibilità di intraprendere un percorso psicologico che la possa aiutare a distinguere l’affetto dai sensi di colpa e a costruire confini che non spezzano la relazione, ma la rendono più sana per entrambe.
Le auguro il meglio,
Dott. Daniele Migliore
Immagino quanto sia difficile per lei tentare di costruirsi una vita adulta: lo studio, il lavoro ed una relazione affettiva mentre sua madre, vivendo un momento di fragilità, fatica a tollerare la sua autonomia e desiderio di indipendenza. Non è inusuale che in certe situazioni, il suo bisogno di differenziarsi venga scambiato per abbandono espresso attraverso rabbia, accuse o richieste implicite di vicinanza.
Quando la maturazione di un figlio coincide in qualche misura con la vulnerabilità di un genitore spesso capita che avvenga una inversione di ruoli, per questo lei si sente così responsabile e teme che un suo bisogno sia in realtà un capriccio per cui sentirsi in colpa.
Forse può iniziare chiedendosi non se sta “sbagliando”, ma cosa succede dentro di lei quando cerca di prendersi spazio e questo viene vissuto come una minaccia.
Prenda in considerazione la possibilità di intraprendere un percorso psicologico che la possa aiutare a distinguere l’affetto dai sensi di colpa e a costruire confini che non spezzano la relazione, ma la rendono più sana per entrambe.
Le auguro il meglio,
Dott. Daniele Migliore
Capisco quanto questa situazione ti stia pesando, Giulia. Dal tuo racconto emerge che negli anni ti sei presa molto cura di tua madre, soprattutto dopo i suoi problemi di salute, e che sei stata un punto di riferimento per lei. È naturale che, con l’inizio della tua prima relazione stabile, tu stia cercando di costruire spazi personali e nuove esperienze: fa parte della crescita e dell’autonomia.
La reazione di tua madre, irritabilità, paura di essere trascurata, commenti duri sui “valori”, sembra essere legata più alle sue fragilità e alla sua paura di rimanere sola che a qualcosa che tu stai facendo di sbagliato. Quando una persona vive dolore, isolamento e poca autonomia, può diventare dipendente emotivamente da chi le sta accanto e interpretare i normali cambiamenti dell’altro come un abbandono. Questo però non significa che le sue letture siano oggettive.
È comprensibile che tu ti senta confusa: quando una figura importante ci rimanda messaggi così forti, è facile dubitare delle proprie scelte. Ma da ciò che descrivi, non stai trascurando nulla: studi, lavori, vivi la tua relazione in modo equilibrato e continui a occuparti della casa e di lei come puoi. Stai semplicemente provando a far convivere le tue responsabilità con la tua vita affettiva.
Quello che può aiutarti è ritrovare un equilibrio tra i tuoi bisogni e quelli di tua madre: concederti spazi personali senza sensi di colpa, provare a parlarle con calma per spiegare che la tua autonomia non è un abbandono, proteggerti dal peso emotivo quando i suoi commenti ti fanno stare male e, se necessario, cercare uno spazio neutrale di supporto psicologico che ti aiuti a capire meglio come muoverti.
Non stai sbagliando a volerti costruire una vita tua. Stai attraversando una fase delicata di crescita in una situazione familiare complessa, e il fatto che tu te lo stia chiedendo dimostra maturità e sensibilità, non egoismo.
Puoi voler bene a tua madre e, allo stesso tempo, iniziare a essere adulta: le due cose non si escludono.
La reazione di tua madre, irritabilità, paura di essere trascurata, commenti duri sui “valori”, sembra essere legata più alle sue fragilità e alla sua paura di rimanere sola che a qualcosa che tu stai facendo di sbagliato. Quando una persona vive dolore, isolamento e poca autonomia, può diventare dipendente emotivamente da chi le sta accanto e interpretare i normali cambiamenti dell’altro come un abbandono. Questo però non significa che le sue letture siano oggettive.
È comprensibile che tu ti senta confusa: quando una figura importante ci rimanda messaggi così forti, è facile dubitare delle proprie scelte. Ma da ciò che descrivi, non stai trascurando nulla: studi, lavori, vivi la tua relazione in modo equilibrato e continui a occuparti della casa e di lei come puoi. Stai semplicemente provando a far convivere le tue responsabilità con la tua vita affettiva.
Quello che può aiutarti è ritrovare un equilibrio tra i tuoi bisogni e quelli di tua madre: concederti spazi personali senza sensi di colpa, provare a parlarle con calma per spiegare che la tua autonomia non è un abbandono, proteggerti dal peso emotivo quando i suoi commenti ti fanno stare male e, se necessario, cercare uno spazio neutrale di supporto psicologico che ti aiuti a capire meglio come muoverti.
Non stai sbagliando a volerti costruire una vita tua. Stai attraversando una fase delicata di crescita in una situazione familiare complessa, e il fatto che tu te lo stia chiedendo dimostra maturità e sensibilità, non egoismo.
Puoi voler bene a tua madre e, allo stesso tempo, iniziare a essere adulta: le due cose non si escludono.
Ciao Giulia,
Da quanto racconti, la tua situazione familiare è complessa e richiede molta attenzione sia ai tuoi bisogni che a quelli di tua madre. È comprensibile che tu viva ansia e confusione: stai cercando di conciliare lo studio, il lavoro, la tua nuova relazione e la presenza emotiva per tua madre, che ha vissuto difficoltà di salute e isolamento.
Quello che descrivi può essere interpretato come un conflitto di confini affettivi: tua madre fatica a vedere la tua autonomia e la tua vita affettiva fuori casa, probabilmente per la paura di sentirsi sola o di perdere il legame con te. Questo può portare a comportamenti che sembrano manipolativi, ma spesso nascono da insicurezza e bisogno di supporto. Dall’altra parte, è importante che tu possa costruire la tua vita adulta e affettiva senza sentirti in colpa per prenderti cura anche dei tuoi desideri e bisogni.
Può essere utile riflettere su alcune strategie pratiche: definire limiti chiari e rispettosi, comunicare apertamente ma con calma i tuoi sentimenti, organizzare momenti di vicinanza con tua madre senza sacrificare la tua autonomia. In situazioni così delicate, avere uno spazio sicuro dove poter parlare dei propri dubbi e ricevere supporto diventa fondamentale.
Vista la complessità della situazione e l’impatto emotivo che descrivi, è consigliabile approfondire il tema con uno specialista, che possa aiutarti a gestire ansia, confusione e dinamiche familiari in modo equilibrato.
Dottoressa Silvia Parisi
Psicologa Psicoterapeuta Sessuologa
Da quanto racconti, la tua situazione familiare è complessa e richiede molta attenzione sia ai tuoi bisogni che a quelli di tua madre. È comprensibile che tu viva ansia e confusione: stai cercando di conciliare lo studio, il lavoro, la tua nuova relazione e la presenza emotiva per tua madre, che ha vissuto difficoltà di salute e isolamento.
Quello che descrivi può essere interpretato come un conflitto di confini affettivi: tua madre fatica a vedere la tua autonomia e la tua vita affettiva fuori casa, probabilmente per la paura di sentirsi sola o di perdere il legame con te. Questo può portare a comportamenti che sembrano manipolativi, ma spesso nascono da insicurezza e bisogno di supporto. Dall’altra parte, è importante che tu possa costruire la tua vita adulta e affettiva senza sentirti in colpa per prenderti cura anche dei tuoi desideri e bisogni.
Può essere utile riflettere su alcune strategie pratiche: definire limiti chiari e rispettosi, comunicare apertamente ma con calma i tuoi sentimenti, organizzare momenti di vicinanza con tua madre senza sacrificare la tua autonomia. In situazioni così delicate, avere uno spazio sicuro dove poter parlare dei propri dubbi e ricevere supporto diventa fondamentale.
Vista la complessità della situazione e l’impatto emotivo che descrivi, è consigliabile approfondire il tema con uno specialista, che possa aiutarti a gestire ansia, confusione e dinamiche familiari in modo equilibrato.
Dottoressa Silvia Parisi
Psicologa Psicoterapeuta Sessuologa
Salve, lei ha il diritto di sganciarsi da dinamiche relazionali che le arrecano dubbi e confusione. Le consiglio vivamente un supporto psicologico.
Saluti
Saluti
Giulia, la ringrazio per aver condiviso con tanta chiarezza e profondità la sua esperienza. Proverò a risponderle adottando uno sguardo sistemico-relazionale, che tiene conto non solo dei vissuti individuali, ma delle dinamiche relazionali all’interno del contesto familiare.
Dalla sua storia emerge un sistema familiare segnato da assenze e cambiamenti significativi: la separazione dei genitori, l’assenza della figura paterna, i problemi di salute di sua madre e la distanza di sua sorella. In questo contesto, il legame tra lei e sua madre sembra essersi strutturato nel tempo come un rapporto molto stretto, probabilmente anche funzionale alla sopravvivenza emotiva di entrambe. Quando un genitore vive condizioni di fragilità, può accadere che un figlio assuma, spesso in modo implicito, un ruolo di sostegno emotivo e presenza costante, andando oltre il ruolo tipico di figlia.
L’inizio della sua relazione sentimentale rappresenta, dal punto di vista sistemico, un evento di cambiamento importante. Non perché lei stia facendo qualcosa di scorretto, ma perché sta attraversando una fase evolutiva naturale: il processo di differenziazione, attraverso il quale una giovane adulta costruisce progressivamente autonomia affettiva e identitaria. Questo passaggio, tuttavia, può essere vissuto da un genitore fragile come una minaccia all’equilibrio precedente, o come una perdita.
Le reazioni di sua madre – irritabilità, accuse, sentimenti di abbandono, affermazioni come “ha perso i valori” – possono essere lette meno come una valutazione reale di lei e più come l’espressione di una paura profonda: la paura di restare sola, di non essere più centrale nella relazione, di perdere l’unico legame quotidiano significativo. In quest’ottica, più che di manipolazione consapevole, sembra trattarsi di una forma di dipendenza affettiva non intenzionale, probabilmente non riconosciuta nemmeno da sua madre.
È però importante sottolineare che comprendere il disagio di sua madre non significa farsene carico in modo totale. Dal punto di vista relazionale, è fondamentale distinguere tra:
• empatia e comprensione per la sua sofferenza
• responsabilità nel doverla alleviare o risolvere
La prima è sana, la seconda rischia di diventare gravosa e limitante. La sofferenza di sua madre è reale, ma non può essere compensata rinunciando al suo percorso di crescita.
La confusione che descrive sembra nascere da un conflitto di lealtà: da un lato il legame affettivo e il senso di responsabilità verso sua madre, dall’altro il bisogno legittimo di costruire una vita adulta, affettiva e autonoma. Non emerge, dal suo racconto, l’idea che lei stia sbagliando senza accorgersene; piuttosto, sembra trovarsi nel difficile compito di ridefinire i confini di una relazione che per anni ha avuto un equilibrio diverso.
Potrebbe essere utile, gradualmente e nei tempi per lei sostenibili:
• iniziare a dare parola ai confini, con messaggi chiari e non accusatori (ad esempio: “Le voglio bene e ci sono, ma ho bisogno anche di spazi miei”)
• evitare di entrare in dinamiche basate sulla colpa o sulla continua giustificazione
• ricordare a se stessa che non è responsabile della felicità di sua madre, pur essendo una figura importante nella sua vita
Qualora la tensione dovesse intensificarsi, un percorso di supporto psicologico, individuale o familiare, potrebbe aiutare a ristrutturare i ruoli e a rendere questo passaggio meno doloroso per entrambe.
In conclusione, i suoi dubbi sono comprensibili e legittimi. Ciò che descrive non parla di egoismo né di perdita di valori, ma del tentativo, complesso e naturale, di crescere all’interno di un sistema familiare che fatica ad adattarsi al cambiamento.
Dalla sua storia emerge un sistema familiare segnato da assenze e cambiamenti significativi: la separazione dei genitori, l’assenza della figura paterna, i problemi di salute di sua madre e la distanza di sua sorella. In questo contesto, il legame tra lei e sua madre sembra essersi strutturato nel tempo come un rapporto molto stretto, probabilmente anche funzionale alla sopravvivenza emotiva di entrambe. Quando un genitore vive condizioni di fragilità, può accadere che un figlio assuma, spesso in modo implicito, un ruolo di sostegno emotivo e presenza costante, andando oltre il ruolo tipico di figlia.
L’inizio della sua relazione sentimentale rappresenta, dal punto di vista sistemico, un evento di cambiamento importante. Non perché lei stia facendo qualcosa di scorretto, ma perché sta attraversando una fase evolutiva naturale: il processo di differenziazione, attraverso il quale una giovane adulta costruisce progressivamente autonomia affettiva e identitaria. Questo passaggio, tuttavia, può essere vissuto da un genitore fragile come una minaccia all’equilibrio precedente, o come una perdita.
Le reazioni di sua madre – irritabilità, accuse, sentimenti di abbandono, affermazioni come “ha perso i valori” – possono essere lette meno come una valutazione reale di lei e più come l’espressione di una paura profonda: la paura di restare sola, di non essere più centrale nella relazione, di perdere l’unico legame quotidiano significativo. In quest’ottica, più che di manipolazione consapevole, sembra trattarsi di una forma di dipendenza affettiva non intenzionale, probabilmente non riconosciuta nemmeno da sua madre.
È però importante sottolineare che comprendere il disagio di sua madre non significa farsene carico in modo totale. Dal punto di vista relazionale, è fondamentale distinguere tra:
• empatia e comprensione per la sua sofferenza
• responsabilità nel doverla alleviare o risolvere
La prima è sana, la seconda rischia di diventare gravosa e limitante. La sofferenza di sua madre è reale, ma non può essere compensata rinunciando al suo percorso di crescita.
La confusione che descrive sembra nascere da un conflitto di lealtà: da un lato il legame affettivo e il senso di responsabilità verso sua madre, dall’altro il bisogno legittimo di costruire una vita adulta, affettiva e autonoma. Non emerge, dal suo racconto, l’idea che lei stia sbagliando senza accorgersene; piuttosto, sembra trovarsi nel difficile compito di ridefinire i confini di una relazione che per anni ha avuto un equilibrio diverso.
Potrebbe essere utile, gradualmente e nei tempi per lei sostenibili:
• iniziare a dare parola ai confini, con messaggi chiari e non accusatori (ad esempio: “Le voglio bene e ci sono, ma ho bisogno anche di spazi miei”)
• evitare di entrare in dinamiche basate sulla colpa o sulla continua giustificazione
• ricordare a se stessa che non è responsabile della felicità di sua madre, pur essendo una figura importante nella sua vita
Qualora la tensione dovesse intensificarsi, un percorso di supporto psicologico, individuale o familiare, potrebbe aiutare a ristrutturare i ruoli e a rendere questo passaggio meno doloroso per entrambe.
In conclusione, i suoi dubbi sono comprensibili e legittimi. Ciò che descrive non parla di egoismo né di perdita di valori, ma del tentativo, complesso e naturale, di crescere all’interno di un sistema familiare che fatica ad adattarsi al cambiamento.
Cara Giulia,
Ti ringrazio per aver condiviso una parte così delicata della tua storia. Da ciò che racconti emerge una situazione emotivamente complessa, in cui non c’è nulla di “sbagliato” in te, ma molte tensioni comprensibili che si stanno intrecciando.
Da un lato sei una giovane adulta che sta crescendo, studiando, lavorando e facendo una prima esperienza affettiva importante. Dall’altro tua madre vive da anni una condizione di fragilità, isolamento e perdita (della salute, del lavoro, di una quotidianità più attiva). In questi casi può accadere che il legame con un figlio diventi, anche senza volerlo, una delle poche fonti di sicurezza e contenimento emotivo. Quando questo equilibrio cambia, la paura può trasformarsi in rabbia, accuse o senso di colpa.
Il fatto che tu abbia una relazione e uno spazio tuo non significa che stai abbandonando tua madre né che stai perdendo i tuoi valori. Significa che stai facendo ciò che è naturale alla tua età: costruire gradualmente una vita più autonoma. È comprensibile che lei faccia fatica ad adattarsi a questo cambiamento, ma questo non rende automaticamente giuste le modalità con cui esprime il suo disagio.
Il tuo dubbio è molto significativo. Spesso nasce quando una persona viene messa nella posizione di dover scegliere tra i propri bisogni e quelli di qualcun altro, sentendosi in colpa in entrambi i casi. Questo può generare molta ansia e confusione, soprattutto quando il legame è così importante come quello con una madre.
Forse il punto non è stabilire chi abbia ragione o torto, ma trovare uno spazio in cui tu possa capire meglio come stare in relazione senza rinunciare a te stessa.
Ti stai muovendo in una situazione difficile con molta sensibilità. Concediti il diritto di ascoltarti e di chiedere aiuto anche solo per orientarti.
Un caro saluto,
Dott. Alessandro Ocera
Ti ringrazio per aver condiviso una parte così delicata della tua storia. Da ciò che racconti emerge una situazione emotivamente complessa, in cui non c’è nulla di “sbagliato” in te, ma molte tensioni comprensibili che si stanno intrecciando.
Da un lato sei una giovane adulta che sta crescendo, studiando, lavorando e facendo una prima esperienza affettiva importante. Dall’altro tua madre vive da anni una condizione di fragilità, isolamento e perdita (della salute, del lavoro, di una quotidianità più attiva). In questi casi può accadere che il legame con un figlio diventi, anche senza volerlo, una delle poche fonti di sicurezza e contenimento emotivo. Quando questo equilibrio cambia, la paura può trasformarsi in rabbia, accuse o senso di colpa.
Il fatto che tu abbia una relazione e uno spazio tuo non significa che stai abbandonando tua madre né che stai perdendo i tuoi valori. Significa che stai facendo ciò che è naturale alla tua età: costruire gradualmente una vita più autonoma. È comprensibile che lei faccia fatica ad adattarsi a questo cambiamento, ma questo non rende automaticamente giuste le modalità con cui esprime il suo disagio.
Il tuo dubbio è molto significativo. Spesso nasce quando una persona viene messa nella posizione di dover scegliere tra i propri bisogni e quelli di qualcun altro, sentendosi in colpa in entrambi i casi. Questo può generare molta ansia e confusione, soprattutto quando il legame è così importante come quello con una madre.
Forse il punto non è stabilire chi abbia ragione o torto, ma trovare uno spazio in cui tu possa capire meglio come stare in relazione senza rinunciare a te stessa.
Ti stai muovendo in una situazione difficile con molta sensibilità. Concediti il diritto di ascoltarti e di chiedere aiuto anche solo per orientarti.
Un caro saluto,
Dott. Alessandro Ocera
Gentilissima Giulia, vorrei ringraziarla per aver condiviso la sua situazione famigliare. Da quello che ha raccontato mi sembra che si trovi in una posizione sicuramente molto complessa. E’ comprensibile a 21 anni iniziare a sentire il bisogno di costruire una maggiore autonomia, fare scelte più sue, prendere spazio per se stessi e per i propri interessi. Tuttavia questo momento, sembra coincidere e intrecciarsi con un periodo di sofferenza e ritiro che sua madre sta attraversando.
Visto il suo timore espresso di star sbagliando mi sembra, importante distinguere che, se sua madre in questo momento stia male non è automaticamente collegato a lei come causa e responsabile. È possibile che i cambiamenti che la vostra famiglia ha vissuto nel tempo, come l’uscita di casa di sua sorella e di suo padre, insieme ad altri vissuti personali di sua madre come la malattia, abbiano contribuito a un malessere con radici più profonde. Forse il suo desiderio di svincolarsi sta rendendo questo disagio più visibile per sua madre; tuttavia, il suo bisogno di crescere non è qualcosa che va contro di lei, ma appartiene al suo percorso personale.
Potrebbe essere che il rapporto con tua madre piano piano abbia bisogno di una riorganizzazione.
Ci tengo a precisare che quanto sto scrivendo non può sostituirsi a una percorso di sostegno psicologico o a un percorso terapeutico. Pertanto, se il suo malessere o quello di sua madre dovessero persistere o intensificarsi, le consiglio caldamente di rivolgersi a un professionista. Rimanendo a disposizione.
In alternativa al sostegno individuale, potrebbe essere valutata anche la possibilità di intraprendere un percorso familiare insieme a sua madre. Tuttavia quest’ultima, per essere efficace necessita della volontà di entrambe nell’affrontare il percorso.
Sperando di esserle stata d’aiuto e che la sua situazione migliori le auguro buona giornata.
Cordiali Saluti
Dott.ssa Matilde Margherita Venerini
Visto il suo timore espresso di star sbagliando mi sembra, importante distinguere che, se sua madre in questo momento stia male non è automaticamente collegato a lei come causa e responsabile. È possibile che i cambiamenti che la vostra famiglia ha vissuto nel tempo, come l’uscita di casa di sua sorella e di suo padre, insieme ad altri vissuti personali di sua madre come la malattia, abbiano contribuito a un malessere con radici più profonde. Forse il suo desiderio di svincolarsi sta rendendo questo disagio più visibile per sua madre; tuttavia, il suo bisogno di crescere non è qualcosa che va contro di lei, ma appartiene al suo percorso personale.
Potrebbe essere che il rapporto con tua madre piano piano abbia bisogno di una riorganizzazione.
Ci tengo a precisare che quanto sto scrivendo non può sostituirsi a una percorso di sostegno psicologico o a un percorso terapeutico. Pertanto, se il suo malessere o quello di sua madre dovessero persistere o intensificarsi, le consiglio caldamente di rivolgersi a un professionista. Rimanendo a disposizione.
In alternativa al sostegno individuale, potrebbe essere valutata anche la possibilità di intraprendere un percorso familiare insieme a sua madre. Tuttavia quest’ultima, per essere efficace necessita della volontà di entrambe nell’affrontare il percorso.
Sperando di esserle stata d’aiuto e che la sua situazione migliori le auguro buona giornata.
Cordiali Saluti
Dott.ssa Matilde Margherita Venerini
Buongiorno Giulia
Da quanto scrive, il punto non sembra essere stabilire se stia “facendo bene o male”, ma riconoscere che si trova in un passaggio di vita in cui il legame con sua madre viene inevitabilmente messo alla prova.
Il disagio emerge proprio nel momento in cui lei inizia a investire altrove: una relazione, una dimensione più adulta, uno spazio che non è più interamente dedicato alla madre. È comprensibile che questo attivi in entrambe una tensione, ma vale la pena interrogare che tipo di legame vi ha tenute così strettamente unite e perché oggi separarsene risulti così difficile e colpevolizzante.
Detto questo, è importante accennare a un punto fermo: lei non è chiamata a farsi carico del benessere emotivo di sua madre, né a rinunciare alla propria vita affettiva per proteggerla. Se sua madre vive questo come una perdita intollerabile, è un problema che riguarda lei.
La questione centrale diventa allora capire cosa rende difficile prendersi gli spazi che desidera, riuscire a chiarire quali siano davvero questi spazi e fare i conti con il prezzo che ogni scelta comporta, senza ridurre tutto a una colpa o a un dovere assoluto verso l’altro.
Da quanto scrive, il punto non sembra essere stabilire se stia “facendo bene o male”, ma riconoscere che si trova in un passaggio di vita in cui il legame con sua madre viene inevitabilmente messo alla prova.
Il disagio emerge proprio nel momento in cui lei inizia a investire altrove: una relazione, una dimensione più adulta, uno spazio che non è più interamente dedicato alla madre. È comprensibile che questo attivi in entrambe una tensione, ma vale la pena interrogare che tipo di legame vi ha tenute così strettamente unite e perché oggi separarsene risulti così difficile e colpevolizzante.
Detto questo, è importante accennare a un punto fermo: lei non è chiamata a farsi carico del benessere emotivo di sua madre, né a rinunciare alla propria vita affettiva per proteggerla. Se sua madre vive questo come una perdita intollerabile, è un problema che riguarda lei.
La questione centrale diventa allora capire cosa rende difficile prendersi gli spazi che desidera, riuscire a chiarire quali siano davvero questi spazi e fare i conti con il prezzo che ogni scelta comporta, senza ridurre tutto a una colpa o a un dovere assoluto verso l’altro.
Giulia, quello che descrive è come una spirale in cui si intrecciano il suo naturale percorso di crescita e una grande fragilità materna. Il legame con il suo fidanzato non rappresenta una fuga dalla famiglia, ma un passaggio evolutivo fisiologico: a 21 anni è normale investire affettivamente fuori dalla relazione primaria.
Sua madre, invece, sembra vivere questo movimento come un tradimento, come una perdita. La malattia, l’isolamento e l’assenza di altre figure di riferimento possono averla portata a fare di lei il suo perno alla vita "viva". In questo senso, le accuse che le rivolge (“hai perso i valori”, “non pensi più a me”) parlano più della sua angoscia che di un reale errore da parte sua.
Il compito di un genitore è dare la vita affinché il figlio possa, nel tempo, sentirsi legittimato a viverla. Non sta venendo meno come figlia: sta diventando una giovane donna. Può continuare a voler bene a sua madre senza rinunciare alla sua vita.
Ed è questo che richiede un lavoro, da parte sua.
Se possibile, uno spazio psicologico potrebbe aiutarla a sostenere il senso di colpa e a differenziare ciò che le appartiene da ciò che invece riguarda la sofferenza di sua madre. Crescere può far male, ma non per questo è sbagliato.
Resto disponibile anche per una seduta online, Dott.ssa Jessica Servidio.
Sua madre, invece, sembra vivere questo movimento come un tradimento, come una perdita. La malattia, l’isolamento e l’assenza di altre figure di riferimento possono averla portata a fare di lei il suo perno alla vita "viva". In questo senso, le accuse che le rivolge (“hai perso i valori”, “non pensi più a me”) parlano più della sua angoscia che di un reale errore da parte sua.
Il compito di un genitore è dare la vita affinché il figlio possa, nel tempo, sentirsi legittimato a viverla. Non sta venendo meno come figlia: sta diventando una giovane donna. Può continuare a voler bene a sua madre senza rinunciare alla sua vita.
Ed è questo che richiede un lavoro, da parte sua.
Se possibile, uno spazio psicologico potrebbe aiutarla a sostenere il senso di colpa e a differenziare ciò che le appartiene da ciò che invece riguarda la sofferenza di sua madre. Crescere può far male, ma non per questo è sbagliato.
Resto disponibile anche per una seduta online, Dott.ssa Jessica Servidio.
Salve Giulia, grazie per esserti aperta e per aver raccontato una situazione così delicata. È evidente quanto tu sia combattuta tra il voler bene a tua madre e il bisogno legittimo di costruire la tua vita.
Da quello che descrivi, sembra che tua madre stia vivendo una forte paura di perdita e solitudine, aggravata dalla malattia, dall’assenza di una rete sociale e dal fatto che tu sia sempre stata molto presente. L’arrivo della tua relazione rappresenta per lei un cambiamento che fatica a tollerare.
Questo però non significa che tu stia sbagliando. A 21 anni è sano e naturale investire in una relazione, differenziarsi, avere spazi propri. Quando una madre attribuisce al figlio il compito di colmare il proprio vuoto emotivo, anche senza volerlo, può generare senso di colpa e confusione.
Il tuo dubbio (“sto sbagliando io o mi sto facendo manipolare?”) è comprensibile. La risposta spesso non è bianca o nera: lei soffre davvero, ma questo non rende giusto che tu rinunci a te stessa. Imparare a mettere confini, magari con un aiuto esterno, può proteggere entrambe.
Da quello che descrivi, sembra che tua madre stia vivendo una forte paura di perdita e solitudine, aggravata dalla malattia, dall’assenza di una rete sociale e dal fatto che tu sia sempre stata molto presente. L’arrivo della tua relazione rappresenta per lei un cambiamento che fatica a tollerare.
Questo però non significa che tu stia sbagliando. A 21 anni è sano e naturale investire in una relazione, differenziarsi, avere spazi propri. Quando una madre attribuisce al figlio il compito di colmare il proprio vuoto emotivo, anche senza volerlo, può generare senso di colpa e confusione.
Il tuo dubbio (“sto sbagliando io o mi sto facendo manipolare?”) è comprensibile. La risposta spesso non è bianca o nera: lei soffre davvero, ma questo non rende giusto che tu rinunci a te stessa. Imparare a mettere confini, magari con un aiuto esterno, può proteggere entrambe.
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