Salve , premesso che esco da una situazione di salute difficile ma adesso sto bene ,dovevo svoltare

24 risposte
Salve , premesso che esco da una situazione di salute difficile ma adesso sto bene ,dovevo svoltare entrando a lavoro ma l opportunità è sfumata ,da lì mi sono un po' lasciato andare ,ho sempre sofferto di insonnia ma non ho mai preso farmaci apparte ultimamente quando mi sono fatto segnare il valium che all inizio sembrava funzionare ,prendevo 5 gocce fino ad un massimo di 10 ,quando hanno messo di avere effettuato ho aumentato di 5 ma continuavo a svegliarmi alla solita ora notturna le 3 ,..o 3,20 del mattino poi alle 5 mi addormentavo ma quel dosaggio mi lasciava come rallentato una brutta sensazione ,così ho chiamato iledico di famiglia e visto che ultimamente oltre al riposo si e'.aggiunto LA NON CURA personale e che ogni più piccolo compito per me diventa una montagna insormontabile ho chiesto se poteva esserci magari uno stabilizzatore di umore e anziolitico ,magari provare un breve percorso per vedere se ci sono miglioramenti ,io mi sarei aspettato una breve terapia con un farmaco simile alle gocce N che aiutano anche a stabilire il sonno e invece sto genio se ne e' venuto fuori con il depakin ,farmaco potente per antiepilessia e bipolarismo che non ha nulla a che vedere come antri depressivo ,.metto in chiaro che non soffro di questi disturbi e che il massimo che io abbia mai preso sono le 5 gocce di valium per dormire meglio diventate poi per 1 sola volta 15 perché vedevo che neppure 10 non avevano effetto,alche ho esposto i miei leciti dubbi al medico e lui con aria quasi divertita forse dovuta alla mia preoccupazione ha detto che non ci sono problemi e di provare questa terapia , comunque ha omesso il gatto che questo farmaco causa rallentamenti nei movimenti e nei pensieri ,ora,la terapia dovrei cominciarla stasera e io sono qua solo con i miei dubbi e le mie paure che non so a chi chiedere consiglio,cosa devo fare ? E' forse il caso di rifiutarmi e chiedere un altro parere oppure inizio tranquillamente un percorso che alla lunga potrebbe portarmi più danni che benefico,? Ringrazio in anticipo chi mi risponderà e anche chi avrebbe voluto ma per mancanza di tempo non ha potuto
Buona serata
Gentile utente,
se l'unico interlocutore esperto che ha consultato è il suo medico curante, valuti concretamente la possibilità di avvalersi di una consulenza psicologica o psichiatrica prima di iniziare una qualsiasi terapia farmacologica.
I farmaci psicoattivi hanno effetti sui sintomi e non sulle cause del suo malessere e delle sue difficoltà attuali; inoltre, tali farmaci hanno conseguenze sul funzionamento del suo sistema nervoso centrale e possono influenzare l'attività cognitiva e comportamentale.
Dalla sintomatologia che descrive appare molto più consigliabile un supporto psicologico che non una terapia farmacologica.
Resto a disposizione.
Dott. Antonio Cortese

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Dott.ssa Alessandra Motta
Psicologo clinico, Psicologo
Roma
Buongiorno,
quando l’insonnia e la stanchezza diventano compagne quotidiane, è naturale che ogni compito appaia come una montagna insormontabile. Ma le montagne si superano un passo alla volta, non tutte insieme. Sul piano medico è giusto chiedere un secondo parere per sentirsi più tranquillo; sul piano psicologico, invece, può essere molto utile imparare strategie specifiche per interrompere quel circolo vizioso di pensieri notturni e recuperare gradualmente energia e motivazione.

Non sempre serve “aggiungere farmaci”: a volte il vero cambiamento nasce dal cambiare prospettiva e azioni.

Un caro saluto,
Dott.ssa Alessandra Motta – Psicologa Strategica
Salve e grazie per aver condiviso con sincerità le sue preoccupazioni: è comprensibile che, dopo un periodo difficile e davanti a una nuova prescrizione farmacologica, possa sentirsi spaventato e incerto.
Per quanto riguarda i farmaci, l’indicazione più importante è quella di non modificare o sospendere nulla da solo, ma di chiarire sempre i suoi dubbi con il medico che glieli ha prescritti. Se non si sente tranquillo, può anche valutare di chiedere un secondo parere medico: avere più informazioni può aiutarla a sentirsi più sereno nelle sue decisioni.
Accanto all’aspetto farmacologico, potrebbe esserle molto utile affiancare un percorso psicologico, che la sostenga nell’affrontare l’insonnia, il senso di fatica e la perdita di motivazione. Lavorare su questi aspetti, anche con piccoli passi, può darle strumenti in più per ritrovare equilibrio e fiducia.
Le auguro di trovare presto il supporto e la chiarezza di cui ha bisogno.
Un caro saluto
Dott.Marziani
Buongiorno dopo aver letto con attenzione la sua domanda, le consiglierei una visita psichiatrica da un bravo professionista in modo che la possa seguire in questo momento in cui sta assumendo degli psicofarmaci.
La terapia psicofarmacologica necessita sempre di una costante verifica da parte del sanitario e sopratutto è fondamentale che lei trovi un medico capace di ascoltarla e di accompagnarla con professionalità.
La saluto cordialmente
Dott.ssa Silvia Parisi
Psicoterapeuta, Psicologo, Sessuologo
Torino
Capisco bene le sue preoccupazioni e la confusione che può nascere davanti a un’indicazione terapeutica che non si conosce e che, per di più, appare sproporzionata rispetto ai propri sintomi. Da quello che scrive emerge chiaramente una situazione di fragilità, legata sia al sonno che al tono dell’umore e alla gestione delle energie quotidiane: fattori che meritano un’attenzione delicata e un inquadramento accurato.

È importante ricordare che la prescrizione di un farmaco deve sempre essere personalizzata e ben spiegata dal medico, chiarendo benefici attesi e possibili effetti collaterali. Se lei non si sente tranquillo o ha dubbi fondati, chiedere un secondo parere a un altro specialista (psichiatra o neurologo) non solo è lecito, ma può aiutarla a sentirsi più sicuro nella scelta della terapia.

Nel frattempo, oltre alla valutazione farmacologica, può essere utile affiancare un percorso psicologico mirato per lavorare sull’insonnia, sulla gestione delle emozioni e sulla motivazione personale, in modo da non affidarsi esclusivamente ai farmaci per stare meglio.

Per approfondire e ricevere un supporto adeguato e personalizzato sarebbe utile e consigliato rivolgersi ad uno specialista.

Dottoressa Silvia Parisi
Psicologa Psicoterapeuta Sessuologa
Dott.ssa SONIA SIMIONATO
Psicologo, Psicologo clinico
San Martino di Lupari
Buongiorno, è vero che il Depakin è un antiepilettico ma essendo anche utile nella terapia del disturbo bipolare serve anche per stabilizzare il tono dell'umore, penso sia per questo che il medico gliel'ha prescritto. Se dovesse decidere di seguire questo trattamento e dovesse avere effetti collaterali è necessario che si rivolga al medico per cambiare il dosaggio o la terapia farmacologica. In ogni caso comunque le consiglio di combinare il trattamento con i farmaci ad un percorso con uno psicologo o psicoterapeuta, soprattutto se i sintomi persistono. I farmaci infatti permettono di calmare la gravità dei sintomi, migliorando la qualità del sonno e di vita in generale, ma non risolvono le cause sottostanti a quegli stessi sintomi. Spero di essermi spiegata, buona giornata
Salve
Guardi le consiglio di rivolgersi a un medico di fiducia ( di solito lo psichiatra) che sappia valutare la sua situazione in generale e darle farmaci adatfi
Purtroppo per la salute mentale i fatmaci sono potenti e i migliori risultati si raggiungono con dosi adatte caso per caso
Da psicoterapeuta posso dire che iniziare una nuova cura con molti dubbi non l'aiuta... e neanche prendere farmaci in autonomia ( proprio perché anche piccole dosi possono dare effetti non desiderati che seguiti dal medico possono essere ridotti)
Parli chiaramente con il medico che la segue e si faccia dare tutte le spiegazioni del caso
In bocca al lupo
Dott lorenzini Maria santa psicoterapeuta
Buonasera, si sta rivolgendo alla persona sbagliata, per questo motivo lei non si fida del tutto sull'assumere "la terapia". Il suo medico di base non le sta dando una terapia ma un rimedio di massima per attenuare un sintomo. Le consiglio di intraprendere un percorso psicoterapeutico e con il terapeuta valutare la necessità anche di una terapia psicofarmacologica. Saluti
Dott.ssa Angela Borgese
Psicologo, Psicologo clinico
Gravina di Catania
Comprendo bene la sua preoccupazione: non è semplice trovarsi davanti a un farmaco nuovo e sentire che non viene riconosciuta la propria parola. Lei racconta di un sonno che si interrompe sempre alla stessa ora: non è soltanto un disturbo, ma un segnale che ritorna, quasi un appuntamento notturno.
L’esperienza che descrive mostra quanto il corpo parli a modo suo, anche quando la mente vorrebbe soltanto riposo. Il farmaco può apparire come una risposta immediata, ma resta in lei la sensazione di non essere stato ascoltato fino in fondo.
È in questo spazio, tra la fatica di dormire e la paura di rallentare, che si intravede la sua domanda più profonda: non tanto “cosa devo prendere?”, ma “che cosa mi sta accadendo davvero?”.
Dott.ssa Valeria Randisi
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Casalecchio di Reno
Buonasera, credo che venga omessa una parte importante e cioè ciò che prova e il nesso fra ciò che accade nella sua vita e l'interferenza con un sonno adeguato. I sintomi sono segnali da decifrare e non farli può solo attutire, ma non risolvere. Pertanto, a mio parere, dovrebbe procedere ad un consulto con uno psicoterapeuta e ricorrere ai farmaci dopo opportuna visita psichiatrica,se necessaria. Comprendo il fastidio dell'insonnia ma il quadro deve essere valutato in modo più ampio.
Cordiali saluti
Dott.ssa Valeria Randisi
Dott. Andrea Boggero
Psicologo, Psicologo clinico
Genova
Buonasera, da quello che racconta emerge chiaramente la fatica di trovarsi in un momento in cui sente di aver bisogno di aiuto, ma allo stesso tempo l’incertezza e la paura di fare un passo che non la convince pienamente. È del tutto comprensibile provare dubbi di fronte a una proposta terapeutica che riguarda la propria salute, soprattutto quando si ha l’impressione che la soluzione prospettata non corrisponda a quello che si immaginava o che non sia in linea con i propri bisogni. Ciò che può essere utile in questi casi è prendersi il tempo per riflettere e per chiarire bene i suoi dubbi con chi le ha proposto la terapia. Portare apertamente al medico le sue perplessità non è solo legittimo, ma è anche un modo per sentirsi parte attiva delle decisioni che riguardano la sua salute. In un percorso di cura è importante che lei possa sentirsi coinvolto e consapevole, perché questo la aiuta a procedere con maggiore fiducia e a ridurre la sensazione di subire passivamente le scelte. Allo stesso tempo può valutare di chiedere un secondo parere, così da avere più elementi su cui basare la sua decisione. Confrontarsi con un altro professionista a volte non serve soltanto a confermare o mettere in discussione una proposta terapeutica, ma anche a farla sentire più sicuro del percorso che deciderà di intraprendere. In parallelo, non dimentichi che oltre ai farmaci esistono approcci psicologici che possono dare un contributo concreto nella gestione dell’insonnia, delle preoccupazioni e della difficoltà a prendersi cura di sé. Un lavoro psicologico di tipo cognitivo comportamentale, ad esempio, permette di intervenire su pensieri, emozioni e abitudini che possono mantenere la fatica che descrive, restituendo gradualmente un maggiore senso di padronanza. Il fatto che lei stia chiedendo consiglio è già un passo importante, perché mostra il desiderio di non rimanere fermo nei suoi dubbi ma di cercare chiarezza e soluzioni. Provi quindi a pensare a questo momento non come a un ostacolo insormontabile, ma come a un passaggio che le sta offrendo l’occasione di fermarsi, comprendere meglio i suoi bisogni e scegliere con maggiore consapevolezza come prendersi cura di sé. Resto a disposizione. Dott. Andrea Boggero.
Dott. Salvatore Augello
Psicologo, Psicologo clinico, Psicoterapeuta
Palermo
Salve, lo psicofarmaco è utile in caso di diagnosi psichiatrica e di episodio acuto da contenere. Possono essere utili anche nel caso di ansia ma non hanno da soli la possibilità di guarirla dal suo disagio. Le consiglio quindi di intraprendere un percorso psicologico se il suo disagio è significativo e dura da diverso tempo.
Cordiali saluti.
Dott.Salvatore Augello
Dott. Mario Edoardo Camanini
Psicologo, Psicologo clinico
Torino
Buonasera, comprendo bene i dubbi che descrive: non è semplice trovarsi davanti a una nuova terapia e sentirsi insicuri sugli effetti. È del tutto legittimo chiedere chiarimenti e avere più informazioni, soprattutto quando si tratta di farmaci. In questi casi il passo più utile è rivolgersi direttamente a uno specialista (psichiatra o altro medico di fiducia), così da valutare insieme il trattamento più adatto alle sue esigenze. Non è una scelta che deve affrontare da sola.
Saluti
Dott.ssa Cristina Sinno
Psicoterapeuta, Psicologo, Psicologo clinico
Napoli
Buongiorno caro utente, purtroppo dal tuo racconto non si capisce bene tutto ciò che ti ha portato a questo stato. Ti consiglio quindi di intraprendere un percorso di psicoterapia dove poter trovare le giuste cure (non farmacologiche) definitive. Per qualsiasi informazione, non esiti a contattarmi. Sono disponibile anche per terapie online ed ho aderito al programma del bonus psicologo. Un caro saluto, d.ssa Cristina Sinno
Gentile Utente,
innanzitutto ti ringrazio per la chiarezza e la sincerità con cui racconti ciò che stai vivendo. Si percepisce quanto tu tenga a questa relazione, ma anche quanta fatica ti costi trovare un equilibrio tra l’amore che provi e il dolore che certe abitudini del tuo compagno ti suscitano.

Non sei “esagerata”: stai esprimendo un bisogno profondo di rispetto e di considerazione. La gelosia di solito nasce da insicurezze personali, mentre qui tu descrivi comportamenti concreti che toccano direttamente i valori su cui vuoi costruire la tua relazione. Quindi è importante distinguere: non stai inventando un problema, stai cercando di difendere la tua dignità emotiva. Gli uomini non sono “tutti così”: alcuni hanno lo stesso comportamento del tuo compagno, altri no. Piuttosto che generalizzare, la questione è: questa modalità per te è sostenibile? Perché ogni coppia ha un diverso grado di tolleranza, e ciò che per uno è irrilevante, per un altro diventa una ferita. Ti invito a portare la riflessione su di te: quali sono i confini non negoziabili nella tua relazione? Fino a che punto sei disposta a cercare compromessi, e quando invece senti che stai tradendo te stessa? Le tue emozioni, anche quelle più dolorose, stanno già indicando la strada: il rispetto e la reciprocità per te non sono dettagli, sono fondamenta.

Puoi continuare a parlargli, non tanto accusandolo, ma condividendo la tua vulnerabilità: “quando vedo queste cose, mi sento svalutata, mi allontano da te”. Se però lui non è disposto a considerare i tuoi bisogni, allora la scelta non è tra “accettare o far finta di nulla”, ma tra restare rinunciando a una parte di te, o prenderti cura di te stessa ponendo un limite chiaro.
In ogni caso, non sei sola: chiedere aiuto, come stai facendo, è già un atto di forza e di amore verso te stessa. Un caro Saluto
Dott. Silvia Falqui
Salve, non sono medico perciò non so darle un riscontro preciso rispetto a farmaci e dosaggi. Quello che posso dirle è che il sonno, così come tanti altri processi fisiologici, viene influenzato dalle nostre esperienze e dal nostro vissuto rispetto a queste, sia nel quotidiano sia nel più lungo termine. Il mio consiglio sarebbe indagare il problema dell’insonnia da un punto di vista psicologico, per cercare di capire se ci sono stati di preoccupazione o tensione che alimentano questo problema, assieme nel caso a una terapia farmacologica, ma non credo che quest’ultima da sola possa risolvere definitivamente la situazione.
Rispetto alla questione del chiedere o meno un altro parere la scelta è esclusivamente sua, però ci tengo a far presente che ha il diritto di chiedere ogni tipo di delucidazione di cui sente di avere bisogno, soprattutto rispetto a dubbi e paure, perché anche questo dovrebbe far parte del colloquio, non solo, ne dovrebbe essere una parte importante.
Spero che la mia risposta possa esserle di aiuto e che la situazione si risolva nel breve termine.
Cordialmente,
Dott.ssa Emma Carli
Dott.ssa Lucrezia Farese
Psicologo, Psicologo clinico
Fragneto Monforte
Salve, capisco quanto possa essere difficile affrontare questo momento di incertezza. È del tutto legittimo avere dubbi, soprattutto quando si parla di terapie farmacologiche. In questi casi, può essere utile confrontarsi con uno specialista in psichiatria per ricevere tutte le informazioni necessarie e sentirsi più sicuri nella scelta del percorso da intraprendere a livello farmacologico. Le consiglio di accompagnarlo con un percorso psicologico, dato che il farmaco da solo non darà i risultati attesi.
Resto a sua disposizione,
Dott.ssa Farese Lucrezia
Dott.ssa Cecilia Mancini
Psicologo, Psicologo clinico
Roma
Salve,
i suoi dubbi sono assolutamente comprensibili: chiedere aiuto per stare meglio è già un passo importante, ed è normale voler capire bene il senso di una terapia prima di iniziarla. Parlare apertamente con il medico, chiedere spiegazioni su obiettivi, durata e possibili effetti del farmaco è un suo diritto.

Se non si sente tranquillo, chiedere un secondo parere può aiutarla a prendere una decisione più serena. Avere informazioni chiare e sentirsi ascoltati è parte del percorso di cura.

Buona serata. Dr.ssa CM
Dott. Diego Ferrara
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Quarto
Gentile utente di mio dottore,

l'insonnia è una spia manifesta di un disturbo depressivo. Sarebbe opportuno chiedere un consulto psichiatrico anziché affidarsi alla somministrazione di un medico generico. Allo stesso tempo sarebbe importantissimo che considerasse la possibilità di intraprendere un percorso di psicoterapia con l'obbiettivo di poter guardare ad un benessere più a lungo termine.

Cordiali Saluti
Dott. Diego Ferrara
Dott.ssa Silvia Montalto
Psicologo, Psicologo clinico
Milano
Caro utente, sembra che tu stia vivendo un periodo in cui la fatica, l’insonnia e il lasciarti un po’ andare parlano di qualcosa di più profondo, legato a ciò che hai attraversato. È importante che tu non ti senta solo dentro queste difficoltà. A volte, oltre al parere medico e ad un eventuale terapia farmacologica, può aiutare avere uno spazio in cui condividere quello che senti, così che la cura non sia solo una prescrizione, ma anche un modo per ritrovare senso e forza. Ti auguro il meglio! Per qualsiasi dubbio o domanda, contattami pure. Dott.ssa Silvia Montalto
Dott.ssa Marzia Mazzavillani
Psicologo, Psicologo clinico, Professional counselor
Forlì
SAlve, capisco la tua preoccupazione: dopo una fase di salute difficile, il desiderio di “svoltare” con il lavoro e riprendere in mano la tua vita si è scontrato con l’insonnia e con una stanchezza che rischia di rallentarti ancora di più. In questo quadro, è naturale che la proposta di una terapia farmacologica più impegnativa come il Depakin ti abbia fatto sentire spaesato e timoroso.

Il Depakin (acido valproico) non è un ansiolitico né un sonnifero: è un farmaco stabilizzatore dell’umore, usato soprattutto nei disturbi bipolari ed epilettici. Per questo capisco bene il tuo dubbio, dato che non ti riconosci in quelle diagnosi e non ti senti rappresentato da quel trattamento (soprattutto se chi lo propone non ti ha fornito spiegazioni approfondite né ha accolto le tue paure).

Quello che descrivi , insonnia con risvegli notturni, rallentamento nelle attività quotidiane, perdita di cura personale, percezione di ogni compito come una montagna, richiama un quadro di affaticamento psicologico che merita attenzione clinica, ma non necessariamente un farmaco così impegnativo. In questi casi è importante valutare insieme a un medico psichiatra, non solo al medico di base, quale sia l’approccio più adatto: a volte bastano trattamenti più leggeri (ansiolitici a basso dosaggio o regolatori del sonno di nuova generazione), altre volte un percorso psicoterapeutico può essere decisivo nel rompere il circolo vizioso tra insonnia, ansia e perdita di energia.

Ti consiglio quindi di non iniziare subito la terapia senza chiarire bene la diagnosi per cui è stata pensata. Rivolgiti a uno psichiatra per un secondo parere così da sentirti più tutelato e avere spiegazioni dettagliate sugli obiettivi, i rischi e i benefici di ogni farmaco. Questa scelta ti restituirebbe anche una sensazione di maggiore controllo, che oggi ti manca.

Ti propongo, intanto, un piccolo lavoro pratico: tieni per una settimana un diario del sonno. Ogni sera annota l’orario in cui vai a letto, i risvegli notturni, il livello di energia al mattino e durante il giorno, ma anche le emozioni prevalenti. Questo strumento sarà prezioso sia per te, perché ti aiuta a osservare con più lucidità i tuoi schemi, sia per lo specialista a cui deciderai di rivolgerti, che potrà avere un quadro più chiaro senza basarsi solo sulle sensazioni del momento.

Un cordiale saluto
Dott.ssa Marzia Mazzavillani
Psicologa clinica - Voice Dialogue - Mindfulness - Dreamwork
Dott.ssa Elena Gianotti
Psicologo, Psicoterapeuta
Milano
Buongiorno, grazie per la sua condivisione. Io credo che se non si fida della terapia e del parere che le ha dato questo medico cominciare la terapia sarebbe inutile: perchè una terapia sia efficace bisogna essere motivati e credere in quello che si sta intraprendendo. D'altra parte, mi colpisce il fatto che punti subito ad una cura farmacologica: come mai? Quali sintomi la preoccupano? Che cosa la fa soffrire? I farmaci possono essere un'aiuto fondamentale nella cura di un sintomo, ma rischiano di funzionare un po' da "toppa" o stampella temporanea nel momento in cui non ci si abbina un lavoro di senso sul sintomo e sulla problematica che genera sofferenza. Credo che sia molto importante poter abbinare alla terapia farmacologica, qualsiasi essa sia, un lavoro di psicoterapia, che possa dare un significato ai suoi sintomi: altrimenti, li placa con i farmaci, ma rischia di non riuscire a liberarsene mai. Il mio suggerimento è di cominciare un percorso e provare a capire che cosa la fa soffrire, da quando, a quale intensità, perchè e in quali contesti della sua vita: sono sicura che un lavoro che vada in profondità e con l'accompagnamento di un professionista di cui possa fidarsi la aiuteranno a ritrovare il benessere che merita. Se avesse domande o volesse approfondire la questione mi trova a disposizione, anche online. Un caro saluto, dott.ssa Elena Gianotti
Dott.ssa Marisa Mula
Psicologo, Psicologo clinico
Torino
Gentile paziente, non è chiaro dal suo estratto se chi le abbia prescritto dei medicinali specialistici sia il suo medico di base, o se si sia rivolto ad uno psichiatra, nel caso in cui non si fosse rivolto a quest'ultima figura professionale (psichiatra) la invito da linee guida a richiedere un primo consulto, in quanto capirà anche lei che non è assolutamente materia del medico di base prescrivere psicofarmaci senza che sia seguito dallo specialista, in caso in cui sia seguito specialisticamente invece, si affidi al giudizio e alla preparazione della figura dello psichiatra, e si procederà nel cucire come un abito dal sarto quale sia la terapia più adatta alla sua persona, qualsiasi perplessità la esponga al professionista, questo tipo di percorso si fa insieme, fianco a fianco, per poter raggiungere il suo benessere, inoltre aggiungo una risposta alla sua preoccupazione sullo specifico farmaco: spesso le indicazioni che trova sul foglietto illustrativo non sono le uniche modalià di utilizzo, molti farmaci nascono per un uso specifico ma poi si scopre che hanno effetti benefici su una sintomatologia per cui non erano stati creati, ma ancora, se ha dubbi ne parli col suo psichiatra saprà certamente spiegarle il perchè di questa scelta, magari per la sua specifica sintomatologia quel farmaco potrebbe rispondere meglio e con minori effetti collaterali rispetto al classico medicinale che si usa genericamente per esempio. E ricordiamoci che chi prende psicofarmaci non è "condannato" a prenderli a vita, può trattarsi di una cura circoscritta necessaria a ristabilire uno stato di equilibrio sufficiente a facilitare inizialmente il lavoro in psicoterapia. Si prenda cura della sua salute psicologica, è importante, i farmaci sono alleati se ci si rivolge alle figure specialistiche di competenza, e non c'è niente di male nel farne uso se prescritti, lei si vergognerebbe se le prescrivessero un antidolorifico perchè si è rotto una gamba? E perchè per la mente dovrebbe essere invece diverso?. Stia bene.
Dott. Luca Rochdi
Psicologo, Psicologo clinico
Milano
Gentile utente, comprendo bene i suoi dubbi e le sue preoccupazioni: dopo un periodo di difficoltà fisica e psicologica, è del tutto normale sentirsi più vulnerabili e incerti di fronte a un nuovo trattamento. È importante, tuttavia, non modificare né sospendere da soli la terapia prescritta, ma chiarire ogni dubbio direttamente con il medico curante o, se necessario, chiedere un secondo parere. Solo un professionista che la segue di persona può valutare con precisione il farmaco più adatto alla sua situazione.
Detto ciò, tenga presente che i farmaci — quando indicati — possono alleviare i sintomi, ma non risolvono le cause profonde del malessere. Il fatto che lei riferisca una perdita di energia, difficoltà nel sonno e un senso di blocco di fronte ai compiti quotidiani indica che, oltre a un eventuale supporto medico, potrebbe trarre grande beneficio da un percorso psicologico. Un lavoro mirato, infatti, può aiutarla a comprendere meglio l’origine di questo momento di stanchezza e a recuperare fiducia, motivazione e strumenti per gestire ansia e insonnia in modo più stabile.
La incoraggio, quindi, a rivolgersi a uno psicologo: non è mai tardi per chiedere aiuto, e poter condividere queste difficoltà in un contesto protetto può fare davvero la differenza.
Le auguro di ritrovare presto serenità e benessere.
Sarei felice di accompagnarla in questo percorso.
Se dovesse avere dei dubbi, può contattarmi premendo il tasto 'messaggio' sul mio profilo.
Resto a disposizione attraverso consulenze online.
Dott. Luca Rochdi

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