Salve, Mia Moglie Ha Chiesto La Separazione Per Motivo Che Non Mi Ama Più. È Visibilmente altera

24 risposte
Salve,
Mia Moglie Ha Chiesto La Separazione Per Motivo Che Non Mi Ama Più.
È Visibilmente alterata nei miei confronti credo soffra di depressione.
Dorme da sola da più di un anno.
È sempre nervosa e vede in me il capro espiatorio di tutti i suoi mali.
Qualsiasi mio tentativo di parlarne finisce con un rifiuto.
I figli da 9 e 13 anni soffrono e sono molto disagiati a volte la sua frustrazione si scarica anche su di loro con grida e riproveri eccessivi in misura dei torti subiti.
Non vuole assolutamente sentir parlare di terapie, controlli, nulla.
Il mese scorso è andata da un avvocato per fare la pratica di separazione consensuale, non so se accettare per il suo bene, o rifiutare e andare verso una guerra giudiziaria, non so se i miei figli siano sereni e tranquilli solo con lei come genitore demandatario.
Siamo sposati da 15 anni, fidanzati da 96.
Ho sempre fatto i miei doveri, sono un genitore attento e responsabile, l'ho sempre rispettata e la amo, ho commesso errori di mancanza di affetto nei suoi confronti, ne faccio ammenda, ma le colpe si dividono a metà.
Ho cercato e sto cercando riconciliazione ma invano.
Potrei anche firmare la separazione ma non ho la certezza che sia nel pieno delle sue facoltà cognitive.
Vi ringrazio anticipatamente a tutti
Dott.ssa Carlotta Volpi
Psicoterapeuta, Psicologo, Neuropsicologo
Modena
Buongiorno, mi dispiace molto per la sua situazione. Non sono scelte semplici da affrontare e la parte più difficile a volte è riconoscere la quota di dolore e di responsabilità di entrambe le parti. La "guerra giudiziaria" probabilmente porterebbe ad aggiungere sofferenza alla sofferenza, soprattutto per i vostri ragazzi. Nelle "guerre" tra madre e padre, i figli portano il peso del doversi schierare, pur non volendo, e tutto ciò è molto doloroso, più che la separazione in sè e per sè. Le suggerisco di considerare l'ipotesi di una consulenza psicologica per approfondire le emozioni, i pensieri e le preoccupazioni che accompagnano questo momento di criticità.
Cordiali saluti,
Dott.ssa Carlotta Volpi

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Dott.ssa Giada Casumaro
Psicologo, Terapeuta, Professional counselor
Rovereto sulla Secchia
Salve, la sua situazione non so neanche immaginare quanto sia difficile.
Intraprendere una guerra non mi sembra la soluzione migliore ma può provare ad avvicinarsi a sua moglie con cautela. Se è vero che non sta bene qualunque atteggiamento non accogliente la farà arrabbiare e stare ancora più male. Non so se le ha proposto una terapia di coppia, proponendogliela anche per una tutela dei vostri figli e per arrivare ad una soluzione pacifica per tutti. Penso sia importante che l'affrontiate insieme e proporle solo una terapia per lei servirebbe solo a farle capire che è sbagliata. A volte dobbiamo noi affrontare e caricarci di quello che vorremmo facessero gli altri, farle anche vedere che lei è disposto a fare terapia insieme o anche da solo per aiutarla. Difficile sicuramente mettersi così a disposizione per l'altro ma a volte è quello che serve per non farsi più male del previsto.
Se ha bisogno rimango a disposizione,
Dott.ssa Casumaro Giada
Dott.ssa Filippina Romano
Psicologo, Psicologo clinico
San Casciano in Val di Pesa
Gentilissimo,
La Sua é una condizione molto delicata e alla quale non è possibile fornire ha risposta univoca. Credo che la cosa migliore sia chiedere la consulenza di un avvocato e di uno psicologo giuridico.
Mi occupo di psicologia forense (La invito a consultare il mio profilo) e sono disponibile per un confronto.
Cordialità
Dott.ssa Eleonora Fiorini
Psicologo clinico, Psicologo
Terracina
Salve, mi arriva tutta la sofferenza che sta attraversando questa famiglia e probabilmente potrebbe essere necessario un sostegno per riuscire a fronteggiare la situazione e la decisione che è stata presa. In questa crisi di coppia i figli vanno sicuramente salvaguardati e magari anche sostenuti psicologicamente. Questo cambiamento importante ora sembra portare solo la parte più scura con se ma se diventiamo parte attiva di questo cambiamento possiamo essere capaci di prenderci anche la parte più buona e cioè la fine di questa grande sofferenza. Quale funzione avrebbe per questa famiglia non firmare? Provi a trovare lei la sua risposta.
Dott.ssa Beatrice Carrara
Psicologo, Psicologo clinico
Bologna
Buonasera, la ringrazio per il coraggio e la sincerità con cui ha condiviso la sua situazione. Le sue parole esprimono tutto il dolore, la confusione e il senso di impotenza che si possono provare quando una relazione importante si incrina, soprattutto dopo tanti anni di vita insieme e con due figli ancora nel pieno della crescita.
È evidente quanto lei tenga alla sua famiglia e quanto stia cercando di tenere insieme i pezzi con responsabilità e rispetto, nonostante il rifiuto da parte di sua moglie a confrontarsi o a valutare un supporto esterno. Il fatto che, nonostante la distanza emotiva, lei stia ancora cercando un dialogo e una possibile riconciliazione, dice molto sulla sua disponibilità affettiva e sul suo desiderio di capire, e non solo di resistere al cambiamento.
Purtroppo, quando una persona è chiusa nel proprio malessere o attraversa una fase depressiva (come lei ipotizza, ma che solo un professionista può valutare), può succedere che chi le sta accanto venga percepito come la causa di tutto il dolore, anche quando non è così. Questo tipo di proiezione può diventare molto difficile da gestire all’interno della coppia, soprattutto se ogni tentativo di confronto viene vissuto come un attacco o un’invasione.
In situazioni come questa, può essere utile spostare lo sguardo da “cosa posso fare per cambiare lei” a “come posso proteggere me stesso e i miei figli, restando integro e presente”. La serenità dei bambini (e lei lo sa bene da genitore attento) non dipende solo dall’unità formale della famiglia, ma dalla qualità della presenza adulta che hanno intorno. Un ambiente teso, dove i conflitti sono continui e il clima emotivo è instabile, può fare più danni di una separazione gestita con equilibrio.
Capisco il suo timore nel firmare la separazione senza essere certo dello stato psicologico di sua moglie. È una preoccupazione lecita, e potrebbe essere utile valutare, con il supporto di un legale e, se possibile, di un consulente esperto in ambito familiare, come garantire ai suoi figli continuità affettiva e protezione, a prescindere dalla decisione finale. A volte non si tratta di "accettare o combattere", ma di trovare una via terza, più pragmatica e centrata sul benessere di tutti, senza farsi travolgere dal dolore personale.

Il momento che sta vivendo è senza dubbio complesso e doloroso, ma lei mostra lucidità, responsabilità e una profonda motivazione a non arrendersi alla rabbia o alla disperazione. Le consiglio di non restare solo: un supporto psicologico, anche individuale, potrebbe aiutarla ad attraversare questo passaggio così carico emotivamente, a tutelare la relazione con i suoi figli e a trovare un equilibrio personale, qualunque direzione prenda la situazione con sua moglie.

Un caro saluto,
Dott.ssa Beatrice Carrara
È evidente quanto tenga alla sua famiglia, ai suoi figli e anche a sua moglie, nonostante tutto. Il suo senso di responsabilità traspare chiaramente, così come la sofferenza e la confusione rispetto a ciò che sta accadendo. Quando un coniuge esprime la volontà di separarsi, soprattutto in un clima emotivamente carico e apparentemente ostile, è naturale sentirsi combattuti tra il desiderio di salvare il legame e la necessità di proteggere sé stessi e i propri figli da una situazione che rischia di diventare dannosa per tutti. È possibile che sua moglie stia attraversando una fase di sofferenza psicologica, e il suo comportamento, il nervosismo, la chiusura, la tendenza a proiettare la rabbia sugli altri, può esserne un segnale. Tuttavia, quando una persona non riconosce il proprio malessere e rifiuta qualsiasi forma di aiuto, diventa difficile intervenire direttamente. In questo momento, il suo compito principale, e so che non è facile, è proteggere i figli, tutelare il loro benessere e garantire loro un ambiente il più possibile stabile e accogliente. Se ritiene che la situazione a casa stia diventando fonte di disagio o sofferenza per loro, potrebbe essere utile confrontarsi con un avvocato e valutare anche il supporto di uno psicologo esperto in separazioni familiari, che possa accompagnarla nelle scelte da compiere.
Separarsi non significa arrendersi, ma può diventare, in alcuni casi, un modo per riportare un po’ di equilibrio e ridurre le tensioni che stanno logorando l’intera famiglia.
Un caro saluto
Dott.ssa Viviana Costa
Psicologo, Psicologo clinico
Milano
Buongiorno, se decide di intraprendere una guerra giudiziaria, i primi a soffrirne saranno i vostri figli, il punto è capire se può esserci un' alternativa valida, come un accordo con sua moglie che deve essere ovviamente rispettato. Ad esempio sulla tempistica di visita per il genitore non collocatario, come il suo impegno per collaborare al mantenimento. Prima di affrontare la linea battagliera, le suggerisco sempre con i vostri legali di riferimento, una via più morbida. Mi occupo di mediazione familiare, è difficile ma non è impossibile. Se decidesse di avviarsi verso una guerra legale, il Giudice potrebbe predisporre l' ausilio del servizio sociale..se desidera mi contatti. Resto a sua disposizione. Un caro saluto
Dott. Francesco Damiano Logiudice
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Roma
Salve, mi spiace molto per la situazione che descrive poichè comprendo il disagio che può sperimentare e quanto sia impattante sulla sua vita quotidiana. Ritengo fondamentale che lei possa richiedere un consulto psicologico al fine di esplorare la situazione con ulteriori dettagli, elaborare pensieri e vissuti emotivi connessi e trovare strategie utili per fronteggiare i momenti particolarmente problematici onde evitare che la situazione possa irrigidirsi ulteriormente.
Credo che un consulto con un terapeuta cognitivo comportamentale possa aiutarla ad identificare quei pensieri rigidi, disfunzionali e maladattivi che le impediscono il benessere desiderato mantenendo la sofferenza in atto e possa soprattutto aiutarla a parlare con se stesso utilizzando parole più costruttive.
Credo che anche un approccio EMDR possa esserle utile al fine di rielaborare il materiale traumatico connesso ad eventi del passato che possono aver contribuito alla genesi della sofferenza attuale.
Resto a disposizione, anche online.
Cordialmente, dott FDL
Dott.ssa Silvia Parisi
Psicoterapeuta, Psicologo, Sessuologo
Torino
Buongiorno,
la situazione che descrive è molto complessa e carica di sofferenza per tutti i membri della famiglia. È evidente quanto lei tenga alla relazione, ai suoi figli e al benessere generale del nucleo familiare.

Quando una persona manifesta segnali come alterazione dell’umore, nervosismo costante, ritiro affettivo, insonnia o comportamenti che appaiono sproporzionati alla realtà, come lei descrive per sua moglie, è possibile che stia attraversando un periodo di grande disagio psicologico, che potrebbe anche indicare una forma depressiva. Tuttavia, non potendo effettuare una valutazione diretta, non è possibile né corretto formulare ipotesi diagnostiche.

Il rifiuto di intraprendere un percorso terapeutico o anche solo di confronto è spesso un segno della difficoltà profonda che la persona vive e della percezione che tutto sia diventato insostenibile. Questo può anche spiegare, almeno in parte, la chiusura verso ogni tentativo di dialogo, la decisione di separarsi e l’atteggiamento ostile.

Riguardo ai suoi figli, è importante proteggerli il più possibile dal conflitto e dalle dinamiche disfunzionali. I bambini e i ragazzi, anche se non sempre lo esprimono apertamente, assorbono le tensioni familiari e possono sviluppare disagi emotivi o comportamentali se esposti per troppo tempo a un clima conflittuale.

In merito alla decisione di accettare o meno la separazione, è comprensibile che lei sia combattuto: da un lato il desiderio di evitare una guerra giudiziaria, dall’altro il timore che la moglie non sia nelle condizioni psicologiche adeguate per affrontare questo passaggio o per occuparsi da sola dei figli. In questi casi, è essenziale tutelare non solo i propri diritti ma anche quelli dei figli, e per farlo è fondamentale avvalersi del supporto di professionisti (legali e psicologici) che possano aiutarla a valutare con lucidità e consapevolezza quale strada sia la migliore da intraprendere.

Sarebbe utile e consigliato per approfondire e affrontare in modo adeguato la situazione rivolgersi ad uno specialista.

Dottoressa Silvia Parisi
Psicologa Psicoterapeuta Sessuologa
Gentile signore,
La sua situazione è molto delicata e comprendo il suo dolore. Analizziamo gli aspetti principali:
-i segnali che descrive (isolamento, irritabilità, rifiuto del dialogo, rabbia eccessiva verso i figli) potrebbero effettivamente indicare depressione. Tuttavia, senza una valutazione professionale, non è possibile determinare se questo influenzi le sue "facoltà cognitive" dal punto di vista legale.
- Il benessere dei bambini è prioritario. I comportamenti descritti (grida eccessive, scaricare frustrazione) sono preoccupanti. In caso di separazione, potreste richiedere un affidamento condiviso che garantisca la vostra presenza costante come fattore stabilizzante.
Mi sentirei di darle dei suggerimenti:
1. Consulti un avvocato matrimonialista per capire le implicazioni legali
2. Documenti episodi problematici per eventuale tutela minori
3. Consideri consulenza psicologica per gestire la situazione e supportare i figli
4. Se possibile, proponga mediazione familiare
Non può obbligarla, ma può tutelare i figli richiedendo supporto psicologico per loro durante questo periodo difficile.
La separazione potrebbe paradossalmente ridurre conflitti dannosi per i bambini, purché mantenga un ruolo genitoriale forte e presente.
Gentile Utente,
dalle sue parole si percepiscono tutto il dolore e lo smarrimento che sta vivendo. Racconta di aver sempre fatto i suoi doveri, di essere un genitore attento e di amare sua moglie, ma ora si trova davanti a una donna che dice di non amarla più, che vede in lei “il capro espiatorio di tutti i suoi mali” e che rifiuta ogni tentativo di dialogo. È comprensibile sentirsi impotenti di fronte a una chiusura così netta, soprattutto se ritiene di aver cercato in ogni modo la riconciliazione, seppur invano.
Descrive sua moglie come “visibilmente alterata” e pensa che possa soffrire di depressione...questo potrebbe spiegare il nervosismo, l’isolamento, persino le grida ed i rimproveri verso i figli. Non è facile capire quanto di quello che sta accadendo dipenda da una decisione lucida e quanto, invece, da un momento di grande fragilità emotiva. È normale chiedersi se firmare una separazione consensuale sia davvero il bene per tutti, o se non sia meglio aspettare, per evitare scelte fatte di impulso.
Anche i suoi figli di 9 e 13 anni vivono questo clima e la loro sofferenza è chiara nelle sue parole. Lei si preoccupa se sarebbero “sereni e tranquilli solo con lei come genitore demandatario” e questo dimostra quanto tenga alla loro stabilità emotiva. Purtroppo, crescere in un ambiente pieno di tensioni, silenzi e rabbia può essere faticoso tanto quanto una separazione e non sempre c’è una risposta giusta o sbagliata su quale strada sia la migliore.
In situazioni come la sua, a volte è utile fermarsi un momento e prendersi uno spazio per sé, per chiarire pensieri e sentimenti e capire come affrontare le decisioni che verranno. Non sempre possiamo cambiare le scelte dell’altro, ma possiamo lavorare su come affrontare simili momenti senza perdere forza e lucidità, rimanendo un punto di riferimento stabile anche per i propri figli.
Resto a disposizione se desidera approfondire o parlarne meglio.

Un caro saluto,
Dott.ssa Maria Francesca Copani
Dott.ssa Federica Battista
Psicologo, Psicologo clinico
Roma
Capisco quanto la situazione sia dolorosa e complessa, soprattutto considerando il coinvolgimento dei vostri figli e il rifiuto di tua moglie di affrontare il problema in modo condiviso.
In casi come questo, la mediazione familiare può essere una strada preziosa: permette di evitare conflitti giudiziari, procedere con una separazione consensuale e trovare accordi equilibrati, chiari e rispettosi per entrambi, ma soprattutto per il benessere dei bambini.

Come mediatrice familiare, mi rendo disponibile qualora vogliate farvi accompagnare in questo percorso, aiutandovi a gestire la comunicazione, a ridurre le tensioni e a definire insieme scelte sia genitoriali che legali che tutelino la vostra famiglia anche in questa fase delicata.
Dr. Massimo Chiappini
Psicologo, Psicologo clinico
Empoli
Gentile utente,sua moglie sembra aver preso una posizione chiara e essere proiettata verso la separazione, inoltre non vuol sentire parlare di fare una terapia pertanto quello che può fare lei è rispettare la decisione della moglie e evitare una seprazione traumatica anche per i figli. Saluti
Dott.ssa Angela Amodio
Psicologo, Psicologo clinico
Lido Di Ostia
Buongiorno, penso che abbia bisogno di un percorso psicologico che l'aiuti magari a prendere coscienza di qualcosa che non riesce a vedere . Se vuole può contattarmi.
Le auguro una buona giornata
Dott.ssa Sandra Petralli
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Pontedera
Salve,la sua è una situazione profondamente dolorosa, soprattutto perché riguarda non solo il rapporto di coppia, ma il benessere emotivo dei figli e la stabilità di un’intera famiglia. È evidente quanto lei stia cercando di agire con responsabilità e amore, e quanto sia combattuto tra il desiderio di salvare la relazione e la preoccupazione per ciò che potrebbe accadere dopo.
Quando una persona rifiuta ogni forma di confronto o aiuto psicologico, è molto difficile trovare uno spazio reale di dialogo, e il rischio è di restare intrappolati in una dinamica logorante, che finisce per far male a tutti, in primis ai bambini. Il comportamento che descrive da parte di sua moglie sembra essere carico di frustrazione e chiusura, ma solo un professionista potrebbe valutare con certezza se sia effettivamente presente una condizione clinica come la depressione.
In queste situazioni, il punto non è tanto se firmare o meno una separazione, ma come proteggere l’equilibrio dei figli e di se stesso. A volte, accettare la separazione non è un atto di resa, ma una scelta responsabile per evitare un'escalation di conflitti che potrebbero compromettere ulteriormente la serenità familiare. Il fatto che lei stia valutando la possibilità di tutelare i figli anche sul piano legale è legittimo: non significa voler “fare guerra”, ma assicurarsi che ci siano dei confini chiari e un assetto che tuteli entrambi i genitori e i minori.
Le suggerirei di farsi affiancare da un avvocato che abbia sensibilità nelle questioni familiari e, se possibile, anche da uno psicologo dell’età evolutiva o della famiglia, per comprendere meglio come sostenere i suoi figli in questa fase.
Continuare a cercare il dialogo è importante, ma non a costo di annullarsi o di restare in una relazione unilaterale e carica di tensioni. I bambini hanno bisogno di almeno un adulto stabile, presente e coerente. E lei, da quanto scrive, sembra esserlo. Saluti, dott.ssa Sandra Petralli
Dott. Andrea Boggero
Psicologo, Psicologo clinico
Genova
Buongiorno, le sue parole raccontano un momento di grande dolore, ma anche di profonda lucidità e senso di responsabilità. Si avverte chiaramente quanto lei stia cercando di mantenere saldo un equilibrio che appare ogni giorno più difficile da sostenere, tra il desiderio di tenere unita la famiglia, la preoccupazione per il benessere dei suoi figli e il tentativo di comprendere cosa stia succedendo realmente a sua moglie. Quando una persona con cui si è condivisa gran parte della propria vita esprime con determinazione la volontà di allontanarsi, dicendo di non amare più, si scatena un terremoto emotivo difficile da contenere. In questo momento lei sta cercando risposte in un contesto che appare molto rigido e chiuso: da un lato c'è sua moglie, che sembra rifiutare ogni forma di dialogo e confronto, dall’altro ci sono due figli che soffrono e che probabilmente si trovano esposti a tensioni che faticano a comprendere pienamente. In mezzo ci sta lei, con tutta la fatica e il carico emotivo che inevitabilmente comporta questo tipo di situazione. È molto umano chiedersi se dietro l'atteggiamento di sua moglie ci possa essere una sofferenza psicologica più profonda, come la depressione. L’irritabilità, l’isolamento, il disinteresse verso il dialogo e una visione fortemente negativa dell’altro possono essere segnali che meritano attenzione. Tuttavia, senza una valutazione clinica diretta, non è possibile avere certezze, ed è importante mantenere una posizione rispettosa, pur nella preoccupazione, per non trasformare l'ipotesi di un disagio in una verità assoluta che potrebbe chiudere ancora di più i canali di comunicazione già fragili. Nel momento in cui una separazione viene messa in atto senza una reale possibilità di confronto reciproco, è naturale che sorgano paure, domande e il timore di compiere scelte che possano influire negativamente sui figli. È evidente che lei si stia ponendo il problema del loro benessere, cercando di capire se sia meglio accettare la separazione, pur sapendo che non corrisponde al suo desiderio, o affrontare un percorso giudiziario per tutelarli. Non esiste una risposta semplice e univoca a questa domanda. Tuttavia, è importante ricordare che i figli, soprattutto in età evolutiva, sono molto sensibili al clima relazionale che respirano in casa. La qualità della relazione tra i genitori, anche se separati, ha spesso più impatto sul loro benessere rispetto alla sola presenza sotto lo stesso tetto. Se la convivenza è diventata fonte continua di tensioni, urla e malessere, un percorso di separazione può rappresentare, pur con tutta la sua fatica, una scelta di tutela per tutti. Questo, naturalmente, non significa rinunciare alla possibilità di svolgere appieno il suo ruolo di padre, che lei stesso descrive come attento e presente. Al contrario, in una separazione ben gestita, è fondamentale lavorare per garantire che entrambi i genitori restino punti di riferimento significativi per i figli. Comprendo anche il suo timore che sua moglie non sia nel pieno delle sue facoltà nel prendere decisioni importanti. Se questo sospetto è forte e sostenuto da comportamenti che vanno ben oltre la normale sofferenza emotiva, è possibile valutare, con l’aiuto di un legale, eventuali strumenti che permettano di approfondire la situazione. Tuttavia, è fondamentale muoversi in questo senso con delicatezza, senza che diventi un modo per delegittimare l’altro, ma piuttosto con l’obiettivo sincero di garantire sicurezza e tutela, soprattutto ai figli. Un passaggio utile, in parallelo al percorso legale, potrebbe essere quello di intraprendere lei stesso un breve percorso psicologico. Non perché vi sia qualcosa che non va in lei, ma per avere uno spazio sicuro in cui orientarsi meglio, elaborare le emozioni complesse che sta vivendo e trovare strategie concrete per affrontare la relazione con i figli e con la sua compagna nel modo più funzionale possibile. A volte, prendersi cura di sé in momenti come questi è anche un atto di amore e protezione verso chi ci sta intorno. La strada che ha davanti non è semplice, ma si percepisce chiaramente il suo desiderio di fare la cosa giusta, anche se dolorosa. Continui ad ascoltare sé stesso, a farsi guidare dal rispetto, e non tema di chiedere supporto per sé: è proprio nelle situazioni più difficili che il sostegno professionale può fare la differenza. Resto a disposizione. Dott. Andrea Boggero
Dott.ssa Alina Mustatea
Psicologo, Psicologo clinico
Pomezia
Gentile paziente,si sente chiaramente quanta sofferenza e senso di impotenza tu stia vivendo in questo momento.Quando si arriva a questo punto, spesso dopo anni di tentativi, sacrifici e silenzi, è naturale sentirsi smarriti, soprattutto quando ci sono dei figli coinvolti e la persona che si ha accanto sembra ormai un’estranea.
Hai mostrato grande responsabilità come padre e come marito, anche nel riconoscere i tuoi errori. Ma, come dici tu, una relazione si costruisce e si logora in due. Se lei rifiuta ogni forma di confronto o aiuto, non è colpa tua: stai cercando di fare la tua parte, e questo è già molto.
Quanto alla separazione, non c'è una risposta giusta per tutti. Ma a volte, accettarla può essere l’unico modo per tutelare i figli da un clima familiare carico di tensione e sfiducia, e anche per proteggere te stesso. Non è detto che scegliere la via legale significhi rinunciare a essere presente, né come padre né come figura affettiva. Anzi, in certi casi è proprio questa scelta che permette di ristabilire un equilibrio, per quanto diverso da quello che speravi.
Capire se tua moglie stia attraversando un disagio psicologico profondo è importante, ma se lei non vuole aiuto, forzarla non serve. Quello che puoi fare, però, è continuare a essere un punto fermo per i tuoi figli: coerente, accogliente, stabile. Anche solo questo, per loro, può fare una differenza enorme.
Ti auguro forza, chiarezza e sostegno. Non sei solo.

Un caro saluto.
Dott.ssa Francesca Gottofredi
Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Bologna
Buonasera, la situazione che descrivi è complessa e dolorosa, e il tuo desiderio di tutela per la tua famiglia è chiaro. Quando una persona è così chiusa al dialogo e appare sofferente, la sua volontà di separarsi può essere un segnale importante, ma è giusto chiedersi anche come supportarla senza forzare.
Ti invito a riflettere su cosa puoi controllare davvero: non puoi cambiare la sua decisione, ma puoi agire per proteggere il benessere dei figli e il tuo equilibrio. La separazione può essere vissuta in modo meno conflittuale se si pensa prima a quali sono i bisogni reali di tutti, soprattutto dei bambini.

Potrebbe essere utile mantenere un atteggiamento calmo e non oppositivo, aprendo piccole finestre di comunicazione, anche indirette, dove possa emergere la possibilità di un confronto futuro o di un aiuto.

Domandati: cosa vuoi che resti intatto dopo questa fase difficile? E come puoi accompagnare questa trasformazione senza rimanere intrappolato in un conflitto che rischia di fare male a tutti? A volte accettare un passo indietro può aprire spazio a nuove possibilità di dialogo.
Dott.ssa Marzia Mazzavillani
Psicologo, Psicologo clinico, Professional counselor
Forlì
Buongiorno, comprendo bene la complessità e il dolore della sua situazione familiare, la separazione, soprattutto quando accompagnata da segnali di sofferenza psicologica come la possibile depressione di sua moglie, richiede grande delicatezza e attenzione non solo al rapporto di coppia ma anche al benessere emotivo dei figli, che inevitabilmente risentono del clima familiare conflittuale.
La resistenza al confronto terapeutico da parte di sua moglie rappresenta un limite, ma non esclude la possibilità di un percorso di sostegno per lei e per i suoi figli così da poter elaborare le emozioni coinvolte e promuovere una comunicazione più funzionale.

Nel decidere se accettare la separazione consensuale o affrontare un contenzioso, è importante valutare anche la tutela psicologica dei minori, dovrà infatti pensare al loro equilibrio emotivo e alla continuità affettiva con entrambi i genitori, se possibile. Sono consapevole delle sue difficoltà ma l unico modo che vedo per venirne fuori e avere un supporto è un percorso terapeutico individuale o familiare che possa aiutarla a gestire il disagio, e a prendere decisioni consapevoli per il futuro di tutta la famiglia. Non si perda d'animo e pensi seriamente a quanto le ho detto. Un cordiale saluto
Dott.ssa Marzia Mazzavillani
Psicologa clinica – Voice Dialogue – Dreamwork – Mindfulness
Dott.ssa Ilaria De Pretto
Psicologo, Psicologo clinico
Roma
Quello che racconti è molto doloroso e complesso, perché ti trovi di fronte a una moglie che ti chiede la separazione, mentre tu senti ancora amore, responsabilità verso la famiglia e preoccupazione per i figli. In più, da come descrivi il suo stato emotivo, sembri percepire in lei una sofferenza più profonda, forse una depressione, che però lei rifiuta di affrontare con aiuti esterni.

La prima cosa importante è distinguere due piani: il tuo ruolo di marito e quello di padre. Come marito puoi desiderare di riconciliarti, ma se lei rifiuta ogni dialogo e ha già avviato le pratiche legali, purtroppo non puoi obbligarla a cambiare strada. Come padre, invece, hai il dovere e il diritto di proteggere i tuoi figli e di assicurarti che crescano in un ambiente sereno.

Firmare una separazione consensuale significa trovare un accordo condiviso, che tutela meglio i figli ed evita loro conflitti giudiziari. Rifiutare e andare verso una causa giudiziaria porta inevitabilmente più tensioni, tempi lunghi, costi, e spesso fa soffrire ancora di più i bambini. La decisione va valutata attentamente con un avvocato di fiducia, anche per capire se tua moglie, nei fatti, può garantire un ambiente equilibrato ai ragazzi o se invece tu possa chiedere forme diverse di affido.

La tua preoccupazione sulla lucidità di tua moglie è comprensibile, ma per essere messa in dubbio legalmente servono valutazioni medico-legali, non solo osservazioni personali. Se pensi davvero che non sia in grado di decidere con piena consapevolezza, è un tema da affrontare con l’avvocato e, se necessario, con i servizi sociali o sanitari.

I tuoi figli hanno bisogno che tu resti una figura stabile: continua a dimostrare presenza, disponibilità e affetto. Anche se la coppia si spezza, il legame genitoriale resta. Anzi, nei momenti di crisi, avere un genitore che resta saldo, nonostante il dolore personale, fa molta differenza.

In sintesi: cerca un legale esperto in diritto di famiglia che ti aiuti a valutare quale strada tuteli di più i tuoi figli e ti permetta di restare un genitore presente; mantieni calma e fermezza per non alimentare conflitti inutili; e ricordati che la tua dignità e il tuo ruolo di padre non dipendono dalla rabbia di tua moglie, ma da ciò che saprai continuare a dare ai tuoi figli.

Dott.ssa De Pretto
Salve , mi spiace molto per il disagio che vi state trovando ad affrontare.
Consiglierei innanzitutto di cercare un supporto psicologico per lei ed anche per i vostri figli in modo tale da affrontare questo periodo di dubbi ,ansia, stress ed incomprensioni e le scelte che ne deriveranno nella maniera “migliore” possibile .
Inoltre una consulenza legale prima di prendere qualsiasi decisione potrebbe essere un’ottima idea.
Buone cose,
dott. Marziani
Dott. Gabriele Taddei
Psicologo, Psicologo clinico
Torino
Dal suo racconto emerge una forte intensità emotiva e un profondo senso di responsabilità verso la sua famiglia, caratteristiche che spesso accompagnano momenti di grande stress relazionale. La situazione descritta, con tensioni quotidiane e difficoltà di comunicazione con la moglie, porta con sé un carico emotivo significativo, e si percepisce quanto lei senta il peso di proteggere i figli e al tempo stesso mantenere un equilibrio tra affetto, rispetto e giustizia.
La sua narrazione mostra anche consapevolezza dei propri limiti e delle proprie emozioni, e un desiderio sincero di comprendere la situazione senza giudizi, elementi che spesso vengono valorizzati in un percorso psicologico. Un lavoro con uno psicologo può offrire uno spazio sicuro per esplorare questi vissuti, riflettere sulle dinamiche familiari, riconoscere le proprie emozioni e trovare modalità per sostenere sé stesso e i figli durante un periodo complesso.

Un saluto, le auguro di trovare ascolto e sostegno per affrontare questo momento con maggiore chiarezza e serenità interiore.
Dott.ssa Ambra Bottari
Psicologo, Psicologo clinico
Milano
Capisco la sofferenza che sta vivendo, sia per la relazione di coppia sia per le difficoltà dei suoi figli. È comprensibile sentirsi incerto sul da farsi. Quando un partner rifiuta il dialogo o un aiuto esterno, diventa difficile cercare una riconciliazione da soli. In questo momento può essere utile tutelare prima di tutto il benessere dei bambini e, parallelamente, farsi sostenere lei da un professionista, così da affrontare con maggiore chiarezza emotiva e decisionale i prossimi passi.
Dott.ssa Sara Petroni
Psicologo clinico, Psicologo
Tarquinia
Gentile utente,
comprendo quanto stia vivendo: si trova in un momento di grande sofferenza, in cui cerca di salvaguardare non solo il legame di coppia, ma anche l’equilibrio dei suoi figli. È evidente che sta affrontando una situazione di chiusura da parte di sua moglie, che può essere legata a un disagio personale o a un esaurimento emotivo, ma in ogni caso il suo rifiuto di dialogo la lascia solo nel tentativo di ricucire.

Quando una delle due persone non è disposta a mettersi in gioco, insistere sul confronto diretto spesso peggiora la distanza. In questi casi è utile spostare il focus su ciò che può ancora proteggere: il benessere dei figli e la propria stabilità emotiva. È importante che i bambini sentano che, nonostante la crisi, c’è almeno un genitore presente, stabile e capace di contenere le tensioni.

Per quanto riguarda la separazione, non è possibile stabilire da fuori se sua moglie sia o meno nel pieno delle sue facoltà, ma se sospetta che stia attraversando una fase depressiva, questo può certamente influenzare le sue scelte e reazioni. Tuttavia, la decisione di firmare o meno andrebbe presa tenendo conto della serenità complessiva della famiglia e del livello di conflitto: una separazione consensuale, sebbene dolorosa, può a volte risultare meno dannosa di una lunga battaglia giudiziaria.

In questo momento, anche un sostegno psicologico personale potrebbe esserle di grande aiuto per gestire le emozioni, proteggere i figli dal conflitto e capire come agire nel modo più lucido possibile.

Dott.ssa Sara Petroni

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