Salve, è normale arrabbiarsi se il proprio partner in mia presenza continua a girarsi a guardare tut

24 risposte
Salve, è normale arrabbiarsi se il proprio partner in mia presenza continua a girarsi a guardare tutte le donne che passano di qualsiasi età? tutte in rigorosamente con maglie scollate o pantaloni attillati o leggings e così via. Certe volte si trattiene per evitare di discutere, molte volte non lo ammette, e altre volte aspetta un mio momento di distrazione per girarsi. Per il resto andiamo molto d'accordo ma questa cosa mi ha portato all'esasperazione tanto da non riuscire a godermi momenti di relax in vacanza o semplici uscite. Ne ho parlato tante volte con lui, che mi promette che cambierà ma alla fine non cambia nulla. Questa cosa mi crea molta insicurezza fisica anche se sono una bella ragazza e tendenzialmente mi piaccio. Io per lui sono la prima compagna seria, non ha mai avuto altre relazioni durature a 30 anni.
Dott.ssa Elin Miroddi
Psicoterapeuta, Psicologo
Roma
Cara utente,
È completamente normale sentirsi arrabbiata e ferita in questa situazione. Il comportamento che descrivi va oltre la normale attrazione e diventa mancanza di rispetto, creando un ciclo disfunzionale che compromette il vostro equilibrio di coppia e la tua serenità.
A 30 anni, senza esperienze relazionali durature, probabilmente non è consapevole del comportamento inappropriato. L'inesperienza relazionale spesso porta a una mancanza di empatia situazionale - non riesce a "mettersi nei tuoi panni" e immaginare come si sentirebbe se fosse lui a subire lo stesso trattamento.
Prova a proporgli questo esercizio durante una conversazione tranquilla: "Immagina che io, quando usciamo insieme, mi girassi continuamente a fissare uomini attraenti, che aspettassi i tuoi momenti di distrazione per guardarli, che negassi quando me lo fai notare. Come ti sentiresti? Cosa penseresti di me come tua compagna?"
Questo test dell'inversione dei ruoli è molto efficace perché:
• Rompe l'automatismo del comportamento
• Attiva l'empatia cognitiva
• Lo costringe a confrontarsi con le proprie emozioni invece che minimizzare le tue
Spesso chi non ha esperienza relazionale vive ancora con una mentalità "da single" senza aver fatto il passaggio mentale verso la sensibilità richiesta in una relazione seria.
Ti consiglio di considerare alcune sessioni di terapia di coppia. Un professionista può aiutarvi a esplorare le dinamiche sottostanti e sviluppare strategie concrete per il cambiamento. La terapia può aiutarlo a sviluppare la consapevolezza emotiva necessaria e voi insieme a stabilire confini chiari e reciproci.
L'importante è che lui mostri disponibilità reale al cambiamento, non solo a parole. La tua pazienza ha dei limiti legittimi, e riconoscerli è un atto di rispetto verso te stessa.
Un saluto, dott.ssa Elin Miroddi

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Dott.ssa Valentina Menta
Psicoterapeuta, Psicologo clinico, Psicologo
Roccabianca
Buongiorno, penso che sia interessante capire da cosa deriva il bisogno del suo partner di guardare le donne, quale pensiero, emozione o sensazione lo muovono verso quella direzione, quali radici può avere questa sua necessità. D'altra parte penso sia altrettanto interessante comprendere cosa fa scattare in lei la rabbia, cosa pensa di se stessa nel momento in cui vede il suo partner osservare altre donne. Dico questo, perchè molto spesso siamo mossi ad agire comportamenti che si basano su bisogni interiori antichi che possono non essere stati accolti o visti, e, di conseguenza, ognuno di noi impara a reagire a determinati stimoli, mosso da alcuni schemi che si sono formati per aiutarci ad affrontare queste necessità. Penso non si tratti di sapere se sia giusto o sbagliato un comportamento, dovremmo cambiare livello e lasciare spazio alla curiosità di osservare la funzione che questi comportamenti hanno per ognuno di voi, cosa ci stanno dicendo, cosa vi state dicendo, sviluppando quella consapevolezza necessaria per aiutarvi a decifrare il linguaggio emotivo e comportamentale che mettete in atto. Se diventiamo consapevoli di ciò che ci muove a comportarci in determinati modi, a provare determinate emozioni, questo crea spazio e ci permette di scegliere la direzione che vogliamo prendere.
Dott.ssa Angela Ritella
Psicologo, Psicologo clinico
Turi
Il disagio e il malessere provati in risposta all'atteggiamento del Suo compagno, soprattutto se certe azioni vengono ripetute nonostante Lei stessa abbia più volte evidenziato di starci male, sono più che legittimi.
Il crollo della Sua sicurezza fisica e della percezione positiva che ha di sé è una conseguenza spiacevole che sarebbe utile approfondire, proprio al fine di evitare che si cristallizzino in Lei certe idee frutto di errati comportamenti altrui.
Mi rendo disponibile ad approfondire con Lei questa situazione per aiutarLa.
Dott.ssa Maria Betteghella
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Salerno
Cara paziente, quello che mi racconta è molto comune. Bisognerebbe andare a capire quanta fiducia esiste nel rapporto tra lei e il suo compagno, quanta libertà e leggerezza, oppure quanta paura di essere abbandonata (da parte sua). Si è mai posta queste domande? Mi chiedo anche cosa intenda lei esattamente con "tendenzialmente" mi piaccio. Ci sono cose che di lei non le piacciono? Se sì, quali sono? Inoltre, il fatto che lei sia la sua prima compagna seria le provoca ansia da prestazione, desiderio di essere perfetta, all'altezza? Resto a disposizione anche per una consulenza online
Dott. Andrea Boggero
Psicologo, Psicologo clinico
Genova
Buongiorno, quello che racconta è molto importante perché tocca un punto delicato, che non riguarda solo il comportamento del suo partner ma anche come lei si sente dentro questa relazione. È assolutamente comprensibile provare rabbia, fastidio, anche frustrazione, di fronte a un comportamento che, ripetendosi nel tempo, mina la fiducia e la serenità. Non è una reazione esagerata né un segno di insicurezza “senza motivo”, come a volte ci si sente dire per sminuire il disagio che si prova. Quello che fa male, infatti, non è solo il fatto in sé di vedere il proprio compagno girarsi a guardare altre donne, ma tutto ciò che ne consegue dentro di lei: la sensazione di non essere abbastanza, la paura di essere messa a confronto, l’impressione di non essere vista, ascoltata, rispettata. Lei stessa dice di sentirsi una ragazza bella, quindi è chiaro che questa ferita non nasce da un’autostima fragile ma da un comportamento ripetuto che va a colpire un bisogno fondamentale: sentirsi scelta, sentire che l’attenzione del partner è rivolta a lei, soprattutto quando si è insieme. È altrettanto importante notare come questo comportamento stia diventando un pensiero fisso, tanto da rovinarle momenti che dovrebbero essere di svago e leggerezza. Questo succede perché la mente, quando percepisce una minaccia alla relazione, resta in allerta costante, sempre pronta a individuare segnali che confermino la paura di non essere abbastanza o di essere sostituita. È un meccanismo di protezione che però, alla lunga, diventa una gabbia. Il fatto che lui non abbia avuto altre relazioni importanti potrebbe spiegare, in parte, la mancanza di consapevolezza del peso che certi comportamenti hanno sull’altro. Potrebbe anche darsi che non si renda davvero conto di quanto questo atteggiamento ferisca e di quanto diventi difficile per lei sentirsi al sicuro emotivamente. Tuttavia, è altrettanto vero che lei glielo ha comunicato più volte, quindi ora il punto non è più solo spiegarglielo ma capire perché non riesca o non voglia modificare questo aspetto, pur sapendo quanto la fa stare male. Dal punto di vista cognitivo-comportamentale, è importante chiedersi che significato ha per lui questo modo di guardare altre donne: lo fa per abitudine? Per un bisogno di conferme? Per distrazione? O per qualcosa che non è pronto ad ammettere? Questo non significa colpevolizzarlo, ma capire se dietro c’è solo una superficialità oppure una difficoltà più profonda a stare dentro una relazione stabile, esclusiva e rispettosa. Il passo successivo, però, riguarda lei: chiedersi che cosa desidera davvero da questa relazione. È pronta ad accettare che questo comportamento potrebbe non cambiare, nonostante le promesse? È disposta a tollerare ancora questa sofferenza oppure sente di meritare una forma di rispetto diversa? Sono domande che richiedono coraggio, ma che possono aiutarla a spostare il focus da lui a se stessa, ai suoi bisogni, ai suoi limiti. Un percorso di terapia può essere molto utile per lavorare su questi pensieri che la tormentano, per distinguere ciò che dipende da lei da ciò che appartiene a lui, e per aiutarla a comunicare in modo ancora più chiaro, assertivo, i suoi confini. A volte non basta dire “questa cosa mi ferisce”, ma serve anche spiegare con fermezza cosa si è disposti o meno a tollerare in una relazione. Non è una questione di gelosia immotivata. È questione di rispetto reciproco, di fiducia e di sicurezza emotiva, tutti bisogni legittimi in un rapporto di coppia. Se sente che questa situazione la sta logorando, non ignori la fatica che sta provando: ascolti questa parte di sé che chiede chiarezza e protezione. È il primo passo per capire quale direzione vuole dare alla relazione, al di là delle promesse che finora non sono state mantenute. Resto a disposizione. Dott. Andrea Boggero
Dott. Francesco Paolo Coppola
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Napoli
Dott. Francesco Paolo Coppola, (Napoli on line o in presenza), 3 luglio 2025
Hai toccato un punto importante, e lo hai fatto con profondità.
Sì, spesso il continuo “guardare altrove” non è un tradimento, ma un modo per non sprofondare. Per non sentirsi inghiottiti dalla ripetizione, dalla routine, dal mistero stesso che ogni relazione porta con sé. Entrare davvero in connessione è un atto di coraggio. E chi non è abituato alla profondità, spesso resta in superficie — tra sguardi fuggitivi e scuse leggere.
Ma anche lei, come dici, ha paura. E questo crea una danza strana: uno fugge dalla profondità, l’altra ne è ferita ma non sa se rischiarla fino in fondo. Così si resta sulla soglia, con la sensazione che manchi qualcosa, ma senza sapere come rompere l’incantesimo.
La tua idea di “guardare anche tu” ogni tanto, non per vendetta, ma per fargli sentire sulla pelle cosa provoca quel gesto, è comprensibile. Non tanto come strategia, ma come messaggio: “Guarda cosa si prova a non essere guardati”. È un modo per restituire, ma anche per stimolare un rispecchiamento. Se lo farà riflettere, forse inizierà a chiedersi: “Perché lo faccio davvero? Cosa temo nella vicinanza?”
Perché una relazione viva non è fatta di abitudini, ma di presenza. Di due che si scelgono ogni giorno, nonostante la paura.
Vuoi davvero restare in superficie? O provare, insieme, a scendere un po’ più in profondità?
Io ci sono. Se vuoi parlarne, lavorarci, capirlo insieme — sono su MioDottore, ricevo online e a Napoli.
Dott. Salvatore Augello
Psicologo, Psicologo clinico, Psicoterapeuta
Palermo
Salve, si, a maggior ragione se lo fa di continuo e con qualsiasi donna. Secondo lei viene rispettata dal suo compagno, si sente vista, desiderata, supportata? Ci rifletta su.
Cordiali saluti.
Dott.ssa Silvia Parisi
Psicoterapeuta, Psicologo, Sessuologo
Torino
Salve, grazie per aver condiviso la sua esperienza così delicata e personale.

È assolutamente normale provare rabbia, fastidio o insicurezza quando ci si sente messi da parte o svalutati dal comportamento del partner, soprattutto in situazioni ripetute come quella che descrive. Anche se guardare altre persone può essere un comportamento umano e non necessariamente indice di disinteresse, il modo in cui il suo partner gestisce questo impulso – ovvero nascondendolo, negandolo o minimizzandolo – sembra alimentare in lei un senso di frustrazione e di mancanza di rispetto.

La sua reazione è comprensibile: non riguarda solo la gelosia, ma il bisogno legittimo di sentirsi scelta, considerata e rispettata, soprattutto alla luce del fatto che ne ha già parlato più volte con lui senza riscontrare cambiamenti concreti.

La difficoltà del suo partner a modificare questo comportamento, nonostante le rassicurazioni, può dipendere da vari fattori: immaturità emotiva, scarsa consapevolezza dell’impatto delle sue azioni, o semplicemente un’abitudine radicata. Il fatto che lei sia arrivata all’esasperazione e non riesca più a godersi momenti insieme è un segnale importante da non trascurare.

Inoltre, il disagio che questo suscita nella sua autostima fisica, nonostante lei si piaccia, evidenzia quanto questi episodi stiano minando la sicurezza nella relazione e la serenità personale.

Sarebbe utile e consigliato, per approfondire questa situazione e comprendere meglio come gestirla (anche per tutelare il suo benessere emotivo), rivolgersi ad uno specialista.

Dottoressa Silvia Parisi
Psicologa Psicoterapeuta Sessuologa
Dott.ssa Letizia Turchetto
Psicologo, Psicologo clinico
Ponte di Piave
Gentile Utente, posso immaginare la situazione disagevole di cui parla, e ne sono molto dispiaciuta.
La situazione di fatica che questa dinamica comporta, è un argomento per cui il confronto va avanzato, qualora lo ritenga necessario.
Parlarne apertamente al suo partner, con una comunicazione onesta e distesa, può rivelarsi utile, soprattutto quando la situazione si ripercuote sul rispetto, e sulla fiducia.
In tale occasione, potrebbe pensare alla possibilità di porre dei limiti, comunicando al partner l'importanza che non vengano superati.
Condivido con lei la priorità che ha il suo benessere emotivo, e la sua richiesta di aiuto che porta qui. Qualora volesse, mi rendo disponibile per un percorso che dia spazio ai suoi vissuti, ascolto e supporto.
Un caro saluto, Dott.ssa Letizia Turchetto
Dott.ssa Federica Varisco
Psicologo, Psicologo clinico, Terapeuta
Bagheria
In una relazione, ci aspettiamo — e con buone ragioni — che il partner si comporti in modo rispettoso nei nostri confronti, soprattutto nei momenti di condivisione e intimità come una vacanza o una semplice uscita. Il comportamento che hai descritto può generare una ferita invisibile, non tanto perché “guarda altre donne”, ma per il senso di invisibilità, confronto costante, e insicurezza che lascia dietro di sé.
Buongiorno!
Non è la semplice azione di “guardare” ad essere problematica, ma il fatto che lo faccia ripetutamente, che tu glielo abbia comunicato più volte, e che nonostante le promesse non ci sia un reale cambiamento.
Questo può far sentire svalutata, non ascoltata, non vista. E questi sentimenti, in una relazione affettiva, sono profondamente dolorosi.
Dici che tendenzialmente ti piaci, che sei una bella ragazza, eppure questa dinamica ti ha portata a sentirti fisicamente insicura. Questo è un segnale molto importante.
Non significa che “sei esagerata”, ma che qualcosa nella relazione sta minando il tuo senso di sicurezza e valore. Quando il partner alimenta (anche inconsapevolmente) una percezione di confronto costante con gli altri, può diventare difficile mantenere stabile la propria autostima.
Il rispetto emotivo passa anche attraverso piccoli gesti: sapere che l’altra persona è presente e attenta a come ci sentiamo, specialmente quando esprimiamo più volte un disagio!
Se da un lato dice che cambierà, dall’altro mette in atto comportamenti che sembrano quasi automatici o compulsivi. Potrebbe trattarsi di una modalità di attenzione e reattività visiva che ha interiorizzato nel tempo, magari anche collegata a una difficoltà emotiva o relazionale più profonda (come la mancata abitudine a un’intimità stabile, data la mancanza di relazioni precedenti).
Tuttavia, la consapevolezza da sola non basta: serve volontà concreta di lavorarci sopra. E qui entra in gioco la responsabilità relazionale. Se una persona sa che una cosa ferisce chi ha accanto, e continua a farla, è importante chiedersi: sta scegliendo di non cambiare, o non è in grado di farlo da solo?
Il fatto che tu non riesca più a rilassarti in vacanza o nelle uscite è un segnale forte: non è un “problema tuo” da gestire da sola, ma qualcosa che va affrontato insieme, se la relazione ha l’obiettivo di essere sana e rispettosa per entrambi.
Dott. Luca Vocino
Psicologo clinico, Psicologo
Trezzano Rosa
Buongiorno gentile Utente, quello che descrive è un vissuto emotivo tutt’altro che raro e, al contrario di quanto spesso si tende a banalizzare, merita attenzione. La rabbia che sente, il senso di esasperazione e la difficoltà a godersi certi momenti in presenza del suo partner sono segnali che ci parlano di un bisogno profondo di rispetto, di riconoscimento e di sicurezza nella relazione.

Non c’è nulla di “sbagliato” nell’essere infastiditi da un comportamento che fa sentire invisibili, svalutate o messe a confronto in modo implicito. Il fatto che lei si definisca una ragazza bella e che tendenzialmente si piaccia ci dice che il disagio che prova non nasce da una fragilità personale, ma da qualcosa che tocca la qualità del legame e la coerenza affettiva che si aspetta, legittimamente, in una relazione seria.

Quando il partner continua a mettere in atto comportamenti che sa essere motivo di disagio, pur dopo molte conversazioni e rassicurazioni, questo può essere percepito come una mancanza di considerazione. Al di là dell’atto in sé (guardare altre persone), ciò che ferisce è spesso la sensazione di non essere ascoltati, di non contare abbastanza da motivare un vero cambiamento, e in questo senso si genera un circolo vizioso che alimenta insicurezza, tensione e malessere nella coppia.

È possibile che il suo compagno, non avendo mai avuto relazioni serie prima d’ora, fatichi a comprendere pienamente cosa significhi una connessione emotiva profonda, fatta anche di attenzione all’impatto che i propri gesti hanno sull’altro. Ma questo non significa che lei debba abituarsi a sentirsi ferita o mettere da parte ciò che prova. Il suo malessere è reale, e anche se spesso nella coppia si è portati a tollerare “per amore” o “perché per il resto si va d’accordo”, alla lunga queste piccole crepe, se ignorate, si approfondiscono.

Parlarne è già un passo importante, ma a volte non basta. Potrebbe esserle utile considerare uno spazio di consulenza di coppia, dove poter affrontare questi temi in un contesto sicuro, con un professionista che aiuti entrambi a comprendere meglio i bisogni e le aspettative reciproche. Un lavoro psicoterapeutico personale, inoltre, potrebbe supportarla nel rafforzare i propri confini emotivi e nel valutare cosa è davvero accettabile per lei in una relazione, distinguendo ciò che può essere trasformato insieme da ciò che invece continua a farla soffrire nonostante le sue aperture.

Essere in una relazione non significa adattarsi sempre all’altro, ma costruire un terreno comune dove ci si possa sentire visti, rispettati e sicuri.

Se dovesse avere bisogno di ulteriori informazioni o di intraprendere un percorso mi trova a disposizione,
Dott. Luca Vocino
Dr. Annalisa De Filippo
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Sesto San Giovanni
Salve, descrive il suo partner come un uomo che tende a guardare le altre donne e questo le provoca rabbia e le genera un senso di insicurezza fisica, pur piacendosi. Ha già provato a parlarne con lui ma la situazione non cambia. Io le direi che ha due possibilità: accettare questo suo lato magari ironizzando e trasformandolo in una sorta di gioco (es. lei per prima che guarda una bella donna e gli chiede se l'ha vista) o riconoscere che la fa stare troppo male e non fa per lei. Dice "io sono la prima compagna seria, non ha mai avuto altre relazioni durature a 30 anni": forse non si fida? teme che possa tradirla? e questo suo guardarsi intorno le attiva questa paura? Ci rifletta. Un saluto. Dott.ssa Annalisa De Filippo, Psicologa Psicoterapeuta
Dott.ssa Caterina Puglisi
Psicologo, Psicoterapeuta
Villastellone
Buongiorno, è il suo vissuto di insicurezza interna che genera il problema esterno, non il contrario. E' sulla parte di sé insicura sepolta e magari lontana ( ed esempio la bambina) che bisogna fare un lavoro per elaborare e trasformare questa dimensione emotiva di cui verosimilmente ( oggi è una persona che si piace) non ha neanche memoria ma che è irrisolto. Finché lo lascerà irrisolto si continuerà ad imbattere in situazioni contingenti che la porteranno sempre là ( l'obiettivo della mente è elaborare!). Oltre a questo lavoro, alla luce delle nuove consapevolezze che acquisirà, potrà rappresentare al suo partner ciò di cui ha bisogno per stare bene in una relazione, ma solo dopo altrimenti non farà azioni risolutive rispetto al nodo problematico che è interno e poi diventa relazionale. Spero di averle indicato la via.
Dott.ssa Erica Farolfi
Psicologo, Psicologo clinico
Forlì
Buongiorno, immagino sia frustrata. Non c'è normalità o meno, dipende cosa da fastidio a lei, anche se non fosse "normale" non le darebbe fastidio? Le da fastidio e ha provato a parlarne con il diretto interessato e questo è fondamentale, forse è bene anche capire come la vive lui e come poter ottenere un vostro punto di incontro. Immagino non sia facile vivere in una relazione con questa sua frustrazione. Nel caso lo si può affrontare meglio in un percorso, per capire come cambiare la situazione e viverla diversamente. Rimango disponibile.
Dott.ssa Alice Speroni
Sessuologo, Psicologo, Psicologo clinico
Como
Gentilissima,
da quanto tempo vi frequentate? Cosa spera di ottenere da un suo cambiamento? Rimango a disposizione per un colloquio online
Dott.ssa Francesca Gottofredi
Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Bologna
Salve,
non è strano arrabbiarsi: la rabbia, qui, è la voce di un confine che senti violato. Ma il punto strategico non è se “è giusto o sbagliato” che lui guardi — bensì quanto potere stai dando a ciò che lui fa… e a ciò che tu cerchi di impedirgli di fare.
Più controlli, più ti senti controllata da ciò che temi.
Più chiedi di smettere, più lui sembra farlo di nascosto.
Un paradosso che ti tiene bloccata in una trappola: o accetti e stai male, o reagisci e lui si difende.
Se smettessi di chiedergli di cambiare, e iniziassi tu a fare esattamente ciò che ti fa paura vedere in lui?
Non per vendetta ma per uscire dal ruolo che ti intrappola.
Resto a disposizione,
Francesca Gottofredi
Gentile utente,
quello che descrive è un vissuto emotivamente complesso e molto più comune di quanto si pensi.
La sua reazione di rabbia è del tutto comprensibile: quando si vive una relazione in cui alcuni comportamenti del partner minano il senso di sicurezza e di rispetto reciproco, è naturale provare frustrazione, tristezza o senso di svalutazione.

Le parole che usa – “non riesco più a godermi le uscite”, “mi crea insicurezza fisica” – raccontano un disagio che sta assumendo un peso significativo nella sua quotidianità e nella percezione di sé.

Anche se dice di piacersi, il fatto che certi gesti reiterati del partner generino insicurezza può indicare che non si sente pienamente vista o rispettata nel suo sentire. Le promesse non mantenute, inoltre, possono rinforzare un senso di solitudine e di confusione nella relazione.

In questi casi, un percorso psicologico potrebbe esserle di grande aiuto per rielaborare questi vissuti, dare voce ai bisogni più profondi e chiarire i confini emotivi in una relazione affettiva.

Resto a disposizione per un eventuale colloquio di approfondimento,
un caro saluto,
Dott.ssa Silvia Suppa
Psicologa
Dott.ssa Ilenia Colasuonno
Psicologo, Psicologo clinico
Cerveteri
Sì, è assolutamente normale provare rabbia e insicurezza di fronte a un comportamento del partner che ti fa sentire sminuita o poco rispettata, soprattutto quando hai già comunicato più volte il tuo disagio e lui non cambia. Il fatto che giri lo sguardo verso altre donne, soprattutto con atteggiamenti ripetuti e nascosti, può creare una ferita emotiva perché ti fa sentire come se non fossi abbastanza o come se lui non apprezzasse pienamente te. Anche se sei sicura di te e del tuo valore, il comportamento del partner può mettere in dubbio quella sicurezza, perché tocca la sfera del rispetto e dell’attenzione che ci si aspetta in una relazione. Che sia la sua prima relazione seria non giustifica la mancanza di rispetto o di sensibilità nei tuoi confronti; un rapporto si basa su ascolto, empatia e impegno reciproco. Se nonostante i tuoi confronti continui a ripetere questo comportamento, è importante che tu decida quanto sei disposta a tollerare e se ti senti realmente valorizzata in questa relazione. In molti casi, un dialogo più profondo o anche un supporto esterno (come una coppia terapia) può aiutare a capire meglio le dinamiche e trovare una via che funzioni per entrambi. Ma tu meriti di stare con qualcuno che ti faccia sentire amata e sicura, non insicura o frustrata.
Salve, sicuramente non dev'essere piacevole l'emozione che si genera dopo questi comportamenti ma potrebbe essere un buon indicatore che le faccia capire su cosa lavorare su se stessa.
La cosa che dovrebbe rincuorarla e renderla orgogliosa della relazione che ha creato con il suo partner è proprio che, nonostante si interessi visivamente ad altre persone, sceglie comunque ogni giorno lei.
Io mi focalizzerei quindi su cos'è che lei ha e le altre persone non hanno, non il contrario e vedrà che la percezione che ha di sé stessa potrà già migliorare così.
Dott.ssa Rita Zanaica
Psicologo, Psicologo clinico
Bussolengo
La sua domanda tocca corde profonde, spesso taciute o sminuite, ma che meritano ascolto e comprensione. Quello che descrive non è solo un gesto esterno del suo partner, ma un’esperienza interna che si ripete, ferisce, si insinua nei momenti che dovrebbero essere di leggerezza e intimità. E questo conta.
Conta perché la relazione non è fatta solo di “grandi cose”, ma anche di quegli attimi invisibili in cui ci si sente visti oppure trascurati, rispettati oppure svalutati.

Arrabbiarsi in situazioni come questa non solo è normale, ma è una reazione che ha un suo senso profondo. La rabbia, in questo caso, può essere letta come una forma di difesa del proprio valore, un tentativo di proteggere la propria dignità quando si ha la sensazione di diventare invisibili accanto a chi si ama.
Nel mio approccio ermeneutico e fenomenologico, la rabbia non viene vista come un’emozione da reprimere, ma come un messaggero che parla di un bisogno disatteso: quello di sentirsi scelta, considerata, onorata nella propria unicità.

La ferita che sente, nonostante lei riferisca di piacersi, parla proprio di questo: l’essere vista e desiderata all’interno della relazione, non solo in senso fisico ma come presenza viva, esclusiva, irripetibile. Quando questo sguardo le viene a mancare, è come se si aprisse una crepa che mette in discussione la propria sicurezza affettiva, nonostante le parole o le promesse del partner.

C’è un altro aspetto importante: lei racconta di aver espresso più volte il suo dolore, eppure il comportamento non cambia. In ottica pedagogico-clinica, questo è un segnale da non trascurare. Quando il dialogo non produce trasformazione, è utile chiedersi: sto parlando a qualcuno che riesce a comprendere davvero il mio mondo interno? Oppure: sto cercando di educare all'empatia una persona che non ha ancora sviluppato pienamente una coscienza relazionale matura?

Il fatto che per lui lei sia la prima relazione seria, a 30 anni, può avere un peso. Una relazione affettiva non si costruisce solo con l’attrazione o la complicità, ma anche con la capacità di prendersi cura della vulnerabilità dell’altro, di contenere, di rinunciare a certi automatismi per creare uno spazio sicuro.

Non esiste una “normalità” assoluta nei rapporti, ma esiste ciò che per ciascuno è sano, tollerabile e nutriente. Se questo comportamento la fa sentire continuamente a disagio, insicura e distante da sé stessa, è importante ascoltare quella voce interiore, quella che oggi la sta conducendo a fare luce sul suo sentire.

A volte, il lavoro più profondo che possiamo fare non è tanto cercare di cambiare l’altro, ma riportare l’attenzione su di noi, sulle nostre soglie di tolleranza, sul rispetto che sentiamo (o non sentiamo) dentro la relazione.
E da lì, con delicatezza, fare chiarezza su cosa si è disposti a custodire… e su cosa, invece, rischia di spegnere lentamente la nostra luce.

Un caro saluto,
Dott.ssa Rita Zanaica – Psicologa e Pedagogista Clinico
Buonasera. Sì, credo sia normale se la cosa è costante in una relazione sentimentale autentica e dal punto di vista umano e può essere utile capire se viceversa ci sia la stessa reazione. La sua insicurezza è forse alla base di questa gelosia, non una conseguenza. Continui ad amarsi e magari con un certo distacco provi a capire se è lei ad avere aspettative elevate sull'uomo che ha accanto o se è lui a non essere in sintonia con le sue esigenze emotive.
Dott.ssa Stefania Conti
Psicologo, Psicologo clinico
Palermo
Salve,
quello che sta vivendo è perfettamente comprensibile. Non c’è nulla di strano nel provare rabbia, fastidio o insicurezza quando si sente che il proprio valore o la propria presenza vengono messi in discussione, anche in modo sottile o ripetuto.

Il modo in cui descrive la situazione racconta un disagio profondo, che va oltre i singoli episodi. Parla di qualcosa che tocca la sua autostima, il suo bisogno di rispetto, e il desiderio — legittimo — di sentirsi vista, scelta, rassicurata nel quotidiano.

Ha fatto bene a parlarne. E ha fatto bene a farlo anche qui.

Se sente che questo vissuto sta diventando troppo faticoso da portare da sola, possiamo esplorarlo insieme in uno spazio sicuro, accogliente e senza giudizio. A volte, mettere in parole ciò che si muove dentro di noi aiuta a rimettere a fuoco i propri bisogni più autentici.

Se desidera approfondire, può contattarmi. Sarò lieta di ascoltarla.

Dott.ssa Stefania Conti, Psicologa
Salve, grazie per aver condiviso qualcosa di così personale e importante. Capisco bene quanto possa essere frustrante e doloroso vivere una situazione del genere, soprattutto quando si ripete nel tempo e nonostante i suoi tentativi di comunicare in modo aperto e maturo. Sicuramente bisogna lavorare sull autostima e sull insicurezza, ha pensato di intraprende un percorso? Resto a sua disposizione.
Dott. Francesco Damiano Logiudice
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Roma
Salve, mi spiace molto per la situazione che descrive poichè comprendo il disagio che può sperimentare e quanto sia impattante sulla sua vita quotidiana. Ritengo fondamentale che lei possa richiedere un consulto psicologico al fine di esplorare la situazione con ulteriori dettagli, elaborare pensieri e vissuti emotivi connessi e trovare strategie utili per fronteggiare i momenti particolarmente problematici onde evitare che la situazione possa irrigidirsi ulteriormente.
Credo che un consulto con un terapeuta cognitivo comportamentale possa aiutarla ad identificare quei pensieri rigidi, disfunzionali e maladattivi che le impediscono il benessere desiderato mantenendo la sofferenza in atto e possa soprattutto aiutarla a parlare con se stessa utilizzando parole più costruttive.
Credo che anche un approccio EMDR possa esserle utile al fine di rielaborare il materiale traumatico connesso ad eventi del passato che possono aver contribuito alla genesi della sofferenza attuale.
Resto a disposizione, anche online.
Cordialmente, dott FDL

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