Non ce la faccio ad andare avanti non vedo più un futuro, la mia vita è in pausa da quasi un decenni

23 risposte
Non ce la faccio ad andare avanti non vedo più un futuro, la mia vita è in pausa da quasi un decennio e non ce la faccio più tutto di non poter essere me stesso e vivere la mia vita, è iniziato con il termine delle superiori, iniziai un'università molto prestigiosa la migliore nel corso che avevo scelto, andavo benissimo avevo la media del 29/30, per la prima volta in vita mia potevo essere me stesso circondato da persone che mi capivano e con le quali mi trovavo bene, mi sentivo davvero vivo, tuttavia verso la fine del primo anno causa il vizio del gioco di mio padre a un certo punto finirono i soldi necessari per i miei studi che erano molti trattandosi di dover vivere e studiare a Milano così tornai a casa lavorai qualche anno, periodo orribile visto che vivendo in campagna al nord l'unico lavoro che sembra esistere è quello dell'operaio in fabbrica e io non sono portato per i lavori fisici, il resto non esiste neanche barista o commesso come in qualsiasi normale città, tutti fanno gli operai qua, così passai altri anni di sacrifici non potendo essere me stesso perchè figuriamoci essere una persona gay inclusiva e progressista di 20anni quando lavori assieme a operai bigotti e sovranisti di 50 anni che ogni 3x2 facevano uscite razziste, omofobe o misogine come battute divertenti nell'unico modo che conoscevano per conversare oppure dover far credere a datori di lavoro ricchi e privilegiati che trovavo davvero divertente e grata l'idea di fare l'operaio per il resto permettendo loro di arricchirsi non potevo nemmeno dire che volevo riprendere gli studi perchè mi avrebbero licenziato dovevo mentire su tutto non potevo essere me stesso, quindi feci buon viso a cattivo gioco nonostante la cosa fu davvero un supplizio, poi una volta messi da parte i soldi necessari decisi di riprendere gli studi questa volta per comodità ed essendo solo interessato a laurearmi andai in una università di provincia vicino casa anche qua però fin da subito non potevo essere me stesso, dovevo fingere con docenti che mi trattavano come se fossi un ragazzino appena uscito dalle superiori, dovevo fingere che i loro corsi fossero interessanti quando era completamente mediocri rispetto alla controparte che avevo già frequentato facendomi mancare di rispetto visto che mi trattavano come se fossi un ragazzino appena uscito dalle superiori e non un adulto che si era iscritto in un percorso formativo, ora dovrei finire tra poco ho gli ultimi mesi di lezione ma io non ce la faccio più dopo quasi 3 anni passati a stare con la testa bassa, la goccia che ha fatto traboccare il vaso è stato l'inizio di questo anno quando i dirigenti del corso hanno deciso, solo ed esclusivamente in base ai loro interessi e alla loro volontà perchè così fa comodo a loro che la frequenza deve essere obbligatoria sentendomi pure rispondere che lo fanno per il bene di noi studenti, oltre il danno pure la beffa, io in questo anno e mezzo di lezioni online causa covid avevo iniziato a fare progetti per il futuro e pensando che visto mancano solo 3 mesi avrebbero continuato con le lezioni online o la didattica mista ma ancora mi sento per l'ennesima volta violato delle mie libertà di persona adulta con dei vecchi privilegiati che decidono per me per i loro comodi e non c'è modo di fare loro cambiare idea così io non riesco ad essere in presenza gli ultimi tre mesi e dovrei rinunciare a tutto, non ho le forze per andare avanti anche se mi laureassi poi come dicono loro dovrei farmi andare bene per i prossimi 5/10 anni un tirocinio precario da 500€ al mese fingendomi ancora grato a qualche datore di lavoro che si arricchisce grazie a me di poter lavorare per lui. non chiedo troppo, voglio solo essere rispettato e se qualcuno non mi rispetta in quanto persona poterlo mandare a quel paese, avere un minimo di autorità, voglio poter decidere io per la mia vita, avere una stabilità economica, non mi interessa essere ricco mi basta un normalissimo lavoro da 1500€ al mese, voglio potermi iscrivere in palestra, voglio poter avere dei figli, voglio poter fare una vacanza in un hotel di buona qualità quando ho voglia, voglio ordinarietà, non voglio che ogni 6 mesi la mia vita sia completamente sconvolta in quanto orari e tutto per le semplici volontà del prof del nuovo semestre, voglio poter fare progetti per il futuro, voglio essere trattato da adulto, sono un uomo adulto ho 25 anni ho un compagno con cui vorrei costruire un futuro e una famiglia con tutte le esigenze del caso e che personalmente trovo più importanti dei capricci e delle volontà del docente universitario privilegiato e strapagato ma sono costretto a comportarmi come se fossi un ragazzino di 20 che deve sottostare al professore delle scuole superiori come se fosse una divinità, e non servono semplici frasi di incoraggiamento "tieni duro" e cose così che non aiutano in nessun modo ho bisogno di un aiuto concreto quello che una normale famiglia darebbe con supporto economico ed emotivo ai propri membri. Per questo vi chiedo un parere o un consiglio in merito a quanto descritto. Vi ringrazio.
Dott. Francesco Damiano Logiudice
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Roma
Salve, Mi dispiace molto per la situazione ed il disagio espresso poiché comprendo quanto questa situazione possa generare sofferenza. Ritengo importante che lei richieda un consulto psicologico al fine di elaborare pensieri e vissuti emotivi connessi, trovare strategie utili per fronteggiare i momenti particolarmente problematici ed ottenere degli aiuti concreti che vadano al di là di semplici incoraggiamenti.
Resto a disposizione, anche online.
Cordialmente, dott FDL

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Dott.ssa Francesca Moscetta
Psicoterapeuta, Psicologo, Psicologo clinico
Roma
Salve, mi dispiace molto per il disagio che riferisce. Potrebbe essere utile crearsi un suo spazio di ascolto psicologico che possa esserle di supporto e che la guidi nell'elaborazione dei vissuti emotivi legati a quanto descritto.
Cordiali saluti, Dott.ssa FM
Dott.ssa Ilaria Rasi
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Bologna
Buongiorno, quello che io sento leggendo il tuo racconto è molta rabbia carica di critica e svalutazione verso l'altro. Sei comprensibilmente arrabbiato. Vedo che da un lato desideri qualcosa che sia per te straordinario e dall'altro qualcosa che definisci ordinario. Per poterti aiutare è necessario iniziare un percorso psicologico in cui tu abbia lo spazio ed il tempo per prenderti cura di quanto senti e vuoi per te stesso. Purtroppo qualsiasi parere e consiglio sarebbe un riproporre qualcosa che altri già fanno con te: dirti cosa devi fare. Puoi invece tu scegliere e decidere che cosa di buono vuoi per te stesso. Rimango a disposizione, un saluto
Dott.ssa Anna Paolantonio
Psicologo, Psicoterapeuta, Posturologo
Roma
Salve. Comprendo la frustrazione e la rabbia che prova. Ma così c'è il rischio di trasformare le emozioni in un circolo vizioso di rancore che potrebbe impedirle di realizzarsi. Valuti la possibilità di intraprendere un percorso psicoterapeutico dove possa esprimere ed elaborare i vissuti emotivi per poter trasformare la rabbia in un carburante che la porterà all'affermazione, stimolando la fiducia in sé senza disperdere le energie focalizzandosi sui comportamenti scorretti degli altri. Distinti saluti
Buonasera, dalle sue parole emerge fortissima l'emozione di rabbia e frustrazione, ma verso chi? Ciò che lei descrive sembra quasi uno schema che si è ripetuto per anni e anni nella sua vita. Forse ora è arrivato il momento di cercare di capire da dove nasce questo sentimento e come canalizzarlo per poter finalmente sploccare questo circolo vizioso nel quale si trova e poter realizzare i suoi bisogni. Restando a disposizione, dott.ssa Valentina Mazzullo
Dott. Gianmarco Simeoni
Psicologo, Psicologo clinico, Psicoterapeuta
Varese
Buonasera Gentile Utente, mi dispiace per la situazione che sta vivendo. Non posso darle altro consiglio che prendere in considerazione l'idea di iniziare un percorso psicologico. In questo modo potrà lavorare su di Sé, con l'idea di capire come mai nonostante la grande fatica che io sento nel leggere la sua domanda, lei non riesca a trovare una nuova strada che la faccia stare bene. Cordialmente, dott. Simeoni
Dott.ssa Violeta Raileanu
Psicologo, Psicologo clinico, Psicoterapeuta
Torino
Buonasera, mi dispiace molto per la sofferenza che traspare dalle sue parole. Potrebbe essere importante per lei intraprendere un percorso psicologico in cui affrontare le varie tematiche sopracitate alla ricerca di un suo spazio di ascolto più profondo e autentico. Sarebbe opportuno indagare in più sui suoi vissuti di autocritiche severe, sui sentimenti di inferiorità e la sensazione di non riuscire a vivere all'altezza delle proprie aspetattive e dei propri standard. Cordiali saluti, Dott.ssa Violeta Raileanu
Dott.ssa Luciana Harari
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Milano
Buongiorno comprendo la sua fatica, le sue lotte e le situazioni frustranti e mortificanti che ha vissuto La sua rabbia.e la sua stanchezza sono legittime ha combattuto grandi battaglie..Un sostegno psicologico di accompagnamento in questa sua ricerca di rivalutazione sociale ,personale , sarebbe di grande aiuto.Un caro augurio Dottssa Luciana Harari
Dott.ssa Maria Lombardo
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Meta
Buongiorno, ieri quando ho letto la sua richiesta mi sono subito fiondata per risponderla, poi il portale è andato in blocco e mi sono ritrovata tutto cancellato. Ora, le scrivo in modo frettoloso, per rispondere alla sua richiesta. Ha una storia intensa e può trasformarsi in un grande successo. Non perda la forza, altri 3 mesi e raggiunge un obbiettivo importante. Il supporto, se vuole può averlo. L'aspetto. Buona domenica
Dott.ssa Viola Barucci
Psicoterapeuta, Psicologo, Psicologo clinico
Firenze
Buongiorno, è molto arrabbiato e nelle sue parole ci sono in effetti tant’è motivazioni per esserlo. Tuttavia darle un consiglio potrebbe essere come ciò che stanno già facendo in molti e quindi un mero incoraggiamento a proseguire per il raggiungimento dei suoi obiettivi. Il vero suggerimento che le do è quello di affrontare un percorso di psicoterapia per capire la fonte originaria di tutta questa rabbia che sente e cercare così un nuovo modo per entrarci in contatto e viverla.
In bocca al lupo per tutto
Dott. Ssa Viola Barucci
Dott. Felice Schettini
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Roma
Buongiorno. Mi spiace per la faticosa esperienza che descrive e che sta vivendo da tempo. Nella sua condivisione mi colpiscono in particolare le diverse esperienze relazionali difficili che ha vissuto, e che sta ancora vivendo, con le diverse persone che menziona. Queste varie esperienze, nella loro diversità, mi sembra abbiano in comune sia il non essersi sentito rispettato e valorizzato dall'altro, sia il suo sentire di dover essere un tipo di persona distante da quello che sente di essere realmente. In base a questa osservazione, la mia indicazione è quella di potersi permettere uno spazio di lavoro con un professionista attraverso il quale poter esplorare più a fondo i sentimenti ed i pensieri relativi a se stesso e a questi rapporti, per comprendere maggiormente cosa la sta ostacolando nel poter essere se stesso e nel vivere in prima persona la propria vita, con l'obiettivo di sbloccare la "pausa" in cui ha la sensazione di ritrovarsi da tempo e riprendersi il potere di costruire il suo futuro nel migliore dei modi possibili, seguendo i suoi desideri e le sue direzioni. Un saluto e in bocca al lupo, Dott. Felice Schettini

Dott. Diego Ferrara
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Quarto
Gentile utente di mio dottore,

è evidente la sofferenza che traspare dalle sue parole.
Sarebbe importante per lei intraprendere un percorso psicologico in cui affrontare i temi qui citati. La psicoterapia rappresenterebbe una dimensione in cui poter esser pienamente ascoltati ed accolti. Diversi sono gli aspetti della vita su cui dovrebbe soffermarsi.
Resto disponibile per un consulto di approfondimento.

Cordiali Saluti
Dottor Diego Ferrara
Dott.ssa Valeria Randisi
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Casalecchio di Reno
Gentile utente, intanto mi complimento per aver proseguito gli studi mostrando la sua volontà di arrivare al suo progetto. Mi dispiace per la sofferenza che traspare dalle sue parole ma mi pare che al di là dei fatti oggettivi ci siano dinamiche da snodare t rispetto al suo sentirsi trattato da adulto e il suo rapporto con l'autorità in generale. Forse sarebbe utile discuterne un sede appropriata.
Cordiali saluti
Dott.ssa Valeria Randisi
Dott.ssa Rosa Sirna
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Roma
Gentile utente, come già consigliato dai colleghi, un percorso psicologico di supporto potrebbe esserle veramente utile per comprendere, elaborare e gestire determinati stati emotivi, in modo particolare la rabbia. Resto a disposizione, anche online. Dott.ssa Sirna
Dott.ssa Maria Rita D'onofrio
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Roma
Salve, mi associo ai miei colleghi nel consigliarle di intraprendere un percorso psicoterapeutico. Quello che mi sento di aggiungere è una osservazione sulla sua insoddisfazione profonda rispetto alla realtà dei rapporti, o delle modalità di funzionamento di organismi quali l'università o i luoghi di lavoro, da cui si sente non valorizzato e non riconosciuto, e rispetto alle quali lei ha un atteggiamento estremamente critico e prova una grande rabbia. Penso che lei affronterà con lo stesso senso critico anche il rapporto con lo psicoterapeuta, e sarà tentato di interromperlo. La esorto a non farlo e a cogliere l'occasione preziosa che le si presenterà, cioè quella di affrontare, invece, queste emozioni e queste letture della realtà proprio nella relazione terapeutica, che è il luogo più idoneo per osservarle, riconoscerle, individuarne l'origine e superarle. In bocca al lupo! d.ssa M.Rita D'Onofrio
Dott.ssa Silvia Di Chio
Psicoterapeuta, Psicologo, Terapeuta
Roma
Buonasera, le sue parole sono cariche di sofferenza e credo che solo attraverso l'inizio di un percorso terapeutico lei possa ripensare alla sua storia per cercare i significati di quello che ha vissuto e sta vivendo. Le auguro di poter cogliere questa possibilità. Un caro saluto
Dott.ssa Giulia Marini
Psicologo, Psicologo clinico, Psicoterapeuta
Monza
Gentile utente capisco la sua sofferenza il suo stato emotivo caratterizzato da rabbia e delusione. Ci sono molti elementi che vanno analizzati in un percorso di sostegno psicologico. Dalle sue parole sembra avere tutto il mondo contro e questa valutazione andrebbe rivista con l’aiuto di un professionista. Accennava anche al vizio di suo padre del gioco d’azzardo, è riuscito a elaborare tutto questo? Nelle famiglie la Ludopatia a è un fattore di forte frustrazione e soffrenza.
Saluti, dott.sss Marini
Dott.ssa Matilde Ciaccia
Psicologo, Psicologo clinico
Padova
Buonasera, comprendo quanto la situazione le stia provocando un disagio. Dal suo racconto sembra emergere un'insoddisfazione rispetto all'esperienza che si è ritrovato a vivere. In questi casi è importante aprirsi alla possibilità di coltivare progetti concreti e autentici pur trovandosi di fronte a possibili ostacoli. Rispetto a ciò che ha raccontato, ciò che le consiglio è di intraprendere un percorso psicologico per mettere a tema ciò che le è accaduto, le scelte che si è ritrovato a dover prendere e ciò che vorrebbe ad oggi per il suo futuro. Appare frustrato e stanco di ciò che sta facendo e dunque ritagliarsi uno spazio personale per comprendere in modo opportuno i suoi vissuti e alternative possibilità d'azione potrebbe esserle utile.
Resto a disposizione. Un caro saluto, dott.ssa Matilde Ciaccia.
Dott.ssa Lavinia Sestito
Psicologo clinico, Psicologo
Roma
"Voglio volere" recita una canzone, mi ci hai fatto pensare.
Trovo molto ingiusto il "momento" che vivi da molti anni e ammiro la tua lotta, ti sei rimboccato le maniche senza lagne.
Ad oggi forse è arrivato il momento di una valida terapia per capire cosa stia accadendo e perché, in modo da poter trasformare questo presente e poter accogliere il futuro verrà, come tu lo vuoi.
Un caro saluto
Lavinia
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Dott.ssa Laura Lanocita
Psicologo, Psicologo clinico
Milano
Gentile utente, il suo messaggio esprime un profondo disagio e una frustrazione accumulata a causa di una serie di esperienze che la portano a sentirsi intrappolato e non rispettato. È evidente che la lotta per l'autonomia, sia nella sua vita personale che all'interno del contesto universitario, le sta causando una sensazione di impotenza. La tensione tra il desiderio di crescita e i vincoli imposti da figure autoritarie, come i docenti, può generare un conflitto interno che amplifica l'ansia e il senso di insoddisfazione. I suoi sentimenti sono legittimi e meritano di essere esplorati; non si tratta solo di "tenere duro", ma di trovare un modo per esprimere chiaramente i propri bisogni e limiti. Potrebbe essere utile riflettere sulle modalità di comunicazione con le figure che percepisce come opprimenti e cercare di stabilire, se possibile, un dialogo in cui poter esprimere le sue preoccupazioni. Inoltre, lavorare su questa dinamica con un professionista, come uno psicologo, potrebbe fornire un supporto concreto per affrontare sia le esperienze di stress che la costruzione di un'identità più assertiva. È importante ricordare che merita di avere uno spazio rispettoso e che la sua voce conta. Se desidera approfondire queste tematiche e ricevere ulteriore sostegno, non esiti a contattarmi.
Troverà uno spazio di profondo ascolto e sostegno senza giudizio.
Cordialmente, dottoressa Laura Lanocita.
Dott. Andrea Boggero
Psicologo, Psicologo clinico
Genova
Capisco profondamente il senso di frustrazione, di rabbia e di impotenza che sta provando. La sua storia racconta di una persona che ha lottato duramente per riprendersi il proprio futuro, facendo sacrifici enormi, adattandosi a contesti ostili e reprimendo parti importanti di sé pur di andare avanti. È assolutamente naturale sentirsi esausti dopo un percorso del genere, ed è comprensibile che il senso di ingiustizia e di oppressione accumulato nel tempo sia diventato quasi insopportabile. Ciò che emerge chiaramente dalle sue parole è il bisogno di autodeterminazione, di rispetto e di stabilità. Lei non sta chiedendo nulla di irraggiungibile o irragionevole, ma semplicemente di poter costruire una vita dignitosa, di essere riconosciuto come adulto e di avere la possibilità di fare scelte per il suo futuro senza sentirsi costretto a subire le decisioni imposte da altri. Il problema è che, dopo anni di compromessi forzati, il senso di controllo sulla sua stessa vita sembra essersi progressivamente ridotto, lasciandole una sensazione di prigionia e di mancanza di vie d’uscita. Da un punto di vista cognitivo-comportamentale, è importante lavorare proprio su questa sensazione di blocco. Il rischio, in momenti di forte stress e sofferenza, è quello di vedere il futuro come un tunnel senza uscita, in cui ogni opzione appare ugualmente negativa. Questo accade perché la nostra mente, sotto il peso dell’ansia e della frustrazione, tende a concentrarsi solo sugli ostacoli e sulle limitazioni, rendendo difficile vedere le possibili alternative. Ma alternative ci sono. Magari non perfette, magari non immediate, ma ci sono. Una prima cosa che potrebbe aiutarla è distinguere tra gli aspetti della sua situazione su cui ha un margine di controllo e quelli su cui, realisticamente, non ne ha. La decisione dell’università di imporre la frequenza obbligatoria, per esempio, è qualcosa su cui lei può avere un’influenza molto limitata. Ma il modo in cui affronta questi ultimi mesi, il modo in cui organizza il tempo rimanente, le scelte che farà dopo la laurea, sono elementi su cui può lavorare. È una differenza sottile, ma fondamentale: più si cerca di lottare contro cose che non possiamo cambiare, più ci sentiamo impotenti e frustrati; più ci concentriamo su ciò che possiamo fare, più recuperiamo un senso di potere personale. Un’altra strategia utile potrebbe essere quella di ridurre la portata delle preoccupazioni future. Comprendo il timore che anche dopo la laurea ci siano solo tirocini precari e lavori sottopagati, ma questo è un pensiero che abbraccia uno scenario troppo ampio, rendendo tutto ancora più opprimente. Provi a concentrarsi su passi più piccoli, su obiettivi più immediati e raggiungibili. Ad esempio: come può rendere questi ultimi mesi il meno pesanti possibile? Ci sono modi per affrontare la frequenza obbligatoria in maniera più gestibile? Quali possibilità lavorative potrebbe iniziare a esplorare già da ora? Infine, mi sembra che il peso maggiore derivi dalla mancanza di un supporto concreto, sia economico che emotivo. Non avendo una rete familiare su cui contare, il bisogno di autonomia e indipendenza è ancora più forte. Questo rende ancora più importante costruire una rete di supporto alternativa, fatta di persone, gruppi o servizi che possano offrirle sostegno. Ci sono associazioni o gruppi nella sua zona che possano darle un aiuto, anche solo per condividere esperienze simili? Ha parlato con il suo compagno di ciò che sta vivendo, in modo da trovare insieme delle strategie per affrontare questa fase? Non voglio darle frasi fatte perché so che non le servono. Voglio solo dirle che la sua sofferenza è reale, comprensibile, e che quello che sta provando non significa che sia destinato a rimanere bloccato per sempre. La sua storia dimostra che ha già avuto la forza di risollevarsi molte volte, di trovare soluzioni, di adattarsi anche in contesti difficili. E questo significa che dentro di lei ci sono già le risorse per farlo ancora. Se in questo momento si sente in un vicolo cieco, non è perché non esistano vie d’uscita, ma perché la stanchezza e la frustrazione gliele stanno impedendo di vederle con chiarezza. Provi, per quanto possibile, a concentrarsi sui prossimi passi immediati, senza lasciarsi schiacciare dalla visione dell’intero percorso futuro. E se sente che la disperazione sta prendendo il sopravvento, non esiti a chiedere aiuto, anche a un professionista, per affrontare questa fase con il supporto che merita. Non è solo in questa battaglia, e per quanto ora sembri impossibile, un cambiamento è possibile. Resto a disposizione, Dott. Andrea Boggero
Ciao,

Capisco quanto questa situazione possa essere pesante e frustrante. Hai affrontato sacrifici enormi e il desiderio di essere te stesso e costruire una vita stabile è assolutamente legittimo. A volte, in momenti così complessi, parlare con qualcuno che possa aiutarti a mettere ordine nei pensieri e trovare strategie concrete può fare la differenza. Se vuoi, possiamo approfondire insieme e trovare delle soluzioni pratiche per affrontare al meglio questa fase.

Janett Aruta
Psicologa - ricevo su MioDottore e in Studio a Palermo
Dott.ssa Sara Petroni
Psicologo clinico, Psicologo
Tarquinia
Gentile utente,
le sue parole trasmettono una sofferenza profonda, ma anche una lucidità rara nel descrivere il senso di ingiustizia, frustrazione e impotenza che sta vivendo. È chiaro che non sta semplicemente attraversando un periodo difficile, ma un accumulo di esperienze in cui ha dovuto continuamente rinunciare a sé stesso: alle sue aspirazioni, ai suoi valori, alla possibilità di sentirsi libero e rispettato. Non sorprende che ora si senta esausto, svuotato e senza prospettive: è il risultato naturale di anni di adattamento forzato a contesti che non rispecchiano chi è davvero.

Il bisogno che esprime — quello di essere trattato da adulto, di poter decidere per sé, di vivere una vita stabile e dignitosa — non è una pretesa, ma un diritto umano e psicologico fondamentale. E il fatto che non lo abbia potuto realizzare finora non significa che non sia possibile, ma che le condizioni intorno a lei non lo hanno ancora reso sostenibile.

In questo momento il passo più importante non è “tenere duro”, ma non restare solo con questo peso. Non si tratta solo di incoraggiamento, ma di costruire concretamente un aiuto intorno a sé:

Può valutare un colloquio con uno psicologo o psicoterapeuta, anche nei servizi pubblici o universitari, per trovare uno spazio di ascolto continuativo in cui dare un ordine a tutto ciò che sente e progettare con calma i passi successivi.

Esistono anche sportelli psicologici universitari o comunali, gratuiti o a costi ridotti, pensati proprio per persone che si sentono intrappolate o prive di sostegno familiare.

Sul piano pratico, può essere utile cercare una consulenza orientativa o lavorativa, ad esempio tramite i centri per l’impiego o servizi regionali per i giovani, per individuare percorsi di inserimento graduale e realistico che non la espongano più a situazioni umilianti o instabili.

Lei ha già dimostrato una grande forza di volontà: ha lavorato per riprendere gli studi, ha resistito in contesti duri, ha continuato a credere nel proprio futuro nonostante tutto. Ora però serve canalizzare quella forza in una rete di aiuto concreta, non in uno sforzo solitario.

Non è un fallimento aver bisogno di aiuto: è un atto di cura verso sé stesso. E la sua capacità di esprimere con tanta precisione ciò che vive è già il primo passo verso un cambiamento possibile.

Dott.ssa Sara Petroni

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