Ho 27 anni e mi sto addentrando in una nuova conoscenza dopo essermi lasciata dopo 4 anni e mezzo un

25 risposte
Ho 27 anni e mi sto addentrando in una nuova conoscenza dopo essermi lasciata dopo 4 anni e mezzo un anno e mezzo fa. Fino ad ora non avevo trovato nessuno con cui volevo impegnarmi e ho fatto molto lavoro su me stessa e l’imparare a stare sola. Con lui mi sento a mio agio, parlo molto (e io sono naturalmente introversa). Ci frequentiamo da un mese però ora sto iniziando a covare ansia. Non voglio mai scrivergli per prima perché ho paura di elemosinare attenzioni o disturbarlo. Quando non mi risponde per tante ore lo associo direttamente ad una mancanza di interesse. E questo mi causa molta frustrazione. L’altro giorno ne ho parlato con lui dicendogli che ho questo sesto senso che lui mi scriva solo per gentilezza o per “educazione” ma lui ha reagito portandomi fuori a cena e invitandomi a rimanere a dormire a casa sua. Nonostante i suoi segni di interesse genuino per me io mi faccio molte paranoie…ho paura di non essere abbastanza, ho paura di non piacergli a sufficienza e ho paura di rimanerci male. Questo forse perché il mio ex mi ha sempre sminuita. Fino a qualche mese fa avevo un attaccamento evitante ed ero io quella a non rispondere mai ad un tipo che era molto preso da me. Di conseguenza, ora penso di ritrovarmi nella situazione opposta però sono anche consapevole del fatto che lui non usa molto il cellulare. Come posso tranquillizzarmi e viverla con più serenità? Forse è dovuto al fatto che lui è poco comunicativo per quanto riguarda il mondo delle relazioni ed ero sempre abituata a qualcuno che mi fa un sacco di complimenti o che mi dice a parole che mi vuole. Mentre lui, soprattutto per messaggio, è molto freddo…anche se di persona è molto affettuoso e galante. Ho sempre paura che i miei sesti sensi poi diventino reali
Dott.ssa Rita Scognamiglio
Psicologo, Professional counselor
Mozzo
Gentile,
la domanda che lei porta è preziosa e merita uno spazio di altrettanto prezioso valore.
La incoraggio, quindi, a riapre il percorso su sé stessa con un/una Professionista di Sua fiducia.
Abbiamo un'intera vita per esplorare noi stessi. E questa è davvero una fortuna!
Cordialmente,
Dott. Ssa Scognamiglio Rita

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Dott.ssa Ilva Salerno
Psicoterapeuta, Psicologo, Psicologo clinico
Caserta
Da quello che racconti emerge quanto tu abbia fatto un percorso importante su te stessa e quanto, oggi, tu stia cercando di vivere questa nuova relazione in modo consapevole, senza perdere di vista ciò che hai imparato su di te. L’ansia che descrivi sembra parlare di un bisogno profondo di rassicurazione, di sentirti scelta, vista, amata. È naturale che, dopo una relazione in cui ti sei sentita sminuita, oggi alcune attenzioni mancanti (o percepite come tali) possano riattivare delle vecchie ferite. Non stai “impazzendo” né “esagerando”: il tuo corpo e la tua mente stanno cercando di proteggerti dal rischio di soffrire ancora. Hai fatto cenno al fatto che, fino a poco tempo fa, pensavi di avere un attaccamento evitante. Ora ti sembra di essere “dall’altra parte”, più bisognosa, più insicura. Potremmo leggere questo come un movimento verso l’integrazione: stai esplorando un nuovo modo di stare in relazione, più vulnerabile, forse, ma anche più autentico. È interessante anche che tu noti quanto lui sia diverso dal tuo ex: meno comunicativo a parole, ma più presente nei gesti. Forse ciò che ti confonde è che non parla il “linguaggio dell’amore” a cui eri abituata. Ti sei mai chiesta quale sia il tuo? E il suo? A volte, i modi in cui le persone esprimono affetto sono diversi dai nostri, ma non per questo meno sinceri. Ti chiedi come fare a tranquillizzarti e vivere tutto con più serenità. Forse un primo passo potrebbe essere quello di riconoscere che la tua ansia non è un nemico, ma un messaggero. Ti sta dicendo qualcosa di importante: forse che hai bisogno di tempo, di conferme, di sentirti libera di esprimerti senza temere di “disturbare”. Possiamo provare insieme a dare un nome a questi bisogni, a legittimarli, a capire come comunicarli nella relazione. E infine, una riflessione: spesso i nostri “sesti sensi” sono filtri, non premonizioni. Sono lenti con cui leggiamo la realtà sulla base delle nostre esperienze passate. Ma il presente, questa nuova persona, è anche un’opportunità per guardare diversamente, per costruire qualcosa di nuovo, seppur con tutte le paure del caso. Non si tratta di “non avere paura”, ma di imparare a vivere nonostante la paura.
Un caro saluto e grazie per la tua condivisione.
Dott.ssa Federica Meloni
Psicologo
Tortolì
Carissima
È assolutamente comprensibile provare ansia dopo la fine di una relazione importante. Le emozioni che emergono in questi momenti meritano ascolto e comprensione. Per offrirti un supporto più mirato, sarebbe utile approfondire insieme alcuni aspetti della tua esperienza attuale e del vissuto precedente. Le emozioni possono diventare intense e disorientanti, ma riconoscerle è il primo passo per ritrovare equilibrio. Ritrovare sintonia con le proprie emozioni è un passaggio fondamentale nel percorso di benessere. Se vuoi, posso aiutarti a esplorare più a fondo ciò che stai vivendo: raccontarmi qualcosa in più sulla tua esperienza passata e sulla tua situazione attuale può fare davvero la differenza.
Buona giornata
Dott.ssa Mariapaola Anania
Psicologo, Psicologo clinico
Roma
Buongiorno grazie per la condivisione. Le consigliere di chiedere una consulenza ad uno psicologo per approfondire meglio la sua insicurezza e capire come la relazione con il suo ex abbia influenzato l’autostima. Tutto ciò potrebbe aiutarla a raggiungere una maggiore consapevolezza e gestire meglio le sue paure. Parli al suo ragazzo, le dica che ha bisogno di più attenzioni, di sentirsi vista, le comunichi con autenticità cosa pensa, cosa prova, come si sente. Le auguro in bocca al lupo. Resto a sua disposizione per eventuali informazioni e nel caso volesse prenotare una consulenza online.
Dott.ssa Mariapaola Anania, psicologa, psicosessuologa, psicoterapeuta cognitivo comportamentale in formazione.
Ciao, grazie per aver condiviso la tua esperienza in modo così sincero. Quello che stai vivendo è molto comprensibile, soprattutto dopo una relazione lunga e impegnativa in cui ti sei sentita sminuita. È naturale che, quando si riapre il cuore dopo una ferita, emergano paure legate al valore personale e al timore di non essere abbastanza.
Prima di tutto, è importante riconoscere il percorso che hai già fatto: hai imparato a stare sola, ti sei data tempo e ora ti stai mettendo in gioco di nuovo, con coraggio. Questo è un segnale di forza, non dimenticarlo.
Le tue ansie, come la paura di disturbare o interpretare il silenzio come disinteresse, sono probabilmente collegate a vecchie ferite relazionali. L’esperienza con il tuo ex può aver lasciato dentro di te un’impronta emotiva che oggi si riattiva davanti all’incertezza o alla mancanza di conferme esplicite.
Ricorda però che l’ansia non è sempre un segnale che qualcosa non va nell’altro, ma spesso ci parla di qualcosa che ha bisogno di essere accolto dentro di noi. Hai già fatto un passo importante: ne hai parlato con lui, e la sua reazione – concreta e affettuosa – mostra un interesse autentico, anche se espresso in modo diverso da quello a cui eri abituata.
Un consiglio che posso darti è di provare a distinguere tra ciò che è reale nel presente e ciò che appartiene al passato ma si riaffaccia nelle tue sensazioni. Quando senti emergere la paura di non piacere abbastanza, prova a chiederti: "Questa sensazione parla davvero di lui, o è una vecchia insicurezza che si riattiva?"
Un'altra cosa utile può essere comunicare i tuoi bisogni in modo gentile e diretto, senza paura di “chiedere troppo”. Le relazioni sane si costruiscono anche nel dialogo e nella comprensione reciproca dei diversi linguaggi affettivi. Lui sembra più fisico e pratico, tu magari più verbale e affettiva. Non c'è giusto o sbagliato, solo modi diversi da armonizzare.
Infine, non temere i tuoi “sesti sensi” – ascoltarli va bene, ma senza lasciarti guidare solo da loro. Coltiva la curiosità verso l’altro, osserva i fatti, e soprattutto rimani connessa a te stessa. La serenità nasce anche dal sentirsi al sicuro dentro, indipendentemente dall’esito della relazione.
Stai facendo un ottimo lavoro su di te, non dimenticarlo mai.
Dott.ssa Elena Gianotti
Psicologo, Psicoterapeuta
Milano
Buongiorno, grazie per la sua condivisione. Leggendola faccio l'ipotesi che, più che un problema relazionale con lui, che da quello che scrive sembra concretamente molto presente e premuroso, potrebbe esserci un problema legato alla sua autostima: è possibile che il fatto di non sentirsi abbastanza, mai all'altezza e mai del tutto adeguata possa riguardare una difficoltà che ha con se stessa, magari dovuta anche al suo passato relazionale e alla sua storia. Il mio suggerimento è quello di esplorare questo tema un po' più da vicino, perchè stare meglio con se stessa, apprezzarsi di più per quello che è ed essere più sicura di sè la porterà sicuramente a vivere la relazione presente in modo diverso, con meno bisogno di interpretare continuamente i gesti, i silenzi o le assenze dell'altro. Se avesse domande o dubbi o avesse bisogno di ulteriore supporto mi trova a disposizione, anche online. Un caro saluto, dott.ssa Elena Gianotti
Dott.ssa Giulia Renzi
Psicologo, Psicologo clinico
Mentana
Grazie per aver condiviso con tanta sincerità. Il solo fatto che ti osservi, che ti poni domande e cerchi di comprendere cosa accade dentro di te è già un enorme passo avanti. È da qui che comincia il cammino verso relazioni più sane e consapevoli. Quello che provi è del tutto comprensibile, soprattutto dopo la fine di una relazione lunga, magari ancora carica di ferite.
Hai imparato a stare con te stessa, a fare spazio per ascoltarti davvero, a riconoscere le parti più autentiche di te. Ora che si affaccia qualcosa di nuovo, è normale sentire un turbinio dentro: non solo entusiasmo, ma anche timore.
Probabilmente, per molto tempo hai dovuto indossare armature: per proteggerti, per non dipendere, per non sembrare "troppo". La solitudine ti ha dato un senso di controllo. Ma adesso che ti stai aprendo, quelle difese si riattivano. E la parte di te che desidera essere accolta e riconosciuta torna in superficie, domandandosi: “E stavolta? Sarò ferita di nuovo?”
L’ansia che senti è un messaggio. Non che qualcosa non vada, ma che qualcosa dentro di te vuole emergere. Una parte che non vuole più restare in silenzio, che vuole essere presente davvero in una relazione.
È vero, quando percepisci distanza o silenzio, si attiva una risposta automatica, come se non fossi più abbastanza. È una reazione antica, legata a momenti in cui i tuoi sentimenti non sono stati accolti. Ma oggi sei più consapevole. Hai nuovi strumenti. Questa esperienza non è una copia del passato, anche se ne richiama alcune sensazioni. Puoi scegliere di rispondere in modo diverso: non reagire subito, ma fermarti, respirare, e chiederti: “Questa paura è mia? O è di una parte ferita che ha bisogno di essere ascoltata?”
Desiderare rassicurazioni non è debolezza. Volere un messaggio, un gesto, un segno di vicinanza non è dipendenza: è semplicemente umano.
Non devi avere tutte le risposte adesso, né trattenerti per paura di “pesare”. Il tuo compito non è controllare l’andamento della relazione, ma rimanere connessa a te stessa. Chiederti: “Sto agendo per paura o per desiderio?”
Hai il diritto di essere cercata, di esistere in una relazione senza sentirti “troppo”, il diritto di dire: “Questa sono io, ed è così che sto. Possiamo incontrarci qui?”
Non serve sapere già tutto, basta continuare ad ascoltarti.
E ogni volta che l’ansia si fa sentire, puoi provare a dirle: “So che hai paura. Ma ora ci sono io, e non ti lascio sola.”
Ciao! Grazie per aver condiviso con tanta sincerità il tuo momento emotivo… Da quello che scrivi si percepisce quanto tu sia consapevole di te stessa e del lavoro importante che hai fatto per imparare a stare bene da sola dopo la fine di una relazione lunga. Già questo è un grande passo e un segnale di forza.

L’ansia che stai provando ora è comprensibile, soprattutto perché stai entrando in una nuova dinamica relazionale che inevitabilmente “riattiva” alcune ferite del passato, come quella dello sminuimento che hai vissuto con il tuo ex. È normale avere timori quando ci si rimette in gioco, specialmente se in passato ci si è sentiti poco visti o valorizzati.

Il fatto che tu abbia parlato apertamente con lui delle tue sensazioni è molto prezioso: ti sei esposta in modo autentico, e la sua risposta – portarti a cena, invitarti a dormire da lui – dimostra una volontà di esserci. È anche molto significativo che tu sia riuscita a riconoscere che lui è diverso da te nel modo di comunicare: magari non è molto espressivo a parole o via messaggio, ma lo è nei fatti. Non tutti parlano il “linguaggio dell’amore” allo stesso modo, e può essere utile osservarlo nei gesti e nella presenza piuttosto che solo nelle parole.

Prova a porti una domanda semplice: cosa mi fa sentire davvero amata? E cosa mi fa sentire al sicuro in una relazione? A volte, solo imparando a riconoscere i nostri bisogni possiamo poi comunicarli in modo sereno, senza che diventino richieste o ansie da conferma.

Se ti accorgi che l’ansia prende troppo il sopravvento, può essere utile esplorarla più a fondo in uno spazio terapeutico, dove poter dare voce alle tue paure senza giudicarle e senza doverle gestire da sola.

Meriti una relazione in cui sentirti libera, apprezzata e sicura. E sei sulla strada giusta per costruirla.

Un abbraccio!

Janett Aruta
Psicologa - ricevo su MioDottore
Buonasera, la sua "profezia" sul fatto che la relazione non andrà bene non ha, per fortuna, alcun fondamento. Dico questo perché lui è affettuoso! Ci sono, sa, persone che non amano il cellulare, ma questo non compromette la loro affettività. Ciò anche in un mondo iperconnesso come il nostro. Occorre approfondire cosa intende Lei per "freddo nel mondo delle relazioni" se poi, come afferma, è premuroso e gentile. Io, se fossi in Lei, lavorerei sulla sua stessa autostima, che mi sembra abbia bisogno di essere consolidata, anche perché danneggiata dalla precedente relazione.
La saluto cordialmente.
Dott.ssa Maria Francesca Cusmano
Psicologo, Psicologo clinico
Reggio Emilia
Cara utente,

hai già fatto un percorso importante: hai imparato a stare da sola, hai ascoltato le tue paure, hai avuto il coraggio di aprirti di nuovo. E soprattutto, stai guardando a ciò che senti con lucidità e responsabilità emotiva. Questo non è poco. Anzi, è tantissimo.

Quello che descrivi: "la paura di disturbare, l’ansia quando lui non scrive, il timore di non essere abbastanza" sono una risposta comprensibile quando il corpo e la mente ricordano relazioni in cui il valore personale è stato messo in dubbio.
Ma tu non sei più quella di allora. E lo dimostri in ogni riga che scrivi.
Il tuo "sesto senso" non è un nemico, ma un messaggero: ti avvisa che una parte di te ha ancora paura di essere invisibile. Non è detto che stia dicendo la verità su di lui… ma sta sicuramente dicendo qualcosa di vero su ciò che tu hai bisogno di sentirti dire in una relazione.
Ad oggi, potresti iniziare a chiederti: Di cosa ho bisogno per sentirmi amata oggi, da me stessa e dagli altri?

Con la speranza di esserti stata d'aiuto, rimango a disposizione.
Un caro saluto
Dott.ssa Maria Francesca Cusmano
Dott.ssa Fausta Florio
Psicologo, Psicologo clinico
Palma Campania
Gentile utente, grazie per aver condiviso con noi la Sua esperienza.
Lei ci descrive una conoscenza intrapresa da poco, dopo la conclusione di una relazione durata quattro anni e mezzo, periodo durante il quale ha sperimentato il bisogno di concentrarsi su di sé e di "imparare a stare da sola". Inoltre, ci racconta di non aver sentito la necessità di impegnarsi emotivamente dopo la rottura con il suo ex fidanzato, e di aver sviluppato un atteggiamento di "chiusura" nei confronti di chi le ha mostrato interesse. Sarebbe interessante approfondire come ha vissuto questa manifestazione di interesse, e come può essere compresa alla luce del fatto che è abituata a ricevere complimenti e a sentirsi desiderata, ottenendo rassicurazioni principalmente tramite la comunicazione verbale.
Questa necessità di conferme, che probabilmente è stata una fonte di rassicurazione per lei in passato, sembra entrare in conflitto con la sua attuale conoscenza, che, a quanto riferisce, sembra privilegiare uno stile comunicativo diverso, basato principalmente su azioni concrete piuttosto che su parole esplicite. Mi verrebbe da chiederle: cosa la porta a pensare che la sua attuale frequentazione stia interagendo con lei solo per gentilezza o per educazione? Come ha vissuto l’invito a cena e a casa? Si è sentita a disagio, fuori luogo o forse pressata in qualche modo? E come ha vissuto il fatto che lui sia affettuoso e galante di persona, ma riservato nei messaggi?
Inoltre, lei si è descritta come una persona introversa, e sarebbe utile approfondire questo aspetto anche alla luce della sua paura di sembrare bisognosa di attenzioni o di disturbare. Si sente costretta a trattenersi nell’esprimersi con l’altro? Ha forse paura che, manifestando i suoi sentimenti o i suoi bisogni, l’altro possa allontanarsi?
La invito, quando e se si sentirà pronta, a riflettere su questi aspetti, dandosi il permesso di accogliere le sue emozioni senza giudicarle. Qualora si accorgesse che i sentimenti di ansia, angoscia o timore di non essere abbastanza continuano a persistere, le consiglierei di intraprendere un percorso con un professionista che possa aiutarla a dar voce ai suoi bisogni, ai suoi vissuti e a comprendere con serenità quale tipo di equilibrio relazionale desidera e merita.

Le auguro sinceramente il meglio.
Cordialmente,
Dott.ssa Fausta Florio
Dott. Federico Pasculli
Psicologo, Psicologo clinico
Gorgonzola
Caro utente,
da quel poco che si può assumere da un breve messaggio, non posso che confermare il suo vissuto di ansia e preoccupazione verso l'altro, verso le relazioni sentimentali. Forse il suo ex fidanzato e prima ancora altre esperienze negative nella sua storia hanno contribuito alla creazione di paure e paranoie che fanno attivare il suo "sesto senso" più del dovuto. Una possibilità che le consiglio è quella di iniziare un percorso con uno psicologo che la aiuti a fare chiarezza sui suoi vissuti. Arrivederci
Dott.ssa Eleonora Fiorini
Psicologo clinico, Psicologo
Terracina
Sembra che il "non sentirsi mai abbastanza" sia qualcosa di antico, una ferita un po' nascosta che si riattiva nelle relazioni. Fossi in lei indagherei questa ferita così da poter guardare con la giusta lente alla relazione di oggi che potrebbe invece essere valutata erroneamente se la lente che usiamo non riguarda l'oggi.
Dott. Giorgio De Giorgi
Psicologo, Psicologo clinico
Bologna
Gentile,

quello che descrive sembra essere un vero e proprio dialogo interno, acceso, talvolta affettuoso e talvolta critico, tra la parte di lei che desidera lasciarsi andare e quella che cerca costantemente di proteggersi.
Mi ha colpito la sua consapevolezza sul cambiamento nel suo stile relazionale: da evitante a timorosa. È interessante chiedersi… cosa ha reso possibile questa trasformazione? E che significato ha, per lei, il sentirsi "abbastanza" in una relazione?
Le emozioni che prova sembrano parlare di un bisogno di sicurezza e riconoscimento, ma anche di una voglia nuova, forse più matura, di incontrare l’altro senza perdersi. Chissà cosa accadrebbe se invece di chiedersi “piaccio abbastanza a lui?”, si chiedesse “mi sento libera di essere me stessa con lui?”.
Se volesse esplorare il modo in cui queste “sensazioni” si formano, e cosa vogliono dirle davvero, potremmo farlo insieme. Spesso non è il "sesto senso" a portarci lontano, ma la storia che gli costruiamo attorno. E ogni storia può essere riscritta.

Un caro saluto,

Dr. Giorgio De Giorgi
Dott.ssa Francesca Torelli
Psicoterapeuta, Psicologo, Psicologo clinico
Milano
Buongiorno,
da quanto descritto sembra che questa nuova conoscenza sia una cosa bella, mi sembra di capire che lei in qualche modo si ritrovi ad essere un pò insicura e un pò bloccata. Potrebbe essere utile capire da dove provengono queste insicurezze che le impediscono di viversi questa conoscenza in modo sereno e spensierato. Una volta capite sarebbe utile trovare il modo per gestirle e così riuscire a vivere pienamente la situazione
Dott.ssa Silvia Parisi
Psicoterapeuta, Psicologo, Sessuologo
Torino
La situazione che descrivi è molto comune e comprensibile, soprattutto dopo una relazione importante e un periodo di crescita personale. È evidente che hai lavorato su te stessa e hai acquisito maggiore consapevolezza, ma ora che ti stai aprendo a una nuova connessione, è naturale che emergano vecchie insicurezze, specialmente se nel passato ci sono stati episodi di svalutazione o dolore emotivo.

L’ansia che provi oggi potrebbe essere legata al bisogno di sentirti rassicurata, di ricevere segnali chiari che ti confermino che sei amata, voluta e apprezzata. Quando questi segnali non arrivano nel modo a cui eri abituata (per esempio, attraverso messaggi frequenti o parole di affetto), il tuo sistema di allerta si attiva, temendo un possibile rifiuto o disinteresse.

La tua tendenza a non voler scrivere per prima, il timore di “elemosinare” attenzioni, e la frustrazione nel non ricevere risposte immediate, sono segnali che dentro di te c’è ancora una parte che ha paura di essere nuovamente ferita o non vista. Allo stesso tempo, noti che lui è presente, affettuoso dal vivo, e si prende cura di te, anche se con uno stile comunicativo diverso. Questo contrasto può generare confusione emotiva, soprattutto se sei ancora in fase di “riprogrammazione” dei tuoi schemi relazionali.

Hai già fatto un grande passo parlando apertamente con lui: questo mostra il tuo desiderio di autenticità e costruzione. Allo stesso tempo, può essere utile continuare a lavorare su come distinguere tra ciò che senti (paure, intuizioni, “sesto senso”) e ciò che realmente accade, per non cadere nella trappola dell’auto-sabotaggio.

Infine, è importante ricordare che ognuno ha un modo diverso di esprimere l’interesse e l’affetto. Non sempre il modo in cui l’altro comunica corrisponde a quello a cui siamo abituati o che ci fa sentire più sicuri, ma questo non significa automaticamente mancanza di sentimento.

Per imparare a gestire l’ansia relazionale e costruire un rapporto sano e sereno, sarebbe utile e consigliato approfondire tutto questo percorso rivolgendosi ad uno specialista.

Dottoressa Silvia Parisi
Psicologa Psicoterapeuta Sessuologa
Dott.ssa Giulia Civetta
Psicologo, Psicoterapeuta
Roma
Grazie per la sua domanda e per aver avuto il coraggio di condividere la sua fragilità. Le relazioni del passato possono influenzare il modo in cui ci rapportiamo con altre persone significative e possono creare in noi delle aspettative su come andranno le cose, su cosa ci aspetta e su quello che l'altro pensa o prova per noi, oltre che minare il nostro senso di amabilità. Potrebbe essere importante per lei riscoprirsi nella serenità di una relazione in cui si sente libera anche di esporsi, di rischiare e di prendersi quello di bello questa persona le sta dando, fidandosi prima di tutto di se stessa.
Le auguro di ritrovare l'autenticità di poter "essere in relazione" senza paura, resto disponibile per qualsiasi cosa.
Dott.ssa Valentina De Chiara
Psicologo, Psicologo clinico, Psicoterapeuta
Brescia

Gentile utente, comprendo profondamente la complessità delle emozioni che sta vivendo in questa nuova fase della sua vita sentimentale. Dopo una relazione significativa e le dinamiche vissute in passato, alcune insicurezze possano riaffiorare nel momento in cui si crea un nuovo legame. Il suo desiderio di non "elemosinare" attenzioni e la sua immediata associazione tra i silenzi e una mancanza di interesse sono reazioni alle quali porre attenzione, soprattutto se il suo vissuto relazionale l'ha portata a sviluppare questa percezione. Le suggerisco di intraprendere un percorso psicologico, così da esplorare più a fondo la situazione e affrontare i pensieri e le emozioni legati ad essa, con l’obiettivo di trovare maggiore serenità.
Insieme, potremmo esplorare le origini di queste sensazioni all'interno di un rapporto di coppia, analizzando come le esperienze precedenti, in particolare quella con il suo ex partner, possano influenzare il suo modo di percepire le interazioni attuali e generare queste paure di non essere abbastanza o di essere sminuita. Se dovesse sentire che questo tipo di supporto le potrebbe essere utile, resto a disposizione anche per consulenze online.
Un caro saluto,
Dott.ssa Valentina De Chiara
Brescia
Dott.ssa Selene Quercioli
Psicologo, Psicologo clinico
Prato
Salve, spesso l’ansia si intromette nei pensieri a tal punto che diventa complicato capire se le nostre sono solo paure o se quello che chiama il sesto senso possa davvero essere realtà.
Sarebbe importante poter comprendere l’origine di tali ansie e interrompere il circolo vizioso che probabilmente le si sta creando ultimamente, rischiando di portarla a far auto-avverare “la profezia” che c’è nei suoi pensieri. Talvolta, può accadere che una nostra previsione o convinzione finisca per realizzarsi semplicemente perché si è creduto che sarebbe avvenuta, influenzando e alterando il nostro comportamento. In questo modo, quest’ultimo rischia di causare quell’evento.
Un percorso psicologico potrebbe aiutarla a comprendere meglio queste paure e cercare di gestirle, interrompendo questo ciclo di pensieri ansiogeni.
Un caro saluto,
SQ
Dott.ssa Ylenia Ferrara
Psicologo, Psicologo clinico
Rivoli
Gentile utente, dalle sue parole sento che prova timore e un po' di insicurezza. E' normale quando si conosce una persona nuova. Tutti noi abbiamo modi diversi di dimostrare l'interesse e l'affetto alle altre persone, chi con le parole, chi con i gesti, che con i regali.. Provi a darsi un po' di tempo per capire quali sono i vostri liguaggi. Se sente la necessità resto a disposizione!
Dott.ssa Eva Donnini
Psicologo, Psicologo clinico
Grosseto
Buongiorno, è comprensibile che si senta in difficoltà dopo una relazione in cui si è sentita sminuita, tuttavia questo non deve portarla a pensare che lo stile della sua precedente relazione sia l'unico possibile. Si goda il presente e si focalizzi sui momenti belli senza inferire sui pensieri degli altri, d'altronde mi sembra di capire che al momento non abbia prove per dedurre che il ragazzo la stia prendendo in giro. Rimuginare non le permette di vivere al 100% la relazione, di conseguenza non da a se stessa la possibilità di essere felice e potrebbe di contro minare alla possibile nascita di una storia seria. Si viva il presente e le certezze che ha, senza pensare al peggio, tra la possibilità che vada a meraviglia e che vada nel peggiore dei modi ci sono tantissime alternative da considerare.
Resto a disposizione, Grazie.
ED
Dott.ssa Alessia Ferrario
Psicologo, Psicologo clinico, Neuropsicologo
Monza
Buongiorno,
come ha detto lei all'inizio di questo messaggio, si sta addentrando in una nuova 'conoscenza': state iniziando a conoscere come siete fatti, come pensate, come agite, i vostri stili comunicativi. Può essere normale, nel momento in cui lei si senta emotivamente coinvolta, avere questa preoccupazione anticipatoria nei confronti di qualcosa che ha ancora un lato più ignoto, sconosciuto. Specialmente considerando la sua relazione passata, che magari le ha lasciato qualche cicatrice emotiva, può essere difficile aprirsi di nuovo, fidarsi di una persona nuova.
Il lavoro che lei ha fatto su sè stessa in questo periodo può essere una risorsa molto utile per comprendere i suoi pensieri. Talvolta, certi comportamenti/contesti fanno sorgere pensieri e stati d'animo influenzati dalla nostra interpretazione di essi: provare a lavorare su questi pensieri le darà gli strumenti per capire quali sono i fatti reali e quali sono le sue interpretazioni. Ad esempio, può essere utile raccogliere "prove" a conferma o smentita dei suoi pensieri caldi e automatici, in modo da ridurre l'intensità di questi stati d'animo; in questo modo avrà nuove risorse per individuare quali siano le situazioni/circostanze più tipiche in cui sorgono questi pensieri ed, eventualmente, come "disinnescarli" con pensieri alternativi ed equilibrati. Questo non significa eliminare a priori, non validare o non considerare stati d'animo o pensieri negativi; bensì riconoscere se l'interpretazione che ne diamo corrisponde effettivamente ai fatti che ci coinvolgono.
Inoltre, in un rapporto interpersonale si è sempre in due: comunicare con l'altro i propri dubbi, pensieri o timori in modo chiaro e aperto permette di stabilire delle basi più solide e sicure nella relazione, lasciando meno spazio ai pensieri automatici.
Si potrebbe approfondire da dove sorgano queste sue insicurezze, cos'è cambiato adesso in questa conoscenza che le ha fatto sorgere l'ansia, quale fosse il suo stato emotivo all'inizio di tale rapporto. Tuttavia, il coinvolgimento emotivo è sicuramente un fattore rilevante: questo agisce su un livello diverso dalla razionalità, può far attivare meccanismi di "difesa" per far sì che il suo equilibrio non venga disturbato, considerando anche fattori esterni alla situazione attuale (relazioni precedenti, esperienze passate, credenze etc.).
Spero di essere stata chiara e che questo la possa aiutare anche solo un po'.
Le auguro una buona giornata!


Gent.ma utente,
grazie per aver condiviso il suo stato d'animo attuale e le sue paure rispetto a questa nuova relazione sentimentale che sta vivendo.
L'ansia e la frustrazione che sta provando sono segnali importanti che vanno ascoltati: da una parte forse le suggeriscono di evitare sofferenze giù vissute in passato, dall'altro lato la spingono a rimuginare continuamente sulle conseguenze delle sue azioni, o sul comportamento del partner, senza fermarsi a osservare la realtà che la circonda, esaminando correttamente i fatti.
Nessuna relazione può essere uguale a un'altra, il modo in cui due caratteri si incontrano e interagiscono è unico e irripetibile.
Fin tanto che lei si trova a lottare contro le sue emozioni, oppure a obbedire ciecamente ad esse, per esempio generando ansia invalidante, difficilmente sarà in grado di osservare con chiarezza i sentimenti che prova e cominciare a fidarsi davvero sia di sé stessa che dell'altra persona. Ci saranno sempre frasi che si ripeteranno nella sua mente per metterla in guardia, per covare il dubbio, per evitare di star male.
Il mio consiglio è di lavorare su sé stessa per cominciare a gestire meglio questo contrasto di emozioni, imparando a comprendere le sue preoccupazioni e distinguere ciò che può essere utile in termini di informazioni sui suoi reali bisogni, e ciò che è solo rumore mentale intrusivo.
Un percorso psicologico è una delle opzioni più vantaggiose che potrebbe valutare. Non solo per aiutarla a vivere serenamente questa relazione, ma in generale per darle degli strumenti concreti per accrescere il suo personale benessere psicologico, una condizione essenziale per cogliere tutti gli aspetti positivi della vita.
Spesso si concentra l'attenzione su un solo ambito di vita, come le relazioni sentimentali, il lavoro o una singola passione, pensando che da quel contesto può derivare tutta la felicità e la soddisfazione di vita. Ma la felicità è un poliedro di infinite possibilità che solo una mente aperta e curiosa, libera da zavorre mentali, può riuscire a cogliere a pieno.
Deve immaginare di poter vivere le sue esperienze senza essere condizionata da paranoie, convinzioni e giudizi su sé stessa, eccessive paure. Può raggiungere concretamente questa condizione distaccandosi progressivamente dai suoi pensieri e cominciando a guardare sé stessa da una diversa prospettiva.
Se lo desidera, posso aiutarla in un percorso di questo tipo. Anche tramite consulenza online.
Le auguro il meglio. Un caro saluto, Dott. Antonio Cortese
Dott. Andrea Boggero
Psicologo, Psicologo clinico
Genova
Buongiorno, La ringrazio per aver condiviso un vissuto così profondo e delicato. È evidente che ha fatto un percorso importante su di sé, imparando a stare da sola e a riconoscere i suoi bisogni emotivi, ed è proprio da questa consapevolezza che partirei per affrontare ciò che oggi la sta facendo sentire in ansia. Il fatto che lei sia in grado di osservare i suoi pensieri, riconoscere i suoi meccanismi relazionali e cercare una modalità più serena per vivere questa nuova conoscenza, dimostra un alto livello di consapevolezza, che è un grande punto di forza. L’ansia che sente non è casuale, ma affonda le radici in esperienze relazionali precedenti. Quando si è vissuti per anni in un legame dove ci si è sentiti svalutati o non abbastanza, il nostro sistema di attaccamento può diventare più sensibile ai segnali (o presunti tali) di rifiuto o disinteresse. Le parole non dette, i messaggi letti ma non risposti, le attese, diventano luoghi mentali in cui facilmente si insinua il dubbio: “Forse non gli piaccio abbastanza”, “Forse è solo gentile”, “Forse sto solo illudendomi”. È un meccanismo che la mente mette in atto per proteggersi dalla possibilità di soffrire di nuovo. Ma è anche un meccanismo che, se non riconosciuto e gestito, rischia di influenzare la percezione della realtà e il modo in cui ci si comporta nella relazione. Nel suo caso, il timore di disturbare scrivendo per prima o l'interpretazione automatica del silenzio come disinteresse, sono pensieri tipici di ciò che in terapia cognitivo-comportamentale si definisce “distorsioni cognitive”, cioè interpretazioni della realtà basate più su emozioni e paure passate che su dati oggettivi del presente. Il punto non è negare queste emozioni, ma imparare a metterle in discussione: chiedersi, per esempio, quante prove reali ho che lui non sia interessato? Cosa mi direi se fosse una mia amica a raccontarmi la stessa situazione? Che alternative ci sono, oltre all’idea che mi stia scrivendo solo per educazione? Ha anche evidenziato un aspetto interessante: fino a poco tempo fa aveva un attaccamento evitante, ora invece percepisce un bisogno maggiore di rassicurazioni. Questo passaggio non è insolito. Spesso, quando si lavora su di sé e si impara ad aprirsi di più, è normale che emergano nuove fragilità, perché si entra in una modalità relazionale più autentica. Non è un passo indietro, ma un’evoluzione: ora sta permettendo a se stessa di desiderare davvero un legame, e con questo desiderio arrivano anche le paure che l’hanno protetta in passato. Ma queste paure, oggi, possono essere affrontate con strumenti nuovi. È anche importante considerare che ciascuno ha il proprio stile comunicativo. Lei ha descritto un partner poco incline ai messaggi ma molto affettuoso dal vivo. Il rischio, in questi casi, è di valutare il suo interesse solo attraverso il filtro delle proprie aspettative: magari è abituata a essere corteggiata con parole, complimenti, presenza costante online, mentre lui sembra comunicare interesse attraverso gesti, inviti, condivisione del tempo. È utile allora chiedersi: sono pronta a conoscere anche il suo linguaggio affettivo, o sto aspettando solo che si adatti al mio? Il consiglio che le darei, come terapeuta cognitivo-comportamentale, è quello di osservare i suoi pensieri e le sue emozioni senza giudizio, ma anche senza lasciarsi guidare da essi in automatico. Si potrebbe lavorare in terapia per identificare meglio questi schemi interni, metterli in discussione, sviluppare nuove credenze su sé stessa e sulle relazioni, e apprendere modalità di comunicazione più assertive che le permettano di esprimere bisogni e limiti senza sentirsi “troppo” o “inadeguata”. Lei non è “troppo sensibile” né “troppo fragile”. È una persona che sta cercando di vivere una relazione in modo sano, dopo aver conosciuto anche il dolore. Questo è il segno di un grande coraggio. Resto a disposizione. Dott. Andrea Boggero
Dott.ssa Giulia Virginia La Monica
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Trento
Gentile Utente,
posso comprendere il timore che si possa realizzare quanto teme, l'amore fa anche paura perchè è immergersi nel mare e nuotare e non tutto è, o può essere subito, limpido.
Dato il contesto potrebbe 1) approfondire cosa in Lei le fa temere che queste "paranoie" siano reali (es. non essere abbastanza) anche verificando se ciò che accade è a lei riferito o al contesto-momento-comportamento. 2) potrebbe esporsi per gradi in questa relazione in modo da verificare di essere sintonizzati nell'esplorare questa nuova avventura.

Qualora desideri invece un sostegno più mirato può accordare un colloquio con un professionista e confrontarsi.
Un saluto

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