Dottore io sono anni che prendo paroxetina e Depakin chrono ho cercato di diminuire la paroxetina te

24 risposte
Dottore io sono anni che prendo paroxetina e Depakin chrono ho cercato di diminuire la paroxetina tenendo solo il Depakin ma ho sentito molti effetti collaterali fastidiosi più che altro ho difficoltà nel calibrare la terapia visto che vorrei prendere la dose efficace al minimo dosaggio il problema che essendo due farmaci è un po' difficile gestirli ho ho provato anche a mettere la paroxetina al minimo 20 e il depakin 1000 l ansia si spegne ma dal punto di vista di attivazione o la voglia si spegne un pochino e non sono abbastanza carico... Poi metto magari 30 di paroxetina e sento fastidi al corpo e mi gonfia un pochino però tutto sommato effetti collaterali nulli in pratica non riesco a mettere un dosaggio convincermi e stare tranquillo tutto qua e nessuno psichiatra mi sta aiutando grazie a tutti
Dott.ssa Silvana Zito
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Milano
Gentile utente,
capisco che non tutti gli specialisti condividono
il processo decisionale che porta alla scelta di un farmaco efficace, sicuro e adatto alle specifiche esigenze del paziente.

Mi sento di dire che lo psichiatra prescrive farmaci con scienza e coscienza e si assume le dovute responsabilità.
Suggerisco di parlare apertamente con lo psichiatra che la segue e di esporre i suoi dubbi.
Nello stesso tempo, cercare un supporto psicologico che l'aiuti a comprendere l'ambivalenza verso l’assunzione dei farmaci.
Dal suo scritto si evince che sta assumendo il farmaco e ha accettato di aumentare la dose. Dall'altro canto, riporta paura e ricerca conferme sugli effetti collaterali.
Rifletterei più su quest'ultima parte.
Cordiali saluti
Dott.ssa Silvana Zito

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Dott.ssa Sandra Petralli
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Pontedera
Salve, trovare il giusto equilibrio tra Paroxetina e Depakin può essere complesso, specie senza un supporto psichiatrico adeguato. I sintomi che descrive sono comuni in fase di aggiustamento, ma non dovrebbero essere affrontati da soli.
Un percorso parallelo, mediante psicoterapia umanistica, può aiutarla a lavorare sull’ansia e sul senso di blocco, sostenendola anche nella gestione della terapia farmacologica. Le consiglio di cercare uno psichiatra che collabori attivamente con lei. Saluti, dott.ssa Sandra Petralli
Dott. Andrea Boggero
Psicologo, Psicologo clinico
Genova
Buongiorno, comprendo bene la sua frustrazione nel cercare un equilibrio che le consenta di stare bene senza avvertire fastidi significativi. La sensazione di non riuscire a trovare la combinazione “giusta” può diventare un pensiero ricorrente e aumentare il senso di ansia e insoddisfazione. Quando il benessere psicologico dipende in parte da un trattamento farmacologico, è normale che si sviluppi il desiderio di individuare la dose più bassa possibile che mantenga l’efficacia, ma allo stesso tempo questo processo può diventare fonte di stress, soprattutto se le variazioni portano sensazioni fisiche o emotive indesiderate. Dal punto di vista cognitivo-comportamentale, una delle difficoltà che emergono in queste situazioni è il rapporto stretto tra attenzione ai sintomi e percezione del proprio stato. Più si monitora ogni minimo cambiamento, più il cervello tende a “registrare” e amplificare quelle sensazioni, rendendo difficile capire se un fastidio deriva realmente dal dosaggio o se è il timore stesso a farlo percepire più intenso. Inoltre, il fatto di non sentirsi supportato adeguatamente può alimentare la sensazione di essere solo nel dover trovare la soluzione, il che può accentuare ansia e preoccupazione. Può essere utile, parallelamente alla gestione farmacologica con lo specialista, lavorare su due aspetti: da un lato sviluppare strumenti per tollerare meglio le fluttuazioni temporanee senza viverle come un segnale di fallimento, dall’altro ridurre il monitoraggio costante dei sintomi per permettere al corpo e alla mente di adattarsi più serenamente ai cambiamenti. Spesso, quando l’attenzione si sposta anche su altre aree della vita, la percezione dei fastidi si riduce e diventa più chiaro cosa realmente incide sul benessere. Il percorso non è immediato, ma può diventare più sostenibile se accompagnato da una strategia strutturata che includa tecniche di gestione dell’ansia, ristrutturazione dei pensieri legati alla paura di non trovare il giusto equilibrio e un lavoro sulla tolleranza dell’incertezza. In questo modo il dosaggio dei farmaci non diventa l’unico punto di riferimento per la stabilità emotiva, ma uno degli elementi inseriti in un quadro più ampio di cura. Resto a disposizione. Dott. Andrea Boggero
Dott.ssa Ilaria De Pretto
Psicologo, Psicologo clinico
Roma
Capisco bene la tua frustrazione: trovare un equilibrio tra efficacia e tollerabilità, soprattutto con due farmaci che agiscono su piani diversi, può essere complesso e richiede pazienza e monitoraggio costante.

La paroxetina tende a essere molto efficace sull’ansia, ma può ridurre un po’ l’energia e la motivazione in alcune persone, mentre il Depakin (valproato) stabilizza l’umore ma, a dosaggi più alti, può contribuire a sedazione e gonfiore. Quello che descrivi sembra proprio una ricerca di “punto di bilanciamento” in cui l’ansia è sotto controllo ma senza perdere troppo attivazione e benessere fisico.

Questa calibrazione andrebbe fatta molto gradualmente, con variazioni piccole e mantenute per almeno alcune settimane, in modo da capire se i cambiamenti sono reali effetti della dose o solo fluttuazioni temporanee. A volte, più che ridurre drasticamente uno dei due farmaci, può essere utile modulare in maniera micro-dosata, oppure introdurre strategie complementari (psicoterapia, attività fisica mirata, tecniche di regolazione emotiva) per compensare gli effetti indesiderati.

Il mio consiglio è di cercare uno psichiatra disposto a lavorare con te in modo collaborativo e graduale, prendendo nota insieme di ogni variazione di dosaggio ed effetto percepito. Non sei “difficile”, è semplicemente una questione di personalizzazione estrema della terapia, e questo richiede tempo e ascolto.

Dott.ssa De Pretto
Dott.ssa Arianna Amatruda
Psicologo, Psicologo clinico
Nocera Inferiore
Il dosaggio dei farmaci va sempre valutato insieme ad un medico. Per il resto potresti seguire un percorso psicologico in parallelo alla terapia farmacologica
Dott.ssa Valeria Randisi
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Casalecchio di Reno
Buonasera, gli psicoterapeuti non possono esprimersi in merito ai farmaci. È sconsigliabile modificare in autonomia i dosaggi indicati da chi le ha prescritto i medicinali. Se nessuno psichiatra le è stato di aiuto, può cercare su mio dottore, nell'apposita sezione, un altro professionista. Non si scoraggi.
Cordiali saluti
Dott.ssa Valeria Randisi
Dott. Diego Ferrara
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Quarto
Gentile utente di mio dottore,
il dosaggio della somministrazione farmacologica va gestita attraverso lo stretto controllo del parere medico. Il cambio di posologia fatto in autonomia può danneggiare il paziente e lo stesso trattamento. La invito a consultare uno psichiatra e ad affidarsi al fine di ricevere informazioni più dettagliate che siano funzionali al processo di cura.
Cordiali saluti
Dott. Diego Ferrara
Dott. Salvatore Augello
Psicologo, Psicologo clinico, Psicoterapeuta
Palermo
Salve, il dosaggio e l'assunzione di farmaci deve essere seguita da un medico. Le consiglio vivamente di farsi seguire e di non cambiare la posologia basandosi unicamente sulle sue sensazioni.
Cordiali saluti
Dott.ssa Monica Venanzi
Psicologo clinico, Psicologo
Roma
E' indispensabile che trovi uno psichiatra che sappia consigliarle il giusto dosaggio e monitorare la situazione insieme a lei e al suo terapeuta.
Dott.ssa Rossella Carrara
Psicologo, Psicologo clinico
Bergamo
Buongiorno, il dosaggio degli psicofarmaci deve essere gestito unicamente dallo psichiatra. Farlo in autonomia è pericoloso. Cordiali saluti.
Dott.ssa Eleonora Barucci
Psicologo, Psicologo clinico
Empoli
Salve, la ringrazio per aver condiviso le sue difficoltà. Immagino quanto ciò che sta vivendo possa essere fonte di disagio. Sta cercando con molta attenzione di ascoltare il suo corpo e le sue sensazioni, e questo è un aspetto molto importante. Cercare un equilibrio con la terapia farmacologica può essere complesso, proprio per questo è fondamentale affidarsi ad uno specialista che se ne occupa. La gestione dei farmaci e dei dosaggi rientra nella competenza dello psichiatra; pertanto, le consiglio di rivolgersi ad uno psichiatra di fiducia, con cui possa instaurare un dialogo aperto e costante. Nonostante le esperienze poco soddisfacenti avute in passato, un nuovo confronto potrebbe aiutarla ad individuare il dosaggio più adatto alle sue esigenze, accompagnandola con attenzione e gradualità in questo percorso.
Dott.ssa Maria Betteghella
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Salerno
Salve. Come mai nessuno psichiatra la sta aiutando? é lei che ha deciso di "fare da sè"? In questo caso, le consiglio vivamente di rivolgersi ad un professionista che possa dosare correttamente paroxetina e dapkin chrono. Dal suo racconto sembra che lei stia facendo dei tentativi anche un po' casuali, che però hanno effetti collaterali sul corpo molto importanti.
Ha come accedere al centro di salute mentale della sua zona?
Dott. Sergio Borrelli
Psicologo, Psicologo clinico
Tradate
Buongiorno.
Il fatto è che lei parla di farmaci. Lo psicologo non ha alcuna abilitazione a trattare di farmaci, tantomeno a prescriverne.
Bisogna rivolgersi ad un medico e il medico più indicato per i farmaci di cui lei parla è proprio lo psichiatra.
Dott.ssa Debora Versari
Psicologo clinico, Psicologo, Psicoterapeuta
Forlì
Buongiorno le consiglio di chiedere informazioni al suo psichiatra o medico di base per adattare la terapia farmacologica al meglio, nel mentre può iniziare una terapia con uno psicoterapeuta le sarà molto utile nella gestione dell’ansia che è alla base di ogni psicopatologia.
Cordiali saluti.
Dott.ssa Francesca Gottofredi
Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Bologna
Buongiorno,
da come scrive emerge chiaramente la fatica di cercare l’equilibrio “perfetto” tra dosaggi ed effetti, come se ogni tentativo la portasse sempre a perdere qualcosa: meno ansia ma anche meno energia, più energia ma con più fastidi. Viene da chiedersi: è davvero una questione solo di milligrammi, o è proprio questa ricerca continua di controllo a non farla sentire mai “tranquillo”?
E ancora: vuole davvero trovare la dose giusta o vuole piuttosto imparare a non vivere più come ostaggio della paura che “non sia mai quella giusta”?
A volte non è tanto il farmaco in sé, ma il modo in cui ci si rapporta ad esso, a fare la differenza.
Rimango a disposizione per ulteriori dubbi o chiarimenti.
Dott.ssa Francesca Gottofredi
Dott.ssa Antea Viganò
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Pessano con Bornago
Gentilissimo, per quanto riguarda l'assunzione e la posologia dei farmaci è consigliabile sentire direttamente il suo medico curante o prescrivente, in modo da poter avere chiaro il suo quadro clinico complessivo.
Cordiali saluti
Dott.ssa Claudia Torrente Cicero
Psicologo, Psicologo clinico, Professional counselor
Saronno
Gentile paziente, il mio consiglio è di chiedere un consulto ad uno psichiatra che la segua nell'assunzione dei farmaci, evitando effetti collaterali spiacevoli e la possa consigliare al meglio in base al suo bisogno.
Cordiali saluti, Dott.ssa Torrente Cicero
Dott.ssa Eugenia Cardilli
Psicologo, Psicologo clinico, Psicoterapeuta
Roma
Salve, penso che solo uno psichiatra possa dosare bene i 2 farmaci che lei sta prendendo. Assolutamente non possiamo farlo noi xchè non siamo all'altezza e lei non è un medico e quindi potrebbe sbagliare come sta avvenendo. Se sta notando che il suo psichiatra non riesce, cambi psichiatra di cui si fida. Le auguro di andare a stare meglio la saluto, dott. Eugenia Cardilli.
Gentile utente,
grazie per aver condiviso la sua esperienza: capisco quanto possa essere frustrante e spaventoso non riuscire a trovare la dose giusta. Vorrei però sottolineare con chiarezza che modificare o interrompere farmaci psichiatrici (come la paroxetina) o la terapia con valproato (Depakin) per tentativi “fai-da-te” può provocare effetti collaterali, sindrome da sospensione e rischi clinici che vanno valutati e gestiti da uno specialista. Per esempio, la sospensione improvvisa di paroxetina può causare sintomi importanti; la riduzione delle dosi va fatta per gradi e sotto controllo medico.

Inoltre, il valproato richiede monitoraggi specifici (esami di laboratorio, controllo degli effetti collaterali) e ha importanti avvertenze in relazione a variazioni dell’umore, aumento dell’appetito e, soprattutto, gravidanza/pianificazione familiare: tutte decisioni che vanno discusse con il medico prescrittore.

Le suggerisco di contattare al più presto il medico che le ha prescritto la terapia (neurologo o psichiatra) per richiedere una revisione del trattamento e concordare insieme una strategia di aggiustamento graduale. Se non dovesse avere risposta, può consultare sul portale uno specialista disponibile nella sua zona. Porti alla visita un diario con i farmaci assunti (dosaggi e orari), gli aggiustamenti effettuati, gli effetti collaterali osservati e le variazioni dell’umore/attivazione: queste informazioni aiutano molto il clinico a decidere.

Dott.ssa Giovanna Valentina Padalino – Psicologa
Dott.ssa Francesca Casolari
Psicologo, Psicologo clinico
Modena
salve, capisco il suo problema, in questo caso oltre a cercare ancora uno psichiatra secondo me dovrebbe anche pensare e chiedersi: quale dosaggio mi fa stare meglio nonostante degli effetti collaterali perchè quasi tutti ce li hanno grazie
Dr. Marco Cenci
Psicologo, Psicologo clinico
Brescia
Buongiorno,
In merito alla terapia dovrebbe confrontarsi con chi gliel'ha prescritta o con un altro psichiatra.
Dott. Marco Cenci
Dott.ssa Naomi Davola
Psicologo, Psicologo clinico
Vibo Valentia
Caro Utente, farmaci come il Depakin e la Paroxetina hanno delle modalità ben precise con cui essere gestiti (ed eventualmente scalati/aumentati). I loro effetti sono complessi e l'interazione fra i famaci lo è ancora di più; gestendoli in autonomia corre tanti rischi, è per questo motivo che è fondamentale che lei venga seguito da uno psichiatra, ne va della sua salute mentale e fisica. Detto aggiungo un consiglio: questo tipo di farmaci possono essere molto utili a gestire i sintomi che la fanno soffrire, ma non anno alcun effetto sulle cause...per quello potrebbe essere indicato un percorso psicologico.
Dott.ssa Virginia Romita
Psicologo, Psicologo clinico
Bari
la sua descrizione è molto chiara e rivela un grande impegno personale nel cercare un equilibrio tra efficacia terapeutica e benessere complessivo. Il fatto che sia attento a come reagisce il suo corpo e il suo umore ai diversi dosaggi è segno di una sensibilità importante verso il proprio stato psico-fisico, che merita di essere ascoltata e sostenuta nel modo giusto.

Comprendo quanto possa essere frustrante non riuscire a trovare un “assetto” stabile che la faccia sentire bene, e soprattutto quanto possa pesare il senso di solitudine quando ci si sente poco accompagnati o compresi nelle proprie difficoltà, anche da parte dei professionisti.

Va sottolineato che le modifiche farmacologiche, soprattutto in un trattamento combinato come quello che descrive, andrebbero sempre valutate e gestite con uno psichiatra di fiducia, che possa seguirla con continuità. Capisco che al momento si senta poco supportato su questo piano, e mi dispiace che stia vivendo questa mancanza.

Detto ciò, il farmaco può essere uno strumento importante, ma non sempre è sufficiente da solo a rispondere alle esigenze più profonde. Le sensazioni che descrive — ansia, mancanza di energia, ricerca di “attivazione” senza perdere la tranquillità — spesso hanno anche radici emotive, relazionali o legate alla storia personale. Esplorare questi aspetti in uno spazio terapeutico potrebbe aiutarla a comprendere meglio cosa le sta accadendo, e forse a ritrovare un equilibrio più sostenibile, anche sul piano farmacologico.

Un lavoro psicologico non si pone in alternativa alla terapia farmacologica, ma può integrarsi ad essa, aiutando a dare senso a ciò che oggi appare come una difficile gestione dei sintomi.

Se sente il desiderio di essere accompagnato in questo percorso con uno sguardo più ampio e personalizzato, resto volentieri a disposizione per un primo colloquio conoscitivo.
Dott. Michele Basigli
Psicologo, Psicologo clinico
Perugia
Capisco molto bene la tua situazione, quello che descrivi è un percorso comune ma complesso per chi assume da anni una terapia con Paroxetina (un SSRI, antidepressivo) e Depakin Chrono (valproato, stabilizzatore dell’umore).
Ti rispondo da una prospettiva psicologica e psicoeducativa, non medica (le modifiche di dosaggio devono sempre essere supervisionate da uno psichiatra), ma posso aiutarti a capire come interpretare e gestire meglio quello che stai vivendo:

1. Perché è difficile trovare “il punto giusto”
Quando si assumono due farmaci che agiscono su sistemi diversi (serotonina e stabilizzazione dell’umore), l’equilibrio è delicato.
La Paroxetina tende a ridurre ansia e tensione, ma può anche “appiattire” un po’ l’energia, la motivazione o il desiderio.
Il Depakin, invece, riduce le oscillazioni dell’umore e l’irritabilità, ma può aumentare la sensazione di stanchezza o rallentamento, specie a dosaggi più alti.
Il risultato è che ogni piccolo cambiamento può spostare l’equilibrio e farti percepire subito differenze nel tono vitale o nel corpo (gonfiore, rigidità, ecc.).

2. Cosa può aiutare nel dialogo con lo psichiatra
Potresti presentare la situazione in modo strutturato, aiutando il medico a capire meglio le tue sensazioni:
- Tieni un diario dei sintomi per 2–3 settimane, indicando: orario e dose dei farmaci; livello di ansia, energia, sonno, appetito; eventuali effetti collaterali (gonfiore, tremori, rigidità, ecc.);
Porta questo schema al colloquio: aiuta moltissimo a calibrare la terapia con dati concreti

Dal punto di vista psicologico, oltre al farmaco, può essere utile lavorare anche su:
-Gestione dell’ansia residua (respirazione, tecniche di grounding, mindfulness);
-Riattivazione graduale con piccoli obiettivi giornalieri per contrastare la “spenta motivazione”;
-Psicoterapia cognitivo-comportamentale o di supporto, che può aiutare a ridurre la dipendenza psicologica dal “dosaggio perfetto” e concentrarsi sul funzionamento generale, non solo sul sintomo.

Un suggerimento pratico: non cercare di regolare da solo i milligrammi: anche variazioni minime vanno fatte lentamente e con monitoraggio (spesso le riduzioni di Paroxetina richiedono settimane).
Può essere utile cercare uno psichiatra che lavori in equipe con uno psicoterapeuta, così da unire il controllo farmacologico con un lavoro sulla parte emotiva e motivazionale.

Le auguro ogni bene e Le mando un caloroso saluto.
Dott. Michele Basigli

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