Devo buttare questi pensieri da qualche parte, e come faccio di solito uso la scrittura per spostarl

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Devo buttare questi pensieri da qualche parte, e come faccio di solito uso la scrittura per spostarli o dargli un posto meno scomodo.
Sono sempre così tanti che non so mai da dove iniziare, ho sempre il timore che chi mi ascolta non riesca davvero a comprendermi al 100%, forse sono io che non riesco a spiegarmi bene mi dico..
Ripenso alla psicoterapia che ho fatto (4 anni di tipo psicodinamico) e mi viene da piangere…perché io mi sento come una penna che perde inchiostro e ovunque va sporca ovunque. Sono riuscita a rovinare anche quest’esperienza della mia vita, a non capirci nulla, a non essere all’altezza, vorrei scrivere tantissime altre cose ma le parole mi sfuggono, non riesco a trovare le giuste parole.. E’ stato un percorso che mi ha fatta stare molto male, peggio di come sto adesso, allo stesso momento mi manca, mi manca avere l’attenzione di questa persona seppur a pagamento. I miei pensieri sono contrastanti, ci sono momenti in cui mi dico “Ok, questa cosa non mi faceva più stare bene e ho preso la scelta di chiudere la terapia” a momenti in cui “Mi manca, lei mi voleva bene, mi ascoltava, la maggior parte delle volte era disponibile anche fuori dall’orario lavorativo, forse ho perso e sprecato la fortuna che avevo..”, è così che viaggia la mia testa, una totale confusione e disperazione. Non posso più fidarmi nemmeno di me stessa, del mio istinto, perché tutto di me mi sembra sempre sbagliato, fuori posto e anormale.
Ho sempre avuto molta paura della diversità in generale, quindi potete immaginarvi il mio stato d’animo tutte le volte che in 25 anni mi sono sentita tale, mi sono sempre vergognata di tutto, di ogni cosa e quindi anche di me stessa, del mio modo di pensare, di fare, di vivere, di comportarmi, di parlare, di vestirmi o prepararmi ad una qualunque situazione. Mi sono sempre sentita sola e diversa e per anni ho portato e conservato questa cosa dentro di me perché avevo paura che chi mi stava ad ascoltare potesse non capirmi, cosa che purtroppo è successa più di una volta nella mia vita e fa molto male, perché la solitudine e il senso di diversità si accentuano ancora di più. Uno dei problemi che accomuna un po’ tutti è questo, tu vorresti dire, spiegare cos’hai, ma se gli altri non ti comprendono e anzi sminuiscono il tuo sentire? Ti dici ma a me chi me lo fa fare di stare peggio di così..e allora preferisci fingere un sorriso e un “Si, si, tutto bene e tu?”.
Forse sono bipolare, o narcisista, o borderline, o autistica o ancora chissà quante altre etichette che mi fanno tanta paura, perché mi farebbero sentire diversa e malata, ancora di più di adesso (vi prego non offendetevi, cerco solo di spiegare come mi sento, non voglio offendere nessuno). La mia psicoterapeuta non mi aveva riferito la mia diagnosi, è una scelta che abbiamo preso insieme, perché io non reggerei il peso e non riuscirei ad accettare un nome che definirebbe tutto ciò che sento. Ad ogni modo più di una volta ho come sentito un bisogno di avere e trovare un nome che possa riassumere e spiegare i miei comportamenti, io continuo a chiamarla ansia sociale ma so bene che non si tratta più solo di questo, sono sicura che sotto ci sia qualcos’altro, ma ho troppa paura di scoprirlo, non è facile accettare certe realtà e ammiro molto chi ci riesce.

Mi fa paura ed è stancante per me affrontarmi, guardarmi allo specchio ed essere sincera con me stessa, se non facesse così tanto male sarebbe tutto più semplice. Spesso mi dico perché la vita debba essere così complicata, basterebbe che le cose diventassero più facili e tutto sarebbe più bello e invece..la vita non è né un film e nemmeno una favola, per me è solo sofferenza, problemi, problemi e ancora problemi, tanto che non riesco a capire chi dice di amarla, mi sembrano persone e pensieri così lontani da me.

Diventa stancante persino parlarne..vorrei che tutto diventasse più leggero.
Io sono una persona che non sa vivere, non sa comportarsi da persona matura, quindi una persona che ha paura di crescere, una persona che non sa avere e mantenere alcun tipo di relazione, nemmeno con la mia famiglia riesco ad avere un dialogo maturo, intelligente, costruttivo. Ho sempre paura di sbagliare e le volte che succede poi mi deprimo e ci ripenso in continuazione, diventa un senso di colpa, come una pèietra pesante che entra dentro lo zaino già pesante che mi porto in spalla. Andare avanti non è facile, la vita non si ferma dicono, io mi sono fermata e continuo a fermarmi perché non ce la faccio ad essere come tutti.
Sono sempre stata indietro, ma in generale, a scuola, con le amicizie, con il lavoro che non ho, con certi desideri che gli altri hanno ma io no, ecc.
Più scrivo e più mi dico se ha senso..eppure poco fa avevo voglia di parlarne, ma adesso..
Quando ho iniziato la psicoterapia mi sembrava di aver trovato un angelo, una persona che mi avrebbe salvata da tutto questo, ancora oggi mi chiedo perché io non mi sono sentita aiutata? Lei una volta mi chiese “In che modo vorresti essere aiutata?” io le ho risposto di non saperlo e che se lo avessi saputo non ero lì a chiedere aiuto. Sono sempre stata sincera e spesso pesante e stressante con lei, più di una volta le ho detto che non mi sentivo aiutata e che non ci credevo più alla psicoterapia, lei si sentiva sminuita e mi faceva notare questa cosa, mi avrà spiegato e parlato di tante cose in questi 4 anni ma la cosa che mi fa più rabbia è: Perché io non ricordo nulla? Perché mi sembra di non aver concluso nulla? Perché tutte le cose di cui le ho parlato sono ancora qui con me? Perché l’ansia con i suoi stramaledetti sintomi sono ancora presenti? E tantissimi altri perché.
Non posso più riprendere la terapia con lei perché io ero andata da un’altra terapeuta, in quel periodo volevo sentire il parere di un’altra persona perché stavo davvero male, ma anche in quel tentativo mi sono sentita incompresa, era tutto troppo difficile e faticoso, sono voluta ritornare indietro ma era troppo tardi, la mia psicoterapeuta mi disse di continuare con quella nuova perché la nostra terapia non andava più avanti. Tutto questo è successo lo scorso Settembre e io ancora non riesco a farmene una ragione, non capisco più niente e mi rifugio nel mio letto perché ho solo quello come posto sicuro e rassicurante, oppure il cibo che mi dona sollievo e felicità anche se momentaneamente.
Vorrei tanto che qualcuno si prendesse cura di me, ma allo stesso tempo non voglio più sentire nè vedere nessuno.
Vorrei tanto che la mia psicoterapeuta sapesse che sto male per quello che è successo, ma poi mi dico che non le importerebbe, ormai non sono più niente per lei, sono diventata una sconosciuta.
Più di una volta ho provato ad immaginarmi come sarebbe la vita dopo la mia morte, se mancherei a qualcuno, darei un grande dolore alla mia famiglia ma poi? Chi starebbe male per me? Non ci sarebbe più nessuno immagino. Non ho il coraggio di farla finita, se lo avessi avuto lo avrei già fatto nel 2012, quando la mia vita è stata investita da questa nuova vita, da tutto questo malessere.
Tante volte ho avuto il desiderio di poter tornare indietro nel tempo e cancellare la mia esistenza che fin’ora ha causato solo guai a me stessa e pure a qualcun altro.
I miei genitori mi vogliono bene perché sono loro figlia, perché c’è un legame di sangue, ma nessuno oltre loro ci tiene a me come persona, se sono viva o morta fa differenza per gli altri? No, perché la vita va avanti e non si ferma mica per me.
Ho paura di iniziare una nuova psicoterapia, ho paura di rivivere tutto quello che ho passato con la precedente.
Io ci ho provato e riprovato tantissime volte a cambiare, a migliorarmi ma finisco sempre per ritornare al punto di partenza e credetemi è frustrante tutto ciò.
Salve, mi dispiace per la situazione che sta vivendo.
Credo che sia opportuno per lei intraprendere un nuovo percorso psicologico dove elaborare questo dolore che descrive. Comprendo la sua paura, ma la situazione può migliorare, si dia almeno la possibilità.
Buona giornata.
Dott. Fiori

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Gentile Utente, penso che non si debba mai gettare la spugna, c'è sempre qualche opportunità da cogliere dietro l'angolo. Inoltre non si dovrebbe incolpare per non avere ricavato nulla dalla psicoterapia precedente, intanto perchè eravate in due e caso mai si può parlare di concorso di colpa e perchè forse in questo momento non riesce a vedere quanto abbia tesaurizzato in questi quattro anni. Per la prossima terapia dovrebbe porsi obiettivi meno ambiziosi, come ad esempio dare un nome al suo disagio, non tanto per catalogarlo e appenderlo da qualche parte, ma per trovare gli strumenti e le strategie più adeguate a "curarlo". Un cordiale saluto.
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Leggendo ho avuto la sensazione di Un fiume in piena , fatto di mille emozioni contrastanti, intense ,unito a una grande insofferenza e ad un profondo ed intimo senso di impotenza .La psicoterapia è un percorso complesso, che passa anche per il dolore e che attraversa tante fasi e tante sensazioni contrastanti ..il giudizio di se stessi rispetto “all’essere o non essere in grado di” ...non è utile ..proprio come non lo è il giudizio che poi si finisce per dare agli altri ..la psicoterapia è una esperienza...una opportunità di cambiamento per provare a liberarci di ciò che non ci fa bene e per provare a percorrere sentieri nuovi ..il terapeuta prova ad accendere il faro che illumina la strada ..per offrire nuove e diverse soluzioni ..non è mai semplice , ma proprio per questo è utile .Se ha avuto ora questo bisogno ,forse può considerare davvero la possibilità di riprendere un percorso ! In bocca al lupo .
Buongiorno, dal messaggio che scrive emerge quale sia la complessità della condizione che vive e la sofferenza che ne deriva. La scrittura per molti è un valido aiuto per mettere ordine nei propri pensieri. Più che buttarli, però, dovrebbe lavorarci, farne tesoro, perché in fondo dicono qualcosa di lei. Sarebbe da capire cosa è accaduto nel 2012 che ha sconvolto la sua esistenza e partire da lì. Le consiglierei, se non l'ha già fatto, di intraprendere un nuovo percorso di psicoterapia per farsi sostenere in questo processo che possa lenire la sua sofferenza e aiutarla a ricostruire la sua vita. Cerchi di superare la frustrazione che è legata al pensiero del percorso precedente e la utilizzi per provare ad interrogarsi su cosa per lei non aveva funzionato, su che cosa ha da chiedere ad un terapeuta, come si declina il suo bisogno di essere ascoltata. La aiuterà a trovare un punto di inizio che è fondamentale per poter andare avanti. La saluto cordialmente, Marina Montuori
Dalle sue parole sembra attraversare un momento davvero particolare e profondamente pesante da sopportare, che meriterebbe di essere condiviso per alleviarne il dolore. I suoi vissuti, così importanti e delicati, necessiterebbero di essere ascoltati e approfonditi in un contesto terapeutico, certamente un nuovo percorso psicologico la aiuterebbe a fare chiarezza e ad affrontare questo momento, così difficile per lei. La psicoterapia è prima di tutto un viaggio, un'esplorazione di noi stessi con la compagnia di qualcuno a cui affidarsi e su cui poter contare che può aiutarci a conoscerci meglio, a sondare parti di noi emozioni, pensieri, prospettive ancora sconosciuti che è arrivato il momento di incontrare. Le suggerisco di valutare l'inizio di un nuovo percorso di terapia con la compagnia di qualcuno che si sintonizzi al meglio con le sue necessità e aspettative, in caso mi trova disponibile ad riceverla (attraverso la video-consulenza online) e, se mi permette, la invito con piacere a ritagliarsi qualche minuto per leggere la mia descrizione presente su questa piattaforma e farsi una prima idea di me del mio approccio; se la lettura le piacerà e se la motiverà a mettersi in gioco (scegliere di affrontare il nostro dolore è una scelta molto coraggiosa e una scommessa su noi stessi!), mi troverà felice di accoglierla. Resto a sua disposizione e, se vuole, la aspetto. Un gentile saluto
Provo tanta tenerezza nel leggerti. Ho pensato questa cosa qua, anzi, l'ho sentita: non e' vero che tutti gli approcci di psicoterapia vanno bene per tutti i disturbi. Tanto meno che tutti gli psicoterapeuti sono uguali. Credo che a te servirebbe un approccio empatico e non distante, emotivamente, come ad esempio il Rogersiano, ancor di più' se coinvolge il corpo, cosi' che non passa dalle parole, che tu gia' hai "ammaestrato" cosi' bene. Laddove una mente e' molto intelligente, i suoi meccanismi di difesa ( che l'hanno si, salvata un tempo, ma oggi, in assenza di quel pericolo di all'ora, potrebbero essere d'intralcio) son ben più' solidi e alti da superare. E allora si rivela utile passare dal corpo, perche' "il corpo non mente". L'anzianita' e' un altro elemento che conta, o forse meglio dire, l'esperienza, soprattutto se gia' hai fatto una terapia di 4 anni ora necessiti di qualcosa di saldo al quale ancorarti. Non sono stati sicuramente anni buttati via quelli che hai impiegato a lavorare su te stessa, si sente che hai una consapevolezza "elaborata". Ma non e' detto che un percorso terminato significhi che non sappiamo più' camminare. Io son convinta che a volte, come chi fa questo nostro lavoro, dovrebbe fare sempre terapia, per una vita. E per me e' un dono, questo fatto. Essere sempre in gioco. Ma con delicatezza, come dicevi di aver bisogno tu, e non stando male, sempre andando a scavare. E' importante la scelta del terapeuta, e' come scegliere casa. Non fermarti. La penna ha gia' fatto il suo lavoro, benissimo, si sente da come scrivi che ti e' stata nido per molto. Ora meriti un tetto, qualcosa di più' grande. Una relazione terapeutica e' sempre a se stante, mai uguale ad un'altra. E non online, mi permetto, ma dal "vivo"
Buongiorno, ha ricevuto una risposta negativa. La sua psicoterapeuta le ha detto di no. Con questo si deve confrontare. Cerchi di considerare la possibilità di riprendere una nuova psicoterapia.In questo momento potrebbe rivolgersi a uno specialista che le possa prescrivere dei farmaci che possano alleviare la sua ansietà. Cordiali saluti. PG
Gentile utente dalle sue parole emerge tanta sofferenza e paura di darsi una possibilità per imparare ad essere più serena.
Cominciare una nuova terapia non significa ricominciare daccapo.
Quello che lei ha fatto in quei 4 anni è sicuramente dentro di lei e se iniziasse un nuovo percorso si renderebbe conto che sarebbe la base da cui ripartire. Fino ad ora sembra che ha cercato "qualcuno che si prenda cura di lei" nella relazione terapeutica e probabilmente ne ha fatto anche un'epsrienza positiva per certi aspetti. Ma è sicura che non voglia imparare a prendersi cura di sè piuttosto che delegare ad un altro questo compito che rischia poi di venire disatteso generando delusione e sconfitta?
Le mando un caro saluto
Dott.ssa Anna Tomaciello
Buon giorno. Si percepisce sofferenza dalle sue parole e spiace ma concordo con i colleghi nel suggerirle un nuovo percorso di psicoterapia che la possa aiutare a meglio individuare adeguate strategie volte al raggiungimento del benessere. Cordialmente Gian Piero dott. Grandi
Buongiorno, da come scrive, da tante parole, emerge il suo bisogno di trovare un contenitore adeguato dove possa mettere tante emozioni e poi cominciare a comprenderle ed ordinarle.
Non esiti a cercare un buon psicoterapeuta che possa aiutarla e sono sicura si sentirà meglio.
Buona fortuna.
Cordiali saluti.
Giada Bruni
Gentile paziente,
grazie per averci espresso la sua sofferenza, un dolore che sicuramente merita tanta accoglienza, ascolto e, al contempo, un valido aiuto. Credo per lei possa essere utile completare il suo percorso psicoterapeutico psicodinamico con una parte invece cognitivo-comportamentale che le fornisca delle tecniche per diminuire la sua ansia e soprattutto per assumere controllo sui pensieri automatici disfunzionali che le scattano nelle varie situazioni della vita quotidiana e che sostengono la sua problematica. Un bravo psicoterapeuta con cui poter parlare di tutto potrà aiutarla poi a fare ordine tra le sue emozioni e vissuti, a capire che meccanismi di difesa mette in atto e quali sono le sue paure più profonde. Conoscersi è molto importante per poi rifiorire! Non tema di affrontare un altro percorso.. non è un fallimento, ma anzi un completamento della sua autoconoscenza e della sua formazione personale.
I miei auguri,
dr.ssa Elisa Paganini
Salve! Leggendo quanto scrive sento il dolore e la profonda solitudine che si porta dietro, ma percepisco anche il desiderio di riprendere in mano la sua vita e di alleggerirsi. Dalle sue parole si evince il bisogno di essere aiutata, ma allo stesso tempo di mantenere il controllo su una serie di aspetti. Quest' ultimo da un lato può aiutarla a ridurre i livelli di ansia, tuttavia le potrebbe condizionare negativamente la sfera delle relazioni. Dal momento che ognuno di noi segue le fasi di un ciclo vitale, le consiglio di considerare il suo disagio come un'occasione di crescita e di cambiamento, e come in una nuova fase di vita, intraprendere un nuovo percorso di psicoterapia che possa dare valore a tutto questo e creare in lei consapevolezze più funzionali.
Un saluto cordiale
Dott.ssa Caterina Eleuteri
Cara utente, leggendo capisco come si sente e il grande vuoto che prova per il percorso terapeutico interrotto. Credo sia molto utile trovare uno spazio dove poter verbalizzare tutte le emozioni che prova e di darsi una nuova opportunità per iniziare un nuovo percorso psicologico. Cordiali saluti Dott.ssa Serena Sciortino
Gentile ragazza, la diagnosi psicologica non è il nome scientifico di una patologia, anche se può comprenderlo, ma soprattutto un'analisi di tematiche e problematiche rilevanti a livello soggettivo e relazionale. Sulla base di questa analisi lo psicoterapeuta cerca, assieme al paziente, la soluzione del o dei problemi rilevati.
Grazie per essersi fidata di questo spazio, dove ci sono professionisti qualificati ed empatici che possono aiutarla ad affrontare il suo dolore, grazie per averci donato, le sue parole, .le sue emozioni , il suo vissuto. Anche questo è un tentativo di star meglio .Non è mai troppo tardi per ricominciare a scrivere nuove pagine integrando le vecchie dando una nuova lettura! Buon cammino
Dall'incipit che 'Deve buttare i pensieri da qualche parte' si intuisce lo stato di sofferenza di confusione e di ripulsa verso il proprio mondo interno (una maledizione che può diventare il suo tesoro) in cui si trova con la ridondanza di pensieri in cui è vero tutto e il suo contrario ogni volta che si tratti di affetti ... il suo non sentirsi compresa probabilmente da nessuno probabilmente ha a che fare anche con la difficoltà che ha a comprendere se stessa ed il significato delle cose che le accadono dentro. Ma sarà solo in una relazione affettiva protetta quella in cui potrà progressivamente affidarsi ed in cui potrà recuperare quel senso e dare finalmente una nome reale al dolore che prova. Al netto di etichette psichiatriche. Di certo immagino che probabilmente una psicoterapia unitamente ad un supporto farmacologico temporaneo potrebbe giovarle sull'immediato per poter affrontare con maggior serenità quello che si nasconde 'sotto' questa confusione. La vita è una continua ricerca non si scoraggi. Con affetto David Capuzzi
Buongiorno,
per come descrive, la sua situazione appare complessa e sicuramente meritevole di un’accurata valutazione clinica.
SG
Cara ragazza,
Come già comunicatole in precedenza, molto probabilmente per i cambiamenti cui crede di ambire al momento non si sente pronta. È molto giovane, si dia tempo. Non pensi nemmeno di cominciare una nuova terapia,lo faccia quando realmente vorrà ottenere il meglio per se e per la sua vita.
Un caro saluto.
Dottor Diego Ferrara
L'inchiostro non lo perde, lo offre, e non sporca, lascia tracce.
La vergogna è una emozione che ha spesso origini da ricercare molto indietro nel tempo, a volte nel trigenerazionale.
Trovo giusto prendersi una pausa dopo 4 anni di terapia per poi decidere se iniziare un nuovo percorso o riprendere il medesimo.
Dott. Tiziana Vecchiarini

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