Buongiorno vorrei un consiglio sul comportamento di mio figlio di 11 anni, mio figlio ha l'insegnant

26 risposte
Buongiorno vorrei un consiglio sul comportamento di mio figlio di 11 anni, mio figlio ha l'insegnante di sostegno a scuola perché ha una funzione intellettiva limite e difficoltà emozionali. A scuola si comporta abbastanza bene, il problema è a casa e dai nonni, nonostante i rimproveri è molto maleducato e sopratutto ha difficoltà sul controllo della rabbia si offende per tutto e si arrabbia per qualsiasi cosa spaccando poi vari oggetti per dispetto o sfogo non so, non ascolta e non capisce la parola no! Sono divorziata e il padre abita lontano quindi siamo io e il mio compagno (che però non sempre è presente perché non vive in maniera permanente con noi) a dover assistere spesso a questi episodi o a comportamenti infantili. Dai nonni poi con cui passa parecchio tempo quando sono al lavoro si comporta spesso male e anche loro si lamentano. Ho preso appuntamento con uno psicologo dell'ASL ma purtroppo i fondi sono pochi e gli appuntamenti sono uno ogni 4 mesi......non so più davvero cosa fare uno glielo dice con le buone poi con le cattive ma lui continua a comportarsi male (tranne piccoli periodi che sembra un'altro bambino poi ritorna a comportarsi male). Per me è stressante perché non vivo bene questa situazione e non riesco a trovare aiuto. Forse sono stata troppo permissiva non lo so ma delle volte fa delle cose che non sono normali, grida rompe oggetti (telecomandi, sedie,giostic, telefono) come se nulla fosse (anche quando gioca ai videogiochi non sa perdere e le reazioni sono spropositate).....non riesce a capire che quello che fa è sbagliato, oppure gioca e salta addosso dando fastidio, si butta a terra come i bambini piccoli, non capisce quando deve fermarsi ed esagera, anche il mio compagno a volte non sopporta più la situazione, eppure gli diamo tutto ma non cambia ci tratta come pezze da piedi. Anche per fare i compiti è una lotta ogni giorno perdite di tempo perché si lagna sempre che è stanco......mi potete dare un consiglio? Dovrei andare da uno psicologo privato? Come mi devo comportare io vorrei solo avere un rapporto tranquillo e normale con mio figlio non voglio doverlo rimproverare di continuo ma lui non cambia.....non so davvero più che fare sicuramente avrò sbagliato qualcosa.....poi a 11 anni dorme sempre con me nonostante glielo abbia detto tante volte ma niente. I problemi sono controllo della rabbia, Infantilismo, gestione delle emozioni, non capire che se uno dice no è no......cosa devo fare? Grazie
Dott.ssa Anna Dal Don
Psicologo, Psicologo clinico, Sessuologo
Marcon
Caro utente, probabilmente suo figlio si sta affacciando al periodo dell'adolescenza, con le intemperanze che questo porta. È vero che, delle volte, il comportamento dei bambini a scuola è diverso da quello che assumono a casa, poiché le figure genitoriali sono diverse da quelle educative presenti nel sistema scolastico.
Non si dia addosso tutte le colpe. Potrebbe rivolgersi ad uno psicologo privato, se i tempi dell'ASL sono questi.
Sono a disposizione per qualsiasi chiarimento, un caro saluto.

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Dott.ssa Francesca Coretti
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Milano
Buongiorno, ha pensato alla possibilità di far intraprendere a suo figlio un percorso psicologico? Può aiutare a comprendere meglio i motivi di tali comportamenti e a supportarlo nella gestione dei momenti di rabbia.
Cordiali saluti. Dott.ssa Francesca Coretti
Dott.ssa Veronica Pacifici
Psicologo, Psicologo clinico
Fabrica di Roma
Buongiorno,
Mi permetto di poter scrivere due righe a riguardo poichè mi occupo principalmente di infanzia e adolescenza. Se la rabbia ed il discontrollo emotivo si manifestano in maniera esclusivamente "contestualizzata", significa che questa ha una funzione "strumentale": serve a qualcosa. Il bambino forse si comporta così perchè è alla ricerca di attenzioni da parte del nucleo familiare? Posso darle una piccola dritta: cerchi di capire in quale momento della giornata, con chi e che cosa state facendo quando suo figlio manifesta questi comportamenti. Questo aiuterà a capire in che modo il bambino mette in atto l'escalation di rabbia. Resto a disposizione per un colloquio.
Cordiali saluti,
Dott.ssa Veronica Pacifici
Dott.ssa Angelica Spanò
Psicologo, Psicologo clinico
Marsala
Salve Signora. Grazie per aver condiviso la sua esperienza, non è mai semplice raccontarsi.
Dal suo racconto emerge una realtà multisfaccettata.
Ogni elemento e condizione che descrive (disabilità intellettiva di suo figlio, separazione dello stesso dal padre, ecc..) è da considerarsi parte integrante al fine di analizzare le modalità comportamentali dello stesso. E' bene precisare che le richieste che emergono dal suo racconto sono due; una, in relazione alla gestione comportamentale di suo figlio, relativa alla difficoltà che questo sembra avere nella regolazione e gestione delle sue emozioni, e l'altra, relativa a lei, e nello specifico alla frustrazione e confuzione che la gestione dello stesso le provocano. Se non lo ha già fatto, le consiglio, per quanto riguarda i comportamenti disfunzionali di suo figlio nell'ambiente familiare, di interfacciarsi con la sua inseganante di sostegno al fine di comprendere quali strategie di contenimento questa mette in atto nel contesto scolastico; potrebbe esserle d'aiuto per declinare le stesse a casa. Se ciò non dovesse portare a dei miglioramenti, le consiglio, per entrambe le richieste d'aiuto, di rivolgersi ad un professionista psicologo. A suo figlio aiuterebbe tanto imparare a gestire le proprie emozioni, sono certa che alche lui soffre per questo, e anche lei gioverebbe di un supporto psicologico viste le realtà e situazioni con sui si ritrova a vivere. Rimango a sua disposizione. Dott.ssa Angelica Spanò.
Dott.ssa Valeria Maccarini
Psicoterapeuta, Psicologo, Psicologo clinico
Bergamo
Buongiorno, da quello che scrive sembrerebbe essere urgente l'inizio di un percorso psicologico. Prima suo figlio gestirà meglio ciò che prova e prima lei e i nonni avrete sollievo. Certo, è anche utile che lo psicologo che seguirà suo figlio sia disponibile a incontrare anche lei per darle delle indicazioni più precise su come gestire la situazione in casa.
Gentilissima Utente, capisco che la situazione possa essere frustrante per lei. È importante affrontare queste sfide in modo delicato e comprensivo, specialmente considerando l'età del suo bambino. Ecco alcuni consigli che potrebbero aiutarla a gestire questa situazione:

Parla con suo figlio in modo calmo e compassionevole. Spiegando i suoi sentimenti e le sue preoccupazioni riguardo alla situazione. Esempi come può integrare l'educazione emotiva nella sua comunicazione con lui:
1. Aiuta suo figlio a riconoscere e identificare le proprie emozioni. Utilizza parole per descrivere i diversi sentimenti e incoraggialo a esprimere come si sente. Messaggio Io: Può comunicare il proprio malessere collegato al comportamento del bambino “io mi irrito quanto tu …”, e si invita a trovare una soluzione condivisa al problema
2. Pratica l'ascolto attivo quando suo figlio condivide i suoi sentimenti con lei. Fa domande aperte e mostra interesse genuino per ciò che sta provando. Evita di giudicare o minimizzare i suoi sentimenti.
3. Valida i sentimenti di suo figlio, anche se potrebbero sembrare irrazionali o esagerati. Fagli sapere che è normale provare una vasta gamma di emozioni e che i suoi sentimenti sono accettati e rispettati.
4. Mostra a suo figlio come gestire le tue emozioni in modo positivo. Se mostri calma e compostezza durante situazioni emotive, suo figlio imparerà da lei e sarà più incline a seguire il tuo esempio.
5. Dedica del tempo di qualità con suo figlio in cui potete parlare apertamente delle vostre emozioni, delle vostre esperienze e delle sfide che state affrontando. Questo rafforzerà il legame emotivo tra voi e favorirà una comunicazione aperta e onesta.



Il comportamento volto alla ricerca di soluzioni sostitutive o sublimatorie permette la riduzione della tensione ed il conseguimento di un equilibrio, (viene in tal modo spezzato il rapporto univoco tra frustrazione ed aggressività, perché la frustrazione non sempre genera aggressività, ma l’aggressività è sempre conseguenza di una frustrazione):
Ecco alcuni esempi di come il bambino può sublimare l'aggressività:

• Partecipazione a sport: Coinvolgere il bambino in attività sportive. Organizza attività motorie e sportive adattate alle capacità del bambino, come camminare, correre, lanciare o saltare. Può utilizzare attrezzature e materiali adattati per rendere le attività accessibili e gratificanti (in casa utilizzando ostacoli o materiale riciclato come scatole o cuscini, organizzando percorsi motori semplici può incoraggiare il movimento in modo divertente e stimolante)

• Offrire opportunità per disegnare, dipingere, fare collage o creare opere d'arte utilizzando materiali semplici come matite colorate, tempere o argilla. Queste attività possono incoraggiare l'espressione artistica e la creatività.

• Dedica del tempo per il gioco libero e strutturato in cui il bambino può scegliere liberamente i giocattoli e le attività che preferisce. Questo offre l'opportunità di esplorare e sperimentare in un ambiente controllato e stimolante.

• Organizzare sessioni di musica e movimento in cui il bambino può ascoltare musica e muoversi liberamente, può utilizzare strumenti musicali semplici come tamburelli o maracas e incoraggiare il bambino a partecipare con gesti e movimenti semplici.


Gestire l'aggressività nei bambini di 11 anni con una funzione intellettiva limitata richiede un approccio delicato e comprensivo, con conseguenze chiare e appropriate. È essenziale che le conseguenze siano immediate, coerenti e comprensibili per il bambino. Esempio di alcune strategie efficaci:

Se il comportamento aggressivo persiste, può rimuovere temporaneamente un privilegio, come il tempo di gioco con i dispositivi elettronici o l'accesso a un'attività preferita. (è importante spiegare chiaramente al bambino il motivo della rimozione del privilegio)

Chiedere al bambino di fare qualcosa per riparare il danno causato dal comportamento aggressivo. Ad esempio, se ha rovinato un oggetto, potrebbe aiutare a sistemarlo o scusarsi sinceramente con i nonni. (Può spiegare al bambino cosa è successo: "Hai rotto alcuni oggetti dei nonni ora dobbiamo chiedere scusa." Spiegare l'importanza delle scuse: "Chiedere scusa mostra che ci dispiace per quello che è successo e che rispettiamo i sentimenti dei nonni.") Questo insegna responsabilità e empatia. (il bambino può offrire di aiutare a pulire o sistemare i danni, o fare qualcosa di gentile per i nonni come disegnare un disegno o fare un piccolo lavoretto. Questo mostra responsabilità e desiderio di rimediare.
Dopo che il bambino ha chiesto scusa, elogialo per il suo coraggio e sincerità. Riconoscere il suo sforzo rafforza il comportamento positivo e incoraggia a ripetere azioni simili in futuro.

Utilizzare uno schema di ricompensa visiva (come una tabella con adesivi) per tracciare i comportamenti positivi. Ogni volta che il bambino gestisce correttamente le proprie emozioni senza aggressività, può guadagnare un adesivo. Raggiungere un certo numero di adesivi può portare a una ricompensa più grande.
È importante notare che queste strategie possono essere efficaci, ma potrebbe essere necessario cercare supporto professionale per affrontare i problemi sottostanti in modo più efficacie.
Dott.ssa Beata Bozena Rozborska
Dott.ssa Sara Molinaro
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Padova
Gentile utente, mi sembra di capire che la sua fatica è molta e la voglia di trovare un linguaggio comune e un rapporto più sereno con suo figlio è davvero centrale per lei. Le suggerisco di cercare uno psicoterapeuta specializzato nell'età infantile (chieda eventualmente a chi lo sta già seguendo a scuola eventualmente), per cui può aiutare suo figlip e dando poi anche dei riscontri e feedback ai genitori.
Cordialmente, Dott.ssa Sara Molinaro
Dott. Luca Rochdi
Psicologo, Psicologo clinico
Milano
Gentile utente, mi dispiace tanto per ciò che ha raccontato, immagino che provi tanta frustrazione nel sentirsi impotente dinanzi a queste dinamiche.
Sicuramente un supporto psicologico più costante, diminuirebbe tanti aspetti negativi che ha raccontato.
Se ne avesse voglia, può scrivermi per cercare di trovare un accordo sul prezzo, magari anche con un primo incontro conoscitivo gratuito.
Se dovesse avere dei dubbi, può contattarmi premendo il tasto 'messaggio' sul mio profilo.
Resto a disposizione attraverso consulenze online.
Dott. Luca Rochdi
Dott.ssa Monica Mattia Russo
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Catania
Buona sera signora, la ringrazio innanzitutto per la sua condivisione e lo sfogo. Posso solo immaginare quanto sia frustrante per voi questa situazione, e comprendo il bisogno di chiedere aiuto. Da come leggo suo figlio ha già il sostegno scolastico per delle difficoltà già presenti, dunque potrebbe rendere più difficile per lui la comprensione delle regole probabilmente, inoltre ritengo che abbia preso la scelta più adeguata nel contattare l'ASL, in quanto la presenza di diagnosi pregresse mi fa pensare alla possibilità di diagnosi in comorbidità, come il disturbo oppositivo-provocatorio, in presenza del quale per il bambino è proprio difficile comprendere le regole, ma l'eventuale presenza di una patologia potrebbe essere lo spunto per trovare il modo per migliorare la situazione. Tuttavia la patologia di per sè in alcuni casi (soprattutto nell'infanzia) non è altro che un'etichetta, quindi porrei la mia attenzione sulla sua consapevolezza riguardo le difficoltà emotive del bambino, di cui ha scritto lei stessa. Leggendo mi è venuto in mente anche la possibilità che questo possa essere un modo del bambino di comunicare la sua sofferenza, non conosco la vostra storia ma magari il bambino ha sofferto/soffre per la separazione dei genitori? Magari manifesta la rabbia verso i nonni perchè loro rappresentano qualcosa in particolare per la sua sofferenza? Alla luce di queste domande mi sento di consigliarle che si, come ho precedentemente detto, la visita all'ASL sarà sicuramente molto utile, ma probabilmente la possibilità di un sostegno psicologico costante per il bambino potrebbe essere un aiuto per affrontare il mondo emotivo che tiene dentro. Posso immaginare che una madre nutri dei sensi di colpa, ma le assicuro che questi servono solo a farci stare peggio! Piuttosto pensi a cercare un modo alternativo per entrare in contatto con suo figlio, leggere le sue parole non può che farmi pensare che lui stia cercando un modo per esprimere ciò che prova ma non sa come fare, o come gestire le emozioni, e questo potrebbe ostacolare la comunicazione con lei. So che è un percorso difficile, ma non perda la speranza e colga l'occasione per cercare di conoscere ancora più profondamente suo figlio. Ricorda che l'aiuto fondamentale che può dargli è quello di esserci, e noto dalle sue parole che lei sta già molto attenta ai suoi bisogni e vicino a suo figlio. Continui soprattutto a mantenere la sua presenza per lui, e pian piano troverete la strada giusta. Resto a sua disposizione per qualunque consiglio o consulto anche tramite chat privata. Un cordiale saluto a lei e suo figlio.
Dott.ssa Monica Mattia Russo
Dott. Andrea Alberti
Psicologo, Psicologo clinico
Forlì
Buongiorno signora, la ringrazio della condivisione di queste fatiche, sue e di suo figlio. Ci tengo a premettere che suo figlio sta attraversando un'età molto difficile e disorientante, la preadolescenza ancora di più della piena adolescenza è un periodo nel quale si smontano e si iniziano a ricostruire i propri punti di riferimento. In questo periodo diventano fisiologiche le oscillazioni tra comportamenti fortemente infantili e altridecisamente più spavaldi, a volte anche sfidanti, comportamenti che mettono a dura prova l'adulto, la sua pazienza. I comportamenti che presenta suo figlio sembrano oscillazioni molto forti in entrambe le direzioni e credo sia che non si debba addossare troppe colpe sia che la sua premura di rivolgersi all'ASL sia un passaggio importante. Credo che un percorso più frequente possa permettere di comprendere meglio cosa sta succedendo nella vita di suo figlio e quali vissuti accompagnano i suoi comportamenti. Penso anche al fatto che in questo percorso lei avrebbe un ruolo importante, potrebbe aiutare il professionista a recuperare la storia di suo figlio e condividere i vissuti che lei stessa prova, il suo stress, le fatiche e credo che quel sentirsi che "gli date tutto ma non cambia vi tratta come pezze da piedi" sia qualcosa da cui iniziare per comprendere quanto sta succedendo. Il professionista infatti potrebbe aiutarvi a trovare un nuovo equilibrio mettendo sul tavolo i vissuti di tutti i componenti della famiglia, la quale rappresenta l'importantissimo sfondo, accompagnamento e supporto per i cambiamenti e i vissuti che attraversa suo figlio.
Un saluto, Dott. Andrea Alberti
Dott.ssa Cristina Sinno
Psicoterapeuta, Psicologo, Psicologo clinico
Napoli
Buongiorno gentile utente, probabilmente questi continui capricci e fasi incostanti di suo figlio hanno scaturito in Lei una insofferenza tale da non riuscire più ad avere un approccio tranquillo con il bambino, il quale, capendo e avendo in mano la situazione, diventa sempre più aggressivo. A questo punto se la sua asl di competenza non riesce a supportarla, credo che debba rivolgersi nel privato, e iniziare subito un percorso di psicoterapia per ridare serenità a lei e al suo bambino. Resto a disposizione per qualsiasi informazione e sono disponibile anche per terapie online. Un caro saluto, D.ssa Cristina Sinno
Dott.ssa Valentina Baima Poma
Psicologo, Psicologo clinico, Psicoterapeuta
Torino
Buongiorno, la ringrazio per aver condiviso qui la sua esperienza. E' comprensibile che questa situazione possa essere per lei fonte di disagio. Qualora una presa in carico con il SSN non fosse possibile le consiglio di contattare uno psicoterapeuta cognitivo comportamentale nella sua zona, che possa fare una valutazione e lavorare sulla gestione delle emozione e sulla riduzione dei comportamenti "problema". In tal caso, solitamente vengono forniti degli strumenti anche per lei e per i nonni, che se ho ben capito si occupano di suo figlio quando lei è a lavoro, così da potervi aiutare nella gestione di queste situazioni. Resto a disposizione per qualsiasi dubbio o necessità e le auguro una buona giornata. Dott.ssa Valentina Baima Poma
Dott.ssa Antonella Vita
Psicologo, Psicologo clinico
Padova
Cara mamma,
da psicologa infantile, specializzata anche nel funzionamento intellettivo limite avrei davvero tante cose da dirle che in questa sede per ragioni di spazio non riesco.
Bisognerebbe avere una valutazione recente dove viene descritto il funzionamento del bambino, risorse, autonomie acquisite e precedenti trattamenti per poterle dare delle indicazioni.
Si potrebbe pensare anche ad un intervento di sostegno alla genitorialità dove è lei a ricevere sostegno psicologico e ad acquisire competenze che le permettono di regolare meglio la gestione emotiva e favorire le autonomie di suo figlio.
Le offro la possibilità di parlarne in una consulenza online gratuita.
Un caro saluto
Dott ssa Vita
Dott.ssa Fabiola Russo
Psicologo clinico, Psicologo
Casavatore
Salve, non mi dilungherò molto perché per quante ipotesi possiamo fare non possiamo di certo darle la “soluzione” senza avere altre informazioni, le vorrei consigliare però di pensare a una psicoterapia familiare, ritengo che per i bambini sia davvero poco utile una terapia individuale, mi sembra dalle sue parole motivata ad aiutare suo figlio dunque ci pensi.
Dott.ssa Russo Fabiola
Dott.ssa Ilaria De Pretto
Psicologo, Psicologo clinico
Roma
Mi dispiace sentire delle difficoltà che stai affrontando con tuo figlio. La situazione che descrivi è complessa e richiede un approccio multifattoriale. Ecco alcuni suggerimenti che potrebbero aiutarti:

Consulenza Psicologica Continuativa: È positivo che tu abbia preso appuntamento con uno psicologo dell'ASL, ma la frequenza degli incontri potrebbe non essere sufficiente. Considerare la possibilità di trovare uno psicologo privato per sessioni più regolari potrebbe essere utile. Potresti anche informarti su eventuali associazioni o servizi di supporto familiare nella tua zona che potrebbero offrire assistenza a costi ridotti.

Strategie di Gestione della Rabbia: È importante insegnare a tuo figlio strategie di gestione della rabbia. Tecniche come la respirazione profonda, il conteggio fino a dieci o l'uso di uno spazio sicuro per calmarsi possono essere utili. In alcuni casi, l'insegnamento di tecniche di mindfulness può aiutare i bambini a diventare più consapevoli delle proprie emozioni e a reagire in modo più controllato.

Routine e Struttura: I bambini con difficoltà emotive e intellettive spesso traggono beneficio da una routine chiara e prevedibile. Stabilisci orari regolari per le attività quotidiane come i compiti, i pasti e il sonno. Questo può aiutare a ridurre l'ansia e a migliorare il comportamento.

Strategie Comportamentali: L'uso di rinforzi positivi per i comportamenti desiderati può essere molto efficace. Premi e lodi per comportamenti appropriati possono incentivare tuo figlio a ripeterli. Al contrario, conseguenze coerenti e immediate per comportamenti inappropriati possono aiutare a ridurre questi ultimi. È importante che le conseguenze siano appropriate e non punitive eccessivamente.

Supporto Educativo: Collabora strettamente con l'insegnante di sostegno e la scuola per creare un piano educativo individualizzato (PEI) che affronti le specifiche esigenze di tuo figlio. La coerenza tra casa e scuola può essere molto utile.

Supporto Familiare: È fondamentale che tu e il tuo compagno, così come i nonni, siate allineati nelle strategie di gestione del comportamento di tuo figlio. Una formazione familiare o incontri con uno psicologo familiare possono aiutare a creare una strategia comune.

Supporto Emotivo per Te: Affrontare queste sfide può essere molto stressante. Assicurati di cercare supporto per te stessa, che potrebbe includere parlare con amici, partecipare a gruppi di supporto per genitori, o vedere uno psicologo per affrontare lo stress e le emozioni che stai vivendo.

Educazione alla Consapevolezza Emotiva: Lavora con tuo figlio per aiutarlo a identificare e verbalizzare le proprie emozioni. Puoi usare libri, giochi e altre risorse educative per insegnargli a riconoscere e gestire le proprie emozioni.

Rimani costante e paziente, e ricorda che il cambiamento richiede tempo. La tua dedizione e amore sono fondamentali per aiutare tuo figlio a sviluppare le competenze necessarie per gestire le sue emozioni e comportamenti.




Dr. Vittorio Penzo
Psicologo, Psicologo clinico
Parma
Buongiorno, grazie per la condivisione. Mantieni gli appuntamenti con lo psicologo dell'ASL e chiedi se è possibile aumentare la frequenza, valuta la possibilità di consultare uno psicologo privato specializzato in disturbi comportamentali nei bambini. Prova ad introdurre tecniche di rilassamento come la respirazione profonda, il rilassamento muscolare progressivo o attività fisiche come lo sport. Crea un "angolo della calma" a casa dove tuo figlio possa andare quando si sente arrabbiato, riempilo con oggetti che possono aiutarlo a rilassarsi, stabilisci routine chiare e coerenti per i compiti, il gioco e il sonno. Prova ad usare sistemi di ricompense per incentivare i comportamenti positivi, come un sistema a punti che porta a piccoli premi, coinvolgi i nonni e il tuo compagno nelle strategie di gestione del comportamento, assicurati che tutti seguano le stesse regole e approcci per mantenere la coerenza. Collabora strettamente con l'insegnante di sostegno e la scuola per sviluppare strategie comuni che possano essere applicate sia a scuola che a casa in modo da creare un ambiente di supporto continuo, aiuta tuo figlio a riconoscere e verbalizzare le sue emozioni, usa libri, giochi e attività che insegnano la gestione delle emozioni e la risoluzione dei conflitti in modo costruttivo. Un caro saluto, Dr. Vittorio Penzo.
Buongiorno signora e grazie per aver condiviso con noi le sue preoccupazioni. Il mio consiglio è di intraprendere un percorso psicologico che potrebbe aiutare lei e suo figlio a comprendere l'origine di questi sfoghi per ottenere un miglioramento nel comportamento. Se lo desidera, io sono disponibile
Dott.sa Elena Bonini
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Dott. Francesco Pellino
Psicologo, Psicologo clinico, Terapeuta
Milano
Buongiorno cara signora. Mi dispiace molto per la situazione che sta vivendo ed ha tutto il mio supporto emotivo poiché la situazione è veramente difficile. Se mi posso permettere, vorrei iniziare dicendole di non colpevolizzarsi oltre misura, molto probabilmente ne ha molta meno di quanto crede. Si concentri invece nel trasformare questa colpa in una responsabilità e cerchi di trovare il modo migliore per prendere in mano questa situazione facendo si che non degeneri. Potrebbe iniziare una terapia familiare dove lei e suo figlio condividete delle sedute con uno psicologo, qualche sessione anche singola sia per lei che per suo figlio possono aiutare. Ci sono poi delle attività che possono aiutare un ragazzo nella sua crescita personale come il teatro o la disciplina che viene insegnata tramite la danza. Se dovesse servire mi trova a disposizione. Coraggio
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Dott.ssa Nicole Crivaro
Psicologo, Psicologo clinico
Genova
gentilissima, comprendo la fatica che sta provando in questo periodo nel gestire i comportamenti di suo figlio. non deve essere facile.. Il fatto che sia affiancato dall'insegnante di sostegno a scuola può rappresentare una opportunità anche per lei, sfruttando anche nel contesto di casa le strategie messe in atto a scuola che sono risultate efficaci per aiutarlo a stare nel modo più funzionale per lui nel contesto di classe. Una degli aspetti chiave della relazione coi figli nel momento in cui questi mostrano e comunicano un certo tipo di sofferenza emotiva e di difficoltà nella regolazione delle loro emozioni attraverso una serie di comportamenti "problema", è l'entrare in contatto con loro. Sintonizzarsi emotivamente con loro. Per fare questo è importante regolare i nostri stati emotivi prima. Comprendere cosa è che precede quel comportamento che mettono in atto, stare insieme a loro in contatto con le emozioni che provano e verbalizzare insieme a loro quello che sentono, in modo che loro stessi possano capire cosa sta succedendo. Alcune situazioni richiedono un percorso di tipo psicologico specializzato quando la sofferenza del bambino/ragazzo e del contesto familiare è significativa. il carico che si sta portando sulle spalle merita di essere alleggerito.
In quanto essere umano e genitore dirsi "avrò sbagliato qualcosa" probabilmente rappresenta un aspetto della realtà, ma bisogna considerare la situazione nel suo complesso; inoltre essere consapevoli di avere dei limiti ci permette di adoperarci per superarli e muoverci nel migliore dei modi. Le auguro un buon lavoro con suo figlio!
Dott.ssa Silvia Giambrone
Psicologo, Psicologo clinico
Roma
Buonasera,
le suggerirei un percorso di parent-training o un sostegno alla genitorialità. Come lei stessa scrive per voi è complicato dire dei no che invece ai bambini sono necessari, specie in situazioni complesse come quelle che descrive. Da quanto leggo suo figlio ha vissuto la separazione, vive spesso con i nonni, ritengo che i suoi atteggiamenti che apparentemente sembrano capricci possano essere invece un modo per richiedere le attenzioni di voi come genitori, per cercare il contenimento affettivo e le regole e la stabilità che solo un genitore può dare. C'è chiarezza di ruoli nella vostra famiglia? Queste sono domande che ci si può porre per impostare un lavoro di sostegno alla genitorialità e di sostegno al bambino. Resto a disposizione e le auguro di trovare la serenità in famiglia.
Dott. Giacomo Cresta
Psicologo, Psicologo clinico
Genova
Buongiorno, grazie per aver condiviso la sua situazione, che comprendo possa essere molto stressante. Il comportamento che descrive di suo figlio suggerisce che ci siano difficoltà legate alla gestione delle emozioni, al controllo degli impulsi e alla regolazione del comportamento. Questi aspetti sono comuni in molti bambini con una funzione intellettiva limite e difficoltà emotive, ma è fondamentale affrontarli con pazienza e strategie mirate.

Il fatto che suo figlio reagisca in modo così intenso e spesso sproporzionato, come nel caso della rabbia e della difficoltà a gestire le frustrazioni (sia nei giochi che nelle interazioni quotidiane), può indicare una difficoltà nel comprendere e regolare le proprie emozioni. Il suo comportamento impulsivo e il rifiuto di ascoltare i "no" possono essere segni di una difficoltà nel percepire i limiti e nel rispettarli.

A livello pratico, oltre a continuare con la terapia psicologica che ha già iniziato, sarebbe utile lavorare su alcune strategie comportamentali quotidiane che potrebbero aiutarla a gestire meglio la situazione a casa e dai nonni. Ad esempio, potrebbe essere utile stabilire regole chiare e coerenti, premiando i comportamenti positivi e mantenendo delle conseguenze adeguate quando il comportamento è inappropriato. Le consiglio di evitare le punizioni troppo severe, che potrebbero acutizzare la rabbia e il senso di frustrazione, e piuttosto concentrarsi su una comunicazione chiara e calmata, cercando di spiegare al suo bambino cosa ci si aspetta da lui.

L’aspetto della gestione della rabbia è particolarmente delicato: si potrebbe pensare a tecniche di rilassamento o strategie per aiutarlo a riconoscere i segnali fisici della rabbia (ad esempio, la tensione nei muscoli, il battito accelerato) e fermarsi prima che la situazione degenera. Inoltre, per quanto riguarda il comportamento infantile, potrebbe essere utile ripristinare delle routine quotidiane più strutturate, incoraggiando suo figlio a sviluppare maggiore indipendenza, ad esempio facendolo partecipare a compiti domestici o attività che possano aiutarlo a sentirsi più responsabilizzato.

Per quanto riguarda il sonno, la coabitazione nella sua stanza potrebbe essere una risposta alle sue ansie o alla difficoltà di separazione, ma questo potrebbe anche perpetuare la dipendenza emotiva. Potrebbe essere utile, in questo caso, iniziare un processo graduale per aiutarlo a dormire da solo, cercando di renderlo un momento positivo con rassicurazioni e piccoli passi.

Infine, considerato che i tempi di attesa per la psicoterapia possono essere lunghi, un supporto psicologico privato potrebbe essere una buona alternativa, soprattutto se il comportamento di suo figlio ha un impatto significativo sulla qualità della vita familiare. Uno psicologo privato con esperienza nei disturbi emotivi e comportamentali potrebbe aiutarla a implementare strategie pratiche e mirate, offrendo un supporto più continuo e personalizzato.

Il suo desiderio di avere un rapporto tranquillo e normale con suo figlio è comprensibile e condiviso, e non è mai troppo tardi per mettere in atto delle modifiche. Con pazienza, strategie appropriate e un sostegno professionale, è possibile migliorare la situazione. Non esiti a cercare un aiuto professionale continuo, sia tramite risorse private che pubbliche, e a coinvolgere anche la scuola nel piano di supporto.
Se avesse ulteriori dubbi, non esiti a contattarmi. Cordialmente,
Dott.ssa Fiammetta Gioia
Psicologo, Psicologo clinico
Mirano
Gentile signora, capisco quanto questa situazione possa essere difficile e fonte di stress per lei. Da ciò che descrive, suo figlio manifesta difficoltà nella gestione delle emozioni, nel controllo della rabbia e nei comportamenti impulsivi, elementi che potrebbero anche essere riconducibili alla sua condizione di funzionamento intellettivo limite e difficoltà emotive. Vista la complessità del quadro e della situazione familiare generale, sarebbe opportuno, per pulire il quadro e capire meglio, magari richiedere una rivalutazione neuropsichiatrica per comprendere meglio la natura delle sue difficoltà e individuare strategie di intervento adeguate. Un approfondimento con un neuropsichiatra infantile potrebbe aiutare a chiarire se vi siano difficoltà di regolazione emotiva, eventuali disturbi del neurosviluppo come l’ADHD o il disturbo della condotta, o altre problematiche che influenzano il suo comportamento. Parallelamente, sarebbe utile una presa in carico psicologica continuativa per aiutarlo a lavorare sulla gestione delle emozioni e della rabbia. Comprendo la difficoltà legata alla scarsa disponibilità di appuntamenti con l’ASL, ma potrebbe essere utile valutare un supporto privato, anche temporaneo, con uno psicologo specializzato in infanzia e adolescenza. Alcuni studi offrono tariffe agevolate o sono convenzionate,e potrebbe essere un'opzione da esplorare.
Nell’attesa di un intervento più strutturato, potrebbe essere utile adottare alcune strategie pratiche per la gestione quotidiana. Strutturare routine chiare e prevedibili può aiutarlo a sentirsi più sicuro e a ridurre i momenti di frustrazione, per esempio utilizzando un calendario visivo con attività programmate per scandire la giornata. È importante anche rinforzare i comportamenti positivi sottolineando ogni piccolo progresso con un riconoscimento verbale, ad esempio dicendogli che ha fatto un buon lavoro nel gestire una situazione senza arrabbiarsi. Al tempo stesso, è fondamentale stabilire conseguenze chiare quando assume comportamenti inadeguati senza ricorrere a punizioni eccessive, ma insegnandogli che le sue azioni hanno delle conseguenze, per esempio facendolo sistemare ciò che ha rotto. Può essere utile introdurre tecniche di rilassamento come la respirazione profonda, il conteggio fino a dieci o l’uso di un angolo della calma dove possa andare a rilassarsi quando si sente sopraffatto. Per quanto riguarda l’aspetto dell’autonomia, il fatto che dorma ancora con lei potrebbe essere un segnale di bisogno di sicurezza e lavorare gradualmente sulla sua indipendenza, aiutandolo a dormire da solo, potrebbe favorire una maggiore maturità emotiva. So che affrontare questa situazione può essere molto faticoso e che il peso della gestione quotidiana può essere difficile da sostenere da sola, ma è importante ricordare che cercare aiuto è già un primo passo fondamentale.
Le auguro di trovare supporto.
Cordiali saluti
Dott.ssa Alessia Mariosa
Psicologo, Psicologo clinico
Settimo Milanese
Gentile mamma,
grazie per aver condiviso con così tanta onestà e dolore la situazione che sta vivendo con suo figlio. Già il solo fatto che abbia trovato la forza e il coraggio di chiedere aiuto è un segnale importante: significa che non si è arresa, che desidera comprendere, migliorare, ricostruire un equilibrio. E questo è un passo prezioso e tutt’altro che scontato.

Quello che descrive è un quadro molto complesso e faticoso, che coinvolge diversi ambiti del funzionamento di suo figlio: la regolazione emotiva, il comportamento, le relazioni familiari e anche la quotidianità. È assolutamente comprensibile che si senta stanca, frustrata e a volte anche impotente: quando il disagio di un figlio si riversa su tutta la famiglia, e quando i tentativi educativi sembrano non funzionare, è naturale sentirsi in colpa o chiedersi dove si è sbagliato. Ma le voglio dire una cosa con chiarezza: non è colpa sua.

Suo figlio ha una funzione intellettiva limite e manifesta delle difficoltà emotive e comportamentali che, con molta probabilità, sono il frutto di una combinazione di fattori:

difficoltà di comprensione e di adattamento alle regole e ai limiti,

frustrazione per non riuscire ad affrontare situazioni in cui si sente “meno capace” degli altri,

fatica a riconoscere e gestire le emozioni forti,

probabilmente un senso di vuoto o di insicurezza che può accentuarsi in un contesto familiare segnato da cambiamenti (come una separazione, la figura paterna poco presente, una nuova figura adulta non stabile).

Queste difficoltà non possono essere affrontate solo con il “rimprovero”, perché non nascono da una semplice maleducazione o da capricci, ma da una fragilità strutturale del suo modo di percepire, sentire e agire nel mondo. Quello che serve è un lavoro graduale, strutturato, e soprattutto continuo, che coinvolga non solo suo figlio, ma anche voi adulti di riferimento, per rafforzare le risposte educative, comprendere i meccanismi disfunzionali e sostituirli con strategie più efficaci. COSA PUÒ FARE ORA
Psicoterapia o presa in carico multiprofessionale:
Il percorso con lo psicologo dell’ASL è un inizio, ma capisco bene la difficoltà legata ai tempi troppo lunghi. In casi come questo, una valutazione e un supporto più intensivo sono fondamentali. Se le è possibile anche con uno sforzo economico (magari temporaneo), le consiglio di valutare una presa in carico privata con uno psicologo o neuropsicologo dell’età evolutiva esperto in disturbi del comportamento e funzionamento intellettivo limite. Se preferisce, posso aiutarla a cercare dei riferimenti nella sua zona.

Supporto alla genitorialità:
In questi casi non basta “curare il bambino”: serve anche sostenere voi genitori, che siete ogni giorno in prima linea. Esistono percorsi di parent training per imparare strategie di gestione del comportamento, per rafforzare l’autorevolezza educativa senza diventare troppo rigidi o, al contrario, troppo permissivi. Anche questo può essere fatto individualmente o in piccoli gruppi.

Routine strutturata e coerenza educativa:
I bambini con questo tipo di profilo funzionano meglio in un ambiente prevedibile, regolato, con regole poche ma chiare, sempre uguali, e con conseguenze costanti (non punitive, ma coerenti). L’alternanza tra “buone e cattive” è spesso legata proprio alla mancanza di continuità tra gli adulti o a strategie che cambiano troppo spesso.

Gestione della rabbia e dei momenti critici:
Quando esplode, non cercate di ragionare con lui. In quei momenti il cervello emotivo prende il sopravvento, e parlare serve solo a peggiorare. Invece:

fate in modo che non si faccia male o non danneggi troppo ciò che ha intorno (togliete oggetti fragili, evitate il contatto fisico diretto se aggressivo);

lasciate spazio e tempo per “scaricarsi”, e solo dopo tornate a parlare;

non alimentate il senso di colpa, ma aiutatelo a ricostruire l’accaduto e a trovare alternative (“cosa puoi fare la prossima volta quando senti quella rabbia?”).

Il tema del sonno:
Il fatto che dorma ancora con lei è un chiaro indicatore di un bisogno di sicurezza non ancora soddisfatto. Piuttosto che combatterlo su questo piano, può essere utile impostare un percorso graduale: magari si può iniziare con un letto vicino al suo, poi passare in cameretta con qualche oggetto transizionale, o mantenere un rituale rassicurante per la buonanotte. Ma sempre con coerenza.

In conclusione
Lei non è sola, anche se oggi può sembrarlo. È comprensibile sentirsi scoraggiati quando ogni giorno si fa fatica anche solo a comunicare con serenità. Ma le difficoltà che suo figlio mostra possono migliorare, se affrontate con i giusti strumenti, tempo e sostegno.
Non è troppo tardi, e non ha “sbagliato tutto”. Sta facendo il possibile in un contesto molto difficile, e questo è già tanto. Ma adesso ha bisogno di non restare sola: ha bisogno di una rete, di figure che possano aiutarla a contenere e guidare suo figlio, e a ritrovare la serenità anche per sé.

Resto a disposizione per aiutarla a trovare i giusti riferimenti, se desidera.
Un caro saluto a lei e a suo figlio.

Con empatia e stima,
Dott.ssa Alessia Mariosa
Psicologa
Esperta in neurodivergenze e disturbi del comportamento in età evolutiva
Dott.ssa Marta Vanola
Psicologo, Psicologo clinico
Abbiategrasso
Capisco quanto sia difficile per te. I comportamenti di tuo figlio non dipendono da “maleducazione”, ma dalle sue reali difficoltà emotive e cognitive: fa molta fatica a gestire la rabbia, a tollerare i “no” e a controllare gli impulsi. Non è colpa tua.
A casa, dove c’è più libertà e più carica emotiva, è normale che peggiori, mentre a scuola si regola meglio perché tutto è più strutturato.
Quello che può aiutare davvero è:
- poche regole chiare e sempre uguali,
- routine precise,
- niente discussioni durante le crisi,
- rinforzare ogni piccolo comportamento positivo,
- limitare i videogiochi se lo fanno esplodere.
Un supporto psicologico più frequente sarebbe utile, soprattutto per darti strategie pratiche. Potrebbe valutare anche un supporto psicologico per lei che le permetterebbe di valutare ed eventualmente valutare le strategie poste in essere alla luce dei risultati ed inoltre aiutarla a gestire eventuali frustrazioni ed affrontare la relazione in modo più sereno.
Non sei sola e non stai sbagliando: è una situazione complessa, ma può migliorare. Cordialmente Dott.ssa Marta Vanola
Dott.ssa Caterina Lo Bianco
Psicologo, Psicologo clinico
Palermo
Gentile mamma,
quello che descrive è comprensibilmente molto faticoso e la sua preoccupazione è più che legittima. Non è sola, e il suo messaggio racconta bene quanto lei stia facendo del suo meglio in una situazione complessa, dove gli aspetti emotivi, educativi e familiari si intrecciano tra loro.
Quando un bambino presenta una funzione intellettiva limite associata a fatiche nella regolazione emotiva, è frequente osservare reazioni intense, esplosioni di rabbia o comportamenti che possono apparire “infantili”. Non si tratta di “cattiva volontà”, ma spesso dell’incapacità di gestire frustrazione, cambiamenti, divieti e richieste che gli possono risultare troppo impegnative in quel momento. In queste situazioni l’ambiente quotidiano – casa, scuola, nonni – diventa parte fondamentale del lavoro terapeutico.
Dal punto di vista sistemico-relazionale, non guardiamo solo al sintomo, ma a come il bambino si muove all'interno delle relazioni che per lui sono significative. Le sue reazioni non sono “contro” qualcuno, ma un modo, spesso disfunzionale ma comprensibile, di comunicare un disagio interno che non riesce a esprimere diversamente.
Alcuni punti che possono aiutarvi già da ora:
1. Stabilità e coerenza delle regole.
Ogni bambino ha bisogno di regole prevedibili, ma per un bambino con difficoltà emotive e cognitive la coerenza diventa ancora più fondamentale. È importante che lei, il suo compagno e i nonni seguiate la stessa linea educativa: poche regole, chiare, ripetute sempre allo stesso modo.
2. Prevedibilità della routine.
I bambini che faticano a regolare le emozioni spesso si sentono più sicuri quando la giornata è scandita in modo prevedibile (orari dei compiti, pausa videogiochi, momenti strutturati e momenti liberi).
3. Validazione emotiva prima della correzione.
Prima di correggere il comportamento, è utile riconoscere l’emozione:
“Capisco che sei arrabbiato e che per te adesso è difficile fermarti. Ti aiuto io.”
Questo non significa giustificare, ma aiutarlo a sentirsi capito prima di guidarlo verso un limite.
4. Spazi di calma e non di punizione.
A volte serve creare un “angolo della calma”: non una punizione, ma un posto dove lui può respirare, toccare un oggetto che lo rilassa, prendersi una pausa fino a quando è pronto a ripartire.
5. Ridurre le situazioni troppo stimolanti.
I videogiochi competitivi aumentano molto la frustrazione. Stabilire tempi brevi, con timer visivo, e proporre attività più calmanti può fare una grande differenza.
6. Sostegno per lei.
Nessun genitore dovrebbe sentirsi in colpa: quello che racconta è la storia di una mamma sola in prima linea. È normale sentirsi stanchi e sopraffatti. Cercare un supporto psicologico non è un fallimento, ma una forma di cura per sé e per suo figlio.
Sul percorso psicologico:
Gli incontri ogni quattro mesi sono insufficienti per un vero lavoro evolutivo. In molti casi, un sostegno psicologico più continuativo – anche presso uno psicologo privato – permette di lavorare non solo sul bambino, ma sull’intero sistema familiare, creando nuove modalità relazionali, più calme e funzionali.
In un’ottica sistemica, infatti, lavorare con la famiglia permette di:
• migliorare i pattern comunicativi e le risposte agli episodi di rabbia,
• rafforzare l’alleanza educativa tra gli adulti di riferimento,
• dare a lei strumenti concreti per gestire i momenti critici,
• aiutare suo figlio a riconoscere e modulare le sue emozioni.
In conclusione
Non è una madre permissiva o “sbagliata”: è una madre che sta affrontando una situazione impegnativa, con un bambino che necessita di una guida strutturata e di un sostegno professionale adeguato alla sua vulnerabilità. Con un lavoro mirato, sia individuale che familiare, è possibile costruire maggiore serenità, migliorare la gestione della rabbia e ritrovare un clima più tranquillo nelle relazioni quotidiane.
Se desidera, possiamo approfondire insieme quali passi pratici intraprendere e valutare un percorso che sostenga sia lei che suo figlio.
Resto a sua disposizione.
Dott.ssa Caterina Lo Bianco – Psicologa ad orientamento Sistemico-Relazionale
Dott.ssa Ester Negrola
Psicologo, Psicologo clinico
Torino
Buongiorno, la ringrazio per aver condiviso con la community la sua delicata situazione. Capisco che non sia semplice aprirsi quando si vive un periodo così complesso, e apprezzo molto la fiducia che ha riposto in noi Dottori nel raccontare ciò che sta attraversando. Comprendo bene la difficoltà che lei si trova a vivere ed affrontare quotidianamente e mi pare evidente che lei stia facendo del suo meglio, spesso anche da sola, e che il comportamento di suo figlio sta mettendo alla prova sia la serenità familiare sia il suo senso di efficacia come genitore. Vorrei rassicurarla su un punto importante: non è colpa sua. Le difficoltà che descrive sono coerenti con un profilo complesso, in cui si intrecciano funzionamento intellettivo limite, regolazione emotiva fragile, cambiamenti familiari significativi e una fase evolutiva — la preadolescenza — già di per sé molto delicata. E' comune, per i bambini con queste fragilità e non, riuscire mantenere un certo controllo fuori casa, dove le regole sono più chiare e prevedibili mentre, tornati in famiglia, "esplodono" semplicemente perchè percepiscono l’ambiente come più sicuro. Questo non significa che lo faccia apposta, ma che a casa il livello di tensione accumulata può trovare finalmente sfogo. Le lascio alcuni semplici strumenti pratici che, se mantenuti con costanza, la potrebbero aiutare:
1- poche regole ma semplici, chiare e sempre uguali, formulate con frasi brevi e ripetute con tono calmo (si possono anche scrivere su una lavagnetta o vicino a degli oggetti;
2- routine prevedibili, che aiutano i bambini a sentirsi più sicuri;
3- rinforzare ogni piccolo comportamento positivo, perché il riconoscimento è spesso molto più efficace del rimprovero;
4- creare uno “spazio della cama”, un luogo sicuro dove possa andare quando sente che la rabbia sale o dopo un'esplosione, dove possa stare con un adulto e accompagnato con frasi come “Vedo che sei arrabbiato, ora andiamo nello spazio della calma e aspettiamo che passi” (non vuol dire mettere il bambino faccia al muro da solo, ma trovare un posto tranquillo dove sedersi insieme, aiutandolo ad esprimere l'emozione e rassicurandolo che passa e starà meglio, magari si può accompagnare con una breve respirazione per calmare anche il corpo). Durante la crisi servono meno parole, perché in quel momento il cervello non elabora ragionamenti complessi e il compito del genitore non è spiegare, ma contenere. Quando la calma è tornata allora si può spiegare la regola, o far riflettere sull'atteggiamento avuto.

Rispetto al discorso sul percorso di supporto psicologico, ha fatto benissimo ad informarsi in ASL ma, visto che la sua sitruazione che ha un impatto quotidiano significativo, mi sento di consigliarle un supporto privato: le potrebbe essere utile, anche temporaneamente, per ricevere indicazioni concrete e personalizzate sulla gestione delle crisi e sulle strategie educative più adatte. Le figure più indicate il suo caso sono lo psicologo dell’età evolutiva, il neuropsichiatra infantile e lo psicoterapeuta familiare. È importante che il professionista lavori insieme a voi adulti (magari anche con i nonni che sono molto coinvolti nella vita di suo figlio), e non soltanto con il bambino, perché il lavoro sulle relazioni e sulla coerenza educativa è fondamentale. Per questo motivo le consiglio di rivolgersi a un professionista che adotti un approccio sistemico-familiare, che coinvolge l’intero nucleo e lavora sulle relazioni.

Conoscludo chiedendomi e chiedendole: e lei come sta? Il suo benessere conta! Vivere continuamente tensioni, urla, opposizioni e oggetti rotti può essere estremamente stressante. Tenga sempre presente che lei sta gestendo praticamente da sola una situazione che, in condizioni ideali, richiederebbe il supporto di un intero team educativo: è una mamma che sta facendo tutto quello che può. Suo figlio non è “cattivo”: è un bambino che fatica a gestire emozioni molto più grandi di lui. Per aiutarlo davvero serve un percorso strutturato, continuità, coerenza tra gli adulti e un supporto professionale più ravvicinato, se possibile. La situazione può certamente migliorare, ma richiede tempo e un approccio integrato.

Le auguro con sincerità di trovare il sostegno e la serenità che sta cercando.
Un caro saluto,
Dott.ssa Ester Negrola

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