Buongiorno, vivo dei momenti di nevrosi d'angoscia con senso di fallimento senza che succede nulla e

20 risposte
Buongiorno, vivo dei momenti di nevrosi d'angoscia con senso di fallimento senza che succede nulla esternamente ma vivo tutto nella testa. Mi risulta poi difficile fare cose quotidiane senza avere ansia. E faccio le cose giudicandomi, la paura che posso farlo con gli altri e che poi posso allontanarli. Io non so che psicoterapia può aiutarmi. Ho un desiderio di sentirmi accolta. Cosa scatta in me da provocare questo disturbo? Ma c'è qualcuno che ci capisce che ha lavorato con casi simili? Io ho paura di fare una brutta fine. Di perdere la stabilità abbiate pietà qualcuno che davvero ne sappia qualcosa. Senza partire dal passato. Ma una psicoterapia mirata che i aiuti a ragionare a non sentirmi in balia della tempesta quando arriva. E far si di stroncare la tempesta dall'inizio senza che prenda piede. Forse sono da rinchiudere penso questo a volte. Eppure sono una ragazza normale forse troppo sensibile. Spesso mi hanno detto non ascoltare questi pensieri, ma se non gli do un motivo tanto ritornano. Esiste qualcosa di efficace? Che non sia solo lo Xanax ad abbassare l'ansia, il senso di incapacità, accusa che viene dietro? Mi ripeto dai che vai bene così senza pretendere troppo da te, tu vali... come se non volendomi bene anche gli altri lo faranno e ne ho paura. Avrei bisogno forse di piangere tanto per il male che mi faccio da sola. Esistono vari modi per farsi del male. Io non ho anoressia bulimia o droga, pare che io ho sviluppato questo che ho chiare le sensazioni che mi bloccano. Ho questa miseria con cui convivo. Vi ringrazio in anticipo se potete darmi una chiave di lettura.
Dott.ssa Silvia Parisi
Psicoterapeuta, Psicologo, Sessuologo
Torino
Buongiorno,
dalle sue parole emerge un forte stato di sofferenza interiore, caratterizzato da ansia, autocritica e un senso profondo di inadeguatezza. Queste sensazioni, anche in assenza di eventi esterni scatenanti, sono molto comuni nei disturbi d’ansia e in quelle che vengono definite distorsioni cognitive, ovvero modi di pensare che amplificano la percezione di fallimento e di minaccia, alimentando un circolo vizioso di ansia e autosvalutazione.

Il fatto che lei senta la necessità di “fermare la tempesta” fin dall’inizio indica la ricerca di strumenti concreti e immediati per gestire l’ansia, senza dover per forza ripercorrere continuamente il passato. In questo senso, approcci come la Terapia Cognitivo-Comportamentale (CBT) e l’EMDR (Eye Movement Desensitization and Reprocessing) si sono dimostrati molto efficaci. La CBT aiuta a riconoscere e modificare quei pensieri automatici negativi che mantengono la sofferenza, mentre l’EMDR può intervenire su esperienze emotive non elaborate che continuano a influenzare il presente, anche senza dover ripercorrere nel dettaglio tutto il passato.

Inoltre, pratiche come la Mindfulness e la Terapia di terza generazione (ACT, DBT) insegnano a relazionarsi in modo diverso con i pensieri e le emozioni, favorendo una maggiore accoglienza di sé e riducendo la lotta interna contro le sensazioni spiacevoli.

La sua sensibilità non è una condanna, ma una caratteristica che, se compresa e integrata, può diventare una risorsa. È importante ricordare che non è “da rinchiudere”: la sofferenza psicologica non è una colpa, ma un campanello d’allarme che chiede ascolto e cura.

Le confermo che esistono professionisti che lavorano quotidianamente con persone che vivono esperienze simili alla sua e che possono aiutarla a ritrovare un equilibrio, con interventi concreti e mirati al presente.

Per questo, sarebbe utile e consigliato per approfondire la sua situazione e ricevere un aiuto personalizzato, rivolgersi ad uno specialista.

Dottoressa Silvia Parisi
Psicologa Psicoterapeuta Sessuologa








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Dott.ssa Elin Miroddi
Psicoterapeuta, Psicologo
Roma
Gentile utente, ho letto con attenzione il suo messaggio e posso percepire la sofferenza e il desiderio autentico di trovare un aiuto efficace per la sua situazione. Vorrei innanzitutto dirle che ciò che descrive non la rende affatto "da rinchiudere", ma riflette una condizione di disagio psicologico che può essere compresa e affrontata.
Quello che descrive presenta elementi tipici degli stati d'ansia, con aspetti di ruminazione (pensieri che ritornano in modo circolare), autocritica eccessiva, e timore del giudizio altrui. La sensazione di essere "in balia della tempesta" e il desiderio di "stroncarla dall'inizio" sono espressioni molto eloquenti di quanto questa esperienza possa essere travolgente.
Comprendo il suo desiderio di trovare un approccio "mirato" che la aiuti concretamente a gestire questi stati d'ansia. È importante però considerare che lavorare solo sui sintomi, senza comprenderne il significato più profondo, può portare a risultati temporanei. È un po' come prendere un antidolorifico per un dente cariato: allevia il dolore nell'immediato, ma non risolve la causa sottostante. Prima o poi, quella causa richiederà attenzione.
I sintomi d'ansia che descrive sono in realtà messaggi importanti che il suo sistema emotivo le sta inviando. Quando comprendiamo cosa questi messaggi stanno cercando di comunicarci, non solo possiamo gestirli meglio nell'immediato, ma possiamo anche prevenirne il ritorno, creando un cambiamento più duraturo.
L'approccio sistemico-relazionale, che è il mio orientamento principale, si concentra proprio su questo: comprendere il linguaggio dei sintomi all'interno del contesto della sua vita e delle sue relazioni. Questo non significa necessariamente scavare in un passato lontano, ma piuttosto capire come certe esperienze influenzino il suo modo di percepire sé stessa e gli altri nel presente.
L'EMDR può essere un ponte efficace in questo processo: permette di elaborare le esperienze emotive che alimentano l'ansia, spesso in modo più rapido e meno verbale rispetto ad altri approcci. La Mindfulness, d'altra parte, offre strumenti concreti per gestire l'ansia nel momento in cui si presenta.
Nel mio lavoro integro questi approcci perché credo che sia importante sia offrire sollievo immediato dai sintomi, sia lavorare per un benessere più profondo e duraturo. Il vero obiettivo non è solo "spegnere l'ansia", ma aiutarla a trovare un nuovo modo di relazionarsi con sé stessa e con le sue emozioni.
Sarei lieta di offrirle uno spazio di ascolto e accoglienza per esplorare insieme queste difficoltà e costruire un percorso personalizzato che risponda alle sue esigenze specifiche.
Cordialmente, Dott.ssa Elin Miroddi
Dott. Dario Martelli
Psicologo clinico, Psicologo, Psicoterapeuta
Torino
Buonasera, lei dice che ha il desiderio di essere accolta e forse è questo di cui lei ha bisogno innanzitutto ina una psicoterapia. Innanzitutto darle la sicurezza di essere accolta e ascoltata. Poi a partire da questo si può attraverso la relazione aiutarla a sentire e a comprendere cosa scatena le sue ansie. In questo modo si possono abbordare i pensieri intrusivi e darle la possibilità di vivere la sua vita in modo gratificante. Per qualsiasi cosa a disposizione. Saluti di vicinanza
Dott. Diego Ferrara
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Quarto
Buonasera,
un percorso di psicoterapia le darebbe la possibilità di esplorare più da vicino le ragioni del suo malessere. Si affidi ad uno specialista, la aiuterebbe con il tempo ad uscire dalla morsa dei suoi sintomi.
Cordiali saluti
Dott. Diego Ferrara
Dott. Nicolò Paluzzi Monti
Psicologo, Sessuologo, Psicoterapeuta
Firenze
Buongiorno,
le sue parole arrivano forti, vere. C’è una consapevolezza rara in quello che scrive, una lucidità nel nominare la propria angoscia, nel dare forma a un dolore che spesso resta muto. Questo non è un segno di fragilità, ma di una sensibilità viva, che sente tutto amplificato e che spesso si rivolta contro di sé.

Lei non è da rinchiudere: è da accogliere. E il desiderio che esprime — “sentirmi accolta” — è già una direzione, una bussola. Forse più che guarire, ha bisogno di essere vista, riconosciuta, raggiunta.

La domanda che pone — “Cosa scatta in me?” — è potente. E merita uno spazio in cui esplorarla, non per trovare colpe o spiegazioni lontane, ma per costruire insieme un senso, per abitare quella “tempesta” senza esserne travolta. È un lavoro che si può fare. C’è chi, come me, ha incontrato storie simili e continua a farlo, senza mai abituarsi.

Lei è una ragazza normale, sì. Ma con un mondo interno ricchissimo. Troppo sensibile? Forse. Ma è da lì che può nascere anche una forza profonda, se qualcuno le tende la mano con rispetto.

Esistono modi di curarsi che non spengono, ma che aiutano a ricostruire, passo dopo passo, un rapporto più umano con se stessi. Lei ha già iniziato. E ha tutto il diritto di continuare.
Dott.ssa Elena Gianotti
Psicologo, Psicoterapeuta
Milano
Buongiorno, grazie per la sua condivisione. Io credo che ci sia l'urgenza di approfondire in un percorso e con un professionista il suo dolore, la sua fatica e la sua grande sensibilità: sicuramente c'è bisogno di fare una parte sulla gestione della tempesta quando arriva, come dice lei, cioè sulla gestione delle emozioni negative, per capire come accoglierle e gestirle nel pratico in modo che non diventino pervasive e le impediscano di vivere la sua vita. Il mio invito però è di non fermarsi alla semplice gestione del dolore e della fatica, ma di andare oltre e provare a capirne il significato: tutte le nostre emozioni, tutti i nostri dolori, anche i peggiori, dicono qualcosa di noi e della nostra storia, sono come dei messaggi, dei segnali, che se decifrati possono aiutarci davvero a vivere meglio la nostra vita, in modo più pieno, consapevole e quindi anche felice. Il mio suggerimento è di provare a scoprire da dove origina questa angoscia e questo senso di fallimento, che probabilmente si accompagnano ad un'autostima bassa, capire come mai, da dove, da quanto tempo, capirne il significato profondo. Non deve avere paura del passato: dopo aver imparato a gestire il presente, requisito fondamentale, connettere il presente con il passato ci aiuta davvero a costruire un futuro diverso, dove possiamo avere piena consapevolezza di quello che scegliamo di fare. La invito ad affidarsi a qualcuno di cui si possa fidare, qualcuno che possa farla sentire accolta, per fare tutto questo. Sono sicura che questo percorso e questo viaggio la porteranno in posti che nemmeno immagina. Se avesse altre domande o avesse bisogno di ulteriore supporto mi trova a disposizione, anche online. Un caro saluto, dott.ssa Elena Gianotti
Dott.ssa Elvira Primerano
Psicoterapeuta, Psicologo clinico, Psicologo
Milano
Buongiorno, ti ringrazio per il coraggio che dimostri nel raccontare la tua fatica. Immagino che vivere in uno stato di ansia così generalizzata non ti aiuti a vivere serenamente ma ti porta a stare in allerta giudicando anche i tuoi pensieri e così facendo ti ritrovi a vivere con la paura nel relazionarti con gli altri.
Chiedere aiuto è un primo passo per prenderti cura di te. Iniziare una terapia ti permetterà di fare ordine dando importanza ai pensieri e allo stato d’ansia che vivi. Ti auguro di trovare uno spazio in cui ti senti libera di esprimere le tue emozioni e fare chiarezza dentro di te.
Dott. Gianluca Pignatelli
Psicoterapeuta, Psicologo, Psicologo clinico
Roma
Buongiorno,
le sue parole restituiscono con grande intensità la fatica di convivere con stati emotivi complessi, che sembrano non trovare una spiegazione chiara ma che si impongono nel quotidiano, togliendo spazio alla serenità e al contatto con sé stessa.
Comprendo il desiderio di trovare una terapia che non sia solo una teoria o una serie di consigli superficiali. Esistono diversi approcci psicoterapeutici, ognuno con le sue caratteristiche: alcuni lavorano più sulla gestione pratica dei pensieri e delle emozioni, altri si concentrano sul dare un senso più profondo al proprio vissuto, anche quando i contenuti non sono immediatamente accessibili.
Capisco anche la sua richiesta di “non partire dal passato”, può sembrare inutile o doloroso rivangare certe esperienze. Allo stesso tempo, ciò che viviamo oggi, il nostro modo di reagire, di relazionarci, di giudicarci o di proteggerci dagli altri, è spesso il frutto di schemi che abbiamo imparato molto presto, a volte senza rendercene conto.
Per questo, comprendere oggi come siamo fatti può richiedere anche di guardare a ieri, non per restarci intrappolati, ma per sciogliere legami invisibili che ancora ci condizionano. In certi casi, è proprio lì che possiamo trovare la chiave per cambiare.
Questa sofferenza, che Lei descrive con grande lucidità e sensibilità, può essere affrontata con un percorso costruito su misura, in cui non ci si sente più soli nella tempesta, ma accompagnati nella sua comprensione.
Se vuole, sono disponibile per un colloquio, online o in presenza, per iniziare a orientarci insieme. Un saluto,
Dott. Gianluca Pignatelli
Psicologo – Psicoterapeuta
Dott.ssa Francesca Torelli
Psicoterapeuta, Psicologo, Psicologo clinico
Milano
Buongiorno,
come siamo oggi è sicuramente legato al passato. Sicuramente l'urgenza di risolvere la situazione oggi porta a cercare qualcosa che risolva ciò che accade ora senza focalizzarsi su altro. Il problema è però che spesso è come eravamo che ci porta ad essere come siamo ora. Sarebbe molto importante capire quali siano le radici di questa ansia per poterla comprendere e di conseguenza riuscire ad affrontarla e superarla.
Cordiali saluti,
Dott.ssa Francesca Torelli
Dott.ssa Barbara Severi
Psicoterapeuta, Psicologo, Psicologo clinico
Pesaro
A mio parere la strada giusta per te sarebbe una psicoanalisi.
Dott.ssa Simona Toto
Psicologo, Psicoterapeuta
Pomigliano d'Arco
Buongiorno,
quello che descrivi è comprensibile, e non sei sola: molte persone vivono ansia intensa, autocritica e paura di non essere accettate. Esistono psicoterapie efficaci, come la terapia cognitivo-comportamentale (CBT) e l’EMDR, che aiutano a gestire i pensieri negativi e le emozioni difficili senza dover per forza rivivere il passato.
Queste terapie lavorano proprio su come affrontare la “tempesta” emotiva quando arriva, insegnando strategie pratiche per ridurre ansia e senso di fallimento.
Il desiderio di sentirsi accolta è importante e può essere il punto di partenza per un percorso mirato.
Ti incoraggio a chiedere aiuto: non c’è nulla di cui vergognarsi e non sei “da rinchiudere”. È possibile stare meglio, passo dopo passo, con il supporto giusto.
Un caro saluto.
Dott.ssa Valentina De Chiara
Psicologo, Psicologo clinico, Psicoterapeuta
Brescia
Gentile utente, comprendo il momento delicato che sta attraversando e quanto possa essere difficile convivere con l'angoscia, l'ansia e questo senso di fallimento interiore. Capisco la sua esitazione a voler ripercorrere il passato, e rispetto pienamente il suo desiderio di concentrarsi sul presente per trovare strategie immediate che la aiutino a gestire le sue emozioni. È assolutamente legittimo voler trovare sollievo e strumenti pratici per affrontare le difficoltà quotidiane. Tuttavia, vorrei dirle che, a volte, in un percorso terapeutico, esplorare gradualmente alcune dinamiche del passato può offrire una chiave di lettura più profonda dell'origine della sua sofferenza attuale. Non si tratta di rivivere dolorosi eventi in modo traumatico, ma piuttosto di ricostruire insieme, con delicatezza e al suo ritmo, alcune tappe della sua storia personale che potrebbero aver contribuito a creare i suoi schemi di pensiero, le sue reazioni emotive e le sue insicurezze. Questo non significa che la terapia si concentrerà unicamente sul passato. Comprendere le radici di alcune sue paure e convinzioni su se stessa e sugli altri può aiutarla a dare un significato più profondo alle sue reazioni attuali e a sviluppare una maggiore consapevolezza di sé.
Resto a disposizione anche per consulenze online.
Un caro saluto,
Dott.ssa Valentina De Chiara
Brescia
Dott. Salvatore Augello
Psicologo, Psicologo clinico, Psicoterapeuta
Palermo
Salve, mi dispiace per il dolore e la sofferenza che sta provando. Si, la psicoterapia è indicata in questi casi e se vi è effettivamente una gravità importante relativa al suo vissuto attuale sarebbe necessario anche rivolgersi ad uno psichiatra che può indicarle dei farmaci. L'ansia se non gestita può essere invalidante e portare ad una perdita di controllo e alla depressione per questo è importante che lei si rivolga il prima possibile ad una figura che la possa aiutare.
Cordiali saluti.
Dott. Salvatore Augello
Dott.ssa Benedetta Venturini
Psicoterapeuta, Psicologo, Psicologo clinico
Firenze
Grazie per aver condiviso ciò che stai vivendo. Capisco che sia difficile, ma con un percorso professionale mirato si può imparare a riconoscere e gestire quei pensieri e emozioni che ti bloccano, senza farti travolgere da loro. Un aspetto importante è anche imparare ad accettare quello che senti, senza giudicarlo o cercare di respingerlo.
Si possono adottare strategie concrete, lavorando gradualmente sulle tue credenze e sulla consapevolezza del tuo funzionamento, per affrontare l’ansia, ridurre l’autocritica e aumentare la fiducia in te stessa.
In alcuni casi la psicoterapia si accompagna alla terapia farmacologica, che può essere un aiuto utile soprattutto all’inizio, mentre impari a gestire meglio le tue emozioni e i tuoi pensieri.
Un caro saluto, resto a disposizione.
Dott. Fabio Romano
Psicoterapeuta, Psicologo, Psicologo clinico
Ferrara
Buongiorno! Considerato i limiti del contesto e dello strumento, proverò ad offrire un piccolo contributo di pensiero. Sembra che qualsiasi cosa faccia non sia abbastanza, anzi è vissuta come sbagliata, insoddisfacente, deludente. Posso solo provare ad immaginare quanto questo possa farla sentire “bloccata”, costantemente in ansia per il giudizio altrui e le possibili conseguenze (il rifiuto, il rischio di essere abbandonata, la solitudine). “… Senza partire dal passato. Ma una psicoterapia mirata che mi aiuti a ragionare, a non sentirmi in balia della tempesta quando arriva. E stroncare la tempesta dall'inizio senza che prenda piede…” mi sono chiesto se non possa essere in relazione alla dinamica interna che così bene descrive. Ci sono validi approcci psicoterapeutici che operano nel senso da lei richiesto, che forniscono gli strumenti per fare fronte ai pensieri intrusivi, che insegnano a contenere le crisi di ansia, le “tempeste”. Non trascuri, però, la necessità di arruolare e addestrare un “equipaggio interno” che, passata la bufera, sia capace di alzare le vele, esplorare, approdare, ripartire… Vivere, perché lei merita, ha diritto ad una vita piena e serena. Intanto, può partire da dove si trova, affidandosi ad un* collega che risponda alle sue personali esigenze. Insieme avrete modo di costruire un percorso adeguato, con la consapevolezza che non si può tagliare con il bisturi qualcosa che richiede un lavoro complesso, delicato e preciso come un orologio svizzero. Spero di averle dato l'occasione per pensare a quanto le sta accadendo (a quanto le accade da sempre) da un punto di vista più intimo, personale, profondo. In bocca al lupo
Dott.ssa Arianna Moroni
Psicoterapeuta, Psicologo
Trieste
Gent.Utente, da quanto scrive sembra avere il desiderio di trovare strumenti efficaci, che la aiutino a non sentirsi più in balia delle emozioni e dei pensieri ricorrenti.
Da un punto di vista cognitivo-comportamentale si può comprendere cosa attiva l’angoscia, intervenire precocemente prima che diventi travolgente e costruire modalità più efficaci per affrontare pensieri ed emozioni difficili. Tutto questo può essere fatto senza dover necessariamente partire dal passato, ma lavorando sul presente e sulla sua esperienza concreta. Quando avverte quel senso di fallimento o d’angoscia, quale pensiero o immagine si presenta alla mente? Spesso, dietro all’ansia e all’autosvalutazione, vi è un bisogno profondo di accoglienza e riconoscimento, che merita attenzione e rispetto, non giudizio. Cordialmente, AM
Dott.ssa Danila Bardi
Psicologo, Psicologo clinico, Psicoterapeuta
Napoli
Buonasera,
le sue parole trasmettono con forza e chiarezza quanto stia affrontando ogni giorno. È evidente il bisogno profondo di essere accolta, compresa e aiutata a gestire un dolore interno che non sempre trova un collegamento con ciò che accade fuori, ma che dentro di lei si fa sentire con grande intensità.

Non è "da rinchiudere" chi sente così profondamente, ma piuttosto da ascoltare con rispetto e cura. Il suo desiderio di una terapia che non parta solo dal passato, ma che aiuti ad affrontare nel presente il senso di angoscia e autosvalutazione, è legittimo e condivisibile.

Esistono approcci terapeutici in grado di lavorare proprio su questi vissuti, aiutando a riconoscere i segnali della "tempesta" quando si affaccia e a costruire strategie per non farsene travolgere. La sensibilità che descrive non è un difetto, ma una risorsa che, se accolta e compresa, può diventare forza.

Piangere, dare spazio a ciò che sente senza giudizio, è spesso l’inizio di un percorso di riconciliazione con sé. Non è sola, e trovare uno spazio terapeutico sicuro e competente può davvero fare la differenza.

Un caro saluto,
Dott.ssa Danila Bardi
Dott.ssa Daniela Voza
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Milano
Carissima, rispetto alle problematiche da lei lamentate e alla sua richiesta, le sarebbe utile intraprendere un percorso di psicoterapia Metacognitiva, un approccio che si colloca nell'ambito della terza generazione delle terapie Cognitivo-Comportamentali e che vanta crescenti evidenze empiriche di efficacia. Rimango a disposizione per ulteriori chiarimenti. Cordiali saluti. Dott.ssa Daniela Voza
Buon pomeriggio i pensieri intrusivi possono essere dannosi e invalidanti. Sicuramente una psicoterapia aiuterebbe a trovare una risposta alle sue domande ma soprattutto a mettere in atto meccanismi e pensieri più funzionali che rendano la vita più agevole.
Un caro saluto
Dott.ssa Sandra Petralli
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Pontedera
Buonasera, l’ansia, il senso di inadeguatezza e l'autogiudizio sono spesso il risultato di un ciclo emotivo che si autoalimenta. Le consiglio di considerare una psicoterapia con inserzioni di mindfulness, che aiuta a identificare e interrompere i pensieri negativi automatici, dando strumenti concreti per gestire l'ansia e il giudizio verso se stessi. Inoltre, la psicoterapia psicodinamica o psicocorporea potrebbe offrire supporto per esplorare le emozioni in modo più profondo.
Non è necessario partire dal passato per affrontare queste difficoltà; si può lavorare nel presente per migliorare la gestione dell’ansia. L'importante è sentirsi accolti e compresi, trovando uno spazio sicuro in cui sviluppare l'autocompassione. La sua sensibilità non è un difetto, ma una risorsa che può essere gestita con il giusto supporto. Spero che possa trovare un percorso psicoterapeutico che le dia gli strumenti per gestire questi momenti di angoscia e migliorare il suo stato di malessere.
Saluti, dott.ssa Sandra Petralli

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