Buongiorno vi volevo porre una domanda sul mio orientamento sessuale. Fin dall'adolescenza, mi son
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Buongiorno
vi volevo porre una domanda sul mio orientamento sessuale.
Fin dall'adolescenza, mi sono masturbato su foto di donne nude, per poi passare ai porno, ed è lì che ho cominciato a guardarne anche di omosessuali. Al momento guardo solo porno etero e mi eccito guardando a volte la figura dell'uomo e a volte quella della donna.
Dal punto di vista affettivo, non ho mai pensato neanche lontanamente di fidanzarmi con un ragazzo, non ho mai preso una cotta per un ragazzo. Al contrario, mi sono sempre visto con una ragazza e mi sono preso alcune cotte, oltre che mi sono innamoratp della ragazza con cui sto da 6 anni.
Il sesso con lei è stato difficile all'inizoo, ma ormai è soddisfacente: mi eccita lei e non ho problemi di erezione, anzi.
In tutto questo, il dubbio di essere sotto sotto omosessuale l'ho sempre avuto, anche perché se cammino in giro è raro che noti una ragazza, noto più spesso i ragazzi. Ecco che, dopo un po', questp dubbio è esploso in un "e se fossi gay?", che mi ha buttato in uno stato di depressione. Sono andato dalla psichiatra/psicoterapeuta, che mi ha diagnosticato un disturbo ossessivo compulsivo connesso alla mia relazione, che nella specie mi fa impazzire col dubbio di essere omosessuale, e mi ha curato con la fluoxetina. La cura è andata molto bene, tanto che durante la cura sono stato benissimo, meglio di quanto non fossi mai stato, perché non avevo più QUEL dubbio. Dopo la fine della cura, sono stato bene per qualchw mese. Dopo aver iniziato un lavoro molto stressante (lo dico perché la mia dottoressa mi fa sempre notare come soffro male l'ansia), sono ricominciati i dubbi, spesso scaturiti da video pornografici (peraltro eterosessuali): queste "crisi" spesso duravano poco, e poi ricominciavo a stare bene, seppur con qualche dubbio. È da più di una settimana che non mi passa invece. Non riesco a capirci niente, secondo voi, al netto del doc, sono omosessuale? La mia principale paura è appunto quella che in giro noto spesso i ragazzi, anche se pensare ad una ragazza nuda mi piace e la mia ragazza mi piace.
Cosa ne pensate?
Grazie mille
vi volevo porre una domanda sul mio orientamento sessuale.
Fin dall'adolescenza, mi sono masturbato su foto di donne nude, per poi passare ai porno, ed è lì che ho cominciato a guardarne anche di omosessuali. Al momento guardo solo porno etero e mi eccito guardando a volte la figura dell'uomo e a volte quella della donna.
Dal punto di vista affettivo, non ho mai pensato neanche lontanamente di fidanzarmi con un ragazzo, non ho mai preso una cotta per un ragazzo. Al contrario, mi sono sempre visto con una ragazza e mi sono preso alcune cotte, oltre che mi sono innamoratp della ragazza con cui sto da 6 anni.
Il sesso con lei è stato difficile all'inizoo, ma ormai è soddisfacente: mi eccita lei e non ho problemi di erezione, anzi.
In tutto questo, il dubbio di essere sotto sotto omosessuale l'ho sempre avuto, anche perché se cammino in giro è raro che noti una ragazza, noto più spesso i ragazzi. Ecco che, dopo un po', questp dubbio è esploso in un "e se fossi gay?", che mi ha buttato in uno stato di depressione. Sono andato dalla psichiatra/psicoterapeuta, che mi ha diagnosticato un disturbo ossessivo compulsivo connesso alla mia relazione, che nella specie mi fa impazzire col dubbio di essere omosessuale, e mi ha curato con la fluoxetina. La cura è andata molto bene, tanto che durante la cura sono stato benissimo, meglio di quanto non fossi mai stato, perché non avevo più QUEL dubbio. Dopo la fine della cura, sono stato bene per qualchw mese. Dopo aver iniziato un lavoro molto stressante (lo dico perché la mia dottoressa mi fa sempre notare come soffro male l'ansia), sono ricominciati i dubbi, spesso scaturiti da video pornografici (peraltro eterosessuali): queste "crisi" spesso duravano poco, e poi ricominciavo a stare bene, seppur con qualche dubbio. È da più di una settimana che non mi passa invece. Non riesco a capirci niente, secondo voi, al netto del doc, sono omosessuale? La mia principale paura è appunto quella che in giro noto spesso i ragazzi, anche se pensare ad una ragazza nuda mi piace e la mia ragazza mi piace.
Cosa ne pensate?
Grazie mille
Salve,
il suo racconto mostra chiaramente quanto il disturbo ossessivo compulsivo stia influenzando la percezione di sé e del proprio orientamento sessuale. I dubbi persistenti, specialmente se connessi a pensieri ossessivi e a stati ansiosi, possono creare una confusione intensa e farle mettere in discussione aspetti che normalmente non sarebbero motivo di incertezza. Il fatto che abbia sperimentato sollievo con la fluoxetina e un percorso psicoterapeutico indica che il trattamento ha agito proprio su queste dinamiche di ansia e ossessione. L’orientamento sessuale è complesso e riguarda aspetti affettivi, emotivi e sessuali, e il fatto che lei si senta attratto affettivamente e sessualmente dalla sua compagna e che abbia una relazione stabile è un elemento importante. Il DOC può portare a mettere in discussione anche questa realtà, generando dubbi ingiustificati.
Le consiglierei di proseguire un percorso di psicoterapia focalizzata, magari con approcci di Mindfulness o EMDR, che possano aiutarla a gestire l’ansia e a decostruire questi pensieri ossessivi, senza però forzare la ricerca di una risposta definitiva che il disturbo rende così difficile da raggiungere. Nel frattempo, l’orientamento non è una diagnosi ma un aspetto della sua identità che può chiarirsi con il tempo, lontano dalle pressioni dell’ansia e del DOC. Saluti, dott.ssa Sandra Petralli
il suo racconto mostra chiaramente quanto il disturbo ossessivo compulsivo stia influenzando la percezione di sé e del proprio orientamento sessuale. I dubbi persistenti, specialmente se connessi a pensieri ossessivi e a stati ansiosi, possono creare una confusione intensa e farle mettere in discussione aspetti che normalmente non sarebbero motivo di incertezza. Il fatto che abbia sperimentato sollievo con la fluoxetina e un percorso psicoterapeutico indica che il trattamento ha agito proprio su queste dinamiche di ansia e ossessione. L’orientamento sessuale è complesso e riguarda aspetti affettivi, emotivi e sessuali, e il fatto che lei si senta attratto affettivamente e sessualmente dalla sua compagna e che abbia una relazione stabile è un elemento importante. Il DOC può portare a mettere in discussione anche questa realtà, generando dubbi ingiustificati.
Le consiglierei di proseguire un percorso di psicoterapia focalizzata, magari con approcci di Mindfulness o EMDR, che possano aiutarla a gestire l’ansia e a decostruire questi pensieri ossessivi, senza però forzare la ricerca di una risposta definitiva che il disturbo rende così difficile da raggiungere. Nel frattempo, l’orientamento non è una diagnosi ma un aspetto della sua identità che può chiarirsi con il tempo, lontano dalle pressioni dell’ansia e del DOC. Saluti, dott.ssa Sandra Petralli
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Ciò che descrive corrisponde in modo molto chiaro a quello che in letteratura viene definito “HOCD”, ossia la variante del DOC che si concentra proprio sul timore di essere omosessuali nonostante una storia di attrazione e di relazioni eterosessuali.
L’elemento che distingue una riflessione autentica da un pensiero ossessivo è la qualità dell’esperienza. Lei racconta di avere una relazione stabile, di provare attrazione e soddisfazione sessuale con la sua compagna, di essersi innamorato e di non avere mai desiderato una relazione sentimentale con un uomo. I pensieri che la tormentano non nascono quindi da un desiderio reale, ma dall’ansia di “dover essere sicuro al cento per cento” della sua identità. L’osservare gli uomini per strada, così come l’attenzione che dà a determinati stimoli nei video, non rappresenta necessariamente un orientamento, piuttosto il risultato dell’ipercontrollo e della costante verifica che l’ansia la spinge a fare.
Quello che la destabilizza non è tanto l’orientamento sessuale in sé, quanto il bisogno compulsivo di trovare una risposta definitiva e rassicurante. È un circolo vizioso tipico del DOC, più si cerca la certezza, più il dubbio si amplifica.
Il fatto che durante la terapia farmacologica e nei momenti di minor ansia lei sia stato bene, conferma che la difficoltà è legata al disturbo ossessivo, non a un cambiamento reale del suo orientamento. Il percorso psicologico può aiutarla a lavorare proprio sul rapporto con il dubbio, più che sul contenuto dei pensieri.
La rassicurazione momentanea non basta perché è destinata a esaurirsi, ma un lavoro psicologico continuativo può insegnarle a convivere con l’incertezza senza che diventi fonte di tormento.
Lei non deve dimostrare nulla a se stesso né etichettarsi a tutti i costi, ma può imparare a spostare l’attenzione dalla ricerca ossessiva di conferme alla possibilità di vivere serenamente ciò che sente reale nella sua relazione. Un caro saluto
L’elemento che distingue una riflessione autentica da un pensiero ossessivo è la qualità dell’esperienza. Lei racconta di avere una relazione stabile, di provare attrazione e soddisfazione sessuale con la sua compagna, di essersi innamorato e di non avere mai desiderato una relazione sentimentale con un uomo. I pensieri che la tormentano non nascono quindi da un desiderio reale, ma dall’ansia di “dover essere sicuro al cento per cento” della sua identità. L’osservare gli uomini per strada, così come l’attenzione che dà a determinati stimoli nei video, non rappresenta necessariamente un orientamento, piuttosto il risultato dell’ipercontrollo e della costante verifica che l’ansia la spinge a fare.
Quello che la destabilizza non è tanto l’orientamento sessuale in sé, quanto il bisogno compulsivo di trovare una risposta definitiva e rassicurante. È un circolo vizioso tipico del DOC, più si cerca la certezza, più il dubbio si amplifica.
Il fatto che durante la terapia farmacologica e nei momenti di minor ansia lei sia stato bene, conferma che la difficoltà è legata al disturbo ossessivo, non a un cambiamento reale del suo orientamento. Il percorso psicologico può aiutarla a lavorare proprio sul rapporto con il dubbio, più che sul contenuto dei pensieri.
La rassicurazione momentanea non basta perché è destinata a esaurirsi, ma un lavoro psicologico continuativo può insegnarle a convivere con l’incertezza senza che diventi fonte di tormento.
Lei non deve dimostrare nulla a se stesso né etichettarsi a tutti i costi, ma può imparare a spostare l’attenzione dalla ricerca ossessiva di conferme alla possibilità di vivere serenamente ciò che sente reale nella sua relazione. Un caro saluto
Gentile utente, comprendo come quello che lei descrive sia fonte di continua preoccupazione e la faccia stare male.
Quello che sicuramente emerge è che il problema non è tanto il fatto di essere o meno omosessuale quanto piuttosto il dubbio ossessivo che le viene soprattutto nei momenti di maggiore stress, come le ha spiegato bene la sua terapeuta. Non le darò una risposta basata solo su quanto lei descrive, nonostante la sua esperienza sia stata esposta in modo ben chiaro, poiché la sua mente cercherà sempre delle prove definitive e certe al 100% senza però mai riuscire a trovarle, com'è naturale che sia.
Importante è, quando le vengono questi tipi di pensieri, riconoscere l'esistenza del disturbo e rimandare a lui questo tipo di meccanismo che si innesca, senza cercare prove concrete e senza cercare di trovare per forza delle risposte, in questo modo potrebbe continuare ad alimentare il suo dubbio.
Trovo utile che lei continui a lavorare con la sua terapeuta, eventualmente valutando insieme se riprendere o modulare il trattamento farmacologico, sicuramente può darle il giusto sostegno nei momenti un po' più carichi.
Spero di esserle stata d'aiuto, dott.ssa Ilaria Bresolin.
Quello che sicuramente emerge è che il problema non è tanto il fatto di essere o meno omosessuale quanto piuttosto il dubbio ossessivo che le viene soprattutto nei momenti di maggiore stress, come le ha spiegato bene la sua terapeuta. Non le darò una risposta basata solo su quanto lei descrive, nonostante la sua esperienza sia stata esposta in modo ben chiaro, poiché la sua mente cercherà sempre delle prove definitive e certe al 100% senza però mai riuscire a trovarle, com'è naturale che sia.
Importante è, quando le vengono questi tipi di pensieri, riconoscere l'esistenza del disturbo e rimandare a lui questo tipo di meccanismo che si innesca, senza cercare prove concrete e senza cercare di trovare per forza delle risposte, in questo modo potrebbe continuare ad alimentare il suo dubbio.
Trovo utile che lei continui a lavorare con la sua terapeuta, eventualmente valutando insieme se riprendere o modulare il trattamento farmacologico, sicuramente può darle il giusto sostegno nei momenti un po' più carichi.
Spero di esserle stata d'aiuto, dott.ssa Ilaria Bresolin.
Gentile utente, da ciò che racconta emerge con chiarezza quanto i dubbi legati al suo orientamento sessuale non nascano da un desiderio affettivo reale verso persone dello stesso sesso, ma piuttosto da un funzionamento ossessivo che alimenta in lei incertezza, paura e continue verifiche. Questo quadro è coerente con quanto le è già stato detto dalla sua terapeuta: si tratta di pensieri intrusivi tipici del disturbo ossessivo, che non definiscono la sua identità sessuale ma mettono in discussione ciò a cui tiene di più, facendola sentire in dubbio anche quando l’esperienza reale (attrazione verso la sua compagna, soddisfazione sessuale, vissuti affettivi) va in un’altra direzione.
E' importante distinguere tra ciò che sente e ciò che pensa di sentire: la sua mente, sotto stress e ansia, può creare scenari e immagini che sembrano metterne in dubbio l’identità, senza che questo significhi che lei sia realmente “altro” rispetto a ciò che ha sempre vissuto. Notare ragazzi in giro, ad esempio, non è di per sé un segno di orientamento, ma un effetto del continuo monitoraggio ossessivo: l’attenzione viene catturata da ciò che teme e non da ciò che desidera.
Il punto centrale quindi non è “scoprire se è gay o etero”, ma imparare a riconoscere come funziona il suo pensiero ossessivo, che si aggancia all’ansia e alla ricerca di rassicurazioni. Il lavoro terapeutico (anche farmacologico, se necessario) serve proprio a restituirle libertà da questo meccanismo, in modo che possa tornare a vivere il rapporto con se stesso e con la sua compagna senza sentirsi intrappolato dal dubbio.
E' importante distinguere tra ciò che sente e ciò che pensa di sentire: la sua mente, sotto stress e ansia, può creare scenari e immagini che sembrano metterne in dubbio l’identità, senza che questo significhi che lei sia realmente “altro” rispetto a ciò che ha sempre vissuto. Notare ragazzi in giro, ad esempio, non è di per sé un segno di orientamento, ma un effetto del continuo monitoraggio ossessivo: l’attenzione viene catturata da ciò che teme e non da ciò che desidera.
Il punto centrale quindi non è “scoprire se è gay o etero”, ma imparare a riconoscere come funziona il suo pensiero ossessivo, che si aggancia all’ansia e alla ricerca di rassicurazioni. Il lavoro terapeutico (anche farmacologico, se necessario) serve proprio a restituirle libertà da questo meccanismo, in modo che possa tornare a vivere il rapporto con se stesso e con la sua compagna senza sentirsi intrappolato dal dubbio.
Salve, mi spiace molto per la situazione che descrive poichè comprendo il disagio che può sperimentare e quanto sia impattante sulla sua vita quotidiana. Ritengo fondamentale che lei possa richiedere un consulto psicologico al fine di esplorare la situazione con ulteriori dettagli, elaborare pensieri e vissuti emotivi connessi e trovare strategie utili per fronteggiare i momenti particolarmente problematici onde evitare che la situazione possa irrigidirsi ulteriormente.
Credo che un consulto con un terapeuta cognitivo comportamentale possa aiutarla ad identificare quei pensieri rigidi, disfunzionali e maladattivi che le impediscono il benessere desiderato mantenendo la sofferenza in atto e possa soprattutto aiutarla a parlare con se stesso utilizzando parole più costruttive.
Credo che anche un approccio EMDR possa esserle utile al fine di rielaborare il materiale traumatico connesso ad eventi del passato che possono aver contribuito alla genesi della sofferenza attuale.
Resto a disposizione, anche online.
Cordialmente, dott FDL
Credo che un consulto con un terapeuta cognitivo comportamentale possa aiutarla ad identificare quei pensieri rigidi, disfunzionali e maladattivi che le impediscono il benessere desiderato mantenendo la sofferenza in atto e possa soprattutto aiutarla a parlare con se stesso utilizzando parole più costruttive.
Credo che anche un approccio EMDR possa esserle utile al fine di rielaborare il materiale traumatico connesso ad eventi del passato che possono aver contribuito alla genesi della sofferenza attuale.
Resto a disposizione, anche online.
Cordialmente, dott FDL
Buongiorno gentile Utente, quello che racconta descrive molto bene la dinamica tipica del Disturbo Ossessivo Compulsivo a tema relazionale o legato all’orientamento sessuale (a volte definito “HOCD”). In questi casi il problema non è tanto l’orientamento in sé, quanto la difficoltà a tollerare l’incertezza e la tendenza a cercare continuamente prove o conferme sul “chi sono davvero”, cosa che mantiene e alimenta il dubbio stesso.
Il fatto che lei abbia una relazione stabile e soddisfacente, che provi attrazione sessuale per la sua compagna e che in passato sia stato bene durante il trattamento farmacologico, indica che la questione non riguarda tanto l’orientamento quanto il funzionamento ossessivo, che le fa vivere come minaccia ogni pensiero intrusivo. Notare i ragazzi in giro, così come in altre persone accade di notare dettagli estetici o fisici di chiunque, non è di per sé indice di orientamento sessuale. Nel suo caso diventa però il “gancio” su cui la mente ossessiva costruisce il dubbio e la paura.
La sua esperienza conferma che il lavoro con una professionista, unito al supporto farmacologico, le aveva permesso di stare meglio. È quindi importante non vivere questa ricaduta come un fallimento, ma come un segnale che il DOC tende a ripresentarsi in fasi di stress e richiede continuità di trattamento, psicologico e a volte farmacologico. Sarebbe utile parlarne con la sua terapeuta per valutare un rafforzamento del percorso, con particolare attenzione alle strategie cognitive e comportamentali che aiutano a ridurre la centralità del dubbio e delle compulsioni di controllo.
Il sollievo non arriverà da una risposta certa e definitiva sul suo orientamento (perché la mente ossessiva troverebbe sempre nuove crepe), ma dalla capacità di ridurre il bisogno di verificare, analizzare e controllare, fino a rendere quei pensieri meno invadenti e disturbanti.
Se dovesse avere bisogno di ulteriori informazioni o di intraprendere un percorso mi trova a disposizione,
Dott. Luca Vocino
Il fatto che lei abbia una relazione stabile e soddisfacente, che provi attrazione sessuale per la sua compagna e che in passato sia stato bene durante il trattamento farmacologico, indica che la questione non riguarda tanto l’orientamento quanto il funzionamento ossessivo, che le fa vivere come minaccia ogni pensiero intrusivo. Notare i ragazzi in giro, così come in altre persone accade di notare dettagli estetici o fisici di chiunque, non è di per sé indice di orientamento sessuale. Nel suo caso diventa però il “gancio” su cui la mente ossessiva costruisce il dubbio e la paura.
La sua esperienza conferma che il lavoro con una professionista, unito al supporto farmacologico, le aveva permesso di stare meglio. È quindi importante non vivere questa ricaduta come un fallimento, ma come un segnale che il DOC tende a ripresentarsi in fasi di stress e richiede continuità di trattamento, psicologico e a volte farmacologico. Sarebbe utile parlarne con la sua terapeuta per valutare un rafforzamento del percorso, con particolare attenzione alle strategie cognitive e comportamentali che aiutano a ridurre la centralità del dubbio e delle compulsioni di controllo.
Il sollievo non arriverà da una risposta certa e definitiva sul suo orientamento (perché la mente ossessiva troverebbe sempre nuove crepe), ma dalla capacità di ridurre il bisogno di verificare, analizzare e controllare, fino a rendere quei pensieri meno invadenti e disturbanti.
Se dovesse avere bisogno di ulteriori informazioni o di intraprendere un percorso mi trova a disposizione,
Dott. Luca Vocino
Gentile utente,
da quanto racconta, la sua storia affettiva e sessuale è sempre stata orientata verso le donne: ha relazioni, attrazione e innamoramenti eterosessuali, e una sessualità di coppia soddisfacente. I dubbi che la tormentano non sono un segnale della sua omosessualità, ma molto più probabilmente un’espressione del disturbo ossessivo di cui già le è stata fatta diagnosi.
Questa paura, che la fa stare male e le genera ansia, merita attenzione: più che interrogarsi continuamente sull’orientamento, sarebbe utile proseguire un percorso di sostegno psicologico per imparare a gestire meglio i pensieri ossessivi e ritrovare serenità. Dr. Giuseppe Mirabella
da quanto racconta, la sua storia affettiva e sessuale è sempre stata orientata verso le donne: ha relazioni, attrazione e innamoramenti eterosessuali, e una sessualità di coppia soddisfacente. I dubbi che la tormentano non sono un segnale della sua omosessualità, ma molto più probabilmente un’espressione del disturbo ossessivo di cui già le è stata fatta diagnosi.
Questa paura, che la fa stare male e le genera ansia, merita attenzione: più che interrogarsi continuamente sull’orientamento, sarebbe utile proseguire un percorso di sostegno psicologico per imparare a gestire meglio i pensieri ossessivi e ritrovare serenità. Dr. Giuseppe Mirabella
Buongiorno, la ringrazio per la fiducia con cui ha condiviso la sua esperienza, perché capisco quanto possa essere faticoso convivere con questi dubbi e quanto possano influenzare il suo umore, la percezione di sé e anche la serenità nella sua relazione. Dalla sua descrizione emerge in maniera chiara come la difficoltà non sia tanto legata al suo reale orientamento sessuale, quanto piuttosto al modo in cui i pensieri e i dubbi prendono spazio e diventano intrusivi, alimentando ansia e sofferenza. Quello che racconta, infatti, è molto coerente con il funzionamento del disturbo ossessivo compulsivo: si innesca un pensiero ricorrente, in questo caso “e se fossi gay?”, che viene vissuto come disturbante e inaccettabile. In risposta a questo pensiero si attiva una ricerca continua di conferme e rassicurazioni, controlli, confronti, analisi dei ricordi, osservazioni sul proprio corpo o sulle proprie reazioni. Tutti questi tentativi, pur comprensibili, finiscono paradossalmente per rinforzare il dubbio, mantenendolo vivo. È come se la mente non riuscisse a smettere di monitorare se stesso e le proprie reazioni, e più cerca certezze assolute, più si ritrova in un circolo vizioso che alimenta incertezza. Il fatto che in passato, con la terapia farmacologica, abbia notato un netto miglioramento e che in assenza del dubbio lei stesse bene anche nella sua relazione, è un elemento importante che suggerisce come il problema non sia l’orientamento in sé, ma la modalità ossessiva con cui i pensieri vengono elaborati. Allo stesso modo, il fatto che nella sua storia ci siano stati innamoramenti verso ragazze, una relazione di lunga durata e una sessualità soddisfacente con la sua partner, rappresentano elementi molto più consistenti e reali rispetto alla tendenza della sua mente a fissarsi su alcuni dettagli osservati, come il notare più facilmente la presenza maschile intorno a sé. Queste osservazioni, da sole, non definiscono l’orientamento, ma se inserite in un quadro ossessivo diventano fonte di grande preoccupazione. In un’ottica cognitivo comportamentale, il lavoro utile non è tanto quello di stabilire “chi lei sia” in termini di orientamento, quanto piuttosto aiutarla a riconoscere il funzionamento ossessivo, imparare a gestire i pensieri intrusivi senza entrarvi in lotta, ridurre le compulsioni mentali e comportamentali, e recuperare la libertà di vivere le sue relazioni senza la costante necessità di analizzarle o verificarle. Esistono tecniche specifiche che possono aiutare molto, come la ristrutturazione cognitiva, la gestione dell’ansia, e in particolare protocolli di esposizione con prevenzione della risposta, che insegnano a non alimentare i dubbi con continue rassicurazioni. Capisco che la paura di “essere diverso da come crede” possa sembrare insopportabile, ma il nodo centrale non è trovare una risposta definitiva, bensì allenarsi a tollerare l’incertezza senza che questa condizioni l’intera esistenza. È proprio questo passaggio che, se affrontato con l’aiuto di un percorso psicologico, può restituirle leggerezza e la possibilità di vivere le sue emozioni in modo più autentico. Quello che descrive non dice nulla sul suo valore come persona, né mette in discussione la sua capacità di amare o essere amato. Dice piuttosto che c’è una sofferenza che merita attenzione, cura e strumenti pratici per essere affrontata, e questo può essere un passaggio importante per la sua crescita personale e relazionale. Resto a disposizione. Dott. Andrea Boggero
Buongiorno.. il fatto che tu tenda a osservare maggiormente i ragazzi piuttosto che le ragazze non fa di te omosessuale, come anche il fatto di avere fantasie omosessuali non fa di te gay. Perché dobbiamo per forza incasellarci all'interno di una categoria? Immagina la sessualità come un vaso al cui interno puoi mettere tutto ciò che ti piace. Vorrei anche tranquillizzarti dicendo che ognuno di noi ha aspetti sia etero che omo, chi più chi meno..
Buongiorno, grazie per averci scritto.
La sessualità è molto complessa ed è assolutamente molto comune avere delle fantasia omoerotiche e/o di avere attrazione per i corpi dello stesso sesso, ma questo non è sufficiente a definirci omosessuali. Possiamo essere attratti da corpi sia maschili sia femminili ma raggiungere l'eccitazione solo con alcuni di essi. Diverso ancora è il discorso per l'innamoramento: si può essere fisicamente attratti da ambo i sessi ma si può avere una relazione romantica solo con uomini o con donne. Insomma la sessualità non può essere rigidamente definita e i pensieri che ha non per forza devono interferire con la sua relazione. Ma credo che il problema non sia tanto inerente alla definizione della sua sessualità, seppur il pensiero ossessivo sia rivolto a questa questione, quanto più alla gestione della sua emotività. Le ansie provocate dal lavoro potrebbero innescare i pensieri intrusivi e ossessivi. Il mio consiglio e di concentrarsi con la sua terapeuta più sulla gestione dell'ansia e sulla funzione di tali pensieri anzichè sul loro contenuto.
Rimango a disposizione in caso di bisogno
Cordialmente
Simona Torrente
La sessualità è molto complessa ed è assolutamente molto comune avere delle fantasia omoerotiche e/o di avere attrazione per i corpi dello stesso sesso, ma questo non è sufficiente a definirci omosessuali. Possiamo essere attratti da corpi sia maschili sia femminili ma raggiungere l'eccitazione solo con alcuni di essi. Diverso ancora è il discorso per l'innamoramento: si può essere fisicamente attratti da ambo i sessi ma si può avere una relazione romantica solo con uomini o con donne. Insomma la sessualità non può essere rigidamente definita e i pensieri che ha non per forza devono interferire con la sua relazione. Ma credo che il problema non sia tanto inerente alla definizione della sua sessualità, seppur il pensiero ossessivo sia rivolto a questa questione, quanto più alla gestione della sua emotività. Le ansie provocate dal lavoro potrebbero innescare i pensieri intrusivi e ossessivi. Il mio consiglio e di concentrarsi con la sua terapeuta più sulla gestione dell'ansia e sulla funzione di tali pensieri anzichè sul loro contenuto.
Rimango a disposizione in caso di bisogno
Cordialmente
Simona Torrente
Gentile utente,
ti ringrazio per la fiducia con cui condividi la tua esperienza — già questo è un passo importante, perché mette in luce il desiderio di capire e non semplicemente di “toglierti il dubbio”.
Quello che descrivi ha tutte le caratteristiche di quello che in psicoanalisi interpersonale chiameremmo un circolo vizioso fra ansia, dubbio e controllo:
hai delle sensazioni o dei pensieri (notare i ragazzi, eccitarti anche di fronte a certe immagini),
li interpreti immediatamente come “prova” che possano significare qualcosa di definitivo sul tuo orientamento,
questo aumenta l’ansia, che a sua volta ti spinge a monitorare ancora di più le tue reazioni, innescando così nuovi dubbi.
Il punto centrale probabilmente non è tanto cosa ti piace o chi ti piace, ma il fatto che il tuo sistema psichico usa il tema dell’orientamento sessuale come campo di battaglia per l’ossessione. Potrebbe essere che il DOC che ti fa incastrare nel “se fossi gay?”, “se stessi ingannando me stesso?”, “se tutto quello che vivo con la mia ragazza fosse finto?”.
Da quello che racconti, la tua vita affettiva ed erotica è coerente e soddisfacente con la tua compagna: c’è desiderio, ci sono innamoramento e intimità. Questo è un dato concreto. Ma l’ossessione non guarda i dati concreti: ti spinge a cercare “prove contrarie”, a fissarti su dettagli (notare i ragazzi per strada) e a trasformarli in minacce alla tua identità.
In psicoanalisi interpersonale non ci poniamo l’obiettivo di “stabilire” se tu sia etero o gay — perché l’identità sessuale non è un’etichetta da confermare o negare una volta per tutte. Piuttosto, lavoriamo sul rapporto che hai con l’incertezza e con l’ansia: sul bisogno di avere risposte assolute e immediate, e sulla difficoltà a tollerare le sfumature della tua esperienza.
Sarebbe opportuno parlarne più approfonditamente per rispondere in modo adeguato queste sono suggestioni rispetto a ciò che hai scritto e sono stata in grado di comprendere.
Ti ringrazio
Un augurio
ti ringrazio per la fiducia con cui condividi la tua esperienza — già questo è un passo importante, perché mette in luce il desiderio di capire e non semplicemente di “toglierti il dubbio”.
Quello che descrivi ha tutte le caratteristiche di quello che in psicoanalisi interpersonale chiameremmo un circolo vizioso fra ansia, dubbio e controllo:
hai delle sensazioni o dei pensieri (notare i ragazzi, eccitarti anche di fronte a certe immagini),
li interpreti immediatamente come “prova” che possano significare qualcosa di definitivo sul tuo orientamento,
questo aumenta l’ansia, che a sua volta ti spinge a monitorare ancora di più le tue reazioni, innescando così nuovi dubbi.
Il punto centrale probabilmente non è tanto cosa ti piace o chi ti piace, ma il fatto che il tuo sistema psichico usa il tema dell’orientamento sessuale come campo di battaglia per l’ossessione. Potrebbe essere che il DOC che ti fa incastrare nel “se fossi gay?”, “se stessi ingannando me stesso?”, “se tutto quello che vivo con la mia ragazza fosse finto?”.
Da quello che racconti, la tua vita affettiva ed erotica è coerente e soddisfacente con la tua compagna: c’è desiderio, ci sono innamoramento e intimità. Questo è un dato concreto. Ma l’ossessione non guarda i dati concreti: ti spinge a cercare “prove contrarie”, a fissarti su dettagli (notare i ragazzi per strada) e a trasformarli in minacce alla tua identità.
In psicoanalisi interpersonale non ci poniamo l’obiettivo di “stabilire” se tu sia etero o gay — perché l’identità sessuale non è un’etichetta da confermare o negare una volta per tutte. Piuttosto, lavoriamo sul rapporto che hai con l’incertezza e con l’ansia: sul bisogno di avere risposte assolute e immediate, e sulla difficoltà a tollerare le sfumature della tua esperienza.
Sarebbe opportuno parlarne più approfonditamente per rispondere in modo adeguato queste sono suggestioni rispetto a ciò che hai scritto e sono stata in grado di comprendere.
Ti ringrazio
Un augurio
Buon pomeriggio, le sue paure dono lecite e anche i dubbi. Spesso alcuni scoprono la propria identità di genere anche in tarda età.
Sono disponibile ad aiutarla mediante colloqui online.
Cordiali saluti
Dott.ssa Laura Francesca Bambara
Sono disponibile ad aiutarla mediante colloqui online.
Cordiali saluti
Dott.ssa Laura Francesca Bambara
Quello che descrivi ha molto a che fare con il funzionamento del disturbo ossessivo compulsivo a tema sessuale/orientamento (a volte chiamato “doc omosessuale”). Non riguarda tanto l’essere etero o gay, quanto il vivere in modo ansioso e ossessivo qualunque segnale che potrebbe mettere in dubbio la tua identità.
Il punto centrale non è “sei omosessuale oppure no?”, ma come funziona la tua mente quando affronti questi pensieri. Tu stesso lo hai notato: quando eri in terapia farmacologica stavi bene, non perché fosse cambiato il tuo orientamento, ma perché si era ridotta l’ansia e con essa la forza delle ossessioni.
Alcuni elementi della tua storia lo confermano:
* sul piano affettivo e relazionale ti sei sempre visto con ragazze, hai avuto cotte, sei innamorato della tua compagna e con lei la sessualità è viva e soddisfacente;
* i momenti di dubbio nascono soprattutto in situazioni di stress o a contatto con stimoli che la tua mente interpreta come “pericolosi” (video, immagini, ragazzi notati per strada);
* la paura più grande non è tanto un desiderio reale verso gli uomini, ma la possibilità che tu possa “scoprire” di essere gay e che questo distrugga ciò che hai costruito.
Notare uomini in giro, come notare donne, non dice molto sul tuo orientamento: è la mente ansiosa che trasforma un dettaglio normale (vedere, osservare) in una prova da analizzare, creando ansia e circolo vizioso. Chi vive davvero un orientamento omosessuale non è tormentato dal dubbio continuo: desidera, si innamora, costruisce relazioni in quella direzione, senza doverlo dimostrare a se stesso.
La domanda “sono omosessuale?” nel tuo caso non trova mai una risposta definitiva proprio perché non è una questione di orientamento, ma di ansia ossessiva. È come cercare di convincersi al 100% di non avere una malattia quando si soffre di ipocondria: la mente troverà sempre un nuovo appiglio per far rinascere il dubbio.
Quello che può aiutarti non è inseguire una rassicurazione ogni volta (anche se è comprensibile che tu lo faccia), ma imparare a riconoscere il meccanismo del doc: è l’ansia che alimenta il dubbio, non un cambiamento improvviso del tuo orientamento.
Il fatto che tu sia seguito da una psichiatra/psicoterapeuta è un punto fondamentale: con lei puoi lavorare non sul “trovare la risposta giusta”, ma sul ridurre la forza del dubbio e l’impatto che ha sulla tua vita.
In altre parole: i tuoi vissuti affettivi e sessuali parlano di una persona eterosessuale; i tuoi dubbi e tormenti parlano di un disturbo ossessivo che si aggancia proprio sul tema che per te è più sensibile.
Dott.ssa De Pretto
Il punto centrale non è “sei omosessuale oppure no?”, ma come funziona la tua mente quando affronti questi pensieri. Tu stesso lo hai notato: quando eri in terapia farmacologica stavi bene, non perché fosse cambiato il tuo orientamento, ma perché si era ridotta l’ansia e con essa la forza delle ossessioni.
Alcuni elementi della tua storia lo confermano:
* sul piano affettivo e relazionale ti sei sempre visto con ragazze, hai avuto cotte, sei innamorato della tua compagna e con lei la sessualità è viva e soddisfacente;
* i momenti di dubbio nascono soprattutto in situazioni di stress o a contatto con stimoli che la tua mente interpreta come “pericolosi” (video, immagini, ragazzi notati per strada);
* la paura più grande non è tanto un desiderio reale verso gli uomini, ma la possibilità che tu possa “scoprire” di essere gay e che questo distrugga ciò che hai costruito.
Notare uomini in giro, come notare donne, non dice molto sul tuo orientamento: è la mente ansiosa che trasforma un dettaglio normale (vedere, osservare) in una prova da analizzare, creando ansia e circolo vizioso. Chi vive davvero un orientamento omosessuale non è tormentato dal dubbio continuo: desidera, si innamora, costruisce relazioni in quella direzione, senza doverlo dimostrare a se stesso.
La domanda “sono omosessuale?” nel tuo caso non trova mai una risposta definitiva proprio perché non è una questione di orientamento, ma di ansia ossessiva. È come cercare di convincersi al 100% di non avere una malattia quando si soffre di ipocondria: la mente troverà sempre un nuovo appiglio per far rinascere il dubbio.
Quello che può aiutarti non è inseguire una rassicurazione ogni volta (anche se è comprensibile che tu lo faccia), ma imparare a riconoscere il meccanismo del doc: è l’ansia che alimenta il dubbio, non un cambiamento improvviso del tuo orientamento.
Il fatto che tu sia seguito da una psichiatra/psicoterapeuta è un punto fondamentale: con lei puoi lavorare non sul “trovare la risposta giusta”, ma sul ridurre la forza del dubbio e l’impatto che ha sulla tua vita.
In altre parole: i tuoi vissuti affettivi e sessuali parlano di una persona eterosessuale; i tuoi dubbi e tormenti parlano di un disturbo ossessivo che si aggancia proprio sul tema che per te è più sensibile.
Dott.ssa De Pretto
Gentile utente, grazie per aver condiviso la sua situazione.
Capisco quanto possa essere difficile vivere con dubbi insistenti sul proprio orientamento sessuale, soprattutto quando questi diventano fonte di ansia e iniziano a influire sul benessere quotidiano. Dalla sua descrizione emerge chiaramente come la preoccupazione non sia tanto legata alle esperienze o ai desideri, quanto piuttosto alla paura di “non capire davvero chi si è”, caratteristica tipica del disturbo ossessivo-compulsivo di cui parla. I pensieri intrusivi, infatti, tendono a generare circoli viziosi di controllo e di dubbio che non portano mai a una risposta definitiva, ma alimentano l’angoscia.
Un percorso di psicoterapia può aiutarla a distinguere meglio ciò che appartiene alla sua esperienza autentica da ciò che è frutto della dinamica ossessiva, restituendo maggiore libertà e serenità.
Per ogni eventuale approfondimento sono a sua disposizione, anche online, il primo colloquio è gratuito. Un caro saluto,
Dott. Mauro Terracciano.
Capisco quanto possa essere difficile vivere con dubbi insistenti sul proprio orientamento sessuale, soprattutto quando questi diventano fonte di ansia e iniziano a influire sul benessere quotidiano. Dalla sua descrizione emerge chiaramente come la preoccupazione non sia tanto legata alle esperienze o ai desideri, quanto piuttosto alla paura di “non capire davvero chi si è”, caratteristica tipica del disturbo ossessivo-compulsivo di cui parla. I pensieri intrusivi, infatti, tendono a generare circoli viziosi di controllo e di dubbio che non portano mai a una risposta definitiva, ma alimentano l’angoscia.
Un percorso di psicoterapia può aiutarla a distinguere meglio ciò che appartiene alla sua esperienza autentica da ciò che è frutto della dinamica ossessiva, restituendo maggiore libertà e serenità.
Per ogni eventuale approfondimento sono a sua disposizione, anche online, il primo colloquio è gratuito. Un caro saluto,
Dott. Mauro Terracciano.
Capisco quanto questi dubbi possano generare ansia e confusione: il timore di non conoscere veramente se stessi può diventare un pensiero ossessivo che si alimenta da solo. Quello che descrive rientra in una dinamica tipica del disturbo ossessivo legato all’identità sessuale, in cui il cervello crea scenari inquietanti e li interpreta come realtà, anche se la pratica affettiva e sessuale quotidiana mostra il contrario. La strategia più efficace in questi momenti non è cercare conferme continue, ma osservare senza giudizio i propri pensieri, riconoscere che sono solo idee intrusive, e tornare a concentrarsi su ciò che vive concretamente nella relazione e nella vita sessuale reale. In questo modo, il dubbio perde forza e smette di paralizzarla: non è un riflesso della Sua sessualità, ma un meccanismo ossessivo che può essere gestito e ridimensionato.
Buongiorno, comprendo quanto possa essere destabilizzante sentirsi intrappolati in questo vortice di dubbi che sembrano non trovare mai una risposta definitiva. La tua descrizione evidenzia chiaramente come il disturbo ossessivo-compulsivo stia utilizzando il tema dell'orientamento sessuale come contenuto delle ossessioni, creando un circolo vizioso di domande senza fine.
È importante distinguere tra il contenuto dell'ossessione (in questo caso l'orientamento sessuale) e il meccanismo del DOC stesso. Il tuo cervello ha "scelto" questo tema perché è particolarmente significativo per te, generando l'ansia necessaria per mantenere attivo il ciclo ossessivo. La ricerca compulsiva di certezze ("sono gay o non sono gay?") alimenta il disturbo, perché il DOC prospera nell'incertezza e nell'ambiguità.
Gli elementi che descrivi,l'attrazione verso la tua partner, la soddisfazione sessuale nella relazione, l'innamoramento e l'orientamento affettivo verso le donne, sono indicatori chiari del tuo orientamento. Il fatto di notare esteticamente altre persone, inclusi uomini, o di eccitarti guardando figure maschili nella pornografia non definisce necessariamente l'orientamento sessuale, soprattutto in un contesto di visione pornografica che può attivare meccanismi di arousal non specifici.
Il ritorno dei sintomi dopo un periodo di stress lavorativo conferma come il DOC utilizzi l'ANSIA come terreno fertile per riproporsi. La fluoxetina aveva evidentemente stabilizzato il sistema serotoninergico, ma lo stress ha riattivato la vulnerabilità del disturbo.
La tua mente cerca disperatamente una risposta definitiva a una domanda che il DOC rende per definizione irrisolvibile. Ogni tentativo di analisi razionale diventa nutrimento per l'ossessione.
Ti suggerisco di riprendere immediatamente il contatto con la tua psichiatra per valutare una ripresa farmacologica e un percorso di terapia cognitivo-comportamentale specifico per il DOC. Le tecniche di esposizione e prevenzione della risposta possono aiutarti a interrompere il ciclo compulsivo di ricerca di rassicurazioni.
Parallelamente, pratiche di mindfulness ti permetterebbero di osservare i pensieri ossessivi senza identificarti con essi, riconoscendoli come prodotti del disturbo piuttosto che come verità da indagare.
Un cordiale saluto
Dott.ssa Marzia Mazzavillani
Psicologa clinica - Voice Dialogue - Mindfulness - Dreamwork
È importante distinguere tra il contenuto dell'ossessione (in questo caso l'orientamento sessuale) e il meccanismo del DOC stesso. Il tuo cervello ha "scelto" questo tema perché è particolarmente significativo per te, generando l'ansia necessaria per mantenere attivo il ciclo ossessivo. La ricerca compulsiva di certezze ("sono gay o non sono gay?") alimenta il disturbo, perché il DOC prospera nell'incertezza e nell'ambiguità.
Gli elementi che descrivi,l'attrazione verso la tua partner, la soddisfazione sessuale nella relazione, l'innamoramento e l'orientamento affettivo verso le donne, sono indicatori chiari del tuo orientamento. Il fatto di notare esteticamente altre persone, inclusi uomini, o di eccitarti guardando figure maschili nella pornografia non definisce necessariamente l'orientamento sessuale, soprattutto in un contesto di visione pornografica che può attivare meccanismi di arousal non specifici.
Il ritorno dei sintomi dopo un periodo di stress lavorativo conferma come il DOC utilizzi l'ANSIA come terreno fertile per riproporsi. La fluoxetina aveva evidentemente stabilizzato il sistema serotoninergico, ma lo stress ha riattivato la vulnerabilità del disturbo.
La tua mente cerca disperatamente una risposta definitiva a una domanda che il DOC rende per definizione irrisolvibile. Ogni tentativo di analisi razionale diventa nutrimento per l'ossessione.
Ti suggerisco di riprendere immediatamente il contatto con la tua psichiatra per valutare una ripresa farmacologica e un percorso di terapia cognitivo-comportamentale specifico per il DOC. Le tecniche di esposizione e prevenzione della risposta possono aiutarti a interrompere il ciclo compulsivo di ricerca di rassicurazioni.
Parallelamente, pratiche di mindfulness ti permetterebbero di osservare i pensieri ossessivi senza identificarti con essi, riconoscendoli come prodotti del disturbo piuttosto che come verità da indagare.
Un cordiale saluto
Dott.ssa Marzia Mazzavillani
Psicologa clinica - Voice Dialogue - Mindfulness - Dreamwork
Caro utente,
ciò che descrive è una situazione molto comune nelle persone che soffrono di DOC da orientamento sessuale (HOCD): i pensieri intrusivi e i dubbi persistenti sull’identità sessuale diventano fonte di ansia continua, indipendentemente dalla realtà dei propri desideri e delle proprie esperienze. È importante sottolineare che i pensieri ossessivi non corrispondono a una “verità nascosta”, ma sono il sintomo di un meccanismo di controllo eccessivo della mente che porta a mettere costantemente in discussione ciò che per altri sarebbe naturale o dato per scontato.
Dal suo racconto emergono alcuni punti chiari: lei vive una relazione affettiva e sessuale soddisfacente con la sua compagna, non ha mai sperimentato attrazione romantica per uomini, ma il dubbio ossessivo prende forza soprattutto in momenti di ansia e stress. Questo ci fa capire che il problema principale non è l’orientamento in sé, ma il rapporto con il dubbio, l’ansia e la ricerca di continue conferme.
Un percorso di psicoterapia cognitivo-comportamentale, integrato se necessario da un supporto farmacologico, può aiutarla a gestire meglio i pensieri ossessivi, ridurre l’ansia e ritrovare un senso di stabilità interiore.
Se lo desidera, sono disponibile per colloqui online oppure in presenza a Verona: insieme potremmo lavorare su come non farsi più dominare da questi pensieri intrusivi e recuperare serenità nella sua vita affettiva e personale.
Un caro saluto,
Dott.ssa Quintiliano Francesca Cristina
Psicologa – colloqui online e in presenza (Verona)
ciò che descrive è una situazione molto comune nelle persone che soffrono di DOC da orientamento sessuale (HOCD): i pensieri intrusivi e i dubbi persistenti sull’identità sessuale diventano fonte di ansia continua, indipendentemente dalla realtà dei propri desideri e delle proprie esperienze. È importante sottolineare che i pensieri ossessivi non corrispondono a una “verità nascosta”, ma sono il sintomo di un meccanismo di controllo eccessivo della mente che porta a mettere costantemente in discussione ciò che per altri sarebbe naturale o dato per scontato.
Dal suo racconto emergono alcuni punti chiari: lei vive una relazione affettiva e sessuale soddisfacente con la sua compagna, non ha mai sperimentato attrazione romantica per uomini, ma il dubbio ossessivo prende forza soprattutto in momenti di ansia e stress. Questo ci fa capire che il problema principale non è l’orientamento in sé, ma il rapporto con il dubbio, l’ansia e la ricerca di continue conferme.
Un percorso di psicoterapia cognitivo-comportamentale, integrato se necessario da un supporto farmacologico, può aiutarla a gestire meglio i pensieri ossessivi, ridurre l’ansia e ritrovare un senso di stabilità interiore.
Se lo desidera, sono disponibile per colloqui online oppure in presenza a Verona: insieme potremmo lavorare su come non farsi più dominare da questi pensieri intrusivi e recuperare serenità nella sua vita affettiva e personale.
Un caro saluto,
Dott.ssa Quintiliano Francesca Cristina
Psicologa – colloqui online e in presenza (Verona)
Gentile utente,
mi colpisce quanto spazio occupino nella sua mente questi dubbi e quanta sofferenza le stiano provocando. Apprezzo sinceramente che si sia rivolto a una psichiatra per prendersi cura di sé: è un passo importante e responsabile. Lei descrive un percorso affettivo e sessuale che appare coerente nel tempo, con momenti di esplorazione, di incertezza e anche di stabilità. Il fatto che oggi sia in una relazione da sei anni, affettivamente e sessualmente soddisfacente, fa parte della sua verità vissuta. Tuttavia, noto che questa verità sembra non bastarle, perché il pensiero ossessivo del "e se fossi gay?" continua a ripresentarsi, soprattutto nei momenti di maggiore stress o fragilità. Potrebbe essere utile interrogarsi su cosa rappresenta per lei questo dubbio e sulle emozioni dalle quali è accompagnato. Molto spesso, nelle persone on DOC il contenuto del dubbio è meno importante del significato che ha nella nostra storia personale e relazionale. Il tema dell'omosessualità potrebbe essere solo una forma che ha preso l'ansia, il bisogno di controllo, o un conflitto legato all'identità, al desiderio, o all’autenticità. Il fatto che durante la cura farmacologica lei sia stato bene ci dice che probabilmente la componente centrale della sua sofferenza è l’ansia, più che il dubbio in sé sul suo orientamento sessuale. Per quanto riguarda più direttamente la sua domanda sull’orientamento sessuale, vorrei portare alla sua attenzione una distinzione importante: quella tra attrazione sessuale (legata all'eccitazione) e attrazione romantica (legata al desiderio di relazione progettuale). Molte persone possono provare attrazione sessuale sia verso uomini che verso donne e provare tuttavia attrazione romantica soltanto verso uno dei due generi. Questo non è necessariamente indice di un orientamento sessuale "definito" quanto piuttosto della ricchezza e complessità della sessualità umana. Inoltre l'orientamento sessuale può essere fluido, modificarsi nel tempo ed anche essere bisessuale, ovvero rivolto verso più di un genere, sia simultaneamente che in momenti e in modalità differenti.
Spero di esserle stata di aiuto.
Un caro saluto
mi colpisce quanto spazio occupino nella sua mente questi dubbi e quanta sofferenza le stiano provocando. Apprezzo sinceramente che si sia rivolto a una psichiatra per prendersi cura di sé: è un passo importante e responsabile. Lei descrive un percorso affettivo e sessuale che appare coerente nel tempo, con momenti di esplorazione, di incertezza e anche di stabilità. Il fatto che oggi sia in una relazione da sei anni, affettivamente e sessualmente soddisfacente, fa parte della sua verità vissuta. Tuttavia, noto che questa verità sembra non bastarle, perché il pensiero ossessivo del "e se fossi gay?" continua a ripresentarsi, soprattutto nei momenti di maggiore stress o fragilità. Potrebbe essere utile interrogarsi su cosa rappresenta per lei questo dubbio e sulle emozioni dalle quali è accompagnato. Molto spesso, nelle persone on DOC il contenuto del dubbio è meno importante del significato che ha nella nostra storia personale e relazionale. Il tema dell'omosessualità potrebbe essere solo una forma che ha preso l'ansia, il bisogno di controllo, o un conflitto legato all'identità, al desiderio, o all’autenticità. Il fatto che durante la cura farmacologica lei sia stato bene ci dice che probabilmente la componente centrale della sua sofferenza è l’ansia, più che il dubbio in sé sul suo orientamento sessuale. Per quanto riguarda più direttamente la sua domanda sull’orientamento sessuale, vorrei portare alla sua attenzione una distinzione importante: quella tra attrazione sessuale (legata all'eccitazione) e attrazione romantica (legata al desiderio di relazione progettuale). Molte persone possono provare attrazione sessuale sia verso uomini che verso donne e provare tuttavia attrazione romantica soltanto verso uno dei due generi. Questo non è necessariamente indice di un orientamento sessuale "definito" quanto piuttosto della ricchezza e complessità della sessualità umana. Inoltre l'orientamento sessuale può essere fluido, modificarsi nel tempo ed anche essere bisessuale, ovvero rivolto verso più di un genere, sia simultaneamente che in momenti e in modalità differenti.
Spero di esserle stata di aiuto.
Un caro saluto
Caro buongiorno.
Leggendo le righe da lei lasciate colgo come il dubbio legato al suo orientamento e ai suoi gusti sessuali rappresenti per lei un aspetto di grande rilevanza. Qualcosa di comprensibile e naturale, se consideriamo come la sessualità sia fin dalla tenera età, una delle linee di cruciale importanza per la crescita dell’individuo e per lo sviluppo della personalità, nonché un elemento di benessere non secondario. Leghiamo ad essa anche parti della nostra identità.
Ci racconta come sia rimasto soddisfatto dal percorso terapeutico che ha intrapreso con il suo psichiatra e che questo le ha portato un felice giovamento.
Dalle sue parole questi elementi rimangono però come necessitari di una chiarificazione e di una lettura più profonda, tanto che rimangono nei suoi pensieri. Potremmo dire che necessitano di un approfondimento di significato.
Questo anche perché lei si confronta con una dimensione, quella della sessualità, che diversamente da ciò che la cultura tende a comunicarci, non è pienamente coerente e lineare, ma invece spesso enigmatica. Con diverse vie e modi di espressione, non sempre uguali a loro stessi. E in ognuno la sessualità può manifestare la sua mutevolezza o interrogarci rispetto a questa.
Con ciò non sto indicando idee precise sulla questione che lei pone – quella del suo orientamento - ma vorrei invitarla a considerare oltre alla tematica legata al genere da cui può essere attratto, anche la possibilità di analizzare e riscoprire come la sua sessualità abbia preso le forme di oggi, attraverso la sua storia e tutte le esperienze vissute. Potrebbe giungere così ad un pensiero più globale.
In questo l’analisi le può fornire il luogo giusto per un tale importante attraversamento. Spero di esserle stato anche in parte utile. Un imboccallupo da parte mia.
Dott. Andrea Passarelli
Leggendo le righe da lei lasciate colgo come il dubbio legato al suo orientamento e ai suoi gusti sessuali rappresenti per lei un aspetto di grande rilevanza. Qualcosa di comprensibile e naturale, se consideriamo come la sessualità sia fin dalla tenera età, una delle linee di cruciale importanza per la crescita dell’individuo e per lo sviluppo della personalità, nonché un elemento di benessere non secondario. Leghiamo ad essa anche parti della nostra identità.
Ci racconta come sia rimasto soddisfatto dal percorso terapeutico che ha intrapreso con il suo psichiatra e che questo le ha portato un felice giovamento.
Dalle sue parole questi elementi rimangono però come necessitari di una chiarificazione e di una lettura più profonda, tanto che rimangono nei suoi pensieri. Potremmo dire che necessitano di un approfondimento di significato.
Questo anche perché lei si confronta con una dimensione, quella della sessualità, che diversamente da ciò che la cultura tende a comunicarci, non è pienamente coerente e lineare, ma invece spesso enigmatica. Con diverse vie e modi di espressione, non sempre uguali a loro stessi. E in ognuno la sessualità può manifestare la sua mutevolezza o interrogarci rispetto a questa.
Con ciò non sto indicando idee precise sulla questione che lei pone – quella del suo orientamento - ma vorrei invitarla a considerare oltre alla tematica legata al genere da cui può essere attratto, anche la possibilità di analizzare e riscoprire come la sua sessualità abbia preso le forme di oggi, attraverso la sua storia e tutte le esperienze vissute. Potrebbe giungere così ad un pensiero più globale.
In questo l’analisi le può fornire il luogo giusto per un tale importante attraversamento. Spero di esserle stato anche in parte utile. Un imboccallupo da parte mia.
Dott. Andrea Passarelli
Le consiglio di consultare anche uno psicoterapeuta perché molti disturbi che pure vengono curati farmacologicamente, abbisognano della psicoterapia.
Il fatto che nota più i ragazzi che le ragazze potrebbe derivare da altri fattori non legati a tendenze omosessuali. E' compito dello psicoterapeuta, nel caso, individuarli.
Il fatto che nota più i ragazzi che le ragazze potrebbe derivare da altri fattori non legati a tendenze omosessuali. E' compito dello psicoterapeuta, nel caso, individuarli.
Buongiorno! leggendo ciò che ha scritto mi verrebbe in mente di consigliarle di intraprendere un percorso di psicoterapia per imparare a conoscersi meglio, le sue domande sono legittime e in qualsiasi persona creerebbero dubbi. Capisco la sua preoccupazione ma forse occorre solo conoscersi meglio, conoscere le altre sfaccettature di sé stesso. Nessuno è totalmente eterosessuale o comunque etichettarci in una categoria è qualcosa che ci aiuta ma spesso non è la cosa più giusta. Sarebbe meglio approfondire questa sua tematica con un professionista che abbia cura anche di questa sua preoccupazione e affrontarla insieme. Ricorrere al solo uso del farmaco non credo basti, il farmaco aiuta nell'immediato come se andasse a tamponare momentaneamente. Un percorso terapeutico aiuterebbe di più in questa fase della sua vita.
Spero di esserle stata un pò d'aiuto.
Spero di esserle stata un pò d'aiuto.
Il fatto che tu ti ecciti occasionalmente di fronte a uomini non significa che tu sia gay, ma può essere parte di fantasie o curiosità normali. Il punto centrale è l’ansia e l’ossessione: quella è la vera fonte del disagio, non il tuo orientamento.
Buongiorno,
mi dispiace per la difficoltà in cui ti trovi. Hai ipotizzato che potresti essere semplicemente bisessuale? A volte si è attratti sia da persone dello stesso genere che del genere opposto e non c'è assolutamente nulla di male in questo. L'attrazione sessuale non implica che ci si veda anche in relazione con una persona dello stesso sesso. Prova ad accettare e normalizzare che sia possibile provare attrazione per due generi.
Un abbraccio,
Dr.ssa Giorgia Ferrucci
mi dispiace per la difficoltà in cui ti trovi. Hai ipotizzato che potresti essere semplicemente bisessuale? A volte si è attratti sia da persone dello stesso genere che del genere opposto e non c'è assolutamente nulla di male in questo. L'attrazione sessuale non implica che ci si veda anche in relazione con una persona dello stesso sesso. Prova ad accettare e normalizzare che sia possibile provare attrazione per due generi.
Un abbraccio,
Dr.ssa Giorgia Ferrucci
Buongiorno, dare una mia opinione sulla sua breve storia raccontata è poco professionale, sicuramente le posso consigliare di continuare il percorso di supporto psicologico per affrontare i suoi dubbi. Le rimando qualche spunto di riflessione che non vogliono essere esaustive: più lei ha pensieri fissi a riguardo più si ingigantiscono le preoccupazioni e le ansie a riguardo. E se lei fosse bi-sessuale? Forse la sua più grande paura è in fondo una grande curiosità nello sperimentare un rapporto omosessuale?
Non si crocifissi per questi pensieri. Tutti noi dentro abbiamo una parte femminile e una parte maschile. La sua sensibilità e continua introspezione non la trasformi in un processo dentro un' aula di tribunale.
Spero di esserle stata di aiuto
Saluti
Non si crocifissi per questi pensieri. Tutti noi dentro abbiamo una parte femminile e una parte maschile. La sua sensibilità e continua introspezione non la trasformi in un processo dentro un' aula di tribunale.
Spero di esserle stata di aiuto
Saluti
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