Buongiorno, sono una ragazza di 35 anni, sposata, con due bambini. Lavoro da casa, faccio sport, ma

24 risposte
Buongiorno,
sono una ragazza di 35 anni, sposata, con due bambini. Lavoro da casa, faccio sport, mangio sano. Non credo di condurre uno stile di vita stressante.
Sono molto ansiosa però.
Ormai da anni ho un problema che mi affligge, cioè diarrea al mattino (e in alcuni periodi dopo ogni pasto). Gastroenterologo e nutrizionista hanno parlato di ibs e di diarrea funzionale. Non ho allergie o intolleranze, se non una leggerissima al lattosio (da quando l’ho scoperto bevo latte senza lattosio).
La diarrea al mattino mi viene subito dopo colazione o anche prima, ma sempre quando sono già sveglia (quindi non mi sveglio per andare in bagno).
Quando sono particolarmente in ansia per qualcosa, come dicevo, mi colpisce dopo ogni pasto (un paio di anni fa la cosa era diventata insostenibile e la nutrizionista mi aveva fatto seguire una dieta senza nichel per un mese che aveva portato grandi miglioramenti).
Da un mesetto circa, insieme al problema della diarrea, si è presentato quello delle extrasistole. Sono fortemente convinta che siano provocate anche quelle dall’ansia o da questi miei problemi intestinali. Anche loro si presentano spesso al mattino (uno o due colpi), o in momenti di nervosismo o fatica (dopo uno sforzo intenso durante lo sport). Molto spesso in momenti di ansia e si trasformano in veri e propri attacchi di panico (comincio a sudare, ad avere fame d’aria e mi sembra che il cuore impazzisca…).
Mio padre (cardiologo e medico dello sport) mi rassicura dicendo che sia diarrea che extrasistole sono dovute solo “alla mia testa” e che devo imparare a stare più calma (comunque mi farà una visita quando torneremo dalle vacanze).
Mi fido ovviamente di quello che mi dice, però allo stesso tempo mi rendo conto di non essere in grado di “non pensarci e stare calma”, anzi passo le mie giornate a pensare a infiniti modi diversi in cui il mio corpo potrebbe smettere di funzionare correttamente… nei momenti di lucidità, cioè quando sto bene e sono consapevole di stare bene, quasi mi viene da ridere al pensiero di tutti i miei pensieri negativi. Però poi basta un nuovo colpetto al cuore per farmi riscivolare nello sconforto.
Non avendo una vera malattia che può essere curata, mi chiedo se riuscirò mai a uscirne e in che modo, perché la mia vita è molto condizionata da questi eventi. Diventa difficile accettare un invito per mangiare fuori perché ho paura di aver bisogno del bagno, o andare in vacanza perché ho paura di star male lontana da casa…
Credo che tutto questo sia dovuto all’ aver perso mia madre per malattia quando ero piccola. Il giorno prima era sana, il giorno dopo aveva un tumore al fegato. Da allora sono spaventata e mi sento sopraffatta dalle responsabilità. Ai tempi dell’università ho vissuto anche diversi mesi di profonda depressione, da cui sono miracolosamente uscita illesa…
Ho molta paura
La sua storia è interessante e la sua descrizione molto dettagliata. Tuttavia rispondere qui potrebbe essere solo dannoso. Ha mai pensato di svolgere un percorso psicologico per approfondire la sua ansia?

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Dott. Francesco Damiano Logiudice
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Roma
Salve, mi spiace molto per la situazione che descrive poichè comprendo il disagio che può sperimentare e quanto sia impattante sulla sua vita quotidiana. Ritengo fondamentale che lei possa richiedere un consulto psicologico al fine di esplorare la situazione con ulteriori dettagli, elaborare pensieri e vissuti emotivi connessi e trovare strategie utili per fronteggiare i momenti particolarmente problematici onde evitare che la situazione possa irrigidirsi ulteriormente.
Credo che un consulto con un terapeuta cognitivo comportamentale possa aiutarla ad identificare quei pensieri rigidi, disfunzionali e maladattivi che le impediscono il benessere desiderato mantenendo la sofferenza in atto e possa soprattutto aiutarla a parlare con se stessa utilizzando parole più costruttive.
Credo che anche un approccio EMDR possa esserle utile al fine di rielaborare il materiale traumatico connesso ad eventi del passato che possono aver contribuito alla genesi della sofferenza attuale.
Resto a disposizione, anche online.
Cordialmente, dott FDL
Buongiorno,
grazie per aver condiviso con tanta sincerità la tua esperienza. Ciò che racconti è molto comune tra le persone che vivono una forte ansia somatizzata.
Quello che colpisce del tuo racconto è la tua lucidità: sai distinguere i momenti in cui stai bene e riconosci il legame tra ansia e sintomi fisici. Ma come giustamente dici, non basta sapere che “è tutto nella testa” per stare meglio, perché il corpo comunque sente e reagisce, ed è lì che si instaura il circolo vizioso: un sintomo scatena il pensiero catastrofico, il pensiero aumenta la tensione, e la tensione genera nuovi sintomi.
La tua ansia ha un’origine profonda, legata a un evento traumatico dell’infanzia (la perdita improvvisa di tua madre). Il tuo corpo non è malato, ma parla. Attraverso l’intestino e il cuore ti sta dicendo che c’è un sovraccarico emotivo da contenere e riconoscere. È una reazione difensiva e comprensibile, ma che oggi ti sta togliendo serenità. Non sei “matta”, non sei “esagerata”, non sei “sbagliata”: sei una persona con una sensibilità intensa e un vissuto che merita di essere accolto e rielaborato.

Quando ti senti travolta dai pensieri, prova a chiederti cosa stai cercando di evitare o controllare in quel momento. Spesso l’ansia non nasce dal presente, ma dalla paura del futuro o dalla memoria del passato.

La psicoterapia è la strada giusta. Non solo per gestire meglio i sintomi, ma per lavorare sulle radici più profonde della tua ansia: le paure di perdita, il senso di responsabilità eccessivo, l’iper-vigilanza sul corpo.
Non sei sola. Hai costruito una famiglia, hai uno stile di vita sano, ti sei presa cura del tuo corpo. Questo è già molto. Ora puoi iniziare a prenderti cura anche della parte più fragile e impaurita di te, quella che – comprensibilmente – cerca sicurezza, rassicurazione, protezione.
Ti auguro forza, comprensione verso te stessa e serenità – un passo alla volta.

Un caro saluto
Dott.ssa Cristiana Danese
Psicologo, Psicologo clinico
Palermo
Buongiorno, immagino quanto tutto questo possa portarle disagio nello svolgimento della vita quotidiana. La salute passa anche attraverso la psiche e credo sia molto importante, per lei, potersi occupare della sua salute mentale così come abitualmente si è soliti fare con il corpo. Spesso, infatti, la nostra psiche ci invia dei segnali anche attraverso il corpo e questo sembra essere il caso che descrive. Le consiglio di intraprendere un percorso psicologico, che la possa aiutare a comprendere l'origine di quest'ansia e, facendovi fronte, anche a lavorare sui sintomi fisici che ne derivano. Se lo vorrà, sono a sua disposizione anche online per occuparcene insieme. Le auguro il meglio, Dott.ssa Cristiana Danese psicologa
Dott. Luca Vocino
Psicologo clinico, Psicologo
Trezzano Rosa
Buongiorno gentile Utente, quello che racconta, nella sua sincerità e profondità, descrive molto bene non solo il suo stato d’animo attuale, ma anche il modo in cui il corpo e la mente interagiscono quando viviamo esperienze cariche di tensione emotiva. È importante dirle subito che non è sola e che quello che sta vivendo è comprensibile alla luce della sua storia personale, della sua sensibilità e delle esperienze che ha attraversato, a partire dalla perdita così improvvisa e traumatica di sua madre.

La connessione tra ansia e sintomi fisici (come nel suo caso la diarrea al mattino, la sensibilità intestinale e le extrasistoli) è un fenomeno ben noto e studiato. La diagnosi di IBS (sindrome dell’intestino irritabile) funzionale conferma che non c’è una patologia organica evidente, ma c’è un funzionamento alterato del sistema nervoso enterico, il cosiddetto "secondo cervello", che risponde in modo molto intenso a stimoli emotivi, ansiosi o stressanti, anche se non si ha la percezione cosciente di vivere sotto stress.

Le extrasistoli che descrive, soprattutto se compaiono in momenti di ansia o dopo uno sforzo fisico, sono spesso innocue dal punto di vista cardiologico, e il fatto che suo padre, che è medico e cardiologo, la stia seguendo e rassicurando è già un elemento di sicurezza importante. Tuttavia, come lei giustamente dice, sapere razionalmente che non c'è un pericolo non basta a far scomparire l’ansia o a spegnere quei pensieri ossessivi sul corpo, sulla salute, su quello che potrebbe succedere.

Questa forma di ansia, che si manifesta attraverso una forte vigilanza sul corpo e una tendenza a rimuginare sulle sensazioni fisiche, prende spesso il nome di ansia somatica o ansia ipocondriaca, e talvolta può includere elementi di disturbo da attacchi di panico o disturbo d’ansia generalizzato. È molto significativo ciò che lei dice: “quando sto bene quasi mi viene da ridere… ma poi basta un colpetto al cuore e risprofondo nello sconforto”. È proprio la ciclicità di questo vissuto che va compresa e trattata in modo mirato.

Lei ha una grande risorsa dentro di sé, evidente dal modo in cui si racconta: consapevolezza, capacità di analisi, desiderio di stare bene e una evidente capacità di resilienza (ha superato una depressione, è madre, lavora, fa sport…). Questo vuol dire che ci sono basi solide su cui costruire un cambiamento reale.

In questi casi, un percorso psicoterapeutico ad approccio integrato, basato su evidenze scientifiche, può fare davvero la differenza. Gli approcci più indicati includono la Terapia Cognitivo-Comportamentale, che aiuta a gestire i pensieri catastrofici, le sensazioni corporee e l’evitamento (come la paura di uscire o mangiare fuori), e il lavoro sull’elaborazione del trauma, laddove, come nel suo caso, c’è un evento fondante e drammatico come la perdita prematura della madre. Non si tratta solo di “imparare a stare calma”, come le viene detto: si tratta di aiutare il sistema mente-corpo a uscire da uno stato di allerta che è durato troppo a lungo, e questo si può fare.

Lei può uscirne, anche se oggi non lo sembra. Con il giusto accompagnamento, il suo equilibrio potrà non solo essere ritrovato, ma diventare anche più stabile e meno vulnerabile.

Se dovesse avere bisogno di ulteriori informazioni o di intraprendere un percorso mi trova a disposizione,
Dott. Luca Vocino
Dott.ssa Elena Gianotti
Psicologo, Psicoterapeuta
Milano
Buongiorno, grazie per la sua difficile condivisione. Credo che il cuore del problema stia nel comprendere e dare un significato alla sua ansia, come ha cominciato a fare alla fine della conclusione. Non ha una malattia organica che può essere curata, ma le assicuro che anche l'ansia può essere curata, pur essendo un problema psicologico e non organico. L'ansia è un'emozione che ha una funzione biologica, cioè quella di dirci quando c'è un pericolo: in lei questa emozione è iper attivata, la prova anche quando non c'è nessun pericolo, per cui c'è bisogno di comprendere alla luce della sua storia qual è il significato della sua ansia. C'è la sua storia familiare e la relazione rispetto alla situazione della sua mamma, ma c'è anche la sua vita quotidiana, la rete di relazioni che coltiva adesso, il suo lavoro, la sua storia relazionale in generale: credo che tutti questi elementi meritino di essere esplorati per poter comprendere che cosa la sua ansia le sta dicendo. Le assicuro che, una volta decifrata, con un grado di consapevolezza maggiore, potrà gestirla in maniera completamente diversa, ed il sintomo stesso diventerà meno invasivo e problematico. Se volesse approfondire la questione mi trova a disposizione, anche online. Un caro saluto, dott.ssa Elena Gianotti
Gent.ma utente,
grazie per il suo racconto e la condivisione delle sue esperienze, recenti e passate. Dal quadro esposto potrebbe emergere un disturbo d'ansia per la salute. Si tratta di una forma molto comune di ansia che, in un modo o nell'altro, molte persone manifestano. Può diventare invalidante e disagevole quando il livello di preoccupazione per lo stato di salute supera le capacità razionali di adottare comportamenti preventivi, adattivi o di cura. Nel suo caso, facendo leva sulle sue parole, è evidente che si sia innescato un circolo mentale vizioso in cui l'ansia per la salute comprometta il normale funzionamento e interferisca con molte attività che dovrebbero essere di routine.
Accade, infatti, che la presenza di determinati sintomi, o la percezione soggettiva degli stessi, produca uno stato di preoccupazione esorbitante rispetto all’entità del sintomo, innescando un pericoloso ciclo ansiogeno che produce conseguenze negative sul benessere psicologico della persona. Nel suo caso, i sintomi sono reali e conosciuti anche dalle figure sanitarie, ma assorbono una grande quantità energie mentali ed emotive, e lei si ritrova costantemente a monitorare i sintomi, a generare flussi di pensieri intrusivi sulla loro presenza, generando emozioni di sconforto e paura che vanno decisamente a scapito della sua qualità di vita.
Il mio consiglio è di valutare al più presto l'ausilio di un supporto psicologico. Lo psicologo potrebbe aiutarla concretamente a elaborare meglio l'informazione somatica, del suo corpo, e impedire che essa generi un'ansia eccessiva e ridondante. Potrebbe anche imparare a gestire meglio la presenza dell'ansia, come ulteriore fonte di informazioni sul funzionamento della sua mente che attualmente tende a sabotare sé stessa, generando preoccupazioni eccessive e livelli di stress che, a loro volta, si ripercuotono sulla salute fisica. Come vede, c'è la necessità di interrompere questo circuito chiuso e aprire la mente alla consapevolezza di ciò che è utile e reale, rispetto a ciò che è svantaggioso e amplificato.
Altrettanto importante, qualora affrontasse un percorso psicologico, sarà rigenerare un buon rapporto mente-corpo, ritrovare armonia in attività di benessere come mangiare, fare sport, socializzare, eccetera. In tal senso, una parte del percorso dovrà essere dedicata alla consapevolezza di ciò che può trasmetterle emozioni positive e rinnovata soddisfazione di vita.
Se lo desidera posso aiutarla a capire come funziona un percorso psicologico di questo tipo, anche tramite consulenza online.
Le auguro il meglio! Un caro saluto, Dott. Antonio Cortese
Dott. Andrea Boggero
Psicologo, Psicologo clinico
Genova
Buongiorno, grazie di cuore per aver condiviso con tanta sincerità una parte così fragile e preziosa della sua storia. Le sue parole raccontano bene quanta fatica e quanta vigilanza continua la accompagnino da tanto tempo, e quanta consapevolezza lei abbia già maturato rispetto al legame tra il suo corpo e la sua mente. È importante partire proprio da questo: lei non è “esagerata” o “debole”, ma una persona che, a fronte di un’esperienza di perdita precoce così traumatica, ha dovuto sviluppare una sensibilità e un’attenzione particolari a tutto ciò che riguarda la salute e la sicurezza. Quando in tenera età si sperimenta una perdita improvvisa e inspiegabile come quella di sua madre, il messaggio che può rimanere impresso nel profondo è che il corpo, da un giorno all’altro, possa tradirci, senza segni premonitori o spiegazioni. Questo pensiero può diventare un modo di tenere alta la guardia, come se controllare costantemente il corpo e ogni suo segnale fosse l’unico modo per proteggersi da qualcosa di improvviso e incontrollabile. È un tentativo di rassicurazione che però, invece di calmare, alimenta ancora di più l’ansia e i sintomi fisici. Il nostro intestino, così come il cuore, sono organi strettamente connessi con l’emotività. Non è un caso che lei riferisca un peggioramento dei sintomi nei periodi di maggiore stress o quando l’ansia è più intensa. Chi soffre di sindrome dell’intestino irritabile sperimenta spesso come le emozioni possano avere un impatto diretto sul funzionamento dell’apparato digerente. Allo stesso modo, le extrasistole possono manifestarsi in persone sane quando l’organismo è sotto tensione o in stato di ipervigilanza. Il fatto che tutto ciò si verifichi di frequente al mattino ha senso se pensiamo che i risvegli sono momenti in cui la mente ricomincia subito a fare i conti con le preoccupazioni quotidiane. Quello che descrive non è un “problema da curare” nel senso di una malattia organica, ma è un disagio che merita la stessa attenzione, perché incide concretamente sulla sua qualità di vita. Un percorso cognitivo-comportamentale può aiutarla in modo molto concreto. In terapia si lavora per interrompere i circoli viziosi dell’ansia, imparando a osservare i pensieri catastrofici senza seguirli come se fossero verità assolute. Si imparano tecniche per gestire l’attenzione in modo più flessibile, riconoscere i segnali di allarme e non interpretarli come minacce imminenti. Con il tempo si lavora anche sull’esposizione graduale alle situazioni temute, come i pasti fuori casa o le vacanze, così che non diventino prigioni ma occasioni per riconquistare libertà. È anche molto importante affrontare quella parte di dolore antico legata alla perdita di sua madre. Dare spazio a quel lutto, elaborarlo, significa ridurre il bisogno di tenere sotto controllo tutto, perché ci si sente più forti di fronte all’incertezza della vita. Lei ha già fatto un grande passo: si è accorta di come la mente la porti continuamente a rimuginare, e ha il desiderio profondo di smettere di vivere sotto questa pressione. Questo è un punto di partenza prezioso, perché significa che una parte di lei è pronta a dare fiducia a sé stessa e a costruire strumenti nuovi. Le suggerisco di non affrontare tutto questo da sola. Cercare un supporto psicologico è un segno di cura verso di sé e verso la sua famiglia, perché quando una persona sta meglio, anche chi le è vicino respira una maggiore serenità. Non esiste una bacchetta magica, ma ci sono strumenti efficaci per imparare a vivere questi sintomi non come un pericolo, ma come segnali di un bisogno di attenzione emotiva che merita ascolto. Resto a disposizione. Dott. Andrea Boggero
Dott.ssa Silvia Parisi
Psicoterapeuta, Psicologo, Sessuologo
Torino
Buongiorno, comprendo profondamente la difficoltà e il disagio che sta vivendo. La sintomatologia che descrive — diarrea funzionale associata a IBS, extrasistoli, attacchi di panico e un forte stato ansioso — è molto spesso influenzata da un complesso intreccio tra corpo e mente. L’ansia può agire sul sistema gastrointestinale e sul cuore, generando quei sintomi che lei vive quotidianamente, rendendo ancora più difficile interrompere questo circolo di preoccupazioni e sofferenza.

Il vissuto della perdita precoce di sua madre e le responsabilità che si è trovata a gestire possono aver contribuito a un senso profondo di vulnerabilità emotiva che si esprime anche a livello fisico. È importante riconoscere che non si tratta solo di “stare più calma” con la forza di volontà, ma di un percorso di comprensione e gestione dell’ansia e del dolore emotivo che possono richiedere un supporto specifico.

Le sue paure e limitazioni quotidiane sono molto reali e incidono significativamente sulla qualità della vita, quindi è fondamentale non sottovalutarle. Un percorso psicoterapeutico mirato può aiutarla a sviluppare strategie efficaci per gestire l’ansia, migliorare il rapporto con il suo corpo e affrontare i vissuti legati alla perdita e alla paura.

Per questi motivi, sarebbe utile e consigliato rivolgersi a uno specialista che possa accompagnarla in questo cammino con un approccio personalizzato e professionale.

Con stima,
Dottoressa Silvia Parisi
Psicologa Psicoterapeuta Sessuologa





Buonasera, purtroppo l'ansia a volte può essere spaventosa e ci fa dimenticare di essere nostra amica, il nostro corpo è lì per ricordarcelo!
Ogni segnale che ci invia è un informazione preziosa per noi e dovremmo accoglierla senza spaventarci senza cercare di metterla a tacere.
Ovviamente farlo da soli non è per niente semplice, farlo insieme ad un professionista le agevolerebbe il tutto, rendendolo meno faticoso e soprattutto meno spaventoso.
Lei ha tutta la vita davanti, non abbia paura di viverla e sia dia la possibilità di ascoltarsi e di riuscire a gestire le emozioni che diventano troppo grandi talvolta.
Dott. Gabriele Taddei
Psicologo, Psicologo clinico
Torino
Salve,
le sue parole restituiscono un’immagine molto chiara e toccante di quello che sta vivendo: un corpo che “reagisce da solo”, che si ribella proprio quando dovrebbe essere alleato – nei momenti quotidiani, familiari, persino nei momenti felici – e una mente che resta in allerta, sempre tesa a decifrare segnali, a prevedere guasti, a tentare di mantenere tutto sotto controllo.

È del tutto comprensibile che, dopo un'esperienza traumatica come la perdita improvvisa della mamma, la fiducia nel corpo e nella sua stabilità possa essersi incrinata profondamente. Quando da piccoli viviamo un evento così destabilizzante, la paura che “da un giorno all’altro tutto possa crollare” può diventare una traccia interna, che poi si riattiva ogni volta che qualcosa in noi (o attorno a noi) sembra sfuggire al controllo.

Il fatto che i sintomi si acuiscano nei momenti di ansia o di attivazione emotiva (come al mattino, dopo i pasti, o durante lo sport) suggerisce un legame forte tra il suo sistema nervoso e quello intestinale e cardiaco, connessione ben nota anche in medicina: intestino e cuore rispondono spesso agli stati emotivi prima ancora che ce ne accorgiamo consapevolmente.

È importante sapere che questi vissuti non sono rari e che non significano “debolezza” o “malattia mentale”. Sono modi in cui il suo sistema, nel tempo, ha cercato di far fronte a un grande carico emotivo.

Un percorso psicologico può diventare lo spazio dove dare finalmente senso a questi segnali, distinguere ciò che oggi appartiene davvero al presente da ciò che invece è memoria del passato, e alleggerire il bisogno di ipervigilanza che tiene tutto sotto controllo ma che finisce per costare molto.

Si può stare meglio, e non perché “si smette di pensarci”, ma perché si impara a convivere con meno paura e più fiducia in sé.

Un caro saluto
Dott.ssa Veronica Savio
Psicologo, Psicologo clinico
Medolla
Gentile utente,
la ringrazio per aver condiviso con tanta chiarezza e profondità ciò che sta vivendo. Da quello che scrive emerge una persona estremamente sensibile, attenta, e con una grande consapevolezza di sé e del proprio corpo. Il fatto che lei riesca a mettere in connessione i sintomi fisici con lo stato emotivo, e a riflettere anche su eventi passati così significativi, è un passo molto importante nel percorso di comprensione e cura.
Il suo racconto descrive un quadro che sembra riconducibile a una somatizzazione dell’ansia, cioè a manifestazioni corporee di una tensione emotiva profonda e costante. La sindrome dell’intestino irritabile (IBS), le extrasistole e gli attacchi di panico sono tutti elementi che, seppur distinti, possono coesistere e alimentarsi reciprocamente in un circolo difficile da interrompere:
- Il corpo reagisce a un disagio emotivo, ma i sintomi corporei generano ulteriore ansia, che a sua volta aggrava i sintomi.
- La sua esperienza passata — la perdita improvvisa di sua madre — può aver lasciato un’impronta molto profonda e silenziosa: quando un trauma non trova spazio per essere elaborato, tende a riemergere nel corpo, nei pensieri, nelle paure di malattia e vulnerabilità.
Il bisogno di controllo, il timore di “non funzionare”, la fatica ad accettare l’incertezza, sono vissuti comuni in chi ha vissuto esperienze improvvise e dolorose come la sua.
Il fatto che riesca ad avere momenti di lucidità in cui “quasi ride” dei pensieri negativi è un segnale molto incoraggiante: significa che non si identifica completamente con l’ansia, ma riesce a osservarla. Questo è un punto di forza su cui può lavorare.
Uscirne è possibile, ma spesso non attraverso la forza di volontà o il “non pensarci”, quanto piuttosto attraverso un percorso di supporto psicologico che possa aiutarla a:
- elaborare il lutto e le paure profonde legate alla salute e alla perdita,
- comprendere i meccanismi ansiosi e imparare a modularli,
- rinegoziare il rapporto con il controllo, l’incertezza, la fragilità.
È comprensibile che abbia paura. Ma proprio perché è consapevole e desiderosa di stare meglio, questo può essere il momento giusto per farsi accompagnare in un percorso mirato. Il fatto che conduca uno stile di vita sano è già un’ottima base. Ora il corpo sembra chiederle di occuparsi anche del piano emotivo con altrettanta cura.
Rimango a disposizione per qualunque chiarimento.
Dott.ssa Veronica Savio
Dr. Andrea Luca Bossi
Psicoterapeuta, Psicologo, Psicologo clinico
Arese
Signorina buongiorno
La descrizione della sua situazione è abbastanza chiara, ma non sufficientemente dettagliata per poter "smascherare" l'origine di questi pensieri negativi, e per farlo sarebbe necessario poterli liberare affinché emergano quelle convinzioni o credenze che, in modo lento e subdolo negli anni, hanno preparato il terreno di una percezione più o meno costante di insicurezza. Si tratta di un lavoro da svolgere con i tempi e modi opportuni all'interno di un contesto in cui lei percepisce un forte senso di protezione e difesa, per poi cominciare a piccoli passi in una direzione concordata e diretta ad una costruzione di Azioni che le possano dare la dimostrazione di quanto lei sia in grado di modificare l'ambiente attorno a se, e questo attraverso le regole di buon senso e misura. Si definisce un percorso di Autoefficacia Percepita. Le auguro di sfruttare questo periodo per poter almeno raccoglie distensione e sollievo, o quantomeno per equilibrare il suo bilancio energetico, per poi iniziare un cammino personale e costruttivo. Le auguro una buona giornata
Buongiorno,
data la sua premessa circa gli accertamenti medici si può supporre, come lei già pensa, che i suoi sintomi siano frutto dell'ansia che spesso si manifesta con disagi a livello gastrointestinale, oltre che la sensazione di mancanza d'aria o alterazioni del ritmo cardiaco.
Lei fa delle ipotesi circa le cause delle sue paure legate al corpo e ciò è un buon inizio. Bisognerebbe che questi suoi pensieri fossero approfonditi, con l'aiuto di un/a professionista, in modo da permetterle di elaborare tali possibili cause e comprendere i suoi sintomi. Il consiglio è di affidarsi ad uno specialista e iniziare un percorso personale.
In bocca al lupo
Un caro saluto
Dr. Maria Tiziana Maricchiolo
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
San Giovanni la Punta
Buongiorno, potrebbe essere utile un lavoro psico-corporeo e l'approccio psicoterapeutico fornito dall'analisi bioenergetica che la aiuti a rilasciare le memorie corporee collegate ad eventi traumatici che le portano ansia e rimuginio, al fine di restituirle ritrovata energia e vitalità. Resto a disposizione per eventuali specifiche anche online. Dr. Maria Tiziana Maricchiolo
Dott.ssa Daniela Platania
Psicologo, Psicologo clinico
Tremestieri Etneo
Grazie per aver condiviso con tanta sincerità e coraggio la tua storia.
Leggendo le tue parole, emerge chiaramente quanto tu sia consapevole e attenta a ciò che accade dentro di te. Hai già fatto un percorso importante di analisi e osservazione dei tuoi sintomi, dei legami con l’ansia e delle tue esperienze di vita.
Ciò che descrivi è molto vicino a un circolo ansia-sintomi corporei. L’ansia può attivare reazioni fisiologiche — come la diarrea mattutina e le extrasistole — che a loro volta alimentano la tua preoccupazione per il corpo, portandoti a controllare continuamente le sensazioni (quello che chiami “pensare a infiniti modi in cui il mio corpo potrebbe smettere di funzionare”). Questo controllo eccessivo, purtroppo, mantiene e amplifica l’ansia.
Riconosco anche il dolore profondo legato alla perdita di tua madre. Quando un evento così improvviso e traumatico accade nell’infanzia, può lasciare una convinzione radicata che “da un momento all’altro tutto possa crollare”. Questo può tradursi, anche anni dopo, in un’ipersensibilità alle sensazioni corporee e in una percezione costante di minaccia.

È importante sottolineare che non sei “incapace di stare calma”, né debole: stai combattendo un meccanismo appreso molto forte, che oggi ti protegge dall’imprevedibilità, ma al prezzo di una qualità di vita ridotta.
Il tuo corpo ti parla: non di malattie fisiche, ma di paure profonde. Il lavoro terapeutico potrebbe aiutarti a:
• Riconoscere e modificare i pensieri catastrofici (ad esempio: “se sento il cuore battere strano, potrei morire”).
• Esposi gradualmente alle situazioni temute (uscire, accettare inviti) per ridurre l’evitamento.
• Imparare strategie di gestione dell’ansia e del corpo, come la mindfulness o tecniche di respirazione.
• Lavorare sul tema della perdita e sulla paura della malattia e della morte, che emerge come filo conduttore.
Mi colpisce la lucidità con cui descrivi i “momenti di risata” quando ti accorgi che i pensieri negativi non corrispondono alla realtà: questi sono segnali preziosi, punti di partenza per costruire nuove modalità di risposta.
Chiedi se “uscirne” sia possibile: sì, assolutamente. Non significa cancellare l’ansia, ma imparare a conviverci senza che governi le tue scelte.
Dott.ssa M. Alessia Sciacca
Psicologo, Psicologo clinico
Catania
Buona sera signora, grazie per essersi aperta su questa piattaforma. Mi dispiace molto per la situazione invalidante in cui si trova e capisco molto la sua ansia e preoccupazione in merito. Mi sento innanzitutto di rassicurarla in merito alla legittimità del suo sentirsi ansiosa: a volte una vita apparentemente tranquilla può celare ansie e preoccupazioni che possono inficiare il normale funzionamento e svolgimento anche delle mansioni quotidiane più semplici. Il fatto che lei abbia già indagato ed escluso eventuali cause organiche, mi fa pensare che possa essere una somatizzazione di tipo psicologico. Mi racconta che ha perso la mamma da piccola per una malattia, è sicuramente un aspetto importante che merita di essere approfondito. Cercherei di capire se c'è qualcosa o qualcuno nella sua vita attuale che potrebbe renderla inquieta e scatenarle questi episodi. Mi sento di consigliarle di intraprendere un percorso psicoterapeutico quanto prima, in modo da cercare di capire da dove nascono questi episodi e per reindirizzare questo evitamento delle occasioni sociali che sta mettendo in atto per paura di potersi sentire male quando è fuori. Rimango a disposizione per ulteriori dubbi o domande. Cordialmente, dott.ssa Sciacca
Dott.ssa Cinzia Pirrotta
Psicoterapeuta, Psicologo, Psicologo clinico
Bruino
Buongiorno,
dalla sua descrizione emerge una storia di sofferenza reale, anche se non legata a una malattia organica. La diagnosi di IBS (sindrome dell’intestino irritabile) funzionale e la presenza di extrasistoli collegate agli stati di ansia indicano che il suo corpo sta esprimendo attraverso i sintomi un carico emotivo e una vulnerabilità profonda. Non è “tutto nella testa”, come spesso si sente dire: è nel corpo, che amplifica il segnale.
Le esperienze precoci di perdita e di senso di insicurezza, come quella della malattia improvvisa di sua madre, creano spesso una sorta di “allarme di fondo” nella mente, che si traduce in ipervigilanza verso ogni minimo segnale corporeo. Questo circolo ansia-sintomo-paura-sintomo può diventare molto invalidante, come lei stessa riconosce.
La buona notizia è che si può lavorare su questo. Non con “il consiglio di stare più calma”, ma con un percorso terapeutico mirato ad aiutarla a spezzare questo circuito. La psicoterapia (soprattutto orientata alla regolazione emotiva e al lavoro con le paure profonde) può aiutarla a costruire dentro di sé quella sicurezza che ora cerca nel controllo esterno e nell'evitamento.
Non è facile da sola, ma non è una strada chiusa. Le consiglio di valutare un percorso psicologico: non per “curare” un sintomo, ma per curare la paura di star male. Spesso è proprio quella a tenerci prigionieri.
Resto a disposizione se desidera approfondire.
Un caro saluto.
Dott.ssa Cinzia Pirrotta
Sera, penso che sia importante risolvere il problema dell'ansia.
Ha pensato ad iniziare un percorso psicoterapeutico?
Dott. Luca Rochdi
Psicologo, Psicologo clinico
Milano
Gentile utente le consiglio di intraprendere un percorso di supporto psicologico per migliorare la situazione descritta. Continui ad avere fiducia, da quanto descrive sembra avere ottime risorse.
Sarei felice di accompagnarla in questo percorso.
Se dovesse avere dei dubbi, può contattarmi premendo il tasto 'messaggio' sul mio profilo.
Resto a disposizione attraverso consulenze online
Dott. Luca Rochdi
Dott.ssa Valentina Costanza
Psicologo, Psicologo clinico
Aversa
Buongiorno! I sintomi che descrive possono essere ricondotti a cause psicologiche, ovviamente dopo attente valutazioni che abbiano escluso altro. Dunque, le consiglio vivamente di affidarsi ad uno psicologo/terapeuta che sappia aiutarla a comprendere ciò che le sta accadendo. Un grosso in bocca al lupo! Resto a disposizione, dott.ssa Valentina Costanza
Dott.ssa Silvia Visentin
Psicologo, Psicologo clinico
San Donà di Piave
Buongiorno, da quello che scrive si percepisce la situazione di sofferenza e disagio che sta vivendo. I sintomi somatici che riferisce, non avendo una causa medica, potrebbero essere delle somatizzazioni di ansia o di alcuni aspetti che deve ancora metabolizzare ed elaborare (perdita della madre) e le sono dentro e le possono quindi causare delle conseguenze sul corpo. Spesso si tende ad incassare tutto ció che ci succede nella nostra vita di tutti i giorni peró dopo un po’ il nostro corpo ci parla e ci manda alcuni segnali che è giusto cogliere ed ascoltare. L’ansia è un’emozione naturale ed utile all’essere umano e anche se spesso va oltre i limiti del normale la possiamo gestire e possiamo dunque calmare anche il nostro corpo. Il carico anche di responsabilità che sente è un ulteriore peso che sta portando e che contribuisce a farla sentire così.
Dott. Dario Martelli
Psicologo clinico, Psicologo, Psicoterapeuta
Torino
Sì mi sembra indispensabile che lei si prenda cura di questa paura, che probabilmente ha delle radici profonde. Un percorso terapeutico la può aiutare, da una parte a gestire i momenti di emergenza e dall'altro a contattare le emozioni profonde che stanno alla base delle paure. Contemporaneamente dei farmaci anche la possono aiutare, sempre nei momenti di emergenza e i due interventi, farmacologico e psicoterapeutico possono coesistere e la possono aiutare. Per quanto riguarda la parte psico sono a disposizione.
(anche online). Saluti. Dario Martelli
Dott.ssa Anna Bruti
Psicologo clinico, Psicologo, Psicoterapeuta
San Benedetto del Tronto
Gentile utente,
capisco quanto l’ansia legata ai sintomi fisici stia influenzando la sua quotidianità. Esistono percorsi psicologici efficaci per imparare a gestire la somatizzazione e le paure di malattia. Se desidera approfondire e trovare strategie personalizzate, sono disponibile per un primo colloquio: mi contatti pure in privato.
Un cordiale saluto,
Dott.ssa Anna Bruti – Psicologa

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