Buongiorno sono la mamma di un ragazzo di 22 anni che ha problemi di alcolismo da 5 /6 anni, lui bev

19 risposte
Buongiorno sono la mamma di un ragazzo di 22 anni che ha problemi di alcolismo da 5 /6 anni, lui beve tanto da non capire più niente, il giorno dopo non ricorda più niente. quando beve purtroppo è violento. non so più cosa fare perché lui in comunità non ci vuole andare, cosa posso fare?…..sono tanto disperata non vedo più una via di uscita.
Salve, potrebbe dire a suo figlio di provare a intraprendere un percorso psicologico per il suo benessere psicofisico.
Buona giornata.
Dott. Fiori

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Gentile signora, rimango molto colpita dalla disperazione e dalla sensazione di impotenza che trasmettono le sue parole. Anzitutto la invito a tutelare la propria incolumità fisica in caso di necessità. Ritengo che un alcolismo come quello da lei descritto necessiti di essere almeno in parte affrontato all'interno dei servizi competenti (Servizi per le Dipendenze e Nuclei Operativi per l'alcolismo), i quali hanno equipe di professionisti altamente specializzati. Certo suo figlio dovrebbe essere motivato ad intraprendere un percorso di questo tipo; in questo senso forse il confronto con uno psicologo potrebbe aiutarlo a trovare la giusta spinta per mettersi in gioco. In caso tuttavia suo figlio non abbia intenzione di intervenire sulla sua problematica - come mi è sembrato di capire da quanto ha scritto - consiglio che sia lei a ritagliarsi uno spazio di riflessione presso un professionista di sua fiducia con la finalità di esplorare ad intervenire su quella disperazione e su quell'impotenza che ora la paralizzano e la rendono vittima della situazione. La ringrazio di aver condiviso qui i suoi delicati vissuti e rimango a disposizione per ogni necessità. Dott.ssa Roberta Sala
Salve. A volte, nei casi in cui chi ha bisogno di aiuto lo rifiuta, può funzionare da stimolo fare per sé ciò che si vorrebbe fare per l'altro. Intraprenda lei o tutta la famiglia un percorso psicoterapeutico, in modo da trasmettere il messaggio che tutti possono avere bisogno di aiuto. Suo figlio potrebbe sentirsi non più come quello che ha il problema, che crea problemi agli altri e potrebbe aprirsi ad una richiesta di aiuto. Distinti saluti
Buonasera, una dipendenza da alcool da 5/6 anni iniziata in adolescenza è un problema molto logorante per suo figlio e per tutta la famiglia. In caso di violenza però, seppur doloroso da madre, deve mettersi in sicurezza lei per prima. Mi dispiace che in tutti questi anni non siate riusciti a trovare un aiuto. I servizi territoriali per le dipendenze sono sicuramente un luogo dove trovare un supporto anche come familiare. E' chiaro che suo figlio deve riconoscere di avere un problema per riuscire a farsi aiutare. Un percorso di psicoterapia deve necessariamente essere accompagnato da un disintossicazione.
Dott.ssa Camilla Ballerini
Gentile Signora, la situazione che ha condiviso appare molto complessa e dolorosa.
Ad oggi le azioni più percorribili sembrerebbero riguardare lei.
Prioritaria appare la possibilità di mettersi in sicurezza e di proteggersi dalla violenza.
Potrebbe esserle utile, inoltre, rivolgersi ai Servizi Territoriali per le Dipendenze, che offrono supporto e sostegno anche ai familiari.
Ritagliarsi uno spazio di ascolto ed aiuto personale, in cui prendersi cura dei vissuti dolorosi, con cui si sta confrontando, forse l'aiuterebbe a sentirsi meno sola. Inoltre, il confronto con un'equipe di esperti le darebbe la possibilità di ricevere delle informazioni utili e mirate su come gestire questa problematica, al netto dei vincoli presentati.
Buongiorno signora mi occupo di alcolismo e dipendenze da 33 anni e mi rendo conto dalla sua descrizione che come spesso accade nelle dipendenze "suo figlio ha il mal di denti ma è lei a sentire il dolore" e quindi sembra impossibile arrivare ad una proposta e a un progetto terapeutico. La comunità è spesso l'ultima spiaggia del trattamento e spesso ci si arriva quando si raggiunge una qualche forma di consapevolezza del problema ... e non mi pare questo il caso. Negli anni però ho potuto sperimentare con un certo successo proprio nei Ser.D la possibilità di lavorare sui genitori per far arrivare i figli a quel grado di consapevolezza tale da poter fare una richiesta di aiuto autonomamente. Non so dove lei risieda ma se può esserle utile la invito a contattarmi per fare il punto della situazione attuale a partire dai rischi sulla sua incolumità fisica e per offrirle magari qualche indicazione su come affrontare questa continua precarietà ed emergenza. Con affetto.
Buongiorno signora, è necessario un lavoro di squadra, che faccia nascere in suo figlio la consapevolezza del problema. Quello che le consiglio è di contattare il SerD di riferimento della sua provincia, per fissare un colloquio con lo psicologo o lo psichiatra che si occupa di dipendenza alcolica. In bocca al lupo! Dottoressa Lydia Chiovari
Buongiorno, la situazione descritta sembra grave: non può restare in una condizione di pericolo con il terrore che suo figlio diventi violento.
Ne parli con il suo medico di base e organizzate un ricovero. Questo è il primo passo.
dott Tealdi
Buongiorno signora, capisco la sua preoccupazione... Ma suo figlio è giovane quindi se si interviene si può avere una buona prognosi! Le strade che mi vengono in mente sono due. La prima portare suo figlio da uno psicologo o psicoterapeuta che lo prenda in carico. La seconda è rivolgersi al Sert dove organizzano gruppi per questo tipo di dipendenze. La saluto cordialmente dr Fabio Bruno
Buonasera signora,
per una madre deve essere molto difficile provare questo senso di impotenza. Credo che abbia bisogno dell'aiuto di un servizio che si occupi nello specifico di dipendenze, può chiedere presso un SERD ( Servizio per le Dipendenze) del suo territorio, spesso sono previsti anche dei percorsi per i familiari. In questo caso potrebbe essere aiutata e sostenuta a capire come comportarsi con suo figlio affinché anche lui possa essere aiutato da persone competenti ed esterne che possano avere gli strumenti e le risorse necessarie.
Le auguro il meglio,
Saluti
Dott.ssa Anna Maria Gioia
Buonasera,
è indispensabile affidarsi ai professionisti che trova nel servizio di Alcologia del suo territorio, nella sua situazione potrà ricevere consiglio anche per gestire al meglio il suo ruolo genitoriale e veicolare una presa in carico graduale di suo figlio con l'obiettivo di renderlo più consapevole del problema e richiedere finalmente aiuto.
Dott. Marenco
Buongiorno, credo che la soluzione migliore in questo momento sia contattare il centro per le dipendenze dell'Azienda sanitaria del suo territorio, in cui trovare i professionisti indicati per una presa in carico multidisciplinare. Consiglio anche l'inizio di una terapia familiare, per poter iniziare ad affrontare la questione anche con tutti i membri della famiglia.
Resto a disposizione per ulteriori chiarimenti.
Cordiali saluti,
Dott.ssa Annalisa Bonaiti
Salve Signora,
purtroppo la scarsa motivazione al trattamento è una delle caratteristiche che più si ritrovano con chi ha una dipendenza.
Rivolgersi in un centro specialistico che si occupa di alcolismo è fondamentale per aiutare suo figlio e le persone che gli stanno vicino.
Resto a disposizione.
Saluti, Dott.ssa Porcelli
Buon giorno cara mamma, la situazione che lei espone è sicuramente molto importante e fonte di sofferenza per voi tutti e per le relazioni immagino. C'è bisogno di una presa in carico a più livelli, ma c'è bisogno anche di voler essere aiutati e di desiderare di uscirne. In questi casi consiglierei intanto a voi genitori, se siete presenti entrambi, di iniziare una Psicoterapia familiare e di coinvolgere anche vostro figlio in questo, per poi lavorare insieme allo Psicoterapeuta per una presa in carico individuale nei centri specializzati. Spesso mi trovo di fronte a famiglie sofferenti dove i figli, o chi esprime il malessere, non vogliono andare in Psicoterapia, poiché riferiscono di non essere loro il problema, per questo uno Psicoterapeuta ad indirizzo sistemico relazionale inizia intanto a lavorare con le persone presenti, desiderose di essere anche loro di aiuto per l'altro, soprattutto quando è un figlio. Il lavoro iniziale con tutta la famiglia è un punto fondamentale, poi si lavorerà anche su altro, ma in questo modo il messaggio che passa è : non sei solo tu il problema, ma abbiamo tutti bisogno di aiuto. Se desidera altre informazioni può contattarmi. Un caro saluto. Dott.ssa Francesca Romana Manni
Buongiorno Signora,
la situazione che sta vivendo in questo momento deve essere assolutamente dolorosa, soprattutto perchè appare quasi come se non ci fosse possibilità di uscita.
Suo figlio, seppure non intende andare in comunità, riconosce comunque di avere un problema?
Concordo in ogni caso con i colleghi: lei non può sicuramente obbligarlo a prendersi cura di se stesso, ma può essergli d'esempio. Si prenda cura di sè, non si chiuda in se stessa, si lasci aiutare lei dai centri a disposizione dei parenti. Sperimentare esperienze di sostegno per lei in gruppo con persone che si possono trovare nella sua stessa situazione potrebbe sicuramente essere un aiuto per lei, per tenere duro su quei confini che è importante non vengano superati.
La abbraccio.
Dott.ssa Agnese Lombardi
Cara signora, oltre alle proposte dei colleghi, le introduco la possibilità di fare un percorso terapeutico familiare in modo che suo figlio si possa sentire meno solo piuttosto che fare un percorso da solo.
Dott.ssa Antonella Abate
Contatti il Sert della sua zona...possono provare ad agganciare suo figlio e chieda aiuto per sè, magari in un altro spazio, essendo evidentemente affaticata dalla situazione che descrive
Salve capisco la sua preoccupazione, molto spesso l'alcool viene utilizzato dalle persone per lenire una profonda sofferenza psichica, diventando l'unico strumento a buon mercato e socialmente accettato per gestire il proprio disagio anche quando causa ulteriore sofferenza a sé e ai propri cari. Credo possa essere utile fare un tentativo per intercettare il malessere di suo figlio a cui tenta di dare sollievo tramite l'alcool. Le consiglio di rivolgersi al Ser.D (servizio dipendenze) del suo distretto sanitario dove potrà trovare professionisti preparati a darle indicazioni su come motivarlo a farsi aiutare ma anche a supportarla in questo percorso. Cordiali saluti Dott.ssa Frizzarin
Gentile signora, purtroppo esiste una fase nel percorso clinico delle dipendenze, cosiddetta di pre-contemplazione, in cui manca nella persona con il problema la consapevolezza e dunque la motivazione a mettere in discussione il proprio stile di vita.
Penso che il suo benessere valga molto e, in questo momento, è importante che si prenda cura di se stessa. Le consiglio di contattare il SerD della sua zona che sicuramente riuscirà a sostenerla e guidarla. Un caro saluto, Dott.ssa Giada D'Amico

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