Buongiorno, è la prima volta che scrivo e cercherò di essere sintetica. Sono una persona estremament

23 risposte
Buongiorno, è la prima volta che scrivo e cercherò di essere sintetica. Sono una persona estremamente romantica, tutto ruota attorno all’amore e quando mi innamoro sono sempre felicissima. Sono attualmente innamorata di un ragazzo, che in realtà non conosco, solo di vista, dunque non stiamo insieme. Non mi importa star con lui, traggo benessere solo dai miei sentimenti, amo ascoltare la musica e immaginare scenari e provare emozioni in quel momento. E’ la mia bolla, il mio momento, metto le cuffie e dimentico tutto. Un giorno, il 15, tutto di colpo si è spento. Ricordo di essermi messa le cuffie come sempre… ma di non aver provato le emozioni solite, ma meno intense.. sono finita in una situazione di panico e mi sono ritrovata a piangere di continuo e a pormi di continuo la domanda “lo amo o no” cercando rassicurazioni e quindi di stimolarmi emozioni ma non funzionava. Terrore puro, mai provato. Sono andata dal mio psicologo e lui, ascoltandomi e facendomi delle domande, ha affermato che io soffro di senso di colpa patologico, mi sento in colpa per situazioni in cui non centro nulla e quindi per punirmi tendo a sabotarmi privandomi delle cose che mi rendono più felice. In effetti ripensandoci, nei giorni precedenti mi sono sentita un sacco in colpa nei confronti dei miei genitori, in quanto siamo andati a fare compere per quattro giorni di seguito, e io sono una persona estremamente parsimoniosa, quasi ossessionata, anche quando si va a fare la spesa, e in quel contesto quasi arrivati ad impedire ai miei di comprare le cose. Mi piace togliermi qualche sfizio, ma sempre risparmiando il più possibile, posso definirla un’ossessione non gravissima ma un’ossessione. In quei quattro giorni, mia madre ha speso molto, ovviamente ha comprato delle cose anche per lei, abbiamo un rapporto meraviglioso, lei ama farmi regali, senza pensare al budget, ama rendermi felice.in passato è capitato spesso che io mi sentissi in colpa senza motivo e ricordo che quando ero più piccola per punirmi mi toglievo delle cose che mi facevano felice, ma lo facevo volontariamente. Il mio psicologo hai ipotizzato che questa volta la cosa sia stata involontaria e che quindi io sia arrivata a privarmi involontariamente della mia attuale felicità. Mi ha detto che uno dei rimedi e cercare di creare una sorta di distacco momentaneo con questa persona, per un tot di tempo e quindi ripulirmi, affermando che ho sovraccaricato la mente. Gli ho parlato anche della mia idea che potesse essere DOC da relazione, ma lui ha detto che non è così e ha citato il meta pensiero, anche se non ho capito bene cosa fosse. Volevo sapere da voi se la sua spiegazione è plausibile, se veramente può esserci un nesso tra senso di colpa patologico nei confronti di una persona e sentimenti appiattiti nei confronti di un’altra. Ho notato in realtà un cambiamento: nei giorni prima della seduta piangevo costantemente e cercavo costantemente di stimolarmi delle emozioni, provavo solo tristezza, però comunque provavo qualcosa. Mi sembrava di vivere un inferno. Dal giorno della terapia invece mi sento leggermente diversa, ho smesso di farmi la domanda sul lo Amo oppure no e ho smesso di darmi una risposta, ma è stato involontario.avrò anche smesso di tartassarmi con la domanda che prima mi facevo di continuo, però adesso verso in una sensazione di apatia, non riuscendo più neanche a piangere, e qualora mi capitasse davanti agli occhi qualcosa che mi ricorda lui sono semplicemente spenta, né felice né triste. Potrebbe essere paura, dato che ogni volta che so di dover avere a che fare con lui per un motivo per un altro mi sale l’ansia? Ho anche paura che la diagnosi sia sbagliata ed in realtà sia semplice disinnamoramento, ma lui mi ha fatto notare che se fosse così non ci starei male. Non so se questo cambiamento che ho riportato sia positivo oppure negativo, forse preferivo piangere e sentire la sua mancanza piuttosto che versare in questa situazione. Vorrei tanto avere anche qualche consiglio da voi…
Dott. Francesco Damiano Logiudice
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Roma
Salve, mi spiace molto per la situazione ed il disagio espresso e comprendo quanto possa essere difficile per lei convivere con questa situazione riportata.
Ritengo importante che lei possa richiedere un consulto psicologico al fine di esplorare la situazione con ulteriori dettagli, elaborare pensieri e vissuti emotivi connessi e trovare strategie utili per fronteggiare i momenti particolarmente problematici onde evitare che la situazione possa irrigidirsi ulteriormente.
Credo che un consulto con un terapeuta possa aiutarla ad identificare pensieri rigidi e disfunzionali che impediscono il cambiamento desiderato e mantengono la sofferenza in atto.
Resto a disposizione, anche online.
Cordialmente, dott FDL

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Dott.ssa Silvana Zito
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Milano
Gentile utente, il suo racconto è ricco di spunti che meritano attenzione. Penso che insieme al terapeuta può affrontare al ,eglio i suoi dubbi. Saluti
Dott.ssa Silvana Zito
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Dott. Diego Ferrara
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Quarto
Gentile utente di mio dottore,
il suo racconto esprime tantissimi elementi che meriterebbero un approfondimento. Continui la psicoterapia, e si confronti con il collega in merito a tali aspetti, potrebbero rappresentare un interessante spunto su cui lavorare.

Cordiali Saluti
Dott. Diego Ferrara
Dott.ssa Rachele Ghirardi
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Vigevano
Gent.le utente,
mi spiace per la situazione di disagio che prova.
Il consiglio che posso darle è di fidarsi del suo terapeuta e approfondire con lui tutto questo.
Non vorrei sembrarle brusca, ma mi domando: avete già affrontato la tematica "relazione immaginaria vs relazione reale"?
Rimango a disposizione per eventuali, ulteriori consulti.
GR
Buonasera, ci sono diversi elementi del suo racconto che meritano senz'altro continuo approfondimento come sta già facendo con lo psicologo. Le consiglio di proseguire la strada con lui, e qualunque di dubbio lei abbia, ne parli apertamente con lui. Questo non può che far bene alla terapia e rafforzare l'alleanza terapeutica.
Ciò che mi sento di dirle è riflettere su quanto lei viva così nella fantasia piuttosto nella realtà: come mai? Ha timore di ciò che può succedere affrontando davvero le situazioni? Vuole provare emozioni anche inerenti a ciò che vive? Sono domande che potrebbe prendere come spunto.
Un caro saluto dottoressa Paola De Martino
Dott.ssa Angela Giangreco
Psicologo
Agrigento
Salve nella vita quando ci poniamo troppe domande finiamo per perdere di vista l obiettivo principale... L autorealizzazione. Sia onesta con il suo terapeuta gli parli dei suoi dubbi sulla diagnosi l alleanza terapeutica è uno strumento fondamentale per il. Proseguo del percorso che sta facendo. Credo anche che sia arrivato il momento di togliere le cuffie e iniziare a vivere laa vita con tutti i rischi connessi e non solo immaginare di vivere nascosta e protetta sotto le sue cuffie c è una parte di lei che non si accontenta più faccia i conti con il suo essere parsimoniosa in modo da evitare di diventare avara anche con se stessa avara di sentimenti vive storie immaginarie senza dare amore vuole vivere emozioni quindi avere... Senza dare ha tanto di cui parlare con il suo psicologo si faccia meno domande e si ascolti di più
Le auguro il meglio
Dott. Emiliano Perulli
Psicologo, Psicologo clinico, Psicoterapeuta
Lecce
Buon pomeriggio,
continui a confrontarsi apertamente e serenamente col suo terapeuta, riportandogli le riflessioni che ha esposto qui. Vedrà che affrontarle insieme le sarà d'aiuto.
Cordialmente, EP
Buongiorno, è importante ascoltarsi e raccontarsi come lei sta facendo anche attraverso il suo messaggio. Sono a sua disposizione anche per una consulenza online. Cordialmente. Dott. Roberto Lasagna
Dott. Felice Schettini
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Roma
Buonasera. Il mio suggerimento è quello di continuare a confrontarsi direttamente con lo psicologo con cui sta lavorando, esponendo ed esprimendo all'interno del suo spazio psicologico, in modo libero e aperto, tutti i dubbi, vissuti, sentimenti che ha esposto in questo spazio (potrebbe essere molto importante condividere anche il fatto che ha richiesto questo supporto da altri professionisti), e più in generale tutto ciò che ritiene importante relativamente all'esperienza che sta vivendo. Confrontandosi con altri professionisti mentre sta già svolgendo un percorso psicologico rischia di confonderla.
All'interno del suo percorso si permetta il tempo necessario per fare gradualmente chiarezza, lavorando sulla consapevolezza di se stessa e delle proprie relazioni, e sulla promozione del proprio benessere e della propria salute. Un saluto, Dott. Felice Schettini
Dott.ssa Anna Vinci
Psicologo, Psicologo clinico, Psicoterapeuta
Bologna
Buongiorno, come suggerito dai precedenti colleghi credo sia fondamentale la condivisione, dei dubbi qui espressi, con il suo attuale terapeuta. Il collega saprà sicuramente accompagnarla nell'esplorazione delle sue emozioni e nel raggiungimento di una piena consapevolezza di sè. Lo spazio di terapia è il luogo adatto per mettere in gioco i suoi vissuti ed elaborarli in un luogo protetto e di ascolto. Cordiali saluti, dott.ssa Anna Vinci
Dott.ssa Elisabetta Cavicchioli
Psicologo clinico, Professional counselor
San Miniato Basso
Buongiorno, dato che sta già facendo un percorso con un professionista, la cosa migliore sarebbe affrontare queste riflessioni direttamente con lui/lei.
E' difficile dire se la spiegazione è plausibile perchè mancano molti elementi. Per lei cosa è?
E come mai ha l'ansia ogni volta che sa di dover avere a che fare con lui? Cosa è che la fa stare male così? E cosa vorrebbe da lei?

Saluti
Elisabetta
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 Ignazio Gioia
Psicologo, Psicologo clinico
Roma
Salve, Lei già si è data una possibilità importante, uno spazio d’aiuto psicologico. Ci “rientri” appieno, portando lì quello che Le corrisponde, quello che Le corrisponde meno, quello che non comprende, i suoi “collegamenti”, in sintesi i suoi vissuti. Credo che solo in questo modo Lei possa dare il suo contributo alla costruzione di una buona alleanza di lavoro con il/la collega e possa tendere ancor più una mano a sé stessa. La ringrazio e La saluto cordialmente. Ignazio Gioia
Gentilissima, l’amore provato può far mantenere stabile uno stato di benessere, è un raggiungimento psicofisico che porta molto piacere. Il discorso del meta pensiero spiega in che modo la mente porta fuori da questa strada. Più che analizzare il perchè, potremmo osservare il come, come questo stato di apatia si protrae nel tempo anche contro la volontà? Mi chiedo se si stia rinforzando una auto-riflessione dei proprio pensieri che potrebbe spostare la consapevolezza non più sullo stato di benessere che comprende anche l’emozione, ma su troppi pensieri di come questo accade. Grazie della condivisione.
Dott.ssa Valeria Randisi
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Casalecchio di Reno
Buonasera, credo che lei abbia molte paure e che il lavoro con lo psicologo le sia proficuo perché riesce a contattarle e quindi a superarle. Continui a parlare con lui e vedrà che l'ansia del controllo sparirà. Anche quella che le fa temere di fare un percorso sbagliato.
Cordiali saluti
Dott.ssa Valeria Randisi
Dott.ssa Sara Bachiorri
Psicologo, Psicologo clinico
Milano
Sembra che tu stia attraversando un periodo molto turbolento emotivamente.

Quello che il tuo psicologo ti ha detto riguardo al senso di colpa patologico e al potenziale sabotaggio potrebbe avere senso. Il senso di colpa e l'autopunizione possono avere un impatto significativo sul nostro benessere emotivo e possono influenzare i nostri sentimenti e comportamenti. Sebbene possa sembrare un'idea difficile da comprendere, a volte il nostro subconscio può portarci a comportamenti che, sebbene possano sembrare controproducenti o dannosi, hanno uno scopo interno che può non essere immediatamente evidente.

Il meta pensiero, che hai menzionato, è una riflessione sulla nostra stessa mente e sui nostri pensieri. In altre parole, il meta pensiero consiste nel riflettere su ciò che stiamo pensando o sentendo. Può essere utile per comprendere meglio i nostri processi mentali e le nostre emozioni.

Per quanto riguarda il cambiamento delle tue emozioni dopo la terapia, è possibile che tu stia vivendo un periodo di adattamento e di elaborazione delle emozioni. La terapia può portare alla consapevolezza di aspetti di noi stessi che possono essere stati soppressi o ignorati, e questo può portare a una serie di reazioni emotive diverse. Potrebbe esserci un periodo di confusione e instabilità emotiva mentre lavori su te stessa e sulle tue emozioni.

Riguardo al tuo interesse amoroso per il ragazzo di cui hai parlato, è possibile che la tua situazione attuale stia avendo un impatto sulle tue emozioni e sul tuo coinvolgimento emotivo. Può essere che il senso di colpa e l'ansia stiano influenzando la tua capacità di provare emozioni intense verso questa persona o che tu stia cercando di proteggerti emotivamente.

Ti consiglio di continuare a lavorare con il tuo psicologo per esplorare queste emozioni e pensieri in modo più approfondito e per trovare delle strategie per gestire il senso di colpa e l'ansia. La terapia può aiutarti a fare chiarezza sulle tue emozioni e a trovare modi per affrontare il senso di colpa in modo più sano e costruttivo.

Inoltre, non aver paura di esplorare i tuoi sentimenti per il ragazzo di cui hai parlato e di parlare apertamente con lui delle tue emozioni. Comunicare apertamente può aiutare entrambi a capire meglio i sentimenti reciproci e a trovare una soluzione che sia giusta per entrambi.

Ricorda sempre che la tua salute mentale è importante e se senti di avere bisogno di supporto aggiuntivo, non esitare a cercare aiuto da un professionista della salute mentale qualificato.
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Dott.ssa Francesca Gottofredi
Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Bologna
Comprendo la tua preoccupazione riguardo al cambiamento repentino dei tuoi sentimenti. È possibile che il senso di colpa patologico che hai menzionato abbia un impatto sulle tue emozioni e sul modo in cui ti relazioni con gli altri. Tuttavia, la connessione diretta tra il senso di colpa e i sentimenti appiattiti verso questa persona specifica richiede una valutazione più approfondita da parte di uno specialista. È importante continuare a lavorare con il tuo psicologo per esplorare ulteriormente queste dinamiche e trovare modi per affrontarle. Il meta-pensiero si riferisce alla consapevolezza dei propri pensieri e alle modalità di pensiero. Continua a esplorare queste tematiche durante le tue sessioni terapeutiche per ottenere un sostegno adeguato. Dott.ssa Francesca Gottofredi
Dott.ssa Ilaria De Pretto
Psicologo, Psicologo clinico
Roma
Mi dispiace sentire che stai attraversando questo momento difficile e confuso. Sembra che tu stia affrontando una serie di emozioni complesse e che tu stia cercando di capire cosa stia succedendo nella tua vita sentimentale e emotiva. È positivo che tu abbia cercato il supporto di un professionista, il tuo psicologo, per esplorare queste questioni.

La tua descrizione di sentirsi in colpa senza motivo apparente e di avere un senso di auto-sabotaggio potrebbe essere indicativa di alcuni aspetti del tuo benessere mentale che potrebbero richiedere attenzione e lavoro. La terapia può aiutarti a esplorare questi sentimenti, a comprendere meglio le tue reazioni emotive e a sviluppare strategie per affrontarli in modo più sano.

Quanto al cambiamento dei tuoi sentimenti nei confronti di questa persona di cui sei innamorata, è importante sottolineare che le emozioni sono complesse e possono variare nel tempo. Non è raro che le persone attraversino fasi in cui i loro sentimenti sembrano cambiare o diventare più confusi. Questo non significa necessariamente che sia un problema di "senso di colpa patologico" nei confronti di un'altra persona, ma potrebbe essere legato a vari fattori, tra cui stress, ansia o anche solo la naturale evoluzione dei sentimenti.

L'idea di creare un distacco temporaneo dalla persona di cui sei innamorata potrebbe essere una strategia da considerare. Questo potrebbe permetterti di dare spazio a te stessa per capire meglio i tuoi sentimenti e le tue emozioni. Tuttavia, è importante farlo in modo equilibrato e non come una forma di auto-punizione.

Continuare la terapia con il tuo psicologo è essenziale, poiché lui può aiutarti a esplorare ulteriormente questi sentimenti, a sviluppare una comprensione più profonda di te stessa e a trovare modi per gestire il senso di colpa e altri pensieri negativi.

Infine, cerca di essere paziente con te stessa e di accettare che le emozioni possono cambiare nel corso del tempo. Continua a lavorare sulla tua salute mentale e cerca il supporto di amici e familiari di cui ti fidi durante questo processo.
Dott.ssa Veronica Guidi
Psicologo, Psicologo clinico
Napoli
Gentile utente, grazie per aver condiviso con noi la sua esperienza. Mi rendo conto del disagio che sta provando e delle difficoltà che sta vivendo.
Un parere psicologico per essere funzionale necessita di tanti dettagli, di ascolto e di una forte fiducia da entrambe le parti. Per tale ragione le assicuro la mia disponibilità se fosse interessato a ricevere maggiori informazioni e uno spazio sicuro in cui poter parlare.
Dott.ssa Veronica Guidi
Dott.ssa Laura Raco
Psicologo, Psicologo clinico
Milano
Buongiorno, percepisco molta confusione rispetto ai suoi sentimenti. Il bisogno di trovare una definizione di cosa succede nella sua mente sembra prendere il sopravvento e generarle ansia. Piuttosto che tentare di dare un nome o cercare una diagnosi, provi semplicemente a valorizzare i suoi stati d'animo, perché alla fine, sono le emozioni che viviamo ad essere importanti. La terapia è un'ottima scelta, le suggerisco di continuare e sono certa che imparerà a conoscersi sempre meglio e ad avere sempre più chiarezza rispetto ai suoi sentimenti. Dr.ssa Laura Raco
Dott. Andrea Boggero
Psicologo, Psicologo clinico
Genova
Buongiorno, prima di tutto, voglio ringraziarla per aver condiviso una parte così intima e profonda della sua esperienza. Da quello che racconta, emerge una forte sensibilità e una grande ricchezza emotiva, che rappresentano una parte fondamentale del suo essere. Tuttavia, capisco quanto possa essere disorientante e doloroso sentirsi improvvisamente “spenta” e non riuscire a provare le emozioni che solitamente la riempiono di gioia e significato. La spiegazione del suo psicologo sul senso di colpa patologico è certamente plausibile, soprattutto considerando ciò che lei stessa ha osservato nella sua storia personale: la tendenza a privarsi delle cose che le danno felicità quando prova un senso di colpa. Il nostro cervello, in momenti di forte stress o conflitto interno, può adottare strategie che finiscono per "sabotare" il nostro benessere, spesso in modo inconsapevole. È come se la mente, sovraccaricata da pensieri di colpa, cercasse un modo per alleggerirsi, ma lo facesse nel modo sbagliato, privandola di ciò che la fa stare bene. La sua idea che possa esserci un legame tra il senso di colpa verso i suoi genitori e il cambiamento nei sentimenti verso questa persona è molto interessante e coerente con ciò che sappiamo sul funzionamento emotivo. Quando ci sentiamo sopraffatti da emozioni negative, come il senso di colpa, il nostro sistema emotivo può reagire con una sorta di “appiattimento” generale, quasi come una difesa per evitare di essere travolti da un’ulteriore sofferenza. Questo potrebbe spiegare il passaggio dalla tristezza intensa che provava all’inizio alla sensazione di apatia che descrive ora. Il concetto di meta-pensiero citato dal suo psicologo si riferisce al pensare ai propri pensieri, ovvero alla tendenza a monitorare, analizzare e giudicare continuamente i propri stati mentali. Questa abitudine, se troppo intensa, può diventare un circolo vizioso che alimenta l’ansia e l’auto-sabotaggio, poiché ci porta a ruminare continuamente su ciò che sentiamo o non sentiamo, come è accaduto a lei con la domanda “Lo amo o no?”. Sembra che il distacco momentaneo che il suo terapeuta le ha suggerito sia proprio pensato per interrompere questo ciclo e dare alla sua mente il tempo e lo spazio necessari per riprendersi. Il cambiamento che ha notato dopo la terapia (smettere di farsi la domanda ossessiva ma sentirsi spenta) può essere un segnale che il suo sistema emotivo si sta prendendo una pausa per riequilibrarsi. Anche se questa fase di apatia può essere spiacevole, non significa necessariamente che sia negativa: potrebbe rappresentare una tappa temporanea verso una maggiore serenità. La paura che si tratti di disinnamoramento è comprensibile, ma come ha detto anche il suo terapeuta, il fatto che questa situazione le provochi dolore è un’indicazione importante: se fosse davvero disinnamoramento, probabilmente non proverebbe questa ansia o sofferenza. Un consiglio che posso darle è di provare a spostare l’attenzione dal cercare risposte immediate a ciò che sta provando e invece concentrarsi su piccoli gesti di cura verso di sé. Ad esempio, potrebbe dedicarsi ad attività che la rilassano o la fanno sentire connessa a se stessa, come la musica (senza forzarsi a provare emozioni specifiche) o il semplice trascorrere del tempo in modo piacevole e senza pressioni. Inoltre, cerchi di accettare che questo momento di apatia è una fase del suo percorso, non una condizione definitiva. Le emozioni, come ogni aspetto della nostra mente, sono fluide e soggette a cambiamenti. Rimanendo in contatto con il suo terapeuta e dando tempo a se stessa, potrà gradualmente comprendere meglio ciò che sta accadendo dentro di lei e trovare una via per ritrovare equilibrio e gioia. Le sono accanto in questo percorso e resto a disposizione se ha bisogno di ulteriore supporto. Dott. Andrea Boggero
Dott.ssa Ambra Bottari
Psicologo, Psicologo clinico
Milano
Ciao, ti ringrazio per aver condiviso così apertamente la tua situazione. Quello che stai vivendo sembra essere un mix di emozioni molto forti e complesse, e può davvero essere confuso cercare di dare un senso a tutto. Ti do qualche riflessione per cercare di chiarire il momento che stai vivendo e, spero, aiutarti a trovare un po' di serenità.

**1. Il senso di colpa patologico**: Come ti ha detto il tuo psicologo, il senso di colpa patologico è una sensazione che spesso nasce senza un motivo concreto o che si lega a situazioni che non sono davvero sotto il nostro controllo. Il fatto che tu ti senta in colpa per cose che non dipendono da te (come il comportamento dei tuoi genitori) potrebbe effettivamente influenzare il tuo stato emotivo. Questo senso di colpa può manifestarsi anche come un’autosabotaggio, in cui tendi a privarti delle cose che ti rendono felice, come nel caso della tua passione per la musica e per il romanticismo. È possibile che questa ansia e paura legata ai tuoi sentimenti ti abbia portato a un blocco emotivo.

**2. La domanda “Lo amo o no?”**: Questa domanda che ti tormenta è davvero comprensibile, perché i sentimenti sono spesso difficili da capire, e l’ansia che genera il dubbio può rendere tutto ancora più complicato. A volte, quando ci preoccupiamo troppo per definire o capire i nostri sentimenti, rischiamo di crearci una “nuvola” di confusione che ci impedisce di sentire veramente. Invece di farti mille domande, è positivo che tu stia provando a “sospendere” la ricerca di una risposta. Questo non significa che i tuoi sentimenti non esistano, ma che, forse, il modo migliore per affrontarli è non forzare la situazione.

**3. L’apatia e l’ansia**: Quella sensazione di apatia che descrivi, in cui ti senti né felice né triste, è probabilmente una risposta al sovraccarico emotivo che hai vissuto. Il tuo sistema emotivo potrebbe essere stato così sopraffatto dal dubbio e dall’ansia che ora si sta "metabolizzando", ma in modo da non provare nulla in maniera intensa. È normale sentirsi un po’ "spenti" in questo caso, e non è necessariamente negativo. È il tuo cervello che sta cercando di ritrovare equilibrio. Anche la paura che senti quando sai che dovrai affrontare questa persona potrebbe essere il tuo modo di proteggerti, perché il contatto con lui ti riporta a una situazione che ti genera ansia.

**4. La diagnosi e il cambiamento**: Il cambiamento che hai notato dopo la seduta con lo psicologo, con il fatto che non ti poni più la domanda "Lo amo o no?", potrebbe effettivamente essere un segno positivo, nel senso che stai lasciando andare il bisogno di trovare risposte immediate. Questo non significa che i tuoi sentimenti siano svaniti o che sia finito tutto, ma che stai cercando un modo di relazionarti con te stessa senza dover risolvere tutto subito. Il fatto che non provi più tristezza o piacere intenso potrebbe essere semplicemente una fase di adattamento o di recupero emotivo.

**5. Semplice disinnamoramento?** Non escluderei del tutto che la sensazione che provi ora possa essere legata anche a un certo disinnamoramento, ma, come ti ha detto il tuo psicologo, di solito quando una persona smette di provare qualcosa per qualcun altro, non si sente in questo modo, non provando più niente. Quindi, forse non è il caso di catalogare tutto come disinnamoramento, ma piuttosto come una fase di rielaborazione dei tuoi sentimenti.

### Cosa puoi fare:
- **Sii gentile con te stessa**: Cerca di non giudicare troppo i tuoi sentimenti e di non forzarti a capire tutto subito. La tua mente sta cercando di adattarsi e può darsi che la tua "bolla" di romanticismo stia passando attraverso un periodo di transizione.

- **Focalizzati su te stessa**: Se ti piace la musica, continua a cercare momenti che ti diano felicità. Rientra in contatto con le cose che ti rendono serena senza dover per forza legarle a una persona o a una relazione.

- **Continua con il supporto psicologico**: Se hai trovato utile parlare con il tuo psicologo, continua a farlo. Ti aiuterà a esplorare i tuoi sentimenti in modo sicuro e guidato.

Non è facile, ma non sei sola in questo percorso. Ogni emozione che provi è valida, e anche se ora non sembra chiara, arriverai a comprendere meglio te stessa man mano che affronterai questi temi. Spero che queste riflessioni ti diano un po' di tranquillità. Se hai bisogno di parlare, sono qui.
Quello che descrivi ha una profondità emotiva molto forte. Non stai solo parlando di un amore idealizzato, ma **di un intero mondo interno che hai costruito nel tempo per dare spazio alla tua sensibilità, alla tua fantasia, alla tua bellezza emotiva**. Questo “innamoramento” per te non è solo verso una persona, ma verso una sensazione, un rifugio, un momento di connessione con qualcosa di intenso, quasi sacro.
Il fatto che tutto a un certo punto si sia come “spento” ti ha gettata nel panico, e capisco perché: **non è solo il sentimento per lui a essere cambiato, ma è come se ti fosse stata tolta una parte di te**, quella che ti faceva sentire viva, emozionata, accesa.
La spiegazione del tuo psicologo è plausibile?
Sì, è plausibile, e anche piuttosto interessante. Quando ti parla di **senso di colpa patologico** che porta a **sabotarci privandoci della felicità**, si riferisce a un meccanismo molto sottile ma reale: quando sentiamo di “non meritarci” qualcosa (per esempio perché ci sentiamo in debito, o perché pensiamo di aver fatto qualcosa di sbagliato), **la nostra mente può inconsciamente toglierci l’accesso a ciò che ci fa stare bene**, come forma di punizione o controllo.
Il fatto che tu lo abbia già fatto da piccola (rinunciando volontariamente a cose che ti rendevano felice) rafforza questa ipotesi: è uno schema che il tuo sistema emotivo ha già usato, solo che stavolta si è attivato da solo, senza che tu lo volessi. Questo non significa che “sei impazzita” o che stai perdendo qualcosa di te: significa che sei **molto sensibile ai tuoi stati interni**, e che alcune emozioni — come la colpa — nella tua storia personale sono diventate molto potenti.
Cosa significa il tuo “spegnimento” emotivo?
Questa apatia che descrivi, questa assenza di pianto o emozione, può essere vista come una **fase di difesa**. È come se, dopo la tempesta, il sistema si fosse “staccato la spina” per non sentire troppo. Non è raro. Il corpo e la mente, quando sono molto stressati, entrano in modalità “risparmio energetico”: ti proteggono dal dolore, ma al tempo stesso ti impediscono anche di sentire gioia. Questo stato non è permanente, ma è importante **non forzare il ritorno delle emozioni**, perché la pressione può creare ulteriore blocco.
Cosa significa “meta-pensiero”?
Il **meta-pensiero** è il pensare su ciò che pensi. Quando inizi a chiederti: “Perché non sento più? Cosa significa questa emozione? E se non l’amassi più?”, stai vivendo un livello meta del pensiero. È una forma di ipercontrollo mentale, spesso legata all’ansia, che tende a ingabbiare le emozioni invece di farle fluire. In pratica, più cerchi di capire con la testa, meno riesci a sentire con il cuore.
Il mio consiglio da psicologa:
1. **Non cercare di “ripristinare” le emozioni a tutti i costi**. Il dolore che hai provato è reale, ma anche l’apatia fa parte di un processo più ampio. Non significa che sia “finita”, ma che sei in una fase di assestamento.
2. **Rassicura la parte di te che ha paura**: puoi dirti mentalmente frasi come:
*“Posso concedermi di non sentire nulla ora. Le emozioni torneranno quando sarà il momento.”*
3. **Rallenta il pensiero**. Se senti arrivare di nuovo la domanda “lo amo o non lo amo?”, prova a rispondere:
*“In questo momento non ho bisogno di sapere. Posso permettermi di non avere risposte adesso.”*
4. **Non minimizzare il valore del tuo mondo interiore**. Il tuo modo di vivere l’amore — romantico, immaginativo, profondo — non è infantile né sbagliato. È il tuo linguaggio emotivo. E merita cura, non giudizio.
È naturale che tu voglia capire subito se stai vivendo un disinnamoramento, ma prova a non cercare risposte nette ora. A volte, l’amore cambia forma, non scompare. A volte, invece, è l’amore per se stessi che sta chiedendo più spazio.
Dott.ssa Cecilia Scipioni
Psicologo, Neuropsicologo
Casalgrande
Salve,

ha descritto con grande precisione un’esperienza emotiva complessa, in cui si intrecciano senso di colpa, paura della perdita del sentimento e difficoltà a tollerare la variazione emotiva. La spiegazione proposta dal suo psicologo è plausibile: in alcune persone il senso di colpa — soprattutto se cronico e “patologico” — può effettivamente portare a forme di auto-sabotaggio emotivo, cioè a una sorta di “spegnimento” dei vissuti piacevoli come forma inconscia di punizione o controllo.

Quando questo accade, il cervello — sovraccaricato da pensieri, ruminazioni e paura di “non sentire” — può attivare un meccanismo di iper-controllo cognitivo, quello che in psicologia si definisce “meta-pensiero”: pensare al proprio pensiero, analizzare continuamente ciò che si prova, finendo però per bloccare l’esperienza emotiva diretta. In pratica, più ci si osserva per capire se si ama, meno si riesce a sentire davvero.

La fase di apparente “apatia” che descrive, subito dopo la seduta, può rappresentare un momento di decompressione: la mente si ferma, dopo giorni di iperattivazione, e sembra non sentire più nulla. Non è necessariamente un segno negativo, ma un passaggio verso una possibile riorganizzazione. Tuttavia, se dovesse protrarsi, andrebbe rielaborato con il terapeuta per evitare che si trasformi in distacco emotivo stabile.

Nel suo caso il lavoro terapeutico dovrebbe aiutarla a comprendere la radice del senso di colpa e del bisogno di controllo, imparare a tollerare l’incertezza emotiva senza cercare conferme immediate e riavvicinarsi gradualmente ai vissuti positivi, senza forzarli ma accogliendoli quando tornano spontaneamente.

Resto a disposizione per aiutarla ad approfondire insieme questi meccanismi e a ritrovare un contatto più naturale con le sue emozioni.

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