Buongiorno dottoresse e dottori. Vorrei dare soddisfazione a una semplice curiosità, che però mi f

24 risposte
Buongiorno dottoresse e dottori.
Vorrei dare soddisfazione a una semplice curiosità, che però mi fa stare male.
Nel 2020 ricevo la diagnosi di sospetto tumore alla vescica. La mia urologa mi opera e segue tutte le procedure. Tutto sembra andare per il meglio.
Dopo quasi cinque anni, mi dice che devo operarmi alla prostata perchè comunque sia, la vescica è in sofferenza. Per me ok, non sopporto gli alfalitici che mi fanno stare da cani, anzi peggio...
Vengo a sapere che dovrò sottopormi prima a ecografia prostatica transerettale. E qui...
Allora, all'inizio, provavo lo stesso imbarazzo di tutti, quando mi visitavano le parti intime. Poi ci ho fatto l'abitudine e non mi importava più di tanto. Poi adesso, dopo che per un certo periodo ogni dieci-dodici giorni ho dovuto per anni esporre le mie parti intime a estranei, sono disturbato. Sono stanco del fatto che la mia intimità sia continuamente violata. O fatto recentemente l'ennesima cistoscopia, con una decina di persone che assisteva, tra medici infermiere e allieve infermiere... e studentesse di Medicina.
Così anche l'idea di esporre per l'ennesima volta le mie pudenda, per giunta di dietro questa volta, mi9 dà un fastidio enorme! Come affrontare la cosa?
Dott.ssa Debora Versari
Psicologo clinico, Psicologo, Psicoterapeuta
Forlì
Capisco il suo senso del pudore e della sua sfera intima violata, però consideri che è per una questione di salute ed è di primaria importanza..diciamo che se quando si sente disturbato pensi al fatto che deve necessariamente dare delle priorità in questa fase della sua vita e non sarà per sempre così.. un saluto dottoressa Versari Debora.

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Dott.ssa Stefania La Torre
Psicologo, Psicologo clinico
Varese
Gentile utente, grazie per essere riuscito ad esporre una tematica così delicata. Posso comprendere il senso di violazione che prova, non dovrebbe essere scontato che una persona sia disposta a mostrare le proprie zone intime a priori, solo perché necessitano di essere visitate a fini medici. Le hanno chiesto il consenso per far assistere altri medici in formazione? Credo sia un suo diritto, in caso la prossima volta può discuterne con il suo medico curante ed esporre questo suo disagio, così che le visite successive siano solo tra voi due. Se sentisse il bisogno di una consulenza online di supporto, rimango a disposizione. Un caro saluto
Dott.ssa Ilaria Truzzi
Psicologo, Psicologo clinico
Reggio Emilia
Buongiorno, grazie per la condivisione, mi dispiace per il fastidio che riporta. Posso solo immaginare quanto sia fastidioso e la stanchezza che riporta mi sembra del tutto naturale e comprensibile! Le suggerisco di parlare di questa stanchezza col personale e i professionisti che la seguono, è importante che come paziente, per quanto possibile, venga messo a proprio agio. Quindi è suo completo diritto esprimere questa stanchezza e fastidio. La presa in carico del paziente è a 360 gradi, e comprende anche il suo benessere psicologico, non si riduce al fisico. Un altro aspetto da considerare potrebbe essere quello di parlarne con una psicologa, magari approfittando dei servizi psicologici offerti dai reparti ospedalieri. Molto spesso, nei percorsi di cura ci si può sentire sballottati e rivoltati come calzini e inermi, senza il controllo. Un cambio di prospettiva potrebbe essere davvero utile, focalizzandosi sul fatto che sottoporsi alle cure è una sua scelta, non una scelta obbligata, quindi dettata da un suo valore personale di fondo. Credo sia importante includere in un percorso del genere anche la cura della componente psicologica, per cercare di vivere con quanta più possibile serenità percorsi così sfidanti e pesanti.
Grazie, Dott.ssa Ilaria Truzzi
Dr. Fabio Ricardi
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Milano
Esporre le proprie parti intime anche solo al medico che visita o opera - a maggior ragione se ci sono anche infermieri, studenti e studentesse, è sicuramente disturbante, e le sue emozioni solo molto naturali. Ci sdono alcuni pensieri che possono aiutarla a gestire meglio queste emozioni, e ad andare avanti nelle cure necessarie. Per esempio: che lei è lì per aiutare la salute del suo corpo, e non per altro.E il personale presente la guarda solo come un corpo che bisogna curare. Se normalmente è importaante che ci sia un rapporto umano col medico che ci cura, in certe situazioni, come la sua, un po' di oggettivazione serve. Consideri questo momento difficile come qiualcosa che ha senso in vista della sua salute.
Dott.ssa Silvia Parisi
Psicoterapeuta, Psicologo, Sessuologo
Torino
È comprensibile che, dopo anni di visite e procedure mediche invasive, tu possa provare un senso di disagio e stanchezza nel dover nuovamente esporre la tua intimità. La sensazione di "violazione" che descrivi è una reazione normale quando si vivono situazioni ripetute in cui il proprio corpo viene esaminato da più persone, spesso senza la possibilità di sentirsi realmente a proprio agio.

Affrontare questa difficoltà può richiedere un lavoro su diversi aspetti:

Riconoscere ed accettare le proprie emozioni – È importante non minimizzare ciò che provvi. Il senso di fastidio e disagio non sono segni di debolezza, ma reazioni comprensibili a una condizione ripetuta di esposizione forzata.

Comunicare le proprie necessità – Parlare apertamente con il personale medico può aiutarti a sentirti più a tuo agio. Chiedersi, ad esempio, che il numero di persone presenti sia ridotto al minimo indispensabile potrebbe farti sentire meno esposto.

Tecniche di rilassamento e gestione dell'ansia – Strategie come la consapevolezza o tecniche di respirazione possono aiutarti a ridurre il disagio prima e durante la procedura.

Ristrutturazione cognitiva – Lavorare sui pensieri legati alla sensazione di "violazione" può aiutarti a modificare il modo in cui vivi queste esperienze, rendendole meno invadenti sul piano emotivo.

Poiché questa situazione ti sta creando un malessere significativo, potrebbe essere utile approfondire la questione con uno specialista che possa supportarti nella gestione del disagio emotivo e nell'elaborazione di questa esperienza ripetuta.

Dottoressa Silvia Parisi
Psicologa Psicoterapeuta Sessuologa
Dott. Francesco Damiano Logiudice
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Roma
Salve, mi spiace molto per la situazione che descrive poichè comprendo il disagio che può sperimentare e quanto sia impattante sulla sua vita quotidiana. Ritengo fondamentale che lei possa richiedere un consulto psicologico al fine di esplorare la situazione con ulteriori dettagli, elaborare pensieri e vissuti emotivi connessi e trovare strategie utili per fronteggiare i momenti particolarmente problematici onde evitare che la situazione possa irrigidirsi ulteriormente.
Credo che un consulto con un terapeuta cognitivo comportamentale possa aiutarla ad identificare quei pensieri rigidi, disfunzionali e maladattivi che le impediscono il benessere desiderato mantenendo la sofferenza in atto e possa soprattutto aiutarla a parlare con se stessa/o utilizzando parole più costruttive.
Credo che anche un approccio EMDR possa esserle utile al fine di rielaborare il materiale traumatico connesso ad eventi del passato che possono aver contribuito alla genesi della sofferenza attuale.
Resto a disposizione, anche online.
Cordialmente, dott FDL
Dr. Bruno De Domenico
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Milano
Buona sera caro paziente. Mi pare un caso tipico, e orripilante, di malasanità in cui un individuo pare essere ridotto a una cavia, oltre che distruggere la sua qualità della vita, probabilmente in modo non abbastanza (per lo meno) giustificato da reali motivi. Questo perché quello che descrive è un calvario che non mi pare degno di essere definito cura, e in cui le sue condizioni sono andate purtroppo a peggiorare. Se mi scriverà ne parleremo.
Dott. Vincenzo Capretto
Psicologo, Psicologo clinico
Roma
È comprensibile che tu ti senta esausto e invaso. Il continuo sottoporsi a esami può generare disagio e frustrazione. Per affrontarlo, riconosci il tuo stato d’animo, comunica ai medici il tuo bisogno di maggiore riservatezza, cerca strategie per sentirti più in controllo e considera un supporto psicologico se il disagio persiste. Il tuo benessere emotivo è importante tanto quanto quello fisico. Un caro saluto. Dr. Vincenzo Capretto.
Dott.ssa Eleonora Errante
Psicoterapeuta, Psicologo, Terapeuta
San matteo della Decima
Buonasera,
grazie mille per la sua condivisione.
Sicuramente non è stato facile per lei e non lo è tuttora, oltre che per l'esposizione della parte intima anche immagino dal punto di vista psicologico visto che sono anni che è seguito da professionisti. Le consiglio se non l'ha già fatto di dedicarsi uno spazio esclusivo per sé con un professionista che possa darle sostegno e supporto psicologico in modo da condividere le sue emozioni e il suo stato d'animo.
In bocca al lupo!
Dott. Sergio Borrelli
Psicologo, Psicologo clinico
Tradate
Credo che lei abbia il sano diritto di provare pudore e di chiedere che il suo pudore venga rispettato anche dal popolo dei sanitari che pensano ma spesso non pensano abbastanza.
Dott.ssa Tatiana Pasino
Psicologo, Psicologo clinico
Genova
Buonasera, è importante riconoscere che il suo sentimento di violazione dell'intimità è del tutto legittimo, specialmente dopo aver affrontato procedure mediche così invasive e frequenti. Un supporto psicologico potrebbe essere utile per affrontare queste emozioni e aiutarla a distinguere tra la necessità del controllo medico e il rispetto della sua intimità personale. Un professionista può fornire strategie per gestire l'ansia e il disagio, consentendole di affrontare le prossime procedure con maggiore serenità. La sua salute mentale è importante tanto quanto quella fisica, e non esiti a cercare l'aiuto di cui ha bisogno. Resto a disposizione, un caro saluto
Dott.ssa Giulia Galbiati
Psicoterapeuta, Psicologo clinico, Psicologo
Milano
Buongiorno gentile paziente, posso comprendere la sua frustrazione
Dott. Giacomo Cresta
Psicologo, Psicologo clinico
Genova
La ringrazio per aver condiviso questa esperienza, che tocca un aspetto spesso poco considerato: l’impatto psicologico delle procedure mediche ripetute sulla percezione della propria intimità. È del tutto comprensibile che, dopo anni di controlli invasivi, lei si senta stanco e vulnerabile. Il senso di esposizione costante può generare un vero e proprio disagio, anche se razionalmente si sa che questi esami sono necessari. Affrontare la cosa potrebbe richiedere un duplice approccio. Da un lato, può provare a esplicitare il suo disagio con i medici, chiedendo di ridurre il numero di persone presenti durante l’ecografia, se possibile, o almeno di essere informato in anticipo su chi sarà presente. Dall’altro, potrebbe essere utile lavorare su strategie per gestire l’ansia e il senso di invasione, come tecniche di respirazione, visualizzazione o persino il supporto di uno specialista per elaborare questo vissuto. Non si tratta solo di un problema fisico, ma anche psicologico, e riconoscerlo è già un passo importante. Se sente che questo disagio cresce o diventa difficile da gestire, uno psicologo potrebbe aiutarla a ritrovare un senso di controllo e ad affrontare queste esperienze con maggiore serenità.
Dott.ssa Sara Tomei
Psicologo, Psicologo clinico
Roma
Buongiorno, il fastidio che prova nel sentir violata la sua intimità è più che comprensibile. Purtroppo non può essere del tutto evitato ma può provare a limitarlo. Il mio consiglio è di iniziare un percorso di supporto che spesso ci fa vedere le cose da una prospettiva migliore e questo aiuta molto, inoltre potrebbe chiedere al medico che la visita di far entrare solo i medici strettamente necessari in quanto la presenza di troppe persone la fa sentire a disagio.
Spero di esserle stata utile, rimango a sua disposizione qualora ne avesse bisogno.
Dottoressa Tomei Sara
Dr. Filippo Baretta
Psicoterapeuta, Psicologo, Psicologo clinico
Piove di Sacco
Esporsi così spesso a procedure mediche può far nascere un senso di invasione e di perdita di controllo sul proprio corpo, soprattutto dopo un percorso lungo e impegnativo come il suo. Quando l’intimità viene costantemente messa alla prova, può diventare difficile mantenere un senso di familiarità e sicurezza con se stessi. In che modo potrebbe recuperare uno spazio di maggiore confort in questa esperienza?
Capisco che tutto questo ti stia pesando enormemente. Dopo anni di visite, operazioni e procedure mediche, è naturale che ti senta stanco e sopraffatto, e che il corpo e la mente si sentano come se non avessero più spazio per sopportare ulteriori invadenze. Le tue emozioni sono del tutto valide, e la frustrazione che provi non è qualcosa di facile da superare. Il fatto che la tua intimità sia stata continuamente esposta, spesso in modo forzato, è qualcosa che sicuramente può portare a un senso di vulnerabilità e violazione profonda.

È legittimo sentire che il proprio corpo non debba essere più un “oggetto” di intervento senza un maggiore rispetto per il tuo stato emotivo. L’intimità non è solo una questione fisica, ma anche psicologica ed emotiva, e in queste circostanze è comprensibile che tu possa sentire un certo distacco, un senso di sfinimento che rende ancora più difficile affrontare una nuova invasione della tua privacy.

Mi colpisce la tua capacità di metterti in discussione, nel riconoscere quanto questi momenti stiano mettendo a dura prova non solo il tuo corpo, ma anche il tuo spirito. In effetti, passare da una parte della vita a un’altra, affrontando una lunga serie di esami, può far sembrare che l'intimità venga continuamente messa alla prova, senza trovare uno spazio sicuro o tranquillo per te.

So che sarebbe bello poter trovare un modo per fermare questa sensazione di "invadenza", ma voglio dirti che è un atto di grande forza riconoscere questa difficoltà. È un primo passo verso il trovare un equilibrio, nel modo in cui ti relazioni a te stesso e al tuo corpo in questa fase della tua vita. A volte, fare un passo indietro e accogliere con dolcezza le proprie emozioni può aiutare a ridurre il senso di sofferenza che si accumula.
Spero che tu possa, in qualche modo, trovare un modo per sentirti rispettato durante le prossime visite e che tu possa esprimere con tranquillità quello che senti. Forse chiedere maggiore sensibilità, per esempio, potrebbe darti il controllo che ti serve per affrontare questo momento difficile con un po’ di serenità in più.
Non sei solo in questo percorso. E anche se sembra che il tuo corpo sia un “luogo pubblico” per gli altri, la tua intimità e il tuo benessere emotivo sono preziosi e meritevoli di protezione e di rispetto. Se vuoi potremmo affrontare il tutto insime. A presto!
Dott.ssa Cristina Bernucci
Psicologo clinico, Psicoterapeuta, Psicologo
Velletri
Buonasera,
Innanzitutto, desidero esprimere la mia comprensione e il mio rispetto per quanto ha condiviso. La sua esperienza è sicuramente molto difficile e posso comprendere come possa sentirsi esasperato e vulnerabile.
Esprimere il disagio che si prova nel dover ripetutamente sottoporsi a visite invasive e nel dover esporre la propria intimità è del tutto naturale. La sensazione di avere la propria privacy violata può essere estremamente stressante, soprattutto quando avviene frequentemente.
Per affrontare questa situazione, può essere utile cercare di mantenere una comunicazione aperta e franca con il suo team medico. Può discutere con loro delle sue preoccupazioni e vedere se ci sono modi per rendere le procedure meno stressanti. Ad esempio, potrebbe chiedere se è possibile ridurre il numero di persone presenti durante le visite o esplorare alternative che possano minimizzare il disagio.
Inoltre, potrebbe considerare l'opportunità di parlare con uno psicoterapeuta che possa supportarla nel gestire l'ansia e il disagio legati alle procedure mediche. Un professionista può aiutarla a trovare strategie di coping che le permettano di affrontare le visite in modo più sereno.
Le auguro tutto il meglio per il suo percorso di cura e rimango a disposizione per qualsiasi ulteriore supporto possa necessitare.
Cordiali saluti.
Dott. Tommaso Giovannetti
Psicologo, Psicologo clinico
Roma
Capisco profondamente il tuo disagio. Quello che stai vivendo non è solo un problema fisico, ma anche una difficoltà emotiva e psicologica legata alla perdita di privacy e al senso di invasione del tuo spazio personale. Il corpo non è solo un insieme di organi da curare, ma anche un territorio che custodisce la nostra identità, il nostro senso di dignità e la nostra sicurezza.
Quello che descrivi non è solo un fastidio, ma una reazione naturale a un’esposizione continua e forzata della tua intimità. All’inizio, come dici tu, era un imbarazzo gestibile, ma col tempo è diventato un peso sempre più grande. È come se dentro di te si fosse creata un’accumulazione di stress, un senso di “esaurimento emotivo” per questa continua invasione del tuo corpo, senza che tu abbia avuto il tempo di elaborarlo e riprendere il controllo.
Qui non è in gioco solo la tua salute fisica, ma è come se ti sentissi privato di una parte della tua identità e della tua autonomia.
Un percorso psicoterapeutico strategico-integrato potrebbe esserti utile per rielaborare il senso di invasione che hai accumulato nel tempo, trovando strategie per rendere queste esperienze meno impattanti sul tuo benessere psicologico e ritrovare un senso di controllo sulla situazione.
Il punto chiave è che non devi più sentirti un “oggetto” nelle mani della medicina, ma un soggetto attivo che sta facendo delle scelte per la propria salute. Non è solo il tuo corpo a essere in cura, ma anche il tuo benessere psicologico merita attenzione. E questa attenzione, se gliela concedi, può fare una grande differenza nel modo in cui vivrai tutto ciò che verrà.
Dott. Tommaso Giovannetti
Dott. Giorgio De Giorgi
Psicologo, Psicologo clinico
Bologna
Gent.mo,

Capisco quanto possa essere difficile e frustrante affrontare una situazione così intima e invadente. La sua preoccupazione è comprensibile: passare attraverso operazioni, visite e procedure mediche così frequenti può sicuramente intaccare il senso di privacy e intimità. È normale che lei si senta stanco e infastidito dalla ripetizione di queste esperienze.
Per quanto riguarda la sua sensazione di "passività" in questa situazione, credo che lei abbia pienamente ragione nel riflettere su come "riprendere il controllo". La sua intimità è una parte di lei che merita rispetto, e anche se, purtroppo, alcune procedure richiedono la presenza di più persone, lei ha sicuramente il diritto di esprimere le sue preferenze. Ad esempio, può sempre chiedere di limitare il numero di persone presenti durante le visite o richiedere di essere informato con anticipo sulla modalità della visita. Avere voce in capitolo nelle decisioni che riguardano il suo corpo è un passo importante per ridurre il disagio emotivo e fisico che sta vivendo.
Il fatto che lei stia riflettendo su questi aspetti dimostra già una grande consapevolezza, che è fondamentale per migliorare la sua situazione. E se queste sensazioni di imbarazzo e disagio persisteranno o interferiranno con il tuo benessere, potresti considerare di affrontarle con un percorso terapeutico. Potrebbe aiutarla a esplorare questi vissuti, a rielaborarli e a trovare strategie più funzionali per affrontarli, creando maggiore equilibrio e serenità nelle sue esperienze.
Le vorrei far passare questo: lei non è impotente in questa situazione. Ogni passo che fa verso l'autodeterminazione, anche nel contesto delle visite mediche, è un atto di cura e rispetto verso se stesso.
Io son disponibile su Bologna, e anche online,

Un caro saluto,

Dr. Giorgio De Giorgi
Dott.ssa Letizia Di Vagno
Psicologo clinico, Psicologo
Venaria Reale
Buon pomeriggio,

l'esperienza di malattia e l'iter terapeutico confrontano chi ne viene colpito con procedure, norme, paure e pensieri a volte difficili da tollerare.
Mettere il proprio corpo letteralmente nelle mani di altri professionisti può far sentire esposti e fragili, a maggior ragione quando durante le visite partecipano più figure professionali.
Inizialmente, nonostante l'imbarazzo, era riuscito a passarci sopra e a focalizzarsi solo sulla visita; adesso, dopo tempo trascorso e altre visite fatte, probabilmente è stanco e fa più fatica ad accettare queste dinamiche che però fanno parte della prassi nel contesto ospedaliero.
Se sente di non riuscire a tollerare questo fastidio può pensare di rivolgersi a strutture private oppure può pensare di iniziare un percorso psicologico clinico che la supporti in questo delicato momento.
Dott. Andrea Boggero
Psicologo, Psicologo clinico
Genova
Buongiorno, posso immaginare il suo disagio e il senso di invasione della propria intimità che sta provando. Affrontare controlli e procedure mediche ripetute nel tempo, specialmente quando coinvolgono parti del corpo che culturalmente e personalmente associamo alla sfera privata, può generare un senso di vulnerabilità e sopraffazione, che nel tempo può diventare sempre più difficile da tollerare. La sua reazione è del tutto comprensibile, soprattutto considerando che ha già vissuto anni di esami e interventi. Il fatto che inizialmente fosse riuscito ad abituarsi e ora, invece, senta un aumento del disagio suggerisce che il problema non sia semplicemente l’esposizione in sé, ma piuttosto il carico emotivo che si è accumulato nel tempo. Quando si affrontano esperienze mediche invasive in modo ripetuto, può accadere che il nostro sistema emotivo inizi a percepirle non più solo come procedure necessarie, ma come veri e propri eventi stressanti, quasi traumatici. Dal punto di vista cognitivo-comportamentale, potrebbe essere utile esplorare quali pensieri accompagnano il suo disagio. Quando pensa alla prossima ecografia prostatica, quali immagini o sensazioni le vengono in mente? È più il fastidio fisico, il timore del giudizio degli altri, o la sensazione di non avere più controllo sulla sua intimità? Identificare il pensiero che genera il maggior malessere è fondamentale, perché le permetterà di affrontarlo in modo più efficace. Un aspetto importante da considerare è il senso di perdita di controllo. Quando il corpo diventa oggetto di continue indagini, può insorgere un senso di impotenza, come se non fosse più qualcosa di “proprio” ma qualcosa che appartiene ai medici, agli esami, alle procedure. Questa sensazione può amplificare la percezione di disagio. Un approccio utile potrebbe essere quello di recuperare una forma di controllo sulla situazione. Ad esempio, potrebbe provare a parlare con il medico che eseguirà l’ecografia e spiegare il suo vissuto. Anche semplicemente chiedere chi sarà presente durante l’esame o concordare alcuni momenti in cui potrà prendersi qualche secondo per respirare profondamente può aiutarla a sentirsi meno in balia degli eventi. Dal punto di vista pratico, tecniche di rilassamento come la respirazione diaframmatica o il rilassamento muscolare progressivo potrebbero aiutarla a ridurre la tensione fisica e psicologica legata all’esame. Anche una ristrutturazione cognitiva potrebbe essere utile: quando sente il disagio emergere, provi a chiedersi se il pensiero che sta facendo è realmente utile o se potrebbe essere sostituito con un pensiero più funzionale. Ad esempio, invece di concentrarsi sul senso di esposizione, potrebbe provare a ricordarsi che ogni persona presente ha un ruolo medico e che il loro unico obiettivo è aiutarlo. Non è semplice, ma con un po’ di pratica può diventare un meccanismo più naturale. Se il disagio dovesse diventare sempre più intenso, tanto da generare una vera e propria resistenza ad affrontare gli esami, un breve percorso di supporto psicologico potrebbe aiutarla a gestire queste emozioni e trovare strategie personalizzate per affrontare la situazione senza che diventi una fonte di sofferenza costante. Il fatto che stia cercando un modo per gestire questa difficoltà è già un segnale positivo: significa che vuole affrontarla in modo attivo, senza farsi sopraffare. Questa è la direzione giusta. Cari saluti, Dott. Andrea Boggero
Gentile utente,
La ringrazio per la condivisione della sua esperienza delicata e privata.

Capisco perfettamente il suo stato d'animo. La sua esperienza è tutt'altro che infrequente e molti uomini che devono affrontare simili problemi finiscono per sentirsi violati nella propria intimità. Sicuramente non è di aiuto il fatto di essere esposto anche ad un "pubblico" di tirocinanti, pur comprendendo che debbano apprendere la professione si ricordi che ha il diritto di tutelare la sua privacy ed intimità. Può esporre direttamente, prima dell'esame, la sua volontà che venga eseguito nel totale rispetto della sua riservatezza.
Comprendo anche la difficoltà di dover sottoporsi costantemente ad accertamenti e visite, ciò rende tutto molto difficoltoso soprattutto l'aspetto dell'esposizione personale.
Purtroppo, per quanto riguarda l'aspetto medico, non c'è molto da fare. Le visite urologiche, soprattutto quelle che prevedono l'esplorazione rettale, sono essenziali per la diagnosi e il monitoraggio di diverse patologie, tra cui il tumore alla prostata.
Tuttavia, è importante sottolineare che lei ha il diritto di sentirsi a disagio e che questo disagio è assolutamente comprensibile. Non deve sentirsi in colpa o vergognarsi per questo.

Detto questo, ci sono alcune cose che può fare per affrontare al meglio la situazione:

Parlare con il suo medico curante e/o con lo specialista urologo. Esprima chiaramente il suo disagio e chieda se ci sono alternative o modalità per rendere l'esame meno invasivo. In alcuni casi, ad esempio, è possibile utilizzare anestetici locali o sedativi per ridurre il dolore e l'ansia. Ha pienamente diritto al rispetto della sua persona e della privacy, per cui esponga chiaramente la sua volontà di essere tutelato in ciò, richiedendo la presenza dei sanitari strettamente necessari all'esame.
Cercare un supporto psicologico. Se il disagio è particolarmente forte, può essere utile rivolgersi a un professionista (psicologo o psicoterapeuta) per affrontare le sue emozioni e sviluppare strategie di coping.


Spero che questi consigli le siano utili. Se ha altre domande o bisogno di ulteriori informazioni, non esiti a chiedere.

Cordiali saluti.
Dott.ssa Silvia Suppa.
Dott. Diego Ferrara
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Quarto
Salve,

i trattamenti medici invasi possono sollevare vissuti non facili da gestire. Il supporto psicologico in questi casi è importante, questo affinché si possa lavorare sull'accettazione delle cure e delle loro stesse modalità. Contatti uno specialista, uno spazio di ascolto più ampio potrà aiutarla a sentirsi meno solo all'interno di una situazione fonte di disagio.

Cordiali Saluti
Dott. Diego Ferrara
Dott.ssa Sara Petroni
Psicologo clinico, Psicologo
Tarquinia
Gentile utente,
quello che descrive è un vissuto comprensibile e molto più frequente di quanto si pensi. Affrontare per anni esami invasivi, visite intime ripetute e la presenza di più persone durante le procedure può generare un senso di stanchezza profonda, quasi di “sovraesposizione”, anche quando razionalmente si sa che sono controlli necessari. Il corpo ha una sua memoria, e la continua invasione dello spazio intimo può diventare faticosa da tollerare nel tempo.

Non c’è nulla di strano nel provare fastidio, imbarazzo o addirittura una forma di disagio rispetto all’idea di sottoporsi all’ennesimo esame. Non è un segno di debolezza, ma una reazione normale dopo un percorso lungo e intenso come il suo. Quello che un tempo riusciva a gestire con più leggerezza, oggi pesa perché si somma a tutte le esperienze precedenti.

Affrontare la prossima procedura potrebbe diventare più sostenibile se prova a parlarne con chiarezza con il personale sanitario che la seguirà. Può chiedere un ambiente più riservato, ridurre il numero di persone presenti, esprimere il bisogno di maggiore discrezione. Gli operatori sono abituati a queste richieste e spesso possono fare molto per rendere l’esperienza meno stressante. Anche riconoscere e accogliere questo disagio, senza giudicarlo, può aiutarla a viverlo come una fase: non sarà per sempre, ma è un passaggio che richiede delicatezza verso sé stesso.

Un ultimo aspetto importante riguarda l’impatto emotivo del lungo percorso che ha affrontato. Sentirsi “violati” o troppo esposti è un segnale che merita ascolto. A volte parlarne in uno spazio protetto permette di alleggerire ciò che, col tempo, si è accumulato e che oggi fa sentire il peso di ogni nuovo esame.

Ha già dimostrato grande forza nell’affrontare tante procedure. Ora è il momento di concedersi anche un po’ di protezione emotiva.

Dott.ssa Sara Petroni

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