Buongiorno, Chiedo consiglio a proposito della terapia psicologica. Ho seguito un percorso di tre

24 risposte
Buongiorno,

Chiedo consiglio a proposito della terapia psicologica. Ho seguito un percorso di tre anni con lo stesso professionista, con il quale credo siano stati raggiunti obiettivi, soddisfazioni e una crescita reale della mia persona.
Eppure oggi sento che vorrei cambiare terapeuta e/o interrompere la terapia per dedicarmi ad altri progetti, magari avere il supporto di un terapeuta che sia anche coach (o che abbia un approccio piu' dinamico e non solo fenomenologico). Parlando con il mio terapeuta pero' egli si mostra un po' restio a lasciarmi partire. Ogni volta che mostro la mia volonta' di intraprendere una strada diversa, non mi sento presa sul serio e invece di interrompere, mi viene riprogrammato un appuntamento successivo. Inoltre il mio terapeuto disincoraggia il coaching.

Io sento di aver maturato degli obiettivi un po' piu' concreti da voler raggiungere, legati al consolidamento della mia autostima, per cui credo sia ora necessario un percorso più pro-attivo e non piu' solo volto all'analisi interiore e al passato. Per questo sto considerando il coaching.

Vorrei avere l'opinione di qualche esperto su questa piattaforma. Leggere qualche consiglio ed opinione altrui, aiuta sempre a processare i pensieri. Ringrazio chiunque voglia spendere qualche momento per rispondere.
Dott. Andrea Boggero
Psicologo, Psicologo clinico
Genova
Buongiorno, la sua riflessione sulla terapia e sulla possibilità di cambiare percorso è assolutamente legittima e merita di essere ascoltata con rispetto e attenzione. È molto positivo che abbia avuto un’esperienza terapeutica che le ha permesso di crescere e raggiungere degli obiettivi, e il fatto che ora senta il desiderio di esplorare un approccio diverso è un segnale di consapevolezza e di evoluzione personale. Dal punto di vista cognitivo-comportamentale, la terapia dovrebbe sempre essere in linea con i bisogni e gli obiettivi attuali della persona. Se sente che l’approccio adottato finora è stato utile, ma ora ha necessità più concrete e orientate all’azione, è comprensibile che stia valutando altre strade, come il coaching o un metodo terapeutico più dinamico. L’autonomia decisionale del paziente è un principio fondamentale in ogni percorso terapeutico, e il fatto che si senta “trattenuta” dal suo terapeuta potrebbe generare frustrazione o confusione. È possibile che il suo attuale terapeuta, avendo seguito il suo percorso per anni, voglia assicurarsi che questa decisione sia ben ponderata e non frutto di un momento di incertezza. Tuttavia, la terapia dovrebbe sempre rispettare i tempi e le esigenze del paziente. Se sente che i suoi bisogni non vengono accolti con la giusta apertura, potrebbe essere utile esplicitare in modo chiaro e assertivo la sua volontà di sospendere o cambiare approccio, spiegando che la sua decisione nasce da una riflessione profonda e non da un semplice impulso momentaneo. Per quanto riguarda il coaching, è vero che si tratta di un approccio diverso dalla terapia psicologica tradizionale, ma non per questo meno valido, se è ciò di cui sente il bisogno in questo momento. Il coaching può essere utile per lavorare su obiettivi specifici e concreti, come il consolidamento dell'autostima, la gestione del tempo, la crescita professionale o il miglioramento della comunicazione. Tuttavia, è importante assicurarsi che il professionista scelto abbia una formazione solida e riconosciuta, per evitare percorsi poco strutturati o privi di basi scientifiche. Un’opzione intermedia potrebbe essere quella di cercare un terapeuta con un approccio cognitivo-comportamentale più orientato all’azione e al cambiamento, che integri anche strumenti di coaching. Esistono, infatti, professionisti che lavorano sia sulla consapevolezza interiore sia sulla messa in pratica di strategie per raggiungere obiettivi concreti. Questo potrebbe rappresentare un buon compromesso tra il lavoro di introspezione svolto finora e il desiderio di passare a un approccio più pratico. In definitiva, la sua volontà di esplorare nuove strade è del tutto legittima e andrebbe rispettata e valorizzata. Qualunque decisione prenderà, è importante che si senta padrona del suo percorso, senza pressioni o sensi di colpa. Il cambiamento, in terapia come nella vita, fa parte della crescita e non significa rinnegare il lavoro fatto, ma piuttosto riconoscere di essere pronta a una nuova fase. Cari saluti, Dott. Andrea Boggero

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Buongiorno gentile utente, grazie per aver posto la domanda.
E' doveroso innanzitutto fare una premessa: la decisione finale riguardo a una terapia sta al paziente (esclusi ovviamente casi particolari, come l'interdizione). Questo significa che il terapeuta può dare consigli riguardo al percorso, quindi anche, come in questo caso, di non interromperlo, spiegandone i motivi professionali che lo portano a tale pensiero, ma non può imporlo.
La legge stessa sottolinea il diritto della persona a rifiutare le cure.
Ciò detto, per quanto riguarda invece il coaching, ci sono idee contrastanti tra i professionisti della salute mentale, alcuni approcci non prevedono questa pratica, che tuttavia ha dimostrato una certa efficacia anche in settori più "ostici" come il trattamento delle dipendenze patologiche. E' un modo di condurre la terapia che può risultare efficace, se attuato da un professionista esperto, ed è più pragmatico rispetto a una psicoterapia "classica".
Dr. Andrea Luca Bossi
Psicoterapeuta, Psicologo, Psicologo clinico
Arese
Buonasera, appena si intraprende un percorso Psicoterapeutico si deve firmare il cosiddetto "Consenso Informato" nel quale sono presenti informazioni che il terapeuta deve garantire, una di queste fa riferimento al suo diritto di recedere dalla terapia quando Lei lo ritiene opportuno. Perciò o il terapeuta si adegua alle sue richieste di intraprendere un percorso di coaching, oppure, una bella stretta di mano e ognuno per la propria strada, con reciproca riconoscenza. Buona serata
Buonasera cara, la ringrazio per aver condiviso la sua esperienza. Ha provato a chiedere apertamente al suo terapeuta cosa pensa riguardo a questa possibile interruzione del vostro percorso? Può capitare che nel rapporto terapeuta-paziente ci possano essere degli eventi che danno ad incrinare l'alleanza terapeutica e non c'è occasione migliore che un confronto aperto e sincero proprio riguardo le difficoltà che si stanno affrontando nella terapia stessa. A mio avviso questo momento di confronto può risultare in una rinegoziazione degli obiettivi terapeutici oppure in una chiusura del percorso, fatto con le dovute accortezze e tempistiche. Per quanto riguarda il coaching, vorrei sottolinearle che, sebbene per alcuni aspetti questa disciplina possa assomigliare a un percorso terapeutico, gli obiettivi e le modalità sono estremamente diverse. Allo stesso tempo, se sente il bisogno di passare ad un approccio più incentrato sul presente, sul qui ed ora, volto a fornire strumenti concreti di gestione della quotidianità, può sempre tenere in considerazione la terapia cognitivo-comportamentale. Spero di esserle stata d'aiuto, le auguro in bocca al lupo per tutto.
Gentile utente,
credo sia legittimo, da parte sua, valutare possibili alternative alla sua attuale figura di riferimento in ambito psicologico. Dalle sue parole si evince una buona consapevolezza dei traguardi raggiunti e obiettivo di tutti i percorsi psicologici è fare in modo che il cliente sappia proseguire "con le sue forze" a un certo punto.
Non è necessario, formalmente, che ci sia un accordo con il suo attuale terapeuta, sebbene sia maturo da parte sua comunicare le sue intenzioni, che comunque non sono sindacabili.
Detto ciò, esprimo anch'io qualche perplessità sulla figura del coach. Io lavoro nell'ambito della Psicologia dello Sport (con laurea, dottorato e master specializzante) e osservo che molti "mental coach" lavorano senza un background di studi adeguato per supportare una persona in modo completo, anche quando gli obiettivi sono legati alla performance, alla mentalità e all'autostima, come lei stessa ha descritto.
Pertanto, lecito che voglia cambiare tipologia di supporto psicologico, ma le consiglio di avvalersi comunque di professionisti psicologi del settore della crescita personale. Valuti, ad esempio, colleghi che si occupano di Psicologia Positiva e Psicologia del Benessere.
Spero di averla aiutata ad avere le informazioni richieste.
Un caro saluto, Dott. Antonio Cortese
Dott.ssa Annalisa Covri
Psicologo, Psicologo clinico, Psicoterapeuta
Torino
Buongiorno, è un piacere fare la sua conoscenza. E' importante sottolineare un concetto: il coaching, legalmente, può essere svolto solo da psicologi iscritti all'albo. Le altre figure che si professano "coach" non hanno la preparazione necessaria per aiutare l'altro e sono denunciabili. Chiarito questo passaggio, che credo sia molto importante anche per aiutarla a trovare una persona qualificata che possa seguirla, si ricordi che può interrompere il suo percorso terapeutico quando vuole. Le consiglio di discuterne apertamente con il suo psicologo, esplicitando ciò che al momento sta ricercando. Non è detto che il suo psicologo non possa comunque aiutarla in qualcosa di più pratico e per obiettivi concreti. Nonostante ciò, è più che comprensibile voler cambiare professionista e deve in tal caso averne la possibilità. La chiusura necessita di tempo, soprattutto se il vostro rapporto dura da così tanto, ma se parlandone insieme ritiene sia la scelta migliore per lei è opportuno portarla avanti. Come mai non ha rifiutato gli appuntamenti? Come mai il collega ha deciso di dargliene altri? Resto a disposizione per eventuali chiarimenti e per un confronto più approfondito su questa tematica. Al momento le porgo cordiali saluti e le auguro una buona giornata, dott.ssa Covri Annalisa.
Dott.ssa Grazia Scaini
Psicologo clinico, Psicologo
Castello di Godego
Buongiorno,
per rispondere alla sua domanda ho bisogno di dividerla in due punti: la decisione sulla conclusione del percorso terapeutico e la scelta di un coach come figura professionale alternativa.
Iniziando dalla prima questione, dal suo racconto mi sembra che ci siano principalmente due motivazioni per cui sta pensando di concludere il suo percorso di psicoterapia. La prima è che sente di aver raggiunto la crescita personale auspicata come obiettivo del percorso, che quindi può ritenersi "concluso per raggiungimento dello scopo prefissato". La seconda è che ora che avete raggiunto gli obiettivi concordati, lei ha dei nuovi obiettivi, per i quali sente che l'approccio utilizzato finora potrebbe non essere funzionale. A questi si aggiunge il fatto di non sentirsi presa sul serio dal suo terapeuta. Su questo il consiglio che le posso dare è quello di parlarne ancora con il suo terapeuta, in maniera più assertiva possibile, prendendosi anche l'intera durata dell'incontro se sarà necessario, in modo da far comprendere il suo punto di vista e da farsi spiegare quali sono invece le motivazioni del suo terapeuta per suggerirle di continuare il percorso. Un percorso di psicoterapia non per forza è sempre orientato al passato, quindi non è da escludere che possiate iniziare una nuova fase del percorso lavorando sul futuro. Questo se lei deciderà che potrebbe valere la pena di continuare con il suo terapeuta, altrimenti può chiedere un incontro di chiusura.
Per quanto riguarda invece la scelta di una figura alternativa come il coach è un terreno in cui le consiglio di fare molta attenzione nella scelta del professionista a cui rivolgersi. Essendo una disciplina nuova infatti, non è ancora ben regolamentato il percorso formativo che i professionisti devono fare per ricoprire questo ruolo, pertanto se dovesse scegliere questa strada le consiglio di scegliere un coach che sia anche psicologo.
Spero di aver risposto alla sua domanda
Dott.ssa Tatiana Zancaner
Psicologo, Psicologo clinico
Mestre
Buongiorno, la terapia a volte non ha una tempistica lineare, ma capita che il paziente maturi il pensiero e il desiderio d'interrompere il percorso asserendo a ragioni le più varie come: un miglioramento dei sintomi, una maggior sicurezza personale, il raggiungimento di obiettivi parziali, voglia di ri-sperimentarsi in modo più autonomo, cambiamento della relazione con il terapeuta, difficoltà varie ecc. Il desiderio di interruzione è normale e ha sempre un importante significato all'interno del percorso che si sta facendo, il cui senso merita di essere indagato con il terapeuta, in virtù del lavoro costruito e da costruire. A quanto riferisce, pare emerga in lei il desiderio di chiudere con l'attuale professionista volendo rivolgersi ad un coach che ritiene più adatto nel supportarla al raggiungimento di obiettivi pratici. Questo suo sentire è materiale fertile da portare con onestà ed apertura al suo terapeuta, che saprà aiutarla a capire meglio cosa la sta muovendo in tale direzione, ridefinendo insieme il senso e il significato del vostro rapporto. Non abbia timore di aprirsi, manifesti i suoi pensieri e i sentimenti al riguardo. Esprima ciò che non va negli incontri e ciò che vorrebbe! Si dia il permesso e il potere di dire la sua, di decidere ciò che pensa sia meglio per lei in questo preciso momento e lo dichiari esplicitamente. Sarebbe anche interessante comprendere quanto è importante avere o non avere il consenso di chi la sta seguendo. Il suo terapeuta sono certa avrà a cuore la sua autonomia decisionale; di certo non può e certamente non vorrà trattenerla se lei desidera fare un'altra esperienza. Magari è giunto per lei il momento di una pausa, per riprendere poi con maggiore spinta motivazionale; magari dopo un ulteriore confronto sarà più sicura di cosa vuole o magari scoprirà un nuovo modo di stare con il suo terapeuta. Le auguro ogni bene.
Dott.ssa Martina Orzi
Psicologo, Psicologo clinico
Collegno
Buonasera.
Dipende dalla domanda di aiuto e da cosa ha bisogno in questo momento.
Un supporto psicologico e una psicoterapia hanno obiettivi ben diversi dal coaching. SI tratta anche di professionalità spesso diverse, quindi si tratta di lavorare in modo molto differente sui temi che porta il paziente.
La psicoterapia o il supporto non sono solo spazi di cura, ci sono anche persone che intraprendono un percorso di tipo esplorativo quindi per conoscersi meglio, per focalizzare meglio le proprie risorse etc.
Ci sono anche approcci terapeutici orientati a favorire un'autentica connessione con sè, con i propri valori e risorse per portare avanti la persona che si vuole essere. Quindi anche per canalizzare questa consapevolezza in progetti di crescita e arricchimento personale.
Un percorso di supporto/terapia non è vincolante, la persona può scegliere di interromperlo in qualsiasi momento. Nei percorsi strutturati è prezioso parlarne in modo chiaro per costruire insieme anche dei significati intorno a ciò che avete fatto in questi anni.
Se il suo terapeuta continua a darle l'appuntamento può essere utile affrontare/chiarire ulteriormente la cosa e concordare una tempistica di conclusione. Inoltre penso sia prezioso condividergli il suo non sentirsi presa sul serio: parlare di cosa sta succedendo nella relazione terapeutica è un momento veramente prezioso perchè apre a chiarimenti e spesso ad una riparazione. Non solo, dà valore al suo vissuto che potrà così essere accolto dal terapeuta.
La relazione terapeutica è una relazione tra umani, può succedere anche di non comprendersi e/o di non sentirsi capiti quindi è importante parlarne.
Rimango a sua disposizione.
Un caro saluto, Dott.ssa Martina Orzi
Dr. Matteo Selva
Psicologo, Psicologo clinico
Montecatini-Terme
Salve,
grazie per la sua condivisione.
Il rapporto terapeutico dovrebbe essere considerato dai pazienti un luogo sicuro nel quale poter esprimere ciò che pensano, sentono e provano in modo sufficientemente libero. Non c'è un consiglio che possa rispondere in maniera "corretta" a questa sua questione poiché sarebbe un consiglio "gravoso": si farebbe influenzare eccessivamente nel prendere una decisione verso l'una o l'altra direzione?
Piuttosto, proverei a comunicare questa sua esperienza interiore al terapeuta: non solo in riferimento all'interesse di cominciare un percorso diverso ma anche al suo sentirsi scoraggiato/a dalla posizione che il suo terapeuta ha acquisito con lei.
Inoltre, potrebbe essere una esperienza per venire in contatto con delle sue caratteristiche: ad esempio, ha tentato più volte di " intraprendere una strada diversa" ma come mai si trova ancora lì?
Le auguro di risolvere questa sua questione,
Saluti
Dott.ssa Silvia Parisi
Psicoterapeuta, Psicologo, Sessuologo
Torino
Buongiorno,

Il suo percorso di tre anni in terapia ha sicuramente rappresentato un'importante fase di crescita personale, e il desiderio di esplorare nuove modalità di supporto psicologico è del tutto appropriato. È comprensibile che, avendo raggiunto alcuni obiettivi, ora sente l'esigenza di un approccio più dinamico e orientato al futuro.

Il cambiamento di terapeuta o l'interruzione della terapia sono scelte personali che meritano di essere ascoltate e rispettate. Un buon professionista dovrebbe accompagnare il paziente in questo processo, aiutandolo a comprendere le motivazioni della sua decisione, senza imporre continuità o farlo sentire poco preso sul serio.

Il coaching può essere un valido supporto per il potenziamento delle risorse personali e l'autoefficacia, sebbene abbia un obiettivo e una metodologia diversa dalla psicoterapia. È importante, però, comprendere bene le differenze tra i due approcci: la psicoterapia lavora in profondità su aspetti emotivi e cognitivi, mentre il coaching è più focalizzato sulla realizzazione di obiettivi specifici, senza affrontare in modo strutturato dinamiche psicologiche profonde. Per questo motivo, la scelta tra le due opzioni dovrebbe basarsi sulle reali necessità del momento.

In ogni caso, per valutare al meglio il passo successivo, sarebbe utile e consigliato rivolgersi ad uno specialista.

Dottoressa Silvia Parisi
Psicologa Psicoterapeuta Sessuologa
Dott. Giuseppe Christian Fiore
Psicologo, Chinesiologo
Pozzuoli
Salve,
Il tuo terapeuta è sicuramente l'esperto che ti conosce di più in questo momento. Secondo il nostro codice deontologico siamo in dovere di consigliare anche l'esperto più congeniale alla tua situazione, laddove intravediamo dei limiti da parte del nostro intervento e nel rispetto delle autonomie professionali. Il coaching è una pratica che nasce dalle conoscenze psicologiche e di solito si finalizza a uno o l'altro obiettivo professionale. Pertanto, ritengo che tu debba chiederti se desideri solo un incentivo da questo punto di vista oppure stai cercando un modo per evitare dinamiche interiori disfunzionali, magari legate alla sofferenza, che il tuo terapeuta forse è riuscito a riesumare... in tal caso il "cambiamento" è chiaramente qualcosa da cui è più semplice scappare.
D'altronde nulla ti vieta di cercare altri stimoli attraverso esperienze nuove che non siano necessariamente legate ad una declinazione dell'intervento psicologico come il coaching.
Dott. Stefano Recchia
Psicologo, Psicologo clinico, Professional counselor
Roma
Gentile utente grazie della sua condivisione. Se lei pensa di aver raggiunto gli obiettivi della sua terapia è giusto che ne parli con il suo terapeuta e ne condivida con lui le ragioni. Il coaching offre un percorso, non terapeutico, mirato al raggiungimento di obiettivi di vita, di lavoro, di sport. Oggi molti psicologi sono anche coach (tra cui il sottoscritto) e le tecniche del coaching sono molto utilizzate. Il sostegno psicologico ed il coaching sono due processi diversi: il primo è una funzione di tipo supportivo alla tenuta delle condizioni di benessere della persona, il secondo è una metodologia di sviluppo personale finalizzata al raggiungimento di uno specifico obiettivo. Agiscono, quindi, su due livelli diversi. Si confronti su questo con il suo terapeuta, verifichi con lui le sue reali necessità del momento e decida poi il percorso più utile per lei. Spero di esserle stato di aiuto. Resto a disposizione. La ringrazio. Un caro saluto.
Dott. Stefano Recchia
Dr. Stefano Joe Cattan
Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo
Seravezza
Gentile utente, tendenzialmente quando vengono raggiunti gli obiettivi prefissati nel contratto terapeutico, ci si avvia verso la chiusura della terapia, a meno che non vengano fissati nuovi obiettivi.
Provi a comprendere, con il suo psicologo, quali possano essere gli obiettivi a cui state lavorando. In caso non ve ne siano, e lei voglia intraprendere un percorso diverso, è del tutto legittimata a farlo. Può sicuramente avere un consiglio dal suo psicologo a riguardo, ma la decisione spetta a lei.
In termini di coaching, è un percorso che si discosta dalla psicoterapia. Pertanto, dipende molto dal lavoro che vuol fare su di sé. Resto a disposizione
Dott. Luca Vocino
Psicologo clinico, Psicologo
Trezzano Rosa
Buongiorno gentile Utente, comprendo il suo desiderio di evolvere il percorso intrapreso e di esplorare nuove modalità di supporto. È naturale che, dopo tre anni di terapia, senta il bisogno di cambiare approccio o di concludere il percorso per concentrarsi su obiettivi più concreti. La terapia è un processo dinamico, e il fatto che lei percepisca di aver raggiunto una maggiore consapevolezza è già un segnale positivo.

È comprensibile che il suo terapeuta possa mostrare delle resistenze, poiché probabilmente ritiene che ci siano ancora aspetti su cui lavorare. Tuttavia, la decisione di interrompere o modificare il percorso spetta sempre a lei. Un buon terapeuta dovrebbe accogliere le sue riflessioni e accompagnarla in questa transizione, aiutandola a valutare se il coaching possa effettivamente rispondere ai suoi bisogni attuali.

Il coaching è uno strumento diverso dalla psicoterapia: è più orientato al futuro, alla performance e alla realizzazione di obiettivi pratici, mentre la terapia ha una funzione più profonda di introspezione e rielaborazione. Se sente che quest’ultima fase della terapia non sta più rispondendo alle sue esigenze, potrebbe essere utile confrontarsi nuovamente con il suo terapeuta in modo assertivo, spiegando con chiarezza le sue intenzioni e aspettative.

Se il rapporto terapeutico non le permette di sentirsi libera di scegliere, potrebbe valutare un secondo parere da un altro professionista, che possa aiutarla a capire se un percorso di coaching sia davvero la scelta più adatta, o se esistono approcci terapeutici più dinamici in grado di coniugare l’analisi con un lavoro più orientato al cambiamento concreto.

Ascoltare i propri bisogni è sempre il primo passo per un percorso di crescita autentico e consapevole.

Dott. Luca Vocino
Dott.ssa Francesca Cavara
Psicologo clinico, Psicologo
Este
Buongiorno,
la tua riflessione è molto interessante e tocca temi importanti nel percorso terapeutico. Può essere naturale, dopo un periodo di lavoro su di sé, sentire il desiderio di cambiare obiettivi, approccio o interrompere la terapia. La crescita personale non è un percorso lineare, e spesso si avverte il bisogno di sperimentare nuove strade.

Il fatto che il tuo terapeuta sembri restio a interrompere il percorso potrebbe avere diverse spiegazioni. Da un lato, ogni relazione terapeutica è unica e costruita su un'alleanza di fiducia: il terapeuta potrebbe percepire aspetti che forse vale la pena approfondire prima di una chiusura definitiva. Dall'altro, il modo in cui viene gestito il termine di una terapia è parte integrante del processo, ed è fondamentale che tu ti senta ascoltata e rispettata nelle tue scelte.

Riguardo al desiderio di un approccio più orientato agli obiettivi concreti, esistono diversi modelli di psicoterapia che lavorano attivamente su questo aspetto, fornendo strumenti pratici e strategie per affrontare il presente e il futuro, senza perdere di vista l'importanza della comprensione di sé. Può essere utile informarsi su quali approcci potrebbero rispondere meglio alle tue attuali esigenze e valutare se proseguire con un altro tipo di supporto e/o con un altro professionista.

Ascoltare il proprio bisogno di cambiamento è sempre un segnale di crescita. Il punto cruciale è trovare un percorso che sia in linea con il tuo benessere e con ciò che desideri in questo momento.

Ti auguro di trovare la strada che senti più giusta per te!
Dott.ssa Francesca Romana Casinghini
Psicologo, Psicologo clinico
Roma
Si chieda quali altri obiettivi vuole raggiungere e perchè proprio da un coach. Tre anni non sono molti per sentirsi completamente in forma. Però se crede di voler provare questo nuovo percorso nessuno la obbliga a non perseguirlo
Dott.ssa Roberta Merlo
Psicologo, Psicologo clinico
Milano
Buongiorno,
La ringrazio molto per la condivisione della sua esperienza.
L'interruzione di un percorso è tendenzialmente un processo, in cui il terapeuta e il paziente comprendono che si sono sviluppate sufficienti risorse e interiorizzato gli obiettivi raggiunti nella terapia, in modo tale da poterli applicare in autonomia o con supporto del terapeuta in maniera meno frequente.
Basandomi su quanto da lei descritto, le chiederei se ha già provato a portare all'interno della terapia queste "nuove tematiche" su cui sente di volersi focalizzare ora e se ha già affrontato in maniera aperta la sua idea di voler interrompere il percorso e non solo con una vaga volontà di voler cambiare.
Esistono tanti orientamenti terapeutici e ognuno ha le proprie caratteristiche, le suggerirei però di provare a portare tali tematiche all'interno del suo percorso, per comprendere meglio il focus della sua "ricerca" attuale.
Le auguro una buona giornata
Dr. Giovanni Battista Giancarli
Psicologo, Psicologo clinico
Roma
Buongiorno. Relativamente alla domanda che pone, in un ambito di supporto psicologico e\o di psicoterapia è possibile orientarsi nel presente per il raggiungimento di determinati obiettivi. Tenga presente che il passato pero è sempre una componente fondamentale , non per quanto effettivamente sia successo, ma per "come" lo ricordiamo. Un'attenta analisi della sua domanda potrebbe consentire a chi la segue di fornirle un intervento in linea con le sue aspettative.

Un cordiale saluto

Dott. Giovanni Battista Giancarli
Dott. Francesco Damiano Logiudice
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Roma
Salve, mi spiace molto per la situazione che descrive poichè comprendo il disagio che può sperimentare e quanto sia impattante sulla sua vita quotidiana. Ritengo fondamentale che lei possa richiedere un consulto psicologico al fine di esplorare la situazione con ulteriori dettagli, elaborare pensieri e vissuti emotivi connessi e trovare strategie utili per fronteggiare i momenti particolarmente problematici onde evitare che la situazione possa irrigidirsi ulteriormente.
Credo che un consulto con un terapeuta cognitivo comportamentale possa aiutarla ad identificare quei pensieri rigidi, disfunzionali e maladattivi che le impediscono il benessere desiderato mantenendo la sofferenza in atto e possa soprattutto aiutarla a parlare con se stesso/a utilizzando parole più costruttive.
Credo che anche un approccio EMDR possa esserle utile al fine di rielaborare il materiale traumatico connesso ad eventi del passato che possono aver contribuito alla genesi della sofferenza attuale.
Resto a disposizione, anche online.
Cordialmente, dott FDL
Dott.ssa Laura Fortunato
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Bologna
Buongiorno. Ho letto con attenzione la sua richiesta e mi sono domandata se lei sa per quale motivo il suo terapeuta non la incoraggia a iniziare un coaching. Il suo terapeuta sa che vorrebbe orientare il suo percorso personale verso obiettivi più concreti? Ha condiviso col suo terapeuta quali sono gli obiettivi che ha maturato? Credo che potrebbe essere importante approfondire questi temi col suo terapeuta in modo da risolvere i suoi dubbi e potersi muovere verso la realizzazione dei suoi desideri con il suo terapeuta o con altri.
Dott.ssa Alessia D'Angelo
Psicologo, Psicologo clinico, Psicoterapeuta
Milano
Gentile utente, Cosa le impedisce di rifiutare la proposta del suo terapeuta ad un nuovo appuntamento? Come mai non riesce a tenere il punto su ciò che sente essere più affine a lei oggi? Portare avanti i propri scopi e bisogni è importante dentro e fuori dal setting terapeutico. Il suo terapeuta può avere un'idea ed una sua opinione ma ciò non significa che lei non possa portare avanti motivando e condividendo in modo onesto e sincero i cuoi desideri e nuovi obbiettivi. Cordialmente dott.ssa Alessia D'Angelo
Buonasera, hai chiaro il tuo percorso e la voglia di cambiare professionista, semplicemente fai il primo passo! Un saluto
Dott.ssa Rossella Carrara
Psicologo, Psicologo clinico
Bergamo
Buonasera, per continuare un percorso di psicoterapia, è indispensabile che entrambi, psicologo e paziente, siano concordi nel farlo, altrimenti non ha più né senso, né utilità. Cordiali saluti.

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