Buongiorno a tutti, Ho 30 anni e negli ultimi mesi mi sto accorgendo di un problema con i miei a

24 risposte
Buongiorno a tutti,

Ho 30 anni e negli ultimi mesi mi sto accorgendo di un problema con i miei amici, che mi crea un po’ di confusione.
Ho notato che le mie amiche da quando sono piccola (ci conosciamo da 20 anni), si comportano diversamente fra loro e con me. In particolare ho notato che nei miei confronti non hanno mai una parola di conforto, un complimento, un gesto per farmi sentire apprezzata o « celebrata ». Ho iniziato a notare questa cosa perché invece se ne dedicano molte fra di loro e ho cominciato a fare caso piano piano che non arrivano mai a me. Per esempio se ci incontriamo per uscire, noto che si fanno tutte i complimenti per i vestiti o come stanno bene fra di loro e nulla a me. Oppure che festeggiano volentieri un successo personale o lavorativo di tutti ma con poca attenzione e slancio una cosa che riguarda me.
Anche con il mio ragazzo noto che sono meno disponibili, più schive, rispetto a quanto non siano con altri fidanzati.
Questa cosa mi dispiace e mi mette confusione, un po’ perché ora che ho identificato questa cosa ci faccio sempre più caso e mi guasto ogni momento insieme. Un po’ perché non riesco a capire il perché.
Ne ho parlato con mia mamma e dice che il problema è che io non sono una persona che ha mai chiesto attenzioni o « aiuto » , che sembro forte così come sono e quindi ormai si sono abituate con questo paradigma.
Il mio ragazzo invece dice che secondo lui è invidia.. io non riesco ad accettarlo.. non capisco invidia di cosa.
Mi dispiace perché quando esco con altri amici torno a casa e mi sento apprezzata, magari qualcuno mi fa un complimento, mi da un momento di attenzione, anche solo una domanda… quando esco con loro mi sento invisibile e svalutata, vedo come sono di supporto fra di loro e il silenzio nei miei confronti e non riesco a spiegarmi il perché ci sia questo trattamento diverso fra me e loro.. sento come se fosse in atto una competizione e di fatto non posso essere nella loro squadra. Che ne pensate?
Dott.ssa Maria Carla del Vaglio
Psicologo, Psicologo clinico, Psicoterapeuta
Napoli
Salve,
Capisco il suo dispiacere nel notare una differenza nel modo in cui viene trattata rispetto alle altre persone del suo gruppo di amici. Questa sensazione di invisibilità può essere molto frustrante, soprattutto quando si fa parte di un gruppo così consolidato da anni. È comprensibile che si senta confusa, poiché la mancanza di riconoscimento può farla mettere in discussione il suo posto in queste relazioni.

Le dinamiche di un gruppo di lunga data, come il suo, possono diventare talvolta rigide e creare ruoli non detti, in cui alcuni membri sono visti come più "forti" o indipendenti, il che potrebbe portare le persone intorno a lei a pensare che non abbia bisogno di particolari attenzioni o supporto. Questo non significa necessariamente che non la apprezzino, ma piuttosto che potrebbero non rendersi conto di quanto le loro mancanze la stiano ferendo.

Se dovesse sentirsi a proprio agio, potrebbe considerare di esprimere in modo delicato il suo disagio con una delle sue amiche più vicine, aprendo così la possibilità di chiarire malintesi e magari modificare queste dinamiche. Se invece sente che queste relazioni continuano a generare sentimenti di esclusione e insoddisfazione, potrebbe valere la pena riflettere su quanto la fanno sentire valorizzata e se ci sono altre amicizie che la fanno sentire più autenticamente apprezzata.

Se desidera esplorare più a fondo queste dinamiche e comprendere meglio le sue emozioni in merito, un supporto terapeutico può essere uno spazio utile per riflettere su ciò che sta vivendo. In questo caso, potrebbe essere utile un confronto più approfondito per trovare strategie e affrontare la situazione in modo costruttivo. Se lo desidera, sono a disposizione per aiutarla in questo percorso.

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Dott. Francesco Damiano Logiudice
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Roma
Salve, mi spiace molto per la situazione che descrive poichè comprendo quanto possa essere difficile convivere con questa situazione riportata. Ritengo fondamentale che lei possa richiedere un consulto psicologico al fine di esplorare la situazione con ulteriori dettagli, elaborare pensieri e vissuti emotivi connessi e trovare strategie utili per fronteggiare i momenti particolarmente problematici onde evitare che la situazione possa irrigidirsi ulteriormente.
Credo che un consulto con un terapeuta cognitivo comportamentale possa aiutarla ad identificare quei pensieri rigidi e disfunzionali che mantengono in atto la sofferenza impedendole il benessere desiderato.
Ritengo altresì utile un approccio EMDR al fine di favorire la rielaborazione del materiale connesso con la genesi della sofferenza in atto.
Resto a disposizione, anche online.
Cordialmente, dott FDL
Dott.ssa Gabriella Pringigallo
Psicoterapeuta, Psicologo clinico, Psicologo
Torino
Buongiorno, capisco la frustrazione che prova nel rapporto con le sue amiche. A volte si ha bisogno dell'attenzione delle persone che ci sono vicine. Provi a collocare nel tempo questa sensazione di 'invisibilità' che ha cominciato a provare nei confronti di queste persone. In passato si sentiva apprezzata e 'guardata'? C'è stato qualche episodio specifico che ha sentito come particolarmente spiacevole?
Parlare ed esprimere le proprie difficoltà con loro può aiutare a chiarire i suoi dubbi, allo stesso tempo un confronto con uno psicoterapeuta potrebbe aiutarla a mettere a fuoco i suoi sentimenti e le sue emozioni più profonde nei rapporti con queste persone.
Resto a disposizione anche online, cordialmente Gabriella Pringigallo
Buongiorno, grazie per aver condiviso con tanta apertura e sincerità ciò che sta vivendo. Quello che descrive è una situazione che, comprensibilmente, può far sentire molto confusi e dispiaciuti, soprattutto perché si tratta di relazioni a cui tiene da anni. Il fatto che lei abbia notato questa differenza di comportamento tra le sue amiche e abbia iniziato a riflettere su di essa è già un passo importante e non facile.
Mi permetta di dirle che ciò che sente è assolutamente valido. È normale desiderare di essere apprezzati e supportati da persone che fanno parte della nostra vita da così tanto tempo. Quando ci si sente ignorati o trascurati, soprattutto in momenti in cui gli altri si sostengono a vicenda, può essere doloroso e portare a dubitare di se stessi o delle relazioni che si hanno.
Mi sembra che lei abbia una grande sensibilità, e questa sensibilità la porta a percepire chiaramente questa disparità di trattamento. La spiegazione che sua madre le ha dato, ovvero che lei possa essere percepita come una persona "forte" che non ha bisogno di attenzioni, potrebbe essere una chiave di lettura interessante. A volte, le persone intorno a noi si abituano a vederci in un certo modo e, anche senza volerlo, tendono a riservare certi gesti di affetto o sostegno a chi appare più bisognoso di cure. Tuttavia, questo non significa che lei non abbia diritto a ricevere la stessa attenzione e affetto.
D'altra parte, l'idea che possa esserci una forma di invidia, come suggerisce il suo ragazzo, può essere difficile da accettare, soprattutto quando si è persone umili che non vedono un motivo per suscitare questo tipo di emozione. Ma a volte l'invidia può manifestarsi anche senza motivazioni apparenti o tangibili: può riguardare il modo in cui affronta la vita, le sue qualità personali o, semplicemente, il modo in cui gli altri la percepiscono. Questo non è necessariamente legato a qualcosa di specifico che lei ha fatto o detto.
Ciò che è importante è che lei ha già identificato come questa situazione la faccia sentire e che, giustamente, desidera comprendere meglio cosa stia accadendo. Non c'è nulla di sbagliato nel desiderare relazioni in cui ci si senta visti, apprezzati e celebrati. Le amicizie dovrebbero essere uno spazio sicuro in cui ci si possa sentire valorizzati per ciò che si è, senza bisogno di chiedere o dimostrare qualcosa.
Un consiglio che potrei darle è quello di prendersi del tempo per riflettere su cosa vorrebbe davvero da queste amicizie, e se sente che potrebbe essere utile, provare a parlare apertamente con una o più di queste amiche. A volte, portare alla luce con delicatezza ciò che proviamo può aiutare a far emergere dinamiche che gli altri potrebbero non aver nemmeno consapevolmente notato.
Le auguro di trovare quella chiarezza e serenità che merita, e se dovesse sentire il bisogno di ulteriori riflessioni, sono qui. Ricordi che lei ha il diritto di sentirsi apprezzata e riconosciuta, proprio come chiunque altro.
Un caro saluto.
Dott. Luca Vocino
Psicologo clinico, Psicologo
Trezzano Rosa
Buongiorno gentile Utente, la situazione che descrive è sicuramente fonte di dispiacere e confusione, e capisco bene come possa sentire un certo disagio nei rapporti con le sue amiche di lunga data. L'impressione di essere "invisibile" o poco valorizzata nel gruppo, soprattutto quando nota come invece le altre si supportano e si scambiano gesti di affetto, può portare a domande importanti riguardo al suo posto all'interno del gruppo.

Un primo aspetto che emerge è la differenza di trattamento che percepisce: se da un lato può essere, come dice sua madre, legato al fatto che si è abituata a mostrarsi indipendente e "forte", dall'altro potrebbe anche essere il frutto di dinamiche di gruppo più complesse, che magari si sono consolidate nel tempo senza che ve ne foste accorte. È possibile che le sue amiche abbiano iniziato, anche inconsapevolmente, a darle meno attenzioni perché abituate a vederla come "autonoma", ma questo non significa che la sua necessità di essere apprezzata o sostenuta sia meno legittima.

Un altro elemento da considerare è quello che le ha suggerito il suo ragazzo, ovvero la possibilità di invidia. L'invidia non sempre si manifesta in maniera evidente e può riguardare aspetti della sua vita o della sua personalità che magari lei non riconosce immediatamente, ma che le sue amiche potrebbero percepire come motivo di confronto. Questo non vuol dire che il loro comportamento sia giustificato, ma potrebbe spiegare alcune delle dinamiche che sta vivendo.

Quello che le consiglio è di riflettere su come si sente realmente all'interno di queste amicizie e su cosa vorrebbe ottenere da queste relazioni. Si chieda se sia il caso di affrontare la questione apertamente con le sue amiche, esprimendo in modo chiaro e sereno i suoi sentimenti. A volte, ciò che sembra una mancanza di affetto o attenzione può derivare da una mancata comunicazione o da una percezione distorta da entrambe le parti.

Le sue amiche potrebbero non rendersi conto di come la stanno facendo sentire e, affrontando il tema con trasparenza, potrebbe offrire loro l'opportunità di riflettere sul loro comportamento e cambiare atteggiamento. Se invece, dopo aver parlato con loro, la situazione non cambia o non si sente accolta nella sua richiesta di maggiore attenzione, potrebbe essere il momento di rivedere la natura di queste amicizie e capire se sono ancora in linea con i suoi bisogni emotivi e relazionali.

L'importante è non ignorare i propri sentimenti e riconoscere che è del tutto legittimo voler essere apprezzati e sentirsi parte attiva e valorizzata in un gruppo di amici, specialmente in relazioni che durano da tanto tempo.

Se dovesse avere bisogno di ulteriori consigli, di un supporto o di una consulenza resto a disposizione. Augurandole di superare al più presto questo momento di difficoltà le porgo cordiali saluti.
Dott. Luca Vocino
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Dott. Fabio Romano
Psicoterapeuta, Psicologo, Psicologo clinico
Ferrara
Buonasera! Il suo messaggio ha suscitato in me pensieri e riflessioni su quella che sembra essere una crisi “relazionale”, che potrebbe anche avere una radice più antica. Nello "storico" gruppo di pari non si sente più "apprezzata/celebrata" (è sempre stato così oppure è cambiato nel tempo?). È come se sentisse che la mente delle sue amiche sia orientata altrove, distratta, e questo potrebbe farla sentire sola, ignorata, abbandonata. Una sofferenza che si è acuita “perché ora che ho identificato questa cosa ci faccio sempre più caso e mi guasto ogni momento insieme” e generalizzata “anche con il mio ragazzo noto che sono meno disponibili, più schive, rispetto a quanto non siano con altri fidanzati”. Dal confronto con la sua mamma sembra emergere che “non sono una persona che ha mai chiesto attenzioni o aiuto, che sembro forte così come sono e quindi ormai si sono abituate con questo paradigma”. Paradigma è sinonimo di schema, esempio, modello, campione, insomma qualcosa che tende a ripetersi in modo sempre uguale. Nella mia mente si sono rincorse una serie di domande che mi permetto di condividere solo come contributo di pensiero: “Di che paradigma si tratta”… “Chi lo mette in scena”… “Chi lo sostiene”… “Chi inconsciamente lo ripete, perché in qualche modo rassicurante”. Chissà che, attraverso queste difficoltà, non cominci a sentire la necessità di occuparsi di aspetti di lei che, forse, sono sempre stati presenti e che oggi sembrano chiedere ascolto e comprensione. Questo potrebbe tradursi, attraverso un lavoro ben strutturato e di largo respiro, nella possibilità di vivere più serenamente e più pienamente se stessa e le sue relazioni. In bocca al lupo
Dott.ssa Elena Gianotti
Psicologo, Psicoterapeuta
Milano
Buongiorno, grazie per la sua condivisione. Io credo che finchè questo malessere rimane sotterraneo, e non lo affronta direttamente con queste amiche, rischia di darsi tante risposte senza sapere quale sia effettivamente quella giusta, e rimanendo nel dubbio. Il mio suggerimento è di affrontare il problema in modo diretto e provare a parlare apertamente con queste persone di come si sente con loro, magari con una alla volta e non con tutto il gruppo, in una situazione più intima e raccolta, chiedendo a ciascuna che cosa pensa e guardando come reagiscono, come le rispondono, come si comportano. C'è anche la possibilità che, conoscendovi da 20 anni, siate cresciute e abbiate preso strade diverse, ma prima di valutare l'opzione di chiudere queste relazioni e allontanarsi, cercherei di capire cosa succede facendo emergere apertamente il suo problema. Se avesse bisogno di supporto per risolvere questa situazione faticosa mi trova a disposizione, anche online. Un caro saluto, dott.ssa Elena Gianotti
Dott. Gaetano Marino
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Novara
Gentile utente grazie per aver condiviso il suo disagio. Se fosse una mia paziente le chiederei, come mai oggi si accorge di questa disparità di trattamento delle sue amiche rispetto a lei e al suo compagno. La mamma dice che lei è quella che non ha mai chiesto aiuto e il suo compagno dice che è a causa della loro invidia. Lei invece cosa pensa? Come mai queste amiche non riescono a farle complimenti e a festeggiare i suoi successi o perlomeno sono più emotivamente coinvolte rispetto a queste situazioni? Le consiglio di iniziare un percorso terapeutico dove poter raccontare questa storia e anche il vissuto che lei prova rispetto a questa situazione. Cordialità dott. Gaetano Marino
Dott.ssa Sandra Petralli
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Pontedera
Salve, se il comportamento delle altre è confinato al gruppo in questione può darsi che nel tempo si siano semplicemente strutturati dei ruoli sociali assegnati dove lei si trova nella posizione di marginalità rispetto alle altre.
Si tratta di una dinamica frequente, nell’ambito della quale il capro espiatorio del gruppo diventa una sorta di cestinato o della spazzatura.
La invito a riflettere, scegliere in base al rispetto per se stessa e decidere cosa è meglio per lei.
A volte è meglio ripulirsi dai vecchi ruoli per ritrovare leggerezza e libertà di azione. Un saluto, dott.ssa Sandra Petralli
Dott.ssa Cristina Borghetti
Psicologo, Psicologo clinico
Modena
Il sentimento di invisibilità che descrive è molto comune in relazioni di lunga data, dove i ruoli spesso si cristallizzano. D'altra parte, come suggerisce il suo ragazzo, non possiamo escludere che ci siano dinamiche di competizione o invidia, anche inconsce, in gioco. È importante che affronti questa situazione con assertività, esprimendo i suoi sentimenti in modo diretto e senza accusare. Se sente che questo disagio persiste, potremmo esplorarlo insieme in un percorso psicologico. Saluti, Dott.ssa Cristina Borghetti
Dott.ssa Silvia Ragni
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Roma
Gentilissima, comprendo molto bene la situazione in cui si trova, ne ha dato una descrizione sintetica e molto precisa. E' doloroso e confondente sentirsi esclusi o ignorati. Se però continua così rischia che vada sempre peggio, perchè lei ormai si è focalizzata e vede solo i particolari che confermano la sua teoria. I motivi possono essere diversi, magari ha ragione sua madre o il suo ragazzo o chissà.. L'unico modo per chiarire è parlare con queste persone, separatamente, con quelle a cui tiene di più. Dal confronto potrà comprendere e riavviare una relazione buona, oppure rendersi conto che "non è più cosa". Negli anni le persone cambiano e alcuni rapporti si perdono, altri se ne acquisiscono per affinità. In ogni caso frequenti chi la fa stare bene e l'apprezzi, la fa sentire arricchita.
Se avverte che per affrontare questa situazione le può essere utile un sostegno psicologico mi può contattare. Un cordiale saluto dott.ssa silvia Ragni
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Dott.ssa Alice Anzuini
Psicologo clinico, Psicologo
Roma
Buongiorno, ha provato a parlarne schiettamente al suo gruppo di amicizie consolidato?
Alcune volte i nostri bisogni emotivi e affettivi passano in secondo piano perché non li comunichiamo. A livello esplicito, verbale non riusciamo a dire a chi è prossimo a noi di che cosa abbiamo bisogno. Magari il suo linguaggio dell'amore adesso è più settato sul ricevere parole di lode e rassicurazione ma se chi è accanto a lei non lo sa , non lo farà.
Dott.ssa Anzuini
Dott. Federico Valeri
Psicologo clinico, Psicologo
Roma
Salve.
In realtà è possibile che le risposte ricevute da sua madre e dal suo ragazzo siano in parte vere, entrambe. Mi spiego. Nei sistemi "chiusi" (come i gruppi di amici stabili) a volte si creano delle dinamiche specifiche che, col tempo, diventano "fisse". Se lei appare "senza bisogni", come asserisce sua madre, le sue amiche saranno effettivamente meno inclini a offrire supporto in tal senso. Altresì, è possibile che, se lei mostra un carattere forte ed "inattaccabile", si possa creare una sorta di risentimento nei suoi confronti, simile all'invidia. Non succede con gli altri gruppi di amici perché, evidentemente, la dinamica di quei gruppi non è "rigida" e stabilita oppure, lei ha mostrato lati differenti che hanno creato un rapporto differente. Quel che posso consigliarle è di intervenire nelle dinamiche di rapporto del primo gruppo, mostrando la "necessità" di ricevere complimenti e sostegno (com'è giusto che sia) che desidera, magari stuzzicando tale meccanica con frasi innocue come "Ed il mio vestito non ti piace?" oppure "E del mio vestito che ne pensi?", in modo di modificare la percezione che le persone di quel gruppo hanno di lei.
Spero possa essere di aiuto, per qualsiasi altra cosa sono a disposizione.
Dott. Valeri
Dott.ssa Francesca Gottofredi
Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Bologna
È comprensibile sentirsi confusa e svalutata in una dinamica di amicizia in cui ti senti trascurata. La tua percezione di invisibilità potrebbe derivare da schemi relazionali consolidati o da aspettative non espresse. Riflettere su come comunichi i tuoi bisogni e le tue emozioni potrebbe rivelarsi utile. Considera anche di approfondire queste dinamiche con un professionista. Rimango a disposizione. Dott.ssa Francesca Gottofredi.
Dott.ssa Genoveffa Del Giudice
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Roma
Gentile utente, la ringrazio per la sua condivisione.
Comprendo il suo vissuto di frustrazione nel non sentirsi "nella squadra".
Ha provato a condividere con le amicizie i suoi vissuti e i suoi bisogni, ad esempio quello di essere supportata e sostenuta da loro?
Questo suo sentirsi "fuori dalla squadra" è un'esperienza nuova per lei in questo gruppo e nelle altre relazioni significative?
Il suggerimento che sento di darle è di cercare il supporto di un/una psicoterapeuta per prendersi cura dei suoi bisogni e imparare a gestire le relazioni in un modo che per lei possano essere fonte di benessere e appagamento.
Ricevo anche online.
Un caro saluto,
dott.ssa Genoveffa Del Giudice
Dott.ssa Adriana Gaspari
Psicologo clinico, Sessuologo
Chieti
Gentilissima, ho letto la sua lettera con attenzione e vedo che lei sta vivendo una situazione molto scomoda e affettivamente frustrante : l'esclusione dal gruppo di amici di lunga data. Le aspettative in genere vanno nel senso opposto e cioe' ,tanti anni di amicizia e tanto affetto e riconoscimento...non e' cosi' nel suo caso ed molto comprensibile la sua delusione e amarezza . Le consiglio caldamente di cercare un confronto con ciascuna delle sue amiche e stare a vedere cosa succede...Se la situazione non dovesse cambiare ,allora dovrebbe considerare l'idea di tagliare i ponti con queste persone che a quanto pare non la considerano piu' parte del gruppo - amici....E cercare altre persone che la apprezzano e la fanno sentire UNA DI LORO....la saluto cordialmente e resto a disposizione...dott.ssa Adriana Gaspari
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Dott.ssa Marina Albanese
Psicoterapeuta, Psicologo, Psicologo clinico
Palermo

buonasera, leggendo il suo messaggio la prima cosa che mi verrebbe da chiederle è come mai solo adesso si stia accorgendo di queste dinamiche con le sue amiche, perché sarebbe utile capire cosa sente cambiare in lei in questo periodo; questo perché spesso viviamo delle relazioni amorose o affettive che a un certo punto ci fanno stare male. In realtà, non sono gli altri che cambiano ma siamo noi che ci sentiamo finalmente pronti a vedere quello che non ci fa star bene, e possiamo affrontarne le conseguenze. Nel suo caso specifico non penso siano le amiche a essere cambiate ma lei, che non si sente più bene quando sta con loro, e che invece riesce a sentirsi vista e apprezzata quando sta con altri amici. E’ sempre difficile e doloroso rendersi conto che le persone che per cosi tanto tempo hanno fatto parte della nostra vita non ci conoscano veramente e non ci facciano stare bene, ma entrare in contatto con le nostre emozioni, soprattutto quelle dolorose, è una grande prova di coraggio ed è il primo passo per riappacificarci con noi stessi e con gli altri.
Spero di esserle stata d’aiuto.
Resto a disposizione, un caro saluto.
Dott.ssa Federica Tilotta
Psicologo, Psicologo clinico
Milano
Buongiorno, comprendo il senso di frustrazione che sta attraversando in questa situazione delicata e complessa. Le sue parole esprimono chiaramente un profondo senso di confusione. Nei gruppi, è comune che si creino dinamiche che possono farci sentire esclusi o invisibili, proprio come sta succedendo a lei in questo momento. La differenza di comportamento che osserva rispetto agli altri membri del gruppo è una di quelle dinamiche che possono risultare difficili da capire e profondamente dolorose.
Parlarne con le sue amiche potrebbe essere utile: esprima come si sente, quali sono le sue preoccupazioni, e condivida le riflessioni che ha maturato riguardo a questi comportamenti. Il confronto, per quanto possa sembrare difficile, è fondamentale in un gruppo, poiché consente di preservare la propria individualità senza perdere il legame con gli altri.
Gestire le relazioni all'interno di un gruppo, soprattutto in legami che durano da tempo, può essere complesso. Tuttavia, discutere apertamente con le sue amiche potrebbe aiutarla a ottenere maggiore chiarezza e consapevolezza su come i rapporti umani si evolvono e cambiano con il tempo. In fondo, non siete più le stesse persone di 20 anni fa.
Un caro saluto, Dott.ssa Federica Tilotta
Gentilissima utente, sembra che tu stia attraversando un momento difficile nel rapporto con questo gruppo di persone. Sentirsi invisibile e svalutata, soprattutto quando noti che gli altri si supportano a vicenda mentre tu non ricevi lo stesso trattamento, può essere davvero doloroso. È importante cercare di capire cosa potrebbe causare questa differenza di trattamento.
Potrebbero esserci diverse ragioni dietro questo comportamento. A volte, le dinamiche di gruppo si formano in modo tale che alcune persone vengano incluse più facilmente di altre, o ci possono essere malintesi o incomprensioni che portano gli altri a non rendersi conto di come ti senti.
Alcune domande che potresti chiederti:
• Hai mai provato a parlare con qualcuno del gruppo di come ti senti?
• C'è stata una situazione specifica che ti ha fatto sentire esclusa o svalutata?
• Pensi che ci sia qualcosa che tu o gli altri potreste fare per migliorare questa dinamica?
Comunicare i propri sentimenti può essere difficile, ma a volte può essere necessario per rompere questo ciclo di esclusione. Forse c’è qualcuno nel gruppo con cui ti senti più vicina o a tuo agio a parlare. Condividere con loro come ti senti potrebbe aprire la porta a una conversazione più profonda e autentica.

Aprirsi su come ti senti può effettivamente portare a due esiti: potrebbe migliorare le dinamiche nel gruppo o confermare che è il momento di fare un passo indietro. In entrambi i casi, sarai più vicina a una maggiore autenticità nelle tue relazioni, il che è sempre una cosa positiva. Se il confronto porta alla fine di quel rapporto o di quella fase del gruppo, ti libererai di un peso emotivo e avrai più energia da investire in nuove esperienze o relazioni che ti fanno sentire valorizzata e apprezzata.
È un atto di coraggio scegliere la via della chiarezza, anche quando esiste il rischio di perdere qualcosa. Ma spesso ciò che perdi è ciò che in realtà ti stava trattenendo dal trovare qualcosa di più significativo. Come ti sembra questa prospettiva?

Un ulteriore argomento per selezionare con molta attenzione le persone con cui trattiamo è il cosiddetto “risonanza limbica.”
Si tratta di un fenomeno neurologico per cui gli stati emotivi e psicologici di un individuo tendono a sincronizzarsi con quelli delle persone che lo circondano, grazie alla capacità dei nostri cervelli di "risuonare" con le emozioni altrui. Questo processo è mediato da una serie di meccanismi neurologici, come i neuroni specchio, che ci permettono di percepire e rispecchiare le emozioni e gli stati d'animo degli altri. È una funzione evolutiva che promuove la connessione sociale e l’empatia, ma può avere sia effetti positivi che negativi.
In un gruppo che ti fa sentire svalutata o esclusa, la risonanza limbica può amplificare questi sentimenti, rendendoti più vulnerabile alla loro influenza emotiva. Se, invece, ti circondi di persone che ti apprezzano e ti supportano, i tuoi stati d'animo tenderanno a sincronizzarsi con i loro, creando un effetto positivo di rinforzo emotivo.
Questo fenomeno è un forte argomento a favore della selezione consapevole delle persone di cui ti circondi, perché le dinamiche del gruppo possono influenzare il tuo stato d'animo e la tua autostima. Essere intorno a persone che ti fanno sentire bene, con cui puoi condividere emozioni autentiche, può avere un impatto profondo sul tuo benessere mentale ed emotivo.
Un caro saluto Dott.ssa Beata Bozena Rozborska
Dott.ssa Laura Lanocita
Psicologo, Psicologo clinico
Milano
Buongiorno, la ringrazio per aver condiviso i suoi sentimenti e le sue osservazioni con tanta sincerità. È evidente che stia vivendo un momento di confusione e vulnerabilità rispetto alle sue amicizie. Le relazioni di lungo termine possono complicarsi nel corso del tempo, e ciò che prova potrebbe riflettere dinamiche sottostanti che non sono immediatamente visibili. Il suo bisogno di ricevere convalida e attenzione è del tutto naturale, e il fatto di notare un trattamento diverso nei suoi confronti rispetto alle sue amiche può portare a sentimenti di invisibilità e svalutazione. È interessante notare come la sua mamma e il suo ragazzo abbiano fornito spiegazioni diverse per questo comportamento. La risposta della madre suggerisce che potrebbe esserci un’abitudine consolidata da parte delle sue amiche a considerarla forte e indipendente, e questo potrebbe portarle a non esprimere il supporto che desidera. D’altra parte, l’idea di invidia, nonostante sembri inaccettabile per lei, può indicare un’intensa competizione emotiva che si sviluppa nelle relazioni tra amici, dove talvolta ci possono essere dinamiche di riconoscimento e desiderio di approvazione. La sua esperienza di sentirsi invisibile quando è con loro è un segnale importante. Potrebbe essere utile esplorare questi sentimenti in modo più profondo, magari condividendo apertamente la sua esperienza e le sue emozioni con le sue amiche. Una comunicazione sincera potrebbe aiutarle a ricostruire una connessione più autentica.
Non esiti a contattarmi se desidera approfondire ulteriormente queste riflessioni o ricevere supporto in questo delicato periodo.
Cordiali saluti, Dott.ssa Laura Lanocita
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Dott.ssa Martina Orzi
Psicologo, Psicologo clinico
Collegno
Buongiorno, ne ha parlato con loro? conoscere il loro punto di vista e il loro sentire potrebbe essere uno spazio di confronto utile. Non solo per condividere ciò che lei prova oggi nel rapporto con loro, viceversa accogliere e comprendere il loro sentire.
I rapporti cambiano nel corso del tempo, e questo fa male. A volte si arrivano a notare situazioni che danno malessere, come scrive lei, attualmente si sente ignorata, svalutata, tenuta poco in considerazione. Comprendo bene che si soffre per questo.
Parlarne con le dirette interessate forse può essere un'opportunità per capire poi in che direzione andare.
Elaborare il "lutto" per la perdita di questi rapporti e puntare sulla rete supportiva che già ha, oppure ci sono possibilità di negoziazione per portare avanti la relazione con queste amiche?
Rimango a sua disposizione, anche online.
Un caro saluto, Dott.ssa Martina Orzi
Ciao, grazie per aver condiviso il tuo vissuto. Capisco quanto possa essere doloroso rendersi conto che le persone a cui tieni non ti fanno sentire apprezzata e valorizzata come vorresti e come fanno tra loro. Il tuo malessere è assolutamente legittimo, ed è naturale cercare di dare un senso a questa situazione. Quello che descrivi sembra riflettere una dinamica relazionale consolidata nel tempo, che può essere influenzata da vari fattori. Se questa situazione continua a pesarti e a farti sentire svalutata, potrebbe essere utile anche un percorso di riflessione personale, magari con l’aiuto di un professionista, per esplorare meglio le dinamiche relazionali e le tue aspettative nei confronti degli altri.
Dott. Andrea Boggero
Psicologo, Psicologo clinico
Genova
Buongiorno, grazie per aver condiviso con tanta sincerità e lucidità una parte così delicata della sua vita emotiva. Quello che sta descrivendo non è soltanto un “sentirsi esclusa”, ma è una vera e propria forma di sofferenza relazionale che, nel tempo, può logorare l’autostima e la serenità interiore. E il fatto che lei abbia iniziato a riconoscerla e a darle un nome è già un passo molto importante. In una prospettiva cognitivo-comportamentale, partiremmo proprio dalle sue emozioni e dai pensieri che le accompagnano. Quando racconta che si sente invisibile, svalutata, tagliata fuori da quella dimensione di scambio e calore che le sue amiche sembrano riservare solo fra loro, sta descrivendo con grande chiarezza un vissuto di esclusione. L’essere umano ha un bisogno profondo e universale di appartenenza e di riconoscimento. Non si tratta di vanità o di bisogno di attenzioni superficiali, ma di elementi fondamentali per il benessere emotivo e per la costruzione di un’immagine positiva di sé. Non ricevere questi segnali, soprattutto da persone con cui si hanno legami tanto longevi, può generare confusione, tristezza, senso di ingiustizia e, in certi casi, perfino vergogna. È molto interessante quello che sua madre le ha detto: che lei ha sempre dato l’impressione di essere forte, autonoma, di “non aver bisogno”. Spesso, chi trasmette questa immagine di forza rischia di essere visto solo in quella luce, e quindi gli altri smettono, anche inconsapevolmente, di offrire supporto, attenzioni o rassicurazioni. È una dinamica che si costruisce nel tempo e che può diventare una sorta di abitudine emotiva per chi ci sta vicino: si danno per scontate la stabilità e l’indipendenza dell’altro, come se “non avesse bisogno di nulla”. Ma questo non significa che lei non ne abbia diritto. Anzi, è proprio nelle relazioni di lunga data che dovrebbero esserci spazi di reciprocità, di ascolto, di scambio autentico. Il punto cruciale qui non è solo “perché loro si comportano così”, ma anche cosa lei si racconta a partire da questi comportamenti. I pensieri automatici che si possono attivare in queste situazioni possono suonare come: “Non piaccio abbastanza”, “Non sono interessante”, “Non valgo quanto loro”, o ancora “C’è qualcosa di sbagliato in me”. Questi pensieri, anche se non veri, diventano molto potenti e condizionano il modo in cui viviamo le relazioni, creando un circolo vizioso: più ci sentiamo svalutati, più diventiamo tesi, insicuri o chiusi, e più questo viene letto dall’esterno come distacco o freddezza. È importante osservare questi pensieri, metterli in discussione, chiedersi se ci sono prove reali che li confermino o se, piuttosto, si stanno attivando su una base emotiva più che razionale. Riguardo l’ipotesi del suo compagno, l’invidia, capisco che faccia fatica ad accettarla. E non è detto che sia questa la spiegazione. Ma è anche vero che, in certi casi, persone che appaiono centrate, capaci, brillanti o con una vita affettiva stabile, possono suscitare negli altri sentimenti ambivalenti. E l’invidia, che è un’emozione normale ma spesso scomoda da ammettere, può talvolta manifestarsi non come aggressività esplicita, ma come una sorta di esclusione silenziosa, una mancata validazione, un'assenza di entusiasmo. È comprensibile che ora, dopo aver notato questi comportamenti, lei ci faccia più caso e che questo le stia un po’ “rovinando” i momenti insieme. Questo succede quando la nostra mente si focalizza su uno schema, e comincia a filtrare ogni esperienza alla luce di quel paradigma. Anche questo può diventare un circolo vizioso, per cui l’ansia anticipatoria e l’attenzione selettiva ci fanno stare male ancora prima di uscire. Lavorare su questi processi mentali può aiutarla a ritrovare un equilibrio emotivo e a capire se è possibile modificare il modo di stare dentro queste relazioni. In casi come il suo, può essere molto utile anche riflettere sul valore che queste amicizie hanno per lei oggi, e se siano ancora coerenti con chi lei è diventata. Le relazioni non sono statiche, si evolvono con noi, e a volte possiamo renderci conto che, pur con tutta la storia condivisa, alcune amicizie non rispecchiano più i nostri bisogni più profondi. E non per questo si è persone meno affettuose o fedeli: semplicemente, si sta crescendo. Infine, la invito a non sottovalutare il suo bisogno di sentirsi riconosciuta. Dare valore a ciò che sente, senza giudicarsi come esagerata o fragile, è il primo passo per proteggere il suo benessere emotivo. Ha ogni diritto di desiderare relazioni in cui si senta vista, ascoltata e apprezzata. E ha anche il diritto di fare scelte che vadano in questa direzione. Resto a disposizione. Dott. Andrea Boggero
Dott.ssa Serena Caroppo
Psicologo, Psicologo clinico
Martina Franca
La sensazione che descrive è molto dolorosa e tocca un punto fondamentale delle relazioni: il bisogno di sentirsi visti, riconosciuti e valorizzati. Anche quando non lo chiediamo apertamente, tutti abbiamo bisogno di sentire che il nostro posto nel gruppo è confermato, che gli altri ci considerano e che c’è reciprocità nello scambio affettivo. Quello che sta vivendo non indica necessariamente un problema “oggettivo” in Lei o nelle Sue amiche, ma una dinamica relazionale che con il tempo si è strutturata e che ora, forse perché Lei è più attenta a ciò che sente, emerge con maggiore chiarezza.Può succedere che, in gruppi di lunga data, le persone vengano “collocate” in ruoli che poi diventano rigidi: chi è quella che ha sempre bisogno di sostegno, chi quella che funge da mediatrice, chi quella che appare più autonoma, più forte, più riservata. Se per molti anni Lei è stata percepita come la persona che “sta bene da sola”, che non chiede attenzioni e che non ha bisogno di essere rassicurata, è possibile che questo abbia creato una sorta di abitudine inconsapevole: non la escludono intenzionalmente, ma danno per scontato che non abbia bisogno di quel tipo di conferme.Questo, però, non significa che la loro modalità non la ferisca. Anzi, spesso è proprio quando gli altri pensano che siamo forti che ci si sente più soli, perché le nostre fragilità restano invisibili. Quando nota che tra di loro si scambiano attenzioni, complimenti e gesti di cura che con Lei non arrivano, è naturale che si inneschi un senso di esclusione, quasi come se fosse sempre un passo fuori dal cerchio. E più questa consapevolezza cresce, più ogni piccola mancanza diventa dolorosa e significativa.
Il tema dell’invidia, che il suo compagno ha ipotizzato, non deve essere necessariamente letto in un senso negativo. A volte significa semplicemente che alcuni suoi aspetti come la stabilità, la capacità di essere autonoma, i risultati che ottiene, possono evocare negli altri un confronto implicito. Ma non è indispensabile relegare tutto a questo;potrebbe trattarsi, più semplicemente, di una dinamica affettiva che non è mai stata riequilibrata.
Ciò che conta ora è che Lei ha intercettato una sensazione che per molto tempo è rimasta sullo sfondo. E questo è già un passo importante. Riconoscere il proprio bisogno di essere vista non è debolezza, è consapevolezza emotiva.
Potrebbe essere utile, se lo desidera, comprendere meglio come si muove Lei in questo gruppo: quanto spazio si concede, quanto lascia intravedere di sé, quanto si permette di chiedere o di accogliere un gesto gentile. Non per attribuirsi responsabilità che non le competono, ma per capire come questi ruoli si siano costruiti nel tempo. Se sente che questo tema la tocca profondamente e vorrebbe esplorarlo con più calma, possiamo parlarne in una consulenza dedicata, in cui avrei modo di ascoltarla con più continuità e aiutarla a fare chiarezza su come desidera essere nelle sue relazioni e quali confini sente più autentici per sé.

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