Buongiorno. 7 mesi fa ci siamo trasferiti in Francia con due bambine di 4 e 6 anni. Vanno entrambe a

29 risposte
Buongiorno. 7 mesi fa ci siamo trasferiti in Francia con due bambine di 4 e 6 anni. Vanno entrambe a scuola e si sono ambientate molto bene. La piccola parla francese senza problemi con tutti. La grande invece parla con la maestra ma non parla coi suoi compagni. Gioca con loro, ride, scherza, è serena a casa e non manifesta disagi. Solo non parla con gli altri bambini, come se si vergognasse. Non so se preoccuparmi e soprattutto non so come affrontare con lei la situazione, se insistere o se lasciarle ancora tempo. Grazie in anticipo!
Dott.ssa Sara Rocco
Psicologo, Psicologo clinico
Ossi
Buongiorno, cambiare luogo in cui si vive comporta con se tanti cambiamenti e c'è sempre una finestra di tempo per l'adattamento. E' più semplice per un bambino piccolo adattarsi ad un nuovo ambiente in quanto ancora non ha messo radici profonde, per la bambina più grande ci vuole un tempo maggiore per poter anche comprendere le nuove dinamiche. Le dia ancora tempo e la sostenga sempre.
Le auguro il meglio.
Cordiali Saluti
Dott.ssa Sara Rocco

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Dr. Paolo Di San Diego
Psicologo, Psicologo clinico, Psicoterapeuta
Bari
Buon pomeriggio, non tutti hanno la stessa velocità di adattamento. Se la bambina è serena e non manifesta particolari disagi può voler dire che ciò per lei non rappresenta un problema. Si metta nelle condizioni di poter essere un supporto per sua figlia qualora sua figlia dovesse manifestare un disagio. Sua figlia deve essere sicura di poter contare su di lei.
Dott.ssa Beatrice Nuti
Psicologo, Psicologo clinico
Roma
Buongiorno, spero questa risposta la trovi bene. Comprendo che la situazione appena descritta possa portare pensieri. Con queste poche informazioni non mi sento di poterle consigliare qualcosa di effettivo, pertanto le pongo una domanda: sua figlia le ha mai detto perché si vergogna? Potrebbe essere un buono spunto di dialogo. Spero di esserle stata di aiuto in qualche modo. Nel mentre, le auguro tanta serenità.
Dott.ssa Ambra Bottari
Psicologo, Psicologo clinico
Milano
Buongiorno! Capisco la tua preoccupazione, ma è bello sentire che le tue bambine si stanno ambientando così bene in Francia. La tua grande potrebbe semplicemente avere bisogno di più tempo per sentirsi a suo agio nel parlare con gli altri bambini, soprattutto in una lingua diversa. Ogni bambino ha i suoi tempi, quindi potresti darle spazio senza forzarla troppo, magari incoraggiandola con piccole attività che la stimolino a socializzare. A volte, lasciare che il processo avvenga naturalmente è la scelta migliore. Se vedi che non ci sono altri segnali di disagio, direi che puoi continuare a monitorare la situazione senza preoccuparti troppo.
Dott.ssa Chantal Danna
Psicologo, Psicologo clinico
Aosta
Buonasera,
Ognuno di noi ha i suoi tempi per adattarsi a cambiamenti e novità. Sette mesi possono sembrare molti ma possono essere pochi per sua figlia, le consiglierei di darle amcora un po di tempo, nel frattempo le faccia sentire la sua vicinanza in modo che la bambina sappia che se ha bisogno di aprirsi per riportare un disagio lei c'è.
Se vuole possiamo immaginare di fare un incontro online io e lei per un confronto più approfondito.
Cordiaemte
Dott. Ssa Danna Chantal
Dr. Filippo Ciullini
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Padova
Buongiorno,

La sua preoccupazione è comprensibile e mostra quanto lei tenga alle sue figlie e si prenda cura di loro. Il trasferimento in un' altra nazione è un evento di vita importante. Adattarsi a un nuovo ambiente scolastico può richiedere tempo ed iniziare a creare nuovi legami può significare dover lasciare quelli che si erano creati prima. Se si può escludere la barriera linguistica allora potrebbe essere una questione di tempo e adattamento. Mostrarsi incuriosita e disponibile al dialogo potrebbe permettere a sua figlia di esprimere i vissuti che in questo momento impediscono parzialmente la possibilità di aprirsi e socializzare. Preoccuparsi eccessivamente potrebbe invece mettere in difficoltà sua figlia e farle sentire delle pressioni, con il rischio di chiudersi ancora di più.
Nel frattempo è importante che anche lei si prenda cura di se stessa e riesca a coltivare dei momenti di svago e benessere. Vedere che la propria madre sta bene permetterà anche alle sue figlie di potersi appoggiare più facilmente a lei e parlarle di eventuali difficoltà.
Dott.ssa Cristina Villa
Psicologo, Psicologo clinico, Psicoterapeuta
Genova
Monitori e si confronti con le insegnanti ma non faccia pressione.
Le angosce dei genitori non facilitino la vita ai figli. Attenda con fiducia ancora un po' e se vuole mi aggiorni.
Saluti
Dott.ssa Cristina Villa
Dott.ssa Alessia D'Angelo
Psicologo, Psicologo clinico, Psicoterapeuta
Milano
Gentile utente, forzare un bambino a fare qualcosa può essere una strategia complessa da percorre, persino noi adulti non amiamo essere forzati a fare qualcosa. Ma potrebbe magari parlare con l'insegnate per chiedere un parere. Inoltre potrebbe valutare insieme a sua figlia se in un piccolo gruppo di amichette e/o amichetti a casa o al parco si sentirebbe più a suo agio. Facilitare le interazioni più che forzarle. Creare situazioni di comunità tra bambini, in luoghi magari tranquilli e familiari per sua figlia. Probabilmente sua figlia grande rispetto alle piccola sente molto di più il confronti con i pari, alla sua età i bambini iniziano ad essere un po più consapevoli di sè e degli altri. Cordialmente Dott.ssa Alessia D'Angelo
Dott.ssa Roberta De Vito
Psicoterapeuta, Psicologo, Psicologo clinico
Avellino
Provi (se non lo ha già fatto) a chiederle a proposito di questa difficoltà, se sente un disagio, un senso di vergogna nell'apprestarsi ad utilizzare un'altra lingua in cui magari non si sente sicura per comunicare. Cerchi di comprendere bene la situazione e piano pinao la inviti a comunicare anche in altre situazioni. Valuti nel tempo l'andamento della situazione.
Dott.ssa Greta Tuci
Psicologo, Neuropsicologo, Terapeuta
Brescia
Buonasera,

Consiglio di darli il suo tempo di adattarsi. Ognuno di noi ha i suoi tempi di adattamento alle nuove situazioni.
Dott. Matteo Mossini
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Parma
So che non è la risposta che vorrebbe sentirsi dire ma al momento lascerei il tempo al tempo, dopotutto sono passati solo 7 mesi...
Dott.ssa Monika Elisabeth Ronge
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Verona
Buonasera,
La descrizione della sua situazione mostra una grande sensibilità Sicuramente si è accorto che qualcosa non va per la strada normale. Un blocco nell'espressione verbale può avere varie cause. In questi casi consiglio una terapia familiare del modello strutturale integrato, per scoprire, quali siano le idee, le convinzioni e i postulati che inconsapevolmente sono stati trasmessi alla prima figlia. Ma visto che proprio il parlare è un modo di mettersi in relazione, è dalla famiglia che si deve partire per trovare per la figlia una nuova strada più funzionale con maggiore serenità nel mettersi in relazione con i coetanei.
Rimango a disposizione per qualsiasi chiarimento.
Cordiali saluti
Monika Elisabeth Ronge
Dott. Sergio Borrelli
Psicologo, Psicologo clinico
Tradate
Buongiorno. Da quello che descrive, a mio parere va tutto molto bene anche per la figlia maggiore: ha i suoi tempi e sboccerà al momento giusto. Peraltro le premesse per parlare ci sono. Magari lo fate già, ma parlare in francese anche in casa può essere un aiuto, in vari momenti, anche nel gioco o in altri momenti della quotidianità.
Dott.ssa Silvia Parisi
Psicoterapeuta, Psicologo, Sessuologo
Torino
È comprensibile che questa situazione possa destare qualche preoccupazione, ma è positivo che sua figlia si trovi bene a scuola, giochi con i compagni e non manifesti altri segnali di disagio. Il fatto che parli con la maestra indica che comprende e utilizza il francese, ma potrebbe esserci un blocco emotivo o un senso di insicurezza nel rivolgersi ai coetanei.

Potrebbe trattarsi di un adattamento personale al nuovo contesto o di una forma di mutismo selettivo legato alle novità della lingua e dell'ambiente. È importante non forzarla a parlare, ma favorire piuttosto situazioni di interazione naturale, valorizzando i suoi progressi e il suo benessere. Giocare con lei in francese, leggere storie insieme e organizzarle momenti di socializzazione in contesti rilassati potrebbe aiutarla.

Tuttavia, per comprendere meglio la situazione e individuare la strategia più adeguata, sarebbe utile e consigliato rivolgersi a uno specialista.

Dottoressa Silvia Parisi
Psicologa Psicoterapeuta Sessuologa
Buonasera. È comprensibile che tu ti stia interrogando su questa situazione, e prima di tutto voglio rassicurarti: il fatto che tua figlia giochi, rida e sia serena sia a scuola che a casa è un segnale molto positivo.

Quello che descrivi potrebbe essere una fase di adattamento. Ogni bambino ha i suoi tempi nel sentirsi completamente a proprio agio in un nuovo contesto linguistico e sociale. Parlare un’altra lingua con i coetanei può essere percepito come una maggiore esposizione e quindi generare una forma di blocco, simile alla timidezza.

Il consiglio migliore è non forzarla e non mettere troppa attenzione sul fatto che non parli con i compagni. Più l’argomento diventa centrale, più potrebbe sentirsi sotto pressione. Invece, puoi aiutarla indirettamente rinforzando i suoi successi (se parla con la maestra, significa che sa esprimersi e che si sente sicura in certi contesti). Focalizzati su questo e lodala per i suoi progressi, senza sottolineare ciò che ancora non fa;
favorisci situazioni di gioco più ristrette, magari a scuola il gruppo è troppo grande per farla sentire sicura nel parlare. Potresti proporre incontri con uno o due compagni alla volta, in un ambiente familiare e rilassato.
Infine può essere utile leggere o giocare in francese insieme senza pressioni, ma con naturalezza, potresti coinvolgerla in attività in cui il francese è protagonista, come leggere storie, cantare canzoni o giocare con pupazzi che "parlano" francese. Questo può renderla più sicura nel linguaggio e aiutarla a sbloccarsi con i pari.

Dalle fiduicia sempre! Se non manifesta disagi e si sente bene è molto probabile che sia solo questione di tempo. Quando si sentirà pronta, inizierà a parlare anche con i suoi compagni.
Dott. Febbraro Jacopo
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Parma
Ciao, da come racconti un cambiamento come questo può mettere a dura prova una bambina di 6 anni. Forse sarebbe importante lasciarle lo spazio necessario per acclimatarsi al meglio. Fondamentale in questo caso sarà anche la funzione genitoriale, presente ma non ingrombrante, pronta a monitorare e intervenire se necessario. Importante quindi monitorare questa questione, senza rischiare che l'apprensione prenda il sopravvento, per quanto ovviamente sia complesso!
Dott. Luca Vocino
Psicologo clinico, Psicologo
Trezzano Rosa
Buongiorno gentile Utente, la situazione che descrive è piuttosto comune nei bambini che affrontano un cambiamento linguistico e culturale come quello del trasferimento in un nuovo paese. Il fatto che sua figlia sia serena, giochi con i compagni e comunichi con la maestra è un segnale molto positivo: significa che si sente a suo agio nel nuovo ambiente e che la sua difficoltà nel parlare con i coetanei non è necessariamente indice di un disagio profondo.

Quello che potrebbe stare accadendo è una forma di selettività nel linguaggio legata all’adattamento. Alcuni bambini, quando imparano una nuova lingua, impiegano più tempo a utilizzarla spontaneamente con i pari, soprattutto se di natura più riservata o timida. Potrebbe essere semplicemente una fase in cui sta ancora consolidando la sua sicurezza prima di esprimersi liberamente con gli altri bambini.

La cosa migliore che può fare è continuare a supportarla senza forzarla. Creare occasioni di socializzazione al di fuori della scuola, come incontri di gioco o attività extrascolastiche, potrebbe aiutarla a sentirsi più sicura nell’interazione con i coetanei in un contesto meno strutturato. Può anche normalizzare la sua esperienza parlandole con serenità, facendole capire che è normale avere bisogno di tempo per abituarsi e lodando ogni piccolo passo che fa verso una maggiore apertura.

Se col tempo questa tendenza dovesse persistere e iniziasse a creare difficoltà nella sua integrazione o nel suo benessere emotivo, potrebbe essere utile confrontarsi con la scuola o con uno specialista dell’età evolutiva per valutare insieme eventuali strategie di supporto. Per ora, sembra che sua figlia stia trovando il suo modo di adattarsi e darle fiducia potrebbe essere la chiave per aiutarla a sbloccarsi naturalmente.

Dott. Luca Vocino
Dott.ssa Paola Fraschetti
Psicologo, Psicoterapeuta
Bracciano
Buonasera signora, per la bimba di 6 anni potrebbe essere più difficile integrarsi rispetto alla piccola d 4. Provi a parlare con lei cercando, anche attraverso il gioco di capire come si trova, che emozioni ci sono, se è spaventata, provi ad esplorare con delicatezza e ad infondere a sua figlia fiducia. Eventualmente consideri un Parent training per farsi sostenere a sostenere la sua bimba.
Cordiali saluti.
Paola Fraschetti
Dott.ssa Fiordalisa Melodia
Psicologo clinico, Psicologo
Capaci
Gentile utente, innanzitutto grazie per aver condiviso le sue preoccupazioni. Sicuramente il trasferimento, per di più se in un paese diverso in cui si parla una lingua differente, può essere un cambiamento difficile a cui abituarsi e può essere necessario un periodo di tempo fisiologico per ambientarmi. Dalle sue parole non si evince se ha cercato di affrontare l' argomento con sua figlia. Se non l'ha fatto può porsi a lei con curiosità e interesse per vedere se le condivide qualcosa senza insistere. In generale potrebbe essere utile rivolgersi ad un professionista in modo da approfondire meglio la situazione e poterle dare delle indicazioni più specifiche. Resto a disposizione, dr.ssa Melodia
Dott.ssa Irene Ferrara
Psicologo
San Martino Buon Albergo
Da quello che racconti, sembra che tua figlia stia affrontando il suo percorso di adattamento in modo personale. Il fatto che giochi con i compagni, rida e si mostri serena a casa indica che sta vivendo questa esperienza senza particolari disagi, anche se per ora preferisce non parlare con gli altri bambini. Potrebbe essere semplicemente un suo modo di prendere confidenza con il nuovo ambiente, un passaggio graduale in cui si sente più sicura osservando e partecipando in silenzio prima di esporsi verbalmente.
Alcuni bambini, soprattutto quelli più riflessivi o sensibili, hanno bisogno di più tempo per sentirsi a loro agio prima di esprimersi con gli altri. Il suo silenzio potrebbe anche essere legato a una forma di insicurezza legata alla lingua: forse ha paura di sbagliare o di essere giudicata, specialmente se è più consapevole degli errori rispetto alla sorellina più piccola, che potrebbe affrontare la comunicazione in modo più spontaneo.
Non forzarla a parlare; rischierebbe di creare una pressione che potrebbe bloccarla ancora di più. Probabilmente è più utile offrirle occasioni in cui possa sentirsi libera di esprimersi senza sentirsi osservata o costretta. Magari, trascorrere del tempo con un solo compagno alla volta potrebbe aiutarla a prendere confidenza e a sentirsi più sicura nel comunicare. Anche sottolineare in modo naturale e positivo i suoi piccoli progressi potrebbe rafforzare la sua sicurezza, senza però darle l’impressione che ci si aspetti qualcosa di preciso da lei.
Parlare con lei in modo tranquillo, facendole capire che il suo modo di relazionarsi va bene così com’è e chiedendole se si sente a suo agio anche senza parlare, potrebbe aiutarla a sentirsi compresa senza pressioni. Coinvolgere la maestra in modo discreto, affinché possa favorire momenti di interazione spontanea, potrebbe essere un altro piccolo aiuto nel suo percorso.
Se con il tempo la situazione rimanesse invariata e notassi segnali di disagio più evidenti, potrebbe essere utile confrontarsi con uno specialista per capire meglio cosa la frena. Potrebbe trattarsi di mutismo selettivo tuttavia, da quello che descrivi, sembra un processo naturale di adattamento che probabilmente si risolverà da solo con il tempo, soprattutto se si sentirà accolta e rispettata nei suoi tempi.
Dott.ssa Valeria Randisi
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Casalecchio di Reno
Buonasera Signora, comprendo la sua apprensione e chiaramente non è semplice capire cosa provi un bambino, perché attui certi comportamenti soprattutto in considerazione di una capacità di espressione limitata del proprio mondo interiore. Un bambino si esprime attraverso il gioco, il disegno e il professionista interpreta. Aspettare del tempo cosa cambierebbe? Avere una valutazione di uno psicoterapeuta non altera o peggiora lo status della sua bambina, però tranquillizzarebbe voi genitori che sapreste anche come agire nel modo migliore per il suo benessere.
Cordiali saluti
Dott.ssa Valeria Randisi
Dr. Nunzio Nasti
Psicoterapeuta, Psicologo clinico, Psicologo
Albese con Cassano
Buongiorno,
da ciò che descrive, sua figlia sembra essersi ambientata bene nel nuovo contesto scolastico e sociale, il che è un segnale positivo. Il fatto che giochi, rida e sia serena a casa indica che non sta vivendo un disagio profondo, ma potrebbe semplicemente aver bisogno di più tempo per sentirsi a suo agio nell'interagire verbalmente con i coetanei.

Questa situazione potrebbe rientrare in un normale periodo di adattamento, ma se il mutismo persiste solo con i compagni e non con gli adulti, potrebbe trattarsi di un blocco legato alla timidezza o a una forma lieve di mutismo selettivo. In questi casi, forzare la bambina a parlare potrebbe aumentare l'ansia, mentre un approccio graduale e rassicurante può aiutarla ad acquisire sicurezza.

Alcuni suggerimenti che potrebbero aiutarla:

Favorire occasioni di interazione in contesti più piccoli e meno strutturati, come un gioco a due con un’amichetta a casa.
Evitare pressioni dirette, come “parla con i tuoi amici”, e invece rinforzare positivamente ogni piccolo progresso. Per esempio, se la bambina sussurra qualcosa a un compagno o risponde con un gesto, si può riconoscere e valorizzare il suo sforzo con un commento incoraggiante, come “Ti ho visto sorridere quando l’amichetta ti ha parlato, che bello!” oppure “Hai fatto un bel gesto per il tuo compagno, sei stata proprio gentile!”. Questo aiuta a farle sentire che la comunicazione è graduale e sicura.
Usare il gioco e la lettura per facilitare il linguaggio in un contesto rilassato. Ad esempio, leggere insieme storie in cui i personaggi affrontano situazioni simili o fare giochi di ruolo in cui la bambina possa sperimentare il parlare in modo spontaneo.
Se la situazione dovesse protrarsi per molti mesi senza cambiamenti o iniziasse a creare disagio nella bambina, potrebbe essere utile un confronto con un professionista dell’età evolutiva per valutare meglio come supportarla.

Un caro saluto,
dott. Nunzio Nasti
Dott.ssa Laura Messina
Psicologo, Psicologo clinico
Roma
Buongiorno, dal suo racconto emerge una situazione rassicurante sotto diversi aspetti: sua figlia sembra serena, gioca e socializza nonostante questa difficoltà nel comunicare verbalmente con i coetanei. È possibile che si tratti di una fase di adattamento legata alla timidezza o a un momento di passaggio linguistico e culturale. In alcuni bambini, il processo di acquisizione di una nuova lingua può portare ad un comportamento selettivo nel parlare, soprattutto quando c'è il timore di fare errori o di non sentirsi all'altezza.
È importante non forzare la bambina a parlare, poiché ciò potrebbe aumentare il senso di pressione. Piuttosto, gli incoraggiamenti attraverso il gioco e attività che possono coinvolgerla in modo naturale, senza porre l'accento sulle sue parole, ma valorizzando ogni piccolo progresso. Può anche parlare con la maestra per monitorare insieme la situazione e verificare se emergono segnali di disagio più marcati nel tempo.
Se il silenzio con i compagni dovesse prolungarsi per diversi mesi o se si notasse un aumento del ritiro sociale, potrebbe essere utile consultare uno specialista dell'età evolutiva per un confronto più approfondito. Un supporto mirato può aiutarla a superare questa fase e a ritrovare piena fiducia nelle sue capacità comunicative.
Un caro saluto.
Dott.ssa Tatiana Pasino
Psicologo, Psicologo clinico
Genova
Buongiorno, a quanto leggo il trasferimento è avvenuto recentemente, quindi è possibile che la bimba debba ancora abituarsi a socializzare con i suoi compagni. Qualora la difficoltà dovesse persistere, potrebbe essere utile parlare con uno psicologo dello sviluppo per capire come poterla aiutare a superare tale difficoltà. Un caro saluto
Dott. Andrea Boggero
Psicologo, Psicologo clinico
Genova
Buongiorno, capisco il suo dubbio e la sua preoccupazione, perché vedere la propria bambina integrarsi solo in parte, pur stando bene, può generare incertezze su come aiutarla nel modo migliore. Da quello che descrive, sua figlia si sta adattando molto bene alla nuova realtà: va a scuola volentieri, è serena, gioca con i compagni e comunica senza problemi con la maestra. Il fatto che non parli con gli altri bambini, quindi, non sembra legato a un disagio profondo, ma più a una forma di esitazione che probabilmente ha delle motivazioni ben precise. Questa situazione potrebbe rientrare in una normale fase di adattamento. Parlare una lingua nuova con i coetanei è molto diverso dal farlo con un adulto di riferimento come la maestra. I bambini tendono a essere più spontanei tra loro, con meno strutture linguistiche, più battute e interazioni rapide. È possibile che sua figlia si senta ancora insicura nel gestire questo tipo di comunicazione informale e preferisca esprimersi in altri modi, come attraverso il gioco e i sorrisi. Il fatto che interagisca comunque con i compagni è un segnale positivo, perché significa che il blocco riguarda solo la produzione verbale, non la socializzazione in sé. Un altro elemento da considerare è il temperamento di sua figlia. Alcuni bambini sono naturalmente più riflessivi e osservatori, e possono avere bisogno di più tempo prima di sentirsi completamente a proprio agio nel parlare in un nuovo contesto. Non è raro che i bambini bilingui o esposti a una nuova lingua abbiano periodi di silenzio selettivo, in cui preferiscono ascoltare e assimilare piuttosto che esporsi subito nel parlare. Questo fenomeno è temporaneo nella maggior parte dei casi e si risolve spontaneamente con il tempo e la sicurezza. Per aiutarla, potrebbe essere utile creare occasioni in cui parlare in francese diventi più naturale e meno legato a un senso di “prestazione”. Ad esempio, potrebbe organizzare incontri con uno o due compagni di classe in un contesto più rilassato, come un pomeriggio al parco o a casa, dove la pressione della classe e del gruppo si riduce. In questi ambienti, sua figlia potrebbe sentirsi più libera di sperimentare l’uso della lingua. Un’altra strategia potrebbe essere quella di rinforzare positivamente anche i piccoli passi. Se inizia a dire qualche parola ai compagni o a rispondere a semplici domande, può sottolinearlo con discrezione, facendole notare i suoi progressi senza metterle pressione. A volte, quando i bambini percepiscono che l’adulto si aspetta qualcosa da loro, possono sentirsi ancora più bloccati. Non è necessario insistere o forzarla a parlare con i compagni, ma piuttosto aiutarla a sentirsi sempre più sicura nelle sue capacità linguistiche, magari leggendo insieme storie in francese, guardando cartoni animati o giocando a giochi di ruolo dove si immedesima in un personaggio che parla la lingua. Questo può aiutarla a vivere la comunicazione in francese come qualcosa di naturale e divertente. In sintesi, la cosa più importante è continuare a osservarla senza ansia e darle il tempo di trovare il suo ritmo. Il fatto che stia bene, che giochi e che interagisca in altri modi con i compagni è un segnale rassicurante. Se col tempo noterà che il silenzio persiste e inizia a crearsi un disagio in sua figlia (per esempio se dovesse evitare le interazioni sociali o se emergesse una chiara frustrazione nel non riuscire a parlare) potrebbe valutare un approfondimento con un professionista. Ma per ora, l’atteggiamento più utile è quello di sostenerla con serenità, senza forzature, e di fidarsi dei suoi tempi. Spero che queste riflessioni possano aiutarla a vivere questa fase con maggiore tranquillità. Cari saluti, Dott. Andrea Boggero
Dr. Vincenzo Cappon
Psicologo, Psicoterapeuta, Terapeuta
Castiglione delle Stiviere
Salve, potrebbe essere una forma di mutismo elettivo, ne parli con lo psicologo scolastico, l'aiuterà ad uscire velocemente dal problema.
Saluti
Dott.ssa Chiara Lagi
Psicologo, Psicologo clinico
Roma
Cara mamma, il trasferimento in un Paese diverso per lingua e cultura è un importante cambiamento che coinvolge emotivamente l’intera sua famiglia, in modo particolare le bambine. L’integrazione in nuovi contesti richiede tempi e ritmi di adattamento personali. L’inserimento a scuola rappresenta, da sempre, un momento molto delicato soprattutto per i bambini più grandi che vivono con maggior frustrazione il distacco dalle relazioni affettive consolidate. L’aspetto positivo è che le sue figlie, entrambe si sono ambientate rapidamente ed hanno stabilito interazioni serene con le insegnanti e i compagni. Il comportamento che descrive della sorella maggiore potrebbe essere semplicemente una fase di adattamento o potrebbe riguardare una forma ansiosa definita mutismo selettivo/contestuale. Disturbo caratterizzato da una forte ansia che blocca la parola in alcuni ambienti, situazioni e con alcuni interlocutori: la persona vorrebbe parlare, ma non le riesce; invece, nelle circostanze in cui l’ansia non è elevata, le parole fluiscono regolarmente. Gli studi epidemiologici dimostrano che il mutismo selettivo interessi maggiormente il sesso femminile e prevalga nei bambini bilingue; pertanto, andrebbero considerati altri segnali, ad esempio, le difficoltà di addormentamento e disturbi del sonno; i cambiamenti nell’alimentazione (maggiore selettività nella scelta dei cibi); episodi di enuresi e/o encopresi; paura a separarsi dai genitori o di affrontare situazioni nuove; eccessiva timidezza. Le suggerisco di non allarmarsi, ma di essere un’attenta osservatrice: se dopo alcune settimane questa difficoltà persiste e inizia a influire sul benessere generale della bambina perché si isola, diventa ansiosa, evita la scuola, consulti uno psicologo infantile. L’intervento precoce è fondamentale, non solo per la risoluzione del disturbo in sé, ma anche per intercettare ulteriori disagi emotivi, cognitivi e comportamentali che ad esso possono essere correlati. La saluto con affetto e resto a disposizione per qualsiasi chiarimento.
Dott.ssa Chiara Lagi
Dott. Diego Ferrara
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Quarto
Salve,

potrebbe cercare di parlare con la bambina chiedendole il motivo per cui non ha stretto ancora un rapporto col resto della classe. Potrebbe esser ancora affezionata ai precedenti compagni, quelli dello scorso anno. A volte certi cambiamenti possono richiedere un tempo più lungo di elaborazione.

Cordiali Saluti
Dott. Diego Ferrara
Dott.ssa Olimpia Miraglia
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Roma
Salve Mamma,
Il fatto che la bimba parli con la maestra ma non con i compagni, potrebbe essere parte del suo personale adattamento alla nuova lingua e al contesto sociale ... forse ha bisogno solo di un po' di tempo per sentirsi più a suo agio. La cosa migliore potrebbe essere darle tempo senza forzarla e sostenendola con occasioni di interazione più ristrette e rassicuranti (come giochi simbolici o momenti con un solo compagno). Se la situazione dovesse persistere o emergessero segnali di disagio, potrà valutare un colloquio psicologico.
Le auguro una buona serata. Dr.ssa Miraglia Olimpia

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