Buonasera a tutti... avrei proprio bisogno di un parere. Io e il mio compagno abbiamo avuto un figl
24
risposte
Buonasera a tutti... avrei proprio bisogno di un parere.
Io e il mio compagno abbiamo avuto un figlio che ora ha 19 mesi, ma ho notato che io e mio figlio quando siamo lontani dal padre siamo felici, mentre quando siamo tutti insieme mio figlio urla e piange quasi sempre. Ce da dire che ultimamente litighiamo per tutto, e lui è arrivato anche al punto di dirmi di trovarmi un lavoro perché a forza di stare a casa sto diventando esaurita. Da premettere che avessi avuto qualche aiuto sarei tornata subito a lavorare ma purtroppo non ho l'aiuto di nessuno perché gli unici a cui potevo chiedere sono i miei genitori ma sono lontani. E ce anche da dire che un lavoro c'è l'ho, faccio la babysitter ad una bimba. Ora sono in bilico... lo so è una mia scelta ma non so cosa fare...
Io e il mio compagno abbiamo avuto un figlio che ora ha 19 mesi, ma ho notato che io e mio figlio quando siamo lontani dal padre siamo felici, mentre quando siamo tutti insieme mio figlio urla e piange quasi sempre. Ce da dire che ultimamente litighiamo per tutto, e lui è arrivato anche al punto di dirmi di trovarmi un lavoro perché a forza di stare a casa sto diventando esaurita. Da premettere che avessi avuto qualche aiuto sarei tornata subito a lavorare ma purtroppo non ho l'aiuto di nessuno perché gli unici a cui potevo chiedere sono i miei genitori ma sono lontani. E ce anche da dire che un lavoro c'è l'ho, faccio la babysitter ad una bimba. Ora sono in bilico... lo so è una mia scelta ma non so cosa fare...
Capisco perfettamente la tua situazione e sento tutta la fatica e la confusione che stai vivendo. Vorrei provare a risponderti con delicatezza e concretezza.
Quello che descrivi – tuo figlio che è felice con te da solo, ma molto turbato quando siete tutti insieme puó essere un segnale di come i bambini piccoli percepiscano profondamente l'atmosfera del luogo in cui vivono. Anche se i litigi non sono “davanti a lui”, i bambini sentono le emozioni, i toni, lo stress, i segnali non verbali del corpo e reagiscono spesso con urla, pianti o comportamenti di agitazione. Questo non significa che tuo figlio preferisca l’uno o l’altro genitore, ma che il contesto emotivo gli risulta difficile da gestire.
Per quanto riguarda te, il tuo stato di stress è comprensibilissimo. Potresti sentirti stanca perché il carico emotivo e pratico è enorme.
Alcune riflessioni pratiche che possono aiutare:
piccoli spazi di respiro: anche brevi momenti in cui puoi trovare un momento di centratura possono fare una grande differenza per la tua energia
Supporto esterno: anche se i tuoi genitori sono lontani, cercare altre forme di supporto può alleggerire il carico. Gruppi di genitori, babysitter occasionali, o anche amici fidati possono fare la differenza
Riconoscere i tuoi bisogni: Il lavoro può essere un modo per avere autonomia, ma anche per incontrare altre persone e sentirsi realizzata. Però deve essere una scelta ponderata, non una pressione. Sei tu a decidere il momento giusto per te e tuo figlio.
Prendersi cura di se stessi non è un lusso: è il modo migliore per poter prenderti cura anche del tuo bambino
Thomas Harms diceva il dono più grande che possiamo fare ai nostri figli è prenderci cura di noi stessi. Senza giudicarci. Ogni piccolo gesto che fai per te, per prenderti cura di te stessa non è egoismo ma un passo per stare meglio e per essere presente e serena con tuo figlio.
Ti mando un sincero saluto
Dott.ssa Selena Antonello
Quello che descrivi – tuo figlio che è felice con te da solo, ma molto turbato quando siete tutti insieme puó essere un segnale di come i bambini piccoli percepiscano profondamente l'atmosfera del luogo in cui vivono. Anche se i litigi non sono “davanti a lui”, i bambini sentono le emozioni, i toni, lo stress, i segnali non verbali del corpo e reagiscono spesso con urla, pianti o comportamenti di agitazione. Questo non significa che tuo figlio preferisca l’uno o l’altro genitore, ma che il contesto emotivo gli risulta difficile da gestire.
Per quanto riguarda te, il tuo stato di stress è comprensibilissimo. Potresti sentirti stanca perché il carico emotivo e pratico è enorme.
Alcune riflessioni pratiche che possono aiutare:
piccoli spazi di respiro: anche brevi momenti in cui puoi trovare un momento di centratura possono fare una grande differenza per la tua energia
Supporto esterno: anche se i tuoi genitori sono lontani, cercare altre forme di supporto può alleggerire il carico. Gruppi di genitori, babysitter occasionali, o anche amici fidati possono fare la differenza
Riconoscere i tuoi bisogni: Il lavoro può essere un modo per avere autonomia, ma anche per incontrare altre persone e sentirsi realizzata. Però deve essere una scelta ponderata, non una pressione. Sei tu a decidere il momento giusto per te e tuo figlio.
Prendersi cura di se stessi non è un lusso: è il modo migliore per poter prenderti cura anche del tuo bambino
Thomas Harms diceva il dono più grande che possiamo fare ai nostri figli è prenderci cura di noi stessi. Senza giudicarci. Ogni piccolo gesto che fai per te, per prenderti cura di te stessa non è egoismo ma un passo per stare meglio e per essere presente e serena con tuo figlio.
Ti mando un sincero saluto
Dott.ssa Selena Antonello
Risolvi i tuoi dubbi grazie alla consulenza online
Se hai bisogno del consiglio di uno specialista, prenota una consulenza online. Otterrai risposte senza muoverti da casa.
Mostra risultati Come funziona?
Buongiorno, immagino che la situazione che sta vivendo sia molto complessa e delicata. La nascita di un figlio spesso mette a dura prova il rapporto di coppia: le dinamiche cambiano, si accumula stanchezza, si fatica a trovare del tempo come coppia e spesso si scaricano sull'altro emozioni e pensieri negativi che si accumulano.
Quello che posso suggerirle, per quanto riguarda il rapporto con partner, è di utilizzare un dialogo costruttivo in cui esprimere le proprie difficoltà e necessità ed eventualmente rivolgendosi ad un professionista per una terapia di coppia.
Se invece il suo sentirsi in bilico riguarda la sua scelta personale lavorativa e se questo aspetto le crea delle difficoltà può rivolgersi lei stessa ad un professionista per un sostegno individuale.
Le auguro un buon proseguimento.
Quello che posso suggerirle, per quanto riguarda il rapporto con partner, è di utilizzare un dialogo costruttivo in cui esprimere le proprie difficoltà e necessità ed eventualmente rivolgendosi ad un professionista per una terapia di coppia.
Se invece il suo sentirsi in bilico riguarda la sua scelta personale lavorativa e se questo aspetto le crea delle difficoltà può rivolgersi lei stessa ad un professionista per un sostegno individuale.
Le auguro un buon proseguimento.
Buongiorno, probabilmente le tensioni che nascono spesso nella vostra coppia vengono percepite anche dal bambino, nonostante la tenera età. Indipendentemente dalla scelta o meno di trovare un ulteriore lavoro, che spetta comunque a lei prendere nel caso, potreste scegliere di iniziare un percorso di terapia insieme; a volte succede che con l'arrivo di un figlio si rompano gli equilibri o semplicemente un periodo più stressante possa innescare meccanismi disfunzionali.
Per poterle dire qualcosa di utile bisognerebbe sapere qualcosa di più. Le do' qualche spunto, sperando che possa esserle utile per vedere meglio i diversi aspetti della situazione."Litighiamo su tutto": tutto è troppo e troppo poco per capire davvero che cosa succede tra voi. Siete in disaccordo sull'educazione di vostro figlio? Lei, o il suo compagno, vi sentite trascurati da quando c'è questa nuova personcina, che naturalmente ha i suoi bisogni ( tanti! ) e le sue richieste? Riguardo alla scelta se riprendere il lavoro o meno. E' possibile supplire all'aiuto dei nonni, troppo lontani? Per es. ricorrendo a un asilo nido? Per una giovane mamma non è facile staccarsi dal figlio per una mezza giornata e anche più, ma, dato che vostro figlio ha ormai 19 mesi, l'inserimento nell'ambiente del nido non è prematuro e può, dopo il primo impatto, risultare utile. Potrebbe aiutarvi a riscoprire il valore della relazione tra lei e il suo compagno.
Buonasera, grazie per aver trovato il coraggio di condividere una situazione così complessa e dolorosa. Quello che sta vivendo non è affatto semplice, soprattutto perché coinvolge non solo lei, ma anche il suo bambino e la relazione di coppia, che in questo momento sembra essere sotto forte pressione. È comprensibile che si senta confusa, stanca e piena di dubbi, perché quando mancano sostegno, comprensione e spazi di respiro diventa difficile vedere chiaramente le cose e decidere quale direzione prendere. Quello che descrive riguardo al comportamento del suo bambino quando siete tutti insieme non è segno che ci sia qualcosa di sbagliato in lui o in lei. I bambini piccoli sono molto sensibili al clima emotivo e percepiscono le tensioni tra i genitori anche quando non sono dirette verso di loro. Quando sente conflitto, anche solo nei toni, nei silenzi o nella mancanza di serenità, può diventare più irritabile, piangere di più o avere difficoltà a calmarsi. Non è un giudizio su di voi e nemmeno una presa di posizione contro il padre. È semplicemente il modo in cui un bambino piccolo esprime ciò che ancora non sa comunicare con le parole. Negli adulti, la stanchezza può diventare rabbia, chiusura o incomprensione. In un bambino si trasforma in pianto o agitazione. E capisco quanto possa essere frustrante e doloroso assistere a queste reazioni proprio nei momenti in cui vorrebbe sentirsi una famiglia unita. Lei sta affrontando tutto questo praticamente da sola: si occupa della casa, del bambino, del lavoro, senza avere una rete di supporto nella quotidianità. Questo carico può facilmente portare a sentirsi sopraffatta e facilmente fraintesa. Quando dice che, se avesse avuto un aiuto, sarebbe tornata subito a lavorare, parla di un bisogno profondo di sentirsi vista, sostenuta, rispettata nei suoi sforzi. E quando il suo compagno le risponde in modo duro o svalutante, immagino quanto questo possa farla sentire ancora più sola e giudicata proprio nel momento in cui avrebbe bisogno di collaborazione. La fatica che vive nella coppia non è una sua colpa. È il risultato di una situazione che richiede energia, comprensione reciproca e possibilità concrete di alleggerire un peso che, da sola, non può essere sostenuto indefinitamente. Il fatto che si senta in bilico è un segnale importante, non di fragilità, ma di lucidità. Sta riconoscendo che qualcosa non sta funzionando e che ha bisogno di trovare un modo per stare meglio, per lei e per suo figlio. Il passo più utile potrebbe essere quello di creare, anche con piccoli gesti, momenti in cui poter parlare con il suo compagno in un clima meno teso, provando a spiegare come si sente senza accusarlo, cercando di far emergere il suo bisogno di sostegno e di rispetto. A volte la distanza emotiva nasce da incomprensioni che si accumulano nel tempo e diventano muri che nessuno sa più come superare. Ciò non significa che la relazione sia finita, ma che c'è bisogno urgente di riprendere contatto con l'altro, altrimenti tutto il carico ricade su di lei. Allo stesso tempo è fondamentale che lei possa considerare anche ciò che la fa stare bene e ciò che la fa stare male, con onestà e senza sentirsi in colpa. Non esiste una scelta perfetta, esiste la scelta che più tutela il suo equilibrio e quello di suo figlio. E questo richiede tempo, ascolto di sé e la consapevolezza che non è sbagliata per il solo fatto di essere stanca e confusa. Le sue emozioni non sono un segnale di debolezza. Sono la prova che sta cercando di proteggere se stessa e suo figlio in un momento molto delicato. E questo merita rispetto e attenzione. Resto a disposizione. Dott. Andrea Boggero
Buongiorno,
sarebbe importante comprendere la situazione in modo più approfondito, sia riguardo questi comportamenti del bambino in presenza del papà, sia riguardo quali sono le dinamiche che accadono tra voi genitori che hanno portato a questa situazione.
Il mio consiglio è di intraprendere un percorso psicologico che possa dare un ordine a tutti questi aspetti così da ritrovare un equilibrio familiare.
Resto a disposizione, anche in modalità online.
Cordiali saluti,
Dott.ssa Angelica Venanzetti
sarebbe importante comprendere la situazione in modo più approfondito, sia riguardo questi comportamenti del bambino in presenza del papà, sia riguardo quali sono le dinamiche che accadono tra voi genitori che hanno portato a questa situazione.
Il mio consiglio è di intraprendere un percorso psicologico che possa dare un ordine a tutti questi aspetti così da ritrovare un equilibrio familiare.
Resto a disposizione, anche in modalità online.
Cordiali saluti,
Dott.ssa Angelica Venanzetti
Buonasera, la ringrazio per aver condiviso ciò che sta vivendo. È una situazione faticosa, che coinvolge lei, il suo compagno e soprattutto il vostro bambino, e capisco quanto possa essere difficile sentirsi “in bilico” senza sapere quale direzione prendere.
Voglio subito dirle che le sue preoccupazioni sono legittime: l’arrivo di un figlio cambia profondamente gli equilibri di una coppia e mette alla prova anche le relazioni più solide. Molti genitori scoprono che, dopo la nascita, è necessario ritrovare una nuova forma di complicità e di alleanza, perché si diventa una squadra che deve funzionare non solo come coppia ma come famiglia.
Il comportamento del suo bambino può essere un segnale sensibile del clima emotivo in casa, i bambini guardano il mondo attraverso gli occhi dei genitori e probabilmente le tensioni all'interno della vostra coppia vengono percepite da vostro figlio. I bambini piccoli “sentono” molto più di quanto comprendano razionalmente, e quando percepiscono tensione tra i genitori possono diventare più irrequieti. Questo non significa che ci sia qualcosa di “sbagliato” in lei o in lui, ma solo che la situazione familiare sta attraversando un momento di disarmonia.
Per quanto riguarda il lavoro, vorrei invitarla a riflettere su un punto importante: le farebbe piacere tornare a lavorare? Sarebbe un suo desiderio personale? Le darebbe gratificazione e respiro? Se la risposta è sì, allora forse vale la pena prendere seriamente in considerazione un impiego che le permetta di uscire dal ruolo di cura per qualche ora. Fare la babysitter, mentre già si occupa del suo bambino, è un impegno molto gravoso e rischia di aumentare la stanchezza e il carico mentale. Un lavoro diverso — che la stimoli, che le dia spazio personale, che la faccia sentire valorizzata — potrebbe essere una boccata d’aria e un modo per ritrovare equilibrio.
Allo stesso tempo, la frase del suo compagno (“a forza di stare a casa stai diventando esaurita”) mi sembra evidenziare della fatica e insofferenza, all'interno della coppia, in un momento delicato. Anche per questo potrebbe essere utile coinvolgere uno psicologo o un professionista della coppia: avere uno spazio neutro, in cui essere ascoltati entrambi, può aiutare a chiarire bisogni, aspettative e ruoli senza che la comunicazione degeneri in lite. Diversamente, un supporto psicologico, anche solo individuale, potrebbe aiutarla a capire meglio cosa desidera davvero, dare un nome alle sue emozioni, sviluppare nuove prospettive su questa fase di vita.
Resto a disposizione, se vorrà continuare a parlarne.
Voglio subito dirle che le sue preoccupazioni sono legittime: l’arrivo di un figlio cambia profondamente gli equilibri di una coppia e mette alla prova anche le relazioni più solide. Molti genitori scoprono che, dopo la nascita, è necessario ritrovare una nuova forma di complicità e di alleanza, perché si diventa una squadra che deve funzionare non solo come coppia ma come famiglia.
Il comportamento del suo bambino può essere un segnale sensibile del clima emotivo in casa, i bambini guardano il mondo attraverso gli occhi dei genitori e probabilmente le tensioni all'interno della vostra coppia vengono percepite da vostro figlio. I bambini piccoli “sentono” molto più di quanto comprendano razionalmente, e quando percepiscono tensione tra i genitori possono diventare più irrequieti. Questo non significa che ci sia qualcosa di “sbagliato” in lei o in lui, ma solo che la situazione familiare sta attraversando un momento di disarmonia.
Per quanto riguarda il lavoro, vorrei invitarla a riflettere su un punto importante: le farebbe piacere tornare a lavorare? Sarebbe un suo desiderio personale? Le darebbe gratificazione e respiro? Se la risposta è sì, allora forse vale la pena prendere seriamente in considerazione un impiego che le permetta di uscire dal ruolo di cura per qualche ora. Fare la babysitter, mentre già si occupa del suo bambino, è un impegno molto gravoso e rischia di aumentare la stanchezza e il carico mentale. Un lavoro diverso — che la stimoli, che le dia spazio personale, che la faccia sentire valorizzata — potrebbe essere una boccata d’aria e un modo per ritrovare equilibrio.
Allo stesso tempo, la frase del suo compagno (“a forza di stare a casa stai diventando esaurita”) mi sembra evidenziare della fatica e insofferenza, all'interno della coppia, in un momento delicato. Anche per questo potrebbe essere utile coinvolgere uno psicologo o un professionista della coppia: avere uno spazio neutro, in cui essere ascoltati entrambi, può aiutare a chiarire bisogni, aspettative e ruoli senza che la comunicazione degeneri in lite. Diversamente, un supporto psicologico, anche solo individuale, potrebbe aiutarla a capire meglio cosa desidera davvero, dare un nome alle sue emozioni, sviluppare nuove prospettive su questa fase di vita.
Resto a disposizione, se vorrà continuare a parlarne.
Buonasera, grazie per la Sua condivisione.
Da ciò che racconta, mi sembra che Lei stia vivendo una fase di grande sovraccarico emotivo e pratico, e che la tensione nella coppia stia influenzando anche l’atmosfera familiare. È frequente che bambini molto piccoli reagiscano ai cambiamenti nel clima emotivo tra i genitori: non è necessariamente un segnale “contro” il padre, ma può essere una manifestazione di fatica o confusione di fronte a situazioni per lui difficili da decodificare.
Allo stesso tempo, è comprensibile che Lei, trovandosi spesso sola nella gestione quotidiana e senza una rete di supporto, percepisca con maggiore intensità le frizioni del rapporto di coppia. Le parole che il Suo compagno Le ha rivolto durante il litigio possono averla ferita, e questo contribuisce a farLa sentire ancora più incerta rispetto alle scelte da prendere.
In una condizione come questa, l’obiettivo non è giudicare chi abbia ragione o torto, ma comprendere che cosa serve realmente a Lei per sentirsi sostenuta, per ritrovare un equilibrio e per poter valutare lucidamente la situazione. Può essere utile, per cominciare, aprire uno spazio di dialogo con il Suo compagno in un momento tranquillo, chiedendogli di ascoltare come si sente e quali difficoltà sta incontrando. Parallelamente, può riflettere su quali aiuti pratici o emotivi potrebbero alleggerirLa, anche temporaneamente. Rimango a disposizione, un saluto!
Da ciò che racconta, mi sembra che Lei stia vivendo una fase di grande sovraccarico emotivo e pratico, e che la tensione nella coppia stia influenzando anche l’atmosfera familiare. È frequente che bambini molto piccoli reagiscano ai cambiamenti nel clima emotivo tra i genitori: non è necessariamente un segnale “contro” il padre, ma può essere una manifestazione di fatica o confusione di fronte a situazioni per lui difficili da decodificare.
Allo stesso tempo, è comprensibile che Lei, trovandosi spesso sola nella gestione quotidiana e senza una rete di supporto, percepisca con maggiore intensità le frizioni del rapporto di coppia. Le parole che il Suo compagno Le ha rivolto durante il litigio possono averla ferita, e questo contribuisce a farLa sentire ancora più incerta rispetto alle scelte da prendere.
In una condizione come questa, l’obiettivo non è giudicare chi abbia ragione o torto, ma comprendere che cosa serve realmente a Lei per sentirsi sostenuta, per ritrovare un equilibrio e per poter valutare lucidamente la situazione. Può essere utile, per cominciare, aprire uno spazio di dialogo con il Suo compagno in un momento tranquillo, chiedendogli di ascoltare come si sente e quali difficoltà sta incontrando. Parallelamente, può riflettere su quali aiuti pratici o emotivi potrebbero alleggerirLa, anche temporaneamente. Rimango a disposizione, un saluto!
Buongiorno, capisco quanto sia difficile questa situazione. Il comportamento di suo figlio potrebbe essere un segnale: i bambini percepiscono molto le tensioni, e se quando siete soli è sereno e quando c’è il padre piange spesso, significa che non sente sicuro il clima familiare. Le frasi svalutanti e i litigi continui non sono sostenibili, soprattutto senza aiuti esterni. Prima di prendere decisioni drastiche, le serve uno spazio di supporto (consultorio o psicoterapeuta) e capire se il suo compagno è disposto a cambiare modo di comunicare e collaborare.
Ascolti il suo malessere e quello di suo figlio: sono indicatori importanti.
Saluti
Dott.ssa Mara Di Clemente
Ascolti il suo malessere e quello di suo figlio: sono indicatori importanti.
Saluti
Dott.ssa Mara Di Clemente
Buonasera, capisco la difficoltà di questo momento e la portata delle scelte che le si pongono di fronte. Quello che posso dirle è che l'arrivo di un bimbo in una coppia è uno dei momenti più preziosi della vita ma porta anche con sé delle difficoltà, tra cui la necessità di trovare nuovi equilibri personali, di coppia e familiari. Ci vuole sicuramente del tempo e, se da soli diventa troppo complesso e le cose non migliorano, una terza persona professionale può aiutare ad attraversare questo grande passaggio e a fare chiarezza sui tempi e le scelte che sente più giuste pe sé. Un caro saluto
Buongiorno, certamente è una situazione molto delicata e comprendo la difficoltà che può provare nel decidere cosa fare. Credo che sarebbe molto utile per lei e per il vostro bambino potervi rivolgere ad uno psicologo che si occupi di coppie, in questo caso una terapia genitoriale e di coppia potrebbe aiutarvi in questo momento delicato.
Per qualsiasi necessità o ulteriori dubbi resto a disposizione, un cordiale saluto
Per qualsiasi necessità o ulteriori dubbi resto a disposizione, un cordiale saluto
Buongiorno, qual'è esattamente in suo quesito? Mi pare di capire che stia vivendo un momento di difficoltà con il suo compagno e non sa come gestirlo. Vorrebbe risolvere il rapporto o capire cosa fare? Mi pare che sia difficile sia affrontare quello che sta succedendo sia comprendere cosa chiedersi per poter trovare risposta. Immagino sia molto difficile e sia un momento delicato. Ha pensato di affrontare un percorso per comprendere come gestire la situazione? Rimango disponibile a tale scopo se vuole.
Capisco quanto questa situazione possa essere difficile per te: gestire un bimbo piccolo senza aiuti, in un clima familiare teso, mette davvero a dura prova. Le tue emozioni sono legittime e non devi affrontare tutto da sola. Se senti il bisogno di uno spazio sicuro per capire come stare meglio e ritrovare equilibrio, possiamo farlo insieme.
Se vuoi, puoi prenotare un primo colloquio consocitivo: sarò qui ad accoglierti senza giudizio in uno spazio solo per te, per sentirti ascoltata e accolta.
Ti aspetto, Dott.ssa Alessandra Corti
Se vuoi, puoi prenotare un primo colloquio consocitivo: sarò qui ad accoglierti senza giudizio in uno spazio solo per te, per sentirti ascoltata e accolta.
Ti aspetto, Dott.ssa Alessandra Corti
Buonasera,
Capisco quanto la situazione che descrivi possa essere pesante e confusa, soprattutto perché coinvolge sia il tuo benessere che quello di tuo figlio. Da ciò che racconti, sembra che il clima familiare sia diventato carico di tensione e questo, inevitabilmente, ha un impatto anche sul bambino. I bambini, soprattutto alla sua età, sono estremamente sensibili ai cambiamenti emotivi e alle dinamiche tra i genitori: non comprendono i contenuti dei conflitti, ma percepiscono perfettamente il clima.
Il fatto che tuo figlio appaia più tranquillo quando siete tu e lui da soli non significa che “non voglia” il papà, ma che probabilmente un’atmosfera più serena lo aiuta a sentirsi sicuro. Quando invece siete insieme e ci sono discussioni, anche solo accennate, lui può esprimere il proprio disagio attraverso il pianto o l’irrequietezza.
Riguardo al tuo compagno, le sue parole possono averti ferita e farti sentire svalutata, soprattutto considerando che stai gestendo gran parte delle responsabilità quotidiane senza aiuti e lavorando comunque come babysitter. La stanchezza, la mancanza di supporto e le aspettative non soddisfatte possono aumentare le tensioni nella coppia.
Potreste provare a lavorare sulla vostra modalità di comunicazione: esprimere con calma come ti senti, cosa ti manca e cosa ti aspetti da lui come partner e come padre. Se il dialogo dovesse rimanere difficile, potreste valutare qualche incontro con una psicologa di coppia, che può aiutarvi a ristabilire un confronto più sereno e a comprendere insieme come muovervi.
Capisco quanto la situazione che descrivi possa essere pesante e confusa, soprattutto perché coinvolge sia il tuo benessere che quello di tuo figlio. Da ciò che racconti, sembra che il clima familiare sia diventato carico di tensione e questo, inevitabilmente, ha un impatto anche sul bambino. I bambini, soprattutto alla sua età, sono estremamente sensibili ai cambiamenti emotivi e alle dinamiche tra i genitori: non comprendono i contenuti dei conflitti, ma percepiscono perfettamente il clima.
Il fatto che tuo figlio appaia più tranquillo quando siete tu e lui da soli non significa che “non voglia” il papà, ma che probabilmente un’atmosfera più serena lo aiuta a sentirsi sicuro. Quando invece siete insieme e ci sono discussioni, anche solo accennate, lui può esprimere il proprio disagio attraverso il pianto o l’irrequietezza.
Riguardo al tuo compagno, le sue parole possono averti ferita e farti sentire svalutata, soprattutto considerando che stai gestendo gran parte delle responsabilità quotidiane senza aiuti e lavorando comunque come babysitter. La stanchezza, la mancanza di supporto e le aspettative non soddisfatte possono aumentare le tensioni nella coppia.
Potreste provare a lavorare sulla vostra modalità di comunicazione: esprimere con calma come ti senti, cosa ti manca e cosa ti aspetti da lui come partner e come padre. Se il dialogo dovesse rimanere difficile, potreste valutare qualche incontro con una psicologa di coppia, che può aiutarvi a ristabilire un confronto più sereno e a comprendere insieme come muovervi.
Buonasera,
La scelta a cui si riferisce è una separazione?
In ogni caso, per quanto riguarda il comportamento di suo figlio, sarebbe utile vedere quali sono le differenze quando siete soli e quando c'è il papà. Magari quando siete voi due, lui sente di avere tutte le sue attenzioni e non sente la stessa cosa quando siete in tre, ad esempio.
Buona serata,
Ambra
La scelta a cui si riferisce è una separazione?
In ogni caso, per quanto riguarda il comportamento di suo figlio, sarebbe utile vedere quali sono le differenze quando siete soli e quando c'è il papà. Magari quando siete voi due, lui sente di avere tutte le sue attenzioni e non sente la stessa cosa quando siete in tre, ad esempio.
Buona serata,
Ambra
Buonasera,
Da quanto descrivi, sembra che il comportamento di tuo figlio sia strettamente legato al clima familiare: i bambini piccoli sono molto sensibili alle tensioni e ai conflitti tra i genitori, e possono manifestare disagio attraverso urla e pianti quando percepiscono conflitto o stress. È naturale che, in momenti in cui il bambino è con te senza la presenza di conflitto, mostri maggiore serenità e gioia.
Il senso di frustrazione e pressione che stai vivendo, tra litigi frequenti e responsabilità quotidiane, è comprensibile. Trovare un equilibrio tra la tua realizzazione personale (ad esempio attraverso il lavoro) e il benessere familiare non è semplice, soprattutto senza supporto esterno. La situazione che descrivi merita attenzione sia per il tuo benessere emotivo sia per quello del tuo bambino.
Sarebbe utile riflettere su possibili strategie per ridurre il conflitto in presenza del bambino, valutare supporti esterni (parentali o professionali) e chiarire insieme al tuo partner modalità più collaborative di gestione familiare. Approfondire la situazione con uno specialista può aiutare a capire meglio le dinamiche in gioco e a individuare soluzioni concrete per tutti.
Dottoressa Silvia Parisi
Psicologa Psicoterapeuta Sessuologa
Da quanto descrivi, sembra che il comportamento di tuo figlio sia strettamente legato al clima familiare: i bambini piccoli sono molto sensibili alle tensioni e ai conflitti tra i genitori, e possono manifestare disagio attraverso urla e pianti quando percepiscono conflitto o stress. È naturale che, in momenti in cui il bambino è con te senza la presenza di conflitto, mostri maggiore serenità e gioia.
Il senso di frustrazione e pressione che stai vivendo, tra litigi frequenti e responsabilità quotidiane, è comprensibile. Trovare un equilibrio tra la tua realizzazione personale (ad esempio attraverso il lavoro) e il benessere familiare non è semplice, soprattutto senza supporto esterno. La situazione che descrivi merita attenzione sia per il tuo benessere emotivo sia per quello del tuo bambino.
Sarebbe utile riflettere su possibili strategie per ridurre il conflitto in presenza del bambino, valutare supporti esterni (parentali o professionali) e chiarire insieme al tuo partner modalità più collaborative di gestione familiare. Approfondire la situazione con uno specialista può aiutare a capire meglio le dinamiche in gioco e a individuare soluzioni concrete per tutti.
Dottoressa Silvia Parisi
Psicologa Psicoterapeuta Sessuologa
La ringrazio per aver condiviso ciò che stai vivendo. Sembra un momento molto faticoso, e immagino possa attivare vissuti di solitudine nella gestione quotidiana della casa e di vostro figlio.
Mi colpisce la differenza che noti nel comportamento del tuo bambino quando il suo compagno è presente o assente, mi sembra però di capire che qualche risposta abbia già provato a darsela.
Mi chiedo di cosa lei senta maggiormente bisogno adesso, sia come mamma che come partner.
Penso che questi sono temi che possono riguardare l’intero sistema familiare, non solo il singolo. Per questo uno spazio di coppia potrebbe aiutarvi ad esplorare meglio ciò che sta accadendo e ciò di cui avete bisogno ora.
Dott.ssa Carlotta Degli Esposti
Mi colpisce la differenza che noti nel comportamento del tuo bambino quando il suo compagno è presente o assente, mi sembra però di capire che qualche risposta abbia già provato a darsela.
Mi chiedo di cosa lei senta maggiormente bisogno adesso, sia come mamma che come partner.
Penso che questi sono temi che possono riguardare l’intero sistema familiare, non solo il singolo. Per questo uno spazio di coppia potrebbe aiutarvi ad esplorare meglio ciò che sta accadendo e ciò di cui avete bisogno ora.
Dott.ssa Carlotta Degli Esposti
Buonasera,
Da ciò che descrive, emerge una situazione che non riguarda solo il comportamento di suo figlio, ma l’intero clima relazionale che si è creato all’interno della vostra famiglia. In un’ottica sistemico-relazionale, è importante osservare come le dinamiche tra lei e il suo compagno, le fatiche quotidiane e il livello di stress condiviso possano incidere profondamente sul modo in cui il bambino si esprime.
A 19 mesi, suo figlio non ha ancora parole per spiegare ciò che percepisce; ha però una grandissima sensibilità agli stati emotivi dei genitori. Se negli ultimi tempi tra lei e il suo compagno ci sono conflitti frequenti, tensioni e frasi svalutanti, è possibile che il bambino, stando in quel clima, senta un livello di attivazione emotiva che non sa gestire, e che quindi reagisca con pianto e urla. Quando invece è insieme a lei in un contesto più tranquillo, probabilmente percepisce un ambiente più regolato, meno carico, e riesce a esprimersi in modo diverso.
Questo non significa affatto che la responsabilità sia sua o che il comportamento del bambino sia “colpa” di qualcuno: indica piuttosto che la famiglia, come sistema, sta attraversando un momento di forte stress, e i membri reagiscono ciascuno a modo proprio.
Nel suo racconto emergono alcuni elementi importanti:
• la fatica quotidiana di gestire un bambino piccolo senza alcun aiuto;
• il peso mentale della cura, spesso invisibile ma enorme;
• il senso di svalutazione che può aver provato quando il suo compagno le ha detto che “stando a casa sta diventando esaurita”;
• il fatto che un lavoro lo ha già, ma non viene riconosciuto come tale;
• un clima conflittuale che la mette in bilico rispetto alle scelte future.
In una prospettiva sistemica, le parole del suo compagno non sono solo frasi isolate, ma agiscono dentro la relazione, influenzando il modo in cui lei si percepisce e il modo in cui il bambino percepisce il clima emotivo dei genitori. Allo stesso tempo, la sua sensazione di essere sola nella gestione quotidiana non è una condizione neutra: è un elemento che incide sul suo equilibrio emotivo e sulla qualità delle interazioni familiari.
Rispetto al lavoro, è comprensibile che lei si senta combattuta: da una parte desidera riprendere un ruolo esterno, dall’altra non ha alcun supporto per farlo. In questi casi, più che decidere “cosa fare” nell’immediato, diventa utile chiedersi:
• di che tipo di supporto avrebbe bisogno per sentirsi meno sola?
• cosa potrebbe facilitare una comunicazione più rispettosa e meno giudicante con il suo compagno?
• come può il vostro sistema familiare ritrovare un equilibrio più sostenibile per tutti, soprattutto per il bambino?
A volte, anche un breve percorso di consulenza familiare o di coppia può aiutare a capire come riorganizzare ruoli, aspettative e responsabilità in modo più equo e meno conflittuale. Non tanto per “puntare il dito” su qualcuno, ma per permettere alla famiglia di recuperare uno spazio di ascolto e riconoscimento reciproco.
Ciò che sta vivendo è comprensibile e molto più comune di quanto sembri. Non è una sua mancanza: è il segnale che l’intero sistema familiare ha bisogno di respiro, di sostegno e di nuove modalità di funzionamento.
Spero di esserle stato di supporto e le auguro una buona serata.
Da ciò che descrive, emerge una situazione che non riguarda solo il comportamento di suo figlio, ma l’intero clima relazionale che si è creato all’interno della vostra famiglia. In un’ottica sistemico-relazionale, è importante osservare come le dinamiche tra lei e il suo compagno, le fatiche quotidiane e il livello di stress condiviso possano incidere profondamente sul modo in cui il bambino si esprime.
A 19 mesi, suo figlio non ha ancora parole per spiegare ciò che percepisce; ha però una grandissima sensibilità agli stati emotivi dei genitori. Se negli ultimi tempi tra lei e il suo compagno ci sono conflitti frequenti, tensioni e frasi svalutanti, è possibile che il bambino, stando in quel clima, senta un livello di attivazione emotiva che non sa gestire, e che quindi reagisca con pianto e urla. Quando invece è insieme a lei in un contesto più tranquillo, probabilmente percepisce un ambiente più regolato, meno carico, e riesce a esprimersi in modo diverso.
Questo non significa affatto che la responsabilità sia sua o che il comportamento del bambino sia “colpa” di qualcuno: indica piuttosto che la famiglia, come sistema, sta attraversando un momento di forte stress, e i membri reagiscono ciascuno a modo proprio.
Nel suo racconto emergono alcuni elementi importanti:
• la fatica quotidiana di gestire un bambino piccolo senza alcun aiuto;
• il peso mentale della cura, spesso invisibile ma enorme;
• il senso di svalutazione che può aver provato quando il suo compagno le ha detto che “stando a casa sta diventando esaurita”;
• il fatto che un lavoro lo ha già, ma non viene riconosciuto come tale;
• un clima conflittuale che la mette in bilico rispetto alle scelte future.
In una prospettiva sistemica, le parole del suo compagno non sono solo frasi isolate, ma agiscono dentro la relazione, influenzando il modo in cui lei si percepisce e il modo in cui il bambino percepisce il clima emotivo dei genitori. Allo stesso tempo, la sua sensazione di essere sola nella gestione quotidiana non è una condizione neutra: è un elemento che incide sul suo equilibrio emotivo e sulla qualità delle interazioni familiari.
Rispetto al lavoro, è comprensibile che lei si senta combattuta: da una parte desidera riprendere un ruolo esterno, dall’altra non ha alcun supporto per farlo. In questi casi, più che decidere “cosa fare” nell’immediato, diventa utile chiedersi:
• di che tipo di supporto avrebbe bisogno per sentirsi meno sola?
• cosa potrebbe facilitare una comunicazione più rispettosa e meno giudicante con il suo compagno?
• come può il vostro sistema familiare ritrovare un equilibrio più sostenibile per tutti, soprattutto per il bambino?
A volte, anche un breve percorso di consulenza familiare o di coppia può aiutare a capire come riorganizzare ruoli, aspettative e responsabilità in modo più equo e meno conflittuale. Non tanto per “puntare il dito” su qualcuno, ma per permettere alla famiglia di recuperare uno spazio di ascolto e riconoscimento reciproco.
Ciò che sta vivendo è comprensibile e molto più comune di quanto sembri. Non è una sua mancanza: è il segnale che l’intero sistema familiare ha bisogno di respiro, di sostegno e di nuove modalità di funzionamento.
Spero di esserle stato di supporto e le auguro una buona serata.
Buonasera, la invito a riflettere sulla sua nuova identità in quanto madre e alla vostra nuova identità in quanto coppia genitoriale. Adesso è tutto diverso ed è un bene poichè è frutto di un percorso che immagino abbiate intrapreso insieme e deciso di portare a termine. Come dicevo è tutto diverso e per niente semplice, ma è necessario focalizzare l'attenzione a questo punto su sè stessi e cioè chi è lei adesso, quali sono i suoi bisogni e le sue necessità, cosa la rende felice e cosa vorrebbe in questo momento della sua vita. Certamente i suoi progetti iniziali hanno cambiato rotta in vista dei nuovi fatti, ma rimangono e possono comunque essere ripresi anche se in modo diverso. Credo che sia necessario porsi delle domande e riflettere su quali possano essere le risposte più vicine alla realtà dei fatti.
Buongiorno
Da quanto scrive, la questione non sembra tanto scegliere cosa fare, quanto capire perché oggi le risulta così difficile scegliere.
Il malessere che descrive — suo e del bambino — appare come il segnale di una situazione che si è irrigidita. Più che il lavoro o l’assenza di aiuti, il punto è che posizione ha assunto dentro questa relazione, e cosa la tiene ferma nonostante il disagio.
Prima di prendere una decisione concreta, può essere utile interrogare che cosa la blocca, cosa la trattiene dal cambiare qualcosa, anche a costo di rompere un equilibrio che però sembra già molto faticoso. È su questo nodo che il problema si gioca.
Da quanto scrive, la questione non sembra tanto scegliere cosa fare, quanto capire perché oggi le risulta così difficile scegliere.
Il malessere che descrive — suo e del bambino — appare come il segnale di una situazione che si è irrigidita. Più che il lavoro o l’assenza di aiuti, il punto è che posizione ha assunto dentro questa relazione, e cosa la tiene ferma nonostante il disagio.
Prima di prendere una decisione concreta, può essere utile interrogare che cosa la blocca, cosa la trattiene dal cambiare qualcosa, anche a costo di rompere un equilibrio che però sembra già molto faticoso. È su questo nodo che il problema si gioca.
Buonasera, quello che stai condividendo è molto importante e delicato. Ogni comportamento all'interno della famiglia, anche quelli del tuo bambino, può essere letto come una forma di comunicazione, un "segnale" che qualcosa nella dinamica familiare ha bisogno di attenzione.
Il fatto che tuo figlio sembri più sereno quando siete soli potrebbe indicare che percepisce la tensione tra te e il tuo compagno. I bambini, anche molto piccoli, sono sensibili al clima emotivo della famiglia, e spesso “sentono” i conflitti anche quando non vengono espressi apertamente. Non si tratta di colpe, ma di dinamiche che possono diventare rigide, dolorose e col tempo, disfunzionali.
Anche la tua fatica, tra la cura del bambino, il lavoro e la mancanza di supporto è molto comprensibile. Sembra che tu ti senta svalutata in un momento in cui avresti bisogno di essere sostenuta. Le parole del tuo compagno, come riporti, non solo non aiutano, ma rischiano di farti sentire ancora più sola e giudicata.
Ti invito a considerare la possibilità di uno spazio di ascolto e confronto, magari attraverso una consulenza familiare o di coppia, o qualora non fosse possibile individuale dove poter affrontare queste difficoltà senza colpevolizzazioni, ma con l'obiettivo di ricostruire un dialogo più rispettoso e funzionale per tutti, soprattutto per il vostro bambino. Parlarne, come hai fatto qui, e capire che non sei sola a vivere questa fatica è già un primo passo.
Il fatto che tuo figlio sembri più sereno quando siete soli potrebbe indicare che percepisce la tensione tra te e il tuo compagno. I bambini, anche molto piccoli, sono sensibili al clima emotivo della famiglia, e spesso “sentono” i conflitti anche quando non vengono espressi apertamente. Non si tratta di colpe, ma di dinamiche che possono diventare rigide, dolorose e col tempo, disfunzionali.
Anche la tua fatica, tra la cura del bambino, il lavoro e la mancanza di supporto è molto comprensibile. Sembra che tu ti senta svalutata in un momento in cui avresti bisogno di essere sostenuta. Le parole del tuo compagno, come riporti, non solo non aiutano, ma rischiano di farti sentire ancora più sola e giudicata.
Ti invito a considerare la possibilità di uno spazio di ascolto e confronto, magari attraverso una consulenza familiare o di coppia, o qualora non fosse possibile individuale dove poter affrontare queste difficoltà senza colpevolizzazioni, ma con l'obiettivo di ricostruire un dialogo più rispettoso e funzionale per tutti, soprattutto per il vostro bambino. Parlarne, come hai fatto qui, e capire che non sei sola a vivere questa fatica è già un primo passo.
Buonasera, posso dirti che molte coppie vacillano dopo la nascita di un figlio: tu sei sovraccarica, essere mamma è faticoso, perché anche se è bello è fisicamente provante, vivi praticamente il piccolo e hai poco spazio per te, e quello spazio che resta è per i bisogni primari - mangiare, bere, lavarsi - o per le faccende di casa, o le questioni burocratiche. Di solito il papà questo non lo percepisce allo stesso modo: i tuoi sensi di mamma sono più allertati verso il piccolo rispetto ai suoi, il tuo corpo ha vissuto una gravidanza, il parto l'allattamento, tutto in un turbine senza sosta e lui questo non lo ha vissuto direttamente, lo ha solo osservato. Inoltre questa stanchezza che hai ti fa sembrare che il vostro contributo sia sempre sbilanciato, che tu fai di più. Il bambino all'inizio tende a volere un rapporto fusionale con la mamma, i papà di solito vengono scoperti più tardi dai bimbi, quindi il papà si sente il meno preferito dal bambino, vede te esausta, e non sa come rimediare. Credo che il punto non sia il lavoro, ma quello di cui le mamme hanno bisogno: un po' di spazio in più. Per quanto possibile, se lui riuscisse ad essere più presente, anche se il bimbo piange, tu potresti avere un po' di tempo in più per te. Inoltre: spesso la mamma vive male che il bimbo pianga col papà, o che pianga in generale, ma è quasi impossibile da evitare, quindi niente sensi di colpa, sii umana e fragile, ne hai il diritto. La coppia si rinsalda quando ci si parla a cuore aperto e si trova una strada insieme, come squadra e non come avversari. Spero di esserti stata d'aiuto, un saluto
Buongiorno gentile paziente,
l'arrivo di un figlio potrebbe portare a più stress dovuto alla stanchezza portando alcune conseguenze nella coppia.
Il fatto che il bambino piange quando c'è il padre potrebbe essere dovuto al fatto che sente un po' di nervosismo.
Provate a parlarvi con sincerità delle vostre difficoltà, cercando di capire il punto di vista e lo stato d'animo dell'altro.
Un caro saluto
l'arrivo di un figlio potrebbe portare a più stress dovuto alla stanchezza portando alcune conseguenze nella coppia.
Il fatto che il bambino piange quando c'è il padre potrebbe essere dovuto al fatto che sente un po' di nervosismo.
Provate a parlarvi con sincerità delle vostre difficoltà, cercando di capire il punto di vista e lo stato d'animo dell'altro.
Un caro saluto
Buonasera, i bambini anche quando sono molto piccoli e non parlano riescono a percepire le nostre tensioni e i nostri momenti difficoltà e in qualche modo lo comunicano. Senza entrare nel merito perché non conosco bene le vostre dinamiche e la vostra famiglia credo che il bambino ci stia comunicando con il suo pianto che qualcosa non procede come dovrebbe. Le consiglio di intraprendere un percorso di coppia.
Stai ancora cercando una risposta? Poni un'altra domanda
Tutti i contenuti pubblicati su MioDottore.it, specialmente domande e risposte, sono di carattere informativo e in nessun caso devono essere considerati un sostituto di una visita specialistica.