Buona sera mi ritornano in questo periodo pensieri che mi mettono angoscia inizio a pensare cose dis

21 risposte
Buona sera mi ritornano in questo periodo pensieri che mi mettono angoscia inizio a pensare cose disfunzionali che mi provocano agitazione insicurezza. Come se io perdessi la mia dignità chi sono. Inizio a sentirmi impotente xhesono gli altri che mi devono obbligare (ma so che non è vero) io sono libera ma è come se aspettassi l'approvazione degli altri che non arriverà mai. Come se ho delle menzogne nella testa che si riacutizzano e perdo fiducia in me mi sento una che ha paura che non è credibile che è scartata che nella società persone così sono schiacciate subito. Un incubo. Qualche settimana fa stavo bene uscivo e avevo pensieri sereni che qualche lavoro troverò o pensieri di me che riesco nelle cose. Poi purtroppo anche Dio porto dentro io mio incubo io sono credente e spero che rispettiate questo. Per me Dio è importante mi fa sentire libera. Ma questi pensieri mi tolgono la credibilità come se l'Ego prendesse il posto e riduce tutto a pensieri morti. Secondo me è un inizio di pazzia. Come fauno psicoterapeuta ad aiutare persone come me? Poi queste crisi ritornano come se io scordo quando invece stavo serena è una forma di masochismo? Io vi giuro sto davvero male e mi vengono pensieri depressi amelsse maledetto è proprio maledetto. Se c'è una cura ditemelo ma non lo so è difficile trovare anche professionisti che capiscono il problema al volo e devo spendere un patrimonio prima di risolvere. grazie tanto!
Dott.ssa Silvia Bertolotti
Psicologo, Sessuologo, Psicoterapeuta
Milano
Capisco quanto possa essere pesante affrontare questi pensieri. A volte, quando ci sentiamo sotto pressione o insicuri, la mente tende a proporre scenari negativi che sembrano reali, anche se sappiamo che non lo sono. Non è facile, ma il fatto che abbia avuto periodi sereni dimostra che queste sensazioni non sono permanenti.
Può essere utile condividere ciò che prova e, se lo desidera, cercare un professionista che la aiuti a comprendere meglio questi meccanismi. Non è un segno di debolezza, ma un passo per ritrovare equilibrio. Anche la fede che menziona può essere una risorsa importante: continui a coltivarla come sostegno.
Non è sola, e scrivere qui è già un segnale di forza. Con il giusto supporto, questi momenti possono diventare più gestibili.

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Dott.ssa Samuela Carmucco
Psicologo, Psicoterapeuta
Palermo
Salve,
descrive una grande sofferenza che necessita la presa in carico di un professionista.
Riesce ad affidarsi?
Dott.ssa Valentina Sciubba
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Roma
Lo psicologo dovrebbe andare oltre la superficie di ciò che viene detto per arrivare all'origine del problema, un po' come fa il medico che dai sintomi risale alla parte del corpo in sofferenza. Sembrerebbe che lei soffra un po' di ansia sociale, di insicurezza o anche di problemi di inserimento nel mondo del lavoro. Sono tutti problemi, soprattutto i primi due, per cui lo psicoterapeuta può aiutare discretamente/molto e con le terapie brevi la spesa è abbastanza limitata, consideri qualche mese.
Dott.ssa Silvia Parisi
Psicoterapeuta, Psicologo, Sessuologo
Torino
Buonasera,
da ciò che descrive sembra che in questo periodo stia vivendo un forte stato di vulnerabilità emotiva, caratterizzato da pensieri intrusivi, senso di perdita di controllo, paura del giudizio e un calo significativo della fiducia in sé. È comprensibile che tutto questo possa farla sentire spaventata e confusa: quando i pensieri diventano così pervasivi e carichi di angoscia, è facile interpretarli come un “inizio di pazzia”, ma nella maggior parte dei casi non si tratta di questo.
Molte delle sensazioni che riporta — oscillazioni tra momenti di benessere e momenti di crisi, paura di non essere credibile, bisogno di approvazione esterna, pensieri che “tornano” nonostante la razionalità — sono tipiche di condizioni ansiose e depressive, spesso alimentate da schemi di pensiero disfunzionali. Non indicano una perdita di contatto con la realtà, ma un livello di stress psicologico molto elevato.
È importante anche la sua dimensione spirituale: il fatto che la fede per lei sia una risorsa è un elemento prezioso, e un terapeuta competente saprà tenerne conto e rispettarla pienamente. I pensieri che la mettono in crisi non mettono in discussione la sua fede, ma sono il risultato dell’angoscia che sta attraversando.
Lei stessa nota che “qualche settimana fa stava bene”. Questo è un segnale importante: significa che la sua mente è perfettamente in grado di ritrovare equilibrio. Non è una condizione fissa, ma uno stato che può essere compreso e trattato.
Rispetto alla terapia, un percorso psicoterapeutico può aiutarla su più livelli:


Individuare e comprendere i meccanismi che alimentano questi pensieri ricorrenti;


Lavorare sulle paure di giudizio, sulla percezione di sé e sulla fiducia personale;


Imparare strategie per gestire le crisi quando arrivano, così che non la travolgano;


Integrare la sua dimensione spirituale come risorsa, non come motivo di colpa o confusione.


Il fatto che assuma sertralina e Trilafon indica che è già in cura e questo è molto positivo, ma spesso la combinazione tra farmacoterapia e psicoterapia è ciò che permette un miglioramento più stabile.
Non si colpevolizzi, e non interpreti tutto questo come “masochismo”: non è una scelta, è un sintomo. E i sintomi si possono trattare.
Il mio consiglio è di approfondire la situazione in un colloquio specialistico, così da chiarire meglio l’origine di questi vissuti e definire insieme un percorso adatto a lei.
Dottoressa Silvia Parisi
Psicologa Psicoterapeuta Sessuologa
Cara utente,
quello che descrivi non assomiglia alla “pazzia”, ma a un movimento interno molto più sottile e doloroso: quando una parte di te si indebolisce, un’altra prende il sopravvento, quasi come se la tua mente avesse una memoria emotiva che a volte ti trascina indietro nei vecchi paesaggi di paura, pur sapendo razionalmente che non sei più quella di un tempo.
Si sente chiaramente che non stai vivendo qualcosa di nuovo: è come un ritorno ciclico, una voce che si riaccende nei periodi in cui sei più fragile e che inizia a raccontarti menzogne su di te – minando la tua dignità, la tua libertà, la tua credibilità. E ciò che colpisce è che tu lo vedi, lo riconosci come menzogna, ma questo non basta a fermare la sensazione di perdita di sé. È come se la parte lucida fosse presente, ma silenziosa, e quella angosciata fosse amplificata.
Il modo in cui parli dell’approvazione degli altri rivela una ferita antica: non è solo un bisogno di essere accettata, ma quasi un terrore di essere schiacciata, esclusa, non considerata degna. Come se ci fosse una parte di te che da piccola ha imparato che essere se stessa non era sufficiente e oggi, nei momenti di stress, questa vecchia idea torna a bussare. In questi momenti l’angoscia prende la forma di una perdita di identità: “chi sono?”, “valgo qualcosa?”, “posso fidarmi di me?”. Non è pazzia, è paura.
Quando entra anche il tema di Dio, si sente che questa paura tocca qualcosa di sacro per te. La fede, in altri momenti, ti ha dato libertà, spazio interiore, respiro. Ma ora è come se il pensiero angoscioso contaminasse anche questo, come se tutto ciò che ti dà forza venisse “ridotto”, come dici tu, a pensieri morti. Molte persone credenti descrivono qualcosa di simile quando vivono un periodo di profonda angoscia: non è Dio che scompare, è la parte interna che riesce a sentirLo che si annoda.
Un terapeuta, in questi casi, non interviene suggerendo “esercizi mentali”, ma offrendo uno spazio dove queste due parti – quella che crolla e quella che sperava, quella che si sente libera e quella che si sente schiacciata – possano finalmente emergere senza essere giudicate. La terapia non “cura la pazzia”, perché qui non c’è pazzia. Cura la scissione che senti dentro: quel sentirti bene e poi, improvvisamente, ricadere in un incubo che sembra ripetersi sempre uguale.
È un fenomeno molto più comune di quanto tu possa immaginare: molte persone vivono fasi in cui la mente costruisce narrazioni catastrofiche su di sé, e quando ci si trova da soli con quei pensieri sembrano verità assolute. Un terapeuta serve proprio per non lasciarti sola in quei momenti, per aiutarti a comprendere il significato di ciò che vivi, da dove nasce, perché si ripresenta ciclicamente, e come trovare un punto stabile dentro di te che non svanisca al primo colpo di vento.
Non è masochismo. È una parte della tua psiche che non ha ancora trovato un luogo sicuro in cui stare e quindi ritorna, come una ferita che non ha potuto guarire fino in fondo.
Non è vero che servono professionisti che “capiscono tutto al volo”: a volte serve qualcuno che ti accompagni lentamente, che ti aiuti a dare un nome a ciò che senti, senza spaventarsi dei tuoi pensieri. Questo è ciò che una terapia può fare.
E sì, una cura esiste. Ma non è un colpo di bacchetta: è un percorso in cui la paura si trasforma, non in cui scompare magicamente.
Tu non stai impazzendo. Stai soffrendo. E la sofferenza, quando non è condivisa, prende forme troppo grandi.
Con cura,
dott.ssa Raffaella Pia Testa
Dott. Nicolò Paluzzi Monti
Psicologo, Sessuologo, Psicoterapeuta
Firenze
Quello che racconti – queste ondate di angoscia, la sensazione di perdere “dignità” o “credibilità”, l’altalena tra periodi sereni e periodi bui – non parla di pazzia. Parla di un sistema interno che si sta difendendo da qualcosa che ancora non ha un linguaggio chiaro. Nel modello costruttivista intersoggettivo diremmo che stai attraversando una crisi di significato, in cui vecchie narrazioni su di te (“non valgo”, “sarò scartata”) tornano a bussare quando ti senti più esposta o fragile.

Quei pensieri “maledetti” sembrano schemi disfunzionali che si riattivano, non perché sei masochista, ma perché il tuo sistema emotivo, quando si spaventa, ripropone ciò che conosce. E questo crea l’illusione di essere schiacciata dagli altri o di dover cercare approvazione per esistere. È una forma di autoprotezione primitiva, che però oggi ti limita.

Il fatto che tu menzioni Dio come presenza che ti dà libertà è prezioso: la tua spiritualità non è un ostacolo, ma una risorsa che può dialogare con il tuo percorso terapeutico. Anzi, spesso i pensieri più minacciosi nascono proprio quando il tuo “Ego ferito” prova a riprendere spazio rispetto alle parti più autentiche e vitali.

Queste oscillazioni – giorni sereni seguiti da giorni cupi – indicano che dentro di te c’è una battaglia tra narrazioni: una che ti vuole viva, competente e capace, e una che ti riporta a un’antica insicurezza. In terapia, soprattutto se svolta con continuità o in un setting più contenitivo, si lavora proprio su questo: riconoscere i pattern, comprenderne l’origine relazionale e costruire modi nuovi di stare nel mondo.

E sì: è normale chiedersi “Come può un terapeuta aiutare una persona come me?”. La risposta è semplice ma profonda: non si aiuta la parte che urla; si aiuta quella che chiede piano, quella che spera ancora. Ed è quella parte che ora ha scritto questo messaggio.

La paura che “non ci sia cura” è comune quando il dolore si ripete. Ma il fatto che tu abbia vissuto settimane serene dimostra che il tuo sistema può funzionare e può imparare a stabilizzarsi. Serve un percorso relazionale, non un colpo di genio del professionista “che capisce al volo”. Il cambiamento avviene nel tempo, nella co-costruzione del senso, non nella rapidità.

Se senti che ti serve un lavoro più intenso o più strutturato, è legittimo: non è “un patrimonio buttato”, è investire nella tua integrazione interna.

E soprattutto: non sei sola. Quello che vivi è doloroso, ma è anche comprensibile e lavorabile.
E proprio per questo merita spazio, tempo e qualcuno che cammini con te mentre ti ritrovi.
Dott.ssa Chiara Bernardini
Psicoterapeuta, Psicologo
Milano
Quello che descrive sono sensazioni di perdita di controllo, paura di non valere, pensieri intrusivi, paura del giudizio. Quello che prova non significa che sta impazzendo, ma che si trova in un momento di vulnerabilità emotiva. E' una grande risorsa il fatto che è consapevole di quello che le sta accadendo e che riesce a comunicarlo in modo chiaro. Un percorso di terapia può sicuramente esserle di aiuto.
Comprendo il desiderio di trovare qualcuno che "capisca subito" ciò che sta vivendo, ma il punto centrale non è la rapidità con cui un professionista comprende il problema, ma il tempo che lei si concede per attraversare e trasformare il problema. Il cambiamento psicologico non avviene in un momento unico e definitivo, ma è un percorso fatto di piccoli passi. Concedersi questo tempo è un atto di cura verso se stessi. E' nel permettersi di esplorare con calma ciò che accade, senza pretendere soluzioni immediate, che si apre la possibilità di sentirsi meglio in modo stabile e profondo.
Dr. Stefano Golasmici
Psicoterapeuta, Psicologo clinico, Psicologo
Milano
Gent.ma, considerato lo stato di angoscia che descrive è opportuno contatti uno specialista a cui raccontare quanto le sta accadendo, così da poter capire come aiutarla. SG
Dott. Salvatore Augello
Psicologo, Psicologo clinico, Psicoterapeuta
Palermo
Salve. Si grazie all'aiuto di un professionista la sua sintomatologia può essere contenuta e trattata. Sicuramente la sua fede influenzerà il suo modo di vivere. Sarà importante lavorare sul suo senso di impotenza e su questi pensieri che comprende essere molto negativi e poco vitali.
Cordiali saluti.
Dott.Salvatore Augello
Gentile,

La ringrazio per aver espresso con tanta sincerità ciò che sta attraversando. I pensieri che descrive possono essere molto angoscianti e farLa sentire come se stesse perdendo fiducia in sé, soprattutto quando si alternano periodi di serenità e momenti in cui tutto sembra crollare. Non significa “pazzia”: spesso, in fasi di maggiore fragilità, la mente può generare scenari negativi che mettono in dubbio il proprio valore e la propria identità.

Il fatto che per Lei la fede sia importante va rispettato, e può rappresentare una risorsa, non una minaccia. Un professionista può aiutarLa a dare ordine a questi pensieri, a ritrovare stabilità e a riconoscere ciò che in questi momenti rende il Suo equilibrio più vulnerabile. Non è masochismo, e non è sola: esistono percorsi che permettono di stare meglio senza dover affrontare costi insostenibili.

Resto a disposizione qualora avesse bisogno di ulteriori indicazioni.

Cordiali saluti,
Dott.ssa Iafolla
Dott.ssa Paola di Tota
Psicoterapeuta, Psicologo
Brescia
ciao, come ti chiami ? quanti anni hai ?
Dott.ssa Greta Pisano
Psicoterapeuta, Psicologo, Psicologo clinico
Roma
Buonasera,
ciò che descrive, pensieri intrusivi, perdita di fiducia, paura del giudizio, oscillazioni tra giorni sereni e giorni molto difficili , non è pazzia, ma un forte stato d’ansia che distorce la percezione di Sé. Il fatto che Lei riconosca questi pensieri come “menzogne” è già un segnale di lucidità. La Sua fede non è il problema: è l’angoscia che ne altera il significato.

Uno psicoterapeuta può aiutarLa a gestire i pensieri intrusivi, stabilizzare l’umore, ricostruire sicurezza e prevenire queste ricadute emotive. Una cura esiste, e non è necessario un percorso costoso o infinito: serve un professionista competente e un lavoro graduale.

Se desidera approfondire, posso proporLe un colloquio conoscitivo, in studio o online.

un saluto,
dott.ssa Greta Pisano,
psicologa e psicoterapeuta
Dott.ssa Nunzia D'Anna
Psicologo, Psicoterapeuta
Milano
La psicoterapia è sicuramente un investimento a medio-lungo termine sulla propria salute. Ma le assicuro che spesso è l’unica strada percorribile quando il rumore nella propria testa impedisce di vivere una vita piena ed appagante. Abbia fiducia, qualcuno che saprà aiutarla lo troverà. Basta soltanto cominciare!
Salve, ecco, forse al volo non si può capire, non siamo Dio, noi. Ma possiamo dare comprensione a ciò che vive, capire i suoi pensieri e imparare a gestirli soprattutto quando si fanno più difficili.
Dott.ssa Cinzia Pirrotta
Psicoterapeuta, Psicologo, Psicologo clinico
Bruino
Buongiorno,
da ciò che descrive emerge un forte stato di sofferenza, con pensieri intrusivi e molto critici che le fanno perdere fiducia in sé e la fanno temere che “stia succedendo qualcosa di grave”. È comprensibile sentirsi spaventata: quando l’ansia e la vulnerabilità si riacutizzano, tutto può sembrare minaccioso e fuori controllo.
Il fatto che lei abbia vissuto anche periodi recenti più sereni è importante: indica che non si tratta di “pazzia”, ma di un’alternanza emotiva che può essere compresa e trattata. Spesso questi pensieri arrivano nei momenti di maggiore stress e fanno apparire sé stessa come fragile, non credibile o “scartata”, ma sono percezioni amplificate dal malessere, non la realtà.
La sua fede può continuare a essere una risorsa: molte persone trovano in Dio un punto di libertà e sostegno. Il disagio che sente non toglie valore alla sua esperienza spirituale.
Uno psicoterapeuta può aiutarla proprio a:
- riconoscere e ridimensionare i pensieri catastrofici,
- capire cosa riattiva questi episodi e come prevenirli,
- rafforzare la stabilità interna e l’autostima,
- ritrovare quella parte di sé che, come ha visto qualche settimana fa, è capace di serenità e progettualità.
Non è masochismo: quando si è molto provati la mente torna alle paure più antiche, ma con un percorso mirato è possibile cambiare questo schema.
Se desidera un confronto più approfondito, sono a disposizione per parlarne e valutare insieme quale strada possa aiutarla di più.
Un caro saluto!
Dott.ssa Cinzia Pirrotta
Dott.ssa Fabiana Cinque
Psicoterapeuta, Psicologo clinico, Psicologo
Marano di Napoli
Salve, accolgo la sua richiesta d'aiuto. Dalle sue parole traspare l'agitazione, la disperazione ed il suo senso di solitudine ed incomprensione. Credo che, se sente di essere pronta, debba investire del tempo per se stessa, per conoscersi e ri-conoscersi ed anche per ripercorrere la sua storia non più da sola, nella sua testa. I percorsi terapeutici sono co-costruiti e richiedono tempo, costanza e presenza. Ci pensi.
Dott.ssa Maria Rosa Biondo
Psicologo, Psicoterapeuta
Vizzini
Buongiorno, capisco che stia attraversando un periodo di intensa angoscia e agitazione, caratterizzato da pensieri disfunzionali che minano la sua autostima ed il suo senso di identità. Da ciò che espone, sembra esserci un conflitto significativo tra il suo desiderio di libertà interiore e la dipendenza dall'approvazione esterna, che la porta a svalutarsi e a temere il giudizio sociale. I pensieri attuali sembrano riattivare uno schema doloroso.
Si concentri sull'accoglienza non giudicante di questi pensieri riconoscendoli come sintomi di un conflitto interiore che necessita di essere elaborato in uno spazio sicuro.
Le consiglio di iniziare un percorso psicoterapeutico per affrontare questi schemi.
Dott. Diego Ferrara
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Quarto
Buona sera,
lei è portatrice di un malessere che potrebbe meglio essere esplorato all interno di uno spazio di ascolto più ampio che solo una psicoterapia potrebbe fornirle. Valuti seriamente la possibilità di consultare un professionista ed inizi un percorso psicologico, vedrà che con il tempo uscirà dalla morsa dei suoi pensieri.
Cordiali saluti
Dott. Diego Ferrara
Dott.ssa Francesca Gottofredi
Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Bologna
“Non siamo prigionieri dei nostri pensieri, ma del potere che lasciamo loro.” – G. Nardone
Buonasera,
da ciò che descrive emerge una cosa molto chiara: non è lei che perde dignità, è la paura che momentaneamente la offusca. I pensieri che la spaventano non sono verità, sono “inganni mentali” che si riattivano nei periodi di stanchezza, come onde che tornano quando il mare si muove. E più cerca di scacciarli, più diventano forti: è il paradosso.
Nel suo messaggio colgo tre elementi fondamentali:
1. L’angoscia non è follia, è tentativo fallito di controllo
Lei stessa dice: “so che non è vero… io sono libera”.
Eppure quando arriva l’ansia, è come se quel sapere si spegnesse.
Questa è una dinamica tipica: il pensiero ossessivo si alimenta proprio dalla sua lotta per scacciarlo.
Le domande utili sono:
– Che cosa tenta di controllare con questi pensieri?
– In quale momento della giornata tornano più forti e cosa sta cercando di evitare?
2. Il bisogno di approvazione è il modo in cui la paura parla
Non è lei a essere fragile: è il meccanismo che la porta a cercare negli altri la prova del suo valore.
Ma l’approvazione è una droga: più ne otteniamo, più ne abbiamo bisogno.
Domanda strategica:
– Se smettesse per 24 ore di chiedersi “cosa penseranno di me?”, cosa cambierebbe nella sua giornata?
3. Il legame con Dio non è il problema, ma la distorsione che ci si appoggia sopra
La fede, per lei, è una risorsa.
Quando dice che “l’Ego prende il sopravvento”, in realtà sta descrivendo un conflitto interiore: tra ciò che è e ciò che teme di essere.
Domanda:
– Come sarebbe la sua voce interiore se parlasse con il tono della sua fede e non con quello della paura?
Dott. Giuseppe Saracino
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Roma
Grazie per aver condiviso ciò che sta vivendo. Da quanto descrive, sembra che in questo periodo pensieri molto critici e angoscianti stiano mettendo in dubbio il suo valore, facendola sentire insicura e vulnerabile. È comprensibile che queste oscillazioni tra momenti di serenità e momenti di forte paura la facciano stare male, soprattutto quando coinvolgono anche aspetti a cui tiene molto, come la sua fede.
Questi pensieri non indicano “pazzia”, ma un forte carico emotivo che può riemergere nei periodi di stress. Un percorso psicologico può offrirle uno spazio sicuro per comprendere l’origine di questi vissuti, imparare a riconoscerli e gestirli, e ritrovare maggiore stabilità senza sentirsi travolta. Capisco anche la preoccupazione per i costi e per trovare il professionista giusto, ma è possibile procedere con calma e cercare qualcuno con cui si senta compresa.
Le auguro di poter recuperare un po’ di tranquillità e di trovare il sostegno adatto a lei.
Un saluto
dott. Giuseppe Saracino
Dott.ssa Valeria Randisi
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Casalecchio di Reno
Buonasera, io le suggerisco un percorso emdr.
Cordiali saluti
Dott.ssa Valeria Randisi

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