Buon pomeriggio, sono una ragazza di 23 anni. Mi sono laureata all'inizio dell'anno con il massimo d
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Buon pomeriggio, sono una ragazza di 23 anni. Mi sono laureata all'inizio dell'anno con il massimo dei voti, in tempo e con tutti gli esami preparati l'uno dopo l'altro. Ho seguito i corsi di laurea magistrale quando ancora era impegnata in tirocini e non ero neanche iscritta, per poi dare tutti gli esami in tempo e ritrovarmi adesso a metà del mio quinto anno.
Mi alzo presto al mattino, studio, mi prendo cura della casa e aiuto mia madre con quel che c'è da fare; vivo con lei e con mio papà e lavorano entrambi per tutto il giorno, quindi sono felice di rendermi utile tra la cucina e la pulizia.
3 o 4 volte alla settimana lavoro presso una scuola serale nella mia cittadina; insegno inglese e lettere, e anche se l'orario mi pesa, mi piace avere a che fare con altri ragazzi della mia età o persone più giovani.
Al sabato do ripetizioni nel mio palazzo, anche gratuite per ragazzini e persone di tutte le età; anche questo mi aiuta a distrarmi.
Nonostante sia impegnata giorno e notte, tra corsi universitari, tirocinio, lavoro, casa e ripetizione, non riesco a distrarmi o a motivarmi pienamente; mi sento stanca. Ci sono pesanti problemi in famiglia, e l'aria pesante mi mette a disagio.
Non mi sono mai lamentata di niente con i miei genitori, e credo di aver sbagliato. Loro, così come il resto della mia famiglia, sembrano vivere con l'idea che io sia indistruttibile.
Mi paragonano a parenti che non hanno conseguito i miei stessi traguardi, dicendo cose come 'Be', è perché tu puoi farcela. Vai, vai ancora un po''; capisco il loro intento, ma finisco sempre col sentirmi demotivata, e sminuita. Come faccio a far capire loro che sono esausta? Che anche io ho bisogno di una pausa, di essere ascoltata, perché non ce la faccio più?
Mi sento scoppiare, ogni volta che parlo di un problema, o di come mi sento, in quelle rarissime occasioni, oserei dire, mi viene detto di non essere la prima persona, a sentirsi così, quindi devo tirare avanti e risolvere il problema.
Mi capita spesso di piangere alla sera, perché non ho voglia di cominciare un'altra giornata, sentendomi così demotivata. Come se non bastasse, ho una strana ansia esistenziale che mi accompagna da quando ero una bambina: il tempo. L'idea che questa singola giornata, che sto vivendo adesso, è unica, e non potrà più ripetersi, senza né un prima né un dopo mi crea un forte senso di sconforto.
E questo si trasmette a tutto ciò che faccio: devo completare una commissione in questa giornata? Se non dovessi riuscire a farlo, per un qualche motivo, inizierò a pensare a quanto sia stata stupida, nello sprecare un lasso di tempo che non tornerà più indietro.
Va' da sé, che nei giorni in cui mi riesce difficile studiare o fare altro, mi senta in colpa. Costantemente.
So bene, che per rendere al massimo, c'è bisogno di un po' di riposo; leggere un libro, ascoltare un po' di musica, guardare un documentario - me ne rendo conto. Ma non riesco a godermi nessuna di queste cose, perché il mio cervello non fa altro che ricordarmi quanto stia perdendo tempo.
Come posso fare per alleggerire un po' di queste ansie?
Grazie a chi mi risponderà,
con molto affetto.
Mi alzo presto al mattino, studio, mi prendo cura della casa e aiuto mia madre con quel che c'è da fare; vivo con lei e con mio papà e lavorano entrambi per tutto il giorno, quindi sono felice di rendermi utile tra la cucina e la pulizia.
3 o 4 volte alla settimana lavoro presso una scuola serale nella mia cittadina; insegno inglese e lettere, e anche se l'orario mi pesa, mi piace avere a che fare con altri ragazzi della mia età o persone più giovani.
Al sabato do ripetizioni nel mio palazzo, anche gratuite per ragazzini e persone di tutte le età; anche questo mi aiuta a distrarmi.
Nonostante sia impegnata giorno e notte, tra corsi universitari, tirocinio, lavoro, casa e ripetizione, non riesco a distrarmi o a motivarmi pienamente; mi sento stanca. Ci sono pesanti problemi in famiglia, e l'aria pesante mi mette a disagio.
Non mi sono mai lamentata di niente con i miei genitori, e credo di aver sbagliato. Loro, così come il resto della mia famiglia, sembrano vivere con l'idea che io sia indistruttibile.
Mi paragonano a parenti che non hanno conseguito i miei stessi traguardi, dicendo cose come 'Be', è perché tu puoi farcela. Vai, vai ancora un po''; capisco il loro intento, ma finisco sempre col sentirmi demotivata, e sminuita. Come faccio a far capire loro che sono esausta? Che anche io ho bisogno di una pausa, di essere ascoltata, perché non ce la faccio più?
Mi sento scoppiare, ogni volta che parlo di un problema, o di come mi sento, in quelle rarissime occasioni, oserei dire, mi viene detto di non essere la prima persona, a sentirsi così, quindi devo tirare avanti e risolvere il problema.
Mi capita spesso di piangere alla sera, perché non ho voglia di cominciare un'altra giornata, sentendomi così demotivata. Come se non bastasse, ho una strana ansia esistenziale che mi accompagna da quando ero una bambina: il tempo. L'idea che questa singola giornata, che sto vivendo adesso, è unica, e non potrà più ripetersi, senza né un prima né un dopo mi crea un forte senso di sconforto.
E questo si trasmette a tutto ciò che faccio: devo completare una commissione in questa giornata? Se non dovessi riuscire a farlo, per un qualche motivo, inizierò a pensare a quanto sia stata stupida, nello sprecare un lasso di tempo che non tornerà più indietro.
Va' da sé, che nei giorni in cui mi riesce difficile studiare o fare altro, mi senta in colpa. Costantemente.
So bene, che per rendere al massimo, c'è bisogno di un po' di riposo; leggere un libro, ascoltare un po' di musica, guardare un documentario - me ne rendo conto. Ma non riesco a godermi nessuna di queste cose, perché il mio cervello non fa altro che ricordarmi quanto stia perdendo tempo.
Come posso fare per alleggerire un po' di queste ansie?
Grazie a chi mi risponderà,
con molto affetto.
Salve, Mi dispiace molto se la situazione e comprendo quanto possa essere difficile convivere con i disagi descritti. Mi spiace che, nonostante tutte le attività che quotidianamente e diligentemente svolge, venga visto quasi tutto ormai come un qualcosa di scontato senza tener conto del carico emotivo che ciò possa comportare. Ritengo Innanzitutto importante che lei si ritaglia uno spazio per elaborare tali pensieri e vissuti emotivi anche al fine di capire quali strategie possano essere messe in atto per fronteggiare le situazioni particolarmente problematiche.
Resto a disposizione, anche online.
Cordialmente, dott FDL
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Dia un bel urlo, mi creda, si faccia sentire. La rabbia, come qualsiasi emozione, se viene repressa poi, tra un po' di anni farà un sacco di danni, mi creda.
Non attenda neanche un minuto, lei sta già per esplodere, il livello di stress, con tutte le attività che sta facendo che le impegnano il cervello, è altissimo. Potrebbe essere molto pericoloso. Faccia capire con le buone o con le cattive che lei non è indistruttibile, ma umana come tutti. Insomma, sia meno buona. Cenerentola esiste solo nelle favole.
Se poi avesse bisogno di altri consigli mi chiami. Un abbraccio.
dr. Rodolfo Vittori
Non attenda neanche un minuto, lei sta già per esplodere, il livello di stress, con tutte le attività che sta facendo che le impegnano il cervello, è altissimo. Potrebbe essere molto pericoloso. Faccia capire con le buone o con le cattive che lei non è indistruttibile, ma umana come tutti. Insomma, sia meno buona. Cenerentola esiste solo nelle favole.
Se poi avesse bisogno di altri consigli mi chiami. Un abbraccio.
dr. Rodolfo Vittori
Buona sera cara Utente!
Comprendo la sua fatica e la sua frustrazione, il bisogno di riconoscimento della sua stanchezza e il senso di colpa se non riesce ad essere all'altezza delle sue aspettative di performance.
Si è spesa per tutto e tutti e ora sente che le è rimasto poco per sé stessa, ma non riesce concedersi il "lusso" di prendersi un po' di tempo per ricaricarsi. Sarà sorpresa, forse, nel sapere che la strada per dare una risposta al suo disagio è rallentare e imparare a valorizzare ogni attività, ora, giorno ...
Potrebbe esserle di grande aiuto un percorso psicologico di supporto per gestire l'ansia del tempo e lo stress derivante, e ridare equilibrio alla sua vita.
Se desidera approfondire mi trova a sua disposizione anche on line.
Le auguro ogni bene!
Dr.ssa Erika Conti
Comprendo la sua fatica e la sua frustrazione, il bisogno di riconoscimento della sua stanchezza e il senso di colpa se non riesce ad essere all'altezza delle sue aspettative di performance.
Si è spesa per tutto e tutti e ora sente che le è rimasto poco per sé stessa, ma non riesce concedersi il "lusso" di prendersi un po' di tempo per ricaricarsi. Sarà sorpresa, forse, nel sapere che la strada per dare una risposta al suo disagio è rallentare e imparare a valorizzare ogni attività, ora, giorno ...
Potrebbe esserle di grande aiuto un percorso psicologico di supporto per gestire l'ansia del tempo e lo stress derivante, e ridare equilibrio alla sua vita.
Se desidera approfondire mi trova a sua disposizione anche on line.
Le auguro ogni bene!
Dr.ssa Erika Conti
Salve, mi dispiace per la situazione che sta attraversando e comprendo quanto possa essere complesso per lei.
Potrebbe essere utile avviare un percorso psicologico che sia per lei un suo spazio di ascolto e supporto, in cui elaborare i suoi vissuti emotivi e individuare delle strategie utili per gestire i momenti emotivamente più difficili.
Un saluto. Dott.ssa FM
Potrebbe essere utile avviare un percorso psicologico che sia per lei un suo spazio di ascolto e supporto, in cui elaborare i suoi vissuti emotivi e individuare delle strategie utili per gestire i momenti emotivamente più difficili.
Un saluto. Dott.ssa FM
Carissima,
mi hanno colpita molto, nel leggere le sue parole, la lucidità e la consapevolezza con cui racconta come sia difficile riuscire a liberarsi dal punto di vista portato dai suoi genitori circa quelli che definirei i suoi "superpoteri".
A volte i genitori, con l'intenzione di proteggere i figli e di stimolarli ad impegnarsi per avere un futuro radioso, dimenticano che anche i supereroi hanno bisogno di riposarsi.
Capisco sia esausta e capisco sia difficile portare il proprio punto di vista in famiglia. Un percorso psicologico potrebbe supportarla innanzitutto a trovare modalità nuove per riuscire a dare legittimità ai suoi bisogni. Oltre a ciò, vista la giovane età, un percorso psicoterapeutico potrebbe supportarla anche nel comunicare con i suoi genitori in modo diverso, per esempio includendo nei colloqui, in precisi momenti della terapia, anche sua madre e suo padre.
Un caro saluto
Dott.ssa Ricci Clarissa
mi hanno colpita molto, nel leggere le sue parole, la lucidità e la consapevolezza con cui racconta come sia difficile riuscire a liberarsi dal punto di vista portato dai suoi genitori circa quelli che definirei i suoi "superpoteri".
A volte i genitori, con l'intenzione di proteggere i figli e di stimolarli ad impegnarsi per avere un futuro radioso, dimenticano che anche i supereroi hanno bisogno di riposarsi.
Capisco sia esausta e capisco sia difficile portare il proprio punto di vista in famiglia. Un percorso psicologico potrebbe supportarla innanzitutto a trovare modalità nuove per riuscire a dare legittimità ai suoi bisogni. Oltre a ciò, vista la giovane età, un percorso psicoterapeutico potrebbe supportarla anche nel comunicare con i suoi genitori in modo diverso, per esempio includendo nei colloqui, in precisi momenti della terapia, anche sua madre e suo padre.
Un caro saluto
Dott.ssa Ricci Clarissa
Gentile Amica,
lo credo bene che si senta stanca, esausta e demotivata! Quante attività quanta pressione accetta sulle sue spalle!
Credo che sia arrivato il momento di lasciar cadere qualche impegno, di iniziare a dire dei no, senza preoccuparsi di venir compresa: lo farà per lei, in primo luogo, e se chi le sta intorno capirà o non vorrà capire ci sarà tempo.
Credo, inoltre, che sia anche venuto il momento di chiedersi come mai non ha detto questi no prima, cosa significa per lei, per chi sente di essere, questa disponibilità all'impegno, fino all'esaurimento. Una consulenza psicologica le sarebbe, in questo, di grande aiuto.
con i migliori auguri,
dr. Ventura
lo credo bene che si senta stanca, esausta e demotivata! Quante attività quanta pressione accetta sulle sue spalle!
Credo che sia arrivato il momento di lasciar cadere qualche impegno, di iniziare a dire dei no, senza preoccuparsi di venir compresa: lo farà per lei, in primo luogo, e se chi le sta intorno capirà o non vorrà capire ci sarà tempo.
Credo, inoltre, che sia anche venuto il momento di chiedersi come mai non ha detto questi no prima, cosa significa per lei, per chi sente di essere, questa disponibilità all'impegno, fino all'esaurimento. Una consulenza psicologica le sarebbe, in questo, di grande aiuto.
con i migliori auguri,
dr. Ventura
Gentile Utente,
il meccanismo che descrive, il continuare a pensare incessantemente a tutto quello che deve fare, è tipico dell'ansia. Si può provare uno stato di irrequietezza costante, come se non fossimo mai "a posto", manca sempre un qualcosa da portare a termine. Può anche essere però che quella sensazione (lo stato ansioso), che cerchiamo di quietare "facendo cose", o meglio pensando a tutte le cose che dobbiamo fare, abbia ragioni più profonde.
Talvolta abbiamo bisogno di un luogo dove poterci fermare ed osservarci, senza giudicarci.
Credo che la psicoterapia possa essere il luogo dove potrà finalmente "stare", senza dover per forza "fare", e dedicarsi quindi un tempo ed uno spazio solo per lei al fine di comprendere le ragioni profonde del suo disagio attuale.
Cordiali saluti,
Dott.ssa Laura Della Ratta
il meccanismo che descrive, il continuare a pensare incessantemente a tutto quello che deve fare, è tipico dell'ansia. Si può provare uno stato di irrequietezza costante, come se non fossimo mai "a posto", manca sempre un qualcosa da portare a termine. Può anche essere però che quella sensazione (lo stato ansioso), che cerchiamo di quietare "facendo cose", o meglio pensando a tutte le cose che dobbiamo fare, abbia ragioni più profonde.
Talvolta abbiamo bisogno di un luogo dove poterci fermare ed osservarci, senza giudicarci.
Credo che la psicoterapia possa essere il luogo dove potrà finalmente "stare", senza dover per forza "fare", e dedicarsi quindi un tempo ed uno spazio solo per lei al fine di comprendere le ragioni profonde del suo disagio attuale.
Cordiali saluti,
Dott.ssa Laura Della Ratta
Buongiorno, sarebbe importante approfondire il perché per lei sia così importante questo tempo che passa.
È inevitabile che sentirsi oppressa dalle troppe aspettative nei sui confronti può generare ansia e frustrazione, in quanto da esseri umani abbiamo invece l'importante bisogno di riposarci e di non sentirci in colpa nel non riuscire a fare qualcosa.
Le consiglio un percorso psicologico per ritrovare se stessa e i suoi bisogni, parlandone anche con i suoi magari, del momento difficile che sta attraversando e che l'hanno portata a chiedere un parere professionale. Se decidesse di farsi seguire da uno psicologo, potreste valutare anche degli incontri con i suoi genitori, per parlare apertamente dei suoi sentimenti.
Vorrei cmq tranquillizzarla sul fatto che è umano che lei si possa sentire così, ma che potrebbe riuscire a trovare il modo giusto per affrontare le situazioni e imparare a vivere con maggiore leggerezza ciò che le accade.
Resto a disposizione, un caro saluto, dottoressa Paola De Martino
È inevitabile che sentirsi oppressa dalle troppe aspettative nei sui confronti può generare ansia e frustrazione, in quanto da esseri umani abbiamo invece l'importante bisogno di riposarci e di non sentirci in colpa nel non riuscire a fare qualcosa.
Le consiglio un percorso psicologico per ritrovare se stessa e i suoi bisogni, parlandone anche con i suoi magari, del momento difficile che sta attraversando e che l'hanno portata a chiedere un parere professionale. Se decidesse di farsi seguire da uno psicologo, potreste valutare anche degli incontri con i suoi genitori, per parlare apertamente dei suoi sentimenti.
Vorrei cmq tranquillizzarla sul fatto che è umano che lei si possa sentire così, ma che potrebbe riuscire a trovare il modo giusto per affrontare le situazioni e imparare a vivere con maggiore leggerezza ciò che le accade.
Resto a disposizione, un caro saluto, dottoressa Paola De Martino
Cara utente, comprendo bene il suo disagio e mi ha colpito molto il fatto che dica che nonostante sia molto impegnata non riesce a distrarsi o a motivarsi e si sente stanca. La stanchezza aumenta quando facciamo molto senza motivazione. Come mai vuole fare tutte queste attività?
E come mai continua a farle, pur essendo esausta e smettendo di farle? Che cosa la potrebbe motivare oggi ad iniziare questa giornata? Pensi a cosa potrebbe essere grata...un qualcosa anche piccolo che fa lei per se stessa.
Che cosa c'è dietro questo tempo che passa in cui lei non riesce a fare tutto quello che si prefigge? Quale è la paura?
Sono disponibile, un caro saluto, Elisabetta
E come mai continua a farle, pur essendo esausta e smettendo di farle? Che cosa la potrebbe motivare oggi ad iniziare questa giornata? Pensi a cosa potrebbe essere grata...un qualcosa anche piccolo che fa lei per se stessa.
Che cosa c'è dietro questo tempo che passa in cui lei non riesce a fare tutto quello che si prefigge? Quale è la paura?
Sono disponibile, un caro saluto, Elisabetta
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Buongiorno, lei è sicuramente una ragazza molto diligente e “brava”, è come so fosse intrappolata in questa sua funzione. Perché non intraprende un percorso di psicoterapia per capire come uscire da questa funzione e gestire al meglio le dinamiche familiari che le creano sofferenza?
Forse può essere indicato un terapeuta di orientamento sistemico/relazionale che è appunto specializzato in relazioni e famiglia.
Le sta svolgendo un compito che forse è troppo impegnativo… e il suo corpo le sta segnalando che non le va più bene…
Un caro abbraccio
Dott. ssa Viola Barucci
Forse può essere indicato un terapeuta di orientamento sistemico/relazionale che è appunto specializzato in relazioni e famiglia.
Le sta svolgendo un compito che forse è troppo impegnativo… e il suo corpo le sta segnalando che non le va più bene…
Un caro abbraccio
Dott. ssa Viola Barucci
Ciao, hai un piano per il futuro affinché tu non continui a percepire di perdere tempo ma a guadagnare tempo per la tua felicità?Inizia da lì. Saluti.
Buonasera. Della sua condivisione mi colpisce principalmente quando scrive che avrebbe bisogno di essere ascoltata, di non essere considerata indistruttibile, di potersi prendere una pausa. Credo possa esserle di grande aiuto permettersi uno spazio di ascolto e di lavoro con un professionista psicologo-psicoterapeuta in cui poter dar voce, nel rispetto del suo tempo, a ciò che prova in relazione a tutte le attività in cui è impegnata, alla stanchezza ed alla demotivazione che sente e a tutti gli altri vissuti, sentimenti e pensieri che sono presenti in lei in questo momento; uno spazio attraverso cui poter esplorare più a fondo il significato ed il senso che l'esperienza del tempo che scorre ha per lei. Un saluto, Dott. Felice Schettini
Cara ragazza,
la sua storia mi sembra quella di una persona che è stata iper-investita di aspettative genitoriali a cui tutto oggi crede debba per forza adempiere. Questo nel tempo ha creato un circolo vizioso al interno del quale si sente sempre inadeguata indipendentemente da ciò che realizzi nella sua vita. Alla lunga questo nel tempo potrebbe rivelarsi dannoso e dissociarla dai suoi bisogni da quello che sente e da quello che potrebbe farla sentire realmente bene. C'è confusione ad oggi tra ciò che vorrebbe e ciò che invece fa per soddisfare le aspettative di qualcun altro e questo la fa sentire distante dal cuore come fuori da se. Questo è proprio quello che genera in lei sofferenza e demotivazione, il profondo senso di svuotamento di cui parla appunto. Tutto quello che fa non lo fa per lei ma soddisfare qualcun altro. Vivere cosi è faticoso e la allontana da tutto quello che potrebbe interessarle e farla star bene. Un lavoro su di se, con l aiuto della psicoterapia potrebbe aiutarla a ritrovarsi a definirsi e a farle ritrovare i suoi spazi. Tutto questo potrebbe farla tornare a vivere la sua vita con gioia facendola divenire frutto delle sue scelte e della totale sintonia con la sua emotività più profonda e i suoi bisogni. Ci pensi.
Nel caso volesse approfondire il discorso non esiti a contattarmi in privato.
Un caro saluto
Dottor Diego Ferrara
la sua storia mi sembra quella di una persona che è stata iper-investita di aspettative genitoriali a cui tutto oggi crede debba per forza adempiere. Questo nel tempo ha creato un circolo vizioso al interno del quale si sente sempre inadeguata indipendentemente da ciò che realizzi nella sua vita. Alla lunga questo nel tempo potrebbe rivelarsi dannoso e dissociarla dai suoi bisogni da quello che sente e da quello che potrebbe farla sentire realmente bene. C'è confusione ad oggi tra ciò che vorrebbe e ciò che invece fa per soddisfare le aspettative di qualcun altro e questo la fa sentire distante dal cuore come fuori da se. Questo è proprio quello che genera in lei sofferenza e demotivazione, il profondo senso di svuotamento di cui parla appunto. Tutto quello che fa non lo fa per lei ma soddisfare qualcun altro. Vivere cosi è faticoso e la allontana da tutto quello che potrebbe interessarle e farla star bene. Un lavoro su di se, con l aiuto della psicoterapia potrebbe aiutarla a ritrovarsi a definirsi e a farle ritrovare i suoi spazi. Tutto questo potrebbe farla tornare a vivere la sua vita con gioia facendola divenire frutto delle sue scelte e della totale sintonia con la sua emotività più profonda e i suoi bisogni. Ci pensi.
Nel caso volesse approfondire il discorso non esiti a contattarmi in privato.
Un caro saluto
Dottor Diego Ferrara
Gentile ragazza, da quello che scrive mi sembra di capire che nella sua esperienza di vita lei sia sempre stata una specie di super-eroina, su cui tutti hanno sempre potuto contare, e che ora la sua famiglia non riesca ad accettare che lei sia un essere umano, con le sue legittime vulnerabilità. I vissuti correlati all'idea di non poter cedere mai, di dovercela fare sempre e a tutti i costi, anche quando la nostra mente e il nostro corpo stanno gridando "non ce la faccio più", devono essere molto pesanti se non può condividerli con qualcuno. Il suo bisogno di essere ascoltata e vista in tutta la sua umana complessità ha il diritto di trovare accoglienza. Dovrebbe davvero concedersi la possibilità di uno spazio totalmente suo, all'interno del quale - affidandosi ad un professionista - poter elaborare liberamente la sua sofferenza. Le auguro di trovare il suo percorso verso una nuova motivazione a vivere, dott.ssa Jessica Maranza.
Buonasera, ho letto il suo messaggio e mi dispiace per il momento difficile che sta vivendo. Penso che abbia proprio bisogno di cominciare un percorso di psicoterapia individuale per fermarsi a pensare a che cosa possano essere riferite le ansie che prova e questa sensazione di essere così demotivata.
In questo modo riuscirà a trovare i significati di queste ansie e sicuramente queste ultime potranno avere un peso diverso nella sua vita. Trovare uno spazio in cui ascoltarsi ed essere ascoltata. Se volesse non esiti a contattarmi. Un caro saluto dott.ssa Silvia Di Chio
In questo modo riuscirà a trovare i significati di queste ansie e sicuramente queste ultime potranno avere un peso diverso nella sua vita. Trovare uno spazio in cui ascoltarsi ed essere ascoltata. Se volesse non esiti a contattarmi. Un caro saluto dott.ssa Silvia Di Chio
Salve. Non sono gli altri a dover comprendere che lei non è indistruttibile, ma lei. Si ricavi uno spazio per sé in un percorso psicoterapeutico che possa aiutarla a comprendere che lei ha diritto a non essere all'altezza delle aspettative degli altri e che le faccia pretendere meno da se stessa. Un luogo dove poter esprimere il disagio, il vissuto emotivo che la condiziona negativamente e che la fa sentire in colpa quando sente di "perdere tempo". Distinti saluti
Gentile utente, il peso di dover sostenere una parte non tua è veramente un grande fardello. La solitudine che provi non lascia spazio all'ascolto. Avresti necessità di un aiuto professionale, prova a contattare uno psicoterapeuta per cercare un luogo sicuro e protetto a cui potere affidare le tue parti fragili, così bisognose di accudimento.
Cordiali saluti
Dott.ssa Valeria Randisi
Cordiali saluti
Dott.ssa Valeria Randisi
Carissima, mi spiace molto sentire il "tono di voce" di qualcuno che non ce la fa più e soprattutto che non sente di meritare un pò di riposo. se rilegge la sua comunicazione vedrà che cerca la legittimazione della sua stanchezza e del suo bisogno di fermarsi e apprezzare tutto quello che fa dagli altri. Ma questa legittimazione, da adulti, la dobbiamo cercare primariamente dentro di noi, anche perchè gli altri possono non comprendere il nostro bisogno. Non necessariamente per cattiveria, ma anche perchè vivono la vita da un altro punto di vista. Lei parla di problemi e di aria pesante, dal poco che dice sembra quasi che le abbiamo dato un ruolo in famiglia: quella brava e intelligente che non ha bisogno di nulla perchè fa tutto da sola, ma che deve aiutare gli altri. Quanto si sbagliano! Quanta fatica c'è dietro quei successi, non sono scontati e quanto aiuto ci potrebbe essere nel comprenderlo.
CArissima, io le consiglio di riflettere sui suoi bisogni, mi rendo conto che dall'educazione ricevuta potrebbe essere difficile vedere che anche lei ha i diritti degli altri, meno "fortunati" o abili di lei. Ma non attenda troppo nel aspettare che la comprendano; faccia lei il primo passo verso se stessa. Con un professionista potrà meglio inquadrare i suoi bisogni e mettere se stessa al centro della propria vita, dove è giusto che sia, e non più gli altri. Spero davvero che sia uno spunto di riflessione.
Resto a disposizione
Francesca Cilento
CArissima, io le consiglio di riflettere sui suoi bisogni, mi rendo conto che dall'educazione ricevuta potrebbe essere difficile vedere che anche lei ha i diritti degli altri, meno "fortunati" o abili di lei. Ma non attenda troppo nel aspettare che la comprendano; faccia lei il primo passo verso se stessa. Con un professionista potrà meglio inquadrare i suoi bisogni e mettere se stessa al centro della propria vita, dove è giusto che sia, e non più gli altri. Spero davvero che sia uno spunto di riflessione.
Resto a disposizione
Francesca Cilento
Innanzitutto ci tengo a ringraziarla per aver condiviso tutto questo, sembra che stia portando un peso enorme sulle spalle. È evidente che sia una persona molto responsabile e forte, che riesce a portare avanti una quantità di impegni e ad aiutare gli altri con grande dedizione. Ma la stanchezza e il bisogno di essere vista e capita non tolgono nulla al suo valore, anzi: tutti, anche chi è abituato a dare il massimo, ha bisogno di supporto e di una pausa.
Può essere utile provare a parlare con i suoi genitori in un momento tranquillo, spiegando loro come si sente, senza sminuire il suo vissuto. Potrebbe dire quello che sente e che, anche se è grata del loro incoraggiamento, ha bisogno di essere ascoltata per trovare sollievo. A volte, esprimere queste emozioni in modo aperto e diretto può essere difficile, allo stesso tempo può aiutare anche gli altri a comprendere meglio la sua prospettiva.
Quanto alla sensazione di "dover fare tutto subito" e alla preoccupazione di non sprecare il tempo, potrebbe essere utile ricordarsi che il valore della nostra giornata non dipende solo da quanto riusciamo a fare. Anche piccole attività che ci fanno stare bene hanno un valore e, per quanto possa sembrare difficile, provare a fare un respiro e ritagliarsi anche solo pochi minuti per se, potrebbe aiutare a sentirci meno sopraffatti.
Inoltre, non è sbagliato voler rallentare: a volte il riposo è l'unico modo per andare avanti con maggiore serenità.
Se la pressione diventa troppo pesante, potrebbe valutare anche l’aiuto di un professionista, che le offra uno spazio neutrale e sicuro per affrontare insieme queste emozioni e alleggerire la sua ansia verso il tempo. Non è sola in questo, e merita di trovare la calma e il supporto di cui ha bisogno.
Può essere utile provare a parlare con i suoi genitori in un momento tranquillo, spiegando loro come si sente, senza sminuire il suo vissuto. Potrebbe dire quello che sente e che, anche se è grata del loro incoraggiamento, ha bisogno di essere ascoltata per trovare sollievo. A volte, esprimere queste emozioni in modo aperto e diretto può essere difficile, allo stesso tempo può aiutare anche gli altri a comprendere meglio la sua prospettiva.
Quanto alla sensazione di "dover fare tutto subito" e alla preoccupazione di non sprecare il tempo, potrebbe essere utile ricordarsi che il valore della nostra giornata non dipende solo da quanto riusciamo a fare. Anche piccole attività che ci fanno stare bene hanno un valore e, per quanto possa sembrare difficile, provare a fare un respiro e ritagliarsi anche solo pochi minuti per se, potrebbe aiutare a sentirci meno sopraffatti.
Inoltre, non è sbagliato voler rallentare: a volte il riposo è l'unico modo per andare avanti con maggiore serenità.
Se la pressione diventa troppo pesante, potrebbe valutare anche l’aiuto di un professionista, che le offra uno spazio neutrale e sicuro per affrontare insieme queste emozioni e alleggerire la sua ansia verso il tempo. Non è sola in questo, e merita di trovare la calma e il supporto di cui ha bisogno.
Gentile utente, la sua situazione testimonia un carico emotivo e uno stress notevoli, che si manifestano non solo nella sua vita quotidiana ma anche in modo intenso nelle relazioni familiari. È evidente che, malgrado i notevoli successi accademici e professionali, si sente sopraffatta da aspettative che sembrano schiacciarla, compresa la paura di non sfruttare al massimo il tempo che ha a disposizione. Questa sensazione di dover essere "indistruttibile" e il continuo paragone con altri possono generare una pressione insostenibile, alimentando un ciclo di colpa e ansia. È importante riconoscere che la sua stanchezza e il suo bisogno di una pausa sono del tutto legittimi. Comunicare questo bisogno ai suoi genitori in modo chiaro potrebbe essere un passo importante; esprimere come si sente, senza timore di deluderli, è fondamentale per stabilire un dialogo più onesto e comprensivo. Inoltre, potrebbe essere utile prendersi piccoli momenti di autosostegno per ricaricarsi, anche solo brevi pause durante la giornata. La pratica di attività che la rilassano e la distraggono, come ascoltare musica o dedicarsi a una lettura che la appassiona, può diventare un elemento chiave per affrontare le ansie quotidiane. Considerare di rivolgervi a un professionista della salute mentale potrebbe offrire ulteriori spunti per affrontare questi sentimenti e trovare strategie più concrete per alleviare il peso dell'ansia.
Se desidera esplorare ulteriormente queste dinamiche e ricevere supporto, non esiti a contattarmi. Troverà uno spazio di profondo ascolto e sostegno senza giudizio.
Cordialmente, dottoressa Laura Lanocita.
Se desidera esplorare ulteriormente queste dinamiche e ricevere supporto, non esiti a contattarmi. Troverà uno spazio di profondo ascolto e sostegno senza giudizio.
Cordialmente, dottoressa Laura Lanocita.
Ciao! Prima di tutto, ti ringrazio per aver condiviso così apertamente il tuo vissuto. Mi sembra che tu stia attraversando un momento davvero difficile, e posso capire quanto possa essere faticoso cercare di gestire tutto da sola. La tua routine molto intensa e il carico emotivo che senti sono sicuramente estenuanti, e il fatto che ti senta così sopraffatta e demotivata è qualcosa di comprensibile.
Ti invito a riflettere su un aspetto che hai sollevato, ovvero il bisogno di "perdere tempo" o di "stare in pausa". In realtà, il riposo è fondamentale, ma spesso siamo talmente presi dall’idea di essere produttivi che finiamo per ignorare i segnali di esaurimento. Questi momenti di "inattività" sono vitali per ricaricarci e per mantenere un equilibrio psicofisico. Permettersi di fare una pausa senza sentirsi in colpa è un primo passo importante verso la cura di sé.
Inoltre, la tua sensazione di essere vista come "indistruttibile" dai tuoi familiari può sicuramente essere un altro peso da portare, e a volte, quando non ci si sente supportati o compresi, può diventare difficile esprimere quello che davvero sentiamo. Non c'è niente di sbagliato nel cercare aiuto, né nel voler parlare delle proprie difficoltà. Ogni emozione che proviamo è legittima.
Mi sembra che tu abbia bisogno di uno spazio in cui poter esprimere te stessa liberamente e lavorare su come gestire meglio questa pressione. Un percorso di supporto psicologico potrebbe davvero aiutarti a esplorare più a fondo queste emozioni e a trovare strategie più sane per affrontarle. Se ti va di parlarne, sarei felice di darti il supporto che meriti in uno spazio sicuro e privo di giudizio.
Non esitare a contattarmi se vuoi maggiori informazioni o se senti che un percorso terapeutico potrebbe essere utile per te. Tutti meritiamo di essere ascoltati e di sentirci sostenuti nel nostro cammino.
Un caro saluto
Ti invito a riflettere su un aspetto che hai sollevato, ovvero il bisogno di "perdere tempo" o di "stare in pausa". In realtà, il riposo è fondamentale, ma spesso siamo talmente presi dall’idea di essere produttivi che finiamo per ignorare i segnali di esaurimento. Questi momenti di "inattività" sono vitali per ricaricarci e per mantenere un equilibrio psicofisico. Permettersi di fare una pausa senza sentirsi in colpa è un primo passo importante verso la cura di sé.
Inoltre, la tua sensazione di essere vista come "indistruttibile" dai tuoi familiari può sicuramente essere un altro peso da portare, e a volte, quando non ci si sente supportati o compresi, può diventare difficile esprimere quello che davvero sentiamo. Non c'è niente di sbagliato nel cercare aiuto, né nel voler parlare delle proprie difficoltà. Ogni emozione che proviamo è legittima.
Mi sembra che tu abbia bisogno di uno spazio in cui poter esprimere te stessa liberamente e lavorare su come gestire meglio questa pressione. Un percorso di supporto psicologico potrebbe davvero aiutarti a esplorare più a fondo queste emozioni e a trovare strategie più sane per affrontarle. Se ti va di parlarne, sarei felice di darti il supporto che meriti in uno spazio sicuro e privo di giudizio.
Non esitare a contattarmi se vuoi maggiori informazioni o se senti che un percorso terapeutico potrebbe essere utile per te. Tutti meritiamo di essere ascoltati e di sentirci sostenuti nel nostro cammino.
Un caro saluto
Buon pomeriggio, grazie per aver condiviso con tanta profondità e sincerità una parte così intima della sua esperienza. Le sue parole raccontano una vita piena, costruita con disciplina, dedizione e senso del dovere, ma anche attraversata da un dolore silenzioso e da un peso interiore che, col tempo, sembra diventare sempre più difficile da portare. Quello che descrive è un equilibrio apparente, tenuto in piedi da una forza straordinaria, che però ora comincia a vacillare. E non perché lei sia debole, tutt’altro. Il punto è che nessuno, per quanto capace, sensibile e determinato, può vivere a lungo senza riconoscere e dare spazio ai propri bisogni emotivi. Il modello a cui si è adattata sembra averla portata a pensare che il valore personale risieda unicamente nella prestazione, nella riuscita, nella capacità di essere sempre all’altezza. Ma un approccio di questo tipo, se non bilanciato da momenti di ascolto e di cura per sé, porta inevitabilmente all’esaurimento. Nell’approccio cognitivo-comportamentale, prestiamo molta attenzione ai pensieri automatici, cioè a quelle frasi interne che spesso guidano il nostro comportamento e le nostre emozioni senza che ce ne accorgiamo. Da quanto scrive, sembra che lei sia accompagnata da pensieri del tipo “se non sfrutto al massimo il tempo, sto sbagliando”, “devo sempre fare di più”, oppure “non posso permettermi di crollare, io ce la devo fare”. Sono pensieri molto comuni tra le persone che, come lei, hanno sempre puntato alla perfezione, al massimo risultato, spesso anche per ricevere riconoscimento o protezione da chi, invece, non è sempre stato in grado di darli. Il paradosso è che questa modalità di pensiero, se da un lato spinge ad alte prestazioni, dall’altro rende ogni pausa una colpa, ogni momento di stanchezza una sconfitta. E questo, col tempo, diventa insostenibile. La sensazione di non potersi mai fermare, la frustrazione per non sentirsi capiti, il dolore di sentirsi invisibili nelle proprie emozioni, sono segnali che il suo sistema interno sta chiedendo aiuto. E ha tutto il diritto di farlo. Lei ha toccato un punto molto delicato: il modo in cui i suoi familiari la percepiscono, e la difficoltà che hanno nel riconoscere i suoi bisogni. È comprensibile sentirsi delusa o addirittura arrabbiata quando, nel tentativo di aprirsi, si riceve una risposta che sminuisce il dolore, con frasi come “non sei l’unica” o “devi andare avanti”. Ma vorrei dirle una cosa importante: il fatto che tanti si sentano in difficoltà non rende meno valido il suo dolore. Soffrire non è un lusso, e nemmeno un segno di debolezza. È un’esperienza umana, che merita ascolto e rispetto. Spesso, quando si viene percepiti come “forti” o “sempre capaci”, si finisce per non ricevere il sostegno di cui si avrebbe bisogno. E questo succede anche perché si è abituati a non chiedere, a non mostrare la propria fatica. Ma il cambiamento può partire proprio da qui: cominciare ad accogliere i suoi bisogni emotivi, legittimare la sua stanchezza, imparare a comunicare con chiarezza e assertività il suo sentire. Da un punto di vista terapeutico, può essere utile lavorare proprio su questi schemi di pensiero: imparare a riconoscerli, metterli in discussione, e sostituirli gradualmente con convinzioni più flessibili, più gentili verso sé stessa. Questo non vuol dire perdere motivazione, ma trasformarla in una forza più sostenibile. Allo stesso modo, affrontare quel senso di colpa che la accompagna nei momenti di riposo è un passo essenziale. Il tempo non è solo produttività. È anche presenza, ascolto, cura. Riposare, leggere, respirare profondamente non sono atti “vuoti”, ma fondamentali per rigenerare la mente e permettere alle emozioni di fluire. E infine, c’è quel senso di angoscia legato al tempo che scorre, all’unicità dei momenti. Questa sensibilità al tempo, se non governata, può trasformarsi in una fonte costante di pressione. Ma può anche essere una risorsa: può imparare a usarla per dare significato, e non solo urgenza, ai suoi gesti. Questo è possibile attraverso piccoli passi: imparare a distinguere tra ciò che è essenziale e ciò che è solo il frutto di un automatismo interno. Riconoscere che anche l’imperfezione, il “non fare”, il rallentare hanno un valore. E che la bellezza della vita non sta solo nel fare tanto, ma anche nell’essere in contatto autentico con sé stessi. Lei ha una straordinaria lucidità e sensibilità, e questo è un punto di forza. Il suo dolore non è qualcosa da nascondere, ma un campanello d’allarme da ascoltare. Affidarsi a un percorso psicologico, anche per un periodo limitato, potrebbe esserle di grande aiuto per imparare a conoscersi più in profondità, a modulare le sue aspettative, a trasformare la fatica in consapevolezza. Ha già fatto un passo importante scrivendo questo messaggio. Continui su questa strada. Non è sola. E merita di sentirsi vista, capita e supportata. Resto a disposizione. Dott. Andrea Boggero
Ciao,
le tue parole trasmettono con una chiarezza e una profondità straordinarie quello che tante persone sensibili e capaci provano quando si trovano intrappolate nel ruolo di “quella che ce la fa sempre”. Hai costruito con costanza e impegno risultati importanti, ma — come spesso accade — il prezzo è stato un senso di stanchezza cronica, di solitudine emotiva e di colpa anche nel riposo.
Quello che descrivi non è semplice stress, ma un meccanismo di iper-responsabilità: da una parte c’è una parte di te che vuole fare, controllare, essere impeccabile e non deludere; dall’altra una parte più fragile, che chiede ascolto, tempo, spazio per sentire. Quando la prima prende completamente il sopravvento, la seconda inizia a far sentire la sua voce con ansia, demotivazione e tristezza — è il modo che il tuo corpo e la tua mente hanno per dirti “non posso più tenere tutto insieme così”.
Provo a offrirti alcuni spunti pratici:
Smettere di “guadagnarsi” il diritto al riposo.
Il tempo per te non è tempo perso: è carburante. Prova a considerare il riposo come un dovere verso la tua efficienza futura, non un premio da concederti solo se “meritato”.
Ridefinire il concetto di valore.
Non sei “forte” perché resisti, ma perché riconosci di essere stanca e vuoi cambiare equilibrio. Se riesci, prova a dirlo ai tuoi genitori in modo semplice e assertivo: “So che pensate che io sia forte, ma in questo momento sono esausta e ho bisogno di fermarmi un po’. Mi serve comprensione, non paragoni.” Non è detto che capiscano subito, ma inizieranno a vederti come una persona, non come un modello.
Sull’ansia del tempo che scorre.
Questa sensibilità al tempo — il sentirlo sfuggire — è una forma raffinata di coscienza, ma diventa dolorosa quando si intreccia alla paura di non essere “abbastanza”. Può aiutarti lavorare su un piccolo esercizio di presenza: invece di pensare che il momento “passerà”, prova a chiederti “cosa posso sentire adesso?”. Sentire davvero (il respiro, i suoni, il sapore del caffè) restituisce al tempo una qualità, non solo una quantità.
Crea micro-pause non produttive.
Anche solo 5 minuti in cui non devi “fare” nulla — guardare fuori dalla finestra, respirare profondamente — possono aiutare il cervello a interrompere il ciclo dell’ansia.
Chiedi un supporto mirato.
Un percorso psicologico potrebbe aiutarti molto a ridimensionare il senso di colpa legato alla performance e a trovare un modo più gentile di stare dentro le tue giornate.
Hai già tutto dentro di te per ritrovare equilibrio: ti serve solo imparare a concederti lo stesso ascolto e la stessa dedizione che offri a tutto ciò che fai per gli altri.
Dott.ssa Sara Petroni
le tue parole trasmettono con una chiarezza e una profondità straordinarie quello che tante persone sensibili e capaci provano quando si trovano intrappolate nel ruolo di “quella che ce la fa sempre”. Hai costruito con costanza e impegno risultati importanti, ma — come spesso accade — il prezzo è stato un senso di stanchezza cronica, di solitudine emotiva e di colpa anche nel riposo.
Quello che descrivi non è semplice stress, ma un meccanismo di iper-responsabilità: da una parte c’è una parte di te che vuole fare, controllare, essere impeccabile e non deludere; dall’altra una parte più fragile, che chiede ascolto, tempo, spazio per sentire. Quando la prima prende completamente il sopravvento, la seconda inizia a far sentire la sua voce con ansia, demotivazione e tristezza — è il modo che il tuo corpo e la tua mente hanno per dirti “non posso più tenere tutto insieme così”.
Provo a offrirti alcuni spunti pratici:
Smettere di “guadagnarsi” il diritto al riposo.
Il tempo per te non è tempo perso: è carburante. Prova a considerare il riposo come un dovere verso la tua efficienza futura, non un premio da concederti solo se “meritato”.
Ridefinire il concetto di valore.
Non sei “forte” perché resisti, ma perché riconosci di essere stanca e vuoi cambiare equilibrio. Se riesci, prova a dirlo ai tuoi genitori in modo semplice e assertivo: “So che pensate che io sia forte, ma in questo momento sono esausta e ho bisogno di fermarmi un po’. Mi serve comprensione, non paragoni.” Non è detto che capiscano subito, ma inizieranno a vederti come una persona, non come un modello.
Sull’ansia del tempo che scorre.
Questa sensibilità al tempo — il sentirlo sfuggire — è una forma raffinata di coscienza, ma diventa dolorosa quando si intreccia alla paura di non essere “abbastanza”. Può aiutarti lavorare su un piccolo esercizio di presenza: invece di pensare che il momento “passerà”, prova a chiederti “cosa posso sentire adesso?”. Sentire davvero (il respiro, i suoni, il sapore del caffè) restituisce al tempo una qualità, non solo una quantità.
Crea micro-pause non produttive.
Anche solo 5 minuti in cui non devi “fare” nulla — guardare fuori dalla finestra, respirare profondamente — possono aiutare il cervello a interrompere il ciclo dell’ansia.
Chiedi un supporto mirato.
Un percorso psicologico potrebbe aiutarti molto a ridimensionare il senso di colpa legato alla performance e a trovare un modo più gentile di stare dentro le tue giornate.
Hai già tutto dentro di te per ritrovare equilibrio: ti serve solo imparare a concederti lo stesso ascolto e la stessa dedizione che offri a tutto ciò che fai per gli altri.
Dott.ssa Sara Petroni
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