Buon pomeriggio dottori vorrei porvi delle domande se mi e consentito, magari per togliermi tutti qu
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risposte
Buon pomeriggio dottori vorrei porvi delle domande se mi e consentito, magari per togliermi tutti questi pensieri che mi frullano in testa... in primiss faccio un elenco di tutti i sintomi che avverto...
1- tutto e iniziato un paio di mesi fa che mi sentivo h24 disconnesso dal mondo cioè anche se ero presente e come se non lo sono una sensazione difficle da spiegare, tutto questo h24...
2- paura di avere allucinazioni cioè la mia mente si fa immagini che non esistono perchè non ho mai avuto allucinazioni, però si immagina per esempio che dietro di me ci sia qualcuno quindi mi giro per controllare, che ci sia qualcuno seduto qualcuno sulla sedia quindi mi viene di guardare, che qualcuno possa uscire da sotto il letto, che la sera devo andare in bagno ma ho paura di passare dal corridoio per il buio che ci sia qualcuno che mi spunta davanti o che mi prende...
3- qualcuno mi offre qualcosa per esempio un dolce mi passa per la testa non e che in quel dolce gli anno messo qualcosa
4- mi fanno un regalo mi viene l'ansia di aprire quel pacco come se possa esplodere...
5- magari leggo su internet che chi soffre di psicosi possa credere che i vicini lo spiano oppure che gli vogliano fare del male e mi viene il dubbio se posso crederci anche io
ma la paura che per adesso mi fa più preoccupare sono le allucinazioni no che ho le allucinazioni ma che ho paura come se prima o poi li dovrei avere o questa convinzione che non riesco a togliermela dalla testa anche se non ne ho mai avute...
Adesso le 2 domande che vorrei porvi a voi dottore...
Come faccio a distingure le mie paure se sono paure di chi soffre di ansia, ossessioni oppure di psicosi? cioè avere la paura come se realmente dovrebbe accadere quello che sento si parla di psicosi? perchè io di quello che sento dei miei sintomi mi provacono realmente paura come se realmente dovrebbe accadere quello che sto pensando, oppure chi soffre di psicosi non a paure perchè per lui e tutto normale....
Come ultima domanda se tutto questo non dovrebbe essere psicosi ma tutto frutto di ansia e ossessioni con tutte queste paura si rischia di entrare in psicosi ? anche se in famiglia non ho nessuno che soffre di questa patologia, in più ho 34 anni non so se può dire qualcosa l'età...
1- tutto e iniziato un paio di mesi fa che mi sentivo h24 disconnesso dal mondo cioè anche se ero presente e come se non lo sono una sensazione difficle da spiegare, tutto questo h24...
2- paura di avere allucinazioni cioè la mia mente si fa immagini che non esistono perchè non ho mai avuto allucinazioni, però si immagina per esempio che dietro di me ci sia qualcuno quindi mi giro per controllare, che ci sia qualcuno seduto qualcuno sulla sedia quindi mi viene di guardare, che qualcuno possa uscire da sotto il letto, che la sera devo andare in bagno ma ho paura di passare dal corridoio per il buio che ci sia qualcuno che mi spunta davanti o che mi prende...
3- qualcuno mi offre qualcosa per esempio un dolce mi passa per la testa non e che in quel dolce gli anno messo qualcosa
4- mi fanno un regalo mi viene l'ansia di aprire quel pacco come se possa esplodere...
5- magari leggo su internet che chi soffre di psicosi possa credere che i vicini lo spiano oppure che gli vogliano fare del male e mi viene il dubbio se posso crederci anche io
ma la paura che per adesso mi fa più preoccupare sono le allucinazioni no che ho le allucinazioni ma che ho paura come se prima o poi li dovrei avere o questa convinzione che non riesco a togliermela dalla testa anche se non ne ho mai avute...
Adesso le 2 domande che vorrei porvi a voi dottore...
Come faccio a distingure le mie paure se sono paure di chi soffre di ansia, ossessioni oppure di psicosi? cioè avere la paura come se realmente dovrebbe accadere quello che sento si parla di psicosi? perchè io di quello che sento dei miei sintomi mi provacono realmente paura come se realmente dovrebbe accadere quello che sto pensando, oppure chi soffre di psicosi non a paure perchè per lui e tutto normale....
Come ultima domanda se tutto questo non dovrebbe essere psicosi ma tutto frutto di ansia e ossessioni con tutte queste paura si rischia di entrare in psicosi ? anche se in famiglia non ho nessuno che soffre di questa patologia, in più ho 34 anni non so se può dire qualcosa l'età...
Buon pomeriggio,
grazie per aver condiviso in modo così aperto e dettagliato ciò che sta vivendo. I sintomi che descrive — la sensazione di essere disconnesso dal mondo, le paure legate a possibili allucinazioni, i pensieri intrusivi e i dubbi su situazioni apparentemente minacciose — possono risultare molto spaventosi e destabilizzanti, ma è importante sapere che molte delle esperienze che riporta sono comuni nei disturbi d’ansia e nei disturbi ossessivo-compulsivi (DOC).
Le paure che racconta sembrano avere un tratto tipico dell’ansia o delle ossessioni: si tratta di pensieri che sente come estranei, che le fanno paura, che non vuole avere, ma che ritornano con forza e insistenza. Questo è molto diverso da ciò che accade, ad esempio, nella psicosi, dove la persona tende a credere con convinzione in pensieri irrazionali o percezioni alterate, senza metterli in dubbio, e spesso senza avvertirli come disturbanti.
Lei invece:
Si pone domande sulle sue percezioni.
Teme che possano essere segnali di qualcosa di grave.
Cerca rassicurazioni.
È consapevole che non ha mai avuto allucinazioni, ma teme di poterle avere.
Questi elementi sono importanti, perché nella psicosi di solito manca questo livello di consapevolezza (in psicologia si chiama “insight”). Inoltre, i pensieri che descrive — come la paura che ci sia qualcuno dietro di lei, o che un regalo possa contenere qualcosa di pericoloso — appaiono come immagini intrusive e angoscianti, tipiche delle ossessioni, non come convinzioni radicate.
Rispetto alla sua seconda domanda: no, avere paura di impazzire o di sviluppare una psicosi non significa entrare in una psicosi. Anzi, il fatto che lei si ponga questi dubbi, si confronti e chieda aiuto, è un segnale positivo. L’età è un altro elemento rilevante: i disturbi psicotici esordiscono in genere molto prima dei 34 anni (nella tarda adolescenza o nella prima età adulta), e l’assenza di una storia familiare può essere un altro fattore rassicurante — anche se da solo non è determinante.
In sintesi: i sintomi che descrive sembrano più riconducibili a un quadro ansioso-ossessivo, piuttosto che a una psicosi. Tuttavia, per una valutazione accurata e personalizzata, sarebbe molto utile e consigliato rivolgersi ad uno specialista della salute mentale, che potrà ascoltarla a fondo, fare un inquadramento completo e accompagnarla verso un percorso di cura adeguato.
Un caro saluto,
Dottoressa Silvia Parisi
Psicologa Psicoterapeuta Sessuologa
grazie per aver condiviso in modo così aperto e dettagliato ciò che sta vivendo. I sintomi che descrive — la sensazione di essere disconnesso dal mondo, le paure legate a possibili allucinazioni, i pensieri intrusivi e i dubbi su situazioni apparentemente minacciose — possono risultare molto spaventosi e destabilizzanti, ma è importante sapere che molte delle esperienze che riporta sono comuni nei disturbi d’ansia e nei disturbi ossessivo-compulsivi (DOC).
Le paure che racconta sembrano avere un tratto tipico dell’ansia o delle ossessioni: si tratta di pensieri che sente come estranei, che le fanno paura, che non vuole avere, ma che ritornano con forza e insistenza. Questo è molto diverso da ciò che accade, ad esempio, nella psicosi, dove la persona tende a credere con convinzione in pensieri irrazionali o percezioni alterate, senza metterli in dubbio, e spesso senza avvertirli come disturbanti.
Lei invece:
Si pone domande sulle sue percezioni.
Teme che possano essere segnali di qualcosa di grave.
Cerca rassicurazioni.
È consapevole che non ha mai avuto allucinazioni, ma teme di poterle avere.
Questi elementi sono importanti, perché nella psicosi di solito manca questo livello di consapevolezza (in psicologia si chiama “insight”). Inoltre, i pensieri che descrive — come la paura che ci sia qualcuno dietro di lei, o che un regalo possa contenere qualcosa di pericoloso — appaiono come immagini intrusive e angoscianti, tipiche delle ossessioni, non come convinzioni radicate.
Rispetto alla sua seconda domanda: no, avere paura di impazzire o di sviluppare una psicosi non significa entrare in una psicosi. Anzi, il fatto che lei si ponga questi dubbi, si confronti e chieda aiuto, è un segnale positivo. L’età è un altro elemento rilevante: i disturbi psicotici esordiscono in genere molto prima dei 34 anni (nella tarda adolescenza o nella prima età adulta), e l’assenza di una storia familiare può essere un altro fattore rassicurante — anche se da solo non è determinante.
In sintesi: i sintomi che descrive sembrano più riconducibili a un quadro ansioso-ossessivo, piuttosto che a una psicosi. Tuttavia, per una valutazione accurata e personalizzata, sarebbe molto utile e consigliato rivolgersi ad uno specialista della salute mentale, che potrà ascoltarla a fondo, fare un inquadramento completo e accompagnarla verso un percorso di cura adeguato.
Un caro saluto,
Dottoressa Silvia Parisi
Psicologa Psicoterapeuta Sessuologa
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Buon pomeriggio,
grazie per aver scritto con tanta apertura. È già un passo molto importante il fatto che tu stia cercando di comprendere cosa ti sta accadendo e che tu abbia deciso di parlarne, anche se solo per toglierti un po' di quel peso mentale che stai portando. Quello che descrivi, ovvero la sensazione di sentirti disconnesso dal mondo, i pensieri ricorrenti e inquietanti, i dubbi su cosa sia reale o no, e soprattutto la paura di perdere il controllo o "impazzire", è qualcosa che, anche se ti spaventa molto, può essere legato a uno stato ansioso e ossessivo, non necessariamente a una psicosi.
La differenza con la psicosi l'hai già intuita tu, è proprio la lucidità e la consapevolezza. Infatti chi soffre di psicosi non è cosciente di avere un problema, perché vive tutto questo come reale; mentre tu descrivi bene la "paura e i dubbi" e questa autoconsapevolezza non è quasi mai presente negli individui con psicosi.
Riguardo la seconda domanda no, avere ansia o ossessioni non ti fa "entrare in psicosi". Le persone con disturbi d’ansia possono vivere momenti molto destabilizzanti, ma ciò non significa che stanno sviluppando una malattia psicotica, soprattutto in assenza di altri segnali clinici e senza una familiarità importante.
Spero di esserti stata utile.
grazie per aver scritto con tanta apertura. È già un passo molto importante il fatto che tu stia cercando di comprendere cosa ti sta accadendo e che tu abbia deciso di parlarne, anche se solo per toglierti un po' di quel peso mentale che stai portando. Quello che descrivi, ovvero la sensazione di sentirti disconnesso dal mondo, i pensieri ricorrenti e inquietanti, i dubbi su cosa sia reale o no, e soprattutto la paura di perdere il controllo o "impazzire", è qualcosa che, anche se ti spaventa molto, può essere legato a uno stato ansioso e ossessivo, non necessariamente a una psicosi.
La differenza con la psicosi l'hai già intuita tu, è proprio la lucidità e la consapevolezza. Infatti chi soffre di psicosi non è cosciente di avere un problema, perché vive tutto questo come reale; mentre tu descrivi bene la "paura e i dubbi" e questa autoconsapevolezza non è quasi mai presente negli individui con psicosi.
Riguardo la seconda domanda no, avere ansia o ossessioni non ti fa "entrare in psicosi". Le persone con disturbi d’ansia possono vivere momenti molto destabilizzanti, ma ciò non significa che stanno sviluppando una malattia psicotica, soprattutto in assenza di altri segnali clinici e senza una familiarità importante.
Spero di esserti stata utile.
Salve, mi spiace molto per la situazione che descrive poichè comprendo il disagio che può sperimentare e quanto sia impattante sulla sua vita quotidiana. Ritengo fondamentale che lei possa richiedere un consulto psicologico al fine di esplorare la situazione con ulteriori dettagli, elaborare pensieri e vissuti emotivi connessi e trovare strategie utili per fronteggiare i momenti particolarmente problematici onde evitare che la situazione possa irrigidirsi ulteriormente.
Credo che un consulto con un terapeuta cognitivo comportamentale possa aiutarla ad identificare quei pensieri rigidi, disfunzionali e maladattivi che le impediscono il benessere desiderato mantenendo la sofferenza in atto e possa soprattutto aiutarla a parlare con se stesso/a utilizzando parole più costruttive.
Credo che anche un approccio EMDR possa esserle utile al fine di rielaborare il materiale traumatico connesso ad eventi del passato che possono aver contribuito alla genesi della sofferenza attuale.
Resto a disposizione, anche online.
Cordialmente, dott FDL
Credo che un consulto con un terapeuta cognitivo comportamentale possa aiutarla ad identificare quei pensieri rigidi, disfunzionali e maladattivi che le impediscono il benessere desiderato mantenendo la sofferenza in atto e possa soprattutto aiutarla a parlare con se stesso/a utilizzando parole più costruttive.
Credo che anche un approccio EMDR possa esserle utile al fine di rielaborare il materiale traumatico connesso ad eventi del passato che possono aver contribuito alla genesi della sofferenza attuale.
Resto a disposizione, anche online.
Cordialmente, dott FDL
Buon pomeriggio, dalle sue parole si evince che questo è per lei un momento di risveglio su qualcosa che le sta stretto, si manifesta sotto forma di forte immaginazione. IL contenuto però è a carattere angoscioso. Le consiglio, pertanto, di contattare uno psichiatra per contenere l'emotività alta che lei prova attraverso una terapia farmacologica e di intraprendere un percorso psicoterapeutico che l'aiuti a comprendere la fase che sta vivendo nell'empatia con il suo vissuto emotivo. Saluti
Gentile utente,
Capisco che questa sensazione possa spaventarla.. nel momento in cui qualcosa ci sembra strano è normale avere paura e non riuscire a stare tranquilli mentalmente.
Tuttavia ciò che lei sta descrivendo e vivendo al momento potrebbe avere molte spiegazioni e non sono tutte gravi; anche a volte la stanchezza o lo stress possono farci percepire cose strane. Ha fatto bene a parlarne, parlare di ciò che si prova significa già affrontarlo e volerlo comprendere fino in fondo.
Se ne ha bisogno, può rivolgersi ad uno psicologo per fare chiarezza e ricevere gli strumenti adatti a fronteggiare questa situazione.
Per qualsiasi cosa, sono a disposizione.
Dott.ssa Elena Brizi, psicologa
Capisco che questa sensazione possa spaventarla.. nel momento in cui qualcosa ci sembra strano è normale avere paura e non riuscire a stare tranquilli mentalmente.
Tuttavia ciò che lei sta descrivendo e vivendo al momento potrebbe avere molte spiegazioni e non sono tutte gravi; anche a volte la stanchezza o lo stress possono farci percepire cose strane. Ha fatto bene a parlarne, parlare di ciò che si prova significa già affrontarlo e volerlo comprendere fino in fondo.
Se ne ha bisogno, può rivolgersi ad uno psicologo per fare chiarezza e ricevere gli strumenti adatti a fronteggiare questa situazione.
Per qualsiasi cosa, sono a disposizione.
Dott.ssa Elena Brizi, psicologa
Ciao, buon pomeriggio e grazie per aver scritto ancora — le tue domande sono molto lucide, e ti assicuro che non sei il solo a viverle. Quello che stai affrontando è difficile, ma la tua capacità di raccontarlo in modo così preciso e articolato è già un segno che non stai perdendo il contatto con la realtà.
Ti rispondo con cura punto per punto, così puoi finalmente trovare un po’ di chiarezza e, spero, anche un po’ di sollievo.
Riepilogo di quello che provi (in sintesi clinica):
Derealizzazione costante = ti sembra di non essere connesso con la realtà, anche se la riconosci e la capisci perfettamente.
Paure intrusivo–ossessive = immagini improvvise, angoscianti, che ti mostrano possibili pericoli (qualcuno dietro, sotto il letto, nel corridoio buio, nel pacco regalo).
Controlli ripetuti = ti giri, guardi, eviti luoghi, stai in allerta.
Pensieri persecutori passeggeri = paura che qualcuno ti stia spiando o voglia farti del male, ma senza crederci davvero, più come dubbio angosciante.
Paura delle allucinazioni o della psicosi = non le hai, ma hai una forte paura anticipatoria che possano arrivare.
Assenza di precedenti familiari e insorgenza in età adulta (34 anni).
1. Queste paure sono ansia/ossessione o psicosi?
RISPOSTA: Da quello che descrivi, sembrano paure di tipo ansioso-ossessivo, non sintomi psicotici.
Differenze fondamentali:
Ansia/Ossessione Psicosi
Consapevolezza So che è un pensiero irrazionale, ma mi spaventa Credo totalmente che sia reale
Reazione Ho paura che accada qualcosa di assurdo Sono certo che sta già accadendo
Controllo della realtà Intatto (cerchi conferme, ti fai domande) Compromesso (non hai dubbi)
Dubbi Tanti. E se...? E se impazzisco? Nessun dubbio: “È così”
Emozione dominante Paura Distacco, euforia, confusione o convinzioni rigide
Tu sei spaventato, sei consapevole che “non è reale ma mi fa paura”, e cerchi spiegazioni: questo non è delirio, ma pensiero ossessivo e ansioso.
2. Con queste paure posso entrare in psicosi?
RISPOSTA: Altamente improbabile. Le paure ossessive non portano alla psicosi, nemmeno se sono intense. Ti spiego perché:
Per entrare in psicosi servono:
Fattori genetici (familiarità),
Fattori neurobiologici (squilibri importanti, abuso di sostanze, lesioni cerebrali),
Disorganizzazione del pensiero (confusione vera, non ansia),
Perdita del contatto con la realtà (cosa che a te NON sta succedendo).
Tu invece hai:
Età adulta (34 anni → lontano dall’età tipica d’esordio delle psicosi),
Nessun familiare affetto,
Pensiero lucido, consapevole e autocritico (distingui realtà da paura),
Interesse per la verità e per ricevere aiuto.
Quindi: no, l’ansia e i pensieri ossessivi non ti faranno impazzire o entrare in psicosi. Possono essere invalidanti e duri, ma sono curabili e reversibili.
E perché queste paure sembrano “reali”?
Perché l’ansia attiva il sistema di allerta del cervello: la tua mente non distingue tra minaccia reale e pensata, quindi reagisce come se fosse vera. Ma resta un meccanismo di difesa, non una perdita del senso di realtà.
“Ho paura di impazzire” → è un pensiero ossessivo.
“So che non è reale ma mi fa paura” → è ansia, non psicosi.
COSA PUOI FARE ORA
Inizia un percorso psicoterapeutico (CBT o integrato)
È il trattamento più efficace per questi sintomi. Ti aiuterà a:
Gestire la derealizzazione,
Riconoscere e disinnescare i pensieri ossessivi,
Ricostruire il senso di sicurezza interna.
Valuta, con uno psichiatra, se iniziare una terapia farmacologica leggera
In alcuni casi, un breve supporto con farmaci (SSRI o ansiolitici) aiuta a spezzare il circolo vizioso e ridurre la paura costante.
Smetti di leggere contenuti online su psicosi o schizofrenia
Ogni volta che leggi sintomi psichiatrici, la tua mente ansiosa li “testa” su di te → e crea panico inutile.
Questa è una trappola molto comune nei disturbi ossessivi.
Esercizi di grounding
Quando ti senti “spento” o disconnesso, prova questo:
“Mi chiamo __, ho __ anni, sono qui in questa stanza. Vedo... Sento... Tocco... Sono nel presente.”
Ripetilo lentamente, con respiro profondo. Ti riporta nel corpo e nella realtà.
Una frase che può aiutarti ogni giorno:
“Questa è una paura, non una verità. Io sto vivendo un momento difficile, ma so riconoscere la realtà. Non sono solo.”
Ti rispondo con cura punto per punto, così puoi finalmente trovare un po’ di chiarezza e, spero, anche un po’ di sollievo.
Riepilogo di quello che provi (in sintesi clinica):
Derealizzazione costante = ti sembra di non essere connesso con la realtà, anche se la riconosci e la capisci perfettamente.
Paure intrusivo–ossessive = immagini improvvise, angoscianti, che ti mostrano possibili pericoli (qualcuno dietro, sotto il letto, nel corridoio buio, nel pacco regalo).
Controlli ripetuti = ti giri, guardi, eviti luoghi, stai in allerta.
Pensieri persecutori passeggeri = paura che qualcuno ti stia spiando o voglia farti del male, ma senza crederci davvero, più come dubbio angosciante.
Paura delle allucinazioni o della psicosi = non le hai, ma hai una forte paura anticipatoria che possano arrivare.
Assenza di precedenti familiari e insorgenza in età adulta (34 anni).
1. Queste paure sono ansia/ossessione o psicosi?
RISPOSTA: Da quello che descrivi, sembrano paure di tipo ansioso-ossessivo, non sintomi psicotici.
Differenze fondamentali:
Ansia/Ossessione Psicosi
Consapevolezza So che è un pensiero irrazionale, ma mi spaventa Credo totalmente che sia reale
Reazione Ho paura che accada qualcosa di assurdo Sono certo che sta già accadendo
Controllo della realtà Intatto (cerchi conferme, ti fai domande) Compromesso (non hai dubbi)
Dubbi Tanti. E se...? E se impazzisco? Nessun dubbio: “È così”
Emozione dominante Paura Distacco, euforia, confusione o convinzioni rigide
Tu sei spaventato, sei consapevole che “non è reale ma mi fa paura”, e cerchi spiegazioni: questo non è delirio, ma pensiero ossessivo e ansioso.
2. Con queste paure posso entrare in psicosi?
RISPOSTA: Altamente improbabile. Le paure ossessive non portano alla psicosi, nemmeno se sono intense. Ti spiego perché:
Per entrare in psicosi servono:
Fattori genetici (familiarità),
Fattori neurobiologici (squilibri importanti, abuso di sostanze, lesioni cerebrali),
Disorganizzazione del pensiero (confusione vera, non ansia),
Perdita del contatto con la realtà (cosa che a te NON sta succedendo).
Tu invece hai:
Età adulta (34 anni → lontano dall’età tipica d’esordio delle psicosi),
Nessun familiare affetto,
Pensiero lucido, consapevole e autocritico (distingui realtà da paura),
Interesse per la verità e per ricevere aiuto.
Quindi: no, l’ansia e i pensieri ossessivi non ti faranno impazzire o entrare in psicosi. Possono essere invalidanti e duri, ma sono curabili e reversibili.
E perché queste paure sembrano “reali”?
Perché l’ansia attiva il sistema di allerta del cervello: la tua mente non distingue tra minaccia reale e pensata, quindi reagisce come se fosse vera. Ma resta un meccanismo di difesa, non una perdita del senso di realtà.
“Ho paura di impazzire” → è un pensiero ossessivo.
“So che non è reale ma mi fa paura” → è ansia, non psicosi.
COSA PUOI FARE ORA
Inizia un percorso psicoterapeutico (CBT o integrato)
È il trattamento più efficace per questi sintomi. Ti aiuterà a:
Gestire la derealizzazione,
Riconoscere e disinnescare i pensieri ossessivi,
Ricostruire il senso di sicurezza interna.
Valuta, con uno psichiatra, se iniziare una terapia farmacologica leggera
In alcuni casi, un breve supporto con farmaci (SSRI o ansiolitici) aiuta a spezzare il circolo vizioso e ridurre la paura costante.
Smetti di leggere contenuti online su psicosi o schizofrenia
Ogni volta che leggi sintomi psichiatrici, la tua mente ansiosa li “testa” su di te → e crea panico inutile.
Questa è una trappola molto comune nei disturbi ossessivi.
Esercizi di grounding
Quando ti senti “spento” o disconnesso, prova questo:
“Mi chiamo __, ho __ anni, sono qui in questa stanza. Vedo... Sento... Tocco... Sono nel presente.”
Ripetilo lentamente, con respiro profondo. Ti riporta nel corpo e nella realtà.
Una frase che può aiutarti ogni giorno:
“Questa è una paura, non una verità. Io sto vivendo un momento difficile, ma so riconoscere la realtà. Non sono solo.”
" Come faccio a distinguere le mie paure se sono paure di chi soffre di ansia, ossessioni oppure di psicosi? "
salve, il punto è che non può farlo da solo, provi a contattare un terapeuta che potrà sicuramente aiutarla a comprendere e distinguere al meglio tutto ciò.
iniziare un percorso è l'unica soluzione. buona continuazione.
salve, il punto è che non può farlo da solo, provi a contattare un terapeuta che potrà sicuramente aiutarla a comprendere e distinguere al meglio tutto ciò.
iniziare un percorso è l'unica soluzione. buona continuazione.
Gentile Sig., da quanto descrivi, i tuoi sintomi sembrano più legati all’ansia e a pensieri ossessivi che a una psicosi. Il fatto che tu ti ponga domande, che abbia dubbi sulla realtà dei tuoi pensieri e che non abbia mai perso il contatto con la realtà, è un segno molto rassicurante. Le paure che descrivi sono comuni nei disturbi d’ansia e non significano che tu stia “impazzendo” o che svilupperai una psicosi. Tuttavia, Se non viene trattato, lo stress, il pensiero ossessivo continuo e l’isolamento possono portare a un peggioramento, fino a uno scompenso psicotico. Ti consiglio di rivolgerti a uno/a psicologo/a o psichiatra di fiducia per un confronto diretto. Un caro saluto.
ciò che descrivi non è psicosi, ma una forma di paura ossessiva che si traveste da pericolo mentale.
Il punto centrale non è se le tue paure sono vere, ma quanto tu le consideri possibili e gravi, al punto da farci attenzione continua.
Una ristrutturazione chiave:
Chi ha la psicosi non ha paura della psicosi.
Chi si chiede “e se stessi impazzendo?”, è ancora ben ancorato alla realtà.
Hai paura come se dovesse accadere qualcosa di irreparabile, ma non sta accadendo nulla.
La tua mente sta producendo scenari ipotetici, non esperienze psicotiche.
Ti controlli, ti osservi, leggi su internet, chiedi rassicurazioni. Tutto questo ti fa sentire più lucido, ma in realtà rafforza la trappola mentale: più ti proteggi, più ti senti in pericolo.
Risposte alle tue domande:
Come distinguere ansia/ossessioni dalla psicosi?
Chi è ansioso ha paura di avere un problema.
Chi ha una psicosi non mette in dubbio ciò che percepisce.
Tu sei ancora nel pieno della domanda, quindi sei fuori dal disturbo che temi.
Posso entrare in psicosi per la troppa paura?
No. La paura non è una porta verso la psicosi, è una trappola dell’ansia che simula il pericolo.
E l’età rafforza la tua posizione: le psicosi primarie insorgono molto prima, in età adolescenziale o poco dopo.
Il problema non è ciò che provi.
Il problema è cosa fai quando lo provi.
Per ora hai risposto alla paura con il controllo e la ricerca di rassicurazioni, ma è questo che ti tiene prigioniero.
La vera cura sarà smettere di cercare prove della tua sanità o pazzia, e iniziare a vivere nonostante ciò che temi.
Sono a disposizione,
Dott.ssa Francesca Gottofredi
Il punto centrale non è se le tue paure sono vere, ma quanto tu le consideri possibili e gravi, al punto da farci attenzione continua.
Una ristrutturazione chiave:
Chi ha la psicosi non ha paura della psicosi.
Chi si chiede “e se stessi impazzendo?”, è ancora ben ancorato alla realtà.
Hai paura come se dovesse accadere qualcosa di irreparabile, ma non sta accadendo nulla.
La tua mente sta producendo scenari ipotetici, non esperienze psicotiche.
Ti controlli, ti osservi, leggi su internet, chiedi rassicurazioni. Tutto questo ti fa sentire più lucido, ma in realtà rafforza la trappola mentale: più ti proteggi, più ti senti in pericolo.
Risposte alle tue domande:
Come distinguere ansia/ossessioni dalla psicosi?
Chi è ansioso ha paura di avere un problema.
Chi ha una psicosi non mette in dubbio ciò che percepisce.
Tu sei ancora nel pieno della domanda, quindi sei fuori dal disturbo che temi.
Posso entrare in psicosi per la troppa paura?
No. La paura non è una porta verso la psicosi, è una trappola dell’ansia che simula il pericolo.
E l’età rafforza la tua posizione: le psicosi primarie insorgono molto prima, in età adolescenziale o poco dopo.
Il problema non è ciò che provi.
Il problema è cosa fai quando lo provi.
Per ora hai risposto alla paura con il controllo e la ricerca di rassicurazioni, ma è questo che ti tiene prigioniero.
La vera cura sarà smettere di cercare prove della tua sanità o pazzia, e iniziare a vivere nonostante ciò che temi.
Sono a disposizione,
Dott.ssa Francesca Gottofredi
Buongiorno, la ringrazio per la chiarezza con cui ha esposto il problema. Comprendo le sue paure rispetto alle allucinazioni e alla possibilità di avere un psicosi. Ma deve sapere che se realmente fosse affetto da una psicosi, non si preoccuperebbe tanto, poiché farebbe fatica a mettere in discussione la realtà percepita. Invece, lei la realtà la mette in discussione anche in maniera eccessiva. Quindi mi sentirei di dire che siamo più nel campo di forme ansioso-ossessivo, probabilmente aggravate in seguito a un periodo di vita stressante o instabile che sta attraversando. Per questo motivo, ha fatto bene a richiedere un parere esperto, dall'altra parte, sintomi così invalidanti andrebbero trattati con l'aiuto di un* terapeuta, che la aiuterebbe a comprendere e gestire tutta questa sofferenza e le sue manifestazioni. Rimango disponibile per altro supporto. Dott.ssa Anna Tosi
Ciao,
Comprendere le proprie emozioni e sensazioni, soprattutto quando diventano così intense e spaventano, è già un primo passo importante.
Da quello che descrivi, è evidente quanto tu stia cercando risposte per capire meglio ciò che ti sta accadendo. Le domande che ti stai ponendo sono del tutto legittime e mostrano una grande consapevolezza. Tuttavia, per distinguere in modo chiaro se si tratta di ansia, pensieri ossessivi o altro, è davvero fondamentale parlarne in uno spazio riservato con un professionista, che possa aiutarti ad approfondire in modo accurato tutto questo.
Ti invito, se ti va, a scrivermi in privato per fissare un colloquio.
Un caro saluto,
Dott.ssa Janett Aruta
Psicologa - ricevo su MioDottore e In studio a Palermo
Comprendere le proprie emozioni e sensazioni, soprattutto quando diventano così intense e spaventano, è già un primo passo importante.
Da quello che descrivi, è evidente quanto tu stia cercando risposte per capire meglio ciò che ti sta accadendo. Le domande che ti stai ponendo sono del tutto legittime e mostrano una grande consapevolezza. Tuttavia, per distinguere in modo chiaro se si tratta di ansia, pensieri ossessivi o altro, è davvero fondamentale parlarne in uno spazio riservato con un professionista, che possa aiutarti ad approfondire in modo accurato tutto questo.
Ti invito, se ti va, a scrivermi in privato per fissare un colloquio.
Un caro saluto,
Dott.ssa Janett Aruta
Psicologa - ricevo su MioDottore e In studio a Palermo
Buonasera. Capisco quanto tutto questo ti stia pesando, e ti ringrazio per la tua sincerità. Quello che stai vivendo sembra più legato all’ansia e a pensieri ossessivi, non a una psicosi. La differenza importante è che tu riconosci queste paure come esagerate, mentre nella psicosi si perde questa consapevolezza.
Ti consiglio di provare a osservare i pensieri senza giudicarli, come se fossero nuvole che passano, e di praticare esercizi di respirazione per calmarti. Evita di cercare troppe risposte su internet, perché spesso aumentano l’ansia.
Se ti senti sopraffatto, un percorso con uno psicologo può davvero aiutarti a gestire meglio questi vissuti. Non sei solo, e con il giusto supporto puoi stare meglio.
Ti consiglio di provare a osservare i pensieri senza giudicarli, come se fossero nuvole che passano, e di praticare esercizi di respirazione per calmarti. Evita di cercare troppe risposte su internet, perché spesso aumentano l’ansia.
Se ti senti sopraffatto, un percorso con uno psicologo può davvero aiutarti a gestire meglio questi vissuti. Non sei solo, e con il giusto supporto puoi stare meglio.
Salve, immagino quanto sia penoso affrontare la vita quotidiana in un continuo stato d'ansia e quanto sia difficile gestirla in un perenne stato di allerta. Da quello che riferisce lei è cosciente delle sue paure ed è per questo che eviterei di classificarle come allucinazioni o sintomi psicotici, spero di poterla tranquillizzare almeno un po'. Mi chiedo se due mesi fa è successo qualcosa o se ci sono stati eventi che possono dare senso a questi sintomi che a volte si sviluppano perché è l'unico modo per adattarsi ad una situazione di disagio. Le consiglio vivamente di rivolgersi ad un psicoterapeuta che possa aiutarla a comprendere le sue paure a gestirle e/o elaborarle.
Grazie per aver descritto così bene quello che stai vivendo: si sente tutta la tua fatica, ma anche il bisogno di capire e mettere ordine nei pensieri.
Parto dalle tue due domande centrali:
1. Come distinguere ansia/ossessioni da psicosi?
• Ansia / ossessioni: quello che descrivi (paura che ci sia qualcuno dietro di te, paura di aprire un pacco, paura di vedere allucinazioni) sono pensieri intrusivi. Sono immagini o scenari che la tua mente produce, e che tu riconosci come spaventosi, irrazionali o comunque “strani”. Il punto chiave è che tu te ne accorgi, le metti in dubbio, ti chiedi “e se succedesse davvero?”.
• Psicosi: in questo caso le persone non mettono in dubbio ciò che vivono: se vedono o credono qualcosa, per loro è reale. Non provano la paura che hai tu di “poterlo avere”, ma lo vivono come fatto certo.
Quindi: il fatto che tu ti faccia domande, che cerchi rassicurazioni, che distingua tra ciò che immagini e ciò che vedi davvero, è un chiaro segno che sei nella sfera dell’ansia e delle ossessioni, non della psicosi.
2. Le paure ossessive possono portare a psicosi?
No. L’ansia e il disturbo ossessivo possono essere molto invalidanti, togliere energie, dare sensazioni di derealizzazione e paura continua, ma non evolvono in psicosi. Sono condizioni diverse. L’unica cosa che può succedere, se l’ansia resta così alta per mesi, è sentirti sempre più stanco, confuso, con la memoria annebbiata, ma non è una “porta di ingresso” verso la schizofrenia o la demenza.
3. L’età e la familiarità contano?
Sì: l’esordio di una psicosi avviene di solito tra i 18 e i 25 anni, più raramente dopo i 30. Tu hai 34 anni, e non hai familiarità in famiglia: sono due fattori che riducono ulteriormente la probabilità che quello che stai vivendo sia psicosi.
In sintesi:
• Quello che hai sono paure ossessive che ti sembrano “vere” perché l’ansia amplifica tutto.
• Non è psicosi proprio perché tu sei consapevole e cerchi di capire.
• Non rischi di “diventare psicotico” solo per la paura di esserlo: rischi piuttosto di cronicizzare l’ansia se non la affronti con il giusto supporto.
Cosa puoi fare adesso:
• Porta questi vissuti a uno psichiatra o psicologo: con un aiuto mirato, anche farmacologico se serve, l’ansia e i pensieri intrusivi possono ridursi molto.
• Limita le ricerche online: più leggi di psicosi, più la tua mente crea collegamenti ossessivi.
• Usa strategie di grounding quando senti le paure (per esempio: nominare 5 cose che vedi, 4 che tocchi, 3 che senti con l’udito, 2 che annusi, 1 che gusti). Ti aiuta a restare nel presente.
Non stai impazzendo: stai vivendo un’ansia forte che si esprime con paure ossessive. Ma sei lucido, cosciente e capace di chiedere aiuto: questo è il primo passo per uscirne.
Dott.ssa De Pretto
Parto dalle tue due domande centrali:
1. Come distinguere ansia/ossessioni da psicosi?
• Ansia / ossessioni: quello che descrivi (paura che ci sia qualcuno dietro di te, paura di aprire un pacco, paura di vedere allucinazioni) sono pensieri intrusivi. Sono immagini o scenari che la tua mente produce, e che tu riconosci come spaventosi, irrazionali o comunque “strani”. Il punto chiave è che tu te ne accorgi, le metti in dubbio, ti chiedi “e se succedesse davvero?”.
• Psicosi: in questo caso le persone non mettono in dubbio ciò che vivono: se vedono o credono qualcosa, per loro è reale. Non provano la paura che hai tu di “poterlo avere”, ma lo vivono come fatto certo.
Quindi: il fatto che tu ti faccia domande, che cerchi rassicurazioni, che distingua tra ciò che immagini e ciò che vedi davvero, è un chiaro segno che sei nella sfera dell’ansia e delle ossessioni, non della psicosi.
2. Le paure ossessive possono portare a psicosi?
No. L’ansia e il disturbo ossessivo possono essere molto invalidanti, togliere energie, dare sensazioni di derealizzazione e paura continua, ma non evolvono in psicosi. Sono condizioni diverse. L’unica cosa che può succedere, se l’ansia resta così alta per mesi, è sentirti sempre più stanco, confuso, con la memoria annebbiata, ma non è una “porta di ingresso” verso la schizofrenia o la demenza.
3. L’età e la familiarità contano?
Sì: l’esordio di una psicosi avviene di solito tra i 18 e i 25 anni, più raramente dopo i 30. Tu hai 34 anni, e non hai familiarità in famiglia: sono due fattori che riducono ulteriormente la probabilità che quello che stai vivendo sia psicosi.
In sintesi:
• Quello che hai sono paure ossessive che ti sembrano “vere” perché l’ansia amplifica tutto.
• Non è psicosi proprio perché tu sei consapevole e cerchi di capire.
• Non rischi di “diventare psicotico” solo per la paura di esserlo: rischi piuttosto di cronicizzare l’ansia se non la affronti con il giusto supporto.
Cosa puoi fare adesso:
• Porta questi vissuti a uno psichiatra o psicologo: con un aiuto mirato, anche farmacologico se serve, l’ansia e i pensieri intrusivi possono ridursi molto.
• Limita le ricerche online: più leggi di psicosi, più la tua mente crea collegamenti ossessivi.
• Usa strategie di grounding quando senti le paure (per esempio: nominare 5 cose che vedi, 4 che tocchi, 3 che senti con l’udito, 2 che annusi, 1 che gusti). Ti aiuta a restare nel presente.
Non stai impazzendo: stai vivendo un’ansia forte che si esprime con paure ossessive. Ma sei lucido, cosciente e capace di chiedere aiuto: questo è il primo passo per uscirne.
Dott.ssa De Pretto
Buon pomeriggio, grazie per aver condiviso con tanta chiarezza quello che stai vivendo. Da come descrivi i tuoi vissuti, quello che emerge è un forte stato d’ansia, che ti porta a monitorare costantemente l’ambiente, a immaginare scenari spaventosi e a dubitare delle tue stesse percezioni. È importante sottolineare che provare paura per questi pensieri è già un segnale della tua capacità critica: sei consapevole che sono paure e non esperienze reali.
Nella psicosi, infatti, solitamente la persona non riconosce che ciò che vive possa essere frutto della mente, anzi lo percepisce come assolutamente reale e non mette in dubbio la propria convinzione. Nel tuo caso, invece, tu continui a interrogarti, a controllare, a cercare rassicurazioni: questo orienta molto più verso un funzionamento ansioso-ossessivo che non psicotico. Le immagini mentali che descrivi, come la paura che dietro di te possa esserci qualcuno, sono pensieri intrusivi tipici dell’ansia e delle ossessioni.
Capisco bene la tua seconda domanda: il timore che tutte queste paure possano “trasformarsi” in psicosi. Non funziona in questo modo. L’ansia, anche se molto intensa, non fa “diventare” psicotici. Può certamente logorare e creare molta sofferenza, ma non è un meccanismo che si converte automaticamente in psicosi. L’età che citi (34 anni) rende ancora meno probabile un esordio psicotico se non ci sono altri fattori di rischio o una storia familiare.
Quello che stai vivendo è molto spaventoso e comprensibilmente ti affatica, ma non significa che tu stia perdendo il contatto con la realtà. Piuttosto stai combattendo contro la tua ansia, che si manifesta attraverso pensieri catastrofici e paure ossessive. Proprio perché la sofferenza è intensa, il passo più utile è parlarne con uno specialista: uno psicoterapeuta può aiutarti a lavorare sui meccanismi dell’ansia e delle ossessioni, mentre il tuo medico di base o lo psichiatra, se serve, possono valutare un supporto farmacologico.
Ti rassicuro: non sei solo in questa esperienza e quello che descrivi ha un senso clinico preciso. Con il giusto sostegno puoi trovare strategie per ridurre l’allarme, dare meno potere a questi pensieri e tornare a sentirti presente e sicuro nella tua quotidianità.
Nella psicosi, infatti, solitamente la persona non riconosce che ciò che vive possa essere frutto della mente, anzi lo percepisce come assolutamente reale e non mette in dubbio la propria convinzione. Nel tuo caso, invece, tu continui a interrogarti, a controllare, a cercare rassicurazioni: questo orienta molto più verso un funzionamento ansioso-ossessivo che non psicotico. Le immagini mentali che descrivi, come la paura che dietro di te possa esserci qualcuno, sono pensieri intrusivi tipici dell’ansia e delle ossessioni.
Capisco bene la tua seconda domanda: il timore che tutte queste paure possano “trasformarsi” in psicosi. Non funziona in questo modo. L’ansia, anche se molto intensa, non fa “diventare” psicotici. Può certamente logorare e creare molta sofferenza, ma non è un meccanismo che si converte automaticamente in psicosi. L’età che citi (34 anni) rende ancora meno probabile un esordio psicotico se non ci sono altri fattori di rischio o una storia familiare.
Quello che stai vivendo è molto spaventoso e comprensibilmente ti affatica, ma non significa che tu stia perdendo il contatto con la realtà. Piuttosto stai combattendo contro la tua ansia, che si manifesta attraverso pensieri catastrofici e paure ossessive. Proprio perché la sofferenza è intensa, il passo più utile è parlarne con uno specialista: uno psicoterapeuta può aiutarti a lavorare sui meccanismi dell’ansia e delle ossessioni, mentre il tuo medico di base o lo psichiatra, se serve, possono valutare un supporto farmacologico.
Ti rassicuro: non sei solo in questa esperienza e quello che descrivi ha un senso clinico preciso. Con il giusto sostegno puoi trovare strategie per ridurre l’allarme, dare meno potere a questi pensieri e tornare a sentirti presente e sicuro nella tua quotidianità.
Buon pomeriggio, grazie per aver condiviso in maniera così dettagliata la tua situazione. Da quello che descrivi, i sintomi principali come la sensazione costante di disconnessione dal mondo (derealizzazione), le paure di allucinazioni, le immagini mentali invasive, i controlli ripetuti e l’ansia intensa sono molto compatibili con ansia grave e disturbo ossessivo-compulsivo, in particolare con forme in cui le ossessioni riguardano la paura di impazzire o di avere allucinazioni. Questo non indica necessariamente una psicosi.
Una differenza fondamentale tra ansia/ossessioni e psicosi è che nelle ossessioni tu sei consapevole che i pensieri sono esagerati o irrealistici, anche se ti provocano forte paura e disagio, mentre in una psicosi la persona crede realmente a ciò che percepisce e non riesce a dubitarne; le allucinazioni vere vengono vissute come reali senza possibilità di contestarle. I controlli continui, la paura di eventi immaginari e il dubbio costante indicano che il tuo cervello sta reagendo con ansia a stimoli interni, non che stai entrando in psicosi.
Inoltre, il fatto che tu non abbia mai avuto vere allucinazioni, che tu riesca a distinguere tra pensieri e realtà, la tua età e l’assenza di casi in famiglia riducono ulteriormente il rischio.
Per gestire la situazione è importante continuare a confrontarti con un professionista esperto in ansia e DOC, evitare conferme su internet o controlli eccessivi, usare tecniche di grounding e respirazione per ridurre la derealizzazione, e considerare la psicoterapia cognitivo-comportamentale mirata alle ossessioni, che è molto efficace. Con il giusto supporto, i sintomi possono migliorare significativamente senza che questo comporti un rischio automatico di sviluppare psicosi.
Una differenza fondamentale tra ansia/ossessioni e psicosi è che nelle ossessioni tu sei consapevole che i pensieri sono esagerati o irrealistici, anche se ti provocano forte paura e disagio, mentre in una psicosi la persona crede realmente a ciò che percepisce e non riesce a dubitarne; le allucinazioni vere vengono vissute come reali senza possibilità di contestarle. I controlli continui, la paura di eventi immaginari e il dubbio costante indicano che il tuo cervello sta reagendo con ansia a stimoli interni, non che stai entrando in psicosi.
Inoltre, il fatto che tu non abbia mai avuto vere allucinazioni, che tu riesca a distinguere tra pensieri e realtà, la tua età e l’assenza di casi in famiglia riducono ulteriormente il rischio.
Per gestire la situazione è importante continuare a confrontarti con un professionista esperto in ansia e DOC, evitare conferme su internet o controlli eccessivi, usare tecniche di grounding e respirazione per ridurre la derealizzazione, e considerare la psicoterapia cognitivo-comportamentale mirata alle ossessioni, che è molto efficace. Con il giusto supporto, i sintomi possono migliorare significativamente senza che questo comporti un rischio automatico di sviluppare psicosi.
Buon pomeriggio,
quello che descrive la sensazione di irrealtà, le paure irrazionali ma riconosciute come tali, i dubbi ricorrenti, il controllo continuo ("e se fosse?") sono caratteristiche tipiche dell’ansia con pensieri ossessivi, non di una psicosi.
Nella psicosi vera (es. schizofrenia), le convinzioni (deliri, allucinazioni) vengono vissute come vere, senza dubbio, senza consapevolezza che qualcosa "non va".
Lei invece mostra consapevolezza critica: si chiede, si preoccupa, si confronta – questo è indice di non-psicosi, ma di disturbo ansioso-ossessivo.
Rispetto alla seconda domanda:
L’ansia e l’ossessione non causano automaticamente psicosi.
Anzi, chi ha disturbi ansiosi ha spesso una struttura mentale iper-lucida e iper-vigilante, che mantiene la realtà. L’età (34 anni) e l’assenza di familiarità ridimensionano ulteriormente il rischio.
Consiglio:
Psicoterapia cognitivo-comportamentale per lavorare su pensieri intrusivi e paura della “follia”.
Tecniche di gestione ansiosa.
Evitare l’autodiagnosi online.
Consulto psichiatrico solo se i sintomi diventano invalidanti, ma al momento non emergono segni di scompenso psicotico.
Se desidera, posso aiutarla a comprendere alcune strategie per gestire meglio questi pensieri.
quello che descrive la sensazione di irrealtà, le paure irrazionali ma riconosciute come tali, i dubbi ricorrenti, il controllo continuo ("e se fosse?") sono caratteristiche tipiche dell’ansia con pensieri ossessivi, non di una psicosi.
Nella psicosi vera (es. schizofrenia), le convinzioni (deliri, allucinazioni) vengono vissute come vere, senza dubbio, senza consapevolezza che qualcosa "non va".
Lei invece mostra consapevolezza critica: si chiede, si preoccupa, si confronta – questo è indice di non-psicosi, ma di disturbo ansioso-ossessivo.
Rispetto alla seconda domanda:
L’ansia e l’ossessione non causano automaticamente psicosi.
Anzi, chi ha disturbi ansiosi ha spesso una struttura mentale iper-lucida e iper-vigilante, che mantiene la realtà. L’età (34 anni) e l’assenza di familiarità ridimensionano ulteriormente il rischio.
Consiglio:
Psicoterapia cognitivo-comportamentale per lavorare su pensieri intrusivi e paura della “follia”.
Tecniche di gestione ansiosa.
Evitare l’autodiagnosi online.
Consulto psichiatrico solo se i sintomi diventano invalidanti, ma al momento non emergono segni di scompenso psicotico.
Se desidera, posso aiutarla a comprendere alcune strategie per gestire meglio questi pensieri.
Salve,
Capisco molto bene il senso di paura e confusione che stai vivendo. Quello che descrivi, come la sensazione di disconnessione dal mondo, i pensieri ricorrenti di pericoli improbabili e l’ansia legata a situazioni quotidiane, sono esperienze che possono essere molto angoscianti e destabilizzanti, ma non significano automaticamente che ci sia una psicosi.
Spesso chi soffre di ansia o ha pensieri intrusivi vive proprio quella sensazione di realismo nei propri timori: il cervello reagisce come se i pericoli fossero concreti, anche se razionalmente sappiamo che non lo sono. Al contrario, nelle psicosi le percezioni e le convinzioni vengono vissute come realtà senza dubbio, senza consapevolezza del loro carattere irrealistico. Il fatto che tu riesca a riconoscere che queste paure non si sono concretizzate e che ne sei turbato è un segnale importante: mostra lucidità e consapevolezza.
In merito alla tua preoccupazione che l’ansia e i pensieri ricorrenti possano portare a una psicosi, è importante sapere che non esiste una progressione automatica di questo tipo. Essere in ansia o avere pensieri intrusivi non significa sviluppare necessariamente una psicosi, soprattutto se non ci sono precedenti familiari e se sei consapevole di quanto stai vivendo.
Quello che può davvero aiutarti è condividere queste esperienze con un professionista qualificato, così da ricevere supporto concreto, strategie per gestire l’ansia e i pensieri insistenti e ritrovare una maggiore serenità nel quotidiano. Non sei solo in questo e parlarne può fare una grande differenza.
Un caro saluto
Capisco molto bene il senso di paura e confusione che stai vivendo. Quello che descrivi, come la sensazione di disconnessione dal mondo, i pensieri ricorrenti di pericoli improbabili e l’ansia legata a situazioni quotidiane, sono esperienze che possono essere molto angoscianti e destabilizzanti, ma non significano automaticamente che ci sia una psicosi.
Spesso chi soffre di ansia o ha pensieri intrusivi vive proprio quella sensazione di realismo nei propri timori: il cervello reagisce come se i pericoli fossero concreti, anche se razionalmente sappiamo che non lo sono. Al contrario, nelle psicosi le percezioni e le convinzioni vengono vissute come realtà senza dubbio, senza consapevolezza del loro carattere irrealistico. Il fatto che tu riesca a riconoscere che queste paure non si sono concretizzate e che ne sei turbato è un segnale importante: mostra lucidità e consapevolezza.
In merito alla tua preoccupazione che l’ansia e i pensieri ricorrenti possano portare a una psicosi, è importante sapere che non esiste una progressione automatica di questo tipo. Essere in ansia o avere pensieri intrusivi non significa sviluppare necessariamente una psicosi, soprattutto se non ci sono precedenti familiari e se sei consapevole di quanto stai vivendo.
Quello che può davvero aiutarti è condividere queste esperienze con un professionista qualificato, così da ricevere supporto concreto, strategie per gestire l’ansia e i pensieri insistenti e ritrovare una maggiore serenità nel quotidiano. Non sei solo in questo e parlarne può fare una grande differenza.
Un caro saluto
Buonasera,
capisco la sua preoccupazione e i suoi dubbi per quello che sta vivendo, ma gli elementi che lei descrive non sono sufficienti per formulare una diagnosi. Affinché una diagnosi sia valida ed affidabile deve essere effettuata da un* professionista quale psicolog*, psichiatra e/o psicoterapeuta in seguito ad una consulenza ed una valutazione diagnostica. Qualsiasi altra valutazione non è valida e rischia di essere fuorviante.
Nel caso scelga di fissare un colloquio (online o in presenza) e una valutazione diagnostica resto a disposizione.
capisco la sua preoccupazione e i suoi dubbi per quello che sta vivendo, ma gli elementi che lei descrive non sono sufficienti per formulare una diagnosi. Affinché una diagnosi sia valida ed affidabile deve essere effettuata da un* professionista quale psicolog*, psichiatra e/o psicoterapeuta in seguito ad una consulenza ed una valutazione diagnostica. Qualsiasi altra valutazione non è valida e rischia di essere fuorviante.
Nel caso scelga di fissare un colloquio (online o in presenza) e una valutazione diagnostica resto a disposizione.
Buon pomeriggio capisco quanto tutto questo possa essere confuso e spaventoso e la sensazione di essere disconnesso dal mondo insieme alla paura costante che qualcosa di terribile possa accadere può davvero togliere la serenità e il fatto che tu controlli continuamente se ci sia qualcuno dietro o sotto il letto o se i regali siano pericolosi mostra quanto queste paure ti assillino anche se sai razionalmente che non hanno una base reale queste sembrano più pensieri ossessivi legati all’ansia piuttosto che vere convinzioni psicotiche perché chi è in psicosi di solito non dubita di quello che pensa mentre tu sei molto spaventato proprio dal fatto che potrebbero non essere reali e questo dubbio ti salva nella seconda domanda ti rispondo che no non si entra in psicosi solo per colpa dell’ansia anche se molto forte specie se non ci sono fattori genetici e a 34 anni senza precedenti familiari è poco probabile che una psicosi insorga da sola ma è importante parlarne con uno psicologo per capire meglio e trovare strategie per gestire questi pensieri.
Buon pomeriggio, grazie per aver condiviso il tuo vissuto, che mi sembra davvero molto faticoso e carico di preoccupazioni. Da quanto racconti, percepisco che stai attraversando un periodo di ansia intensa, con pensieri e paure che ti sembrano difficili da gestire. Senza dubbio solo un professionista, dopo un accurato approfondimento, può aiutarti a capire meglio da dove derivano questi vissuti e come affrontarli,
ascoltarti con attenzione e guidarti in un cammino di comprensione e gestione di questi pensieri. Spesso, avere qualcuno con cui confrontarsi può alleggerire il peso che ti senti addosso e darti degli strumenti per sentirti meglio.
Non c'è nulla di sbagliato nel cercare aiuto, prendersi cura di sé è un passo fondamentale, soprattutto quando si ha la sensazione che i propri pensieri e paure possano essere troppo difficili da affrontare da soli. Ti auguro di trovare il supporto giusto per te.
ascoltarti con attenzione e guidarti in un cammino di comprensione e gestione di questi pensieri. Spesso, avere qualcuno con cui confrontarsi può alleggerire il peso che ti senti addosso e darti degli strumenti per sentirti meglio.
Non c'è nulla di sbagliato nel cercare aiuto, prendersi cura di sé è un passo fondamentale, soprattutto quando si ha la sensazione che i propri pensieri e paure possano essere troppo difficili da affrontare da soli. Ti auguro di trovare il supporto giusto per te.
Salve, si percepisce molto bene la sua agitazione e il suo disagio. Si affidi ad un professionista che potrà, in un percorso di psicoterapia, permetterle di comprendere i suoi sintomi e a cosa sono legati, definire un quadro diagnostico (laddove necessario) e lavorarci su per il suo benessere.
Mi sembra che l'idea di essere affetto da psicosi la preoccupa molto, provi a concentrarsi sull'intraprendere un percorso per poter star bene... indipendentemente dall'etichetta diagnostica!
Resto a disposizione. In bocca al lupo!
Mi sembra che l'idea di essere affetto da psicosi la preoccupa molto, provi a concentrarsi sull'intraprendere un percorso per poter star bene... indipendentemente dall'etichetta diagnostica!
Resto a disposizione. In bocca al lupo!
Ciao e grazie di aver condiviso questo tuo bisogno.
Ti capisco bene, sei molto coinvolta e ti stai prendendo a cuore la sofferenza di tuo fratello, ma anche il peso che tutto questo ha su di te e sulla famiglia. In una situazione come questa, è facile cadere nella tentazione di “convincerlo” o di trasformare obiettivi e scadenze (gli esami, il viaggio) in strumenti di pressione o di scambio, ma in realtà rischia di rafforzare proprio quel muro che ora lo isola.
Dal punto di vista relazionale, ciò che può aiutarlo di più è non tanto spingerlo o convincerlo, quanto riuscire a creare uno spazio di ascolto in cui si senta visto senza giudizio né aspettative. Questo significa ridurre al minimo i “devi” e i “se fai questo allora”, e provare a partire da domande aperte: “come ti senti in questo momento?”, “cosa ti dà sollievo?”, “cosa immagini ti possa aiutare davvero?”.
Riguardo la terapia: puoi proporla non come “cura per un problema” ma come un alleato, uno spazio suo, protetto, dove non deve rendere conto a nessuno. A volte, per ragazzi che si sentono in difficoltà, questo fa una grande differenza.
E tu, per proteggerti, ricordati che non sei tu a doverlo “salvare”: puoi esserci come sorella, puoi offrirgli vicinanza e fiducia, ma non puoi sostituirti a lui né farti carico di tutto. Anche tu hai bisogno di uno spazio di confronto e sostegno, magari insieme a tua mamma, per gestire questa fatica familiare senza sentirti sola.
Ti abbraccio.
Ti capisco bene, sei molto coinvolta e ti stai prendendo a cuore la sofferenza di tuo fratello, ma anche il peso che tutto questo ha su di te e sulla famiglia. In una situazione come questa, è facile cadere nella tentazione di “convincerlo” o di trasformare obiettivi e scadenze (gli esami, il viaggio) in strumenti di pressione o di scambio, ma in realtà rischia di rafforzare proprio quel muro che ora lo isola.
Dal punto di vista relazionale, ciò che può aiutarlo di più è non tanto spingerlo o convincerlo, quanto riuscire a creare uno spazio di ascolto in cui si senta visto senza giudizio né aspettative. Questo significa ridurre al minimo i “devi” e i “se fai questo allora”, e provare a partire da domande aperte: “come ti senti in questo momento?”, “cosa ti dà sollievo?”, “cosa immagini ti possa aiutare davvero?”.
Riguardo la terapia: puoi proporla non come “cura per un problema” ma come un alleato, uno spazio suo, protetto, dove non deve rendere conto a nessuno. A volte, per ragazzi che si sentono in difficoltà, questo fa una grande differenza.
E tu, per proteggerti, ricordati che non sei tu a doverlo “salvare”: puoi esserci come sorella, puoi offrirgli vicinanza e fiducia, ma non puoi sostituirti a lui né farti carico di tutto. Anche tu hai bisogno di uno spazio di confronto e sostegno, magari insieme a tua mamma, per gestire questa fatica familiare senza sentirti sola.
Ti abbraccio.
Grazie per aver condiviso le Sue preoccupazioni riguardo ai Suoi pensieri e sintomi.
È utile considerare come le storie che ci raccontiamo riguardo alla salute mentale e alle difficoltà emotive influenzino il modo in cui interpretiamo i nostri pensieri e le nostre sensazioni. Spesso, queste storie sono influenzate da idee culturali e sociali che possono farci sentire spaventati, confusi o inadeguati.
Nel Suo caso, potrebbe essere utile esplorare le storie che ha costruito nel tempo riguardo alle Sue esperienze, alle Sue paure e alle Sue risorse. Potrebbe riflettere su come queste storie influenzano il modo in cui si percepisce, come si relaziona con gli altri e come affronta le sfide della vita.
Invece di concentrarsi sull'etichetta o sulla causa dei Suoi sintomi, potrebbe essere utile cercare di comprendere il significato che hanno per Lei. Forse questi pensieri e sensazioni sono un modo per esprimere delle preoccupazioni, dei bisogni o dei desideri inespressi. Forse sono un segnale che qualcosa nella Sua vita ha bisogno di essere cambiato o affrontato in modo diverso.
Potrebbe essere utile per Lei parlare con qualcuno di cui si fida, come un amico, un familiare o un professionista. Un professionista può aiutarLa a esplorare le Sue storie, a comprendere i Suoi significati e a trovare modi più efficaci per affrontare le Sue difficoltà.
Inoltre, potrebbe essere utile per Lei cercare informazioni accurate e affidabili riguardo alla salute mentale. Ci sono molte risorse disponibili online e nella Sua comunità che possono aiutarLa a capire meglio le Sue esperienze e a trovare il supporto di cui ha bisogno.
Se desidera esplorare ulteriormente questi aspetti e valutare le possibili opzioni per affrontare questa situazione, resto a Sua disposizione.
È utile considerare come le storie che ci raccontiamo riguardo alla salute mentale e alle difficoltà emotive influenzino il modo in cui interpretiamo i nostri pensieri e le nostre sensazioni. Spesso, queste storie sono influenzate da idee culturali e sociali che possono farci sentire spaventati, confusi o inadeguati.
Nel Suo caso, potrebbe essere utile esplorare le storie che ha costruito nel tempo riguardo alle Sue esperienze, alle Sue paure e alle Sue risorse. Potrebbe riflettere su come queste storie influenzano il modo in cui si percepisce, come si relaziona con gli altri e come affronta le sfide della vita.
Invece di concentrarsi sull'etichetta o sulla causa dei Suoi sintomi, potrebbe essere utile cercare di comprendere il significato che hanno per Lei. Forse questi pensieri e sensazioni sono un modo per esprimere delle preoccupazioni, dei bisogni o dei desideri inespressi. Forse sono un segnale che qualcosa nella Sua vita ha bisogno di essere cambiato o affrontato in modo diverso.
Potrebbe essere utile per Lei parlare con qualcuno di cui si fida, come un amico, un familiare o un professionista. Un professionista può aiutarLa a esplorare le Sue storie, a comprendere i Suoi significati e a trovare modi più efficaci per affrontare le Sue difficoltà.
Inoltre, potrebbe essere utile per Lei cercare informazioni accurate e affidabili riguardo alla salute mentale. Ci sono molte risorse disponibili online e nella Sua comunità che possono aiutarLa a capire meglio le Sue esperienze e a trovare il supporto di cui ha bisogno.
Se desidera esplorare ulteriormente questi aspetti e valutare le possibili opzioni per affrontare questa situazione, resto a Sua disposizione.
Gentile utente,
le sensazioni che descrive — la paura di “impazzire”, l’angoscia di poter avere allucinazioni o di non riuscire più a distinguere tra realtà e immaginazione — sono esperienze molto comuni in chi soffre di ansia o di pensieri ossessivi. In questi casi, il problema non è la perdita del contatto con la realtà, ma piuttosto la paura costante che questo possa accadere.
Nella psicosi, infatti, la persona non mette in dubbio ciò che percepisce o pensa, mentre nel suo caso è evidente la consapevolezza e il dubbio (“so che non è reale, ma ho paura che lo diventi”). Questo è un elemento che fa una grande differenza e che orienta verso un funzionamento ansioso-ossessivo, non psicotico.
L’ansia, se prolungata, può amplificare pensieri e immagini intrusivi fino a renderli molto realistici, ma non li trasforma in psicosi. Il rischio maggiore, piuttosto, è quello di rimanere intrappolato nel controllo e nell’auto-osservazione continua, che mantiene attivo il circuito della paura.
Un percorso psicologico mirato sull’ansia e sui pensieri ossessivi l’aiuterebbe a interrompere questo meccanismo, imparando a riconoscere i segnali corporei e mentali dell’allerta e a disinnescarli con strategie di regolazione emotiva.
Dott.ssa Sara Petroni
le sensazioni che descrive — la paura di “impazzire”, l’angoscia di poter avere allucinazioni o di non riuscire più a distinguere tra realtà e immaginazione — sono esperienze molto comuni in chi soffre di ansia o di pensieri ossessivi. In questi casi, il problema non è la perdita del contatto con la realtà, ma piuttosto la paura costante che questo possa accadere.
Nella psicosi, infatti, la persona non mette in dubbio ciò che percepisce o pensa, mentre nel suo caso è evidente la consapevolezza e il dubbio (“so che non è reale, ma ho paura che lo diventi”). Questo è un elemento che fa una grande differenza e che orienta verso un funzionamento ansioso-ossessivo, non psicotico.
L’ansia, se prolungata, può amplificare pensieri e immagini intrusivi fino a renderli molto realistici, ma non li trasforma in psicosi. Il rischio maggiore, piuttosto, è quello di rimanere intrappolato nel controllo e nell’auto-osservazione continua, che mantiene attivo il circuito della paura.
Un percorso psicologico mirato sull’ansia e sui pensieri ossessivi l’aiuterebbe a interrompere questo meccanismo, imparando a riconoscere i segnali corporei e mentali dell’allerta e a disinnescarli con strategie di regolazione emotiva.
Dott.ssa Sara Petroni
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