Salve, vorrei raccontare la mia storia e avere un vostro parere. Sono 3 anni che a seguito di forte

16 risposte
Salve, vorrei raccontare la mia storia e avere un vostro parere.
Sono 3 anni che a seguito di forte stress ho iniziato ad avere pensieri aggressivi e violenti verso il mio fidanzato.
Ricordo ancora la prima volta successe in un momento in cui infastidita dal mio ragazzo pensai tra me e me: zitto o ti ammazzo.
Da quel momento scioccata iniziai a piangere e a star male. Mi tenni tutto dentro per più di anno. Dentro di me si era formata l’idea che fossi una serial killer.
Dopo circa un anno andai da una terapista. Purtroppo non ebbi il coraggio di parlarne neanche con lei in quanto pensavo che mi avrebbero data per pazza o violenta e mi avrebbero rinchiuso da qualche parte.
Succede che col tempo arrivai ad un punto in cui non riuscivo più a tenermi tutto dentro e ne parlai col mio fidanzato che mi tranquillizzò e mi stette vicino.
Presi coraggio e ne parlai con la mia terapista ma dato che di questa cosa gliene avevo parlato dopo tanto tempo prese la cosa sotto mano in quanto nel frattempo stavamo affrontando la parte dell’ipocondria che mi era nata successivamente. Passano gli anni, continuo ad andare dalla terapista ma si affronta raramente questo argomento.
Arrivo ad oggi 3 anni con questo problema che si è trasformato. Prima avevo paura di poter far male al mio fidanzato adesso la persona cambia potrebbe essere chiunque.
Penso di essere pazza, che dopo tutto questo tempo avendo questi pensieri sia diventata matta.
La cosa che ad oggi mi sta facendo stare veramente male è che a parte che la paura di far male a qualcuno adesso è anche verso me stessa il problema è che una notte sotto ansia pensai ma se mi metto la mano al collo? E l’ho fatto, non mi sono fatta del male però questa cosa mi ha segnato. Continuo a pensarci. In altra volta ho pensato ma se adesso mi do uno schiaffo? E lo feci. Come se il cervello mi stesse dicendo guarda che siamo noi che controlliamo i tuoi comportamenti non è vero che i pensieri non fanno parte di te.
Un altro pensiero è stato quello di potermi tagliare le dita con le forbici. Sembrava quasi che lo stessi o dovessi fare. Ho detto al mio fidanzato di nasconderle perché non volevo trovarle o vederle.
Un altro esempio. Lavavo i piatti e ad un certo punto pensavo e se tocco la lama del coltello? E l’ho fatto. Non riesco a capacitarmi se il motivo per cui lo faccio è che sono pazza e quindi tutto quello che penso lo metterò in pratica ( quindi anche poter fare male agli altri o a me stessa) o è solo una sfida che mi do nel senso che arrivo ad un punto pericoloso in modo tale che provo a me stessa che non lo farei mai e che so dove fermarmi perché non lo vorrei mai fare. Questi ultimi pensieri mi stanno facendo veramente vivere male non c’è la faccio più, soffro terribilmente di ansia.
Vorrei inoltre specificare che prima di 3 anni fa non avevo mai avuto nessuno tipo di pensiero del genere anzi ero molto positiva ed ero io quella che rassicurava le sue amiche . Ci sarebbe tanto altro da dire ma per ora mi blocco qui. Vorrei solamente capire se qualcuno possa dirmi se metterò mai in atto qualcuno di queste azioni perché sono impazzita oppure no . Vi ringrazio.
Salve,
a questa domanda non si può rispondere senza prima aver effettuato degli accurati e approfonditi colloqui di valutazione sia psicologici che con uno psichiatra. Se vuole sono disponibile ad incontrarla. un saluto cordiale. Dott.ssa Di Giovanni

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Buongiorno, è più che comprensibile la sua paura, chi non ne avrebbe al suo posto! È come se uscisse fuori da se stessa e si imponesse di fare qualcosa di esagerato... certo che hanpaura! Non capisco perché la sua terapeuta non l'aiuti, ha provato a parlargliene così, come ha scritto qui? Mi sembra strano che non approfondisca la questione. Io le consiglio di riparlarne con lei, facendole capire quanto sia preoccupata e spaventata, e anche di farsi consigliare un eventuale consulto psichiatrico, non perché lei sia "matta" ma per indagare a fondo le cause di questi suoi comportamenti.
Le auguro davvero di trovare il giusto ascolto alle sue preoccupazioni
Claudi m
Salve, continui a confrontarsi con la sua terapeuta, spiegandole quanto per lei sia importante questa cosa. Vedrà che con il tempo le cose miglioreranno.
Buona giornata.
Dott. Fiori
Cara utente, ci sta descrivendo una profonda sofferenza che evidentemente non ha mostrato alla sua terapeuta.
Probabilmente ne dovrebbe parlare con lei, come ha fatto con noi. Oppure semplicemente le faccia leggere quello che ci ha scritto, i suoi dubbi.
La terapia non deve avere obiettivi predefiniti, che fissa il terapeuta, ma vanno discussi e coordinati in base ai suoi bisogni.
Se c'è qualcosa che la fa soffrire così tanto, deve diventare una priorità in terapia.
Quindi ne parli sinceramente senza paura di essere giudicata.
La sua terapeuta è lì per aiutarla, non per giudicarla.
Comunque potrebbe aiutarla molto anche l'EMDR.
Potrebbe provare.
Un caro saluto.
Salve. Si confronti con la sua terapeuta, parli chiaramente come ne ha parlato qui, si confronti con la rabbia, le cause della rabbia che prova e del perché la reprime. Pensieri così possono essere causati da una rabbia repressa. La rabbia vissuta come sbagliata e quindi repressa può far paura perché si manifesta in un modo che si teme di non riuscire a controllare. Eventualmente valuti anche un consulto psichiatrico che potrebbe essere un valido aiuto. Distinti saluti
Buon giorno, sono d'accordo sia con i miei colleghi che non è possibile rispondere alla sua domanda qui : la incoraggiano a portare apertamente questi pensieri e azioni alla sua psicoterapeuta e la collega psichiatra la invita ad aggiungere anche colloqui con uno psichiatra. Fare entrambi forse potrebbe aiutare secondo me( in questo momento potrebbe aiutarla avere entrambe le figure di riferimento psichiatra e psicoterapeuta) , inoltre aggiungerei probabilmente un gruppo di DBT. Buona giornata
Dott.ssa Silvia Bianchi
Salve, quella che lei descrive sembra essere una costruzione del pensiero di carattere ossessivo. Andrebbe fatto, però, un approfondimento anamnestico e diagnostico. Sarebbe imporatnte anche ricopstruire quanto è accaduto 3 anni fa quando questi sintomi sono iniziati e come sono collegati alla sua storia. Non si comprende bene, però se lei sia ancora o meno in terapia. Nel primo caso le consiglierei di parlarne con la sua terapeuta, cercando di approfondire la questione. Nel secondo caso le consiglierei di intraprendere un nuovo percorso che possa alleviarla dai suoi pensieri e accompagnarla in un percorso di riappropriazione della sua vita. Buona giornata, Marina Montuori
Buongiorno,
Condivido con i colleghi la necessità di parlarne con la sua terapeuta in quanto conosce già parte della sua storia. Laddove non sente accolta la sua richiesta su può rivolgere ad un altro specialista.
Buonasera, capisco quanto si possa sentire spaventata dai suoi stessi pensieri. Sembrano essere dei pensieri molto intrusivi, fuori dalla sua volontà e dal suo controllo, ma solo la persona che la segue e che conosce meglio i suoi meccanismi credo che possa riuscire a trovare il giusto significato che hanno questi pensieri e come poterli gestire. Credo che dovrebbe spiegare alla sua terapeuta quanto sia importante e prioritario per lei affrontare questo problema, sicuramente accoglierà la sua richiesta. Cari Saluti
Salve, sembrerebbero dei pensieri intrusivi, quasi delle ossessioni, ma ovviamente ci vuole un approfondimento. E' importante che riporti questo vissuto con la sua terapeuta in modo da lavorarci insieme e capire che funzione hanno questi pensieri. Chi tengono lontano? Chi più vicino? L'approccio sistemico, infatti, pensa che ogni sintomo sia funzionale e risolutivo, ad un certo livello, di una situazione connessa alla sfera relazionale.
Rimango a disposizione,
AB
Il confronto con la sua psicoterapeuta e la vostra relazione terapeutica è la cosa sulla quale deve investire, legga a lei questa lettera che ha indirizzato a noi di Miodottore e vedrà che la collega ne coglierà meglio di noi tutti il senso.
In bocca al lupo.
Dott.ssa Tiziana Vecchiarini
Buongiorno, condivido il suggerimento di affrontare questi aspetti nel suo percorso di psicoterapia, sia che lei continui il percorso terapeutico già intrapreso, sia che lei ne inizi uno nuovo. Condivido pure il suggerimento di effettuare una consulenza psichiatrica, poiché un supporto farmacologico potrebbe aiutarla a contenere gli aspetti intrusivi. Ciò però non significa che lei sia matta; reputo, come già rappresentatole da altri colleghi in base a quanto raccontato, che si tratti più di aspetti ossessivi ed intrusivi e ritengo che tra le varie dolorose problematiche che ha riferito, si debba considerare pure il peso di un eccessivo e rigido giudizio che rivolge a se stessa anche tramite agiti o tramite l'angoscia di essere rinchiusa, cosa di fatto francamente difficile, poiché la riforma psichiatrica del 78 è tuttora vigente e di conseguenza non si può rinchiudere una persona per le proprie fantasie, seppur angoscianti, o per agiti che denotano una grave sofferenza, ma che per ora risulterebbero contenuti. Ad ogni modo continui a farsi aiutare anche e soprattutto professionalmente.
Buongiorno, è evidente che la presenza di questi pensieri, ma sopratutto il modo in cui li vive le provocano un profondo disagio. Le consiglio di parlarne apertamente con la sua terapeuta senza timore e senza paura di essere giudicata, solo così si aprirà la possibilità di comprendere il significato di ciò che sta vivendo. Se la può aiutare ad affrontare il discorso un idea potrebbe essere quella di portare in terapia direttamente il testo che ha scritto su questo portale. Ogni sintomo, ogni espressione del nostro vivere porta con sé un significato, molto sta nel comprenderlo.
Cordiali saluti, Dott.ssa Roberta Gattolin
I pensieri intrusivi sono segnali di altro. Sono sintomi. Va trattato e approfondito il disagio sottostante. Se non lo si affronta, continuerà ad emergere in diverse forme sintomatologiche.
dott. Nadia Zucchi
Salve, è assolutamente normale che lei sia spaventata da questi pensieri intrusivi, che meritano di essere approfonditi in maniera adeguata. Le suggerisco di parlarne, e se lo ha già fatto di riparlarne, apertamente con la sua terapeuta aprendosi a lei proprio come ha fatto con noi, scrivendo in questo portale, mi rendo conto che non sia la stessa cosa, e che il timore di poter essere giudicata da "una persona in carne in carne ed ossa" possa bloccarla, ma credo sia l'unico modo per far comprendere davvero il problema alla professionista che la segue in modo tale che gli venga conferita l'importanza prioritaria che merita, e che si cominci a lavorare insieme alla sua gestione. Cordialmente, Giulia Scrofani
Salve. Non è possibile rispondere alla sua domanda nello specifico, per poterlo fare è necessario conoscersi e approfondire alcuni aspetti di lei. Lei segue già un percorso con una collega e credo che sia importante condividere all'interno del lavoro psicoterapeutico, le sue angosce relative ai suoi pensieri intrusivi di farsi del male e al suo vissuto di sentire le sue azioni fuori controllo.
Non abbia timore, a volte la paura di qualcosa, può essere più grande di quello che si sta cercando di evitare.
Un caro saluto. Dot.sa Maria Gonaria Demontis

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