salve, sono una ragazza e per qualche motivo da quasi un anno mi sento più strana del sol

20 risposte
salve, sono una ragazza e per qualche motivo da quasi un anno mi sento più strana del solito, è come se la realtà fosse più distaccata del solito e ho notato di non prestare più attenzione a quello che faccio è a quello che mi dicono le persone, quando sto con gli amici non ho smepre voglia di socializzare, ma mi capita di allontanarmi da loro e stare da sola. Inizialmente davo la colpa al primo lockdown e al fatto di non aver avuto contatti con la gente, infatti da lì per passare il tempo ho iniziato a farmi vari film mentali, che spesso facevo finta fossero proprio vere e proprie situazioni della mia vita, es mi creavo situazioni totalmente immaginarie facendo finta di essere al loro interno.
Mi capitava di avere sempre più voglia di questi pensieri e passavo ore e ore a progettarli, ora sto cercando di smettere ma in loro mancanza mi sento strana, come ho spiegato prima mi sento distaccata da tutto, non riesco a capire se questo stato si manifesti sempre o solo in alcuni momenti, se penso al mio stato di distaccamento me ne accorgo, ma se sono impegnata in qualcosa non sempre.
Inoltre non mi impegno più come facevo prima , è come se non mi interessasse più fare le cose, ad esempio tante cose mi sembrano inutili, è come se non mi facesse ne caldo ne freddo, alla maggior parte delle domande mi viene da rispondere “non mi cambia” e non provo più sentimenti verso le persone. Chiedo aiuto ad uno specialista, non so più che fare, vorrei rivolgermi ad uno psicologo ma non saprei in che modo comunicarlo ai miei genitori.
Ringrazio in anticipo
Salve, mi dispiace molto per la situazione perchè comprendo quanto disagio possa provare. Al fine di poter effettivamente parlare di derealizzazione sarebbe opportuno raccogliere maggiori informazioni a riguardo, ad esempio se questa cosa si realizza in alcune specifiche situazioni o se invece, al contrario, appare generalizzata; potrebbe, altresì, configurarsi un quadro in cui il distacco rappresenti una sorta di difesa ed estraniamento da qualche pensiero e stato emotivo ancora grezzo ma comunque in grado di generare un disagio.
Capisco inoltre la problematica relata alla comunicazione di ciò con i genitori: allo stesso tempo, ritengo, che molto spesso tali situazioni vengano un pò ingigantite da nostre paure e credenze in merito a ciò nel senso che se poi si dovesse trovare a comunicarlo è molto probabile che i suoi genitori, vedendola in difficoltà ed a disagio, possano essere supportivi ed aiutarla a rivolgersi ad uno specialista, almeno spero. Ma è chiaro che, soprattutto nel caso in cui le fosse minorenne, questo passaggio è fondamentale.
Comunque, ritengo che un consulto psicologico possa essere utile per approfondire la situazione, avere maggiori dettagli, fornirle uno spazio per elaborare pensieri e vissuti emotivi connessi e per trovare strategie utili per fronteggiare le situazioni particolarmente problematiche onde evitare che la situazione possa irrigidirsi ulteriormente.
Resto a disposizione, anche online.
Cordialmente, dott FDL

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Buongiorno, grazie aver condiviso la sua esperienza. Ha riportato importanti elementi del suo vissuto emotivo. Sarebbe opportuno condividere in qualche modo con i suoi genitori, anche se comprendo la difficoltà. Affrontando questo ostacolo di comunicare con loro, potrebbe avere l'opportunità di darsi nuove possibilità. Cordialmente, dott.ssa Giakoumi Alexandra
Salve. Quanto tende ad essere controllata? A non mostrare le sue fragilità? Trattenendo, controllando in maniera eccessiva si possono manifestare i sintomi che descrive. Inizi a mostarsi ai suoi genitori, a parlare del disagio che sta vivendo, in modo da sentirsi libera di prendersi uno spazio per sé per poter vivere, esprimere ed elaborare i vissuti emotivi del momento che sta vivendo. Un percorso psicoterapeutico può aiutarla a fare chiarezza sulle cause, sulla difficoltà ad esprimersi anche con i genitori, a stimolare la fiducia in sé che l'aiuterà ad affrontare e a superare il vissuto che la sta condizionando. Preferibilmente una terapia di tipo corporeo che può stimolarla nel recupero delle sensazioni ed emozioni con movimenti che possano migliorare la percezione del suo corpo. Distinti saluti
Buongiorno, purtroppo ci sono tantissimi ragazzi nella stessa situazione, come ben precisavi tu, il lockdown non ha aiutato la socialità e la possibilità di avere relazioni umane reali è stata molto difficoltosa. Credo che sia importante chiedere aiuto ad uno psicologo anche solo per avere la possibilità di sentirti libera di poter parlare con qualcuno dei tuoi pensieri senza la paura di essere giudicata. Può essere che i tuoi genitori abbiano notato una chiusura in te e magari non te ne hanno parlato, prova ad esprimere il tuo disagio e prova a spiegargli come e quanto ti senti sola. Spero che tu riesca nel tuo intento.
Non scrivi la tua età ma se come sembra è importante che siano informati i tuoi genitori perchè non iniziare semplicemente domandandogli cosa ne pensano?
Salve, si confronti con i suoi genitori e valuti con loro se intraprendere un percorso psicologico.
Buona giornata.
Dott. Fiori
Mi piacerebbe avere ulteriori informazioni, a partire dalla sua età. Ciò che può veramente illuminare su questo suo particolare vissuto affonda nella sua storia. E' necessario che lei questa storia la narri a qualcuno, ne ripercorra le tappe, ritrovi il filo e il senso degli anni che sta vivendo.
Buonasera, le consiglio di iniziare un percorso di psicoterapia in modo da poter inquadrare ciò che sta succedendo nella sua vita. Un cordiale saluto. Dott.ssa Georgia Silvi
Buonasera Gentile Utente, mi dispiace per la situazione che sta vivendo. Come mai non riesce a parlarne coi suoi genitori? Cosa la blocca? Mi sembra che dalle sue parole traspaia la volontà di intraprendere un percorso personale e, da quello che ha scritto, il mio consiglio è di cominciarne uno. E' molto probabile che il lockdown abbia influito, purtroppo la difficoltà a socializzare è una cosa che sto notando molto ultimamente, soprattutto tra gli adolescenti. Un percorso psicologico non potrà farle che bene. Rimango a disposizione. Cordialmente, dott. Simeoni
Gentile utente, quello che lei descrive è una cosa molto comune. Non lo dico per banalizzare il problema, anzi! Per dirle che anche se nel suo malessere si possa sentire unica, è un disagio che vivono moltissime persone e che nella mia esperienza clinica è tra le prime cause che spingono le persone a chiedere aiuto. Si ha paura della paura e questo genera evitamento. Tecnicamente si consiglia di evitare di evitare, cioè di evitare di trovare scuse, stratagemmi e pseudo motivazioni per evitare ciò che ci fa paura. Mi piace definire questa parte come una parte di lei che vuole boicottare la sua vita, la sua libertà . Ogni volta che l'asseconda questa parte diventa più forte, come se gli desse da mangiare. Provi a metterla a dieta, viva ciò che deve, con calma, come può, senza colpevolizzarsi se non riesce e se ci mette più di quanto vorrebbe. Si osservi un po' da fuori mentre vive e prova ad attraversare ciò che teme. Come mi sento? come mi sto sentendo? Un piccolo cosa tenere un ritmo e un passo diverso dal suo abitudinario? come respira? Provi a rallentare e a ricordarsi che ogni volta che evita di vivere per paura, sta dando da mangiare ad una parte di lei che vuole boicottare la sua unicità e voglia di essere viva.
Resto a disposizione, faccio colloqui anche online se lo desidera.
Un caro saluto,
dott.ssa Chiara De Battisti
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Buonasera, sarebbe importante conoscere la sua età. Intanto concordo nel dirle che non deve sentirsi la sola a provare questo tipo di paure, il sentirsi svuotata delle sue emozioni: sono stati di malessere che provano molte persone. Ha senz'altro bisogno di esternalizzare ciò che sta provando, ritagliarsi uno spazio per sé così da lavorare sui suoi vissuti, sul suo malessere. Provi intanto a parlarne con i suoi genitori di come si sente e del suo bisogno di parlare con uno psicologo che possa aiutarla e supportarla in questo suo periodo di così forte bisogno di ritrovare il modo giusto di vivere la sua vita, rientrare in contatto con le sue emozioni, il suo corpo, con sé stessa.
Resto a disposizione, un caro saluto, dottoressa Paola De Martino
Gentile Amica,
benché non ci sia nulla di male a fantasticare, ci descrivi una situazione di progressivo ritiro emotivo, e di indulgere (diciamo così) sempre più frequentemente in queste fantasie che tu per prima avverti più complesse e strutturate di prima.
Sono d'accordo con te: è necessaria una visita da uno psicologo, e la cosa migliore che tu possa fare è parlarne con i tuoi genitori (presumendo che tu sia minorenne).

Con i migliori auguri,
dr. Ventura
Buongiorno, capisco la delicata situazione che sta vivendo, e comprendo come possa essere difficile perlarne con i suoi genitori. Credo sia importante condividere il suo vissuto con loro, forse troverebbe delle risorse che non si immaginava. Sarebbe fondamentale chiedere aiuto ad uno psicologo ed iniziare un percorso che possa aiutarla a capire cosa succede dentro di lei.
Cordialmente, dott.ssa Valentina Maccioni
Buongiorno, mi permetto di darti del tu e di esprimerti tutta la mia comprensione per il disagio che sta vivendo. In queste situazioni di difficoltà, spesso capita di aver il timore di non sentirsi capiti o di sentire minimizzare il proprio disagio anche dai propri genitori. In queste circostanze, il mio consiglio, specie se è minorenne, è di comunicare ai tuoi genitori l'esperienza che ti accade, perchè potrebbe succedere che anche loro abbiano percepito questa tua difficoltà e potrebbero sentirsi confortati nel vedere che sua figlia si apre con loro nell'esprimere il suo desiderio di farsi aiutare, coinvolgendoli.
Un caro saluto, Dott.ssa Matilde Ciaccia.
Buonasera, mi pare che lei, seppur in un momento così delicato della sua vita, abbia una grande capacità introspettiva e di auto analisi del suo vissuto soggettivo, e mi creda che non è poco arrivare a queste consapevolezze. Dunque, se la sua mente ha rilevato uno stato di allarme, e la necessità di chiedere aiuto, significa che forse è il momento giusto per farlo. Come scrivono anche altri colleghi mi sembra difficile poterle dare in questa sede una risposta ai suoi problemi, che avrebbero invece bisogno di un giusto spazio in cui essere affrontati.
Le auguro di trovare il coraggio di confrontarsi con i suoi genitori e di rivolgersi ad uno psicologo. Gentilmente, Dott.ssa Dainelli Irina
Gentile utente, il vissuto che racconta suona come alienante e carico di smarrimento. La sensazione di non essere più coinvolti nella vita reale, per quanto possa essere disturbante, a volte nasce per proteggerci da emozioni che potrebbero essere ancora più devastanti. Nell'ultimo periodo, che ha visto un radicale ribaltamento di quelle che erano le certezze e le aspirazioni delle persone, sono in diversi quelli che sperimentano questo distacco difensivo dalla realtà. Da quello che scrive è chiaro che lei ha già riconosciuto gli effetti negativi di questo distacco, ed è un ottimo punto di partenza per impegnarsi in un percorso con un professionista. Per quanto riguarda il dirlo ai suoi genitori, dovrebbe capire quali sono i suoi timori e se la loro reazione non potrebbe essere diversa da quella che lei si aspetta. Cercare di stare meglio è un diritto di tutti, anche il suo. Le auguro di trovare la strada per farlo, dott.ssa Jessica Maranza.
Buongiorno, grazie per aver condiviso la sua esperienza che capisco possa essere spaventante e faccia emergere in lei la necessità di contattare uno specialista. Potrebbe essere una buona scelta per aiutarla a trovare un senso a ciò che sta vivendo. Per fare ciò è necessario coinvolgere i suoi genitori solo se lei è minorenne. E' un vissuto comune negli adolescenti non voler raccontare ai genitori le proprie fatiche per diverse ragioni. Le più comuni che mi capita di affrontare sono la paura del giudizio, il timore di farli preoccupare, la sensazione di venire sminuiti o non visti come si desidererebbe. Anche lei avrà le sue buone ragioni, provi a fare un riflessioni su quali siano. Può farsi aiutare nella comunicazione dei suoi vissuti ai suoi genitori da un adulto di cui di cui si fida, magari un insegnante o un educatore. Qualora invece fosse maggiorenne può recarsi in autonomia dallo specialista che vuole consultare. Sarà lui/lei ad aiutarla, se lo desidera, a trovare il modo più funzionale per lei di comunicare con la sua famiglia.
Le auguro di trovare l'aiuto che desidera!
Resto a disposizione per ulteriori chiarimenti. Un cordiale saluto.
Salve dal suo racconto mi sembra di cogliere abbastanza chiaramente i segnali un meccanismo di difesa dissociativo in atto, la cui ragione di essere è probabilmente da ricercare in un esperienza fortemente traumatica. Stranamente si tende a sottovalutare l' impatto psicologico della pandemia, il doversi adattare ad una situazione mai vissuta prima, cosi repentina. il confronto con una minaccia imprevedibile e silenziosa, invisibile. Il senso di impotenza, di incertezza, lo stravolgimento delle abitudini, il vissuto di sospensione in un presente dilatato avvolti in una sorta di nebbia che non consente di immaginare il futuro, la socialità che da risorsa e piacere ed esperienza di scoperta dell altro e di se stessi, diviene pericolo per la propria e altrui incolumità, i sensi di colpa e di impotenza. Appare dunque abbastanza normale (e l' aumento esponenziale di richiesta d'aiuto psicologico e psichiatrico nell' ultimo anno lo testimonia) che possa attivarsi un adattamento difensivo massivo, il cui scopo è la negazione e l evitamento dell ansia della paura. In genere, in questi casi si avverte il pericolo di essere travolti da emozioni difficilmente gestibili, per cui scatta una sorta di allarme generale, e semplicemente di fonte all' emergenza subentrano modalità primitive di difesa immediate che per far fronte all' urgenza di reagire rapidamente alla minaccia disgregativa, bypassano il processo di elaborazione emotiva e cognitiva, perchè la consapevolezza stessa è pericolosa. Dunque per usare una metafora possiamo immaginare una situazione in cui un forte sovraccarico di tensione manda in corto il circuito salta la centralina e rimaniamo al buio, si spegne l' interruttore del sentire, si entra in in una modalità di freezing. Un percorso di psicoterapia è importantissimo allora per smantellare, sostenuti da un professionista della relazione d'aiuto, questa diga, e fare in modo che la vita riprenda a fluire. rimodulare il sistema di difesa in modo da renderlo più flessibile e funzionale per consentire gradualmente il ripristino della capacità di sentire e con essa ritrovare le motivazioni, il desiderio, l amore per la vita, il contatto vitale con gli altri ma prima ancora con parti di se che rischiano di inaridirsi nel tempo. Ne parli con i suoi genitori e non abbia remore a chiedere aiuto ad un professionista per superare questo momento. Lo consideri anzi un opportunità per iniziare un viaggio di cambiamento e scopertà di se, del suo potenziale, delle sue risorse.
Un caro saluto.
Gentile Signorina,
da quello che ho potuto leggere ho l'impressione che Lei sia una persona introspettiva e creativa.
Per poter fare luce sulle reali motivazioni che la inducono a chiudersi in se stessa e a fantasticare su accadimenti non reali in cui però Lei mi sembra comunque la protagonista, sarebbe molto utile un percorso psicologico.
Questo genere di disturbo può essere scatenato da diverse cause, sia di tipo traumatico, che di altra natura come ipotetici periodi depressivi.
Un percorso psicologico sarebbe altamente consigliabile per l'individuazione delle motivazioni reali e immaginarie che la portano a riscontrate questi disturbi, compresa la loro risoluzione.
Con i migliori auguri La salto.
Dott.ssa Alessia Ferraroni
Salve, il suo problema potrebbe essere facilmente trattato in un percorso psicologico per affrontare e superare le sue difficoltà. Se è questa è la sua intenzione, sono disponibile a fornirle il mio supporto professionale. Le porgo i miei saluti. Dr. Giacomi
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