Salve sono una ragazza di 28 anni,sono fidanzata da 10 anni , convivo da un anno e mezzo . Credevo p

24 risposte
Salve sono una ragazza di 28 anni,sono fidanzata da 10 anni , convivo da un anno e mezzo . Credevo prima della convivenza che il nostro rapporto fosse abbastanza sano ,si c erano dei litigi ma futilibe io non lo conoscevo davvero fino in fondo, prima della convivenza c è stata una scelta ardua su dove convivere lui voleva andare dove già aveva un abitazione ma a me li non piaceva per il motivo che davvero tutti ne parlano non. Bene del posto perché isolato buio e ci sono le mucche sulla strada ,io ho provato per 3 giorni ho fatto le valigie e tutto ma dormivo con ansia e panico perché non c era nulla li stavamo quasi in un bosco ,si c erano i suoi genitori sopra ma questo non mi rassicurava ,nel percorso per tornare a casa ho incontrato la mucca e sono sbandataaaaa. Tutto ciò mi ha portato ansia ma lui non l ha compreso al che me ne sono andata . Siamo stati 2 mesi soli poi lui ha scelto di venirmi incontro. Ok io contenta e l ho ringraziato ecc . Fino a quando iniziando la convivenza,lui mi inveiva contro sulla spesa perché spendevo troppo , perché dovevamo comprare il latte che diceva lui ecc e io mi sono messa in po' di ansia addosso e facevo come diceva lui ,ma un giorno volevo farmi una cosa surgelata e l ho presa ma forse costava troppo , mi ha urlato contro dicendo che non so fare nulla non so fare spesa non so conservare i soldi ecc ecc... I litigi man mano continuavano io lavoro fino alle 19 lui è libero professionista,non riesco a tenere orfldone come vorrei e lui mi dice non sai fare questo non sai fare quello,in più ha detto non fai sport se non fai la cena non ti sai organizzare sei una bimba ,poi però dopo che mi insulta e ovviamente purtroppo reagisco anche io verbalmente,più volte mi sono fatta la valigia ma non sono riuscita ad andarmene... Lui dice non ti sposerò mai perché sei una bimba senza voler capire o provare a capire che il problema è come vengo trattata... Pulisco metto ordine salto qualcosa nota solo ciò che non porto avanti. Ho chiesto che benissimo supportati una volta a settimana almeno per le grandi cose si casa ma nulla dice che si può fare benissimo ma lui alla fine mi aiuta ma con immondizia e basta il Grande devo farlo io e passo per una che non ha voglia di fare ,quando anche io come lui ho un lavoro e degli hobby . Quindi quando ho tempo io cerco di fare tutto il possibile ma non viene mai visto. IO non sopporto più la situazione,lui non vuole mai discutere e se ne va o in camera o divano e mette le cuffie quando iniziamo una discussione ma perché lui mi inveisce contro per questi motivi e ultimamente le discussioni sono di più perché anche io sono arrivata a non sopportare più nulla. Chi ha colpe ,io vorrei lasciarlo perché non sopporto questi atteggiamenti ma poi lui dopo le discussioni anche se non sa dialogare mai ,il giorno dopo fa come se nulla fosse io mi sento nervosa perché accuso la discussione e lui fa finta di nulla mi viene vicino sorride non chiede mai scusa ,ma mi dice mi ami? Cioè mi vuole fare cambiare idea sempre ma se ci sono dei problemi perché e non affrontarli....
Dott. Andrea Boggero
Psicologo, Psicologo clinico
Genova
Buongiorno, dalle sue parole emerge una grande stanchezza emotiva e un profondo senso di frustrazione. Si percepisce chiaramente quanto stia cercando di tenere in piedi la relazione nonostante il peso crescente di situazioni che la fanno sentire sminuita, incompresa e sola nella gestione della quotidianità. È evidente che ha investito molto in questa storia, che ha cercato di venirgli incontro, di adattarsi e di trovare un equilibrio, ma con il tempo sembra che ogni suo tentativo venga accolto non con comprensione o collaborazione, ma con critiche e giudizi che la fanno sentire costantemente in difetto. Quando in una relazione uno dei due tende a sminuire l’altro, a criticare in modo continuo, a invalidare le emozioni o a evitare il confronto, la persona che subisce tutto questo può iniziare a mettere in dubbio se stessa, la propria capacità di fare le cose, il proprio valore. Non è raro che, anche di fronte a comportamenti offensivi o irrispettosi, si continui a restare sperando che l’altro cambi, o che finalmente si accorga del dolore che sta provocando. In realtà, quello che sta accadendo sembra essere diventato un ciclo: lei cerca il dialogo, ma lui si chiude o reagisce con rabbia; lei prova a spiegarsi, ma viene etichettata come “bimba” o “incapace”, e questo la spinge a difendersi o a sentirsi ancora più in colpa. È un meccanismo che logora, perché si resta sempre in bilico tra il desiderio di essere compresa e la paura di non riuscire più a farsi valere. La cosa che probabilmente la ferisce di più è la sensazione di non essere vista nei suoi sforzi. Lei lavora, cerca di mantenere la casa, prova a migliorare la comunicazione e a trovare un punto d’incontro, ma tutto questo non viene riconosciuto. È naturale quindi che oggi si senta esausta e confusa, combattuta tra il desiderio di lasciarlo per ritrovare serenità e il legame affettivo che, nonostante tutto, ancora sente. Il fatto che dopo le discussioni lui si comporti come se nulla fosse può aggiungere ulteriore frustrazione, perché dà l’impressione che ciò che è accaduto non abbia importanza, che le sue emozioni non abbiano valore. In una coppia sana la comunicazione non è sempre facile, ma deve esserci spazio per l’ascolto reciproco e per la possibilità di sentirsi accolti anche nei momenti di conflitto. Quando invece uno dei due tende a imporre il proprio punto di vista e l’altro finisce per sentirsi costantemente sotto giudizio, la relazione rischia di diventare terreno di tensione più che di sostegno. È importante che lei possa concedersi il diritto di chiedersi come si sente davvero, al di là della paura di deludere o di restare sola. Il passo che ha davanti non è semplice, ma è importante che inizi a mettere al centro il suo benessere. Può essere utile anche parlarne con uno psicologo, per capire cosa la tiene legata a questa relazione nonostante la sofferenza, e per ritrovare chiarezza nelle sue decisioni. A volte, comprendere che non è una questione di “colpe”, ma di bisogni diversi e di rispetto reciproco, aiuta a prendere consapevolezza di ciò che davvero si desidera. Resto a disposizione. Dott. Andrea Boggero

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Dott.ssa Alina Mustatea
Psicologo, Psicologo clinico
Pomezia
Gentile paziente,capisco quanto possa essere difficile trovarsi in una relazione in cui ci si sente continuamente giudicati o svalutati, soprattutto quando ogni tentativo di dialogo sembra essere respinto o ignorato. Queste situazioni, col tempo, possono minare profondamente la sicurezza personale e la serenità nella coppia.
In casi come il tuo è importante distinguere tra conflitto relazionale fisiologico e dinamiche disfunzionali basate su controllo, svalutazione e mancanza di ascolto reciproco. Un percorso psicologico può aiutarti a ritrovare chiarezza, forza decisionale e strumenti concreti per comprendere se e come ricostruire un equilibrio, con l’altro o dentro di te.
Nel mio lavoro accompagno spesso donne che vivono relazioni sbilanciate o logoranti, aiutandole a riconoscere i propri bisogni, recuperare autostima e imparare a comunicare in modo assertivo, senza paura di “sbagliare”.
Se desideri, possiamo fissare un colloquio conoscitivo per comprendere insieme cosa ti sta accadendo e impostare un percorso mirato di sostegno e consapevolezza.

Dott.ssa Alina Mustatea
Psicologa clinica e giuridica – Psicodiagnosta clinica e forense
Specializzata nel supporto alle relazioni disfunzionali e nella crescita personale
Dott.ssa Elena Dati
Psicologo, Psicologo clinico
Crema
Buongiorno,
da ciò che racconta, si percepisce quanto stia vivendo un periodo di grande confusione e dispiacere all’interno della relazione. La convivenza, soprattutto nei primi tempi, può mettere in luce differenze e aspetti dell’altro che prima non erano così evidenti, e questo può generare smarrimento e tensione.
Nel suo racconto emerge una fatica crescente nel gestire i conflitti, che sembrano ripetersi senza trovare un punto di incontro. Quando le discussioni restano aperte e non vengono elaborate, è normale sentirsi stanchi, nervosi o addirittura svuotati: le emozioni si accumulano e diventa più difficile mantenere la calma o sentirsi compresi.
Può essere utile provare a soffermarsi su ciò che prova, più che su ciò che accade: riconoscere quando si sente sopraffatta, quando ha bisogno di spazio o di essere ascoltata. A volte, comprendere e nominare i propri vissuti aiuta a dare un significato diverso al conflitto e a capire di cosa si ha davvero bisogno, all’interno o al di fuori della relazione.
Resto a disposizione, un caro saluto.
Dott.ssa Elena Dati
Dott.ssa Debora Fiore
Psicologo, Psicologo clinico
Brescia
Buongiorno,
Ho letto il tuo racconto e questa relazione non sta in piedi per un motivo semplice: non c’è comunicazione, c’è controllo.
Tu parli, lui inveisce. Tu chiedi di organizzare le cose, lui sposta colpa e pretese. Tu proponi di condividere i carichi, lui sfugge (cuffie, camera, divano). Non è un “carattere forte”: è manipolazione. E quando dopo le liti fa finta di nulla e ti chiede “mi ami?”, non sta riparando, sta azzittendo il problema.
Prima domanda scomoda ma necessaria: cosa vuoi da una relazione? Se la risposta è rispetto, collaborazione domestica proporzionata, possibilità di sbagliare senza essere umiliata, dialogo negli scontri, cura reciproca...in questo momento non ci sono, quindi devi lavorare su te stessa, in primis per confermare il tuo valore a prescindere da lui e dalla vostra relazione. In una situazione come la tua, la prima cosa da fare è essere consapevoli di non essere "sbagliate" ma rendersi conto che la relazione è tossica per noi e che dobbiamo prendere una posizione per uscirne o per dare una svolta. Spero di essere stata d'aiuto. Saluti Dr.ssa Debora Fiore
Dott.ssa Eva Meuti
Psicologo, Psicologo clinico
Ardea
Buonasera,
Da ciò che descrive, sembra che la convivenza abbia messo in evidenza una dinamica relazionale faticosa, in cui si sente spesso svalutata e poco ascoltata. Le critiche costanti e la difficoltà nel comunicare possono generare insicurezza, rabbia e senso di solitudine, soprattutto quando l’altro tende a minimizzare o a evitare il confronto. È comprensibile che lei si senta confusa tra il desiderio di mantenere il legame e il bisogno di proteggersi da ciò che la fa stare male. Un percorso psicologico potrebbe aiutarla a esplorare questi vissuti, a capire meglio i suoi bisogni emotivi e a ritrovare equilibrio e chiarezza nelle sue decisioni.
Un saluto
Dott.ssa Cecilia Scipioni
Psicologo, Neuropsicologo
Casalgrande
Salve,
dal suo racconto emerge una forte tensione relazionale che sembra aver minato la fiducia e la serenità nella convivenza. Il suo disagio non nasce solo dai litigi, ma dal sentirsi svalutata, non ascoltata e privata di uno spazio di riconoscimento reciproco. Quando in una coppia si perde la possibilità di comunicare in modo rispettoso, la relazione tende a diventare un luogo di ansia più che di sicurezza.

La difficoltà del suo compagno nel gestire i conflitti e la tendenza a svalutare le sue azioni sono segnali di una dinamica relazionale sbilanciata, in cui lei si trova a dover continuamente “dimostrare” il suo valore. In queste situazioni è importante fermarsi e comprendere non tanto “chi ha colpa”, ma come si sta costruendo questa relazione e se le sue esigenze emotive trovano spazio.

Un percorso psicologico individuale può aiutarla a rielaborare la confusione emotiva, comprendere meglio i suoi bisogni affettivi e recuperare un senso di stabilità interna per poter scegliere con maggiore lucidità come proseguire.

Resto a disposizione per approfondire insieme e valutare un possibile percorso di supporto.
Cara utente,
dalle tue parole emerge una sofferenza lucida, quella di chi sta lentamente prendendo coscienza che il proprio disagio non nasce da un singolo episodio, ma da un modo di vivere la relazione che è diventato pesante, logorante, pieno di tensione e svalutazione.
Non sembra che tu viva dentro un conflitto “occasionale”, ma dentro una dinamica in cui la tua voce viene continuamente sminuita e la tua emotività non trova spazio per essere riconosciuta.
Le critiche che lui ti rivolge — sul modo in cui spendi, cucini, tieni la casa, organizzi il tempo — non parlano davvero del latte o dell’ordine, ma di un bisogno di controllo. È come se ogni gesto quotidiano diventasse il terreno su cui affermare chi comanda e chi sbaglia. In questi contesti, la persona che subisce questo tipo di atteggiamento finisce per vivere in uno stato costante di allerta, cercando di “fare tutto bene” per evitare la prossima esplosione, e sentendosi comunque sempre in difetto.
Quando scrivi che “dopo le discussioni lui fa come se nulla fosse”, descrivi con grande precisione una delle dinamiche più dolorose: l’invisibilizzazione del conflitto.
Per chi subisce, restano addosso il dolore, la rabbia, la frustrazione; per l’altro, è come se nulla fosse accaduto. Questo genera una frattura profonda, perché non c’è mai riparazione, non c’è ascolto, non c’è riconoscimento del male che si è prodotto.
Il fatto che tu ti chieda se la colpa sia tua è significativo: spesso chi vive in relazioni così entra in un meccanismo in cui comincia a mettere in discussione sé stesso più che il comportamento dell’altro. Ti domandi se potresti fare meglio, se potresti essere più ordinata, più calma, più “adatta”. Ma una relazione sana non si misura sulla perfezione, bensì sulla possibilità di sentirsi accolti, anche nei propri limiti.
Non si tratta di stabilire chi “ha colpa”, ma di vedere con chiarezza che una relazione in cui ti senti costantemente giudicata, sminuita o non ascoltata è una relazione che ti sta togliendo energia vitale.
E questo non significa che tu non lo ami, ma che l’amore, da solo, non basta se non è accompagnato da rispetto, dialogo, reciprocità.
È importante che tu riconosca la fatica e il peso emotivo che stai portando. Forse non è ancora il momento delle decisioni definitive, ma lo è sicuramente per cominciare a prenderti sul serio, a chiederti che cosa ti fa stare davvero bene, che tipo di presenza desideri accanto a te, e se la donna che sei oggi può continuare a sentirsi viva dentro questa relazione.
Non sei “una bimba”: sei una donna che si è caricata di più di quanto dovrebbe, che sta iniziando a rendersi conto di meritare qualcosa di diverso — prima di tutto, rispetto.
Con delicatezza,
Dott.ssa Raffaella Pia Testa
Psicologa – Psicoterapeuta in formazione
In presenza e online
Dott.ssa Martina Veracini
Psicologo, Psicologo clinico
Empoli
Gentile utente,
dalle sue parole emerge una profonda stanchezza e un senso di disorientamento rispetto alla relazione. La convivenza sembra aver reso visibili aspetti del rapporto che prima forse restavano sullo sfondo: differenze nei bisogni, nei modi di comunicare e di condividere la quotidianità.
È comprensibile che si senta in ansia e poco compresa. Quando in una coppia viene meno la possibilità di esprimere liberamente i propri vissuti e di sentirsi ascoltati, può instaurarsi una dinamica di svalutazione e di tensione continua, in cui diventa difficile riconoscere il proprio valore e i propri limiti.
La sua domanda (“chi ha colpa?”) sembra, più che una ricerca di responsabilità, un tentativo di capire come si sia arrivati a questa distanza e che cosa stia accadendo dentro di lei. Le modalità del suo compagno, il modo in cui gestisce la rabbia o il conflitto, potrebbero riattivare in lei vissuti che meritano di essere ascoltati con attenzione.
In momenti come questo, può essere utile fermarsi e chiedersi: che cosa mi tiene in questa relazione? che cosa temo di perdere se mi allontano? che cosa desidero davvero per me?
Non si tratta di trovare risposte immediate, ma di iniziare a riconoscere i propri bisogni e di prendersi uno spazio di riflessione. Un percorso psicologico personale potrebbe offrirle un contenitore sicuro in cui esplorare questi aspetti, comprendere meglio le sue emozioni e ritrovare una posizione più stabile e consapevole rispetto al legame.
Prendersi cura di sé, anche quando significa interrogarsi sulla qualità della relazione, è un passo importante e profondamente rispettoso nei confronti della propria storia e del proprio benessere.
Resto a disposizione per ulteriori chiarimenti.
Cordialmente, Dott.ssa Martina Veracini
Dott. Luca Vocino
Psicologo clinico, Psicologo
Trezzano Rosa
Buongiorno gentile Utente, quello che descrive è un quadro di forte sofferenza relazionale, che merita di essere ascoltato con attenzione e rispetto. Dalle sue parole emerge chiaramente come lei stia vivendo un rapporto in cui non si sente compresa, valorizzata né sostenuta, ma piuttosto giudicata e svalutata. Il modo in cui il suo compagno si rivolge a lei, con critiche costanti e atteggiamenti punitivi o svalutanti, non rappresenta una dinamica sana di coppia. Quando all’interno di una relazione prevalgono toni accusatori, disprezzo, mancanza di dialogo e incapacità di riconoscere le emozioni dell’altro, si entra in un circolo vizioso che mina progressivamente l’autostima e la serenità personale.

Il fatto che dopo le discussioni il suo compagno si comporti “come se nulla fosse” senza prendersi la responsabilità delle proprie parole o gesti, la lascia inevitabilmente confusa, in bilico tra la speranza di un cambiamento e la frustrazione per la mancanza di ascolto. Questo tipo di oscillazione è molto comune nelle relazioni in cui il conflitto non viene elaborato, ma solo temporaneamente messo a tacere. La sua difficoltà a “fare la valigia e andare via” non è debolezza, ma il segno di quanto emotivamente lei sia ancora legata, anche se razionalmente riconosce la tossicità di certe dinamiche.

Credo che, più che chiedersi “di chi è la colpa”, sia importante per lei chiedersi “che cosa questa relazione mi sta facendo” e “quanto mi sento rispettata e vista per quella che sono”. La convivenza, come momento di crescita di coppia, dovrebbe rappresentare un luogo di condivisione, non di giudizio o controllo. L’assenza di empatia e di dialogo è un segnale importante, soprattutto se lei avverte di non poter esprimere liberamente i propri bisogni senza essere criticata.

Le suggerirei di prendersi del tempo per riflettere, magari con l’aiuto di un professionista, su ciò che desidera davvero in una relazione e su quali confini intende tutelare per preservare la propria salute psicologica. Non è raro che situazioni come la sua possano generare ansia, senso di inadeguatezza e smarrimento, ma da questo si può uscire con consapevolezza e sostegno adeguato.

Se dovesse avere bisogno di ulteriori informazioni o di intraprendere un percorso mi trova a disposizione,
Dott. Luca Vocino
Dott.ssa Sara Petroni
Psicologo clinico, Psicologo
Tarquinia
Buongiorno,
dal suo racconto emerge una forte sofferenza relazionale, segnata da un senso di svalutazione, mancanza di ascolto e continua tensione. La relazione che descrive sembra ormai improntata su un disequilibrio: da un lato il suo tentativo costante di adattarsi, giustificare, migliorare; dall’altro un partner che reagisce con rabbia, critica e scarso riconoscimento dei suoi bisogni emotivi.

È importante sottolineare che il modo in cui una persona si sente trattata all’interno di una relazione ha un peso profondo sul benessere psicologico. Quando prevalgono paura, ansia, o la sensazione di “camminare sulle uova” per evitare lo scontro, il rapporto rischia di diventare disfunzionale, anche se a tratti vi sono gesti di affetto o momenti di apparente normalità.

Il suo desiderio di essere capita e di trovare un dialogo è assolutamente legittimo, ma se questo non avviene e la comunicazione resta bloccata, è importante fermarsi e chiedersi cosa la tiene legata a una relazione che oggi la fa stare male. A volte la difficoltà a “lasciare” nasce da meccanismi di dipendenza affettiva o da una speranza che l’altro possa cambiare, ma restare in un clima costante di tensione può logorare profondamente l’autostima.

Le suggerisco di rivolgersi a uno psicologo o psicoterapeuta, per poter esplorare con uno sguardo esterno e protetto i vissuti di paura, colpa e impotenza che sta portando, e comprendere come ritrovare un senso di sicurezza personale, prima ancora che di coppia.

Ritrovare la propria voce, in questo caso, è il primo passo per decidere in che direzione andare.

Un caro saluto,
Dott.ssa Sara Petroni
Dott.ssa Sara Camilla Spinosi
Psicologo, Psicologo clinico
Torino
Cara utente,
descrive una dinamica dove è presente svalutazione ("sei una bambina"), non comunicazione e asimmetria ("faccio tutto io"), silenzio squalificante. Questi atteggiamenti potrebbero minare la sua autostima e determinare quindi un controllo del rapporto che rinforza l'asimmetria (motivo per il quale lei non riesce ad andarsene).

Dalle parole che scrive emerge un conflitto, c'è una parte di lei umiliata, ma allo stesso tempo un'altra parte di lei che spera in un cambiamento e di poterli affrontare con il dialogo. Questo può creare confusione e stallo.

Sarebbe utile in un percorso di terapia affrontare non gli aspetti del suo compagno, ma i suoi vissuti emotivi per gestire sentimenti che sta provando e uscire dallo stallo "non sto bene"- "non riesco ad andarmene". Sta descrivendo anche una relazione molto lunga, quindi è normale confrontarsi con possibili sentimenti di perdita, paura, ma è fondamentale anche riconoscere emozioni come rabbia, umiliazione, svalutazione . Questo potrebbe rafforzare la sua autostima ed essere più solida nel momento in cui prenderà una decisione.

Qualora prendesse in considerazione l'inizio di un percorso, possiamo approfondire insieme questi aspetti
Dott.ssa Spinosi Sara C
Dott.ssa Marida Scarcello
Psicologo, Psicologo clinico
Orbassano
Stai vivendo delle tensioni profonde nella vostra convivenza, in cui senti costantemente di non essere riconosciuta, criticata e svalutata. Le discussioni ricorrenti e la difficoltà che avete nel dialogare producono in te ansia, frustrazione e senso di impotenza. È comprensibile che questo generi confusione rispetto ai tuoi sentimenti e al futuro della relazione. In situazioni come quella che stai vivendo è importante riconoscere e dare valore ai tuoi bisogni e limiti, osservando come le dinamiche relazionali influenzano il tuo benessere emotivo. Prendere consapevolezza di ciò che ti fa stare male e dei comportamenti che non ti permettono di sentirti rispettata è un passo fondamentale per comprendere quali scelte siano più coerenti per la tua autonomia e il tuo equilibrio interiore.
Dott.ssa Francesca Orefice
Psicologo clinico, Psicoterapeuta, Psicologo
La Spezia
Buongiorno,

il fatto che il suo partner non si assuma mai la responsabilita' delle sue azioni e che il giorno dopo faccia finta di nulla, evidenzia una incapacita' di ammettere l'errore. Peraltro, il suo mettersi le cuffie quando iniziare una discussione evidenzia una disconferma, in quanto si comporta come se lei non ci fosse o la sua presenza ed esigenza di chiarimento fosse irrilevante per lui. Inoltre, andarsene senza affrontare una discussione, manifesta un attaccamento evitante.
Infine, la svalutazione continua, la soggezione psicologica e l'assenza di riconoscimento per il suo contributo in casa fanno emergere una personalita' narcicisista.
A questo proposito, la invito a intraprendere un percorso psicoterapeutico finalizzato a rafforzare maggiore assertivita', intraprendenza e per approfondire aspetti della sua storia familiare.
Sono a sua completa disposizione per qualsiasi approfondimento, anche online.

Dott.ssa Francesca Orefice
Dott.ssa Letizia Muzi
Psicoterapeuta, Psicologo, Psicologo clinico
Pontassieve
Ciao
dal tuo racconto emerge una profonda sofferenza e paura di fare la scelta sbagliata o forse anche la paura di rimanere sola ... la vostra relazione è molto lunga e ci saranno tanti ricordi, momenti belli, momenti difficili che vi hanno avvicinato e fatto crescere e quindi sarà difficile riuscire ad ascoltare i tuoi bisogni di adesso e soprattutto comprendere il tuo valore ed il tuo modo di essere. Credo che prima di scegliere qualsiasi strada sarebbe bene per te concederti la possibilità di confrontarti con una/o specialista psicologo/a che ti lasci libera di esprimerti, di buttare fuori e rielaborare insieme i tuoi bisogni ed obiettivi così da poter prendere poi in autonomia una scelta consapevole e matura della tua relazione e della tua vita. Se hai domande o chiarimenti puoi scrivermi o possiamo vederci anche in modalità online. Dott.ssa Letizia Muzi
Dott.ssa Marilyn Imperioso
Psicoterapeuta, Psicologo
Melegnano
Buongiorno,
da quanto racconta emerge un forte senso di frustrazione e stanchezza legato a un rapporto in cui si sente spesso svalutata e poco ascoltata. È comprensibile che provi ansia e confusione: da una parte forte desidera che le cose migliorino, dall’altra si sente ferita dal modo in cui viene trattata.

Quando in una relazione vengono a mancare il rispetto reciproco e la possibilità di comunicare in modo costruttivo, l’equilibrio emotivo ne risente profondamente. Le suggerisco di prendersi del tempo per riflettere su ciò che la fa stare bene e su quali limiti desidera tutelare. Un percorso di supporto psicologico potrebbe aiutarla a chiarire i propri bisogni e a ritrovare fiducia nelle sue scelte.

Resto a disposizione,
un caro saluto.
Da quello che racconti si può percepire quanto tu stia soffrendo e vivendo male la relazione, quanto ti senti sola nel cercare di farla funzionare. È comprensibile sentirsi frustrata e stanca quando i propri sforzi non vengono riconosciuti e manca il dialogo. Parlarne con uno psicologo potrebbe aiutarti a capire meglio cosa tu stia vivendo e a trovare un modo per proteggere e tutelare il tuo benessere psicologico.
Dott.ssa Cecilia Petteni
Psicologo, Psicologo clinico
Lido di Camaiore
La ringrazio per aver condiviso una parte così personale e delicata della sua storia. Da ciò che descrive, emerge chiaramente quanto lei stia vivendo un periodo di grande confusione, tensione emotiva e senso di fatica all’interno della relazione. È comprensibile che si senta così: quando si inizia una convivenza, spesso emergono dinamiche nuove e più profonde, che mettono alla prova l’equilibrio della coppia e la serenità individuale.
Mi sembra che stia cercando di mantenere un equilibrio tra il desiderio di far funzionare il rapporto e il bisogno di sentirsi rispettata, compresa e sostenuta. È importante riconoscere il suo sforzo e la consapevolezza che sta mostrando nel chiedersi cosa sia meglio per lei. In una relazione sana, entrambi i partner dovrebbero sentirsi liberi di esprimere i propri pensieri, bisogni e limiti senza timore di essere giudicati o svalutati. Quando questo non accade e ci si sente costantemente inadeguati, può diventare difficile mantenere autostima, fiducia e serenità.
La incoraggio a prendersi uno spazio solo tuo, magari attraverso un percorso di supporto psicologico, per comprendere più a fondo come si sente, cosa desidera davvero e come proteggere il suo benessere emotivo. Non è un segno di debolezza, ma di grande forza e responsabilità verso se stessa. Ricordi che meritare rispetto, ascolto e comprensione non è una pretesa: è un diritto. Dott.ssa Petteni Cecilia
Dott.ssa Eva Conte
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Maserà di Padova
Buongiorno, grazie per aver condiviso in modo così aperto quello che stai vivendo. Da ciò che descrivi, sembra che nella vostra relazione tu ti senta spesso criticata, poco compresa e svalutata nei tuoi sforzi, mentre lui tende a reagire con rabbia o chiusura invece che con dialogo. È comprensibile che questo ti porti stanchezza, ansia e confusione: da un lato c’è il legame affettivo, dall’altro la sensazione di non essere rispettata o vista per ciò che fai.




In situazioni come questa non si tratta tanto di capire “chi ha torto o ragione”, ma di esplorare che tipo di equilibrio si è costruito tra voi e quanto questo ti faccia stare bene. Quando una relazione si basa su critiche, svalutazioni e mancanza di ascolto, col tempo può erodere la fiducia e la sicurezza personale.




Forse in questo momento potrebbe esserti utile uno spazio terapeutico per comprendere meglio i tuoi bisogni, le tue paure e i motivi che ti rendono difficile prendere una decisione, così da poter capire cosa davvero vuoi e cosa senti di meritare dentro una relazione. Il fatto che tu ti stia interrogando e che riconosca il tuo disagio è già un passo molto importante verso un cambiamento più consapevole.
Ciao, grazie per aver condiviso con tanta sincerità quello che stai vivendo — si percepisce quanto tu stia cercando di capire, di impegnarti, di tenere insieme le cose.

Dalle tue parole emerge però una relazione in cui ti senti svalutata, poco ascoltata, e in cui la comunicazione è basata su critiche, colpe e mancanza di empatia.
In una relazione sana, invece, dovremmo poterci sentire accolti, rispettati, supportati e ascoltati — anche nelle differenze, anche quando qualcosa non funziona.

È comprensibile che tu sia confusa: dopo ogni discussione lui sembra “tornare come se nulla fosse”, mentre tu resti carica di tensione e domande non risolte. Questo meccanismo ti porta a dubitare di te stessa, ma non è colpa tua: stai reagendo a un modello relazionale che non ti fa bene.

Ti invito a fermarti un attimo e chiederti:
- Che cosa credo di meritare in amore?
- Perché continuo a restare in un rapporto che mi fa sentire piccola e inadeguata?

Domande come queste non vanno affrontate da sole. Parlane con un* psicolog* di fiducia: potrà aiutarti a capire perché accetti di essere trattata così, a ricostruire la tua autostima e a capire se e come tutelarti emotivamente.

Meritare rispetto, dialogo e gentilezza non è un privilegio: è la base di ogni rapporto sano.

Un caro saluto,
Dott.ssa Elena Frosini.
Dott. Luca Moratti
Psicologo, Psicologo clinico
Reggio Emilia
Buongionro, ti ringrazio per aver condiviso con tanta sincerità ciò che stai vivendo. Dalle tue parole emerge una forte stanchezza, ma anche il desiderio di capire cosa sta accadendo nella vostra relazione e di non reagire solo d’impulso. Mi sembra che tu stia cercando di trovare un modo per non restare intrappolata nei conflitti, ma per capire come mai si ripetono e cosa significano per entrambi.
In una prospettiva sistemico-integrata, la coppia viene vista come un sistema fatto di interazioni, tentativi di comunicare bisogni, paure e aspettative. A volte, quando i modi di esprimersi diventano rigidi o carichi di tensione, ognuno dei partner rischia di sentirsi non visto o non ascoltato. Riflettere su questo insieme può essere un passo importante, non necessariamente per “salvare” la relazione, ma per comprendere cosa ognuno porta nel legame e cosa desidera oggi da esso.
Potrebbe essere utile trovare uno spazio di confronto di coppia, senza fretta. Anche solo un incontro individuale per chiarire i tuoi bisogni e capire se e come proporlo al tuo compagno può già essere un punto di partenza. In ogni caso, la priorità è che tu possa sentirti accolta, non giudicata, e libera di scegliere cosa fare, nei tempi che senti tuoi.
Dr. Mauro Terracciano
Psicologo, Psicologo clinico
Napoli
Gentile utente, grazie per aver condiviso la sua situazione.
Dalle sue parole emerge una convivenza in cui svalutazione, rimproveri e assenza di confronto concreto le stanno sottraendo serenità e senso di sicurezza.
Lei racconta un continuo carico emotivo e pratico non visto, insieme a umiliazioni che generano ansia, rabbia e confusione.
La sequenza “insulto → sua reazione → ritiro di lui → gesto affettuoso” crea un corto circuito che impedisce una reale riparazione.
Vale la pena interrogarsi su quali confini siano per lei non negoziabili e quale forma di rispetto e collaborazione vorrebbe trovare nella quotidianità.
Riconoscere cosa le toglie energia e cosa invece la nutre aiuta a scegliere con maggiore chiarezza, senza cedere all’impulsività del momento.
In uno spazio di lavoro si può esplorare il senso emotivo di queste dinamiche, la storia relazionale che le sostiene e le risorse a cui appoggiarsi.
Il fine è restituire orientamento e sostenere decisioni coerenti con la sua dignità affettiva, non adattamento al copione altrui.
Se lo desidera, possiamo approfondire insieme questi aspetti in un primo colloquio chiarificatore; può prenotare un appuntamento, anche online.
Per ogni eventuale approfondimento sono a sua disposizione, anche online, il primo colloquio è gratuito.
Un caro saluto,
Dott. Mauro Terracciano.
Dott.ssa Antonella Di Paola
Psicologo, Psicologo clinico
Roma
Salve, la situazione che descrive è complessa e meriterebbe di essere approfondita.
Tuttavia, dal suo racconto emergono degli elementi che suonano come campanelli d'allarme di un rapporto non paritario: il fatto che il suo partner le inveisca contro per le spese, le dica che non sa fare nulla, la paragoni a una bambina, sembrano essere delle vere e proprie aggressioni verbali e svalutazioni. Inoltre, riporta da parte del suo compagno una chiusura comunicativa (andando via o mettendosi le cuffie) e una mancanza di assunzione di responsabilità (sia nella gestione delle incombenze quotidiane, sia quando dopo una discussione fa finta di niente, sorridendo e chiedendo "mi ami?", senza affrontare i problemi alla radice).
L'inizio di una convivenza è un evento critico nel ciclo vitale, nel senso che porta la coppia da una fase di idealizzazione ad affrontare la realtà quotidiana e il confronto costante con il partner e con le proprie e altrui aspettative. Questo può portare a conflitti e discussioni, ma è fondamentale mantenere il rispetto reciproco, sulla base del quale sarà possibile stabilire in modo condiviso nuovi equilibri nella relazione, che tengano conto dei bisogni e dei desideri di entrambi.
Una relazione di coppia sana dovrebbe essere uno spazio di supporto reciproco, rispetto e libertà individuale, che arricchisce la vita di entrambi, senza annullare la propria identità.
Se invece sente un senso di frustrazione e di insicurezza, le consiglierei di rivolgersi a un professionista, anche individualmente, per esplorare i suoi vissuti e le dinamiche che si verificano nella relazione e per essere sostenuta nelle scelte e decisioni che vorrà prendere per sé.
Rimango a disposizione, anche online, per ulteriori chiarimenti.

dott.ssa Antonella Di Paola
Dott.ssa Lucrezia Lovisato
Psicologo, Psicologo clinico, Psicoterapeuta
Torino
Buonasera,
grazie per aver condiviso la tua esperienza. Quello che descrivi riguarda dinamiche di coppia complesse, in cui appaiono tensioni legate alla comunicazione, alla gestione delle responsabilità quotidiane e al riconoscimento reciproco.
È normale che la convivenza possa far emergere aspetti del rapporto che prima non erano evidenti o che non si erano manifestati con la stessa intensità.
Non si tratta di individuare “colpe” ma di riconoscere modelli di comunicazione e comportamento che non risultano funzionali al benessere della coppia. In queste situazioni, può essere utile un percorso di supporto psicologico, individuale o di coppia.
Un professionista può aiutare a osservare la situazione con maggiore chiarezza e a trovare strategie concrete per migliorare il rapporto o, se necessario, per prendere decisioni più consapevoli in merito al futuro della coppia.
Dott.ssa Andrea Beatrice Galeazzi
Psicologo, Psicologo clinico
Lonate Pozzolo
La tua storia porta tante emozioni e dinamiche intrinsecamente legate tra loro e che creano una comprensibile confusione, nonché frustrazione. Ci sono sicuramente tanti nodi da sciogliere, per permetterti di acquisire chiarezza riguardo ciò che riporti e che ti crea dubbi e nervosismo. Sicuramente un percorso terapeutico potrebbe esserti di supporto per raggiungere le consapevolezze che riporti di necessitare. Rimango a disposizione per qualsiasi informazione o chiarimento

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