Salve. Sono una ragazza di 24 anni. Dopo la mia seconda gravidanza, totalmente diversa dalla mia pri

20 risposte
Salve. Sono una ragazza di 24 anni. Dopo la mia seconda gravidanza, totalmente diversa dalla mia prima che è andata benissimo sia durante la gestazione che nel post parto, ho avuto una bruttissima ansia post parto, sicuramente dovuta dalla gravidanza che è stata davvero poco piacevole negli ultimi mesi, stavo parecchio male e vomitavo spessissimo con tante visite al pronto soccorso. È iniziata dopo 3 mesi dal parto (ho partorito a maggio 2023 e l’ansia è sbucata fuori ad agosto 2023), poiché subito dopo il parto sono stata benissimo. Per mesi ho fatto tutte le visite possibili, di ogni tipo, in quanto i sintomi erano tantissimi e insopportabili. Il mio medico di base mi ripeteva continuamente che si trattava di depressione/ansia post parto e che dovevo prendere un anti depressivo, ma io non le credevo e insistevo che non ero affatto triste ma che stavo soltanto male fisicamente. In sostanza si trattava di una fortissima ansia con attacchi di panico: ma ero totalmente contraria a prendere qualsiasi psicofarmaco, per cui iniziai ad andare da uno psicologo e anche da uno psichiatra (non conclusi nulla, lo psicologo mi faceva chiacchierare e lo psichiatra mi faceva solo fare tecniche di rilassamento, mi prescrisse pure delle gocce di iperico che non mi fecero proprio nulla). Dopo mesi di sofferenze e tantissimi soldi spesi, mi sono convinta ad ascoltare il medico, inizio la paroxetina 10mg a gennaio 2024 e piano piano mi ripresi del tutto. La presi per circa 6 mesi e poi la fermai in quanto non sentivo più il bisogno di prenderla intorno a luglio 2024. Dopo averla interrotta, sono stata 1 anno benissimo. Ero completamente tornata me stessa: e io ero felicissima in quanto mi ero messa tutto alle spalle. Mi dicevo era ansia post parto, l’hai curata ed ora puoi dimenticare quel brutto periodo. Ho vissuto 1 anno sereno, anche se ho affrontato parecchie situazione stressanti (ma sempre in piene forze!), ho affrontato il mio primo viaggio, e sono stata completamente in forma, energica, felice. A maggio di quest’anno decido di cambiare pillola anticoncezionale. Al secondo blister di pillola, intorno fine giugno, mi tornò un attacco di panico al supermercato. Pensavo fosse stata una cosa occasionale e non ci feci tanto caso, ma da allora ricomparse l’ansia giornaliera. Contatto la ginecologa in quanto leggo nel burgiardino della pillola anticoncezionale che tra gli effetti collaterali molto comuni c’è l’ansia. Per cui la tolgo. Per tutta l’estate ho cercato di gestire il tutto aspettando che i sintomi passassero da soli, sopportandoli (ormai ho imparato a riconoscere l’ansia e gli attacchi di panico, ma è chiaro che comunque si ricade nell’angoscia, nella paura, e non si ci sente bene per via dei sintomi) convinta appunto fosse colpa della pillola anticoncezionale che me la causò come effetto collaterale. Purtroppo in vano in quanto l’ansia non ha fatto altro che rimanere. Contatto il mio medico di base, le spiego il tutto e lei mi dice che non pensa possa c’entrarci molto la nuova pillola anticoncezionale, e che per lei si tratta di una ricaduta. Mi fa ricominciare con la paroxetina 10 mg, che sto assumendo dal 25 agosto (per cui da 1 settimana circa). Io stessa ho iniziato a riprenderla senza pensarci 2 volte perché ho due bimbi da accudire e non posso permettermi di non essere in piena forma h24. Ora mi chiedo, ma perché? Sono stata 1 anno meravigliosamente, nonostante tanti stress e dispiaceri, ma ero tornata la forte me stessa. Ho viaggiato, fatto tante nuove esperienze. Cose che non pensavo avrei potuto mai fare, e tutto ciò SENZA farmaco. Adesso mi sento ricaduta nel vortice. Ed è orribile perché mi rendo conto che non era una storia conclusa ma a quanto pare è un qualcosa che mi torna, e sono di nuovo sotto anti depressivo. Mi sento una fallita. È assurdo come poi è arrivato tutto così in fretta; stavo benissimo prima di quell’attacco di panico al supermercato. Mai avrei pensato ritornassi a stare male come dopo il parto. La mia domanda è: se mi farà nuovamente effetto, una volta rifermato, mi tornerà nuovamente l’ansia dopo qualche tempo? È un qualcosa con cui dovrò convivere a vita? La cosa che mi fa star più male è proprio questa, che sono stata benissimo senza anti depressivo ed ero convinta fosse acqua passata per sempre, una cosa legata strettamente agli ormoni del post parto. Grazie.
Dr. Fabio M. P. Tortorelli
Psichiatra, Psicoterapeuta
Roma
Gentilissima,

L’ansia e gli attacchi di panico iniziati ad agosto 2023, trattati con successo con paroxetina da gennaio a luglio 2024, e la nuova ricaduta a giugno 2025, dopo il cambio di pillola anticoncezionale, riflettono una vulnerabilità al disturbo d’ansia generalizzato o al panico, non necessariamente legata solo al post-parto.

La pillola può aver contribuito, poiché alcuni contraccettivi ormonali esacerbano l’ansia in soggetti predisposti, ma la sospensione senza miglioramento e la tua storia suggeriscono una ricaduta del disturbo sottostante, non solo un effetto collaterale.

La paroxetina, ripresa da una settimana, richiede almeno tre - quattro settimane per iniziare a mostrare i suoi effetti.
Non sei assolutamente una "fallita": il tuo anno senza sintomi dimostra la tua resilienza, ma i disturbi ansiosi possono ripresentarsi in periodi di stress o cambiamenti ormonali.

Non è detto che l’ansia torni dopo la sospensione, ma una terapia più lunga e ben monitorata da uno specialista esperto con cui avere un rapporto fiduciario può sicuramente aiutarla nel gestire al meglio i sintomi e migliorare notevolmente la sua qualità di Vita.

Resto a disposizione per eventuali necessità, cari saluti

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Dott.ssa Federica Di Maggio
Psicoterapeuta, Psicologo, Psicologo clinico
Palermo
Buongiorno,
grazie per aver condiviso in modo così profondo e dettagliato la sua esperienza. Le sue parole trasmettono chiaramente quanto lei abbia affrontato questo percorso con grande forza, consapevolezza e desiderio di comprendersi, oltre che di prendersi cura dei suoi figli.

Dal punto di vista sistemico-relazionale, l’ansia non viene vista semplicemente come un "problema da eliminare", ma come un segnale significativo, che racconta qualcosa di importante di sé, della propria storia e dei contesti relazionali in cui si è inseriti — famiglia, coppia, maternità, transizioni di vita.

Il passaggio dalla prima alla seconda gravidanza, così diversa e faticosa, la trasformazione del proprio ruolo come madre di due bambini, i cambiamenti corporei e ormonali, così come le aspettative verso se stessa (“devo essere sempre in forma”) sono tutte dimensioni che possono contribuire, in modo del tutto legittimo, all'emergere del sintomo ansioso. Il fatto che questo sintomo sia ricomparso in un momento di apparente equilibrio non è segno di debolezza o fallimento, ma forse di un nuovo bisogno di ascolto profondo, in un’altra fase della sua vita.

Un percorso psicoterapeutico sistemico può aiutarla a:

Dare senso all’ansia non solo come disturbo, ma come espressione di qualcosa che merita attenzione nella sua storia personale e familiare;

Esplorare come i ruoli familiari e le relazioni significative influenzano il modo in cui vive se stessa, le sue emozioni e i momenti di crisi;

Costruire nuove narrazioni di sé, più flessibili, libere dal peso di sentirsi “sbagliata” o “ricaduta”;

Riattivare le risorse che ha già dimostrato di avere, anche nel suo anno di benessere pieno.

Le ricadute non cancellano i progressi fatti: sono solo occasioni, talvolta difficili, per conoscersi meglio e forse in modo ancora più autentico.

Resto a disposizione se volesse approfondire questo tipo di lavoro o avviare un percorso di sostegno.

Un caro saluto,
DOTT.SSA DI MAGGIO FEDERICA
Psicoterapeuta a indirizzo sistemico-relazionale
Dott.ssa Livia Sterza
Psicoterapeuta, Psicologo clinico, Psicologo
Roma
Buongiorno e grazie per aver condiviso con tanta precisione quello che le è accaduto e che le sta accadendo.
È comprensibile sentirsi disorientati quando, dopo un periodo di benessere, l’ansia o il malessere emotivo tornano a farsi sentire. In questi momenti, possono emergere pensieri di fallimento o la sensazione che tutto il percorso fatto finora sia stato vano.
Ma non è così; non si tratta di “essere forti” o “deboli”, né di fallimenti: ogni esperienza ha un significato, e può diventare occasione per conoscersi più a fondo e per trovare nuove modalità di stare bene. I sintomi di cui parla — come l’ansia o il panico — sono segnali che qualcosa, dentro o intorno a noi, ha bisogno di attenzione. A volte, eventi anche piccoli o apparentemente "scollegati" possono riattivare vissuti profondi, legati alla nostra storia personale, alle nostre relazioni o ai cambiamenti di vita che stiamo attraversando. Un percorso di psicoterapia potrebbe rappresentare uno spazio per comprendere più a fondo cosa ha generato questa nuova fase di malessere, al di là del solo effetto di un farmaco o di un evento isolato; a esplorare il suo mondo interno e i contesti relazionali in cui lei vive, costruendo insieme nuove risorse per affrontare le difficoltà e rafforzare quelle che già possiede.
Resto disponibile,
un cordiale saluto
Dottoressa Livia Sterza
Dott.ssa Jessica Guidi
Psicologo, Psicoterapeuta, Analista clinico
Lucca
Cara, ti ringrazio per la tua sincerità e la chiarezza con cui racconti il tuo percorso — già questo rivela una grande forza, perché stai cercando non solo sollievo, ma anche comprensione.
Quello che descrivi è molto comune dopo una gravidanza difficile: il corpo e la psiche hanno attraversato uno stress enorme, e anche quando “sembra passato”, il sistema nervoso resta più sensibile, più reattivo a stimoli interni (cambiamenti ormonali, pillola anticoncezionale, stress quotidiani).
In psicoanalisi interpersonale guardiamo a questi episodi non come “colpe tue” o “difetti”, ma come modi in cui la tua mente segnala una vulnerabilità profonda.
La gravidanza complicata ha lasciato un’impronta di paura e impotenza.
L’ansia e gli attacchi di panico sono stati la forma che la tua psiche ha trovato per esprimere quel vissuto.
Il farmaco (paroxetina) ha certamente aiutato a riequilibrare la parte biologica, ma dentro restano memorie, tracce emotive non elaborate fino in fondo.
Ecco perché, dopo un anno di benessere, in un momento di nuovo cambiamento (pillola, estate, gestione dei bimbi, impegni), l’ansia può riemergere: non come “fallimento della cura”, ma come segno che ci sono aspetti di te che chiedono ancora ascolto.
In questo senso, la domanda “perché?” può diventare più fertile se trasformata in:
che cosa la mia ansia sta cercando di dirmi oggi?
in quali situazioni sento di non avere il controllo, come è accaduto in gravidanza?
che posto ha per me l’idea di “dover essere in forma h24 per i miei bambini”?
Spesso, il bisogno di tenere tutto sotto controllo e non mostrare fragilità amplifica l’angoscia. Non sei sola in questo: moltissime madri vivono lo stesso conflitto tra il bisogno di essere “sempre forti” e il desiderio, mai concesso, di lasciarsi accudire a loro volta.
Se vorrai, possiamo esplorare insieme queste dimensioni in un percorso personalizzato (anche online), che non si limiti a spegnere i sintomi, ma che ti dia strumenti e consapevolezza duraturi.
Cortesi saluti e un augurio
GJ
Dott.ssa Laura Francesca Bambara
Psicoterapeuta, Psicologo clinico, Psicologo
Vizzolo Predabissi
Buon pomeriggio, per capire meglio la situazione dovrei entrare di più nella problematica pre e post parto.
Sono disponibile a supportarla mediante consulenze online.
Cordiali saluti
Dott.ssa Laura Francesca Bambara
Dott.ssa Gabriella Papadia
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Palermo
Salve, non deve avere paura di assumere il farmaco, lo pensi un po' come il fertilizzante serve alle piante, aiuta il suo assetto mentale a fare pensieri più funzionali. Sarebbe meglio affiancare alla terapia farmacologica una psicoterapia fatta con costanza.
Dott.ssa Stefania Chines
Psicoterapeuta, Psicologo, Psicologo clinico
Messina
Gentile utente,
Le ricadute purtroppo esistono, talvolta ci fanno sentire anche peggio dei primi episodi, soprattutto quando vi sono delle aspettative molto alte, del tipo: "ora che l'ho superata non tornerà più". L'ansia e gli attacchi di panico a volte tornano, ma questo non deve in alcun modo farle pensare che lei sia una fallita. Il farmaco farà effetto, ma le consiglio di iniziare un percorso psicoterapico a orientamento cognitivo comportamentale, in quanto è un trattamento altamente efficace per ansia e panico e le consentirà di acquisire nuove risorse e poter fronteggiare la problematica e interrompere (sempre gradualmente e sempre sotto la guida di uno psichiatra) il trattamento farmacologico.
Resto a sua disposizione anche online.

Cordiali saluti.

Dott.ssa Stefania Chines
Dott.ssa Cinzia Pirrotta
Psicoterapeuta, Psicologo, Psicologo clinico
Bruino
Gentile signora,
capisco bene la sua preoccupazione: dopo un periodo di benessere, la ricomparsa dell’ansia può far sentire smarrite e deluse. Non è però un fallimento, ma il segnale che c’è una certa vulnerabilità che può riattivarsi in momenti di cambiamento o stress.
Il fatto che in passato sia riuscita a stare bene a lungo, e che abbia risposto positivamente alla terapia, è molto incoraggiante: significa che l’ansia può essere tenuta sotto controllo e che non è una condanna a vita. Spesso è utile combinare la terapia farmacologica con un supporto psicologico mirato, così da ridurre il rischio di nuove ricadute.
Non è sola: con il giusto accompagnamento potrà ritrovare stabilità e serenità.
Un caro saluto!
Dott.ssa Cinzia Pirrotta
Dott.ssa Valeria Randisi
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Casalecchio di Reno
Buonasera, intanto lei non è una fallita e non si deve per forza convivere con una forza oscura che compare improvvisamente. Ciò che le è accaduto non è insolito, perchè lei con il farmaco ha curato la sintomatologia. Mi dispiace che la cura con lo psicologo e lo psichiatra non sia andata bene, probabilmente non ha trovato l'approccio adatto a lei. Ciò che succede è che le cause di un malessere rimangono all'interno del cervello e vengono stimolati da segni inconsapevoli esterni o interni, riattivando il suo malessere. Si documenti sulla terapia EMDR , il mio suggerimento è di intraprendere un percorso di questo tipo.
Cordiali saluti
Dott.ssa Valeria Randisi
Dott. Francesco Paolo Coppola
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Napoli
Buongiorno, nella tua lettera racconti che dopo la seconda gravidanza — così diversa dalla prima — hai vissuto una forte ansia, attacchi di panico e una sensazione di non riconoscerti più. La tua domanda è se questa condizione sia una depressione post partum o qualcosa di diverso.
mente, i casi post partum possono manifestarsi in due modi principali:
con tristezza profonda, senso di vuoto e perdita di piacere (depressione post partum),
oppure con ansia intensa, agitazione fisica, attacchi di panico e paura di perdere il controllo (disturbo d’ansia post partum).
Dal tuo racconto emerge che non ti sentivi depressa, ma sopraffatta dall’ansia, e che i sintomi hanno risposto alla paroxetina. Questo fa pensare a una componente ansiosa più che depressiva, anche se la distinzione va sempre approfondita con uno psichiatra, che resta il riferimento per valutare e modulare la terapia farmacologica.
L’ansia non è un “fallimento” né un nemico nascosto pronto a colpirti: è piuttosto il linguaggio con cui corpo e mente ti chiedono attenzione. Per questo, oltre al supporto medico, è importante riorganizzare la vita quotidiana:
non restare sola, trovati una persona che ti aiuti,
porta la vita fuori, vai in un parco la mattina con la bambina,
concediti attività che ti piacciono e ridai respiro alle tue giornate,
affianca a tutto questo una terapia di sostegno, anche online, che ti aiuti a osservare meglio i pensieri e a non lasciarti travolgere.
Ricorda: una mamma che si prende cura di sé è già una mamma che sta dando moltissimo ai suoi figli. Non è debolezza, è forza e amore. Dott. Francesco Paolo Coppola
Dott.ssa Giulia Solinas
Psicologo, Psicoterapeuta
Quartu Sant'Elena
buongiorno, il nostro corpo non sempre manifesta sintomi e malessere nel momento preciso in cui siamo sottoposti a forti stress per cui le crisi di ansia e panico si sono manifestate probabilmente in un momento differente. L'ansia di tratto è forse un elemento che le appartiene ma gli eventi della vita sono un altro aspetto da tenere in forte considerazione. Avere la consapevolezza di un disturbo dell'umore è un primo passo per prendersi cura dui sè perchè i sontomi pervadono tutti gli aspetti della nostra vita e credo che nel ruolo di madre di due bimbi ritrovi anche la motivazione allo stare bene. L'assunzione di un farmaco che aiuta a mantenere un buon tono dell'umore non rappresenta un ostacolo ma un punto di forza ( i farmaci danno una risposta specifica sulla persona e non sempre è facile trovare cosa vada bene ) in quanto a lei ha dato la risposta migliore. Cio che appare importante e che lei pensi ad ora, senza rimuginare su cosa è accaduto nel passato nè sportarsi nel futuro in quanto a noi non è dato conoscere cosa dovrà accadere. Un approccio alla vita molto efficace risulta vivere la giornata con cio che c'è senza caricarsi di incognite verso il futuro nè rimuginare in cio che è già avvenuto. Forse la colpisce il fatto che per un tempo sia stata bene senza il farmaco e cio è dovuto a situazioni in cui il suo livello di allerta si manteneva abbastanza basso. Siamo portati a trattare gli psicofarmaci come differenti rispetto agli altri che introduciamo per i " malanni" del corpo questo è un retaggio culturale che ci imbriglia nel considerarli " alieni, diversi". Il nostro cervello è una struttura che funziona con i suoi giusti mediatori chimici e a volte per fattori legati ad una predisposizione individuale e unita a stress legati a situazioni di vita ecco che questi non vengono prodotti nella misura giusta. I farmaci sono proprio questo, apportano cio che fisiologicamente il nostro corpo in quel momento non stà producendo. Sia fiduciosa che così come nel passato è stata bene anche oggi puo riprendere quel benessere.
Dott. Matteo Mossini
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Parma
Al di là del fatto che dubito che la pillola non c'entri proprio nulla, vista la concomitanza e visto anche che viene proprio indicata tra gli effetti collaterali, le suggerirei di riprendere una terapia psicologica per farsi affiancare in questa fase delicata. Probabilmente siamo in una situazione in cui predisposizioni biologiche si mescolano a cause psicologiche. Stando meglio grazie al farmaco dovrebbe riuscire a lavorare su queste ultime.
Dott. Salvatore Augello
Psicologo, Psicologo clinico, Psicoterapeuta
Palermo
Salve, mi dispiace per il malessere che vive attualmente. Sembra come se non riuscisse a trovare la causa scatenante l'ansia. Negli episodi da lei descritti la riconduce ad uno stato fisico o ad un farmaco ma evidentemente c'è qualcosa nella sua vita che le mette paura e che sembra completamente ignorare. Per questo è importante iniziare un percorso di psicoterapia. I terapeuti non sono tutti uguali, affrontare un nuovo percorso con un altro professionista le può essere di aiuto.
Cordiali saluti
Dott.ssa Michela Testa
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Cardito
La nascita di un figlio mette in discussione ogni donna: ciò che eravamo prima e non potrà più essere, il legame che da bambina si è istaurato con la propria madre che rimane pur sempre una forma di modello interiorizzato, ciò che vorremo essere. Momenti così stravolgenti riattivano una serie di questioni psichiche rimaste sopite, sulle quale probabilmente non ci si è mai soffermata a pensare. L'utilizzo del farmaco può essere certamente utile nel breve termine ma, in alcuni casi, è come nascondere la polvere sotto il tappeto: all'inizio non si vede nulla eppure la polvere è sempre lì e prima o poi fuoriesce.
Mi rendo conto che, di primo acchito, la psicoterapia può risultare una semplice chiacchierata a discapito di qualcosa che ha un'efficacia immediata, eppure è ciò che le permetterebbe di non voltare lo sguardo dall'altra parte e affrontare le questioni che ritornano, in forme diverse, camuffate, ma pur sempre lì finchè non ci sarà un tempo e uno spazio in cui occuparsene.
Proprio il suo essere una giovane donna, madre di due bambini, è un valore aggiunto a prendersi cura di sè ed intraprendere un percorso psicoanalitico che vada nel profondo e la aiuti a comprendere cosa si cela dietro "l'ansia".
Dott. Francesco Damiano Logiudice
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Roma
Salve, mi spiace molto per la situazione che descrive poichè comprendo il disagio che può sperimentare e quanto sia impattante sulla sua vita quotidiana. Ritengo fondamentale che lei possa richiedere un consulto psicologico al fine di esplorare la situazione con ulteriori dettagli, elaborare pensieri e vissuti emotivi connessi e trovare strategie utili per fronteggiare i momenti particolarmente problematici onde evitare che la situazione possa irrigidirsi ulteriormente.
Credo che un consulto con un terapeuta cognitivo comportamentale possa aiutarla ad identificare quei pensieri rigidi, disfunzionali e maladattivi che le impediscono il benessere desiderato mantenendo la sofferenza in atto e possa soprattutto aiutarla a parlare con se stessa utilizzando parole più costruttive.
Credo che anche un approccio EMDR possa esserle utile al fine di rielaborare il materiale traumatico connesso ad eventi del passato che possono aver contribuito alla genesi della sofferenza attuale.
Resto a disposizione, anche online.
Cordialmente, dott FDL
Dott.ssa Silvia Parisi
Psicoterapeuta, Psicologo, Sessuologo
Torino
Cara,

quello che descrivi è un percorso molto intenso e faticoso, che dimostra quanto tu abbia già messo in campo forza e risorse personali per affrontare la tua ansia. È importante sottolineare che non sei affatto una “fallita”: avere una ricaduta non significa non aver fatto progressi, ma piuttosto che il tuo corpo e la tua mente ti stanno segnalando il bisogno di ulteriore supporto e continuità nelle cure.

L’ansia post parto, così come i disturbi d’ansia in generale, possono avere un decorso altalenante: ci sono periodi di benessere e periodi di ricaduta, soprattutto in momenti di cambiamento fisico o ormonale, come nel tuo caso con la pillola anticoncezionale. Questo non significa che sarà sempre così, ma che è necessario imparare a conoscere meglio il funzionamento della tua ansia, gestirla con strategie mirate e, quando serve, supportarla con una terapia farmacologica.

Gli antidepressivi non sono una “condanna a vita”: spesso si usano per periodi medio-lunghi, poi si possono sospendere con gradualità e sotto supervisione medica. Alcune persone, dopo uno o più episodi, imparano a riconoscere i segnali precoci e a gestirli con un percorso psicoterapeutico, che diventa un vero strumento di prevenzione delle ricadute.

Il punto centrale è che non sei sola: non si tratta di una tua debolezza personale, ma di un disturbo che può essere trattato con un approccio integrato (farmaco e psicoterapia). Questo ti permette non solo di stare meglio nel presente, ma anche di costruire strumenti per affrontare eventuali ricadute future con maggiore sicurezza.

Sarebbe utile e consigliato per approfondire la tua situazione e costruire insieme un percorso personalizzato rivolgersi ad uno specialista.

Dottoressa Silvia Parisi
Psicologa Psicoterapeuta Sessuologa
Dott.ssa Sandra Petralli
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Pontedera
Salve,l’ansia post partum può rappresentare il primo episodio manifesto di una vulnerabilità sottostante, che in alcuni casi si può riattivare in presenza di nuovi fattori scatenanti, come può esserlo stato un cambiamento ormonale o un accumulo di stress. In psicoterapia umanistica, si lavora molto sul significato che attribuiamo alle ricadute, aiutando la persona a non viverle come fallimenti ma come segnali, spesso complessi, che meritano ascolto e accoglienza.
Il fatto che sia riuscita a stare bene per un anno intero senza farmaci, affrontando anche situazioni sfidanti, conferma che ha sviluppato importanti risorse personali. Tuttavia, l’ansia può essere ciclica, e non necessariamente questo significa che sarà sempre così o che dovrà assumere farmaci per tutta la vita. La domanda da porsi oggi non è tanto “tornerà?” ma “cosa può aiutarmi ad affrontare meglio questi momenti, a prevenirli e a rinforzarmi?”.
Un percorso di psicoterapia integrato, ad esempio con EMDR o Mindfulness, può aiutarla a elaborare le paure legate al controllo, al senso di colpa e al bisogno di essere sempre forte. Anche il corpo, con l’analisi bioenergetica, può diventare uno spazio di contenimento e riconnessione per regolare l’ansia in modo più profondo.
Ritornare temporaneamente all’uso del farmaco, sotto indicazione medica, non è un passo indietro, ma un sostegno in un momento delicato. La continuità tra corpo, mente e ormoni è reale, ma non sempre lineare. Saluti, dott.ssa Sandra Petralli
Dott. Diego Ferrara
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Quarto
Buongiorno,

dagli attacchi di panico è possibile guarire attraverso l'ausilio integrato di psicoterapia e farmacoterapia. Oltre alla cura farmacologica riprenda la psicoterapia, vedrà che con il tempo potrà guardare ad un benessere più a lungo termine.

Cordiali Saluti
Dott. Diego Ferrara
Dott. Fabio Romano
Psicoterapeuta, Psicologo, Psicologo clinico
Ferrara
Buonasera! Sembra triste, sfiduciata, arrabbiata. Considerato i limiti del contesto e dello strumento, proverò a fornire un piccolo contributo di pensiero. La seconda gravidanza sembra essere stato l’evento (il fatto reale) che ha provocato una reazione “emotiva”. L’ansia ha fatto breccia per irrompere con tutta la sua forza. Mi sono chiesto che senso avesse e cosa cercasse di comunicare. L’ansia non è un’estranea, ma ci appartiene e porta con sé parti del mondo interno che, forse, non si sono mai sentite accolte. Certo che è arrabbiata, sta soffrendo e questo rappresenta un serio ostacolo nel quotidiano. Occuparsi di due bambini, del compagno, di sé stessa. La famiglia e i figli sono un’esperienza che dona profondità all’esistenza, ma è anche faticosa e potrebbe averla indotta inconsciamente a rivedere desideri, progetti, l’immagine di sé come donna e come femmina. Questa crisi potrebbe anche rivelarsi come un’occasione proprio per accogliere e dare voce ad aspetti di sé che finora sono stati tenuti a bada da “la forte me stessa”, ma non può fare da sola. Riconoscere di aver bisogno di aiuto, accettare una dipendenza (buona) dal/dalla terapeuta, può produrre la sensazione di perdere il controllo, di essere finiti in una trappola dalla quale non si riuscirà più a liberarsi. Sembra essere quello che ha cercato di evitare, resistendo al farmaco, interrompendo il percorso intrapreso con lo psicologo e lo psichiatra, sospendendo la farmacoterapia dopo qualche mese. Una precisazione andrebbe fatta anche sul significato del termine “guarigione”. Guarire è una parola delicata. Dietro questo verbo si possono nascondere problemi, pericoli, illusioni. Purtroppo, da una malattia seria, specie se della psiche, non si guarisce. Bisogna diffidare di chi promette il pieno recupero del precedente stato di salute. Allora, perché curarsi e intraprendere un percorso lungo, impegnativo e costoso come la psicoterapia? La buona notizia è che se non si guarisce, almeno si cambia, si cresce, si impara a tollerare i propri limiti, ad accettare la fragilità. Si diventa più umani, più autentici, più sé stessi. Non è affatto poco. Credo che un lavoro complesso, delicato e preciso (la necessità del farmaco sarà da valutare con uno/una psichiatra) le permetterà di recuperare la serenità che merita e acquisire gli strumenti per fare fronte ad eventuali future difficoltà. Farà male, ma è possibile. Spero di averle dato l'occasione per pensare a quanto le sta accadendo da un punto di vista più intimo, personale, profondo. In bocca al lupo per tutto
Dott.ssa Cristina Sinno
Psicoterapeuta, Psicologo, Psicologo clinico
Napoli
Buongiorno, quello che racconta restituisce con molta lucidità la fatica e la frustrazione che sta vivendo. Dopo aver affrontato un percorso difficile, con coraggio e determinazione, è naturale che questa ricaduta la faccia sentire smarrita, quasi tradita dal suo stesso corpo e dalla propria mente.
Ma non è un fallimento. L’ansia non è segno di debolezza né qualcosa che definisce chi siamo: è un segnale, una risposta interna che può tornare in momenti particolarmente sensibili, anche se esteriormente sembra andare tutto bene.
Spesso, quando si è attraversato un periodo molto duro (come l’ansia post parto), anche un piccolo evento può riattivare quel “vissuto antico”. Ma questo non significa che si tornerà sempre allo stesso punto, né che sarà sempre così. È possibile, attraverso un lavoro terapeutico, capire più a fondo da dove nasce quest’ansia e che significato ha per lei oggi.
Se sente il bisogno di esplorare tutto questo in uno spazio sicuro e rispettoso, sono disponibile ad accompagnarla in questo percorso. Per qualsiasi domanda non esiti a contattarmi, sono disponibile anche per terapie online. Un caro saluto, d.ssa Cristina Sinno

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