Salve. Sono un ragazzo di 23 anni che da ormai dieci mesi sta attraversando un periodo non particola

23 risposte
Salve. Sono un ragazzo di 23 anni che da ormai dieci mesi sta attraversando un periodo non particolarmente felice avendo trascorso un periodo con attacchi di panico e ansia. Sono in cura sia da uno psichiatra che da uno psicologo. Allora, riconosco che la terapia psicologica mi è stata molto utile per quanto riguarda i problemi legati ad ansia e attacchi di panico, tuttavia, ho dei sospetti molto forti riguardo una possibile forma di adhd in parte riconosciuta anche dal terapeuta che però alla quale non sembra voler dare importanza perché la sua idea è che l'adhd nell' adulto sia una cosa nuova, uscita da poco e dietro la quale ci sia tanto marketing. Diciamo che c'è un po' di scontro perché io vorrei fare il test e ricevere una diagnosi. Anche lo psichiatra non tiene minimamente in considerazione la cosa perché,testuali parole, "è stato nell' infanzia al massimo". La cura farmacologica non funziona, la paroxetina nonostante le mie lamentele perché sono mesi che dico che mi porti praticamente solo effetti collaterali, non vengono ascoltate e in generale non mi sento più ascoltato facendo ricadere la cosa in uno schema di pensiero ossessivo legato al rimuginio (esclusa la presenza di disturbi ossessivi dalla terapeuta). È da quando sono piccolo che ho parecchi sintomi di adhd che non sto qui ad elencare e nonostante io creda che nella maggior parte dei casi l'autodiagnosi non sia assolutamente una cosa corretta, però questo lo sento diverso, sono forti sospetti che hanno forti basi perché comunque io sono me stesso da 23 anni 7su7 H24 e può anche essere il motivo per la quale la cura farmacologica non funziona come dovrebbe e anche alcune cose riguardo la psicoterapia neanche hanno il loro effetto perché, puramente per logica, un cervello neurodivergente non può essere trattato come un cervello neurotipico. Cosa mi consigliate di fare? Scusate la lunghezza
Dott. Francesco Damiano Logiudice
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Roma
Salve mi dispiace molto per la situazione che descrive perché posso comprendere il disagio connesso alla situazione.fossi in lei cercherei meglio di Farmi spiegare perché un deficit dell’attenzione o dell’iperattività possa o non possa avere un impatto anche sull’età adulta perché, se sussistesse la diagnosi, è ovvio che gli effetti possono ripercuotersi anche nell’età adulta. Sappiamo bene oggi quanti ADHD non siano stati correttamente del musicati nell’infanzia e poi molto spesso arrivano in consultazione presentando tutti quelli che sono i sintomi del disturbo a meno che non ci siano delle condizioni che magari il suo psicologo Ed il suo psichiatra tengono in considerazione rispetto al suo quadro clinico che vanno in differenziale rispetto all’ADHD.cercherei quindi di farmi spiegare meglio la situazione per capirla più dettagliatamente.
Cordialmente, dott FDL

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Dr. Marco Cenci
Psicologo, Psicologo clinico
Brescia
Buongiorno, se Lei ritiene importante ricevere una diagnosi è fondamentale che lo comunichi al suo terapeuta ed al suo psichiatra. Le consiglio, inoltre, di comunicargli come mai la riterrebbe così importante, in modo che la cosa possa essere uno spunto da utilizzare nell'esplorazione del suo mondo interiore.
Dott. Marco Cenci
Dott. Francesco Conti
Psicologo, Psicologo clinico
San Lazzaro di Savena
Buonasera, se ritiene utile effettuare una valutazione per l'ADHD nessuno può dirle di no. Mi sembra di capire che per lei sia importante dare un nome ai vissuti e i problemi che ha affrontato in passato e sta affrontando tutt'ora. Sicuramente può essere utile trattare questo tema con i professionisti che la stanno seguendo, in particolare ragionare su cosa se ne farebbe di una diagnosi del genere. Posso però dirle che non c'è un trattamento differente o un protocollo di psicoterapia specifico per chi è neurodivergente. L'esplorazione dei suoi sintomi, del loro significato e del loro trattamento coinvolge comunque la sua storia soggettività. Sperando di esserle stato d'aiuto, rimango a disposizione. Un saluto.
Dott.ssa Alessia D'Angelo
Psicologo, Psicologo clinico, Psicoterapeuta
Milano
Caro utente, la prima cosa che mi sento di chiederle e come mai per lei sarebbe così importate avere una diagnosi certificata? Lei si riconosce in molte delle caratteristiche preseti nella diagnosi dell'ADHD, ma oggi questo come l'aiuterebbe? Fermo restando che lei può chiedere una valutazione presso un centro certificato per la diagnosi dell'ADHD negli adulti. Riflettere sul perchè un etichetta è per lei importante, dice qualcosa su di lei. Condivida con i suoi curanti inoltre che non si sente in questo momento accolto. Perchè i suoi vissuti sono importanti in un percorso. Rimango a sua disposizione Cordialmente Dott.ssa Alessia D'Angelo
Dott.ssa Giorgiana Figus
Psicologo, Psicologo clinico, Neuropsicologo
Albano Sant'Alessandro
Se chiedi aiuto, dai fiducia. A buona ragione nessuno dei due specialista ha motivo di non agevolarla. Si confidi e chieda apertamente quello che ritiene necessario alla sua salute mentale.
Dott.ssa Roberta Sarlo
Psicologo, Psicologo clinico
Milano
Gentile utente, comprendo il suo senso di frustrazione ma mi chiedo come mai sia per lei così importante ricevere una diagnosi ufficiale dal momento che questa non cambierebbe nulla nella sua vita e di certo non direbbe nulla in più rispetto a chi è lei. Probabilmente il suo psicoterapeuta ritiene che non le sia utile e pertanto lo sconsiglia. Tuttavia non sottovaluterei la sua urgenza di ottenere questa risposta, potrebbe essere uno spunto di riflessione ulteriore su di lei e i suoi bisogni se condivisa e approfondita in terapia. Faccia presente i suoi vissuti e i suoi dubbi circa la cura ai suoi curanti in modo da aprire un dialogo costruttivo con loro. Le auguro di ritrovare presto la serenità, un saluto!
Dott.ssa Viviana Bisogni
Psicologo, Psicologo clinico
Castellammare di Stabia
Caro utente, dalle sue parole emerge una necessità di avere una diagnosi, o un'etichetta? La invito ad esplorare questa sua necessità con i professionisti che la seguono, anche in merito al fatto che non si sente ascoltato nella richiesta che porta.
Ad ognu modo ci sono centri specializzati a cui lei può rivolgersi per una tale diagnosi, ha pensato a cosa le servirebbe?
Dott.ssa Beatrice Taveggia
Psicoterapeuta, Psicologo, Psicologo clinico
Arese
Buongiorno gentile utente, mi dispiace per la situazione che sta passando.
Purtroppo c’è ancora molta poca conoscenza rispetto ad ADHD nell’adulto, sia tra gli psichiatri che tra gli psicologi. Sono molto d’accordo anche per quanto riguarda la questione terapia adeguata per ogni specificità.
Potrebbe procedere ad effettuare dei test presso un centro specializzato. Se dovesse aver bisogno di contatti, mi scriva senza impegno.
Rimango a disposizione e Le auguro una buona giornata
Dott.ssa Beatrice Taveggia
Dott. Daniele Rinaldi
Psicologo, Psicologo clinico
Rimini
Carissimo, capisco la frustrazione e il senso di solitudine derivanti dalla percezione di non essere ascoltato e capito. Certamente non deve essere facile continuare una terapia che non sembra dare risultati apprezzabili da diverso tempo, a maggior ragione se quando lo rende noto viene sminuito dai professionisti che la seguono. La invito però a domandarsi sinceramente quale sia per lei l'importanza di avere una conferma nella sua diagnosi di ADHD, cosa significa per lei, a prescindere dalla sua decisione di sottoporsi ai vari test o meno.
Dott.ssa Roberta Croatti
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Santarcangelo di Romagna
Buongiorno, lei ha bisogno di un sostegno sia psicologico che farmacologico. Ne parli con il suo medico e chieda indicazioni sul percorso da intraprendere. Sia fiducioso, il suo disagio si può superare.
Dott.ssa Maria Zaupa
Psicologo clinico, Psicoterapeuta, Psicologo
Vicenza
Buongiorno, posso immaginare l'ansia legata all'assenza di diagnosi tuttavia vi sono alcuni aspetti del suo racconto e del suo descriversi che approfondirei. Le posso suggerire di approfondire con il/la sua terapeuta e con il suo psichiatra e chiedere loro un ritorno rispetto a quello che rilevano dai colloqui. Un caro saluto e a disposizione anche on line. Maria dr. Zaupa
Dott. Fabio Romano
Psicoterapeuta, Psicologo, Psicologo clinico
Ferrara
Buonasera! Il Suo "sfogo" sembra farsi strada con forza, come se a guidarlo fosse l'esperienza che per essere ascoltato dovrà sgomitare. "Sono me stesso da 23 anni 7su7 H24 e può anche essere il motivo per il quale la cura farmacologica non funziona come dovrebbe e anche alcune cose riguardo la psicoterapia" quasi come a dire che nessuno meglio di Lei possa conoscerla e riconoscerla. Immagino che tutto ciò si possa tradurre in un profondo senso di solitudine, che potrebbe anche avere radici profonde. Forse, un'occasione unica e preziosa per Lei. In bocca al lupo
Dott.ssa Ilaria Peppoloni
Psicologo, Psicologo clinico, Professional counselor
Ancona
Mi dispiace sentire che sta attraversando un periodo così difficile. È importante prendere sul serio i suoi sentimenti e le sue preoccupazioni riguardo alla sua salute mentale.
Se il suo attuale psichiatra e psicologo non stanno ascoltando le sue preoccupazioni, potrebbe valutare la possibilità di cercare una seconda opinione. Un altro punto di vista potrebbe portare nuove prospettive. Ne parli con il suo psicologo e il suo psichiatra, chieda loro se possono consigliarle un professionista specializzato nell'ADHD negli adulti, che abbia esperienza nella diagnosi e nel trattamento dell'ADHD nell'età adulta.
È importante comunicare apertamente con i suoi terapisti. Esprima i suoi sentimenti e preoccupazioni in modo chiaro e assertivo. La comunicazione aperta può aiutare a stabilire una relazione di fiducia.
Ricordi che ognuno di noi è un individuo unico e tutte le esperienze sono valide. Continui a cercare il supporto che merita e non smetta di lottare per il suo benessere mentale.
In situazioni come questa, è fondamentale ascoltare attentamente i nostri sentimenti e le nostre intuizioni. Se ha forti sospetti riguardo all'ADHD e sente che i suoi sintomi non sono adeguatamente affrontati non lo sottovaluti.
Non esiti a fidarsi del suo istinto e a cercare professionisti che si adattino al suo modo unico di affrontare la vita. Il suo benessere è la priorità principale, quindi cerchi persone che la supportino in questo viaggio, ascoltino le sue preoccupazioni e collaborino con lei per trovare le soluzioni più efficaci. Cerchi un terapeuta che la ascolti veramente e che sia disposto a esplorare tutte le opzioni di trattamento possibili, inclusa la valutazione per l'ADHD.
Dott.ssa Doris Cisternino
Psicologo, Psicologo clinico
Milano
Caro, dalle sue parole emerge preponderante il bisogno di sentirsi ascoltato e di trovare risposte ai suoi dubbi. Sicuramente la prima cosa su cui si dovrebbe lavorare è sul tema del significato associato a ricevere una diagnosi. Le classificazioni diagnostiche hanno una funzione importante al fine di individuare il trattamento e la terapia più appropriata ai singoli casi. Dal momento che ha due figure professionali di riferimento con specifiche competenze, sarebbe il caso di riflettere con loro su questi temi e lavorare sulla fiducia relazionale instaurata con loro. La fiducia reciproca, infatti, in queste particolari relazioni di cura è fondamentale per il buon esito dell'intervento. Un caro saluto, Dott.ssa Doris Cisternino
Dott.ssa Aurora D'Autilia
Psicologo, Psicologo clinico
Martano
Buongiorno, percepisco dalle sue parole un senso di malessere e un grande bisogno di essere ascoltato e compreso. Parto dal dire che l'AHDH ha esordio in età evolutiva perché è un disturbo del neurosviluppo ma non scompare in età adulta, in quanto è una modalità di funzionamento determinata da caratteristiche neurobiologiche. L’ADHD riguarda anche gli adulti, indipendentemente dal fatto che sia stata diagnosticata o meno durante l’infanzia. Purtroppo non è raro che l’ADHD negli adulti non venga diagnosticata e trattata. Spesso in età adulta non viene riconosciuta in quanto l'ADHD viene associata al bambino iperattivo o distratto non tenendo però conto che in età adulta tale difficoltà tende a manifestarsi con sintomatologia differente. Quell'iperattività "fisica" che si nota nei bambini, con importanti ripercussioni anche scolastiche e/o comportamentali, in età adulta spesso diventa un'iperattività "interiore" e si manifesta anche con sintomatologia ansiosa e depressiva. I potenziali effetti dell’ADHD non trattata in età adulta, compreso il modo in cui può influire su aree importanti della vita di una persona, possono contribuire ad una serie di complicazioni. Questi sintomi vengono spesso etichettati o diagnosticati erroneamente solo come ansia o depressione poiché le persone con ADHD generalmente presentano anche questi disturbi; dunque una diagnosi errata o insufficiente implica un trattamento che non porterà miglioramenti nella vita del paziente. Gli adulti che convivono con ADHD non trattata utilizzano varie strategie per nascondere o compensare le difficoltà. A mio avviso è comprensibile che Lei voglia dare un "etichetta" a queste sue difficoltà, pertanto Le consiglio di rivolgersi ad un professionista che si occupa di AHDH in età adulta, fare una valutazione e intraprendere eventualmente un percorso mirato. Resto a disposizione per eventuali chiarimenti. Un caro saluto, Dott.ssa Aurora D'Autilia.
Dott.ssa Veronica Vanerio
Psicologo, Psicoterapeuta
Vaprio d'Adda
Buongiorno, si comprende quanto per lei sia importante dare una risposta ai suoi sospetti. Immagino, però, che nel suo percorso di vita abbia adottato delle buone strategie che le hanno consentito di arrivare fino ad oggi senza un'etichetta. Quindi, mi chiedo come mai abbia un bisogno così forte di ottenere una diagnosi. Questo potrebbe essere un tema da approfondire con gli specialisti che la stanno seguendo.
Ad ogni modo, se volesse approfondire il tema, potrebbe rivolgersi ai Servizi del suo territorio che si occupano di valutazioni in età adulta.
Mi auguro possa ottenere le sue risposte.
Un caro saluto. Veronica Vanerio
Dott. Sergio Borrelli
Psicologo, Psicologo clinico
Tradate
Buongiorno. Lei sembra comunicare rabbia: un tema da trattare con i suoi curanti in modo esplicito.
Dott.ssa Virginia Mancori
Psicologo, Psicologo clinico
Roma
Gentile utente, innanzitutto grazie la condivisione. La sua frustrazione è comprensibile ed è importante che questa venga affrontata con i professionisti con cui ha intrapreso il suo percorso. Così come è importante capire con loro il bisogno che sente di ricevere una diagnosi, quale significato ha per lei. Condivida anche il non sentirsi accolto in questa sua necessità al fine di costruire un dialogo aperto e costruttivo con loro. Le auguro il meglio e resto a disposizione. Cordialmente, Dott.ssa Virginia Mancori
Dott.ssa Francesca Gottofredi
Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Bologna
Capisco le tue preoccupazioni riguardo a una possibile diagnosi di ADHD e l'importanza di sentirsi ascoltati dai professionisti. Potrebbe essere utile cercare una seconda opinione da uno specialista che abbia esperienza nell'ADHD nell'adulto. Puoi discutere le tue preoccupazioni con il tuo psicologo, esprimendo la tua necessità di esplorare questa possibilità in modo più approfondito. Una valutazione accurata potrebbe fornire una migliore comprensione delle tue sfide e guidare il piano di trattamento adeguato.

Rimango a disposizione per ulteriori informazioni o chiarimenti.

Dott.ssa Francesca Gottofredi
Dott.ssa Carla Fortuna Borrelli
Psicologo clinico, Psicologo
Avezzano
Buongiorno, i sintomi chiave dell'ADHD sono i seguenti: disattenzione, iperattività, impulsività. Devono essere presenti prima dei 7 anni. Tuttavia nel caso in cui tali sintomi non stati attenzionati da piccoli, è probabile che tali sintomi si sono evoluti nel corso del tempo in base alle caratteristiche della personalità , all'ambiente circostante ,alle dinamiche familiari ed ecc. Le consiglio di rivolgersi ad un centro clinico al fine di fare chiarezza.
Dott. Andrea Alberti
Psicologo, Psicologo clinico
Forlì
Buongiorno, mi dispiace per il difficile periodo che sta passando. Posso cercare di riflettere sui vissuti che riporta prevalentemente per quanto riguarda il suo percorso di psicoterapia. Credo che sia importante che lei possa far presente al suo terapeuta di non sentirsi ascoltato a volte, questi momenti di divergenza tra paziente e terapeuta possono essere molto importanti e rappresentano a volte dei punti di svolta nel percorso. Penso che confrontandovi sull’importanza che ha per lei la possibilità di avere una diagnosi di ADHD potrebbe trovare degli spunti di riflessione utili. Tuttavia penso che il percorso che sta facendo con il suo terapeuta sia incentrato maggiormente sulle sue specificità e unicità rispetto alle eventuali differenze tra un cervello neurotipico o neurodivergente.
Un saluto, Dott. Andrea Alberti
Dott. Giorgio De Giorgi
Psicologo, Psicologo clinico
Bologna
Gentile,

La sua domanda mi fa riflettere sul concetto di "essere ascoltato", che sembra essere al centro della sua esperienza. Quando sente di non essere compreso, come reagisce? È interessante notare come una "diagnosi" possa sembrare una chiave per ottenere quella comprensione e validazione che forse sta cercando. Ma, più di questo, la vera domanda è: *come potrebbe esplorare la sua esperienza senza dover necessariamente incasellarla in un'etichetta?* Magari, riuscire a mettere insieme i pezzi della sua storia da una prospettiva diversa potrebbe essere il primo passo per capire cosa davvero risuona con il suo modo di essere, al di là delle etichette e dei trattamenti.
Come si sentirebbe se provasse a mettere in discussione alcune delle convinzioni che ha sull’ADHD e scoprisse qualcosa di nuovo su sé stesso, partendo da quello che vive ogni giorno?

Un caro saluto.

Dr. Giorgio De Giorgi
Dott. Andrea Boggero
Psicologo, Psicologo clinico
Genova
Salve, la ringrazio per aver condiviso in modo così dettagliato e sincero la sua esperienza, che trasmette bene quanto stia vivendo con fatica e quanto senta forte il bisogno di essere compreso e ascoltato. È evidente che lei abbia già messo in campo molte risorse, intraprendendo un percorso con uno psichiatra e uno psicologo, e che stia cercando con impegno di capire a fondo la sua situazione. Questo desiderio di chiarezza è un aspetto importante, perché spesso la consapevolezza rappresenta un primo passo concreto verso il cambiamento. Le sue parole mostrano la frustrazione che può nascere quando ci si percepisce non sufficientemente considerati nei propri dubbi o sospetti, specialmente su un tema come l’ADHD nell’adulto che, effettivamente, è diventato oggetto di maggiore attenzione solo negli ultimi anni. È vero che la letteratura scientifica riconosce oggi con maggiore chiarezza come l’ADHD non sia un disturbo limitato all’infanzia, ma possa continuare a manifestarsi, con caratteristiche specifiche, anche in età adulta. È altrettanto vero che, a volte, non tutti i professionisti hanno la stessa apertura o formazione per integrare queste conoscenze più recenti nella pratica clinica. Questo però non significa che i suoi dubbi non abbiano valore o che non meritino di essere esplorati. Dal punto di vista cognitivo comportamentale, è importante distinguere tra il bisogno legittimo di una valutazione accurata e il rischio che la continua ricerca di conferme alimenti un circolo vizioso di rimuginio e ansia. Non si tratta quindi di mettere in dubbio ciò che lei sente di sé, ma di aiutarla a trasformare questa preoccupazione in un percorso costruttivo. Se ritiene che le difficoltà che sperimenta siano coerenti con un sospetto di ADHD e che questo non sia stato approfondito come desidera, una possibilità concreta può essere quella di rivolgersi a un centro specializzato nella diagnosi dell’ADHD in età adulta o a un altro professionista che abbia competenze specifiche in questo ambito. Cercare un secondo parere, in situazioni come la sua, non significa sminuire il lavoro fatto fino ad ora, ma semplicemente prendersi cura dei propri bisogni di chiarezza. Allo stesso tempo, non va dimenticato che anche se una diagnosi venisse confermata, il lavoro terapeutico non perderebbe di senso. Piuttosto, potrebbe essere adattato meglio alle sue caratteristiche, integrando strategie specifiche per la gestione dell’attenzione, dell’impulsività o della pianificazione. In altre parole, avere un nome per ciò che vive non cambia magicamente la situazione, ma può darle strumenti più mirati per affrontarla. Riguardo alla terapia farmacologica, è comprensibile la sua delusione se gli effetti collaterali sono più evidenti dei benefici e se non si sente ascoltato in merito. In questi casi, è importante che il confronto con lo psichiatra rimanga aperto e chiaro, eventualmente valutando insieme l’ipotesi di modificare la cura o di chiedere una seconda opinione anche sul piano farmacologico. La sua voce ha valore e deve poter trovare spazio all’interno del percorso di cura. Il suo ragionamento, quando dice che un cervello neurodivergente non può essere trattato come un cervello neurotipico, esprime bene la sensazione di essere inascoltato nella sua specificità. Questo è un aspetto che merita di essere portato con forza nel percorso terapeutico, perché al di là delle etichette diagnostiche, il punto fondamentale è che lei venga visto e considerato per quello che è, con i suoi bisogni, le sue caratteristiche e la sua storia. In sintesi, mi sento di dirle che la sua richiesta di approfondimento non è affatto priva di senso. Al contrario, rappresenta un tentativo sano di cercare chiarezza e un percorso più adatto a lei. Allo stesso tempo, è utile tenere a mente che, qualunque sia la diagnosi, il lavoro su ansia, rimuginio e senso di frustrazione rimane centrale e può essere arricchito da interventi specifici. Resto a disposizione. Dott. Andrea Boggero

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