Salve, sono convinta di avere quella che ho scoperto chiamarsi "sindrome di Cassandra". Continuament
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Salve, sono convinta di avere quella che ho scoperto chiamarsi "sindrome di Cassandra". Continuamente sento che tanto non vale la pena spendere energie nel mio percorso di studi perché il passato mi ha dato dimostrazione che non importa la quantità di impegno, le cose vanno male. Questa cosa di sentirmi sempre inadeguata ha preso il sopravvento nella mia vita. Dal rapporto con il mio ragazzo, dove mi aspetto che se ne andrà presto via da me a qualsiasi azione base. Credo di avere sempre avuto questa cosa, è peggiorata con gli anni perché sono peggiorate le situazioni, ma adesso, stando a chi mi sta intorno, non sono più solo dubbiosa, sono rassegnata e sembro anche triste, come se intorno a me ci fosse il buio. Ogni volta che non passo un esame poi ho questa caduta in un profondo baratro nero dove i pensieri negativi mi sommergono senza darmi la possibilità di respirare e sento di stare peggiorando anche la vita di chi amo, quando invece io vorrei portare la luce perché di base in realtà ho voglia di vivere, ma ogni cosa sembra voler prendere sempre una brutta piega. Voglio guarire, ma non ho molta possibilità per ora per contattare uno psicologo. C'è un modo per sentire meno il peso di questi oscuri presagi? Per migliorare la mia vita? Voglio tornare a sognare.
Premetto che comunque io ho vissuto ben 13 anni di bullismo scolastico in una forma molto violenta, cyberbullismo con video denigranti, isolamento sociale, bullismo fisico e denigrazione psicologica con atti umiliatori. No, gli adulti non mi hanno mai aiutata, perché erano "cose da ragazzi".
Grazie a tutti i medici che saranno così gentili da rispondere e aiutarmi almeno un po'.
Premetto che comunque io ho vissuto ben 13 anni di bullismo scolastico in una forma molto violenta, cyberbullismo con video denigranti, isolamento sociale, bullismo fisico e denigrazione psicologica con atti umiliatori. No, gli adulti non mi hanno mai aiutata, perché erano "cose da ragazzi".
Grazie a tutti i medici che saranno così gentili da rispondere e aiutarmi almeno un po'.
La sensazione di impotenza e rassegnazione che descrivi, unita alla convinzione che ogni sforzo sia vano, può essere il risultato di anni di esperienze dolorose, come il bullismo prolungato che hai subito. Queste esperienze possono aver rafforzato schemi di pensiero negativo e reso più difficile credere nella possibilità di un cambiamento positivo.
Ciò che racconti, in particolare il senso di inadeguatezza, la paura dell'abbandono e la tendenza a vedere il futuro con pessimismo, potrebbe rientrare in un quadro di pensiero disfunzionale appreso nel tempo. Il fatto che tu voglia "tornare a sognare" dimostra però che dentro di te c'è ancora una parte che crede nel miglioramento e nella possibilità di stare meglio.
Un primo passo per alleviare il peso di questi pensieri potrebbe essere quello di lavorare su strategie per riconoscerli e metterli in discussione. Tecniche derivate dalla Terapia Cognitivo-Comportamentale, come la ristrutturazione cognitiva, potrebbero aiutarti ad individuare e modificare le credenze disfunzionali che si sono consolidate negli anni. La Mindfulness, inoltre, può essere uno strumento utile per sviluppare una maggiore consapevolezza dei tuoi pensieri senza lasciarti travolgere da essi.
Dati i trascorsi difficili e la profondità della sofferenza che descrivi, sarebbe molto utile e consigliato rivolgersi a uno specialista per un percorso di supporto psicologico mirato. Anche se al momento pensi di non avere molte possibilità per contattare uno psicologo, potresti informarti su servizi gratuiti o un basso costo disponibili nella tua zona, come sportelli d'ascolto o associazioni di supporto psicologico.
Dottoressa Silvia Parisi
Psicologa Psicoterapeuta Sessuologa
Ciò che racconti, in particolare il senso di inadeguatezza, la paura dell'abbandono e la tendenza a vedere il futuro con pessimismo, potrebbe rientrare in un quadro di pensiero disfunzionale appreso nel tempo. Il fatto che tu voglia "tornare a sognare" dimostra però che dentro di te c'è ancora una parte che crede nel miglioramento e nella possibilità di stare meglio.
Un primo passo per alleviare il peso di questi pensieri potrebbe essere quello di lavorare su strategie per riconoscerli e metterli in discussione. Tecniche derivate dalla Terapia Cognitivo-Comportamentale, come la ristrutturazione cognitiva, potrebbero aiutarti ad individuare e modificare le credenze disfunzionali che si sono consolidate negli anni. La Mindfulness, inoltre, può essere uno strumento utile per sviluppare una maggiore consapevolezza dei tuoi pensieri senza lasciarti travolgere da essi.
Dati i trascorsi difficili e la profondità della sofferenza che descrivi, sarebbe molto utile e consigliato rivolgersi a uno specialista per un percorso di supporto psicologico mirato. Anche se al momento pensi di non avere molte possibilità per contattare uno psicologo, potresti informarti su servizi gratuiti o un basso costo disponibili nella tua zona, come sportelli d'ascolto o associazioni di supporto psicologico.
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Salve, La Sua condivisione è molto profonda e mette in luce un dolore che sembra essersi radicato in esperienze passate significative, come il bullismo e le difficoltà relazionali che ha vissuto. La sensazione di inadeguatezza e la rassegnazione che descrive sembrano essere il risultato di meccanismi di difesa che sono emersi in risposta a queste esperienze dolorose e, purtroppo, sono diventati un modo abituale di percepire se stessa e il mondo. La paura di non poter realizzare i propri sogni e la convinzione che non valga la pena impegnarsi possono portare a una paralisi emotiva e a scrutare il futuro con pessimismo. È importante riconoscere che questi pensieri e sentimenti, anche se forti, non definiscono chi è. Spesso, cambiare la narrazione interiore può contribuire a modificare la percezione di sé e delle proprie possibilità. Un passo utile potrebbe essere quello di iniziare a esplorare forme di auto-riflessione che non richiedano necessariamente l'accesso immediato a un professionista. La scrittura di un diario può rivelarsi terapeutica, consentendo di esternare pensieri e sentimenti in modo più organizzato. Questa pratica può aiutare a chiarire ciò che sente e a riconoscere schemi di pensiero negativi che possono essere messi in discussione. Inoltre, provare a concentrarsi su piccoli obiettivi quotidiani piuttosto che su aspettative molto elevate potrebbe alleviare il peso di una pressione costante. Ogni piccolo passo verso il miglioramento può essere un modo per recuperare un senso di speranza e per ricostruire gradualmente la fiducia in se stessa. Ricordi che il passato non determina il suo futuro. La sua capacità di riconoscere il desiderio di migliorare e di guarire è un segno di forza e potrebbe essere la chiave per cominciare un nuovo percorso. La invito a contattarmi per esplorare ulteriormente questi temi e trovare insieme modi per affrontare le sue difficoltà.
Cordiali saluti, Dottoressa Laura Lanocita
Cordiali saluti, Dottoressa Laura Lanocita
Gentile utente, da quello che racconta, sta portando un peso molto grande, e il suo vissuto merita attenzione e ascolto. Le difficoltà che sta affrontando non dipendono da una sua mancanza, ma possono avere radici profonde, legate anche alle esperienze dolorose del passato. Per questo potrebbe essere controproducente e rischioso dare tecniche o suggerimenti senza approfondire meglio il suo quadro.
Capisco che al momento non abbia molte possibilità economiche, ma esistono servizi di psicoterapia a costi ridotti o gratuiti, come quelli che può trovare su www.Psicoterapia Aperta.it o può verificare se nella sua città ci siano servizi di ascolto psicologico attivati da associazioni, università o enti locali. Un supporto adeguato potrebbe aiutarla ad affrontare queste sensazioni di rassegnazione in modo più profondo e costruttivo.
Il fatto che voglia tornare a sognare è importante: significa che dentro di lei c’è ancora la voglia di stare meglio. Non ignori questo bisogno, si dia la possibilità di farsi aiutare.
Le auguro di trovare il supporto che merita.
Un caro saluto,
Dott.ssa Federica Gigli
Capisco che al momento non abbia molte possibilità economiche, ma esistono servizi di psicoterapia a costi ridotti o gratuiti, come quelli che può trovare su www.Psicoterapia Aperta.it o può verificare se nella sua città ci siano servizi di ascolto psicologico attivati da associazioni, università o enti locali. Un supporto adeguato potrebbe aiutarla ad affrontare queste sensazioni di rassegnazione in modo più profondo e costruttivo.
Il fatto che voglia tornare a sognare è importante: significa che dentro di lei c’è ancora la voglia di stare meglio. Non ignori questo bisogno, si dia la possibilità di farsi aiutare.
Le auguro di trovare il supporto che merita.
Un caro saluto,
Dott.ssa Federica Gigli
Buon pomeriggio,
Il senso di inadeguatezza che sta sperimentando, così come la convinzione che ogni sforzo sia destinato a fallire indipendentemente dal suo impegno, non rappresentano una verità assoluta, ma una narrazione costruita nel tempo, alimentata da esperienze ripetute di sofferenza e delusione. Questo non significa che lei sia realmente incapace o destinata al fallimento, ma che il suo vissuto ha contribuito a radicare un’aspettativa negativa verso il futuro.
Per comprendere e trasformare il suo pensiero, sarebbe importante intraprendere un percorso psicoterapeutico che le permetta di esplorare in profondità le cause del suo malessere, riconoscere le sue risorse interiori e costruire nuove modalità di percezione e di risposta alle difficoltà. Qualora in questo momento non potesse permettersi un percorso con uno psicologo, esistono associazioni e sportelli gratuiti a cui può rivolgersi.
Cordiali Saluti,
Dott.ssa Carolina Giangrandi
Il senso di inadeguatezza che sta sperimentando, così come la convinzione che ogni sforzo sia destinato a fallire indipendentemente dal suo impegno, non rappresentano una verità assoluta, ma una narrazione costruita nel tempo, alimentata da esperienze ripetute di sofferenza e delusione. Questo non significa che lei sia realmente incapace o destinata al fallimento, ma che il suo vissuto ha contribuito a radicare un’aspettativa negativa verso il futuro.
Per comprendere e trasformare il suo pensiero, sarebbe importante intraprendere un percorso psicoterapeutico che le permetta di esplorare in profondità le cause del suo malessere, riconoscere le sue risorse interiori e costruire nuove modalità di percezione e di risposta alle difficoltà. Qualora in questo momento non potesse permettersi un percorso con uno psicologo, esistono associazioni e sportelli gratuiti a cui può rivolgersi.
Cordiali Saluti,
Dott.ssa Carolina Giangrandi
Bisogna trovare il bandolo della matassa altrimenti non se ne esce. Provi a trovare nel frattempo un lavoretto (anche baby sitter) che le consenta di intraprendere un percorso analitico solo così potrà trovare uno spazio di crescita e uscire fuori da questo buio che ha cominciato a vivere da giovane a scuola
Buonasera gentile Utente, prima di tutto, voglio dirle che il fatto che lei abbia trovato la forza di scrivere queste parole dimostra che, nonostante il dolore, dentro di lei c’è ancora una voce che vuole sperare, che desidera luce e non si arrende completamente al buio. Questo è già un punto di partenza importante.
Ciò che descrive non è una semplice difficoltà passeggera, ma un vissuto profondo e radicato che ha preso forma nel tempo, probabilmente anche a causa delle esperienze di bullismo che ha subito per molti anni. Quando si cresce in un ambiente in cui il dolore viene ignorato o minimizzato, si finisce per interiorizzare l’idea che il mondo sia un luogo ostile e che il proprio valore dipenda dai risultati o dal riconoscimento altrui. Il fatto che gli adulti non siano intervenuti a proteggerla può averle fatto sentire che non valeva abbastanza, che la sua sofferenza non fosse degna di ascolto, e questa ferita può aver lasciato tracce nel modo in cui oggi percepisce sé stessa e il suo futuro.
La "sindrome di Cassandra", come la chiama, è in realtà una metafora molto potente: si sente condannata a prevedere il fallimento e a non essere creduta nemmeno da sé stessa quando prova a sperare in qualcosa di diverso. Ma il futuro non è scritto, e la storia della sua vita non è ancora finita. Per quanto la mente possa convincerla che ogni sforzo sia vano, ciò non significa che sia davvero così.
Ci sono alcune cose che potrebbe iniziare a fare per alleggerire questo peso, anche se al momento non ha la possibilità di intraprendere un percorso psicologico. Potrebbe provare a tenere un diario in cui annotare, giorno dopo giorno, anche le più piccole cose che vanno bene o che le danno un briciolo di sollievo. Potrebbe iniziare a riconoscere e mettere in discussione i pensieri negativi che la sommergono dopo un insuccesso, provando a chiedersi: "È davvero vero che ogni cosa andrà male? È possibile che sia solo una parte di me a parlare, quella che è stata ferita, ma che non rappresenta tutta la mia realtà?"
Il dolore che ha vissuto è reale, e non deve minimizzarlo, ma non significa che sia destinata a portarlo per sempre senza via d’uscita. Esistono possibilità, esistono percorsi, esiste il cambiamento. E, soprattutto, esiste la possibilità di tornare a sognare, a piccoli passi, senza fretta e senza l’aspettativa che tutto cambi da un giorno all’altro. L’importante è non credere che il buio sia l’unica strada.
Non è sola. E non è sbagliata. Il suo desiderio di luce è già la dimostrazione che dentro di lei c’è ancora speranza, anche se ora sembra lontana.
Resto a sua disposizione.
Dott. Luca Vocino
Ciò che descrive non è una semplice difficoltà passeggera, ma un vissuto profondo e radicato che ha preso forma nel tempo, probabilmente anche a causa delle esperienze di bullismo che ha subito per molti anni. Quando si cresce in un ambiente in cui il dolore viene ignorato o minimizzato, si finisce per interiorizzare l’idea che il mondo sia un luogo ostile e che il proprio valore dipenda dai risultati o dal riconoscimento altrui. Il fatto che gli adulti non siano intervenuti a proteggerla può averle fatto sentire che non valeva abbastanza, che la sua sofferenza non fosse degna di ascolto, e questa ferita può aver lasciato tracce nel modo in cui oggi percepisce sé stessa e il suo futuro.
La "sindrome di Cassandra", come la chiama, è in realtà una metafora molto potente: si sente condannata a prevedere il fallimento e a non essere creduta nemmeno da sé stessa quando prova a sperare in qualcosa di diverso. Ma il futuro non è scritto, e la storia della sua vita non è ancora finita. Per quanto la mente possa convincerla che ogni sforzo sia vano, ciò non significa che sia davvero così.
Ci sono alcune cose che potrebbe iniziare a fare per alleggerire questo peso, anche se al momento non ha la possibilità di intraprendere un percorso psicologico. Potrebbe provare a tenere un diario in cui annotare, giorno dopo giorno, anche le più piccole cose che vanno bene o che le danno un briciolo di sollievo. Potrebbe iniziare a riconoscere e mettere in discussione i pensieri negativi che la sommergono dopo un insuccesso, provando a chiedersi: "È davvero vero che ogni cosa andrà male? È possibile che sia solo una parte di me a parlare, quella che è stata ferita, ma che non rappresenta tutta la mia realtà?"
Il dolore che ha vissuto è reale, e non deve minimizzarlo, ma non significa che sia destinata a portarlo per sempre senza via d’uscita. Esistono possibilità, esistono percorsi, esiste il cambiamento. E, soprattutto, esiste la possibilità di tornare a sognare, a piccoli passi, senza fretta e senza l’aspettativa che tutto cambi da un giorno all’altro. L’importante è non credere che il buio sia l’unica strada.
Non è sola. E non è sbagliata. Il suo desiderio di luce è già la dimostrazione che dentro di lei c’è ancora speranza, anche se ora sembra lontana.
Resto a sua disposizione.
Dott. Luca Vocino
Capisco la fatica emotiva che sta vivendo. Il dolore che descrive, il senso di inadeguatezza e la sensazione che tutto sia destinato ad andare male sono pensieri che, col tempo, possono diventare un peso insostenibile, soprattutto considerando il difficile passato che ha affrontato. Mi dispiace sinceramente che abbia dovuto vivere esperienze così dolorose, come il bullismo e la mancanza di supporto da parte degli adulti, perché questi eventi lasciano segni profondi e influenzano la percezione di sé, degli altri e del mondo.
La pressione che sente rispetto al suo percorso di studi rischia di diventare invalidante. Quando il valore personale viene legato ai risultati accademici, ogni difficoltà può sembrare una conferma di inadeguatezza, alimentando un circolo vizioso in cui più ci si sente frustrati e tristi, meno si hanno energie per studiare e affrontare la vita quotidiana. È importante riconoscere questo meccanismo, non per colpevolizzarsi, ma per comprenderlo e provare a modificarlo attivamente.
A volte, la soluzione non è "fare di più", ma concedersi il permesso di fermarsi. Il riposo non è una perdita di tempo, ma una necessità. Il corpo e la mente hanno bisogno di recuperare per poter funzionare al meglio. Si conceda dei momenti di pausa, anche brevi, in cui possa fare qualcosa che le dia serenità, senza sentirsi in colpa. Ritagliarsi spazio per se stessi non significa non dare abbastanza, ma darsi il diritto di prendersi cura di sé.
Il desiderio che esprime di "tornare a sognare" è un segnale prezioso: significa che, nonostante tutto, c'è una forte motivazione a modificare questi meccanismi che la stanno appesantendo. Non è facile uscire da questi pensieri, ma piccoli passi quotidiani, come accettare di essere in un momento di difficoltà senza colpevolizzarsi, possono aiutarla a costruire una strada nuova. Anche se al momento non può rivolgersi a specialisti a pagamento, provi a cercare spazi di supporto, come per esempio i consultori, dove è presente un a figura dedita al supporto psicologico.
La pressione che sente rispetto al suo percorso di studi rischia di diventare invalidante. Quando il valore personale viene legato ai risultati accademici, ogni difficoltà può sembrare una conferma di inadeguatezza, alimentando un circolo vizioso in cui più ci si sente frustrati e tristi, meno si hanno energie per studiare e affrontare la vita quotidiana. È importante riconoscere questo meccanismo, non per colpevolizzarsi, ma per comprenderlo e provare a modificarlo attivamente.
A volte, la soluzione non è "fare di più", ma concedersi il permesso di fermarsi. Il riposo non è una perdita di tempo, ma una necessità. Il corpo e la mente hanno bisogno di recuperare per poter funzionare al meglio. Si conceda dei momenti di pausa, anche brevi, in cui possa fare qualcosa che le dia serenità, senza sentirsi in colpa. Ritagliarsi spazio per se stessi non significa non dare abbastanza, ma darsi il diritto di prendersi cura di sé.
Il desiderio che esprime di "tornare a sognare" è un segnale prezioso: significa che, nonostante tutto, c'è una forte motivazione a modificare questi meccanismi che la stanno appesantendo. Non è facile uscire da questi pensieri, ma piccoli passi quotidiani, come accettare di essere in un momento di difficoltà senza colpevolizzarsi, possono aiutarla a costruire una strada nuova. Anche se al momento non può rivolgersi a specialisti a pagamento, provi a cercare spazi di supporto, come per esempio i consultori, dove è presente un a figura dedita al supporto psicologico.
Gent.ma,
Capisco quanto le possa sembrare difficile e doloroso affrontare le sfide che descrive e quanto la stiano limitando. È evidente che ci sia una profonda sofferenza legata alla sua esperienza passata, e il bullismo che ha vissuto ha avuto un impatto significativo sul modo in cui si vede e percepisce il mondo. È importante che lei sappia che la rassegnazione che sente ora, e l’impressione che ogni cosa vada male, non sono segni di incapacità o di una realtà immutabile, ma possono essere il frutto di esperienze difficili che le hanno portato a interpretare la sua vita in modo negativo.
Il ruolo che rivesto, ahimè, contrariamente a quello che può essere il "senso comune" mi impedisce di darle soluzioni preconfezionate; tuttavia posso dirle che ogni esperienza, per quanto dolorosa, è anche un’opportunità di crescita. La sua voglia di vivere e di migliorare è una risorsa fondamentale, anche se ora sembra sepolta sotto il peso delle difficoltà. Piuttosto che cercare di cancellare o ignorare i pensieri negativi, le suggerirei di provare a esplorare e capire il significato che attribuisce a questi pensieri, senza giudicarli subito. Il passo successivo potrebbe essere cercare di dare nuovi significati a questi momenti difficili: potrebbe iniziare a chiedersi, ad esempio, come le difficoltà vissute le abbiano insegnato qualcosa, e come possa usarle per costruire una visione più positiva di sé stessa.
Sicuramente non è facile, e non è un percorso che si fa in pochi giorni, ma ogni piccolo passo in questa direzione può aiutarla a riscoprire la speranza. Se non ha la possibilità di iniziare una terapia per il momento, ci sono risorse online o gruppi di supporto che potrebbero aiutarla a sentirsi meno sola in questo cammino. Quello che è essenziale è che lei possa riscoprire il controllo sulla sua storia, anziché viverla come qualcosa che le succede senza che possa farci nulla.
È lei che, con pazienza e gentilezza verso se stessa, può iniziare a cambiare la narrativa che si racconta. È un cammino che vale la pena percorrere, anche se non sarà facile.
Io sono a disposizione su Bologna, Lecce, ed eventualmente, anche online.
Le faccio un grosso augurio
Dr. Giorgio De Giorgi
Capisco quanto le possa sembrare difficile e doloroso affrontare le sfide che descrive e quanto la stiano limitando. È evidente che ci sia una profonda sofferenza legata alla sua esperienza passata, e il bullismo che ha vissuto ha avuto un impatto significativo sul modo in cui si vede e percepisce il mondo. È importante che lei sappia che la rassegnazione che sente ora, e l’impressione che ogni cosa vada male, non sono segni di incapacità o di una realtà immutabile, ma possono essere il frutto di esperienze difficili che le hanno portato a interpretare la sua vita in modo negativo.
Il ruolo che rivesto, ahimè, contrariamente a quello che può essere il "senso comune" mi impedisce di darle soluzioni preconfezionate; tuttavia posso dirle che ogni esperienza, per quanto dolorosa, è anche un’opportunità di crescita. La sua voglia di vivere e di migliorare è una risorsa fondamentale, anche se ora sembra sepolta sotto il peso delle difficoltà. Piuttosto che cercare di cancellare o ignorare i pensieri negativi, le suggerirei di provare a esplorare e capire il significato che attribuisce a questi pensieri, senza giudicarli subito. Il passo successivo potrebbe essere cercare di dare nuovi significati a questi momenti difficili: potrebbe iniziare a chiedersi, ad esempio, come le difficoltà vissute le abbiano insegnato qualcosa, e come possa usarle per costruire una visione più positiva di sé stessa.
Sicuramente non è facile, e non è un percorso che si fa in pochi giorni, ma ogni piccolo passo in questa direzione può aiutarla a riscoprire la speranza. Se non ha la possibilità di iniziare una terapia per il momento, ci sono risorse online o gruppi di supporto che potrebbero aiutarla a sentirsi meno sola in questo cammino. Quello che è essenziale è che lei possa riscoprire il controllo sulla sua storia, anziché viverla come qualcosa che le succede senza che possa farci nulla.
È lei che, con pazienza e gentilezza verso se stessa, può iniziare a cambiare la narrativa che si racconta. È un cammino che vale la pena percorrere, anche se non sarà facile.
Io sono a disposizione su Bologna, Lecce, ed eventualmente, anche online.
Le faccio un grosso augurio
Dr. Giorgio De Giorgi
Credo che lei debba fare un percorso per migliorare la sua autostima. Le esperienze che descrive probabilmente hanno contribuito a determinare una autostima bassa ed instabile. L' autostima è il valore che ciascuno di noi attribuisce a se stesso e si determina a partire dal rapporto tra il sé reale (come siamo realmente e come ci vediamo) ed il sé ideale (come vorremmo essere). Una persona ha una bassa autostima quando si sente insicura, lontana da ciò che vorrebbe essere ed ha paura del giudizio degli altri. L' autostima è instabile quando oscilla in base ai propri successi o fallimenti. Le persone con una buona autostima, per contro, si sentono sicure di sé ed affrontano le difficoltà con capacità di adattamento. Tra i fattori che influenzano l'autostima ci sono le sperienze infantili, sia scolastiche che familiari, le esperienze lavorative, le amicizie ed i messaggi veicolati dai media rispetto agli ideali di successo e di bellezza. Se l'autostima è molto bassa ed influisce sulla qualità della vita ci sono delle strategie per migliorarla, ad esempio sostituire un dialogo interiore negativo con pensieri positivi o ancora fissare obiettivi raggiungibili, riconoscere i propri successi ed evitare il perfezionismo e l' eccessiva autocritica. Naturalmente la psicoterapia resta lo strumento di eccellenza per acquistare consapevolezza di sé e di conseguenza una corretta autostima.
Buongiorno, lei racconta tanti aspetti importanti in poche righe, per aiutarsi potrebbe pensare di prendersi un tempo per riflettere sui suoi obiettivi, sulle relazioni, sulle emozioni. Questo tempo può condividerlo con un professionista che può guidarla nei meandri dei suoi dubbi.
saluti
GV
saluti
GV
Buongiorno cara utente. Sulla base della mia esperienza, quello che lei vive ha radici molto complesse, insidiose e aggrovigliate. Lei ha detto che non ha la possibilità di intraprendere un percorso in questo periodo, ma la risponda alla sua domanda rispetto alla possibilità di sentire meno il peso degli oscuri presagi è proprio di farsi accompagnare da un professionista nell'esplorazione delle sue oscurità irrisolte. Non esiste una "strategia" breve ed efficace sfortunatamente. Può essere d'aiuto anche la meditazione, l'arte ed in generale le pratiche che le permettono di prendere contatto con se stessa. Le auguro una buona giornata.
Salve. A volte, le giustificazioni altrui come il dire "cose da ragazzi", potrebbero essere delle modalità tramite cui gli adulti evitano di entrare in contatto con le sofferenze dei più giovani. Questo perchè anche loro stessi, forse, sono spaventati. L'implicazione, però, potrebbe essere quella che poi, i ragazzi e le ragazze, sentono sminuiti i loro problemi e si ritrovano ad affrontarli da soli/e, e questo fa male. Forse, la sua sofferenza odierna, ha in qualche modo a che fare con ciò che racconta su quello che le è successo. In virtù di questo è comprensibile che lei stia male, che veda le relazione in un certo modo. Credo anche che, forse, dirci che non dipende tutto da noi, che certe cose sono fuori dal nostro controllo, nonostante il nostro'impegno, potrebbe essere qualcosa di utile.
Buongiorno, innanzitutto grazie per questa sua condivisione, immagino non sia stato facile per lei.
Da ciò che scrive, nella sua storia personale ci sono stati episodi molto dolorosi, che possono aver minato le sue risorse personali per affrontare le sfide quotidiane, come può essere ad esempio il non passare un esame. Il peggioramento di una situazione che, come lei scrive, c'è sempre stata, può essere dovuta al fatto di non aver mai elaborato correttamente tali esperienze negative, con la conseguenza di avere una visione negativa della sua realtà.
Il mio consiglio è dunque quello di dare la giusta importanza al suo vissuto, non relegandolo a essere "cose da ragazzi", e iniziare un percorso con uno psicoterapeuta, possibilmente esperto in traumi.
Se ad oggi non ha la possibilità di rivolgersi al privato, può provare con i servizi pubblici.
Da ciò che scrive, nella sua storia personale ci sono stati episodi molto dolorosi, che possono aver minato le sue risorse personali per affrontare le sfide quotidiane, come può essere ad esempio il non passare un esame. Il peggioramento di una situazione che, come lei scrive, c'è sempre stata, può essere dovuta al fatto di non aver mai elaborato correttamente tali esperienze negative, con la conseguenza di avere una visione negativa della sua realtà.
Il mio consiglio è dunque quello di dare la giusta importanza al suo vissuto, non relegandolo a essere "cose da ragazzi", e iniziare un percorso con uno psicoterapeuta, possibilmente esperto in traumi.
Se ad oggi non ha la possibilità di rivolgersi al privato, può provare con i servizi pubblici.
Buongiorno, il fenomeno di cui parla si chiama "impotenza appresa", e descrive la sensazione di inefficacia ed incapacità percepita che ha imparato (appreso appunto) dalle esperienze traumatiche vissute (bullismo) e dalla narrativa che ha sviluppato nei confronti di se stessa (il suo dialogo interiore sostanzialmente). Le consiglio di intraprendere un percorso psicoterapeutico per lavorare/elaborare questi due aspetti. Prima inizia meglio è, visto e considerato che i meccanismi descritti hanno radici profonde.
Buonasera, prima di tutto, voglio dirle che la sua voce merita di essere ascoltata e che il dolore che sta vivendo è reale e significativo. Non è "troppo sensibile" né "esagerata": ciò che ha passato e sta passando ha un impatto profondo e comprensibile sulla sua visione di sé e del mondo. La sua sofferenza non è una condanna, ma qualcosa su cui si può lavorare, passo dopo passo. Quello che descrive, questo senso di ineluttabilità del fallimento, l’aspettativa che tutto vada male indipendentemente dal suo impegno e la paura costante di perdere le persone importanti, è il risultato di esperienze che l’hanno portata a sviluppare schemi di pensiero negativi e profondamente radicati. Il bullismo che ha vissuto per tredici anni è stato un trauma prolungato, un contesto in cui ha imparato a vedere sé stessa attraverso gli occhi di chi la trattava con crudeltà. Quando per tanto tempo viene ripetuto che "non si vale nulla" o che "qualsiasi cosa si faccia, non sarà mai abbastanza", il cervello finisce per crederci, perché è stato allenato a vedere la realtà in questo modo. Nell’ottica della terapia cognitivo-comportamentale, questi schemi di pensiero disfunzionali possono essere riconosciuti e gradualmente modificati. Quello che ora sembra un destino inevitabile, in realtà è una lente distorta attraverso cui guarda la realtà. Il fatto che in passato le cose siano andate male non significa che il futuro debba per forza ripetersi allo stesso modo. Quando dice che ogni volta che non passa un esame precipita in un "baratro nero", probabilmente sta sperimentando quella che chiamiamo "catastrofizzazione": un fallimento viene percepito non come un singolo episodio, ma come una conferma di una realtà più ampia, di una narrazione in cui il mondo è ostile e il suo valore è sempre in discussione. È come se il suo cervello, per proteggersi da ulteriori delusioni, cercasse di convincerla che non valga la pena sperare, per evitare il dolore della sconfitta. Ma questo meccanismo la porta solo a soffrire ancora di più. Un primo passo pratico, che può fare anche da sola, è iniziare a osservare questi pensieri e metterli in discussione. Quando si dice "non importa quanto mi impegno, andrà sempre male", potrebbe chiedersi: è davvero sempre stato così? Ci sono state situazioni in cui, nonostante tutto, qualcosa è andato bene? Il nostro cervello ha un "pregiudizio di negatività", cioè tende a ricordare di più le esperienze negative rispetto a quelle positive. Tenere un diario in cui annota anche i piccoli successi quotidiani potrebbe aiutarla a contrastare questa tendenza. Un altro strumento utile è quello della "ristrutturazione cognitiva": quando un pensiero negativo la sommerge, provi a chiedersi "Quali prove ho che questo pensiero sia vero al 100%? E quali prove ho che potrebbe non esserlo?". Questo esercizio può aiutarla a creare spazio tra i suoi pensieri e la sua realtà, evitando che le emozioni negative prendano il sopravvento completamente. Per quanto riguarda la paura di perdere il suo ragazzo e la sensazione di non essere mai abbastanza per lui, potrebbe essere il riflesso delle ferite passate: quando si è stati rifiutati e umiliati per tanto tempo, si fatica a credere di poter essere davvero amati. Ma il passato non deve definire il presente. Lui è con lei ora, perché ha scelto di esserlo, e questo è un dato di realtà che merita di essere riconosciuto. Capisco che al momento non abbia la possibilità di contattare uno psicologo, ma esistono alcune risorse gratuite online, come forum di supporto psicologico o app basate sulla terapia cognitivo-comportamentale che possono aiutarla a lavorare sui pensieri negativi in modo pratico. Inoltre, molte università offrono servizi di supporto psicologico gratuito o a costi ridotti per gli studenti, potrebbe valutare se nella sua città esistono queste opportunità. Il fatto che voglia tornare a sognare è già un segnale di speranza. Significa che dentro di lei c’è ancora quella luce che sente di aver perso. Forse ora è coperta da strati di dolore e sfiducia, ma non è spenta. Può iniziare a ritrovarla un passo alla volta, accettando che la strada potrà essere lenta e con alti e bassi, ma che il cambiamento è possibile. Non è sola e non è condannata a sentire per sempre questo buio. Il suo valore non è definito dal passato, né da quello che gli altri hanno detto di lei. Può ancora scrivere la sua storia, a modo suo. Resto a disposizione, Dott. Andrea Boggero
Carissima, comprendo pienamente il suo stato e la sua percezione di sentirsi profondamente triste e scoraggiata ed inadeguata in ogni ambito della sua vita. La scelta di esprimere i propri sentimenti e manifestare un momento di difficoltà in cui versa la sua vita è certamente indice di una buona capacità di voler mettersi in gioco. Poter parlare dei suoi problemi con una persona competente potrebbe aiutarla a far luce dentro di sé e trovare la via per poter raggiungere un maggior stato di benessere; esente da giudizio un psicologo potrebbe capire con lei le ragioni di tale malessere ed ascoltarla in modo autentico senza esprimere giudizi. Non si arrenda, tutti possono trovare un equilibrio e superare momenti bui della propria vita.
Salve, mi spiace molto per la situazione che descrive poichè comprendo il disagio che può sperimentare e quanto sia impattante sulla sua vita quotidiana. Ritengo fondamentale che lei possa richiedere un consulto psicologico al fine di esplorare la situazione con ulteriori dettagli, elaborare pensieri e vissuti emotivi connessi e trovare strategie utili per fronteggiare i momenti particolarmente problematici onde evitare che la situazione possa irrigidirsi ulteriormente.
Credo che un consulto con un terapeuta cognitivo comportamentale possa aiutarla ad identificare quei pensieri rigidi, disfunzionali e maladattivi che le impediscono il benessere desiderato mantenendo la sofferenza in atto e possa soprattutto aiutarla a parlare con se stessa utilizzando parole più costruttive.
Credo che anche un approccio EMDR possa esserle utile al fine di rielaborare il materiale traumatico connesso ad eventi del passato che possono aver contribuito alla genesi della sofferenza attuale.
Resto a disposizione, anche online.
Cordialmente, dott FDL
Credo che un consulto con un terapeuta cognitivo comportamentale possa aiutarla ad identificare quei pensieri rigidi, disfunzionali e maladattivi che le impediscono il benessere desiderato mantenendo la sofferenza in atto e possa soprattutto aiutarla a parlare con se stessa utilizzando parole più costruttive.
Credo che anche un approccio EMDR possa esserle utile al fine di rielaborare il materiale traumatico connesso ad eventi del passato che possono aver contribuito alla genesi della sofferenza attuale.
Resto a disposizione, anche online.
Cordialmente, dott FDL
Carissima buongiorno, al di là di etichette, il senso di inadeguatezza si basa su convinzioni personali che andrebbero esplorate, insieme ai vissuti di riferimento. Perché il più delle volte ci ritroviamo a reagire a questi nostri pensieri più che alla realtà che ci circonda, e a renderli ancora più reali nel momento in cui ci identifichiamo ad essi. Le suggerisco di intraprendere un percorso terapeutico che la aiuti a mettersi in gioco nella scoperta di sé. Un caro saluto. Dott. Francesco Mangiafico - Psicologo
Lei è demoralizzata, sconfortata, delusa. Chiede consigli, ma come aiutarla se non può rivolgersi ad uno psicologo? Forse può iniziare piano piano a dare più attenzione a ciò che le piace, a ciò che la fa sognare. Scriva un diario quotidiano o prenda un'agenda e scriva ogni cosa anche piccolissima ma bella che le è capitata durante la giornata. Dia forza alle cose belle ogni giorno. Può essere una passeggiata, un gelato, un incontro con un'amica o altro che Le fa sorridere il cuore. Auguri!
Grazie per aver condiviso la sua esperienza. Il dolore che descrive è profondo e radicato in anni di sofferenza, ma il fatto che voglia migliorare e ritrovare la capacità di sognare è un segnale di grande forza interiore.
La sensazione di inadeguatezza e rassegnazione che prova potrebbe derivare non solo dagli eventi passati, ma anche da meccanismi psicologici come la profezia che si autoavvera e il senso di impotenza appreso. Quando per anni si è stati feriti e invalidati, il cervello tende a generalizzare l’esperienza, portandola a credere che ogni sforzo sia inutile. Un primo passo potrebbe essere quello di tenere traccia dei momenti in cui questi pensieri negativi emergono e provare a metterli in discussione. Chiedersi: "È davvero certo che le cose andranno male?" o "Ci sono prove che dimostrano il contrario?" può aiutarla a creare uno spazio di respiro tra sé e queste convinzioni.
Anche tecniche come la mindfulness e la scrittura espressiva possono offrirle un primo aiuto nel gestire il peso emotivo. Infine, se contattare uno psicologo ora non è possibile, potrebbe esplorare gruppi di supporto gratuiti o risorse online affidabili. Non è sola in questo percorso, e merita di sentirsi meglio.
La sensazione di inadeguatezza e rassegnazione che prova potrebbe derivare non solo dagli eventi passati, ma anche da meccanismi psicologici come la profezia che si autoavvera e il senso di impotenza appreso. Quando per anni si è stati feriti e invalidati, il cervello tende a generalizzare l’esperienza, portandola a credere che ogni sforzo sia inutile. Un primo passo potrebbe essere quello di tenere traccia dei momenti in cui questi pensieri negativi emergono e provare a metterli in discussione. Chiedersi: "È davvero certo che le cose andranno male?" o "Ci sono prove che dimostrano il contrario?" può aiutarla a creare uno spazio di respiro tra sé e queste convinzioni.
Anche tecniche come la mindfulness e la scrittura espressiva possono offrirle un primo aiuto nel gestire il peso emotivo. Infine, se contattare uno psicologo ora non è possibile, potrebbe esplorare gruppi di supporto gratuiti o risorse online affidabili. Non è sola in questo percorso, e merita di sentirsi meglio.
Buongiorno, a mio avviso dovrebbe iniziare un percorso con uno psicologo. Se non ha possibilità economiche, provi a sentire il suo medico curante circa i percorsi gratuiti della sua città (ad esempio Consultori familiari). Cordiali saluti.
Gentile utente, la ringrazio per aver condiviso la sua esperienza. Purtroppo una condizione protratta in cui si è vittima di bullismo sia fisico che psicologico , può incidere notevolmente sulla costruzione della personalità e i modi di funzionare di un individuo adulto.
In particolare, si può verificare e consolidare quella che viene chiamata "impotenza appresa", nonché una modalità di funzionamento e visione di vita alla cui base vi è la convinzione per cui si è inefficaci in ogni ambito, a prescindere da qualsiasi sforzo si possa impiegare (così come lei descrive sé stessa in ambito universitario).
L'impotenza appresa coinvolge la percezione di bassa autostima, basso valore di sé, senso di rassegnazione e incapacità percepita. Naturalmente strutturare la propria personalità sin dalla giovane età in questa modalità, può incidere in modo notevole su aspetti relazionali, lavorativi e sociali. Infatti, i suoi comportamenti possono influenzare in modo diretto e non, i comportamenti e le reazioni di chi le sta attorno. Da qui, la percezione che gli altri se ne possano andare lontani da lei o che le situazioni esterne non siano controllabili attraverso le sue azioni e che ogni situazione possa volgere negativamente in ogni caso.
Il fatto che in passato tale problema sia stato sminuito e bypassato, non le deve fare credere che adesso non ci siano valide ragioni per non intervenire per il proprio benessere.
Ciò che le consiglio è di intervenire il prima possibile sulla sua salute mentale, iniziando un percorso di terapia. Esistono percorsi brevi e gratuiti, presso consultorio e ASL che possano esserle d'aiuto in una fase iniziale di approccio al percorso psicologico, che possono fornirle degli strumenti validi per affrontare i suoi problemi.In questo modo potrà decidere lei se proseguire o meno l'intervento.
Se avesse bisogno di ulteriori chiarimenti, non esiti a contattarmi. Dott.ssa Desirée Pesce.
In particolare, si può verificare e consolidare quella che viene chiamata "impotenza appresa", nonché una modalità di funzionamento e visione di vita alla cui base vi è la convinzione per cui si è inefficaci in ogni ambito, a prescindere da qualsiasi sforzo si possa impiegare (così come lei descrive sé stessa in ambito universitario).
L'impotenza appresa coinvolge la percezione di bassa autostima, basso valore di sé, senso di rassegnazione e incapacità percepita. Naturalmente strutturare la propria personalità sin dalla giovane età in questa modalità, può incidere in modo notevole su aspetti relazionali, lavorativi e sociali. Infatti, i suoi comportamenti possono influenzare in modo diretto e non, i comportamenti e le reazioni di chi le sta attorno. Da qui, la percezione che gli altri se ne possano andare lontani da lei o che le situazioni esterne non siano controllabili attraverso le sue azioni e che ogni situazione possa volgere negativamente in ogni caso.
Il fatto che in passato tale problema sia stato sminuito e bypassato, non le deve fare credere che adesso non ci siano valide ragioni per non intervenire per il proprio benessere.
Ciò che le consiglio è di intervenire il prima possibile sulla sua salute mentale, iniziando un percorso di terapia. Esistono percorsi brevi e gratuiti, presso consultorio e ASL che possano esserle d'aiuto in una fase iniziale di approccio al percorso psicologico, che possono fornirle degli strumenti validi per affrontare i suoi problemi.In questo modo potrà decidere lei se proseguire o meno l'intervento.
Se avesse bisogno di ulteriori chiarimenti, non esiti a contattarmi. Dott.ssa Desirée Pesce.
Gentile utente, sicuramente ciò che sente e prova è molto faticoso da sostenere e sentire. Se oggi sente di non avere le possibilità economiche per una terapia privata, potrebbe rivolgersi al servizio psicologico della sua università se presente, oppure potrebbe cercare un consultorio nella sua zone. Queste realtà normalmente offrono un pacchetto di colloqui, ma credo possa essere un primo passo per poter riflettere e dare un primo sguardo su questi vissuti per lei così dolorosi. Rimango a sua disposizione Cordialmente Dott.ssa Alessia D'Angelo
Buongiorno, le sue parole raccontano un'esperienza di sofferenza profonda, accumulata negli anni e segnata da vissuti traumatici. Il sentimento di rassegnazione e inadeguatezza che descrive può derivare da ferite emotive non ancora elaborate. Quando per lungo tempo ci si sente invisibili o non ascoltati, è facile sviluppare un senso di sfiducia nel futuro e in se stessi, accompagnato dalla paura costante che ogni sforzo sia vano.
La buona notizia è che questo circolo vizioso può essere spezzato.
Il primo passo è non mettersi addosso delle "etichette" che potrebbero non tener conto di tanti fattori che solo un professionista esperto è in grado di valutare.
Riconoscere, come sta facendo ora, il desiderio di tornare a sognare e vivere con leggerezza è un passo importante, insieme all'imparare a distinguere i pensieri negativi dalla realtà oggettiva, perché spesso questi ultimi non riflettono ciò che sta realmente accadendo, ma sono l'eco delle esperienze passate.
Le consiglio vivamente di rivolgersi a uno psicologo appena ne avrà la possibilità. Esistono percorsi gratuiti o a basso costo presso associazioni locali o centri di ascolto universitari. Un percorso di supporto psicologico le permetterebbe di rielaborare queste esperienze dolorose e di trovare nuove strategie per costruire la vita serena e luminosa che desidera. Un caro saluto e un augurio sincero per il suo percorso di rinascita.
La buona notizia è che questo circolo vizioso può essere spezzato.
Il primo passo è non mettersi addosso delle "etichette" che potrebbero non tener conto di tanti fattori che solo un professionista esperto è in grado di valutare.
Riconoscere, come sta facendo ora, il desiderio di tornare a sognare e vivere con leggerezza è un passo importante, insieme all'imparare a distinguere i pensieri negativi dalla realtà oggettiva, perché spesso questi ultimi non riflettono ciò che sta realmente accadendo, ma sono l'eco delle esperienze passate.
Le consiglio vivamente di rivolgersi a uno psicologo appena ne avrà la possibilità. Esistono percorsi gratuiti o a basso costo presso associazioni locali o centri di ascolto universitari. Un percorso di supporto psicologico le permetterebbe di rielaborare queste esperienze dolorose e di trovare nuove strategie per costruire la vita serena e luminosa che desidera. Un caro saluto e un augurio sincero per il suo percorso di rinascita.
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