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Colloquio psicologico • 40 €
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Esperienze
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Inna
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Un percorso fantastico in cui mi sentivo libera di esprimermi, accompagnata da Rosa, una grandissima professionista.
Dott.ssa Rosa Genovese
Grazie Inna per queste parole che mostrano l'efficacia dei miei laboratori che uniscono teatro e psicologia. La finalità con Lei è stata raggiunta ed è quella di sperimentare una libertà espressiva di sé attraverso il personaggio. Il ruolo è solo uno strumento per venire a contatto con se stessi e la propria interiorità e per ampliare le proprie capacità espressive e comunicative. Lei ci è riuscita perfettamente.
C.B.
La Dott.ssa Genovese è una professionista competente, empatica, sempre disponibile e puntuale. Mi sono rivolta a lei per un breve percorso. Mi ha aiutata a riconoscere ed utilizzare gli strumenti giusti per superare il mio "difficile periodo". Le sono molto grata e la consiglio a tutti.
Dott.ssa Rosa Genovese
Grazie! Periodi difficili fanno parte della vita, l'importante è affrontarli con determinazione e coraggio. E lei signora lo ha fatto impegnandosi e mettendo energia nel pianificare comportamenti alternativi che le hanno garantito successo.
Risposte ai pazienti
ha risposto a 121 domande da parte di pazienti di MioDottore
Vi parlo senza timore di sentirmi inadeguato. Io sono piuttosto diffidente a primo impatto, nel senso che devo studiare le persone prima di potermi fidare del tutto, dopodiché si apre un mondo nei confronti dei prescelti. Perché? Un mio genitore persona di una bontà immensa è stato spesso tradito con infamia proprio da quelli che ha aiutato nella vita e probabilmente questo ha influito nella mia crescita. Detto questo, nell'ufficio dove lavoro, sarà che li trovo molti simili a me, con educazione, gentilezza, inclusione, aiuto reciproco sia lavorativo che extralavorativo, spensieratezza e sintonia, partecipiamo attivamente ai festeggiamenti dei rispettivi traguardi anche familiari, siamo presenti se capita che qualcuno va in pronto soccorso anche facendo solo compagnia, e ciò avviene dalla maggior parte de* collegh* , sono buon* ragazz* eccetto una che pubblicamente "imita", privatamente è di una cattiveria assurda con dispetti di ogni tipo, inventa maldicenze per mettere zizzania creando rotture tra le persone, strattona se non faccio ciò che si aspetta con la manipolazione verbale, crea situazioni per manipolare gli altri allontanandoli e mi sento vittima di isolamento sociale, non posso denunciarla per insolidita' contrattualmente. Poco importa, l'ho sgamata e a me interessa il rapporto con gli altri. Fatto sta che mi sono sentito felice, come vivere un sogno che si realizza, il lavoro è solo un piacere e più sorrido più si ingegna per spegnerlo. Andiamo avanti, a causa di tutte le cattiverie ricevute non sono più spontaneo come prima non tanto per lei, ma perché vedo che anche i colleghi più intimi fanno finta di non vedere, solo spettatori passivi. Se provo a parlargli deviano il discorso, chi mi zittisce "dai, domani è un altro giorno" e chi rispondendo a una mia cara collega che poi mi ha riportato tutto, ha persino risposto "sono problemi suoi io non ci voglio entrare", omertà totale di cui io non ne sarei capace né tantomeno l'ho attuata quando altri sono stati vittime delle sue cattiverie ferendo un collega di oltre 40anni riducendolo a piangere, dissi la mia. Dopo diversi mesi in cui l'ho lasciato a braccetto con quella persona cuocersi nella sua acqua, poi si è ricreduto e ora ha la coda tra le gambe, me ne accorgo da come mi guarda come se volesse ricucire ma MAI ha avuto il coraggio di parlarne, come se quel tema fosse proprio un TABÙ pur non essendoci più la presenza di quella persona. In sostanza A infastidisce per anni B e CDE pur ammettendo che A è un demonio e che B è un ottimo collega nonché buon amico, preferiscono fare ciò che FAREBBE piacere ad A (subdola non si è mai esposta di persona) pur correndo il rischio di isolare B, perdendo una persona che loro stessi si sono detti felici di aver conosciuto. Ok ho ingoiato.. ma non ho la stessa umanità di mio padre, quando qualcuno mi ferisce fregandosene persino della giostra che siamo riusciti a costruire assieme, faccio armi e bagagli e tolgo il disturbo, sarà un comportamento sbagliato?. Non sono più attivo in nulla, se mi chiamano per la pausa pranzo rispondo in base alle mie esigenze, se mi includono loro per le cene, bene.. e qui arriva il bello, mi sono sentito dire per interposta persona che me la tiro e che voglio farmi desiderare perché non mostro più interesse. È vero e lo so benissimo che così appaio agli altri , sarò diventato evitante? boh.. ma quello che mi piacerebbe sapere è quanti di questi benché solo colleghi si sono attivati per capire il motivo, allo stesso modo in cui si sono mobilitati quando quella persona ha fatto un incidente e si sono attivati a organizzare le uscite per starle vicino e farla distrarre (ripeto, pur affermando che è una persona pazzoide)? Quante di queste persone si sono preoccupate di dirmi ma perché sei diventato così? Ce l'hai con noi? O se provo ad introdurre l'argomento chi non mi ha troncato sul nascere? Solo una collega che però anch'essa alla fine pur rimarcando più volte il suo affetto per me preferisce il quieto vivere e frequentare lei a discapito nostro. Ok, ho voltato pagina nei loro confronti, non li cago più non è questo il problema, emano solo disgusto e se ne accorgono (e credo sia pure giusto così) e guarda caso quando non li caghi più ti cercano loro.. ma sono umani o robot? La domanda che porgo è, si, sono diventato uno che si vuol fare desiderare come sostengono, in realtà il termine giusto sarebbe vuol farsi "considerare", coi suoi bisogni magari..e lo so che mi direste che sono io il "problema", ma.. qual è il limite di separazione in cui un comportamento simile È il problema, rispetto ad essere invece una NORMALE reazione che metta dei limiti, a dei comportamenti umani a dir poco disgustosi, omertà e menefreghismo inclusi?
Le farebbe bene affrontare il Suo disagio con un supporto psicologico finalizzato a riconquistare la serenità perduta nel Suo ambiente lavorativo. Cordiali saluti. Rg
A 31 anni sento di aver fallito come essere umano.
Sono cresciuto in un ambiente per lo più sano, due genitori che non mi hanno fatto mancare niente e che mi vogliono bene, eppure sento di essere una delusione per loro perché sono arrivato a 31 anni e non ho né un lavoro, né una prospettiva per il futuro.
Questo perché ho sempre avuto un'indole molto introversa che negli anni mi ha come limitato in certe esperienze, per lo più concluse con delle delusioni personali che, come delle cicatrici, mi hanno segnato portandomi a distaccarmi completamente da certi temi per non riaffrontare altre possibili delusioni e quindi a soffrire inutilmente. Questo chiudermi sempre di più in me stesso mi ha anche privato di certe occasioni che, forse, avrebbero anche potuto giovarmi, ma purtroppo la mia natura pessimista mi fa vedere sempre gli scenari più negativi in qualunque ambito.
Mi sento sbagliato, mi sento un errore, mi sento inutile verso chiunque, dai miei familiari ai miei amici.
I miei genitori, giustamente, si preoccupano e cercano di spronarmi, talvolta anche con modi duri, a prendere in mano la mia vita e di trovarmi un lavoro, ma io, anche sforzandomi, anche cercando di dimenticare temporaneamente tutti i miei limiti, sento di non essere adatto a nessun lavoro... Ci sarebbe qualcosa in cui sarei bravo, nel campo "artistico" diciamo, ma anche a detta dei miei genitori, non sarebbe un lavoro che mi darebbe da vivere..o meglio, è molto raro che possa sfondare in quel mondo...Insomma, vivo la mia esistenza con un grande senso di amarezza, ci sono sempre piu giorni in cui preferirei di gran lunga passare tutto il tempo in camera mia al buio senza vedere nessuno piuttosto che affrontare lo sguardo dei miei, come se volessi liberare loro dalla mia presenza e come se volessi liberare anche me stesso da questo perenne stato di insicurezza e di inferiorità che mi porto dietro da decenni.. Cosa mi consigliate?
"Cosa mi consigliate?", chiede Lei. Dalle Sue parole emerge un continuo pensiero negativo su di sé, ma ad un certo punto Lei scrive che qualcosa che le piace c'è: l'ambito artistico. Probabilmente non è un settore (come dicono i Suoi genitori) che Le possa dare una sicurezza finanziaria; ma anche questa convinzione è da verificare. Molti artisti vivono del loro lavoro, molti altri no ma questo accade anche per altri mestieri. In una situazione come la Sua di tristezza profonda agire qualcosa che piace è di primaria importanza. Fare qualcosa che Le piace senza valutare gli aspetti materiali rivitalizza e Le fa recuperare energia e fiducia in se stesso. Recuperi la Sua passione! Poi il lavoro verrà quando non sentirà più il bisogno di chiudersi in casa. Auguri!
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