Salve, scrivo per mio marito. Da diverso tempo ormai ha sbalzi di umore, la mattina si sveglia seren
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Salve, scrivo per mio marito. Da diverso tempo ormai ha sbalzi di umore, la mattina si sveglia sereno e di buon umore, poi con il passare della giornata arriva a sera che è completamente cambiato, sembra in ansia, cambia il suo viso, gli sudano le mani e cambia anche l'odore della pelle, è meno concentrato e sta sveglio fino a tardi.. non c'è un motivo o un avvenimento specifico che lo fa preoccupare e se da quando è iniziato, qualche anno fa, succedeva sporadicamente, ora è piuttosto frequente. Sto cercando di fargli capire che gli serve aiuto, ma non so come spronarlo.. Cosa suggerite?
Buongiorno,
la sua attenzione e la cura che mostra verso suo marito sono molto importanti, e già rappresentano un primo passo fondamentale. Quello che descrive può essere il segnale di uno stato di stress prolungato, ansia o di un disagio psicologico che merita di essere accolto con attenzione.
Spesso le persone, soprattutto quando si sentono in difficoltà ma non riescono a darsi una spiegazione chiara, tendono a “resistere” all’idea di chiedere aiuto, per timore, orgoglio, o perché non vogliono preoccuparsi (o preoccupare chi hanno accanto). In questi casi è molto utile continuare a mostrare ascolto e vicinanza, senza forzare, ma anche normalizzare il ricorso a uno psicologo, come un gesto di cura verso sé stessi, proprio come si farebbe con un sintomo fisico. Può provare a proporgli, con delicatezza, di fare un primo colloquio conoscitivo, anche solo per “mettere in ordine” ciò che sente: a volte basta uno spazio protetto e non giudicante per iniziare a sciogliere ciò che si è accumulato nel tempo.
Un caro saluto,
Dott.ssa Simona Santoni Psicologa
la sua attenzione e la cura che mostra verso suo marito sono molto importanti, e già rappresentano un primo passo fondamentale. Quello che descrive può essere il segnale di uno stato di stress prolungato, ansia o di un disagio psicologico che merita di essere accolto con attenzione.
Spesso le persone, soprattutto quando si sentono in difficoltà ma non riescono a darsi una spiegazione chiara, tendono a “resistere” all’idea di chiedere aiuto, per timore, orgoglio, o perché non vogliono preoccuparsi (o preoccupare chi hanno accanto). In questi casi è molto utile continuare a mostrare ascolto e vicinanza, senza forzare, ma anche normalizzare il ricorso a uno psicologo, come un gesto di cura verso sé stessi, proprio come si farebbe con un sintomo fisico. Può provare a proporgli, con delicatezza, di fare un primo colloquio conoscitivo, anche solo per “mettere in ordine” ciò che sente: a volte basta uno spazio protetto e non giudicante per iniziare a sciogliere ciò che si è accumulato nel tempo.
Un caro saluto,
Dott.ssa Simona Santoni Psicologa
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Salve Gentile Signora, è comprensibile che si senta preoccupata di fronte a qualcosa del genere, che riguarda una persona a Lei così vicina. Da quello che descrive di Suo marito, i suoi cambiamenti d’umore nel corso della giornata — con un peggioramento serale, agitazione fisica, alterazioni dell’attenzione, insonnia e modificazioni corporee — sono segnali che meritano attenzione, e non sono da liquidare come semplici “periodi no”. Il fatto che la cosa si presenti ormai con regolarità e da anni, e che non vi sia un evento specifico che innesca questi stati, suggerisce che potrebbe trattarsi di un disturbo d’ansia, o anche di un’alterazione del ritmo dell’umore (per esempio una forma attenuata di disturbo bipolare, ciclotimia o depressione ansiosa). Potrebbe provare a parlargli in un momento di tranquillità cercando di comprendere quali siano le Sue resistenze rispetto a un possibile consulto con uno specialista che possa aiutarlo innanzitutto a identificare, e in un secondo momento eventualmente ad affrontare i disagi che lo affliggono, per tornare a vivere una vita serena e soddisfacente.
Buongiorno,
capisco la sua preoccupazione per la situazione di suo marito. Gli sbalzi di umore che descrive, associati a sintomi fisici come sudorazione delle mani, alterazione dell’odore della pelle, difficoltà di concentrazione e insonnia, indicano un possibile stato di stress o ansia che si manifesta in modo ciclico durante la giornata.
Anche se non sembra esserci un evento scatenante evidente, spesso questi sintomi possono essere il risultato di tensioni accumulate nel tempo, difficoltà emotive non elaborate o meccanismi di gestione dello stress che con il tempo diventano meno efficaci. Il fatto che questo fenomeno si sia intensificato e reso più frequente è un segnale importante da non sottovalutare.
Per quanto riguarda come spronarlo a chiedere aiuto, può essere utile adottare un approccio empatico e non giudicante, facendogli capire che chiedere supporto non è un segno di debolezza, ma un atto di cura verso se stessi e verso chi gli vuole bene. Spesso le persone faticano a rivolgersi a uno specialista per paura di sentirsi etichettate o di “ammettere un problema”. Può proporgli di fare un primo incontro semplicemente come occasione di confronto, senza l’aspettativa di una “diagnosi” immediata.
Sarebbe molto utile e consigliato, per approfondire la situazione e trovare strumenti adeguati di gestione, rivolgersi ad uno specialista.
Dottoressa Silvia Parisi
Psicologa Psicoterapeuta Sessuologa
capisco la sua preoccupazione per la situazione di suo marito. Gli sbalzi di umore che descrive, associati a sintomi fisici come sudorazione delle mani, alterazione dell’odore della pelle, difficoltà di concentrazione e insonnia, indicano un possibile stato di stress o ansia che si manifesta in modo ciclico durante la giornata.
Anche se non sembra esserci un evento scatenante evidente, spesso questi sintomi possono essere il risultato di tensioni accumulate nel tempo, difficoltà emotive non elaborate o meccanismi di gestione dello stress che con il tempo diventano meno efficaci. Il fatto che questo fenomeno si sia intensificato e reso più frequente è un segnale importante da non sottovalutare.
Per quanto riguarda come spronarlo a chiedere aiuto, può essere utile adottare un approccio empatico e non giudicante, facendogli capire che chiedere supporto non è un segno di debolezza, ma un atto di cura verso se stessi e verso chi gli vuole bene. Spesso le persone faticano a rivolgersi a uno specialista per paura di sentirsi etichettate o di “ammettere un problema”. Può proporgli di fare un primo incontro semplicemente come occasione di confronto, senza l’aspettativa di una “diagnosi” immediata.
Sarebbe molto utile e consigliato, per approfondire la situazione e trovare strumenti adeguati di gestione, rivolgersi ad uno specialista.
Dottoressa Silvia Parisi
Psicologa Psicoterapeuta Sessuologa
Salve, purtroppo non esiste una strategia in tal senso, ma certamente rimandare alla persona la propria preoccupazione, quello che si vede rispetto allo stato di agitazione e stress, può sicuramente aiutare a creare un clima di empatia e comprensione e facilitare la presa di consapevolezza e la mobilitazione per farsi aiutare.
Gentile Utente,
Innanzitutto grazie per aver condiviso questa situazione, si percepisce che è preoccupata e vorrebbe aiutare suo marito.
Questi comportamenti che lei nota, potrebbero essere un indicatore di una preoccupazione latente che ha difficoltà a comunicarle o di cui non è del tutto consapevole.
Provi a condividere con lui le sue di preoccupazioni, potrebbe tentare dicendo che spesso quando qualcosa ci preoccupa, i primi ad accorgersene sono le persone a noi vicine, perché notano dei comportamenti diversi in noi.
Comprendo la sua necessità di volerlo spronare, purtroppo però determinate decisioni richiedono tempo. Potrebbe essere lui stesso spaventato, non avendo ben chiaro cosa gli stia succedendo. Potrebbe comunicargli che lei è presente se dovesse aver bisogno, a volte il sapere che l'altro c'è - aldilà di quale sarà la mia decisione - è determinante per prendere coraggio.
Un abbraccio,
Claudia
Innanzitutto grazie per aver condiviso questa situazione, si percepisce che è preoccupata e vorrebbe aiutare suo marito.
Questi comportamenti che lei nota, potrebbero essere un indicatore di una preoccupazione latente che ha difficoltà a comunicarle o di cui non è del tutto consapevole.
Provi a condividere con lui le sue di preoccupazioni, potrebbe tentare dicendo che spesso quando qualcosa ci preoccupa, i primi ad accorgersene sono le persone a noi vicine, perché notano dei comportamenti diversi in noi.
Comprendo la sua necessità di volerlo spronare, purtroppo però determinate decisioni richiedono tempo. Potrebbe essere lui stesso spaventato, non avendo ben chiaro cosa gli stia succedendo. Potrebbe comunicargli che lei è presente se dovesse aver bisogno, a volte il sapere che l'altro c'è - aldilà di quale sarà la mia decisione - è determinante per prendere coraggio.
Un abbraccio,
Claudia
Buongiorno, sebbene tutto questo la faccia stare male, non si può prescindere dal concetto di motivazione, che è quella spinta che permette a un individuo di affrontare le proprie difficoltà, anche rivolgendosi a un professionista per ricevere aiuto.
Salve, la sua domanda è molto importante e testimonia non solo una forte attenzione verso il benessere di suo marito, ma anche una sincera preoccupazione per una situazione che, col tempo, è diventata più frequente e impattante. È evidente che lei tiene profondamente a lui e che sta cercando di comprenderlo e di aiutarlo nel modo più rispettoso e amorevole possibile. Da ciò che descrive, suo marito sembra vivere una serie di sintomi che, nell’ottica cognitivo-comportamentale, possono essere associati a una disregolazione emotiva e ansiosa. Il fatto che inizi la giornata in uno stato di apparente serenità per poi sperimentare, col passare delle ore, ansia crescente, agitazione fisica, calo di concentrazione e alterazioni del sonno, suggerisce la presenza di un meccanismo interno che lo affatica e lo mette sotto pressione anche in assenza di un evento esterno preciso o identificabile. In questi casi, si osserva spesso come le persone non riescano a spiegare “razionalmente” cosa le faccia stare male, ma sentano comunque un disagio profondo che si manifesta nel corpo e nella mente. La nostra mente, infatti, tende a costruire delle abitudini emotive: se nel tempo ha imparato ad attivarsi in certe fasce della giornata, magari perché in passato c’erano momenti di stress o aspettative elevate, può mantenere questo schema anche quando le condizioni esterne cambiano. Uno dei concetti centrali dell’approccio cognitivo-comportamentale è che i pensieri automatici influenzano le emozioni e i comportamenti. È possibile che suo marito, anche senza rendersene conto, attivi durante la giornata pensieri negativi su se stesso, sul futuro, sulle responsabilità o sul senso delle sue giornate. Questi pensieri, anche se non sempre consapevoli, alimentano un circolo vizioso: più si sente in difficoltà, più percepisce sintomi fisici (come sudorazione, agitazione, insonnia), più perde la sensazione di controllo e quindi si sente ancora peggio. Questo meccanismo è faticoso e può portare a forme di esaurimento emotivo, oltre che a una crescente frustrazione. Il primo passo per affrontare questo stato è riconoscere che non si tratta di una debolezza personale, ma di una condizione molto comune che può essere compresa e affrontata efficacemente con il giusto supporto. La psicoterapia cognitivo-comportamentale lavora proprio sull’identificazione dei pensieri disfunzionali, sull’ascolto e gestione delle emozioni, e sulla costruzione di nuove abitudini che possano spezzare questo andamento ciclico della giornata. Per quanto riguarda il suo desiderio di aiutarlo a chiedere aiuto, è comprensibile sentirsi un po’ impotenti. A volte, le persone esitano a rivolgersi a un professionista per paura di essere giudicate, per una resistenza culturale o perché temono di essere considerate “fragili”. Il modo più efficace per spronarlo può essere quello di esprimere i suoi sentimenti, non solo la sua preoccupazione. Gli dica, ad esempio, che lo vede stanco, che percepisce la sua fatica, che non si tratta di “curarlo” ma di aiutarlo a vivere meglio, con più leggerezza. Può proporgli, magari, di valutare un primo colloquio insieme o semplicemente di ascoltare un professionista per capire come funziona un percorso, senza alcun impegno. A volte, sapere cosa aspettarsi riduce molto la resistenza. Infine, è importante che anche lei si prenda cura di sé. Stare accanto a una persona che vive un disagio emotivo è molto impegnativo. Le consiglio, se sente che ne ha bisogno, di parlare anche lei con uno psicologo, non perché abbia un problema, ma perché ha il diritto di avere uno spazio in cui essere ascoltata e sostenuta nel suo ruolo di partner e di “spalla”. Resto a disposizione. Dott. Andrea Boggero
Buongiorno,
quello che descrive è un cambiamento che sembra avere un impatto significativo sul benessere quotidiano di suo marito e, comprensibilmente, anche su di lei. Spesso chi vive dall’esterno certe difficoltà si sente impotente nel cercare di aiutare una persona cara che magari fatica a riconoscere di avere bisogno di supporto.
Il fatto che questi stati d’animo si presentino senza un motivo apparente e si siano intensificati nel tempo potrebbe indicare un disagio emotivo che merita ascolto e attenzione. Anche i segnali fisici che nota (come sudorazione, cambiamenti nell’odore corporeo o difficoltà a dormire) sono spesso legati a un’attivazione emotiva profonda, come l’ansia, e non vanno trascurati.
È importante ricordare che, purtroppo, non possiamo costringere qualcuno a farsi aiutare: il cambiamento parte sempre da una disponibilità personale. Ma possiamo accompagnare con delicatezza, offrendo vicinanza, comprensione e magari proponendo di parlarne insieme a un professionista, anche solo per un confronto iniziale.
A volte può essere utile proporre il consulto psicologico non come “cura di un problema”, ma come uno spazio neutro e protetto, dove prendersi cura di sé, ascoltarsi e ritrovare un equilibrio. Anche la psicoeducazione e approcci come la mindfulness possono aiutare a riconoscere e regolare le emozioni nel presente, quando diventano difficili da gestire.
Le faccio un caro augurio, con la speranza che possiate affrontare questo momento con più strumenti e più serenità. Grazie, Dott.ssa Ilaria Truzzi
quello che descrive è un cambiamento che sembra avere un impatto significativo sul benessere quotidiano di suo marito e, comprensibilmente, anche su di lei. Spesso chi vive dall’esterno certe difficoltà si sente impotente nel cercare di aiutare una persona cara che magari fatica a riconoscere di avere bisogno di supporto.
Il fatto che questi stati d’animo si presentino senza un motivo apparente e si siano intensificati nel tempo potrebbe indicare un disagio emotivo che merita ascolto e attenzione. Anche i segnali fisici che nota (come sudorazione, cambiamenti nell’odore corporeo o difficoltà a dormire) sono spesso legati a un’attivazione emotiva profonda, come l’ansia, e non vanno trascurati.
È importante ricordare che, purtroppo, non possiamo costringere qualcuno a farsi aiutare: il cambiamento parte sempre da una disponibilità personale. Ma possiamo accompagnare con delicatezza, offrendo vicinanza, comprensione e magari proponendo di parlarne insieme a un professionista, anche solo per un confronto iniziale.
A volte può essere utile proporre il consulto psicologico non come “cura di un problema”, ma come uno spazio neutro e protetto, dove prendersi cura di sé, ascoltarsi e ritrovare un equilibrio. Anche la psicoeducazione e approcci come la mindfulness possono aiutare a riconoscere e regolare le emozioni nel presente, quando diventano difficili da gestire.
Le faccio un caro augurio, con la speranza che possiate affrontare questo momento con più strumenti e più serenità. Grazie, Dott.ssa Ilaria Truzzi
Salve.
Probabilmente lei ha ragione credendo che suo marito abbia bisogno di seguire un percorso terapeutico, ma l'aspetto motivazionale dell'eventuale paziente (suo marito in questo caso) è di primaria importanza.
Provi a immaginarsi la motivazione come composta da tre bicchieri:
- il primo si chiama importanza. Risponde alla domanda: "quanto è importante per me cambiare la situazione che sto vivendo?". In merito alla sua situazione, suo marito quanto sente importante mettere in atto un cambiamento?
- il secondo si chiama fiducia. Risponde alla domanda: "quanto penso di essere in grado di mettere in atto questo cambiamento?". Cioè, io posso pensare di voler correre la maratona di New York, ma se questo desiderio è seguito dal pensiero che "tanto non ce la faccio", non sarò motivato ad allenarmi.
- il terzo si chiama disponibiliutà. Risponde alla domanda "quanto penso che questo sia il momento adatto per mettere in atto il cambiamento". Esempio: posso pensare che per me sia importante mettermi a dieta. Penso pure che se mi ci metto, ce la faccio a dimagrire. Ma adesso ho tanti altri pensieri (lavoro, famiglia, tutto quello che vuoi), per cui di mettermi anche a dieta adesso proprio non ce la faccio.
Questo per dire che giustamente Lei può provare a spronarlo farnendo a suo marito il suo punto di vista. Ma una terapia nasce sotto una buona stella se si comincia da una scelta autonoma del futuro paziente.
Spero di essere stato chiaro. Auguro a Lei e a suo marito di riuscire a vivere questo periodo complicato in armonia.
Dott. Giuseppe Salciarini - psicoterapeuta in formazione cognitivo-comportamentale
Probabilmente lei ha ragione credendo che suo marito abbia bisogno di seguire un percorso terapeutico, ma l'aspetto motivazionale dell'eventuale paziente (suo marito in questo caso) è di primaria importanza.
Provi a immaginarsi la motivazione come composta da tre bicchieri:
- il primo si chiama importanza. Risponde alla domanda: "quanto è importante per me cambiare la situazione che sto vivendo?". In merito alla sua situazione, suo marito quanto sente importante mettere in atto un cambiamento?
- il secondo si chiama fiducia. Risponde alla domanda: "quanto penso di essere in grado di mettere in atto questo cambiamento?". Cioè, io posso pensare di voler correre la maratona di New York, ma se questo desiderio è seguito dal pensiero che "tanto non ce la faccio", non sarò motivato ad allenarmi.
- il terzo si chiama disponibiliutà. Risponde alla domanda "quanto penso che questo sia il momento adatto per mettere in atto il cambiamento". Esempio: posso pensare che per me sia importante mettermi a dieta. Penso pure che se mi ci metto, ce la faccio a dimagrire. Ma adesso ho tanti altri pensieri (lavoro, famiglia, tutto quello che vuoi), per cui di mettermi anche a dieta adesso proprio non ce la faccio.
Questo per dire che giustamente Lei può provare a spronarlo farnendo a suo marito il suo punto di vista. Ma una terapia nasce sotto una buona stella se si comincia da una scelta autonoma del futuro paziente.
Spero di essere stato chiaro. Auguro a Lei e a suo marito di riuscire a vivere questo periodo complicato in armonia.
Dott. Giuseppe Salciarini - psicoterapeuta in formazione cognitivo-comportamentale
Buonasera.
Purtroppo, per quanto possa capire la sua sofferenza e (immagino) il suo senso di impotenza, la motivazione a richiedere supporto deve venire direttamente dalla persona. Se anche lei riesce a convincere suo marito a chiedere aiuto, ma lui non è motivato a lavorare su se stesso e a migliorare alcuni aspetti della sua vita, il lavoro terapeutico in sè risulterà inutile e poco risolutivo.
La cosa che mi viene da consigliarle, invece, è iniziare lei stessa un percorso psicoterapeutico: spero infatti che possa così riuscire a trovare un modo per convivere con questa situazione con un po' meno sofferenza. Iniziare un percorso psicoterapeutico, infatti, la può aiutare a vedere dove ha il potere di cambiare qualcosa e accettare, dall'altra parte, gli aspetti su cui non ha potere.
Se dovesse avere bisogno, resto a disposizione
Purtroppo, per quanto possa capire la sua sofferenza e (immagino) il suo senso di impotenza, la motivazione a richiedere supporto deve venire direttamente dalla persona. Se anche lei riesce a convincere suo marito a chiedere aiuto, ma lui non è motivato a lavorare su se stesso e a migliorare alcuni aspetti della sua vita, il lavoro terapeutico in sè risulterà inutile e poco risolutivo.
La cosa che mi viene da consigliarle, invece, è iniziare lei stessa un percorso psicoterapeutico: spero infatti che possa così riuscire a trovare un modo per convivere con questa situazione con un po' meno sofferenza. Iniziare un percorso psicoterapeutico, infatti, la può aiutare a vedere dove ha il potere di cambiare qualcosa e accettare, dall'altra parte, gli aspetti su cui non ha potere.
Se dovesse avere bisogno, resto a disposizione
Gentile Utente, sicuramente la sua posizione è molto scomoda. Vedere una persona cara stare male è sempre difficile. E' normale per suo marito non vedere la causa del suo malessere, non sempre c'è una sola motivazione o un evento riconoscibile. Potrebbe provare a chiedere a suo marito se è disposto a chiedere aiuto ad un professionista e cominciare un percorso insieme a lei, forse questo potrebbe fargli guadagnare un pò di coraggio. Spero di essere stata utile. Grazie
Buongiorno e grazie per la sua condivisione. Da ciò che scrive è evidente che suo marito abbia bisogno di un aiuto da parte di un professionista. Potrebbe fargli capire che rivolgersi ad uno psicologo è un atto di amore verso se stessi, che in alcuni periodi non è possibile farcela da soli. L’aiuto di un professionista potrebbe solo migliorare la qualità di vita, potrebbe aiutarlo a raggiungere una maggiore consapevolezza emotiva, migliorare l’auto efficacia, individuare i pensieri che innescano e rinforzano l’ansia. Resto a disposizione per maggiori info.
Dott.ssa Mariapaola Anania, psicologa clinica, psicosessuologa, psicoterapeuta cognitivo comportamentale in formazione
Dott.ssa Mariapaola Anania, psicologa clinica, psicosessuologa, psicoterapeuta cognitivo comportamentale in formazione
Gentile utente, da ciò che descrive suo marito potrebbe avere il disturbo di ansia e di attacchi di panico. Tale disturbo non sempre deve essere associato ad un evento particolare, ma può subentrare in qualsiasi momento siccome è un insieme di eventi e stati emotivi accumulati ne tempo. Per avere una diagnosi completa sarebbe opportuno iniziare un percorso psicologico. Resto a sua disposizione Dott.ssa V. P.
Gentilissima, grazie per la sua condivisione. Mi chiedo se suo marito veda e percepisca su di lui questi cambiamenti che lei gli fa notare, in altre parole quanta consapevolezza da parte sua c'è? Quando lei gli propone un aiuto che cosa risponde suo marito? Reputerebbe inutile l'inizio di un percorso? Crede che la sua sintomatologia non sia preoccupante? Penso che in questa situazione potrebbe essere utile proporre un dialogo serio, affettivo con suo marito, dove entrambi provate a comprendere il reciproco punto di vista senza cercare di prevalere o convincere l'altro che l'una o l'altra ipotesi sia più corretta. Lei potrebbe parlare della sua sincera preoccupazione per le sue condizioni, di come potrebbe evolvere; in questo contesto dove non si sente obbligato a fare qualcosa di specifico magari suo marito potrebbe sentirsi più libero di spiegarle che cosa in questo periodo non funziona.
Nella speranza che riusciate a trovare una soluzione, un caro saluto, Dott. Marco Squarcini
Nella speranza che riusciate a trovare una soluzione, un caro saluto, Dott. Marco Squarcini
Buongiorno,
Dalla sua descrizione emerge un quadro complesso.
Bisognerebbe capire perchè questo accade e come si sente suo marito a riguardo.
Potrebbe parlare con suo marito per approfondire l'idea che lui si è fatto della condizione e come la vive. Potrebbe far comprendere a suo marito che, se ci si trova in un momento di difficoltà, non c'è niente di sbagliato nel chiedere aiuto ad un professionista qualificato. Cercare supporto è il primo passo nella strada per stare meglio. Chiaramente, è una decisione che spetta a suo marito; tuttavia, informarlo dei benefici della psicoterapia può aiutarlo nella scelta. Resto a disposizione per ulteriori informazioni e domande nell'eventualità di un colloquio psicologico di approfondimento. Cordiali saluti
Dalla sua descrizione emerge un quadro complesso.
Bisognerebbe capire perchè questo accade e come si sente suo marito a riguardo.
Potrebbe parlare con suo marito per approfondire l'idea che lui si è fatto della condizione e come la vive. Potrebbe far comprendere a suo marito che, se ci si trova in un momento di difficoltà, non c'è niente di sbagliato nel chiedere aiuto ad un professionista qualificato. Cercare supporto è il primo passo nella strada per stare meglio. Chiaramente, è una decisione che spetta a suo marito; tuttavia, informarlo dei benefici della psicoterapia può aiutarlo nella scelta. Resto a disposizione per ulteriori informazioni e domande nell'eventualità di un colloquio psicologico di approfondimento. Cordiali saluti
Comprendo la sua preoccupazione per i cambiamenti che ha notato in suo marito. Gli sbalzi d'umore che descrive, con un'evoluzione nel corso della giornata verso uno stato di ansia accompagnato da manifestazioni fisiche come sudorazione e alterazione dell'odore della pelle, unitamente a difficoltà di concentrazione e insonnia, suggeriscono un disagio che merita attenzione.
È positivo che lei abbia percepito la necessità di un supporto per suo marito. Spesso, riconoscere di aver bisogno di aiuto è il primo passo, ma può essere difficile per la persona accettarlo e agire di conseguenza.
Per spronarlo delicatamente, potrebbe provare ad affrontare l'argomento in un momento di calma e serenità, magari quando lui si sente più a suo agio. Potrebbe esprimere le sue osservazioni in termini di preoccupazione per il suo benessere, focalizzandosi sui cambiamenti che lei nota e su come questi la facciano sentire. Eviti di usare toni accusatori o giudicanti, ma piuttosto un approccio empatico e di supporto.
Un altro approccio potrebbe essere quello di informarsi insieme sulle risorse disponibili, come professionisti della salute mentale, e magari proporgli di accompagnarlo per un primo consulto, se questo lo facesse sentire più a suo agio.
È importante che suo marito senta che lei è al suo fianco, non per giudicarlo o "aggiustarlo", ma per supportarlo nel prendersi cura della sua salute emotiva. La sua comprensione e il suo incoraggiamento possono fare una grande differenza nell'aiutarlo a superare le sue resistenze e a cercare l'aiuto di cui potrebbe aver bisogno.
È positivo che lei abbia percepito la necessità di un supporto per suo marito. Spesso, riconoscere di aver bisogno di aiuto è il primo passo, ma può essere difficile per la persona accettarlo e agire di conseguenza.
Per spronarlo delicatamente, potrebbe provare ad affrontare l'argomento in un momento di calma e serenità, magari quando lui si sente più a suo agio. Potrebbe esprimere le sue osservazioni in termini di preoccupazione per il suo benessere, focalizzandosi sui cambiamenti che lei nota e su come questi la facciano sentire. Eviti di usare toni accusatori o giudicanti, ma piuttosto un approccio empatico e di supporto.
Un altro approccio potrebbe essere quello di informarsi insieme sulle risorse disponibili, come professionisti della salute mentale, e magari proporgli di accompagnarlo per un primo consulto, se questo lo facesse sentire più a suo agio.
È importante che suo marito senta che lei è al suo fianco, non per giudicarlo o "aggiustarlo", ma per supportarlo nel prendersi cura della sua salute emotiva. La sua comprensione e il suo incoraggiamento possono fare una grande differenza nell'aiutarlo a superare le sue resistenze e a cercare l'aiuto di cui potrebbe aver bisogno.
Buongiorno gentile utente, l'efficacia della terapia e del supporto psicologico ha effetto nel momento in cui la persona che ne richiede aiuto crede in quello che sta facendo.
Le posso consigliare di aspettare e provare a capire se anche suo marito arriverà ad un punto di consapevolezza tale per cui mostrerà e richiederà aiuto.
Dott.ssa Pinessi Giorgia
Le posso consigliare di aspettare e provare a capire se anche suo marito arriverà ad un punto di consapevolezza tale per cui mostrerà e richiederà aiuto.
Dott.ssa Pinessi Giorgia
Buongiorno gentile Utente, la sua attenzione e la premura con cui descrive la situazione di suo marito fanno già intuire quanto lei tenga profondamente al suo benessere e a quello della vostra relazione. È evidente che la situazione che vive non solo la preoccupa, ma coinvolge anche emotivamente il vostro equilibrio quotidiano, ed è comprensibile che si senta impotente nel vedere una persona a lei cara attraversare momenti di sofferenza senza una causa apparente.
I sintomi che descrive (sbalzi d’umore, ansia serale, alterazioni fisiche come la sudorazione e il cambiamento dell’odore della pelle, difficoltà di concentrazione e insonnia) sono segnali che meritano attenzione. Anche se non c’è un evento specifico che possa apparire come scatenante, non è raro che un disagio psicologico si manifesti gradualmente e poi tenda a diventare più frequente o persistente nel tempo. Le alterazioni cicliche dell’umore nell’arco della giornata, con peggioramento serale, possono avere diverse origini: stress cronico, disturbi d’ansia, depressione mascherata o anche problematiche legate al ritmo sonno-veglia o a processi somatici.
Molte persone, specialmente uomini, faticano a chiedere aiuto psicologico, sia per timore di sentirsi giudicati sia per una difficoltà culturale ad ammettere un disagio interiore. La sua presenza, però, può fare una grande differenza. Il modo più efficace per avvicinarlo a questa possibilità è quello di non insistere sulla “necessità” di cambiare o di “curarsi”, ma piuttosto di comunicargli con sincerità quanto lei si senta coinvolta dalla sua sofferenza, quanto lo percepisca stanco, appesantito, e quanto le farebbe piacere che potesse trovare uno spazio dove alleggerirsi, parlare liberamente, magari con un professionista, senza sentirsi in dovere di giustificare nulla.
Non è necessario che lui sia subito pronto ad affrontare un percorso, ma è importante che sappia che esistono strumenti concreti, professionisti formati per accogliere senza giudizio e che spesso basta poco per iniziare a capire meglio cosa sta accadendo dentro di sé. Talvolta anche un primo colloquio conoscitivo, privo di impegno, può essere utile per sciogliere qualche resistenza. Proporre un supporto psicologico non significa dire che c’è “qualcosa che non va”, ma che c’è la possibilità di prendersi cura di ciò che dentro di lui sta cercando un modo per esprimersi.
Se dovesse avere bisogno di ulteriori informazioni o di intraprendere un percorso mi trova a disposizione,
Dott. Luca Vocino
I sintomi che descrive (sbalzi d’umore, ansia serale, alterazioni fisiche come la sudorazione e il cambiamento dell’odore della pelle, difficoltà di concentrazione e insonnia) sono segnali che meritano attenzione. Anche se non c’è un evento specifico che possa apparire come scatenante, non è raro che un disagio psicologico si manifesti gradualmente e poi tenda a diventare più frequente o persistente nel tempo. Le alterazioni cicliche dell’umore nell’arco della giornata, con peggioramento serale, possono avere diverse origini: stress cronico, disturbi d’ansia, depressione mascherata o anche problematiche legate al ritmo sonno-veglia o a processi somatici.
Molte persone, specialmente uomini, faticano a chiedere aiuto psicologico, sia per timore di sentirsi giudicati sia per una difficoltà culturale ad ammettere un disagio interiore. La sua presenza, però, può fare una grande differenza. Il modo più efficace per avvicinarlo a questa possibilità è quello di non insistere sulla “necessità” di cambiare o di “curarsi”, ma piuttosto di comunicargli con sincerità quanto lei si senta coinvolta dalla sua sofferenza, quanto lo percepisca stanco, appesantito, e quanto le farebbe piacere che potesse trovare uno spazio dove alleggerirsi, parlare liberamente, magari con un professionista, senza sentirsi in dovere di giustificare nulla.
Non è necessario che lui sia subito pronto ad affrontare un percorso, ma è importante che sappia che esistono strumenti concreti, professionisti formati per accogliere senza giudizio e che spesso basta poco per iniziare a capire meglio cosa sta accadendo dentro di sé. Talvolta anche un primo colloquio conoscitivo, privo di impegno, può essere utile per sciogliere qualche resistenza. Proporre un supporto psicologico non significa dire che c’è “qualcosa che non va”, ma che c’è la possibilità di prendersi cura di ciò che dentro di lui sta cercando un modo per esprimersi.
Se dovesse avere bisogno di ulteriori informazioni o di intraprendere un percorso mi trova a disposizione,
Dott. Luca Vocino
Gent.ma Signor*, gli sbalzi di umore possono essere causati da diversi fattori e situazioni (ambientali, relazionali, stili di vita, eventi stressanti e cosi via). E' importante, intanto, che suo marito sia convinto e consapevole di intraprendere un percorso terapeutico al fine di raggiungere il benessere psicologico. Le suggerisco di fissare un appuntamento per poter comprendere meglio il problema.
Salve, quello che descrive potrebbe indicare una sofferenza psicologica significativa, come ansia generalizzata o disturbi dell’umore. Il fatto che questi episodi siano diventati più frequenti e abbiano anche manifestazioni fisiche (sudorazione, insonnia, cambiamenti dell’odore corporeo) suggerisce che non si tratta solo di stress passeggero. È importante che suo marito possa parlarne con un professionista, anche solo per una valutazione iniziale.
Per spronarlo, eviti di insistere sul fatto che “ha un problema”, ma piuttosto esprima la sua preoccupazione con empatia: ad esempio, “Mi rendo conto che stai vivendo qualcosa di pesante e vorrei che potessimo affrontarlo insieme, magari con l’aiuto di qualcuno che ne capisce davvero.” Spesso il primo passo è far sentire che chiedere aiuto non è un segno di debolezza, ma di cura verso sé stessi e verso la relazione.
Per spronarlo, eviti di insistere sul fatto che “ha un problema”, ma piuttosto esprima la sua preoccupazione con empatia: ad esempio, “Mi rendo conto che stai vivendo qualcosa di pesante e vorrei che potessimo affrontarlo insieme, magari con l’aiuto di qualcuno che ne capisce davvero.” Spesso il primo passo è far sentire che chiedere aiuto non è un segno di debolezza, ma di cura verso sé stessi e verso la relazione.
Salve, ho letto attentamente, direi che può seguire una serie di step e vedere come risponde alle sue considerazioni. Ritengo importante scegliere di parlarne in un momento per suo marito di serenità, magari quando siete soli nel caso in cui avete dei figli in maniera tale da non farlo sentire "fragile" agli occhi dei figli. Inoltre, è fondamentale fargli percepire empatia e comprensione utilizzando frasi come "so che è molto difficile per te, ma ti sto parlando perché ti voglio bene e vorrei aiutarti. Se non fosse così, non ti farei questo discorso". Per finire, potrebbe dirgli che è disponibile a percorrere insieme a lui questo percorso, dunque, potrebbe aiutarlo lei a scegliere la persona più adatta e magari anche accompagnarlo nei primi colloqui.
Grazie per aver condiviso la preoccupazione per suo marito. Il quadro che descrive merita certamente attenzione, poiché presenta diversi segnali che potrebbero indicare un disagio di cui occuparsi.
I sintomi che riporta - gli sbalzi d'umore nell'arco della giornata, l'ansia crescente verso sera, le manifestazioni fisiche come la sudorazione delle mani e il cambiamento dell'odore corporeo, l'insonnia e la difficoltà di concentrazione - suggeriscono un pattern che potrebbe essere riconducibile a diverse condizioni, tra cui un disturbo d'ansia o altre forme di disagio psicologico.
È particolarmente rilevante che questi episodi siano passati da sporadici a frequenti nell'arco di qualche anno, indicando una possibile progressione della condizione sottostante.
Per quanto riguarda il modo di spronarlo a cercare aiuto, ecco alcuni suggerimenti:
Scelga un momento tranquillo, preferibilmente quando lui è di buon umore, per esprimere le sue preoccupazioni usando un approccio non giudicante ("Ho notato che..." piuttosto che "Tu dovresti...").
Focalizzi la conversazione sul benessere e sulla qualità della vita, piuttosto che sulla "necessità di cure" che potrebbe suonare stigmatizzante.
Proponga un primo passo accessibile, come una visita dal medico di famiglia, che potrebbe sembrare meno intimidatorio di un consulto psicologico diretto.
Normalizzi la richiesta di aiuto, magari condividendo storie di persone che hanno beneficiato di supporto professionale.
Offra di accompagnarlo al primo appuntamento, se questo può farlo sentire più a suo agio.
Sia paziente ma persistente, poiché spesso l'accettazione del bisogno di aiuto richiede tempo.
Ricordi che il rispetto dell'autonomia di suo marito è fondamentale: può offrire supporto e incoraggiamento, ma la decisione finale deve essere sua. Non dimentichi inoltre di prendersi cura di sè stessa. La vita di coppia esiste, e fiorisce, solo nella reale soddisfazione e rispetto reciproci.
I sintomi che riporta - gli sbalzi d'umore nell'arco della giornata, l'ansia crescente verso sera, le manifestazioni fisiche come la sudorazione delle mani e il cambiamento dell'odore corporeo, l'insonnia e la difficoltà di concentrazione - suggeriscono un pattern che potrebbe essere riconducibile a diverse condizioni, tra cui un disturbo d'ansia o altre forme di disagio psicologico.
È particolarmente rilevante che questi episodi siano passati da sporadici a frequenti nell'arco di qualche anno, indicando una possibile progressione della condizione sottostante.
Per quanto riguarda il modo di spronarlo a cercare aiuto, ecco alcuni suggerimenti:
Scelga un momento tranquillo, preferibilmente quando lui è di buon umore, per esprimere le sue preoccupazioni usando un approccio non giudicante ("Ho notato che..." piuttosto che "Tu dovresti...").
Focalizzi la conversazione sul benessere e sulla qualità della vita, piuttosto che sulla "necessità di cure" che potrebbe suonare stigmatizzante.
Proponga un primo passo accessibile, come una visita dal medico di famiglia, che potrebbe sembrare meno intimidatorio di un consulto psicologico diretto.
Normalizzi la richiesta di aiuto, magari condividendo storie di persone che hanno beneficiato di supporto professionale.
Offra di accompagnarlo al primo appuntamento, se questo può farlo sentire più a suo agio.
Sia paziente ma persistente, poiché spesso l'accettazione del bisogno di aiuto richiede tempo.
Ricordi che il rispetto dell'autonomia di suo marito è fondamentale: può offrire supporto e incoraggiamento, ma la decisione finale deve essere sua. Non dimentichi inoltre di prendersi cura di sè stessa. La vita di coppia esiste, e fiorisce, solo nella reale soddisfazione e rispetto reciproci.
Salve, potrebbe provare a chiedere aiuto lei per prima, così da avere più chiara la situazione
Buongiorno,
capisco la sua preoccupazione e la delicatezza con cui si prende cura di suo marito. Gli sbalzi d’umore che descrive, insieme all’ansia serale, alla difficoltà di concentrazione e ai cambiamenti fisici, sembrano indicare che dentro di lui qualcosa è in tensione da tempo, come se una parte interiore cercasse spazio per essere ascoltata, ma venisse costantemente tenuta a bada durante il giorno, fino a farsi sentire con più forza la sera.
Spesso, dietro a un’ansia che cresce senza un motivo apparente, si nasconde una stanchezza profonda o un bisogno di dare nuovo senso alla propria vita.
Il suo sostegno è prezioso, ma il passo più importante è che lui stesso riconosca di aver bisogno di aiuto. Può provare a proporgli un incontro con uno psicoterapeuta come un’occasione per alleggerirsi, non come un “problema da curare”, ma come un gesto di cura verso di sé.
capisco la sua preoccupazione e la delicatezza con cui si prende cura di suo marito. Gli sbalzi d’umore che descrive, insieme all’ansia serale, alla difficoltà di concentrazione e ai cambiamenti fisici, sembrano indicare che dentro di lui qualcosa è in tensione da tempo, come se una parte interiore cercasse spazio per essere ascoltata, ma venisse costantemente tenuta a bada durante il giorno, fino a farsi sentire con più forza la sera.
Spesso, dietro a un’ansia che cresce senza un motivo apparente, si nasconde una stanchezza profonda o un bisogno di dare nuovo senso alla propria vita.
Il suo sostegno è prezioso, ma il passo più importante è che lui stesso riconosca di aver bisogno di aiuto. Può provare a proporgli un incontro con uno psicoterapeuta come un’occasione per alleggerirsi, non come un “problema da curare”, ma come un gesto di cura verso di sé.
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