Salve ho 28 anni e studio archeologia alla Magistrale. Vorrei chiederle un parere su una situazione
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Salve ho 28 anni e studio archeologia alla Magistrale. Vorrei chiederle un parere su una situazione che sto vivendo. Sono due anni che non parlo e non sento più una mia amica e collega, ci siamo allontanati perché ci sono stati dei problemi. Mi ero ossessionato tanto a lei e avevo sviluppato una dipendenza affettiva e in quel periodo avevo un malessere generale che riversavo su di lei. Oggi la situazione è diversa, ho iniziato un percorso di psicoterapia, mi sono laureato o iniziato un nuovo percorso, ho iniziato un corso di recitazione e sto cercando di fare nuove amicizie. Nel frattempo con questa ragazza non ho più avuto contatti non l'ho più cercata, non li ho più mandato messaggi. Da qualche mese la sto vedendo all'università ormai siamo colleghi lavoriamo con la stessa professoressa. Abbiamo fatto anche insieme una visita a Roma ma io mi sto comportando benissimo non mi avvicino non le parlo non la saluto non la guardo non cerco attenzione niente di niente. Ho notato che lei mi ha guardato e mi ha sorriso due volte poi da quel giorno niente più. Adesso nessuno dei due saluta nessuno dei due parla. Lei abbassa lo sguardo si gira di spalle addirittura cambia strada cioè mi evita del tutto. Ho paura non so cosa fare. Posso salutarla? Cosa può succedere? È arrabbiata? Mi ha perdonato? È possibile che mi odi così tanto? Il suo fidanzato potrebbe minacciarmi e allontanarmi? Che devo fare? La vedo ormai quasi sempre e c'è imbarazzo, disagio, paura. Non voglio tornare indietro assolutamente, vorrei solo cercare un rapporto di umanità e di convivere pacificamente. Poterla salutare e se capita scambiare due chiacchiere altrimenti non fa niente. Ormai ho un nuovo equilibrio e mi sento molto meglio, ma rimane una paura così forte e praticamente sto evitando anche io ogni forma di contatto con lei. Che devo fare?
Quello che racconti mostra un grande passo avanti nel tuo percorso personale. Hai riconosciuto una dipendenza affettiva, hai scelto di lavorarci in terapia e oggi sembri più consapevole e centrato. È importante che tu riconosca questo: non sei più la stessa persona di due anni fa, e il fatto che tu stia riflettendo su come comportarti in modo rispettoso verso l’altra persona lo dimostra.
La situazione che descrivi è comprensibilmente carica di tensione. Quando un legame si interrompe dopo momenti difficili, è normale che rimangano imbarazzo, paura o distanza. La tua ex amica probabilmente non sa come gestire il contatto con te, o può ancora associare la tua presenza a un periodo per lei faticoso. Il suo evitare lo sguardo o cambiare strada non è necessariamente segno di rabbia o odio, ma può essere una forma di difesa, un modo per mantenere un confine che la faccia sentire al sicuro.
Dal canto tuo, il desiderio di ristabilire un rapporto “di umanità e convivenza pacifica” è sano e maturo. Tuttavia, il primo passo non deve essere forzare la ripresa del contatto, ma rispettare pienamente i suoi tempi e i suoi confini. È importante che tu non agisca spinto dalla paura (“cosa penserà di me?”) o dal bisogno di conferma (“mi ha perdonato?”), ma da un reale rispetto per lei e per te stesso.
Puoi senz’altro salutarla, ma solo se senti di poterlo fare con leggerezza, senza aspettative e accettando qualunque reazione — anche un silenzio o un distacco. Un saluto semplice, neutro, sincero (“ciao”) può essere un modo per comunicare che non ci sono più ostilità. Se lei non risponde o si mostra fredda, va bene così: significa che ha ancora bisogno di spazio.
In altre parole: non devi forzare nulla, non devi cercare di “riparare” a tutti i costi. Continua a prenderti cura del tuo equilibrio, delle tue nuove esperienze e relazioni. Col tempo, se anche lei sentirà che la distanza non è più necessaria, potrà esserci un contatto più naturale.
Il cambiamento vero non passa dal “far tornare le cose come prima”, ma dal vivere il presente in modo nuovo: con rispetto, consapevolezza e calma.
La situazione che descrivi è comprensibilmente carica di tensione. Quando un legame si interrompe dopo momenti difficili, è normale che rimangano imbarazzo, paura o distanza. La tua ex amica probabilmente non sa come gestire il contatto con te, o può ancora associare la tua presenza a un periodo per lei faticoso. Il suo evitare lo sguardo o cambiare strada non è necessariamente segno di rabbia o odio, ma può essere una forma di difesa, un modo per mantenere un confine che la faccia sentire al sicuro.
Dal canto tuo, il desiderio di ristabilire un rapporto “di umanità e convivenza pacifica” è sano e maturo. Tuttavia, il primo passo non deve essere forzare la ripresa del contatto, ma rispettare pienamente i suoi tempi e i suoi confini. È importante che tu non agisca spinto dalla paura (“cosa penserà di me?”) o dal bisogno di conferma (“mi ha perdonato?”), ma da un reale rispetto per lei e per te stesso.
Puoi senz’altro salutarla, ma solo se senti di poterlo fare con leggerezza, senza aspettative e accettando qualunque reazione — anche un silenzio o un distacco. Un saluto semplice, neutro, sincero (“ciao”) può essere un modo per comunicare che non ci sono più ostilità. Se lei non risponde o si mostra fredda, va bene così: significa che ha ancora bisogno di spazio.
In altre parole: non devi forzare nulla, non devi cercare di “riparare” a tutti i costi. Continua a prenderti cura del tuo equilibrio, delle tue nuove esperienze e relazioni. Col tempo, se anche lei sentirà che la distanza non è più necessaria, potrà esserci un contatto più naturale.
Il cambiamento vero non passa dal “far tornare le cose come prima”, ma dal vivere il presente in modo nuovo: con rispetto, consapevolezza e calma.
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ciao,
è comprensibile che il riavvicinamento, anche solo sul piano pratico, possa generare timori e incertezze. In situazioni di questo tipo è importante mantenere un atteggiamento rispettoso e consapevole, evitando di forzare il contatto. Un saluto cordiale, se vissuto con serenità da entrambe le parti, può essere sufficiente per ristabilire una forma di convivenza pacifica.
è comprensibile che il riavvicinamento, anche solo sul piano pratico, possa generare timori e incertezze. In situazioni di questo tipo è importante mantenere un atteggiamento rispettoso e consapevole, evitando di forzare il contatto. Un saluto cordiale, se vissuto con serenità da entrambe le parti, può essere sufficiente per ristabilire una forma di convivenza pacifica.
Gentile Utente,
non conosco nel dettaglio la situazione per cui posso parlare in generale.
Dato il contesto, potrebbe valutare se possa essere il caso di un approccio graduale e che rimanga nei confini-equilibrio che dice aver trovato e voler conservare.
Procedendo con gradualità potrà sperimentare cosa prova e vedere la reazione per valutare se e come proseguire.
Saluti
non conosco nel dettaglio la situazione per cui posso parlare in generale.
Dato il contesto, potrebbe valutare se possa essere il caso di un approccio graduale e che rimanga nei confini-equilibrio che dice aver trovato e voler conservare.
Procedendo con gradualità potrà sperimentare cosa prova e vedere la reazione per valutare se e come proseguire.
Saluti
Buongiorno,
una domanda, perché se ha iniziato un percorso di psicoterapia, chiede qui un parere ad altri terapeuti?
Un saluto cordiale
Dott.ssa Marzia Sellini
una domanda, perché se ha iniziato un percorso di psicoterapia, chiede qui un parere ad altri terapeuti?
Un saluto cordiale
Dott.ssa Marzia Sellini
Salve,
mi sembra di capire che questa persona sia stata molto importante per lei, forse anche troppo, nel senso che in passato ha vissuto un trasporto intenso che, alla lunga, ha finito per logorare il rapporto. Da ciò che racconta, però, oggi la situazione sembra diversa: lei è più consapevole, più centrato su di sé e sembra in grado di gestire un legame in modo più equilibrato.
Per questo motivo credo che, anche considerando che siete colleghi, possa valutare di fare un piccolo passo — magari semplicemente salutandola. È un gesto di normalità e rispetto che può contribuire a creare un clima più sereno, invece che di tensione o evitamento.
Alle domande su ciò che lei prova o pensa questa ragazza non posso rispondere: solo lei può farlo. Non è detto che desideri riavvicinarsi, neppure in un modo diverso da prima, ma l’occasione può offrirla — senza forzature, lasciando che il tempo e la naturalezza facciano il loro corso.
Col tempo, se dovesse percepire apertura da parte sua, potrebbe anche valutare un momento di chiarimento, per esprimere in modo maturo ciò che sente oggi: non tanto il passato, quanto il desiderio di poter convivere in modo pacifico e rispettoso, lasciandosi alle spalle ciò che è stato.
mi sembra di capire che questa persona sia stata molto importante per lei, forse anche troppo, nel senso che in passato ha vissuto un trasporto intenso che, alla lunga, ha finito per logorare il rapporto. Da ciò che racconta, però, oggi la situazione sembra diversa: lei è più consapevole, più centrato su di sé e sembra in grado di gestire un legame in modo più equilibrato.
Per questo motivo credo che, anche considerando che siete colleghi, possa valutare di fare un piccolo passo — magari semplicemente salutandola. È un gesto di normalità e rispetto che può contribuire a creare un clima più sereno, invece che di tensione o evitamento.
Alle domande su ciò che lei prova o pensa questa ragazza non posso rispondere: solo lei può farlo. Non è detto che desideri riavvicinarsi, neppure in un modo diverso da prima, ma l’occasione può offrirla — senza forzature, lasciando che il tempo e la naturalezza facciano il loro corso.
Col tempo, se dovesse percepire apertura da parte sua, potrebbe anche valutare un momento di chiarimento, per esprimere in modo maturo ciò che sente oggi: non tanto il passato, quanto il desiderio di poter convivere in modo pacifico e rispettoso, lasciandosi alle spalle ciò che è stato.
Salve, sembra provi forte ansia quando è insieme a questa ragazza, la sua reazione è quella dell'evitamento. Come mai reagisce e vive la relazione tra di voi in questo modo? Dopo il vostro litigio pensa sia possibile un riavvicinamento perché io non ho cortezza del come vi siete lasciati. Se la vostra separazione non è stata causata da comportamenti molti gravi, anche se la gravità di un evento può essere soggettiva, sarebbe bene oggi, se è questo ciò che desidera, parlarle in modo da instaurare quantomeno un rapporto di colleganza senza per forza entrare in una dimensione più intima.
Cordiali saluti.
Dott.Salvatore Augello
Cordiali saluti.
Dott.Salvatore Augello
Buongiorno, grazie per il quesito.
La nostra esistenza si modifica, le cose migliorano per noi, spesso possiamo sentirci in imbarazzo verso chi ci ha conosciuto in tempi peggiori. Le consiglio di consultare uno/una psicoterapeuta che possa aiutarla a capire in che modo avviare una comunicazione con la collega, che ora deve frequentare con regolarità. Credo che un chiarimento possa farla sentire molto meglio emotivamente, a patto di trovare il modo giusto per farlo. Un cordiale saluto, dott.ssa Portelli
La nostra esistenza si modifica, le cose migliorano per noi, spesso possiamo sentirci in imbarazzo verso chi ci ha conosciuto in tempi peggiori. Le consiglio di consultare uno/una psicoterapeuta che possa aiutarla a capire in che modo avviare una comunicazione con la collega, che ora deve frequentare con regolarità. Credo che un chiarimento possa farla sentire molto meglio emotivamente, a patto di trovare il modo giusto per farlo. Un cordiale saluto, dott.ssa Portelli
Ciao,
da quello che descrivi sembra che tu abbia già fatto un grande lavoro su te stesso, prendendo consapevolezza della situazione e affrontandola con maturità. È comprensibile che, rivedendo questa persona, si riattivino timori e insicurezze legate al passato. Tuttavia, la paura e l’evitamento possono mantenere il disagio nel tempo.
In questi casi è importante non forzare le cose, ma nemmeno lasciare che la paura guidi completamente i tuoi comportamenti. Ogni passo — anche un semplice saluto — dovrebbe essere valutato con calma, in base a come ti senti davvero e a quanto pensi di poter gestire le eventuali reazioni.
Visto il vissuto di dipendenza affettiva e le emozioni ancora presenti, sarebbe consigliabile approfondire questi aspetti con il tuo psicoterapeuta. Potrà aiutarti a comprendere meglio cosa rappresenta oggi per te questa relazione e come muoverti in modo sereno e consapevole.
Un caro saluto,
Dottoressa Silvia Parisi
Psicologa Psicoterapeuta Sessuologa
da quello che descrivi sembra che tu abbia già fatto un grande lavoro su te stesso, prendendo consapevolezza della situazione e affrontandola con maturità. È comprensibile che, rivedendo questa persona, si riattivino timori e insicurezze legate al passato. Tuttavia, la paura e l’evitamento possono mantenere il disagio nel tempo.
In questi casi è importante non forzare le cose, ma nemmeno lasciare che la paura guidi completamente i tuoi comportamenti. Ogni passo — anche un semplice saluto — dovrebbe essere valutato con calma, in base a come ti senti davvero e a quanto pensi di poter gestire le eventuali reazioni.
Visto il vissuto di dipendenza affettiva e le emozioni ancora presenti, sarebbe consigliabile approfondire questi aspetti con il tuo psicoterapeuta. Potrà aiutarti a comprendere meglio cosa rappresenta oggi per te questa relazione e come muoverti in modo sereno e consapevole.
Un caro saluto,
Dottoressa Silvia Parisi
Psicologa Psicoterapeuta Sessuologa
Buongiorno,
dalle sue parole emerge un percorso importante: ha riconosciuto la dipendenza affettiva del passato e oggi sente il desiderio di una relazione più serena e matura. È naturale che riaffiorino timori e confusione di fronte a un possibile incontro: non si tratta solo di “salutarla o no”, ma di capire cosa rappresenta per lei questo desiderio di contatto.
Può essere utile parlarne in terapia, per distinguere se si tratta di un bisogno di chiusura, di riconciliazione o di conferma personale. Qualunque scelta farà, l’obiettivo è proteggere il suo nuovo equilibrio e la libertà emotiva che sta costruendo.
dalle sue parole emerge un percorso importante: ha riconosciuto la dipendenza affettiva del passato e oggi sente il desiderio di una relazione più serena e matura. È naturale che riaffiorino timori e confusione di fronte a un possibile incontro: non si tratta solo di “salutarla o no”, ma di capire cosa rappresenta per lei questo desiderio di contatto.
Può essere utile parlarne in terapia, per distinguere se si tratta di un bisogno di chiusura, di riconciliazione o di conferma personale. Qualunque scelta farà, l’obiettivo è proteggere il suo nuovo equilibrio e la libertà emotiva che sta costruendo.
Buongiorno, quello che vive sembra essere caratterizzato da sentimenti molto intensi. Posso immaginare che non sia facile provarli, comprenderli e maneggiarli. In queste situazioni non esiste un comportamento giusto o sbagliato, non esiste una ricetta o un decalogo di come sarebbe giusto comportarsi. Spesso si crede che allontando la fonte delle nostre paure, ossessioni, angosce potremmo risolvere il problema, provare ad essere liberi e nuovamente sereni. Purtroppo non sempre è così, basta un piccolo contatto per riattivare quei vecchi sentimenti, quelle vecchie sensazioni. Non è facile dare una risposta alle domande che pone, ognuna richiede una riflessione complessa che tenga conto della sua storia, dei suoi vissuti, di quello che è stato e di quello che è oggi. Sicuramente potrebbe trarre beneficio da un percorso di psicoterapia che la aiuti a comprendere i meccanismi alla base del suo funzionamento, che la aiuti a diventare protagonista della sua vita e più in equilibrio rispetto ad emozioni e affetti. Un caro saluto. BM
Buongiorno, credo sia opportuno portare questi vissuti al suo terapeuta.
In quella relazione e in quello spazio di cura può trovare le risposte che cerca, comprendere quanto accaduto nella dinamica con questa amica ed elaborare, se necessario, questa distanza.
Un caro saluto
In quella relazione e in quello spazio di cura può trovare le risposte che cerca, comprendere quanto accaduto nella dinamica con questa amica ed elaborare, se necessario, questa distanza.
Un caro saluto
Gentile signore,
lei racconta con grande sincerità il disagio e la fatica che sta vivendo nel vedersi nuovamente travolto da pensieri riguardo l’altra persona dopo che la vostra relazione – a quanto riferisce – è finita non bene. Ora la sua mente è affollata di domande che, viene facile dire, basterebbe porre direttamente alla persona interessata, oppure riguardo le quali potrebbe orientarsi fidandosi del suo comportamento che, da come lei descrive, non sembra indirizzato a una riparazione. Ma così si esporrebbe al rischio di una conferma dolorosa: “No, non ho perdonato” oppure “Non sono interessata a riprendere la conoscenza”. Invece lei preferisce porre qui quelle domande - probabilmente per mitigare la sua ansia - dove ci sono colleghi che, compresa me, non hanno la minima idea di quale possa essere la risposta. Evidentemente è più sostenibile per lei restare un passo indietro dal possibile.
Quando si parla di dipendenza affettiva - e lei ne parla e si riconosce in quest’aura -, la sfida evolutiva è tutta lì: prendersi il rischio di un rifiuto e abbracciare il senso di vuoto e di solitudine che ne deriva come una tra le più umane delle esperienze; intravedere nell’altro un mondo in cui non abbiamo “diritto” di cittadinanza solo perché lo desideriamo; riuscire a sopravvivere all’idea che non siamo sempre e solo amabili e che le vite delle persone non si allineano per magia.
È una sfida importante, necessaria quanto faticosa per chi tende a delegare la propria vita emotiva. Si tratta di prendersi la responsabilità di sè, dove la parola “responsabilità” intende prendere su di sé il proprio peso.
Un caro saluto.
Antonella D’Orlando
lei racconta con grande sincerità il disagio e la fatica che sta vivendo nel vedersi nuovamente travolto da pensieri riguardo l’altra persona dopo che la vostra relazione – a quanto riferisce – è finita non bene. Ora la sua mente è affollata di domande che, viene facile dire, basterebbe porre direttamente alla persona interessata, oppure riguardo le quali potrebbe orientarsi fidandosi del suo comportamento che, da come lei descrive, non sembra indirizzato a una riparazione. Ma così si esporrebbe al rischio di una conferma dolorosa: “No, non ho perdonato” oppure “Non sono interessata a riprendere la conoscenza”. Invece lei preferisce porre qui quelle domande - probabilmente per mitigare la sua ansia - dove ci sono colleghi che, compresa me, non hanno la minima idea di quale possa essere la risposta. Evidentemente è più sostenibile per lei restare un passo indietro dal possibile.
Quando si parla di dipendenza affettiva - e lei ne parla e si riconosce in quest’aura -, la sfida evolutiva è tutta lì: prendersi il rischio di un rifiuto e abbracciare il senso di vuoto e di solitudine che ne deriva come una tra le più umane delle esperienze; intravedere nell’altro un mondo in cui non abbiamo “diritto” di cittadinanza solo perché lo desideriamo; riuscire a sopravvivere all’idea che non siamo sempre e solo amabili e che le vite delle persone non si allineano per magia.
È una sfida importante, necessaria quanto faticosa per chi tende a delegare la propria vita emotiva. Si tratta di prendersi la responsabilità di sè, dove la parola “responsabilità” intende prendere su di sé il proprio peso.
Un caro saluto.
Antonella D’Orlando
Buonasera, molto probabilmente questa sua paura e insieme il desiderio di avere un rapporto cordiale con la ragazza, possa avere molti elementi transferali. Visto che è seguito, affronti il tema con il professionista che la segue.
Cordiali saluti
Dott.ssa Valeria Randisi
Cordiali saluti
Dott.ssa Valeria Randisi
Caro, penso che potrebbe parlare di questa sua difficoltà con la sua amica con la sua psicoterapeuta se ancora è in psicoterapia. In ogni caso credo che la situazione non sia così terribile, a volte immaginiamo le cose peggiori di quello che sono finché non le affrontiamo direttamente, del resto a sua amica le aveva sorriso... probabilmente siete entrambi in imbarazzo perché non sapete come gestire questa nuova situazione. Forse il modo per uscire da questo impasse pieno di dubbi, timori ed incognite è quello di parlare con la sua amica per dirle che adesso è cambiato e semplicemente potete avere un pacifico rapporto come colleghi, immagini di essere al posto della sua amica: cosa sentirebbe se le dicesse così? Un caro saluto
Salve paziente anonimo
Propabilmente non ha risolto dentro di sé fino in fondo il problema relativo a questa ragazza e non sa ancora oggi come porsi
Certo se lei prova a sorridere e lei sfugge chiaramente si allontana...
Ne parli con la sua Terapeuta a volte la dipendenza affettiva nasconde proprio il bisogno di sentirsi amato e riconosciuto
Fin quando uno non impara a volersi bene e amarsi prima da Sé e poi in coppia
In bocca al lupo
Dott.ssaLorenzini Maria santa psicoterapeuta
Propabilmente non ha risolto dentro di sé fino in fondo il problema relativo a questa ragazza e non sa ancora oggi come porsi
Certo se lei prova a sorridere e lei sfugge chiaramente si allontana...
Ne parli con la sua Terapeuta a volte la dipendenza affettiva nasconde proprio il bisogno di sentirsi amato e riconosciuto
Fin quando uno non impara a volersi bene e amarsi prima da Sé e poi in coppia
In bocca al lupo
Dott.ssaLorenzini Maria santa psicoterapeuta
Buongiorno, intanto voglio dirle che si percepisce chiaramente il lavoro che ha fatto su di sé: ha preso consapevolezza delle difficoltà passate e ha scelto di affrontarle, con coraggio e responsabilità. Questo è un passo tutt’altro che scontato.
Non possiamo sapere cosa provi lei, né interpretare i suoi gesti, ma evitare a tutti i costi il contatto per paura non sembra più in linea con la persona che lei è diventato. Se sente di poterla salutare con naturalezza, senza aspettative, lo faccia. Un gesto semplice e rispettoso può aprire una piccola via, o quantomeno alleggerire la tensione.
Il punto non è forzare un riavvicinamento, ma darle il diritto di esistere nello stesso spazio, con rispetto reciproco. E questo lo sta già facendo. Continui a camminare nella direzione che ha scelto!Cari saluti
Non possiamo sapere cosa provi lei, né interpretare i suoi gesti, ma evitare a tutti i costi il contatto per paura non sembra più in linea con la persona che lei è diventato. Se sente di poterla salutare con naturalezza, senza aspettative, lo faccia. Un gesto semplice e rispettoso può aprire una piccola via, o quantomeno alleggerire la tensione.
Il punto non è forzare un riavvicinamento, ma darle il diritto di esistere nello stesso spazio, con rispetto reciproco. E questo lo sta già facendo. Continui a camminare nella direzione che ha scelto!Cari saluti
Salve, è evidente che oggi lei ha compiuto un percorso di consapevolezza importante, e che è impegnato nella costruzione di un nuovo equilibrio personale, anche grazie alla psicoterapia, alla laurea e alle attività che ha iniziato. La paura che prova è comprensibile e non va giudicata, ma può essere letta anche come segnale di crescita: sta riconoscendo i suoi limiti di un tempo e sta cercando di non ripeterli. Questo è già un passo significativo. Dal punto di vista della psicoterapia umanistica, ciò che le sta accadendo può essere interpretato come un bisogno profondo di riparare una ferita relazionale, ma con modalità nuove, più mature e rispettose, sia verso di sé che verso l’altro. Il suo desiderio di instaurare un rapporto civile e sereno è assolutamente legittimo. Tuttavia, anche il silenzio dell’altra persona è una forma di comunicazione, che al momento sembra indicare il bisogno di mantenere distanza. Questo non significa necessariamente che lei la odi, né che sia arrabbiata in modo attivo: potrebbe semplicemente proteggersi, oppure aver bisogno di tempo. In ottica Mindfulness, ciò che le consiglierei è di coltivare una presenza gentile e non invasiva, accettando anche l’incertezza del momento. Se un giorno le dovesse capitare uno scambio naturale, un saluto o un breve dialogo, lo accolga con tranquillità. Un saluto educato, se sente che nasce da un’intenzione pulita e non da un bisogno urgente di risposta, può essere un buon modo per rompere il ghiaccio, ma solo se si sente davvero pronto a farlo senza aspettative. In ogni caso, è importante che continui a rispettare i suoi confini e quelli dell’altra persona. Riguardo al timore per il fidanzato, è un pensiero che nasce dall’ansia anticipatoria, ma non c'è nulla che suggerisca un reale pericolo. Mantenga un comportamento sempre rispettoso e sereno, così da non dare adito a fraintendimenti. Saluti, dott.ssa Sandra Petralli
Salve, penso che lei la deve fermare e chiarire la situazione, anche xchè frequentate lo stesso corso, è increscioso far finta di non conoscervi. Si spieghi e dica a questa ragazza che lei non ha intenzione di perseguitarla che ha fatto un percorso. Quindi non deve temere di essere invasa da lei. Provi a vedere come reagisce e se non capisce lasci perdere e vada avanti, si può vivere anche senza il saluto di questa ragazza, la saluto, dott. Eugenia Cardilli.
Gentile paziente,
Buonasera,
si percepisce con chiarezza quanto impegno e consapevolezza lei abbia messo nel proprio percorso di cambiamento. Il fatto che oggi riesca a descrivere la situazione con lucidità, riconoscendo la vecchia dinamica di dipendenza affettiva e il nuovo equilibrio raggiunto, è già di per sé un segno di crescita personale molto significativo.
È comprensibile che rivedere questa persona riattivi emozioni e paure antiche — la mente tende a collegare il presente con ciò che ha fatto soffrire in passato. Ma ciò che emerge dal suo racconto è che oggi lei non è più la stessa persona di allora: ha nuovi strumenti, un percorso terapeutico in corso, interessi che la nutrono, e una maggiore consapevolezza dei propri confini.
Riguardo al saluto, non esistono regole rigide. Se sente che un saluto semplice e rispettoso, senza aspettative di risposta, potrebbe aiutarla a chiudere un cerchio interno e ridurre la tensione, può farlo. Tuttavia, lo faccia solo se dentro di sé percepisce di poter accettare qualunque reazione — anche un silenzio o un rifiuto — senza viverlo come una ferita personale. A volte il modo più maturo di “salutare” qualcuno è semplicemente farlo dentro di sé, riconoscendo ciò che è stato e lasciando andare.
Da quanto descrive, non ci sono segnali che giustifichino la paura di una reazione aggressiva o minacciosa da parte di altri. È più probabile che lei provi ancora un residuo di colpa o timore legato al passato. Può parlarne anche in terapia, per capire come trasformare questa paura in un gesto di libertà e rispetto verso sé stesso.
Ha già fatto molto. Ora il passo successivo non è “fare qualcosa” verso di lei, ma continuare a costruire serenità dentro di sé, finché non sentirà che anche un incontro casuale potrà essere solo un semplice incrocio di due percorsi di vita che, per un tratto, si erano solo toccati.
si percepisce con chiarezza quanto impegno e consapevolezza lei abbia messo nel proprio percorso di cambiamento. Il fatto che oggi riesca a descrivere la situazione con lucidità, riconoscendo la vecchia dinamica di dipendenza affettiva e il nuovo equilibrio raggiunto, è già di per sé un segno di crescita personale molto significativo.
È comprensibile che rivedere questa persona riattivi emozioni e paure antiche — la mente tende a collegare il presente con ciò che ha fatto soffrire in passato. Ma ciò che emerge dal suo racconto è che oggi lei non è più la stessa persona di allora: ha nuovi strumenti, un percorso terapeutico in corso, interessi che la nutrono, e una maggiore consapevolezza dei propri confini.
Riguardo al saluto, non esistono regole rigide. Se sente che un saluto semplice e rispettoso, senza aspettative di risposta, potrebbe aiutarla a chiudere un cerchio interno e ridurre la tensione, può farlo. Tuttavia, lo faccia solo se dentro di sé percepisce di poter accettare qualunque reazione — anche un silenzio o un rifiuto — senza viverlo come una ferita personale. A volte il modo più maturo di “salutare” qualcuno è semplicemente farlo dentro di sé, riconoscendo ciò che è stato e lasciando andare.
Da quanto descrive, non ci sono segnali che giustifichino la paura di una reazione aggressiva o minacciosa da parte di altri. È più probabile che lei provi ancora un residuo di colpa o timore legato al passato. Può parlarne anche in terapia, per capire come trasformare questa paura in un gesto di libertà e rispetto verso sé stesso.
Ha già fatto molto. Ora il passo successivo non è “fare qualcosa” verso di lei, ma continuare a costruire serenità dentro di sé, finché non sentirà che anche un incontro casuale potrà essere solo un semplice incrocio di due percorsi di vita che, per un tratto, si erano solo toccati.
Buongiorno,
a volte per rispettare una persona e per il suo benessere, si deve anche avere il coraggio di lasciarla andare, e accettare di perderla. Questo anche per il benessere proprio e il rispetto di se stessi.
E' più importante per lei sapere se questa persona l'ha perdonata o farsi perdonare, o è più importante il benessere di questa persona, per cui il rapporto passato è stato faticoso? E' più importante per lei sapere se questa persona la odia oppure sapere che, avendo superato il momento difficile per lei stesso, e quella che ha chiamato dipendenza affettiva, questa cosa non ha più ora alcuna importanza?
Ha detto che ora la situazione è diversa, e quindi non dovrebbe preoccuparla il fatto che il fidanzato di lei potrebbe minacciarla o allontanarla, proprio perché lei come persona nuova è lontano dal metterlo alla prova in tal senso.
Tutto questo con profondo rispetto per il/la collega che la segue, a cui non desidero sostituirmi. D'accordo con la mia collega che ha risposto sotto, le chiedo anche io perché le domande che ha fatto qui, se è seguito, non le fa al suo/sua terapeuta?
a volte per rispettare una persona e per il suo benessere, si deve anche avere il coraggio di lasciarla andare, e accettare di perderla. Questo anche per il benessere proprio e il rispetto di se stessi.
E' più importante per lei sapere se questa persona l'ha perdonata o farsi perdonare, o è più importante il benessere di questa persona, per cui il rapporto passato è stato faticoso? E' più importante per lei sapere se questa persona la odia oppure sapere che, avendo superato il momento difficile per lei stesso, e quella che ha chiamato dipendenza affettiva, questa cosa non ha più ora alcuna importanza?
Ha detto che ora la situazione è diversa, e quindi non dovrebbe preoccuparla il fatto che il fidanzato di lei potrebbe minacciarla o allontanarla, proprio perché lei come persona nuova è lontano dal metterlo alla prova in tal senso.
Tutto questo con profondo rispetto per il/la collega che la segue, a cui non desidero sostituirmi. D'accordo con la mia collega che ha risposto sotto, le chiedo anche io perché le domande che ha fatto qui, se è seguito, non le fa al suo/sua terapeuta?
Gentile utente di mio dottore,
trovi il coraggio di fare ciò che sente. Avvicinarsi a questa ragazza non metterà di certo a rischio la sua incolumità fisica e psichica.
Cordiali Saluti
Dott. Diego Ferrara
trovi il coraggio di fare ciò che sente. Avvicinarsi a questa ragazza non metterà di certo a rischio la sua incolumità fisica e psichica.
Cordiali Saluti
Dott. Diego Ferrara
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