Salve, gentili dottori! volevo raccontare un po' la mia storia. Sono nato, a detta dei miei genitor

19 risposte
Salve, gentili dottori! volevo raccontare un po' la mia storia.
Sono nato, a detta dei miei genitori, con un distacco di placenta e stress respiratorio e per questo sono stato in incubatrice per 20 giorni.
Quindi, appena nato, non ho potuto godere del contatto materno.
Era mio padre che prendeva il latte di mia madre e me lo portava in incubatrice.
Alla scuola dell'infanzia sono stato spesso isolato da un compagno, che si comportava da leader nei confronti di tutti e mio padre è intervenuto parlando con le maestre e la situazione si è risolta.
Dalle elementari fino alle medie ho avuto il supporto di un docente di sostegno: alle elementari perchè ho avuto un ritardo del linguaggio semplice e i compagni spesso mi isolavano, alle medie per l'insicurezza che ha iniziato a prendere il sopravvento su di me, ma dalla terza media le ore di sostegno si sono risolte nell'ambito logico matematico, dove ho tutt'ora problemi.
Dalle superiori ho iniziato ad andare avanti da solo e ho fatto il pedagogico e qui ho avuto compagne che mi hanno voluto bene.
Non sono mai stato bocciato e sono uscito con 83.
Poi mi sono laureato in scienze della formazione primaria con 109.
Ma adesso passo a raccontare quella che secondo me sia la causa del mio vedermi brutto.
Dall'età di 21 fino a 22 nel mio gruppo di amici si sono inseriti due **** che hanno iniziato a giocare con le mie insicurezze, dicendomi che fossi brutto e che non avrei mai avuto una ragazza.
Sono andato da 4 chirurghi e tutti mi hanno detto che io nel viso non abbia nulla che non vada, diagnosticandomi la dismorfofobia.
Adesso sto meglio grazie alla psicoterapia e alla cura farmacologica, che consiste in Depakin, control, cipralex, olanzapina e Anafranil.
La collaboratrice del precedente psicologo mi ha fatto un test di personalità, dal quale è emerso un pensiero rigido, bassa soglia di stress, depressione e dismorfofobia.
Per il mio vedermi brutto, il mio psicologo, che adotta una terapia cognitivo comportamentale, mi ha fatto fare la disconferma, ma il fatto è che non riesco a credere quando mi dicono che io non sia brutto.
Poi la mia esperienza di insegnamento è andata male e il preside mi ha rimproverato due volte, perché non ho saputo gestire la classe.
Infatti mi ricordo che l'ultima volta che dovetti fare una sos, andai in ansia e andai a piangere per l'ansia da una maestra.
Il preside capi che io soffrissi d'ansia e mi ha fatto mettere in malattia.
La mia autostima è peggiorata dopo la prima esperienza di insegnamento.
Mio padre adesso vuole che io stia bene e con un suo amico mi sta aiutando a trovare un altro lavoro.
Vi chiedo: come si può superare i pensiero rigido?
Grazie
Gentilissimo, e’ percepibile nelle sue parole quanto sia stato ricco di dolore il suo percorso di vita fino ad ora. Fin dalla nascita le cose non sono state facili, la sua venuta al mondo è stata ricca di difficoltà, e complessi sono stati i suoi primi anni, così come il suo percorso scolastico. Ora nuovi problemi si manifestano nella relazione col suo aspetto esteriore prima, e col il suo lavoro di insegnante poi. Fa riferimento ad un percorso di psicoterapia da lei intrapreso che, a suo dire, unitamente alla terapia farmacologica, da’ - o ha dato - dei buoni risultati. Non sappiamo però appunto se questo percorso sia ancora in corso o se sia terminato. Ha provato a confrontarsi, sulle questioni che pone qui a noi, con il terapeuta che la segue - o, se avesse ora terminato, che l’ha seguita in passato? E’ possibile che un pezzo del lavoro terapeutico sia ancora da fare: se in questo momento sente che ancora tante cose non vanno come dovrebbero, forse è perché lei ha ancora bisogno di aiuto. Un caro saluto, Marta Corradi

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Buonasera. Leggendola ho avuto la sensazione che il suo percorso terapeutico non sia concluso. Ci sono delle aree da finire di esplorare e che le provocano ancora sintomi dolori e sofferenza. Non mi è chiaro se è ancora in terapia o se la ha conclusa. Se vede ancora il suo terapeuta le consiglio di approfondire o tornare in terapia se ha sospeso. Cari saluti
Buonasera, emerge dalla sua descrizione quanto le diagnosi ricevute abbiano influenzato la sua percezione di sè e delle personali difficoltà. Le consiglio di continuare a farsi seguire dallo psicoterapeuta insieme alla terapia farmacologica; è evidente che il percorso, che ha già dato buoni risultati finora, non è terminato. In particolare, occorre far affiorare risorse adattive che l'aiuterebbero a maturare e ad affrontare le varie situazioni di vita.
Resto a disposizione, cordialmente, dr.ssa Daniela Benvenuti
Buonasera, trovare un altro lavoro è un buon inizio per andare avanti come pure continuare il suo percorso terapeutico e farmacologico. Lei chiede a noi come superare il pensiero "rigido" e questo mi fa pensare che sia stato un tema affrontato con il suo terapeuta? L'opposto della rigidità è la flessibilità che ci permette di essere indulgenti verso gli altri ma soprattutto verso noi stessi, riparta da qui continuando il suo percorso. Un cordiale saluto Dottssa AnnaRita Grimaldi
Salve ho letto la sua storia e la voglia di superare il pensiero" rigido". La rigidità è spesso legata ai nostri meccanismi difensivi. Il non accettarsi è spesso legato a dei pensieri disfunzionali, legati spesso ad una idea negativa di noi stessi. Per superare tutto ciò le consiglio una terapia E.M.D.R. volta al superamento di questa condizione. Sul mio sito può vedere di cosa si tratta. Resto a disposizione per una eventuale consulenza anche on line.
Dott.ssa Milvia Verginelli
Buonasera! Credo che la sua storia abbia inciso sul suo vissuto odierno. Sarebbe necessaria una psicoterapia ad orientamento psicodinamico.
Rimango a sua disposizione per eventuali chiarimenti in merito.
Cordiali saluti
Dott.ssa Valeria Randisi
Buongiorno, mi colpisce molto che la sua "domanda" si focalizzi soprattutto sul pensiero rigido. Non credo sia il punto di partenza, piuttosto sarebbe opportuno riprendere la psicoterapia o continuarla se ancora la sta facendo, per terminare il buon lavoro che ha fatto fino ad ora. Non si fossilizzi sui termini che noi professionisti utilizziamo ma su ciò che può fare per acquisire più sicurezza in sé stesso e quindi una maggiore autostima che la possa aiutare ad affrontare al meglio tutti gli aspetti della vita.
Le auguro il meglio.
Dott ssa Federica Leonardi
Gentile utente di mio dottore,

Le consiglio di continuare sia la psicoterapia che il trattamento farmacologico ; è evidente che il percorso, che ha già dato buoni risultati finora, non è terminato.
Non demorda vedrà che tutto andrà per il meglio. In bocca al lupo per tutto!!

Cordiali Saluti
Dott. Dioego Ferrara
Gentile Signore è una buona prassi continuare la psicoterapia. I percorsi di cambiamento hanno dei tempi diversi e dipendono da tante variabili. Parli con lo specialista che ha scelto di queste sue perplessità e trovate insieme una soluzione percorribile. Un cordiale saluto
Salve, nel suo percorso tormentato che descrive così dettagliatamente c'è di buono che ha sempre incontrato persone che in un modo o nell'altro l'hanno sostenuta. Le questioni con la propria immagine testimoniano spesso di un'insicurezza che lei ben descrive. Avrebbe forse bisogno di trovare una sua stabilità e un suo equilibro, supportando l'intervento farmacologico che non è di poco conto. Riuscirà anche in questo caso a trovare qualcuno che la aiuti. La saluto cordialmente, Marina Montuori
Gentile Utente, nella vita in diverse occasioni, nonostante la sofferenza, ha mostrato di possedere delle risorse che le hanno sempre permesso di superare le difficoltà: per esempio l’abilità di saper chiedere aiuto, il percorso di studi conclusosi con ottimi risultati. Se avesse interrotto la sua psicoterapia personale, probabilmente adesso le sarebbe d’aiuto riprenderla per lavorare con sulla rigidità del suo pensiero e poter riprendere in mano la sua vita.
Un cordiale saluto
Grazie per la generosità con la quale si è esposto, trovo la sua storia molto ricca. Sono certo troverà ulteriori soluzioni alla sua vita e le porterà a compimento con soddisfazione. Uno stimolo in più che le posso dare è valutare se cambiare approccio terapeutico, questo le permetterebbe di arricchire la visuale su di sé. Ogni approccio ha le sue validità, quindi non è che uno è meglio di un'altro, solo che un'altra prospettiva apre ad una maggiore flessibilità, e chissà non sia utile per la sua richiesta sulla 'rigidità'.
Le auguro di continuare a migliorare
Massimiliano
Buona sera, è difficile analizzare la sua problematica solamente da un consulto tramite il portale. Le consiglio vivamente di entrare in contatto con uno psicoterapeuta che possa aiutarla a intraprendere un percorso di crescita personale.
Gentile Utente,
come hanno ben osservato i colleghi, è evidente che il suo percorso non sia ancora concluso, anzi a mio avviso, lei sta attraversando una fase molto delicata nella quale comincia ad avere nuove consapevolezze, pur non avendo ancora conseguito tutti gli obiettivi insiti nella sua domanda iniziale di aiuto.
Una psicoterapia ad orientamento ipnotico ericksoniano potrebbe aiutarla in questo momento ad attivare le risorse psichiche necessarie ad ottenere il superamento di questa "impasse" emotiva così dolorosa per lei.
Per qualsiasi domanda al riguardo rimango a disposizione
Un cordiale saluto,
Manuela Violani
Lei è una persona che ha compiuto un percorso in salita con successo e coraggio; ma, evidentemente, c'è bisogno di un ulteriore intervento per un altro passaggio verso un maggiore benessere. Sono convinto che ci sia opportuna una psicoterapia che lavori in modo accogliente e profondo per portare alla luce le componenti inconsce dei malesseri da lei descritti. Meglio ancora se tale psicoterapia fosse affiancata e potenziata da medicinali naturali e innocui (gli psicofarmaci, infatti, alla lunga, procurano effetti collaterali negativi che aggravano la situazione). Nel salutarla cordialmente, le comunico che sono a sua disposizione (telefonicamente) per ulteriori informazioni e che la psicoterapia, integrata da medicinali naturali, può essere svolta anche on line.
Gentile paziente,
io credo che lei sia sulla strada giusta. Si piacerà molto di più quando avrà modificato le sue credenze disfunzionali e avrà soprattutto lavorato sul suo sistema di sicurezza interno e conosciuto i propri bisogni, valori e finalità. Una buona terapia cognitivo comportamentale che preveda anche una parte di lavoro sui pensieri disfunzionali, accanto ad un lavoro sul sistema di sicurezza possono essere la chiave per risolvere la sua problematica. Dopo questo lavoro avrà sempre con sè il suo alleato più prezioso: se stesso. Ci vuole del tempo, la gradualità è importante.. non demorda e continui a lavorarci, all'inizio è difficile porsi in modo nuovo, ma i risultati arriveranno. Le porgo i miei auguri
Salve.
Più che superamento del pensiero rigido, credo che lei debba lavorare sulla fiducia in se stesso, fiducia che con il suo percorso di vita non ha avuto la possibilità di svilupparsi.
Se non ha concluso la psicoterapia, ne parli con il suo psicoterapeuta altrimenti le consiglierei di intraprendere un nuovo percorso che la possa stimolare ad aver fiducia in se stesso.
Sono disponibile per eventuali chiarimenti
Salve, non capisco se il suo percorso psicoterapeutico sia terminato, se così non fosse, affronti col suo terapeuta queste tematiche. La sua vita è segnata da eventi non poco dolorosi e immagino che non sia stato facile sviluppare una buona autostima e quella fiducia in sè che ci permette di affrontare la vita guardandola a testa alta. Spesso accanto alla spiacevole sensazione di sentirsi brutto o avente qualcosa che non va si accompagna il sentimento della vergogna che rende difficile la nostra capacità di relazionarci all'altro con soddisfazione.
Le consiglio vivamente di proseguire il suo percorso terapeutico.
Cordiali saluti,
Rosella Pettinari
Gentile utente, credo che debba continuare il suo percorso psicoterapico e farmacologico . Le faccipi miei più cari auguri

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